Posts written by »S«

  1. .
    Q73
      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    Seduta placidamente, alla sua destra la temporalesca presenza di Lord Flint e alla sua sinistra la composta quiete di Ser Erik Dustin, Vidya, seguiva attentamente lo svolgersi della discussione.

    Sebbene quello in corso fosse il primo vero incontro diplomatico a cui prendeva attivamente parte, negli anni aveva presenziato a numerose udienze e visto gestire diverse contese. Abbastanza da essere conscia delle possibili insidie che quella spinosa mediazione poteva celare e dell'importanza di tenere d'occhio ogni elemento in campo, destreggiandosi su di un terreno instabile, in perpetuo movimento e cambiamento.

    Si sentiva, pensò distrattamente, simile ai giocolieri parte delle compagnie di saltimbanchi itineranti che, di tanto in tanto, si avventuravano nei domini Bolton, offrendo quelli che erano dei rari momenti di svago al Forte con i loro vivaci spettacoli. Ricordava un episodio in particolare, ove, "in onore delle affilate lame dell’Uomo Scuoiato", si erano esibiti facendo roteare dei lunghi coltelli. Aveva assistito a quel numero con il fiato sospeso, guardando affascinata le lame tagliare l’aria e, ad ogni rotazione, catturare per un istante la luce dei bracieri, prima di terminare con l'impugnatura nella sicura e abile stretta dei giocolieri. Un movimento sbagliato, o mal calcolato, e il loro tagliente filo non avrebbe lasciato scampo. Alla stessa maniera di quei coltelli, ogni singola frase proferita, azione compiuta e sguardo lanciato, volteggiava su di loro. Stava a Vidya e a chi a quel tavolo vestiva i panni del mediatore guidarli, adattarsi alle oscillazioni o, alla bisogna, imprimere e correggere la loro traiettoria per indirizzare il discorso.

    Apprezzò dunque la delicata fermezza con cui Lady Josephine placó Ser Willas, smorzandone l’irruenza prima che, con qualche gesto avventato o parola di troppo, potesse infiammare ulteriormente la già ignea situazione. Un mastino pronto a scattare, vigile ed inquieto. Quella l’immagine che le sovvenne guardando il cavaliere riprendere il suo posto, il volto scuro e il corpo irrigidito – ancora in allerta.

    Un atteggiamento specchio della reciproca diffidenza che, ad onta di ogni buon proposito, continuava a permeare la sala, inibendo e complicando un reale dialogo tra le parti.

    "Ho perdonato chi, violando la sacra legge dell’ospitalità e prevaricando la diplomazia con la violenza, ha provato a rapirmi durante il viaggio nelle Barrowlands…"


    «Scelta avventata quella di abbandonare la ben più sicura Strada del Re» si inserì, discreta, accennando un mesto sorriso nel ricordare alla giovane di Seagard la loro parte nell’incidente. «Dobbiamo ammetterlo.» Se si decideva di lasciare la strada principale per le isolate e selvagge lande dell’entroterra - aree pericolose in periodi di pace, figurarsi di quei tempi - si dovevano accettare i relativi rischi. «Fortunatamente abbiamo potuto contare sull'appoggio degli uomini da voi inviati, Lord Dustin–» disse, rivolgendogli un cenno di gratitudine. Il Signore di Barrow Hall, andava sottolineato, nel momento in cui era stato chiamato ad agire, non aveva mancato di prontezza o tempestività, inviando, nonostante lo scarso preavviso e la confusione, rinforzi in soccorso della delegazione in difficoltà, «–per giungere infine a Città delle Tombe in tutta sicurezza.»

    Un appunto che la Bolton riteneva doveroso fare. Non per contrapporsi al commento di Lady Josephine, ma piuttosto per ampliarlo e contestualizzare le responsabilità di ciascuno. Nessuno avrebbe potuto prevedere una tale rapida espansione dell’eresia e la brutalità che l’avrebbe accompagnata, era vero, ma la litigiosità e il rifiuto a collaborare dell’Aquila quanto del Signore di Dito della Silice, con il rimpallo di colpa prima e di accuse poi tra le due Casate, non avevano affatto aiutato, finendo per esacerbare ancor di più le critiche condizioni del confine e territori limitrofi. L’instabilità attuale era - anche - eco di quegli errori.

    "...L’Eresia di Illyria s’insinua tra i poveri d’animo. I disordini creano campo fertile per l’Eresia, sovvertendo l’amore con l’odio e la comprensione con la diffidenza..."


    Annuì, concorde. Le radici dell’eresia trovavano nutrimento nella discordia e le sue propaggini avanzano indisturbate, prosperando tra le spaccature create dal crescente clima di sfiducia e sospetto che avviluppava la Regione. Un punto, quello di dover scongiurare un aggravarsi della frattura tra i seguaci delle due fedi e l’urgenza di ritrovare la persa fratellanza per contrastare quello che era il reale e comune nemico, su cui aveva insistito fin dal principio del loro viaggio. Lo aveva fatto nell’appellarsi a Lord Tallhart affinché sostenesse il pellegrinaggio, nell’invitare l’inferocita folla di Piazza di Torrhen a non cedere al pregiudizio e alla paura scadendo nella violenza contro un incolpevole fedele dei Sette. E lo aveva ricordato ai briganti che le avevano aggredite nelle Terre delle Tombe, la cui disperazione gli aveva fatto riversare il loro odio e rabbia verso chi in realtà gli era amico.

    "...Nessuna Guerra è mai stata combattuta per amor del Credo e ad insegnarcelo ci sono gli scritti della Cittadella. La Fede insegna la comprensione, invoca la pace e promuove il dialogo. Ed è ciò che siamo qui oggi chiamati a fare!"


    Un’affermazione coraggiosa da fare tra quelle ancestrali mura, seduta dinanzi a dei diretti discendenti dei Primi Uomini che quelle inesistenti Guerre per amore del Credo le avevano vissute e vinte, pensò sarcasticamente la giovane Bolton. Stando a quanto le risultava, nessun Alto Septon - la voce degli Dèi sulla terra - aveva mai condannato apertamente le azioni degli avventurieri andali che, con l’eptagramma sacro marchiato sulla pelle a simboleggiare la loro missione in nome dei Sette, avevano dato alle fiamme gli Alberi Diga e massacrato i loro antenati. Il sibilo del ferro delle loro spade era stato, anzi, il più delle volte ispirato e accompagnato dal salmodiare delle ambigue scritture della Stella a Sette Punte.

    Tra l’altro, avrebbe voluto dire, una religione che prevedeva una figura come il Guerriero e che per secoli aveva avuto un esercito armato a suo servizio, non si poteva di certo definire del tutto promotrice di una visione pacifista. Nel tempo, complice con molta probabilità la realizzazione di non essere in grado di piegare gli Uomini del Nord e conquistare le terre oltre l’Incollatura, il contrasto aveva lasciato spazio alla tolleranza e pacifica convivenza. Tuttavia, la memoria del branco era lunga e le vite perse in difesa della propria libertà e terra non sarebbero mai state dimenticate. Si narrava che scavando abbastanza a fondo nei luoghi ove queste battaglie erano avvenute, come lungo le sponde dell’Acqua Piangente, la terra fosse ancora rossa del sangue versato.

    Si morse la lingua per impedirsi di ribattere a quella sorta di revisionismo storico, non era il momento di dare vita ad un dibattito sul reale ruolo rivestito dal Credo in quelle antiche vicende. E si concentrò, invece, sul resto delle parole della Mallister. Alla fine, al di là della visione romantica e idealizzata che l’altra aveva del proprio culto, condivideva il suo messaggio e il saggio invito alla comprensione reciproca e al dialogo. Orgogliosa e tenace nel proteggere ciò che le era caro, nonostante fosse nella posizione più scomoda fra i presenti, divisa tra il dovere e gli affetti, la fanciulla di Seagard si stava realmente impegnando nel cercare di costruire un ponte di comunicazione tra le due fazioni.

    "...Aldric il redento. Se gli illustri Lord e le sagge Lady che siedono a questo tavolo lo ritengono necessario posso chiamarlo al vostro cospetto…"

    "Se credete che questo ..Aldric,... possa avere informazioni su quanto stia accadendo, farò in modo di scrivere a Lord Tallhart."


    Frattanto che la proposta della convocazione di Aldric veniva discussa, Vidya lasciò che il suo sguardo indugiasse sull'altra nobildonna, incerto. Aveva dunque approfondito la questione come le aveva chiesto? O, pur ignorando come Aldric fosse venuto a contatto con l'eresia, era disposta a correre il rischio? Un salto nel vuoto a dimostrazione della totale - e sotto alcuni punti di vista ingenua - fiducia nella rettitudine e saldezza della fede della sua famiglia e del suo popolo.

    "Non è quello che Lady Josephine crede. Lady Josephine vuole dimostrare che è fedele al culto ufficiale, tanto pia da convertire gli eretici.E che questi fanatici hanno fatto breccia tra la nostra gente senza l'intermediazione del popolo dei Fiumi..."


    «Sarebbe un errore pensare che quello al confine sia il primo o l'unico focolaio attivo» si inserì, lanciando un’occhiata di scuse alla Mallister e una di disapprovazione al Lord al suo fianco, per nulla colpita dal tono con cui si era rivolto alla giovane. Comprendeva l’insofferenza e lo scetticismo, ma il suo astio era mal direzionato. «In questi mesi d’inazione e sottovalutazione, la dottrina Illyriana ha quasi certamente raccolto accoliti lungo tutti i Sette Regni. Uomini e donne di ogni estrazione sociale e credo che, per una ragione o l'altra, hanno trovato nell'eresia risposte, proposito e scopo.» I fanatici potevano attingere proseliti da un ampio bacino, popolato dalle piú svariate anime: chi disilluso si aggrappava alle false promesse di rivalsa e giustizia; chi per interesse anelava ad un utopico sovvertimento dell'ordine costituito; chi per la mera paura d'incontrare l'efferata morte spettante coloro che rifiutavano di assoggettarsi. «Quanto Aldric avrà da dire sarà sicuramente utile per capire le modalità di diffusione e proselitismo» concesse, appoggiando convintamente la proposta della giovane nobildonna. «E insieme alle testimonianze dei prigionieri, che di fatto provengono da villaggi direttamente interessati dagli attacchi, eventualmente ricostruire parte della rete intessuta dal Sentiero Luminoso a Nord.» Era riuscita a ottenere solo un nome, quello di un mercante delle Terre della Tempesta: Ed. Il resto degli eretici coinvolti, le avevano detto, erano traditori del nord ormai morti - apostati del culto degli Antichi e seguaci dei Sette corrotti dalle farneticazioni della Targaryen - o uomini a loro del tutto sconosciuti.

    «Ma ora» concluse, accodandosi al Flint nel cercare di riportare l’attenzione sulle domande ancora in attesa di risposta, «il punto in discussione è un altro.»

    Le pallide iridi della Bolton tornarono quindi a posarsi su Lord Mallister, rimasto fino a quel momento chiuso in un indecifrabile, calmo, silenzio.

    "Siete persone pratiche e immagino che l'onore non sia sufficiente. E' per questo che non ho portato solo la mia parola a questo tavolo."


    Alla vista del pugnale non perse la sua marmorea compostezza. Schiena dritta e mani conserte in grembo, un serio e neutrale cipiglio sul giovane viso, studiò l’oggetto posto sul tavolo con analitico distacco. Un’arma di alto pregio, constatò, soffermandosi sull'elaborata elsa e le lettere chiaramente cesellate su di essa:

    “O R”


    La sigla, rivelò un interdetto Lord Donnor, dopo qualche istante di realizzazione, indicava fosse di proprietà di Orryn Reed. Un dono di nozze forgiato dal mastro armaiolo di Dito della Silice per celebrare l’unione tra questi, fratello minore del Lord della Torre delle Acque Grigie, e sua cugina Anya Flint.

    L’implicazione era chiara, ma, ai suoi occhi, la validità di quella prova era ancora da verificare. Senza alcun contesto non avevano che ipotesi. Potevano trovarsi davanti alla schiacciante prova del coinvolgimento di un nobile del Nord con il Sentiero Luminoso, quanto al bottino di un furto, o, vista la tendenza dei fanatici a prendere ostaggi, persino la testimonianza di un rapimento. Indi, così come aveva fatto quando le avevano illustrato gli elementi su cui le accuse verso i Mallister si basavano, scelse di non sbilanciarsi e saltare a conclusioni, tenendosi aperta ad ogni scenario – che fosse di colpevolezza o meno.

    "Forse è bene che cerchiate nelle vostre famiglie i nemici che volete trovare a Seagard."


    Sostenne il rigido ed enigmatico sguardo del Signore di Seagard. Lo aveva sentito, fisso su di lei, durante l’intera discussione e si impose di non abbassare il proprio, o mostrare alcuna soggezione nei suoi confronti. Era una Bolton di Forte Terrore, non poteva mostrarsi debole o insicura.

    «Stiamo cercando risposte. Dobbiamo essere pratici, Lord Mallister» ribatté con tono incolore, richiamando le parole usate dall’uomo poco prima. Non cercavano nemici, né capri espiatori. Non c’era ragione per l’atteggiamento vittimistico che finora avevano assunto. Come se i quesiti loro rivolti fossero irragionevoli e non basati su indizi e prove che avevano il dovere di esaminare. Come se non ci si fosse adoperati per creare le condizioni al che potessero far sentire la loro voce senza l’onta di un’accusa formale.

    Lord Jason doveva capire che con l’appoggio a Tywin Lannister e poi il tradimento ai danni del proprio precedente Lord Maggiore, l’Aquila Argentea era ormai aptera, priva delle ali che potevano portarla a guardare gli altri dall’alto. Il Nord li aveva accolti. Lord Flint sacrificato parte dei propri possedimenti. Stava a loro dimostrare di essere degni di fiducia. Non viceversa.

    «E se per trovarle è necessario rivolgere domande scomode ai nostri fratelli non esiteremo a farlo.» Guardò Lady Josephine. Dopo quanto Vidya le aveva raccontato riguardo l'accusa di tradimento mossa a suo fratello Roose, avrebbe dovuto sapere che non si trattava di parole di circostanza. Nessuno al Nord era esente dallo scrutinio del branco. «Dunque spiegateci» incalzò gentilmente. Non avevano tempo da perdere dietro a ulteriori frasi ad effetto. «Affinché tutti gli elementi disponibili siano finalmente sul tavolo.»

    Come erano venuti in possesso di quel pugnale e cosa significava secondo loro? Di quali informazioni erano in possesso? Di quali libertà erano stati privati?

    Avevano bisogno di fatti concreti. Rapporti e resoconti raccolti dalle Aquile da confrontare con quelli in possesso dei Flint per poter mettere insieme i pezzi di quell'intricato mosaico e scorgerne finalmente il disegno.



