| La fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, come ben sappiamo, rappresentarono anni di grandissimo fermento in campo orologiero.
La scienza della microelettronica e dei circuiti integrati - il cui primo esemplare fu realizzato ad opera dell’ingegnere americano Jack Kilby nel 1958 - si stavano diffondendo sempre più e l’idea di applicarla agli orologi fu come un fulmine a ciel sereno.
GLI ALBORI DELL’OROLOGIO AL QUARZO IN SVIZZERA - Il discorso comune e spesso ricorrente quando si parla degli albori degli orologi al quarzo, è quello relativo al primo orologio al quarzo al mondo, ovvero il celeberrimo e rivoluzionario Seiko Astron Quartz 35SQ, lanciato sul mercato il giorno di Natale del 1969 in un numero limitato di esemplari. Quest’ultimo è visto un po’ da tutti con il “nonno” degli orologi al quarzo moderni.
Per essere più precisi però, va detto che il primo prototipo di orologio al quarzo non fu giapponese, bensì svizzero. Ebbene si, la patria degli orologi per eccellenza, conosciuta fino ad allora (e ancor oggi) principalmente per i suoi segnatempo meccanici, studiò per prima la tecnologia del quarzo applicata agli orologi da polso.
Il suo nome era “Beta 1” e vide la luce nel luglio 1967, ovvero circa quattro mesi prima della presentazione del prototipo del primo orologio al quarzo della Seiko (avvenuta nel novembre 1967 e che sarebbe stato commercializzato due anni dopo, con il lancio del suddetto Astron), dopo una serie di ricerche ed esperimenti avviate circa due anni prima, nel novembre 1965.
I padri furono tecnici ed ingegneri del neonato CEH, Centre Electronique Horloger di Neuchatel, nato dalla joint-venture tra la Ebauches SA (ESA) e la Swiss Horological Federation . Il suo direttore, Roger Wellinger, pianificò e coordinò il lavoro, fissando inizialmente come obiettivo primario quello di produrre un segnatempo elettronico che fosse migliore del Bulova Accutron progettato da Max Hetzel e che solo in un secondo momento sfociò nel progetto del “primo orologio da polso al quarzo”.
Tra i tecnici che lavorarono al progetto Beta 1, ricordiamo soprattutto le due figure a capo del progetto, ovvero Armin Frei, che ebbe l’intuizione di affidarsi agli oscillatori al quarzo (invece di sfruttare il meccanismo a diapason sulla scia degli Accutron, come si era pensato in partenza), molto più precisi perché vibravano ad una frequenza nettamente più elevata degli oscillatori a diapason, e Rolf Lochinger, che studiò come applicare i circuiti integrati al movimento.
Questo è ciò che ne venne fuori:
Il cuore pulsante del Beta 1 era un oscillatore al quarzo della lunghezza lungo 2,4 cm prodotto dalla Oscilloquartz (una divisione della ESA), che vibrava alla frequenza di 8192 Hz o cicli per secondo (ovvero 213), un circuito integrato che venne sviluppato in-house (dato che altri circuiti integrati esterni che furono testati, non dettero risultati soddisfacenti) e un motore passo-passo.
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Una peculiarità notevole fu anche il grande studio svolto sulla compensazione della temperatura, poiché si ritenne che alterazioni delle temperatura esterna potessero influire sulla frequenza di oscillazione del quarzo e quindi sulla precisione dell’orologio stesso.
Sul finire del 1966 fu avviato anche un altro progetto, il “Beta 2”, una versione alternativa e semplificata del Beta 1. Il cristallo di quarzo oscillava sempre con una frequenza di 8192 Hz ma, a differenza del Beta 1, il Beta 2 aveva un motore sincrono vibrante a 256 Hz, invece che un motore passo-passo, che consentiva di ridurre in modo significativo il numero dei circuiti binari flip-flop (ovvero i circuiti che dividono la frequenza di oscillazione del quarzo) da 14 a 5. Questa scelta era data da un preciso intento: limitare il consumo di batteria e fare in modo che durasse un anno. Gli esperimenti effettuati sul Beta 1, infatti, dimostrarono che essa durava meno del previsto (inferiore ai canonici e previsti 12 mesi).