    Parole: 1970
  2. .
    Q73
      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    Nel breve reverente silenzio che seguì alle sue parole, Vidya, lasciò scivolare lo sguardo lungo il tavolo. I chiari raggi del sole piovevano su di loro, soffondendo la stanza d’algenti sfumature e immergendoli in un quieto e fioco tepore. Un’immobilità apparente, densa di latente elettricità in attesa di essere liberata.

    Aveva scelto cosa e quanto riportare del messaggio della Lady Madre con cura, cercando di mantenere la massima neutralità e impostando il proprio intervento su di un delicato equilibrio tra rassicurazione e ammonimento.

    Far presente che Grande Inverno li stava osservando sperava potesse servire sia da monito per coloro che credevano di poter sfuggire all’autorità del Metalupo che da garanzia alla legittimità dell’incontro. Parimenti, indicare i Dustin come figure rette e al di sopra delle parti avrebbe dovuto alleviare, per quanto possibile, eventuali dubbi e ansietà dei Mallister e, al contempo, ricordare ai Signori di Barrow Hall il loro dovere e le loro responsabilità – facendoli però sentire stimati tramite la fiducia in essi riposta. Aveva quindi tentato di esortare i due schieramenti alla collaborazione, facendo appello sul senso di appartenenza, e ribadito quella che doveva essere la priorità a quel tavolo, consapevole che il peso e rispetto di cui godeva la madre del Protettore del Nord avrebbe impresso alle proprie parole una maggiore forza.

    Una parte di lei, a dispetto della calma e fermezza mostrata, aveva temuto la reazione dei Lord. In particolare quella del fumantino Signore di Dito della Silice, aspettandosi dall’uomo un qualche commento caustico, dato lo scetticismo nei confronti dell’operato e gestione della questione da parte della cugina già espresso nella lettera che Lord William le aveva mostrato. Con suo grande sollievo nulla di tutto ciò era accaduto e se qualcuno in quella sala aveva rimostranze o appunti da fare sembrava aver scelto di non esternarli. Almeno per il momento.

    Prese nota di come il Dustin apparisse compiaciuto e inorgoglito della considerazione ricevuta da Lady Elysa, e si augurò che la serietà e gravità dipinta sui volti dei presenti non fosse solo contegnoso rispetto, ma si trattasse anche di una rinnovata presa di coscienza riguardo l’impellenza della situazione.

    "Siamo qui perché Lord Flint lamenta delle violenze nei suoi territori. Vuoi spiegarci meglio?"


    Al tono amichevole utilizzato nell'interpellare il Flint, la giovane Bolton sospirò internamente. Non poteva dirsi sorpresa, avendo avuto modo di constatare di persona sia la totale mancanza di artificiosità che le scarse maniere del Signore di Città delle Tombe ed essendo al corrente del legame d’amicizia tra i due. Tuttavia, quell’accenno di familiarità, che in altri contesti sarebbe stato considerato poco più di una sbavatura di etichetta, strideva pericolosamente con la formalità che l’incontro avrebbe dovuto richiedere, andando potenzialmente ad alimentare il timore che l'imparzialità tanto decantata in realtà non fosse possibile. Un piccolo dettaglio, forse, ma che poteva fare - ad onta di ogni buona intenzione - la differenza nel momento in cui i pesi sarebbero stati posti sui piatti della bilancia.

    Nascose il proprio disappunto e, inclinando leggermente la testa di lato, spostò la propria attenzione su Lord Donnor.

    "E' corretto…"


    Lo vide, nel modo in cui sembrò quasi prendere tempo e prepararsi a parlare, domare la propria irruenza, impegnarsi per imbrigliare quella ridda di pensieri ed emozioni che sicuramente scalpitava dentro di lui.

    ...Neppure nei miei incubi peggiori”, aveva scritto l’uomo nella missiva inviata al Dustin, descrivendo gli orrori lasciati alle loro spalle dai fanatici, profondamente turbato nonostante l’animo indurito dagli anni di esperienza a capo del proprio seggio e dalle battaglie vissute.

    Vidya non l’avrebbe biasimato se tutta la rabbia e frustrazione accumulate si fossero riversate nelle sue parole. Non poteva dunque che apprezzare il suo controllo e la saggia scelta di limitarsi ad esporre i fatti.

    "Da quando Lord Stark ha ammesso i territori di Seagard nel Regno del Nord, sono iniziate scaramucce al confine che sono state rapidamente liquidate come quisquilie tra contadini."


    Le pallide iridi della Bolton guizzarono brevemente verso la fanciulla seduta davanti a lei. Era così che la situazione era stata presentata loro dalla Lady Madre: baruffe tra litigiosi popolani in conseguenza all’annessione poi sconfinate in profanazioni ai luoghi di culto. Una piccola, benché preoccupante, incrinatura nella compagine del Nord. Probabilmente, pensò, quando avevano lasciato Grande Inverno con lo scopo di placare gli animi dei fedeli e rinfocolare il sentimento di fratellanza e collaborazione, la spaccatura era già in atto. Il pellegrinaggio, divenuto emblema e strumento di quel messaggio di unione e pace, col senno di poi appariva ancor più un azzardo.

    Lo spettro di una matrice Illyriana era stato fin dal principio una possibilità nella sua mente, conscia che quella convivenza forzata avrebbe creato il terreno ideale all’attecchimento dei semi dell’eresia. Ciononostante, a lungo, non era rimasto che un timore astratto. Una paura che si era evoluta in un tangibile presentimento durante il loro soggiorno a Piazza di Torrhen, ove i reali effetti di quel clima di tensione e sospetto si erano palesati nel tentativo di linciaggio di un incolpevole seguace dei Sette e il diffondersi del contagio confermato dalla presenza dei primi accoliti in una corte del Nord. E che, infine, si era concretizzata nelle terribili verità testimoniate dai banditi che le avevano aggredite nelle desolate e implacabili lande delle Terre delle Tombe.

    "Ho sottovalutato la questione. Quelli che erano litigi da piazza si sono trasformati in scontri, anche armati."


    Tese le labbra e annuì debolmente, amareggiata. Tutti avevano - colpevolmente - sottovalutato la questione. L’eccessiva sicurezza nella millenaria invalicabilità dei domini del Metalupo, unita alla nota diffidenza e attrito tra i fedeli dei Sette e degli Antichi Dèi, li aveva resi ciechi a ciò che si stava sviluppando tra le increspature di quelle tumultuose onde.

    "Ne sono consapevole purtroppo e me ne rammarico, ma sono certo che riusciremo a placare gli animi dei nostri sudditi se ci dimostreremo uniti e garantiremo a tutti le stesse libertà di cui godevano prima."


    Vidya non riuscì a nascondere la propria perplessità, aggrottando la fronte dinanzi a quella non proprio velata accusa verso Casa Flint e il Nord in generale.

    Quali libertà erano mai state tolte al popolo di Seagard? E quali proibizioni avrebbero mai potuto giustificare cotanta brutalità?


    Schiuse le labbra, intenzionata a chiedere delucidazioni, ma prima che potesse proferire parola Lord Donnor sbottó.

    "Quali libertà? Quella di ammazzare la mia gente solo perché non crede alle stronzate di quella puttana Targaryen?"


    Una scintilla gettata nella paglia. Quello fu l’effetto dell’intervento del Mallister. La tesa cordialità e traballante calma avvamparono in pochi istanti, dissolvendosi nell’aria assieme agli effluvi delle delicate erbe fumiganti che avvolgevano la sala.

    Fu solo il pronto e deciso intervento di Lady Dustin ad evitare il degenerare della discussione. Mise a tacere il Flint e, spalleggiata dal marito, tentò di riportare il dialogo su toni più civili - sebbene anche quest’ultimo, con grande contrarietà della donna, faticasse a mantenere un linguaggio decoroso.

    "Ciò che Lord Flint intendeva dire, Lord Mallister, è che la vostra gente sembra seguire l'eresia illyriana e non c'è modo di discutere con quel fanatismo bandito persino dalla Corona."

    “.. E' una caccia spietata alla nostra gente, fatta di attentati e violenze indicibili al tavolo con delle Signore."

    "Non so cosa crediate di sapere, miei Signori, ma la fede che si pratica a Seagard non è mai stata corrotta dall'eresia illyriana. Ho le mie ragioni di credere che nessuno dei miei sudditi possa aver travisato la giusta via in codesto barbaro sistema. Ci dev'essere un'altra ragione."


    Silente seguì lo scambio, alternando lo sguardo da una parte all’altra del tavolo. Con la coda dell’occhio registrò vagamente Ser Willas sistemarsi sulla sedia, come fosse in allerta, ma era sulla placida e distante Aquila che la sua attenzione viró.

    Saper mantenere contegno e sangue freddo in ogni occasione era senza alcun dubbio una qualità essenziale e ammirabile in un Lord. E Vidya immaginava che il Signore di Seagard, vista la vicinanza con le Isole di Ferro dei suoi territori, si fosse trovato in circostanze ben più critiche e spinose in passato. La condiscendenza che egli sembrava emanare, però, non aiutava affatto ad allentare la tensione, erodendo ulteriormente il fragile equilibrio della sala.

    Uomini e donne subivano indicibili orrori e lui se ne diceva rammaricato, accennando a fantomatiche ragioni in alternativa a quello che loro “credevano di sapere”.

    "Abbiamo trovato le casacche dei vostri soldati addosso ai fanatici che siamo riusciti a catturare. Provenivano da Seagard, fuori da ogni dubbio..e poi c'è il rapimento di vostra figlia..."


    Tenne gli occhi sul Mallister, il volto impenetrabile mentre il Flint, ricompostosi, elencava le prove in loro possesso.

    Alla menzione dell’agguato si irrigidì. Non che fosse un’informazione da tacere, purtuttavia, vi erano decisamente modi meno indelicati e bruschi per rendere parte Lord Jason del rischio corso dalla figlia.

    A dispetto dei suoi timori non fu questi il primo a reagire. Fu invece il Cavaliere di Seagard a scattare sulla sedia, incapace di trattenere il proprio furente sconcerto a quella rivelazione.

    "IL COSA?!"


    «...Sventato tentativo di rapimento» precisó la Bolton, contrastando la montante agitazione con ferma pacatezza. «Durante il viaggio, mentre attraversavamo le Terre delle Tombe, abbiamo subito un’imboscata ad opera di alcuni sopravvissuti alle violenze degli Illyriani.» Guardò Lady Josephine, invitandola silenziosamente a intervenire qualora l'avesse ritenuto opportuno. «Grazie alla capace azione della guardia Mallister, Bolton e Stark, sostenuti dai soldati messi a disposizione a nostra protezione da Casa Cerwyn e Tallhart,» specificò, a sottolineare l’impegno delle Casate del Nord affinché le giovani Lady fossero al sicuro,«e il coraggioso contributo di una delle ancelle,» aggiunse, ricordando lo spirito di sacrificio dimostrato da Carol, «la crisi è rientrata prima che potessimo essere seriamente in pericolo.» Non era sembrato così sul momento, quando il sibilo e schianto della freccia infittasi a pochi centimetri dalle loro teste le aveva poste dinanzi ad una serie di difficili - e controverse - decisioni. O quando avevano appreso della morte di uno dei loro uomini. Soran. Adesso, invece, poteva guardare a quegli avvenimenti con il distacco e lucidità dati dal tempo e concludere che quei banditi improvvisati non avevano mai avuto alcuna possibilità. Troppi gli armigeri al seguito della delegazione e loro troppo poco organizzati. «Quegli uomini hanno agito spinti dalla disperazione e sofferenza, convinti che Lady Josephine potesse avere influenza sui fanatici ed essere loro d’aiuto.» Scosse la testa tristemente al ricordo di quei concitati momenti, al muto dolore e all’indomita fierezza dei prigionieri inginocchiati nel fango. «Sul momento avevamo pensato fosse diventata loro obiettivo a causa di quanto accaduto a Piazza di Torrhen, ove l’intervento di vostra figlia ha portato al ravvedimento di un cortigiano caduto nelle spire dell’eresia.» Una vicenda che aveva fatto parlare e le cui voci, Vidya immaginava, avessero raggiunto anche i nuovi domini delle aquile. «Ma ora è chiaro la ragione fosse un’altra.» Fece una pausa e puntò nuovamente il suo algido sguardo sul neo vassallo del Nord. «Diversi superstiti hanno riportato di aver sentito parlare di Seagard. Questo, unitamente alle cappe ritrovate, concorderete con me, sembra dipingere uno scenario ben preciso.»

    Si sporse leggermente in avanti, posando le braccia sul tavolo e intrecciando le mani.

    «Non escludiamo ci possa essere un’altra spiegazione», concesse. «L’esistenza stessa di questo tavolo ne è prova e dimostrazione.» Sciolse la stretta e allargò i palmi ad indicare quella riunione. «Ma per poter considerare effettivamente questa alternativa, e quindi focalizzare come voi dite ogni sforzo per trovare una soluzione assieme, Lord Mallister, abbiamo bisogno condividiate gli elementi e ragioni su cui si basa la vostra convinzione.»

    La semplice fiducia nel proprio popolo da sola non era sufficiente.

    «Cosa vi fa escludere con tanta certezza la possibilità che, grazie a delle sacche eretiche formatesi nei vostri territori, si sia creato un corridoio d’accesso al Nord?»

    Se erano in possesso di informazioni utili a dipanare quell’intricata matassa era il momento di condividerle.



    Parole: 1721
  3. .
    Q72
      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    All’apertura delle porte il silenzio cadde nella Sala delle Udienze e l’attenzione di Lord Flint e Lady Amanda si spostò su di loro.

    "Dunque finalmente qualcuno ha deciso di fare la sua comparsa."


    Se sul viso della donna fu chiaro il sollievo di non essere più sola a dover gestire l'indispettito ospite, l'espressione del Signore di Dito della Silice raccontava una storia ben diversa. La speranza, con cui si era voltato, di veder finalmente apparire Lord Dustin si era difatti infranta alla vista delle due Lady. Una reazione che non riuscì a - o non si preoccupò di - nascondere, alzando platealmente gli occhi al cielo come se il loro arrivo fosse un'ennesima messa alla prova della sua pazienza.

    D'aspetto giovanile nonostante le rughe che sottolineavano il taglio deciso e severo delle labbra e i primi fili di bianco che, sulle tempie, andavano a screziare l’altrimenti nera capigliatura, Lord Donnor Flint, si differenziava dall’apparenza rude e guerresca dei Lord incontrati fino a quel momento. Sul volto, dai lineamenti marcati e regolari, non aveva sfregi né cicatrici profonde; era nel suo piglio grave e a tratti malinconico che si potevano scorgere i segni lasciati dagli scontri e dalle battaglie vissute. Un uomo, come aveva potuto udire, aspro e tempestoso - simile agli agitati flutti che sferzavano le rocciose coste della Baia Infuocata su cui Casa Flint dominava.

    "Non sono solito rifiutare l'invito di un fratello del Nord. Mie Signore...La vostra grazia è seconda solo alla vostra saggezza."


    Vidya lo guardò chinare il capo in segno di rispetto e recitare diligentemente la propria parte in quel formulaico scambio di convenevoli. Non percepì, però, alcuna traccia di retorica nel resto delle sue parole, testimonianza di un sentire comune tra i discendenti dei Primi Uomini: che fosse un lieto invito nella sicurezza del calore dell’estate o una richiesta d’aiuto nell’ardente gelo del più buio degli inverni, nessun richiamo da parte di un fratello doveva essere lasciato senza risposta. Annuì dunque con approvazione e, ammorbidendo per un attimo la sua fredda compostezza, accennò un piccolo sorriso. Era proprio su quell’insito e radicato legame con il Nord e il concetto di branco che avrebbe dovuto fare leva durante quel confronto - semmai l’orgoglio e il pregiudizio avessero rischiato di ottenebrare il buon senso.

    Otto sedie, leggermente distanziate l’una dall’altra, erano state disposte attorno al massiccio tavolo della Sala. La giovane Bolton si avvicinò a quello indicatole come il posto a lei assegnato e posò le mani sull'alto schienale di legno e pelle, seguendo con una leggera punta d'invidia la figura di Lady Amanda abbandonare, dopo essersi congedata, la stanza. Trasse un leggero sospiro, facendosi coraggio, e, nel sedersi, lasciò spaziare con discrezione lo sguardo lungo l’ambiente. La grigia e spoglia pietra delle pareti, tanto predominante nei seggi sinora visitati, era stata in parte sostituita dai caldi toni dei rivestimenti in legno e per il resto decorata da vessilli e scudi, o vestita da preziosi ed eleganti arazzi a ricordo delle imprese militari e della millenaria storia della fiera Casa Dustin. In sottofondo, nel silenzio di quella densa attesa, si poteva udire il mormorio delle fiamme dell’alto camino, acceso per spezzare - presumeva - il freddo in vista degli ospiti poco abituati alle temperature del luogo.

    La sua attenzione si concentrò sugli scranni difronte a lei - vuoti in attesa dei Mallister - lo scuro e pregiato legno illuminato dai fasci di luce che cadevano dalle finestre, per poi spostarsi brevemente sulle coppe e brocche disposte al centro del piano d’appoggio, pronte a offrire ristoro dal viaggio e ad accompagnare quella che si prospettava essere una lunga - e cruciale - conversazione.

    Non avrebbero avuto alcun margine di fallimento. Né sarebbe stato contemplabile lasciare quella sala con un nulla di fatto tra le mani.

    Deglutì, nascondendo il proprio nervosismo dietro una maschera di calmo distacco.

    Sarebbe stata all'altezza della situazione?

    Una domanda, quella, su cui non si era permessa di soffermarsi nei giorni precedenti, rifuggendo la scivolosa china che avrebbe creato nutrendosi della propria insicurezza, e che, ora, prepotente e spietata, tornava ad affarciarlesi alla mente, pretendendo attenzione, cercando di riempire il suo animo di dubbi, timori … e di nefasti scenari.

    Il leggero fruscio della pergamena sul legno interruppe sul nascere il suo rimuginare. Fissò per qualche secondo il cartiglio messo davanti a lei, la fronte leggermente corrugata in un’espressione interrogativa, indi rivolse lo sguardo verso Lord Flint. L'intenso scuro cipiglio era tornato.

    "Questo arriva dritto dal distaccamento sud.""


    Svolse il biglietto con un crescente senso di apprensione. Notizie dal confine? Nuovi elementi riguardo le accuse?

    "Fattorie date alle fiamme
    Abitanti impalati lungo il sentiero
    Ostaggi
    Attendiamo ordini"


    Le verdi iridi scivolarono rapide ed inquiete su quelle poche righe e il suo scudo di marmorea imperturbabilità si incrinò. Aveva immaginato il contenuto potesse essere di quel tenore, eppure, per quanto preparata e consapevole del fatto che la violenza non si sarebbe fermata in vista dell’incontro, l’entità dell’orrore descritto in quell’anonimo ed essenziale dispaccio la riempì di raccapriccio e pena.

    Il Nord bruciava e sanguinava.

    Batté le palpebre contro quelle terribili scene e serrò la mascella, tacendo i commenti ben poco diplomatici che le erano affiorati alle labbra. Tale ferocia non poteva che essere opera degli Illyriani: spezzare lo spirito con violenza e terrore laddove non si riusciva a piegarlo alla propria volontà con le parole. Ma notò, con addolorato orgoglio, dipinta da quelle stesse fiamme e sangue, emergeva anche l’immagine di un popolo fedele al proprio credo ed identità.

    Il Nord si opponeva.

    «Ho avuto modo di parlare con alcuni superstiti di simili atrocità» rivelò, mentre passava il messaggio a Lady Dustin, la voce bassa e pacata, ma abbastanza chiara da raggiungerla. Se l’uomo al suo fianco pensava fosse ignara del prezzo che quei villaggi stavano pagando e non comprendesse appieno la posta in gioco, si sbagliava. Vidya ricordava bene i terribili racconti dei banditi. L’ira che aveva infiammato i loro sguardi. Il disprezzo con cui le si erano rivolti perché marciava al fianco di chi consideravano nemico. L'odio. La disperazione. Il loro rifiuto a piegarsi. Il bisogno di giustizia. «Ed ho promesso loro che avremo trovato una soluzione.»

    Quando i suoi occhi tornarono a posarsi sul Signore di Dito della Silice, in essi riverberava ancora l'eco dello sdegno e rabbia provati, ma, ad accenderne la virente sfumatura, c'era soprattutto una vivida determinazione. Una fermezza messa ancora più in risalto dal maniera in cui sollevò il delicato mento, altera e risoluta.

    Tanto nel passato si spingeva l’ascendenza dei figli dei Primi Uomini, quanto in profondità si infiggevano le loro radici nella terra. Salde, ne costituitivano le tenaci fondamenta, assicurandone la stabilità. Stark. Flint. Dustin. Vidya, quale esponente di Casa Bolton, che mai nella sua ancestrale storia era venuta meno a tale responsabilità, non avrebbe mancato di fare la sua parte per custodire l’integrità del Nord.

    «Ho intenzione di mantenere la parola.»

    Tuttavia, per farlo, era necessario capire chi davvero fosse un alleato e chi era, se non connivente, parte del problema. Avevano bisogno di raccogliere reali informazioni – elementi più utili di quelli che potevano emergere dai meri, per quanto dolorosi, resoconti di quei crimini – e di una concreta pista da seguire per poter individuare e quindi spezzare quella rete.

    Possibile, si chiese con una punta di frustrazione, che in tutto quel tempo, nonostante il dispiegamento di forze, non fossero ancora riusciti a catturare e far parlare almeno un eretico o un loro complice?

    L’acuto squillare delle trombe all’esterno giunse loro attutito dalla distanza e dalle mura, preannunciando l’arrivo delle Aquile. “Sopra gli altri” era il loro motto, e la fanciulla di Forte Terrore si ritrovò a domandarsi se stessero dispiegando le loro ali per navigare le correnti fino a levarsi tutti assieme su quei nembi temporaleschi, o se l'agitarsi del battito delle loro argentee ali non fosse altro che foriero di nuovi venti di tempesta.

    Allacciò le mani in grembo, concentrando in esse ogni traccia di agitazione, indi, volgendosi verso le porte della Sala, attese paziente.

    , pensò, richiamando le ultime parole che Lady Barbrey le aveva rivolto prima di varcare quella stessa soglia, che gli Dei ci aiutino.

    ***


    La stentorea voce di Lord Dustin, impegnato nelle introduzioni di rito, sfumó gradatamente fino a diventare alle sue orecchie poco più di un rumore di fondo. Seduta tra Lord Flint e Ser Erik Dustin, la giovane Bolton, sogguardava la solenne e autoritaria figura del Signore di Seagard, studiandola silente. Al suo ingresso si era alzata e, pur rimanendo ferma al suo posto, aveva accennato una piccola riverenza, offrendogli rispettosamente i suoi omaggi in una scena quasi del tutto speculare a quella di Lady Josephine con il Lord di Dito della Silice. Perché se i Signori di Barrow Hall, come simboleggiato dal loro sedere ai capi opposti di quella tavola, sarebbero stati i contrappesi della bilancia del giudizio, lei e Josephine erano i bracci che ne univano gli oscillanti piatti. Il loro compito in quell'incontro era quello di equilibrare e fungere da ponte tra le due fazioni. Spostò la sua attenzione sull'altra fanciulla, curvando le labbra con fare rassicurante in risposta al suo debole sorriso, quindi azzardò una veloce occhiata verso l'uomo dal volto sfigurato seduto sulla sinistra. Ser Willas, capo della guardia personale di Lord Jason Mallister.

    I pezzi erano disposti sulla scacchiera - ognuno con il proprio ruolo. Non restava che iniziare la partita.

    "Prima di cominciare, ci tengo a ribadire che questo incontro avviene col benestare di Lady Elysa."


    Annuì a conferma delle parole del Lord. Era importante ribadire e ricordare ai presenti che il vigile sguardo di Lady Elysa, come gli occhi della sentinella ritratti sullo stemma della sua casata d'origine, era puntato su di loro.

    «Un incontro di cui la Lady Madre di Grande Inverno ha ravvisato la necessità ed urgenza» principiò, seria. Non vi era bisogno di specificarne i motivi. Era imperativo porre fine agli scontri e arginare il dilagare dell'eresia. «Affidandone a voi, Lord e Lady Dustin, la mediazione. Sicura della vostra integrità e imparzialità di giudizio.»

    Dalla lettera era chiaro la Stark fosse conscia, pur senza alcun biasimo, della diffidenza che Lord William, anche in virtù della sua amicizia con Lord Donnor, nutriva per Seagard. Ma, allo stesso tempo, sembrava non avere alcun dubbio per quanto concerneva la capacità del Dustin di rimanere neutrale. Vidya sperava fosse davvero così. Di certo, l'aver accettato di tentare una via più diplomatica attestava la buona fede e il desiderio dell'uomo di dirimere la questione al più presto evitando ulteriori inasprimenti.

    «Confida nel nostro attaccamento al Nord e a ciò che è bene per esso–», continuò, soffermandosi su Lord Flint per poi indugiare con le penetranti pallide iridi sul Mallister, pronta a prendere nota di ogni eventuale reazione - memore delle riserve che la Lady Madre aveva riguardo la profondità dell’acerbo legame dell’Aquila con la regione «–e nella volontà di appianare ogni divergenza.»

    Scelse di non dilungarsi oltre. Il peso del contenuto del biglietto gravava ancora sul suo animo.

    Al confine attendevano ordini.



    Parole: 1757
  4. .
    #51 - ADD - Arte della spada (1)

    Ottieni:
    5pe base +5pe lunghezza -1pe tratto +4pe mod = 13pe
    Arte della Spada 1


    TOT PE: 161/150




    • LEVEL UP: [14 → 15]

    Distribuzione 10 punti parametro:

    Diplomazia (60) = +5
    Marzialità (6) = +0
    Amministrazione (18) = +0
    Intrigo (55) = +0
    Conoscenze (57) = +5
  5. .
    Q71
      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    I dorati stendardi drappeggiati lungo le snelle pareti della Torre dei Dustin sfavillavano sotto i timidi raggi del meriggio. Di tanto in tanto l’estate si affacciava anche al Nord, attutendo il quasi perenne clima vernino che caratterizzava la regione del Metalupo. Un tiepido abbraccio che avvolgeva Città delle Tombe, accendendo di vivi bagliori la superficie del fiume che la fiancheggiava e trasformando le algenti e sferzanti folate di quelle ancestrali lande in morbide e miti carezze.

    Un’atmosfera di quiete e serenità che, però, non raggiungeva l’interno dell’edificio, ove i primi brontolii di tempesta cominciavano a farsi sentire.

    Vidya distolse lo sguardo dalla feritoia e lo puntò verso l’origine del trambusto.

    La roboante voce di uno stizzito Lord Flint viaggiava veloce e chiara, superando i confini della Sala delle Udienze ed echeggiando contro le lignee volte della struttura. Alterato, tuonava il proprio disappunto, fendendo l’aria con parole vibranti di tagliente sarcasmo in risposta ai vani tentativi di placarlo della povera Lady Amanda. Sarebbe stato un eufemismo affermare che non avesse affatto gradito la decisione del padrone di casa, colpevole di essere rimasto sul Portico d’Ingresso per accogliere di persona le Aquile assieme ad un piccolo comitato d’accoglienza e a Lady Josephine.

    Nel silenzio del lungo corridoio l’epiteto affibbiato a Lord Mallister dall’indispettito ospite giunse loro nitidamente e la Bolton inarcò le sopracciglia con divertito sconcerto.

    Se in Lord Dustin aveva ritrovato la quintessenza della ruvidezza e schiettezza del Nord, da quel che poteva udire, il Signore di Dito della Silice avrebbe offerto la perfetta rappresentazione del temperamento indomito e fumantino dei discendenti dei Primi Uomini.

    “...damerino del Sud…”


    Lanciò un’occhiata eloquente alla nobildonna al suo fianco e scosse lievemente il capo. L’incontro non era nemmeno alle battute iniziali eppure la tensione era già palpabile, preannunciando per tutti loro una giornata difficile e impegnativa.

    "Vedrete quanto se la prenderà ora che a rispondere alla sua rabbia entreranno due donne."


    Tese le labbra in una linea amara e sospirò rassegnata. Vi erano luoghi e situazioni in cui la presenza delle donne continuava a non essere gradita... o considerata con il dovuto peso.

    Lord Flint avrebbe sicuramente visto l'essere accolto da delle mere lady come un ulteriore affronto - malgrado una di queste fosse la Signora di Barrow Hall in persona. Una conferma ai suoi occhi si stesse dando all'arrivo dei Mallister più rilievo e importanza che al suo.

    «Posso immaginare.»

    "Generalmente non ho problemi a gestire le intemperie dei nostri uomini. Borbottano, fanno un gran fumo, ma poi si placano davanti ad una brocca di vino, ma stavolta è diverso..."