I test cronometrici dello scarto effettuati sui movimenti Beta 1 e Beta 2 nello stesso anno furono estremamente positivi e incoraggianti: lo scarto era ben inferiore ai 0,2 secondi/giorno!
I tempi erano ormai maturi e la concorrenza giapponese della Seiko incombeva: bisognava produrre il primo orologio al quarzo in serie.
Nei primi mesi del 1968, la dirigenza del CEH stabilì il prototipo Beta 2 come il più idoneo per una produzione vera e propria, in virtù della durata maggiore della batteria su questo movimento.
Nel maggio del 1969 si radunò un gran numero di Case svizzere interessate a finanziare l’operazione e a poter commercializzare il proprio orologio al quarzo. In totale le firme furono 20 tra cui si può ricordare: Omega, Bulova, IWC, Rolex, Longines, Zenith, Patek Philippe, Rado, Eberhard ed Enicar. Il modulo che derivò da quella unione di firme fu chiamato Beta 21 e venne prodotto in 6000 unità. Le varie parti di questo movimento erano costruite da Case diverse: i circuiti elettronici erano opera del CEH, le parti meccaniche e l’oscillatore al quarzo della ESA e il micromotore meccanico vibrante della Omega.
Purtroppo per gli svizzeri, però, i giapponesi furono più lesti nel convertire il loro prototipo in un movimento destinato alla produzione (seppur limitata, ricordiamolo). Sicché, il Seiko Astron 35SQ vide la luce il 25/12/1969 mentre il Beta 21 il 10/04/1970, quasi quattro mesi dopo.
IL MOVIMENTO ESA 9180 - Facciamo un passo temporale avanti di due anni. Alla fiera di Basilea del 1972, la ESA presentò quello che sarebbe diventato il suo primo movimento al quarzo costruito e progettato interamente in-house e la cui produzione in serie iniziò l’anno successivo. Il 9180 era un movimento dotato di ben 7 rubini e una frequenza di oscillazione del cristallo di quarzo - ormai canonica e universalmente riconosciuta - di 32768 Hz (ovvero 215). Tale frequenza, decisamente più alta di quella del Beta 21 e del Seiko 35SQ, si era vista per la prima volta durante la fiera di Basilea del 1971 sul calibro “350” della Girard-Perregaux.
Ecco un primo piano del fotogenico movimento ESA 9180, a me è sempre piaciuto molto!
Nella parte superiore (in corrispondenza della scritta C3) è posto il tubo contenente il cristallo di quarzo, sotto di esso vi è il circuito elettronico integrato (al momento non si chi l’abbia prodotto) i cui numeri stampati che si leggono si riferiscono all’anno e alla settimana di produzione (in questo caso la 38° settimana del 1973). Sulla destra c’è il motore passo-passo, che è un po’ il “pezzo forte” e inusuale del movimento. Come potete notare, esso è protetto da un sistema antiurto Incabloc, con un bel rubino alla sommità. Smontandolo, ci troviamo di fronte quattro magneti azionati da quattro bobine e dotati ognuno del proprio rubino. Bello!
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Infine, sulla parte sinistra del movimento, c’è il trimmer, con il quale è possibile intervenire per regolare lo scarto, aumentandolo o riducendolo di circa 2 decimi di secondo.
Tra i pregi più rilevanti dell’ESA 9180, si può senza dubbio citare la sua notevole precisione e la grande robustezza. Anche grazie a questo, dal capostipite 9180, la ESA produsse i successivi movimenti 9181, 9182 e 9183, che differivano tra loro principalmente nella parte elettronica e che furono prodotti fin verso il 1976/1977.