    Le pallide iridi della Bolton guizzarono verso il viso della nobildonna, indagatrici. Qualcosa turbava Lady Dustin, rallentandone il passo come se un inconscio desiderio di rimandare il più possibile l’incontro la trattenesse. Non era di certo la paura di imporsi e far sentire la propria voce a crucciarla, l'aveva vista con i propri occhi tenere testa al Lord suo marito senza alcun timore o problema.

    Si chiese dunque se la ritrosia dell’altra fosse dovuta al fatto che, in fondo, si trovasse in accordo con il Flint. Era difatti molto più difficile risultare convincente e trovare le parole per inibire le fiamme, quando lo stesso incendio divampava nel proprio animo.

    Stavolta era diverso.

    Annuì. Non si trattava di un semplice diverbio tra orgogliosi Lord. Lo sapeva bene. I malumori di Dito della Silice non erano che increspature sull’apparentemente cheta superficie del Nord. Bolle sorgive segnale di una spaccatura più diffusa e profonda di quel che si potesse pensare, creatasi in un terreno reso sempre più farraginoso dalle infiltrazioni degli eretici e pericolosamente vicino al definitivo punto di rottura.

    Rammentava ancora le parole di Lord Dustin durante il loro primo colloquio e il modo in cui aveva usato l’ironia per rivelare quello che, con molta probabilità, era un pensiero condiviso dai più. L'idea di accogliere nel branco il viola e l'argento di Seagard era stata guardata fin dal principio con estremo scetticismo e le criticità sorte così presto non avevano fatto altro che consolidare la convinzione di un progetto destinato a fallire, complicato dalle marcate differenze e inquinato dal ricordo del sangue versato dai propri fratelli ancora troppo fresco nella terra come nella memoria. Vidya non si sentiva di biasimare coloro che condividevano questa pessimistica visione e vivevano la decisione dello Stark come una forzatura, vedendo negli scontri che destabilizzavano il territorio, non inevitabili attriti, ma una provocazione – un’ingerenza da risolvere e gestire con il pugno di ferro.

    "Ho sentito mia sorella, persino vostro fratello è inquieto. Nessuno può permettersi un'altra guerra, non ora..."


    Fece per parlare ma si bloccò, serrando di scatto la mascella. Qualche parola per me? Avrebbe voluto chiedere, ma, nel suo intimo, conosceva di già la risposta. Dubitava di trovarsi in cima alla lista dei pensieri di sua cognata Bethany. E per quanto concerneva suo fratello Lord Bolton…

    Chinò la testa, guardandosi le mani congiunte in grembo, le esili dita intrecciate in una stretta nervosa.

    Roose era stato ben chiaro alla sua partenza: era da sola. Le sue azioni lasciate al proprio giudizio. Unica responsabile di eventuali errori e loro conseguenze. Inutile dunque aspettarsi consigli o semplici rassicurazioni. Volendo avrebbe potuto leggere in quel farle sapere, per quanto indirettamente, di essere ‘inquieto’ un messaggio, ma temeva che a parlare fosse il bisogno di non sentirsi davvero abbandonata a se stessa in quella situazione.

    Soffocó la delusione, rimproverandosi per la propria debolezza, e concentrò nuovamente la propria attenzione su quanto Lady Barbrey le stava riportando, annuendo grave alla preoccupazione generata dallo spettro di un nuovo conflitto.

    "... ma tutto ciò che abbiamo sono le nostre radici, le nostre tradizioni."


    Lo stesso poteva essere detto dei Mallister, pensò tra sé e sé, guardando la donna massaggiarsi la fronte come a tenere a bada un mal di testa incipiente o mettere a tacere i pensieri che probabilmente da giorni l’assillavano.

    Un istinto, quello di voler proteggere e conservare le proprie origini, che aveva potuto osservare da vicino tramite Lady Josephine, con il suo iniziale rifiuto nei confronti di tutto ciò che riguardava il Nord e l'ostinato e viscerale attaccamento ai propri usi e costumi - dal marcare il sinuoso accento del Sud, all’indossare abiti sontuosi ma inadatti alle temperature di quelle latitudini, fino all’ostentazione della propria inveterata fede nei Sette. Il timore di perderle era comprensibile, sebbene fosse infondato ed essenzialmente frutto di chiusura e pregiudizio, poiché, come dimostrato dai membri di Casa Manderly, i quali dopo secoli mantenevano orgogliosamente vive le proprie tradizioni e radici Andale, per fare parte della regione non bisognava rinunciare alla propria identità. Un discorso che, di contro, valeva anche per coloro che paventavano ripercussioni in seguito all’annessione. L’aver accolto i Tritoni nel branco non aveva, difatti, né alterato né intaccato in modo significativo il paesaggio culturale del Nord.

    A dirla tutta, sotto questo aspetto, vi erano questioni ben più insidiose e subdole del retaggio di un neo-vassallo.

    «Preservarle è uno degli obiettivi di questo incontro» affermò con convinzione, inserendosi brevemente nel discorso.

    Erano gli eretici il vero nemico al momento. Con la loro dottrina che tanto facilmente riusciva a fare presa su una popolazione stremata e disillusa nei confronti del governo e delle classi più abbienti - viste come corrotte e lontane dalle sofferenze e dai patimenti del volgo - e con la violenza e brutalità attraverso le quali portavano avanti il loro progetto di conversione, erano una minaccia concreta per i Fedeli degli Antichi quanto per i seguaci della Stella a Sette Punte.

    Se la Casata di Seagard, come sperava, non aveva nulla a che vedere con i folli adepti di Illyria, era proprio in questo pericolo comune che un punto d’incontro, per la sopravvivenza di ciò che era caro a tutti, poteva - anzi, doveva - essere trovato.

    «Il bene del Nord è la priorità.»

    La Lady Madre aveva usato una frase simile in chiusura della sua missiva e Vidya aveva riflettuto a lungo sulle implicazioni di quel concetto all’apparenza tanto semplice ed ovvio.

    Nel messaggio la donna le era parsa combattuta. Conscia della neutralità richiesta dal proprio ruolo di reggente e della difficile posizione in cui il suo legame parentale con una delle parti la poneva. Divisa tra i suoi doveri nei confronti del nuovo alleato e quelli verso il resto degli alfieri giurati a Casa Stark. Alla ricerca di una linea percorribile tra le due fazioni che, però, faticava a visualizzare. Unica certezza: la necessità di salvaguardare gli interessi del Nord.

    Ed era secondo questa premessa che la giovane Bolton avrebbe operato.

    "Roose è lungimirante e sa che un sacrificio oggi può significare un domani un accesso sul mare anche sulla costa occidentale."


    «Un’occasione di crescita per tutti» commentò evasiva, prendendo nota dell’ennesimo - casuale? - indiretto accenno alla posizione di Roose.

    Sulla questione la fanciulla di Forte Terrore aveva le proprie riserve. Durante quelle lunghe settimane d’attesa, con i giorni che erano sembrati scorrere sempre più lentamente man mano che la data stabilita si avvicinava, aveva cercato di prepararsi all’incontro, consultando diverse mappe dei territori coinvolti nel tentativo di farsi un quadro completo della situazione.

    Poteva immaginare il disegno dietro l’accordo e l’intento con il quale era stato stretto e firmato dal Giovane Lupo e l’erede di Seagard. Ciononostante, guardando quella striscia di terra oggetto di tanta discordia, si era ritrovata a chiedersi se davvero fosse valsa la pena di creare il controverso - e preoccupante - precedente di un'espropriazione parziale dei possedimenti di un Vassallo per motivi politici e non sanzionatori.

    Si parlava del porto in costruzione come il futuro gemello occidentale di Porto Bianco ma, sarebbe davvero riuscito a svilupparsi fino a quel punto essendo praticamente affacciato sui domini delle Piovre? Gli Uomini di Ferro non erano propriamente noti per il loro essere di parola e il pericolo che le navi potessero divenire loro bersagli era reale. Anche dal punto di vista difensivo Vidya nutriva delle perplessità. La natura in quell'area aveva già provveduto a proteggere in modo ottimale ogni accesso al Nord, ponendo le Scogliere della Silice a Sud di Capo della Piovra mentre, alle spalle della costa che dava sulla Baia dell'Uomo di Ferro, la fitta foresta e le paludi dell’Incollatura rendevano vano ogni attacco. La presenza dei Mallister avrebbe davvero fatto la differenza?

    Aveva concluso fossero problematiche note a chi di dovere e che erano i suoi occhi inesperti a non vedere i vantaggi - oltre all’innegabile e preziosa esperienza da navigatori che avrebbero apportato le Aquile - di cui si parlava con tanto entusiasmo.

    La sua unica preoccupazione doveva essere quella di assicurare che in quelle lande tornasse l’ordine e la stabilità.

    "Lord Flint del resto…"


    «… Lord Flint merita delle garanzie.»

    Era Dito della Silice ad aver materialmente pagato il prezzo di questo ‘sacrificio’ in nome del Nord. Ed ora vedevano i loro luoghi di culto vilipesi da fanatici e i propri territori messi a soqquadro dagli eretici.

    «Ci muoviamo su un terreno instabile e insidioso» ammise. Le legittime rimostranze si intrecciavano a possibili interessi dei soggetti coinvolti al punto da rendere difficile discernere cosa li muovesse. L’ira del Flint, ad esempio, era più che giustificata, ma non si poteva escludere del tutto che il suo sospetto nei confronti dei Mallister non fosse alimentato anche dalla tentazione di poter riprendere il controllo di quelle terre ed, eventualmente, goderne i benifici. «La mia speranza è che una volta appurata l’estraneità - o meno - di Seagard ai fatti intercorsi nei territori al confine, l’orizzonte possa apparire più chiaro a tutti.»

    *


    Varcata la soglia della Sala delle Udienze, come previsto dall’etichetta, Vidya si tenne un passo indietro rispetto a Lady Dustin, lasciando alla padrona di casa il compito di accogliere Lord Flint e introdurla, quindi si portò avanti.

    Nell’aspetto e nei colori una vera figlia del Nord.

    La lunga chioma corvina era stata lasciata libera sulle spalle, fatta eccezione per alcune ciocche raccolte e annodate sulla nuca in una semplice ma raffinata acconciatura richiamante gli intrecci delle fronde degli Alberi Diga. Il cremisi del lungo abito evocava alla mente il rosso della sacra linfa, contrastando con il suo marmoreo incarnato, tanto simile alla loro bianca corteccia.

    «Virðing mín, Magnar Flint*» salutò solenne, sollevando i lembi della sopragonna e abbassandosi con un movimento fluido e aggraziato. Una riverenza non troppo profonda, come poteva essere quella da riservare al Lord Maggiore o al Re, ma neanche solo accennata come avrebbe potuto fare essendo, tecnicamente, membro di una casata quasi dello stesso rango. Un modo, assieme all’utilizzo dell’antico linguaggio - accenno dell’ancestrale origine delle loro famiglie - per mostrare il proprio rispetto all’uomo e cercare di lenire il fastidio per il trattamento ricevuto fino a quel momento.

    Si sollevò, assumendo la sua tipica algida postura. «Lasciate che vi esprima la mia gratitudine per aver prontamente accettato di prendere parte a questo incontro.»



    Parole: 2022


    Virðing mín, Magnar Flint = I miei omaggi, Lord Flint.
  6. .
    Parlato Vidya
    Parlato Walton


    png
      Forte Terrore · 284AA
    Vidya lanciò una veloce occhiata alle sue spalle e si strinse nel mantello, a disagio, le esili dita affondate nel morbido tessuto all’altezza del collo. Il tratto di corridoio appena percorso era vuoto, ma la sensazione di non essere sola si era fatta particolarmente intensa. Le ombre accucciate agli angoli, sfuggenti la debole luce delle scheletriche fiaccole che sporgevano lungo le umide pareti, sembravano essersi fatte più scure e … solide. Tese l’orecchio. Il mormorio che proveniva dall’esterno creava un costante rumore di sottofondo, scivolando fino a lei distorto e indistinto. L’aria era tesa, simile a quando passava accanto alle gabbie del canile e poteva udire il basso e roco respiro dei mastini e scorgere le loro iridi baluginare nel buio. Era certa di udire un ulteriore fruscio oltre a quello del suo abito sulla pietra. Aumentò il passo, il cuore che le martellava nel petto, cercando di trattenersi dal correre.

    Raggiunse il ponte coperto che si affacciava sulla piazza d’armi e si rese conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato. Inspirò a pieni polmoni la fredda aria invernale e tornò a voltarsi, scrutando l’oscurità oltre l’arco alla ricerca di qualche segno della presenza di qualcuno… o qualcosa.

    Nulla.

    Sospirò. Il Forte non era più sicuro. Non con Shaelyne fuori controllo. In assenza di Roose il clima di tensione si era acuito, appesantito dalla serpeggiante paura che prendeva corpo giorno dopo giorno. Con capi chini e sguardi inquieti, le serve sussurravano di abiti macchiati di sangue e di resti di piccoli animali trovati nella camera della nipote. Ci si muoveva lungo i tetri corridoi in punta di piedi, reagendo con occhi guardinghi ad ogni rumore e chiudendo la serratura di ogni porta a doppia mandata durante la notte. ‘Quando sarebbe passata a prede più grandi?‘ era la domanda inespressa sulle labbra di molti.

    Si avvicinò alla balaustra ed osservò la scena nel cortile. Il Maestro d’armi si muoveva tra i giovani soldati impegnati negli allenamenti, un severo cipiglio stampato sul volto mentre, tra correzioni e improperi, li studiava, tentando di individuare fra di loro gli elementi migliori ed eventuali anelli deboli.

    «È così che avete intenzione di difendere il vostro Lord e garantire la sicurezza delle sue terre?!» Walton li pungolò in tono di sfida. «Nelle vostre vene scorre il sangue dei Primi Uomini! Siete Guerrieri del Nord, non fottuti cavelierucoli da torneo!» La sua voce, roca e tonante, si impose sul risuonare dell’acciaio e il sordo impatto di legno e lame contro il cuoio che riempiva l'aria tutt'intorno, giungendo fino a lei forte e chiara.

    Lo ascoltò continuare a spronarli, ricordando loro i doveri di un guerriero. Onore. Coraggio. Fedeltà. Preparandoli alla realtà dei campi di battaglia, allontanandone l’immagine romantica creata da ballate e racconti. Sangue. Brutalità. Ferocia. Ribadendo, a chi si mostrava annoiato dalla ripetitività dei movimenti, l’importanza della costanza nella preparazione - unico modo per affinare tutte quelle abilità che gli avrebbero permesso di ‘sopravvivere e imporsi sui loro opponenti’. Forza, tecnica, destrezza e precisione.


    Quindi lo vide avviarsi, accigliato, verso il gruppo delle nuove reclute. I loro movimenti goffi e scoordinati persino agli occhi dell’inesperta Lady. «Tu. Ehi tu! Cosa hai intenzione di fare impugnando così il pugnale?! Pelare patate!?!»

    L’oggetto del rimprovero, un ragazzetto allampanato dall’ispida zazzera biondo cenere e il volto smunto ricoperto di lentiggini, si bloccò, mortificato. Il metallico clangore che riempiva l’aria diminuì fino quasi a sparire, sostituito da un sommesso sghignazzare, mentre l’attenzione di gran parte del cortile si concentrava sulla scena.

    L’uomo borbottò qualcosa contrariato riguardo ‘la mancanza delle basi’ e, con uno sputo a terra, afferrò bruscamente il pugnale dalle mani del biondino, berciando ai soldati di smetterla di comportarsi ‘come una mandria di uri’ e riprendere i loro allenamenti per poi ordinare alle reclute di disporsi in cerchio intorno a lui.

    «Il coltello è un’arma letale, la più letale a corta distanza» disse, muovendosi lungo la fila, squadrandoli uno ad uno. «E, vista la sua facile reperibilità, è anche l’arma che più spesso incontrerete brandita da delinquenti e banditi nel corso dei vostri pattugliamenti.» Il brigantaggio era da sempre stato una piaga per ogni feudo e, con le guerre in corso, sembrava essersi acuita. Non trascorreva giorno senza che giungessero notizie di assalti a carrozze e convogli per mano di criminali, disertori… e disperati. «L'arma che, in molti casi,» continuò, percorrendone il filo smussato con il ruvido polpastrello, «sarà tutto ciò che vi impedirà di precipitare oltre la soglia dell’Oltre.»

    Il gruppo lo ascoltava in silenzio, palesemente intimidito dalla massiccia presenza del Maestro D’Armi. Walton Gambe d’Acciaio - così chiamato per via delle gambiere che era solito indossare. Un uomo rude e brutale, temuto quanto rispettato, e, se si dava ascolto ai timorosi sussurri che circolavano su di lui, completamente privo di scrupoli. Il più letale e fedele dei mastini di Roose.

    «Per assicurare la riuscita ed efficacia dei vostri colpi il modo in cui impugniamo il coltello è fondamentale.» Afferrò dunque il pugnale e, alzando il braccio, mostrò la presa.

    «Questa è la ‘dritta’: pugno stretto attorno al manico - come se stessimo maneggiando un bastone- e pollice richiuso sulle altre dita.» Fece una pausa, dando il tempo alle reclute di imitarlo. «È la presa più naturale ed istintiva. Comoda a brevissima distanza, se si vuole spaccare il cranio del nemico con il pomolo o se si vogliono sferrare stoccate di forza.» L’uomo mostrò dunque una variazione della stessa che invece prevedeva il puntare il pollice verso la lama, ‘adatta a qualsiasi tipo di pugnale’ poiché ‘permetteva la massima libertà di movimento e maggiore precisione nei colpi’.«Se non volete spezzarvi le dita con la guardia ricordatevi sempre di richiudere il pollice prima dell’impatto.»

    Quindi passò ad una seconda presa.

    «Infine c’è la ‘rovesciata’.» Rivolse la punta del coltello in basso, tenendo il pugno in alto in modo da essere visibile a tutti. «Posizionando il pollice contro il pomolo - in questo modo - eviterete che durante gli affondi la mano scivoli verso la lama.» Una presa da esperti, che ‘riduceva la distanza e costringeva ad andare più vicino all’avversario’ ma che al contempo ‘dava il vantaggio di poter imprimere maggiore potenza nei tagli e nelle stoccate’.

    «Non esiste una presa migliore in assoluto», spiegò, «ma solo quella che più si adatta alle vostre caratteristiche o alla situazione. È dunque bene che riusciate a padroneggiarle tutte.»

    Vidya guardò il maestro scegliere una delle reclute, invitandolo al centro con lui prima di riprendere a parlare, conciso e didattico.

    «Nel combattimento con il coltello non ci sono schemi predefiniti.» Non era un balletto e non esisteva coreografia prestabilita. Ogni scontro era a sé, l’unica certezza il fatto che raramente entrambi gli opponenti arrivavano alla fine illesi. «A fare la differenza è la tecnica quanto l’istinto e la prontezza di spirito. Dovrete essere in grado di leggere l’avversario di fronte a voi per decidere sul momento ogni azione, di attacco o di difesa che sia.»

    Walton impugnò il coltello e, prim’ancora che il giovane accanto a lui potesse rendersi conto di cosa stesse avvenendo, simulò un attacco, testandone la reattività per poi invitarlo a tentare di fare lo stesso con lui, costruendo sui suoi errori una lezione sulle posizioni di guardia e di attacco.

    «Una buona guardia deve assicurare sia mobilità che la protezione dei punti vulnerabili del corpo.» L’uomo ordinò alla recluta di piegare leggermente le gambe e, tenendo il coltello all’altezza del fianco, alzare uno degli avambracci a mo' di scudo davanti a sé. «Il braccio alzato vi permette di deviare i colpi del vostro opponente e, all’occasione, aprire un varco per colpirlo.» Mostrò quindi come la posizione offrisse stabilità e permettesse facilmente balzi e scatti in avanti, assicurando nel mentre la copertura degli organi vitali.

    «Un altro tipo di posizione prevede che la mano viva sia tenuta arretrata rispetto all’arma, andando a proteggere il busto» continuò, osservando e correggendo le posture degli aspiranti guerrieri. «Il vantaggio di questa posizione è che offre la possibilità di infliggere colpi rapidi e su ogni punto di attacco. Lo svantaggio è che tiene esposta la mano armata, dovete quindi assicurarvi di tenerla sempre in movimento.»

    Infine si concentrò sull’attacco, illustrando i possibili angoli in una serie ripetuta di veloci - e letali - mosse.

    «La chiave è nella rapidità e precisione, non solo nella forza» l’udì dire, tra un rimprovero e l’altro. «E, per acquisirle, per ottenere la velocità muscolare e la coordinazione necessaria, dovrete allenarvi in modo costante, finché sentirete il coltello come un’estensione del vostro braccio.»

    Vidya, affascinata ed intrigata, rimase lì ad osservare le reclute ripetere le sequenze mostrate sotto l’occhio vigile e critico del Maestro d’Armi. Di tanto in tanto si voltava tendendo l'orecchio e scrutando le ombre, in allerta. Sempre in allerta.

    «Ricordate. Il coltello è il vostro migliore alleato.»

    *


    Era tornata sul ponte il giorno seguente e quello dopo ancora, sfruttando quel vantaggioso punto d’osservazione per seguire discretamente le lezioni e prendere nota di ogni insegnamento utile, conscia di non avere dalla sua la fisicità e doversi dunque concentrare su tecnica e destrezza. Alla sera, poi, al sicuro tra le mura della sua stanza, provava a mettere in pratica quanto appreso, utilizzando il semplice coltello che le portavano in accompagno dei pasti, nel tentativo di acquisire quanta più manualità possibile.

    Un processo ripetitivo e noioso, con il concreto pericolo di imparare in modo errato non avendo una guida al suo fianco e un'arma adatta, ma non poteva permettersi altrimenti.

    Trascorsero un paio di settimane, poi, sfruttando la pioggia che quel giorno aveva costretto i soldati a liberare prima del solito la piazza d’armi, aveva deciso di intrufolarsi nel capanno delle armi e mettersi finalmente alla prova.

    Poggió la lanterna accanto ad una delle rastrelliere e osservò i diversi pugnali presenti, studiandone il filo - doppio o singolo - e saggiandone il peso alla ricerca di quello più… giusto per lei. Scelse infine un vecchio pugnale da caccia dalla punta ricurva e il manico in legno consumato dalla stretta di centinaia di reclute nel corso degli anni e si avvicinò al manichino degli addestramenti.

    Ogni colpo, aveva detto Walton, se ben assestato poteva incapacitare o uccidere -più o meno velocemente- chi lo riceveva.

    Lo scopo è quello di infliggere il massimo danno nel minor tempo possibile.”

    Passò la punta del coltello su quella che doveva essere la testa, soffermandosi sugli avvallamenti di quel cranio di paglia, testando la resistenza della tela. Un colpo inferto agli occhi, aveva appreso, poteva accecare l’avversario e, se inferto con abbastanza potenza, poteva causare la rottura dell’osso sfenoide e risultare mortale. La mano le tremó leggermente e serró le palpebre di colpo, impedendo alla propria mente di volgersi a certi ricordi. Trasse un respiro per ricomporsi, indi riprese a far scorrere la lama, ripetendo tra sé e sé il livello di vulnerabilità delle diverse zone e le possibili aree di accesso.

    I punti vitali come cuore, cervello e polmoni erano, non solo protetti naturalmente dallo scheletro, ma, solitamente, coperti da elmi, armature e cotte di maglia, bisognava dunque trovare vie alternative, causando emorragie che potessero bloccare l’afflusso di sangue a quegli organi, o concentrarsi su quelle zone che, nonostante la vulnerabilità, rimanevano scoperte.

    Un taglio al viso o alla fronte non sarebbe stato fatale, ma il conseguente sanguinamento avrebbe potuto rappresentare un vantaggio, accecando temporaneamente l’avversario.

    Una stoccata nella parte inferiore della mascella, lì dove c’era il tessuto molle, vasi sanguigni e nervi, sarebbe stata invece mortale, così come un colpo di taglio o affondo al collo per recidere la carotide, o, se c’era l’occasione, una coltellata alla nuca.

    Lo scricchiolio della sbarra di legno che veniva sollevata seguito dal cigolio delle cerniere della vecchia porta irruppero improvvisamente nella quiete del capanno. Vidya si voltò di colpo, colpevole, e si ritrovò a incrociare lo sguardo di un perplesso Walton. Lo guardò rimanere in silenzio mentre cercava di dare un senso alla scena dinanzi a lui, alternando lo sguardo tra lei e il manichino.

    «Non credo che vostro fratello approverebbe…» disse alla fine, il ‘non dopo Odilia’ chiaro seppur inespresso. «Personalmente non ho nulla in contrario all’addestramento delle donne.» Si strinse nelle spalle. Le possenti braccia conserte sul petto e un piccolo sorrisino a curvargli le labbra. «Ho visto le Orse in azione e chiunque pensi che un esponente del gentil sesso non possa reggere il confronto con noi uomini si sbaglia. Ma sono eccezioni. Frutto di anni di preparazione e … predisposizione.»

    Aveva ragione. Il suo era un corpo debole e le sue condizioni di salute non le avrebbero mai permesso di raggiungere una forma tale da poterle far brandire la spada come una Nymeria del Nord. Non che ne avesse interesse. Lei si sentiva più portata ad usare le lame per incidere la pelle con precisione chirurgica, piuttosto che penetrare e lacerare la carne nella frenesia della battaglia.

    «Non ho alcuna aspirazione a diventare una guerriera» ribatté incolore. Era ridicolo persino pensarlo.«È un periodo difficile e i pericoli sono dietro ogni angolo» i Bruti… Shaelyne. Si fermò e abbassò lo sguardo sul coltello che stringeva nel pugno. «Essere in grado di difendersi può fare la differenza.»

    Sentì gli spietati occhi di Walton continuare a scrutarla in silenzio, quindi un lungo sospiro.

    «Per difendervi» ripeté, annuendo lentamente. «Suppongo abbiate ragione.» Sciolse le braccia e le si appressò, sistemandole la presa sul manico prima di farle cenno di procedere e assestare un colpo al manichino.

    «Vediamo cosa sapete fare.»

    La giovane Bolton fissò quell'informe pupazzo di tela e paglia per qualche attimo, visualizzando davanti a sé un corpo reale - dal volto pallido e familiari occhi chiari - quindi affondó di scatto la lama, sentendo il tessuto lacerarsi e l'imbottitura opporre resistenza, costringendola ad imprimere più forza per far penetrare il pugnale del tutto. Un colpo sporco e debole, ma tutto sommato deciso.

    «Beh,» commentò asciutto il Maestro d’Armi,«sarà certamente una sfida.»


    Parole: 2331/600

    Tratto: Studioso lv2
    Ricompense: 5 punti esperienza



    perché una Bolton non può non saper usare un pugnale :shifty:
  7. .
    #2 - LETTERE - Alla Lady Madre di Grande Inverno

    +2 affinità Stark
    +1 fama
  8. .
    #50 - ADD - Legge III: Soggetti giuridici e diritti delle persone

    Ottieni:
    8pe base +1pe lunghezza -2pe tratto +3pe mod = 10pe totali
    Legge 3
    +5 affinità generale
  9. .
    #8 - LIBERA - Trap, deception or diplomacy?

    affinità Josephine +2
    1 Bollino Albero Qualità ⇢ [1/2 cura delle unghie - albero della cura del corpo]


    #48 - ADD - Legge I: Norme giuridiche

    Ottieni:
    5pe base + 3pe lunghezza -1pe tratto +4pe mod = 11pe totali
    Legge 1
    +5 affinità generale


    #49 - ADD - Legge II: Tribunali e loro funzionamento

    Ottieni:
    5pe base +2pe lunghezza -1pe tratto +4pe mod = 10pe totali
    Legge 2
    +5 affinità generale


    #9 - LIBERA - Bridges made of ink and words

    1 Bollino Albero Qualità ⇢ [2/2 cura delle unghie - albero della cura del corpo]


    +

    aggiunto albero genealogico
  10. .
    png
      Forte Terrore · 284AA
    Si diceva che la terra del Nord fosse troppo arida per poter dare frutti. Sterile e fredda. Non era propriamente cosí. Certo, lavorare il terreno richiedeva molta più fatica, sacrificio e impegno rispetto al Sud, dove il suolo era bagnato e umido, pieno di nutrienti che favorivano l’attecchire e il prosperare di quasi ogni tipo di pianta, ma non era impossibile. C’era vita in essa, quanta capacità di generarne.

    In ginocchio, con le maniche della tunica raggomitolate e le lunghe ciocche corvine raccolte in una sorta di blando ciuffo sulla nuca, la Bolton affondò le mani nel terriccio, valutandone lo stato e setacciandolo alla ricerca di vermi e lombrichi, indicatori di un terreno in salute. Una scena che avrebbe orripilato Septa Loreza e, probabilmente, causato un mancamento a Lady Bolton. Lavori manuali del genere, le ripeteva indispettita la governante, non erano appropriati ad una nobildonna del suo rango e men che meno era accettabile per una fanciulla nutrire un tale interesse per gli insetti. Un argomento su cui spesso si scontravano, ma Vidya aveva fatto la sua scelta. Che la gente parlasse pure di lei, sussurrando critiche al suo passaggio. Non le interessava.