Le Case che adottarono questi calibri furono innumerevoli, sia di fascia medio/alta che fascia medio/bassa, tra cui si può citare: Zenith (XL-Tronic), Certina (Quartz), Zodiac (Astroquartz), Eberhard (Quartz), Eterna (Quartz Electronic), Lanco (Quartz) e Buttes Watch Company BWC (Transi-Tronic Quartz).
IL MIO CERTINA QUARTZ DEL 1974 - Quando lo vidi per la prima volta, rimasi folgorato dal bellissimo blu metallizzato del dial. Questo Certina Quartz è un esemplare prodotto nel 1973 e che, presumibilmente, arrivò in Italia per essere commercializzato nel 1974.
E’ in condizioni di pari al nuovo (NOS se preferite) ed è anche corredato dalla scatola e garanzia originale dell’epoca (non ho notizie relative al manuale informativo, sempre che ce ne sia stato uno).
Uno degli aspetti più impressionanti, che sottolineano una volta di più quanto si pagasse cara la rivoluzionaria tecnologia del quarzo, è il prezzo del cartellino: 181.500£ nel 1974! Ora, non so esattamente quanto fosse lo stipendio di un italiano medio quaranta anni fa, ma credo che quella cifra sia tranquillamente paragonabile agli attuali 1500€. Insomma, un orologio decisamente costoso, destinato sicuramente a facoltosi desiderosi di innovazione al proprio polso.
Il movimento, ovviamente, è l’ESA 9180, l’unico incassato da Certina da che mi risulta e che qui assume la sigla di “Certina 29-251”. La scarto dichiarato dalla Casa (come poi vedremo) era minimo: tra i 4,5 e i 5 secondi al mese!
Ma ora un po’ di foto, opportunamente “invecchiate” con una dissolvenza retrò, per calarlo ancora di più nella parte.
La scatola, cubica e molto semplice nel disegno, con il solo logo Certina color oro:
Ecco come si presenta l’orologio all’interno della scatola, dove ha “riposato” per tutto questo tempo:
Vista laterale dell’orologio. Bello massiccio (e con corona marchiata)!:
Primo piano dell’orologio. Da notare la brillantezza del dial, la bella forma della cassa e l’alternarsi di superfici lucide e satinate. Ahh, che tempi fortunati per i designer di orologi:
Bracciale e chiusura, anch’essa marchiata Certina:
La garanzia Certina originale dell’epoca, ancora in bianco:
Ed infine una pubblicità tratta da una rivista del 1974. Da leggere l’efficacissima ma sintetica presentazione del movimento e lo scarto dichiarato da Certina sulla giornata: 0,16 secondi (e cioè il 99,998% della precisione)!:
Una delle cose che più mi piace fare con i miei segnatempo, è misurare la loro precisione. In fondo questi orologi nacquero con il preciso intento di essere il più precisi possibile, con scarti di pochissimi secondi l’anno. E’ per questo motivo che ho creato una semplice ma efficace tabella con Excel, in cui misuro scarti medi, settimanali mensili ed annuali. Mi diverto così, io!
E devo dire che, numeri alla mano, la precisione di questo Certina è ancora molto simile a quella dichiarata 40 anni fa dalla Casa. Lo scarto misurato, infatti, è di soli 0,286 secondi al giorno, solo 0,12 secondi maggiore di quando nacque nel 1973, a testimonianza di quanto avesse lavorato bene la ESA!
Ringrazio vivamente una grande persona e un amico, non iscritto al forum, ma che sicuramente leggerà questa presentazione. E' solo grazie a lui se sono riuscito a far mio un orologio del genere (e anche altri, che presenterò a tempo debito). Sei un grande, Simo !
Per qualsiasi inesattezza o lacuna che riscontrerete leggendo questo topic, fatemelo presente. Grazie della lettura!
Edited by the_gallas27 - 1/11/2014, 14:08 |
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