    Poco distante, sul grosso ceppo che il Maestro Tybald era solito usare come seduta, ogni qual volta aveva bisogno di riposarsi mentre lavorava al piccolo orto officinale, era posato un volume. "Commentario al Grande Codice e i Libri della Legge". Vidya aveva capito da tempo che, se avesse voluto avere una educazione completa, avrebbe dovuto riempire i vuoti da sé. Roose troppo occupato a formare Shaelyne che un giorno avrebbe ereditato il seggio, per poter insegnare a lei nozioni che andassero oltre le basi e le conoscenze richieste ad una semplice lady destinata a un matrimonio con un lord minore.

    " … i soggetti del rapporto giuridico sono tutte le persone a cui le norme giuridiche si rivolgono e che l'ordinamento considera capaci di diritti ed obbligazioni …"

    Recitó mentalmente, mettendosi alla prova.

    Lo erano le persone fisiche intese come individui, ovvero gli esseri umani ‘nati e viventi’: Vidya stessa, la guardia ferma sui camminamenti poco più in alto e la sguattera che poteva intravedere trasportare dei sacchi di farina verso le cucine. E le persone giuridiche, ossia le organizzazioni come l'Ordine dei Maestri, o la Corona e le Gilde.

    L’idoneità ad essere titolari di diritti e di doveri veniva definita capacità giuridica. Una capacità che si acquisiva al momento della nascita con l'emissione del primo vagito e si perdeva solo varcando la soglia dell’Oltre. Diversa dalla capacità giuridica era la capacità di agire, ovvero l’attitudine di poter disporre dei propri diritti e di assumere i propri doveri, ”eseguendo atti giuridicamente validi”. A differenza di quella giuridica, si otteneva con il raggiungimento della maggiore età, ossia al compimento dei sedici anni. Età in cui la legge presumeva che l’individuo fosse in grado di intendere - “comprendere valore e conseguenze delle proprie azioni”- e di volere - “fare le proprie scelte in modo consapevole e responsabile”.

    Alcuni soggetti, tuttavia, ne erano privi del tutto o in parte: i minori, che venivano dunque rappresentati da un tutore fino al momento in cui sarebbero diventati maggiorenni; gli interdetti, coloro ​non in grado di compiere nessun atto giuridico valido - come gli infermi di mente; e gli inabilitati, tutte quelle persone che potevano "provvedere solo parzialmente ai propri interessi” - ad esempio i non vedenti e sordomuti dalla nascita che non avevano ricevuto un’educazione idonea o i malati di mente non gravi…

    A chiarimento, nel libro, venivano riportati diversi esempi, tra i quali il caso di Aegon III Targaryen. Asceso al trono, in seguito alla sanguinosa Danza dei Draghi, all’età di dieci anni, pur avendo la capacità di succedere e divenire erede, nei primi anni di regno dovette essere affiancato dal Primo Cavaliere e un concilio di reggenti che amministrarono i Sette Regni in suo nome, poiché, in quanto minorenne, non era in possesso della capacità di agire.

    Riempì il sacco con le erbacce e i rizomi estirpati da utilizzare per creare del fertilizzante e si concesse una piccola pausa, sedendosi sul ceppo per continuare la lettura del tomo al tiepido calore dei raggi vernini.

    “La capacità giuridica" vi era scritto "è una condizione imprescindibile. Ad ogni persona fisica, alla nascita, vengono riconosciuti status, come la cittadinanza, dai quali derivano diritti ed obblighi, così come dei diritti definiti assoluti e inalienabili: il diritto alla vita, al nome, all’onore…”

    Erano esistite, e in alcune parti del mondo continuavano ad esistere, delle eccezioni - persone trattate alla stregua di oggetti e non esseri umani: gli schiavi. Essi non avevano alcun diritto e libertà, ed erano totalmente assoggettati alla volontà del proprio padrone che, in alcuni casi, poteva detenere su di loro diritto di vita e di morte. La schiavitù in ogni forma era abborrita nei Sette Regni e la sua pratica era categoricamente proibita, sia dalla legge degli uomini che quella dagli Dèi. La Fede dei Sette, così come quella degli Antichi Dèi, infatti, la consideravano un abominio.

    Spesso Vidya aveva udito asserire che la vita dei popolani e contadini, piegati dalle richieste e ordini dei propri Signori e del Re, non fosse poi molto dissimile dalla schiavitù. Una visione che, se per certi versi poteva condividere, per altri, avendo letto delle condizioni in cui versavano gli schiavi ad Essos, e in particolare quelli della Baia degli Schiavisti, il paragone appariva quantomeno azzardato o comunque non generalizzabile. A Westeros, come gli artigiani e i mercanti, anche i servi e i popolani non erano considerati ‘cose’ ma soggetti di diritto. I loro diritti, nello specifico, variavano in base alla classe sociale e regione a cui appartenevano - ed, era risaputo, sarebbero stati ben maggiori se le proposte di Aegon V non avessero incontrato la ferma e netta opposizione dei nobili dell’epoca - ma a tutti erano concessi quelli base, incluso il diritto di domicilio, residenza e dimora e quello al lavoro. Si occupavano della terra e degli animali di proprietà del Signore, ed in alcuni casi erano chiamati a combattere per lui od offrire forza lavoro per progetti pubblici, da questo però in cambio ricevevano protezione, cibo e riparo - il cosiddetto “diritto di rifugio”. Dovevano sottostare alle disposizioni e punizioni stabilite dal proprio Lord, ma era assicurato loro dalla legge il diritto a un giusto processo e alla proporzionalità della pena. In linea teorica, se ritenevano di essere vittima di un’ingiustizia da parte del loro Signore, potevano persino denunciare gli eventuali abusi ad un’autorità superiore, come il Lord Protettore della Regione, o facendo petizione alla Corona e vedersi risarciti e vendicati. Se Lord Stark, ad esempio, pensò con apprensione, fosse venuto a conoscenza dell'attaccamento di alcuni suoi Vassalli a certe antiche pratiche, questi probabilmente avrebbero rischiato multe, se non il proprio titolo e averi. Scenari nella pratica difficilmente attuabili, lo riconosceva, ma pur sempre possibili e previsti dall’ordinamento.

    La cosa più vicina agli schiavi nei Sette Regni erano i Thralls delle Isole di Ferro. Un'usanza che aveva radici antiche, risalente ai Primi Uomini che per primi giunsero nel Continente Occidentale, ma che era stata poi gradualmente abbandonata dai loro discendenti fatta eccezione degli Uomini di Ferro. I Thralls erano uomini e donne fatti prigionieri durante i saccheggi e poi costretti a fare tutte quelle mansioni e lavori considerati da inferiori: lavorare la terra e nelle miniere, fare le sguattere e prostitute. Se ne possedevano le capacità, potevano ricoprire il ruolo di tutori, scriba, artigiani, cuoche, tessitrici o levatrici. Una condizione, la loro, che sarebbe durata per tutta la vita. A differenziarli dagli schiavi era il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali e il non essere proprietà di nessuno e di conseguenza non poter essere venduti o comprati. Potevano, anzi, possedere proprietà, sposarsi ed avere figli che, a differenza loro, sarebbero stati soggetti liberi e non destinati alle catene.

    C'erano poi le mogli di sale - donne private della propria libertà ed arbitrio, costrette secondo un barbaro costume delle Isole di Ferro a sposare i loro aguzzini - ma il testo non approfondiva il tema rimandandolo al capitolo dedicato al diritto di famiglia…


    Parole: 1337/700

    Tratto: Studioso lv2
    Ricompense: 8 punti esperienza, Legge 3, Affinità generale +5


    Edited by »S« - 15/3/2024, 15:53
  11. .
    06-bmoiaw
      Città delle Tombe · Alloggi ospiti · 30 gennaio 286AA
    Fu con un animo più sereno e leggero che Vidya lasciò le stanze della Mallister. Prima di tornare nei propri alloggi si era fermata a parlare con il capitano della sua scorta, confermandogli la decisione di fermarsi "per qualche giorno" a Città delle Tombe ed ordinandogli di coordinarsi con gli uomini Mallister e Dustin e predisporre tutto quanto il necessario per organizzare la permanenza della delegazione.

    Una volta sparsa la voce sarebbero sorte domande sulla ragione di quella sosta fuori programma e, forse, alcuni tra i pellegrini più ferventi si sarebbero risentiti, ma la giovane Bolton contava sul fattore stanchezza affinché la maggioranza del loro seguito, soprattutto chi più di altri stava soffrendo il viaggio, si concentrasse sulla possibilità di poter finalmente riposare e trascorrere del tempo tra mura sicure. Coloro che, invece, sentivano di voler proseguire non sarebbero stati bloccati. Tuttavia, avrebbero dovuto proseguire da soli, senza la protezione offerta dai soldati, vulnerabili ai pericoli della strada.

    Aveva taciuto dei sospetti che gravavano sulle teste delle Aquile di Seagard, sperando che Lady Josephine fosse altrettanto prudente da non condividere o far trapelare troppi dettagli tra i membri la sua corte. L'ultima cosa di cui avevano bisogno era che gli animi si surriscaldassero in attesa dell'incontro. Incontro che sperava avesse luogo e potesse essere un primo concreto passo verso la risoluzione degli attriti che tanto stavano minando la stabilità della regione. L'aiutava sapere di non essere sola in questo intento e di poter condividere il peso di tale responsabilità con la giovane Aquila, ora che si erano lasciate alle spalle le incomprensioni che avevano allentato il loro legame in quegli ultimi giorni di viaggio.

    Richiuse la porta della camera interna alle sue spalle e si lasciò andare contro la robusta superficie di legno. Quell'interminabile giornata stava finalmente volgendo al termine.

    Restava, però, ancora un'ultima cosa da fare…

    Sospirò e fece spaziare lo sguardo lungo l'ambiente. Le uniche fonti di illuminazione, come aveva richiesto, erano il fuoco del camino e alcune candele sparse, troppo poco per vincere il duello con l'oscurità. I mobili finemente intarsiati, gli oggetti e il broccato dei raffinati tendaggi emergevano dalle ombre e penombre, come morbidamente tratteggiati dalla calda luce che li raggiungeva in un intenso chiaroscuro.

    «Non dovresti essere già a riposo?» chiese, spingendosi via dalla porta e avvicinandosi al tavolino.Lì dove la piccola gabbia era stata posta.

    Jiàn ruotò la testa in direzione della sua voce e frullò stizzito l’ala, strappandole un piccolo sorriso con la sua goffaggine.

    Era visibilmente stressato e scombussolato dal viaggio, i suoi ritmi del sonno alterati, ma rimaneva pieno d'energia. Una fiammella rossa che ardeva più forte di tutte le altre in quella stanza.

    Prese dunque posto sulla sedia e, aprendo la gabbietta, avvicinò il dito alla porticina per aiutare il piccolo fringuello ad uscire. Era il loro rito serale. Un momento che l'aiutava a scaricare ogni tensione e ansietà. Accarezzó il soffice piumaggio, osservandolo per qualche istante iniziare ad esplorare - l'ennesimo - nuovo territorio, quindi per tenerlo occupato versò dei semi sul ripiano.

    Senza ulteriori indugi prese uno dei fogli e, regolando la luminosità della lanterna posta sul tavolo, iniziò a scrivere. La penna d’oca che scivolava veloce sulla pergamena, lasciando dietro di sé lettere affilate ed eleganti…


    "Alla Lady Madre di Grande Inverno…"


    Poteva immaginare la confusione, e con molta probabilità l'allarme, della Lady Madre nel vedere una sua missiva giungerle da Città delle Tombe, essendo alquanto fuori strada rispetto all’itinerario previsto. La stessa perplessità, presumeva, con cui i Dustin le avevano accolte. Scosse la testa, quasi divertita dall'errore di pianificazione del Maestro Harwin, ora che aveva calde pareti a proteggerla e le selvagge e insidiose Terre delle Tombe alle spalle.

    "… nelle concise righe che seguono, non mi dilungheró … "


    Erano state settimane dense di accadimenti. Quella che stava vergando, però, non era una lettera di piacere in cui dilungarsi sulle esperienze vissute e testimonianze raccolte durante il viaggio, né un formale resoconto dell’andamento della spedizione. Era una missiva con uno scopo ben preciso.

    "… siamo venute a conoscenza delle voci, su di un presunto collaborazionismo …"


    Andò dritta al punto, mostrandosi prudente nell’approcciare quelle voci e al tempo stesso consapevole di quanto queste fossero insidiose e potenzialmente pericolose.

    Ciò che era stata solo una vuota minaccia da parte del Flint, difatti, rischiava di diventare realtà. Il contenuto del messaggio inviato dal Signore di Dito della Silice lasciava poco spazio alle interpretazioni: era un invito a tenersi pronti a levare le armi. E Lord Dustin, con molta probabilità, l'avrebbe seguito in quell’ irresponsabile impresa se non l’avesse portato a contemplare alternative alle conclusioni tratte e,facendo appello alla ragionevolezza, valutare un approccio più diplomatico. Si era mossa su un labile confine, il terreno intriso dal sospetto cedevole sotto i suoi passi, ma ne era uscita indenne.

    "… A questo proposito Lord Dustin ed io, abbiamo pensato … "


    Fece una nuova pausa. Alzò lo sguardo sulle fiamme che ardevano nel camino, pensosa. C’era un altro punto da affrontare. La Lady Madre avrebbe sicuramente voluto sapere quale fosse la posizione di Lady Josephine in tutto questo. Era a lei che in principio aveva affidato la spedizione - un eventuale coinvolgimento della giovane non avrebbe solo recato danno all’immagine della missione, ma avrebbe potuto rappresentare uno smacco personale per la donna. Titubò, la punta della penna a sfiorare la pergamena, con l’inchiostro appena attinto che lentamente seccava.

    Quanto e cosa poteva dire?

    Optò per una, succinta, verità.

    "… Ho avuto modo di confrontarmi con Lady Josephine …"


    La giovane aquila si era mostrata coraggiosa e lungimirante, all'altezza del motto di famiglia. Volava alto sulle illazioni, confidando nell'efficacia della comunicazione e dialogo per fugare ogni dubbio. In quel momento anche lei, probabilmente, era occupata a vergare una lettera. E, come lei, si apprestava ad usare l’unica arma a loro disposizione e provare a cambiare davvero le cose.

    Inchiostro e parole per costruire ponti laddove la diffidenza e il sospetto avevano creato distanza.


    "… Vi scrivo dunque per chiedere il vostro consenso …"


    Una richiesta semplice in apparenza, e che sarebbe apparsa come mera formalità agli occhi di molti, ma che rappresentava una garanzia in più a quelle che offriva il Signore di Città delle Tombe. Lo sguardo della Lady Madre sarebbe stato puntato su di loro, come gli occhi della sentinella che campeggiavano sullo stendardo della sua famiglia d’origine, a spegnere qualsivoglia tentazione di scavalcare l'insindacabile autorità del Lord Maggiore.

    Firmò la lettera e la chiuse.

    Per la prima volta, da quando aveva lasciato Grande Inverno, sentiva di fare qualcosa di realmente tangibile. Un tentativo per cercare, se non di risolvere la questione, almeno eliminare uno degli ostacoli. La strinse tra le mani, sentendo sotto le dita la ruvida superficie della carta, chiedendosi come potesse essere così leggera pur contenendo tutti i suoi timori e speranze.



    Parole: 1134


    Edited by »S« - 12/3/2024, 01:21
  12. .
    Missiva inviata la sera del 30 gennaio 286 da Città delle Tombe, in seguito a: quest e libera




    Città delle Tombe, 30 gennaio 286AA


    Alla Lady Madre di Grande Inverno.

    Mia Signora, nelle concise righe che seguono non mi dilungheró, intendendole approfondire in altra sede, sulle ragioni che ci hanno portato a deviare dalla piú sicura Strada del Re per poi, forse è il caso di dire, provvidenzialmente, giungere nei domini di Casa Dustin.

    Qui siamo venute a conoscenza delle voci, su di un presunto collaborazionismo con i proseliti dell'eresiarca Illyria, che gravano sull'Aquila Argentea - sulla base, è doveroso rimarcarlo, di informazioni desunte e frammentarie, ma che stanno avendo l'effetto di nutrire ed alimentare la già soggiacente diffidenza verso Lord Jason Mallister e la sua famiglia.

    A questo proposito Lord Dustin ed io, abbiamo pensato di anticipare l’azione diplomatica prevista, istituendo a Barrow Hall un tavolo di discussione tra Casa Mallister e Casa Flint di Dito della Silice per dipanare e verificare, con tutte le cautele del caso, le informazioni in nostro possesso e chiarire ogni reciproca recriminazione. Al contempo abbiamo deciso di sospendere, per il momento, il pellegrinaggio. Non riteniamo sicuro proseguire, avendo già sventato un tentativo di rapimento, figlio di questo clima di sospetto, ai danni di Lady Josephine.

    Ho avuto modo di confrontarmi con la giovane Mallister e, pur essendo dispiaciuta della battuta d'arresto della spedizione religiosa, nella cui organizzazione ella si era tanto spesa, concorda con la necessità di risolvere al più presto queste criticità, auspicandosi di fugare ogni dubbio sull'integrità del suo casato, ed offre la sua massima collaborazione.

    Vi scrivo dunque per chiedere il vostro consenso affinché questo incontro abbia luogo a Città delle Tombe e si svolga sotto l'egida Stark.

    Abbiamo la parola di Lord Dustin che il confronto avverrà con imparzialità e che eventuali velleità giustizialiste saranno imbrigliate. Quanto a me, per quel che posso, mi prodigherò a portare a termine il compito di distensione e pacificazione che mi avete affidato.

    Aspettando il vostro benestare,


  13. .
    Parlato Vidya
    Parlato Roose
    contadino


    png
      Forte Terrore · 274AA
    Le porte della Sala Grande, come sempre durante i giorni delle udienze, erano state lasciate aperte, permettendo il lento flusso di persone dal cortile. Le lame argentee di luce che provenivano dall’esterno, però, non riuscivano a spingersi molto oltre la soglia, spegnendosi nella tetra penombra del Forte. L’alto soffitto con le massicce travi annerite dal costante ardere delle scheletriche torce e dei bracieri posti agli angoli incombeva suoi presenti che, nella tesa e caliginosa atmosfera, come pallide ombre nell’oscurità, attendevano il proprio turno o assistevano ansiosi al verdetto riguardante un loro caro.

    Alla fine della stanza, sulla piattaforma in legno sopraelevata, Lord Bolton sedeva sullo scranno. A lui, in quanto più alto rappresentante locale del Re, spettava il compito di amministrare la Giustizia in suo Nome. “L'autorità del Trono di Spade è assoluta” le era stato insegnato, e i Lord, pur avendo conservato il potere di “fossa e forca” sulle proprie terre - ovvero la facoltà di arrestare e giustiziare - agivano nei limiti imposti dal sovrano, interpretando e applicando, nel loro ruolo di Giudici, la Legge del Re. Una potestà giudicante soggetta a gerarchia che diveniva di grado in grado più limitata: il Re su tutti, poi i Protettori e funzionari da loro delegati, i Lord Maggiori e i loro delegati e, infine, i Lord Minori e loro vicari.
    Roose non presiedeva a tutte le udienze, lasciando solitamente il compito di risolvere le controversie minori ai suoi delegati. Ma, quando possibile, si accertava di far sentire la sua presenza – poiché, diceva, “un Signore assente agli occhi del popolo rischia di perdere la presa su di esso.

    Al suo fianco sedevano il Maestro Tybald e, per quel giorno, il capocarceriere Frank Moss. Il primo offrendo la propria esperienza e sapienza in materia giuridica, permettendo al Lord di navigare con agilità le complesse acque del diritto, con i suoi numerosi cavilli e le sue lacune normative; il secondo gli forniva all'occorrenza informazioni e testimonianze ottenute durante gli interrogatori e nella ‘stanza dei tormenti’.

    Vidya in piedi alle loro spalle osservava e ascoltava, prendendo sempre più confidenza con procedure e termini che, di primo acchito, le erano parsi fumosi e confusi.

    L’accusatore - o attore - era la persona che presentava la denuncia, ovvero faceva presente un presunti reato avvenuto a danno suo o della comunità. L’accusato - o convenuto - era colui verso cui l’accusa era stata mossa. Il dibattimento era la fase in cui le parti - l’accusatore su cui gravava “l’onere della prova” e l’accusato che poteva, se riteneva di non avere le competenze per difendersi, chiedere un rappresentante che parlasse al suo posto - presentavano le proprie argomentazioni e prove ed eventuali testimoni venivano ascoltati e contro-interrogati. La sentenza era il verdetto espresso dal Giudice al termine del dibattimento. Questa poteva consistere in un’assoluzione, ossia la caduta di ogni accusa, o una condanna, i termini della quale sarebbero stati determinati a discrezione del Lord basandosi sul Codice.

    Ad ogni crimine e reato commesso corrispondeva un castigo. Da risarcimenti o multe a punizioni corporali; dalla perdita di un dito o una mano e persino la mutilazione del naso in caso di furto, borseggiamento e contrabbando, alla morte. Il banditismo era infatti punito con l'impiccagione e i crimini più gravi - come omicidi, stupri, diserzione e tradimento - potevano portare alla decapitazione. In alcuni di questi casi ai condannati veniva offerta un’alternativa alla pena prevista: l’arruolamento nei Guardiani della Notte.

    Gran parte delle questioni affrontate, come aveva appurato durante quelle ore trascorse da spettatrice, consistevano in piccole controversie, conflitti da dirimere, istanze mosse al Lord da valutare, richieste e lamentele da gestire. Di tanto in tanto, però, la monotonia delle udienze veniva ravvivata da zuffe sfiorate - il belligerante spirito del Nord sempre ardente e vivo, anche tra la gente comune. Fu in seguito ad una di queste e alla conseguente battuta - “volete un’arma così da potervi sfidare a singolar tenzone come è di uso al Sud?”- che Roose, caustico, aveva rivolto ai due uomini coinvolti prima di farli allontanare dalle guardie, che Vidya aveva scoperto dell’esistenza di altre procedure e tipi di processo al di là dell’Incollatura.

    Laddove il Credo era quello dei Sette i processi iniziavano con una preghiera al Padre affinché li guidasse verso la Giustizia e, prima di apparire di fronte alla giuria, l’accusato, così come tutti i testimoni, erano chiamati a fare giuramento in cui si impegnavano dinanzi agli Dei a dire la verità. L’accusato poteva, poi, chiedere in alternativa al giudizio del Lord il Processo a Singolar Tenzone. Un duello tra le parti - o i loro campioni - il cui esito, in seguito alla resa o alla morte di uno dei due, avrebbe decretato l’innocenza o colpevolezza dell’accusato. Una sua variante era il Giudizio dei Sette, un processo che raramente veniva richiesto - e altrettanto difficilmente per via della superstizione veniva rifiutato - che prevedeva la partecipazione di sette campioni per parte. In entrambi i casi si credeva fossero gli Dei stessi, salvando o meno la vita dell’imputato, a emettere il loro verdetto.


    Quella mattina non era stata molto diversa dal solito e la piccola Bolton trattenne a stento il sospiro di sollievo nell’apprendere che il prossimo caso sarebbe stato l’ultimo della giornata.

    Un caso, scoprì, diverso da quelli affrontati fino a quel momento.

    Una delle porte laterali venne aperta ed un uomo in catene, un giovane ragazzo allampanato dagli occhi sporgenti e naso bulboso, venne condotto ai piedi della pedana. Si guardava attorno con piccole scattose occhiate, nervoso come un animale in gabbia.

    Lord Moss si accostò all’orecchio di Roose, sussurrandogli qualcosa mentre una freccia veniva posta sul tavolo.

    «Bracconaggio.»

    La piccola sgranò gli occhi. Un’accusa grave quella che pendeva sulla testa del prigioniero e che raramente arrivava ad essere discussa a corte, visto l’ordine di impiccare a vista chiunque decidesse di cacciare le prede del Lord.

    Il giovane scosse la testa con forza. «Vi giuro milord, sulle lacrime degli Alberi Diga – il cervo era già morto!»

    Il Lord lo fissò per qualche secondo, quindi afferrò i pezzi della freccia, rigirandola tra le mani. «E questa?»

    «Non la mia, milord» si affrettò a rispondere l’altro, la fronte che cominciava a imperlarsi di sudore nonostante il gelo. «Non certo la mia, non posseggo un arco» continuò, incapace di fermarsi. «Non potrei neanche usarlo!»

    L’attenzione dei presenti si concentrò sulla mano che l’accusato aveva sollevato a riprova delle sue parole. E il silenzio cadde sulla sala.

    Il ragazzo si guardò attorno confuso, non realizzando sulle prime cosa la mancanza di alcune dita potesse far intendere su di lui, quindi impallidì. «Un incidente, milord! Le ho perse in un incidente sul lavoro!» spiegò, balbettante, la voce resa sempre più stridula dal panico. «Non sono un ladro!»

    Roose lo lasciò parlare, poi, con un cenno del capo, indicò alle guardie che lo avevano arrestato, insospettiti dal carico del suo carretto, di farsi avanti. In silenzio, il volto imperscrutabile, ascoltò anche la loro versione dei fatti e quella di un paio di testimoni a favore del prigioniero, prima di consultarsi con il Maestro.

    Nulla, se non parole inintelligibili, giunse alle orecchie della piccola lady, lasciandola all'oscuro riguardo il destino del povero sventurato tanto quanto il resto delle persone in sala.

    «Ti credo», decretò dunque il Lord.«Non sei stato tu ad uccidere il cervo.»

    Non solo il ragazzo era fisicamente impossibilitato ad utilizzare un arco ma, emerse, la freccia utilizzata, vista la fattura e la punta affilata di fresco, difficilmente poteva essere un'arma a disposizione di un povero contadino.

    «Tuttavia», continuò, smorzando sul nascere ogni entusiasmo, «questo non ti rende necessariamente innocente.»

    Roose fece una nuova pausa, come ad assaporare la tensione crescente nel poveretto in attesa di giudizio. Le labbra esangui piegate in un piccolo gelido sorriso.

    «Pur ammettendo tu non sia complice, sapevi che quel cervo era stato cacciato illegalmente. E hai comunque deciso di appropriarti di qualcosa che non era tuo.»

    «Non credevo- pensavo che- ho pensato fosse stato un dono degli Dèi!!» esclamò, cercando di giustificarsi. Lo sconcerto e disperazione chiaro sul suo volto.

    «Avresti dovuto denunciare il fatto, non approfittarne.»

    Il Lord si alzò dallo scranno e, indicando la mano menomata del giovane con cenno del capo, estrasse il pugnale.

    «Pagherai la tua avidità con il resto delle dita.»

    Al Nord colui che emetteva la sentenza era chiamato a eseguirla.


    Parole: 1385/600

    Tratto: Studioso lv2
    Ricompense: 5 punti esperienza, Legge 2, Affinità generale +5
  14. .
    Parlato Vidya
    Parlato Roose


    png
      Forte Terrore · 274AA
    Aveva nevicato nella notte.

    Ogni cosa era avvolta in un quieto candore, persino gli affilati spigoli del Forte erano scomparsi, smussati da piccoli soffici accumuli di neve.

    Vidya mosse un titubante passo in avanti, e, facendosi coraggio, guardò in alto.

    La gabbia era sospesa in aria, agganciata a una catena pendente da un palo che sporgeva dal muro. Al suo interno, costretta in quell'angusto spazio, vi era una figura.

    Un uomo.

    Con gli arti tesi in palese richiamo allo stemma di Casa Bolton, stringeva le barre di ferro che lo cingevano, le nodose dita contratte in una morsa ormai priva di reale forza. Le unghie lunghe e annerite, alcune sinistramente mancanti. Le ossa protrundevano visibilmente, in maniera quasi innaturale, dai pochi stracci che a malapena ancora lo coprivano. Il volto tumefatto, quasi del tutto nascosto dai capelli sudici e coperti di ghiaccio, era scavato, simile ad un teschio dotato di bulbi oculari.

    Era, pensò, come se una delle tavole presenti sui libri di anatomia del Maestro Tybald avesse preso corpo.

    «Aldred il Senzalegge.»

    «Cosa ha fatto?» chiese, lottando contro l'istinto di distogliere lo sguardo da quella macabra scena, conscia di avere quello di Roose puntato su di lei. "Sei abbastanza grande per poter vedere la Giustizia all'opera", le aveva detto quella mattina, e la piccola Lady era determinata a mostrarsi all’altezza.

    «Era un brigante» spiegò il Lord, la soddisfazione di averlo catturato chiara nella sua voce, quanto il tono canzonatorio utilizzato nel pronunciarne il soprannome. «Con il suo gruppo di masnadieri aggrediva i mercanti e i viandanti di passaggio nei nostri territori e seminava il terrore nei villaggi da una sponda all’altra dell’Acqua Piangente.»

    A vederlo, in quel momento, non le appariva affatto minaccioso. Le labbra riarse dalla sete erano socchiuse mollemente, la pelle livida e bruciata dal freddo incrostata di sporcizia e sangue nero, mentre gli occhi sbarrati erano rivolti più all’Oltre che al presente. L’unica indicazione fosse ancora vivo il costante, seppur lento e quasi impercettibile, sollevarsi del petto.

    «Adesso è un monito per tutti coloro che pensano di essere al di sopra della Legge del Re e di poter agire impuniti nei domini dell’Uomo Scuoiato.»

    «Perché l’ingabbiamento?»

    In passato erano stati condannati altri briganti, ma Vidya non ricordava di averli visti subire quel trattamento, anzi, a memoria, non ricordava di avere visto nessuno finire tra quelle sbarre.

    «La pena prevista per i fuorilegge dal nostro ordinamento giuridico è l'impiccagione, ma quest’uomo si è macchiato di molti altri … disdicevoli crimini, tra cui violenze e omicidi, che hanno reso necessaria una punizione esemplare.»

    Non era difficile immaginare come gli strazianti lamenti, che da giorni tenevano svegli gli sfortunati che abitavano nei pressi della gabbia, uniti al brutale decadimento del suo corpo fossero un messaggio più potente di ogni imposizione o minaccia verbale. Anche l'ubicazione, realizzò, non era casuale. Chiunque, come loro, fosse diretto nella sala delle udienze sarebbe stato difatti costretto a passarvi accanto, assistendo al lento supplizio del malcapitato.

    «Un feudo è stabile fintantoché al suo interno siano assicurate sicurezza e pacifica convivenza. E non ci può essere ordine e protezione senza la Legge.» Roose smise di parlare e attese che la piccola alzasse gli occhi su di lui. «Sai cosa sono le norme giuridiche?»

    Vidya annuì.

    Il Maestro Tybald l’aveva preparata in vista del suo primo giorno da auditrice alle udienze, introducendola al concetto di diritto e delle sue norme.

    Devi pensare all’ordinamento giuridico come ad un castello”, le aveva spiegato pazientemente, cercando di semplificare il più possibile quelle nozioni. “Le leggi, i regolamenti e consuetudini che lo compongono sono le sue mura e le norme giuridiche i singoli mattoni.

    La tenuta e solidità della costruzione dipendeva da ogni singolo di questi elementi: “un muro se privato di uno o più mattoni diventa debole e di conseguenza la stabilità dell’intera struttura è in pericolo."

    «Sono regole di condotta, stabilite per convenzione, consuetudine o imposte d’autorità, che hanno il fine di regolare e disciplinare i rapporti tra i soggetti all'interno del Regno, ordinando i comportamenti da tenere e vietandone altri» recitò diligentemente, le manine guantate che si torcevano nervose in grembo.

    Si differenziavano, aveva appreso, dalle altre norme sociali - come quelle di buona educazione, morali e religiose - per la loro natura coercitiva. ”Tutte le norme sono importanti e la loro osservanza facilita il vivere assieme, ma le norme giuridiche sono imposte dall’autorità e dunque coattive.

    «Coloro che non le osservano incorrono in pene e sanzioni.» Provvedimenti che, a seconda della natura e gravità del reato, potevano consistere in sanzioni pecuniarie o detentive e, in molti casi, poteva portare a pene corporali o persino alla Barriera e alla condanna a morte.

    «Giusto. Ed è dovere dei Lord, in nome del Re, accertarsi che queste vengano rispettate.»

    Roose rivolse un'ultima occhiata al brigante, il volto chiuso in un’espressione impenetrabile, quindi, posandole una mano sulla spalla, la invitò a riprendere il cammino. Dietro di loro il sinistro cigolio della catena che sosteneva la gabbia sembrò farsi più acuto, come se fosse stata smossa con violenza o qualcosa si stesse agitando con forza al suo interno. Nessuna voce però la raggiunse. Né vento stava spirando. Tenne gli occhi fissi davanti a sé, cacciando dalla sua mente l’immagine dell’uomo che si dimenava in muto dolore e quella di un corvo pronto a banchettare, e, stringendosi nel piccolo mantello, tornò a prestare attenzione al fratello.

    «…Un tempo ogni regione aveva le proprie leggi e consuetudini» stava dicendo, lo spiazzo e l'orribile scena sempre più lontana da loro. «Oggi abbiamo i Libri della Legge. Una serie di volumi risultato del lungo e puntiglioso lavoro di raccolta, codifica, organizzazione e riforma di tutte le leggi vigenti nei Sette Regni voluto da Re Jaehaerys I, con l’ausilio di alcuni membri del suo Concilio Ristretto e di sua moglie la Regina Alysanne, al fine di creare un codice unico, la cosidetta Legge Del Re, e, al tempo stesso, liberarsi della mole di contraddittori precedenti che si erano creati negli anni.»

    Un modo per stabilire delle linee guida valenti in tutte le regioni senza alcuna differenza e, supponeva, andare a rafforzare in un regno, allora ancora giovane, il concetto di unione e appartenenza.

    «Attraverso le Leggi di Alysanne, ad esempio, furono aboliti antichi costumi… » Il Lord fece una pausa, le labbra piegate in una piccola smorfia d'irritazione, «… e nuove tutele furono stabilite con la Legge Vedovile…»

    Una reazione, quella del fratello, quasi involontaria ogni qual volta il nome della Buona Regina saltava fuori in una conversazione. Un'avversione del tutto incomprensibile agli occhi di Vidya che, al contrario, nutriva per la sua figura una profonda ammirazione. Una donna influente e preparata, amata dal popolo e stimata quanto discussa dai suoi contemporanei e successori. Una donna che aveva lasciato un segno nella storia dei Sette Regni. Ma ciò che più aveva colpito la giovane di Forte Terrore era stato scoprire come la Regina, durante la sua permanenza a Vecchia Città, avesse avuto accesso alla grande libreria della Cittadella, ove era rimasta per ben tre giorni a consultare tomi e rotoli, e che le fu concesso di assistere a diverse lezioni degli Arcimaestri. Si narrava avesse persino chiesto al Conclave di considerare l'ammissione delle donne all'Ordine dei Maestri. Una richiesta che, purtroppo, era rimasta evidentemente inascoltata.

    «… Altre furono mantenute ed implementate nel Codice come, ad esempio, la ‘regola del sei’ e ‘la regola del pollice’ volute dalla Regina Rhaenys Targaryen e le leggi promulgate da Re Maegor I per contrastare il Credo Militante. O, ancora, La Pace del Re.»

    «La Pace del Re?» domandò, curiosa. Il Maestro l’aveva citata durante la sua lezione come esempio di una delle prime leggi “in cui si regolamentavano i rapporti tra Lord e tra i Lord e il Re”, ma non ne aveva approfondito il contenuto.

    «Una legge cardine dei Sette Regni promulgata da Aegon il Conquistatore poco dopo l’unificazione. Proibisce l’uso della guerra come metodo di risoluzione dei conflitti tra Lord» le rispose, mentre varcavano uno degli ingressi secondari del Forte. «E impone che, all’insorgere di dispute e contese tra Vassalli, queste vengano portate al giudizio del loro Lord Maggiore; se, invece, lo scontro è tra due Lord Maggiori la legge stabilisce spetti alla Corona pronunciarsi. I nobili che levano le proprie armi senza il benestare del Re sono considerati ribelli e traditori della Corona.»

    In pratica, rifletté tra sé e sé la piccola, veniva posta una briglia al riottoso spirito dei Lord, stabilita una sorta di gerarchia del giudizio e ribadita l'autorità assoluta del sovrano.

    «Con il trascorrere degli anni e il susseguirsi di Re sul Trono di Spade» riprese, guidandola a gran passo attraverso i bui corridoi, «i Libri della Legge sono stati - e continuano ad essere - riformati e integrati da nuovi editti, decreti e pronunciamenti.»

    Man mano che si avvicinavano alla sala adibita alle udienze le voci al suo interno si facevano più chiare. L'indistinto brusio era passo dopo passo divenuto un animato discutere.

    «È basandoci su questo ordinamento che noi Lord amministriamo la giustizia nei nostri domini e, nei suoi limiti, applichiamo il potere legislativo a noi concesso.»

    Giunti infine dinanzi alla porta Roose si fermò.

    «Ed è qui che questo potere si esprime.»


    Parole: 1544/600

    Tratto: Studioso lv2
    Ricompense: 5 punti esperienza, Legge 1, Affinità generale +5
  15. .
    png
      Città delle Tombe · Stanze di Josephine · 30 gennaio 286AA
    Oltre i serrati scuri la pioggia continuava a cadere, riempiendo con il suo costante mormorio i silenzi tra lei e Lady Josephine. Ora fine e leggera, ora tamburellante e irruenta. Sembrava quasi seguire il ritmo della conversazione all'interno della stanza, duettando - e a volte duellando - con il sussurrante ruggito delle fiamme del focolare.

    Era proprio il fuoco, in quel momento, ad avere voce. Crepitava alto, il suo fulgore riflesso nelle chiare e liquide iridi della Mallister e la sua furia contenuta nel di lei piglio fiero e autoritario.

    "Prove circostanziali… a cui voi, Lady Vidya, credete?"


    Non reagì al tono utilizzato nei suoi confronti, cosciente della ridda di emozioni che stavano agitando e turbando il provato e sensibile spirito dell’altra nobildonna. Una reazione comprensibile data la situazione, ben più dignitosa e controllata - simile nell'atteggiamento nobile e orgoglioso all'Aquila che fregiava i viola stendardi del suo Casato - di quella che molti altri avrebbero avuto se fossero stati nei suoi panni.

    Vidya aveva varcato la soglia di quella stanza brandendo figurativamente un pugnale. La lama composta non d’acciaio, ma di accuse. E questo, ora, era affondato nel petto della giovane Aquila. Ferita al centro del suo essere, la sua rettitudine e la sua granitica fede nel Vero Credo messa in discussione.

    "Dentro di voi… alberga anche solo il minimo sospetto che io, donna pia e timorata di Dio, possa essere corrotta dai mefitici miasmi dell’Eresia?"


    Schiuse le labbra per risponderle e tentare di lenire quella sofferenza, assicurandole che, no, il sospetto non l'aveva mai sfiorata, ma si fermò. Sarebbe stata una bugia. Al tempo stesso, però, la verità avrebbe potuto arrecarle un ulteriore dispiacere. Esitò, occhieggiando gli arazzi a disagio, e per un istante le parve quasi di percepire gli sguardi di tessuto delle figure ritratte stringersi su di lei, giudicanti. «Mi sono posta delle domande, sì.» Disse infine, riportando la sua attenzione sulla giovane. Il dubbio aveva provato ad attecchire, cercando qualche crepa e pertugio nel loro rapporto ove affondare le sue velenose radici. «Ho valutato la possibilità di poter essere stata ingannata.» Ammise, sincera. Un’opzione che aveva rifiutato con forza. Se per convinzione, o perché la prospettiva di venire delusa e tradita nuovamente da qualcuno a cui si stava legando le era insostenibile, non avrebbe saputo dirlo. «Mi sono chiesta se, per amore della vostra famiglia, aveste potuto tacere delle informazioni.» Continuò, alzando il mento con fare di sfida. Poteva forse biasimarla, dopo quanto avevano visto a Piazza di Torrhen, per aver intrattenuto l'idea che a Seagard fosse accaduto qualcosa di simile? Poteva Lady Josephine asserire senza dubbio alcuno che la follia Illyriana non avesse trovato modo di insinuarsi nell’argenteo nido di Capo delle Aquile e corrompere, se non un membro della sua stessa famiglia, qualcuno della sua corte? «Scenari che, vista la mia posizione, avevo il dovere di considerare.» La Mallister avrebbe dovuto, a quel punto, dopo tutto quello che avevano vissuto assieme, aver compreso il suo modo di ragionare e quanto la sua mente fosse freddamente analitica. «Ma questi non sono mai riusciti a fare realmente breccia nella mia fiducia in voi.» Era la verità. Nonostante il tutto fosse avvenuto nel momento in cui più si erano sentite lontane l’una dall’altra, con la comunicazione tra loro incrinata e interrotta, l’acerbo legame era stato scudo sufficiente a respingere le spire del dubbio.

    L’essere lì, seduta al suo fianco a quel tavolino, con il calice del vino che aveva sorseggiato senza alcun timore. Il suo trattarla da alleata e non da nemica, seppur costretta a muoversi entro un recinto delineato dal sospetto e dalle illazioni pendenti sulla sua testa...

    Vi era forse dimostrazione più grande di cosa pensasse delle voci che la riguardavano?

    "Con la stessa franchezza e verità che ci siamo promesse… temo che Lord Dustin desideri esercitare un autorità che non detiene. In assenza di Lord Caleb Stark …Non riconoscerò altre autorità se non quella di Lady Madre Stark! ..."


    Inizialmente tacque, impossibilitata a negare un timore che lei stessa nutriva. Il Dustin non aveva nascosto il proprio profondo scetticismo riguardo la scelta dello Stark di annettere Seagard e accogliere i Mallister nel branco, due realtà considerate troppo diverse per potersi davvero amalgamare. E i fatti, con gli scontri che stavano agitando il confine e le preoccupanti voci sulla Casata dell’Aquila Argentea, sembravano dargli ragione. Il pericolo che, nella convinzione di poter sistemare le cose, potesse trovarsi a sconfinare oltre le proprie competenze, andava considerato. Lo stesso Lord Flint scalpitava, deciso a prendere la situazione in mano, l’azione di Grande Inverno ai suoi occhi troppo lenta e insufficiente. In generale, le ultime politiche del Giovane Lupo erano state divisive e la sua assenza non aiutava a placare la sensazione di essere senza una guida, aggravando gli strappi di una regione già provata da anni di guerre ed ora sconvolta da disordini interni e dal dilagare di una nuova pericolosa piaga. La Lady Madre era ammirata e rispettata da tutti, ma la tracotanza con cui gli uomini tendevano a reagire, quando si trattava di prendere ordini da delle donne e fidarsi di esse in ambiti diversi da quelli muliebri, non risparmiava neanche lei che aveva più e più volte provato la propria capacità di governo e fortezza di giudizio.

    «Esiste una gerarchia e faremo in modo che questa venga rispettata» ribatté, poi, seria. C’era una ragione per la quale aveva insistito affinché la Lady Elysa Flint-Stark fosse messa ufficialmente al corrente. La natura e lo scopo dell’incontro, così come ruoli e poteri in campo, non avrebbero potuto essere alterati per dare spazio ad aspirazioni di alcun tipo - a meno di non voler apertamente sfidare l’autorità del Metalupo.

    "…Ma comprendo il pericolo per i pellegrini e noi stesse, ed assicurerò massima collaborazione finché non verrà lesa la dignità e libertà di nessuno!..."


    «Ero certa di poter contare sulla vostra ragionevolezza» disse, annuendo con approvazione. Più del persuaderla a collaborare, e formalmente sospendere il pellegrinaggio, difatti, le premeva che l’altra ne comprendesse e condividesse convintamente le ragioni. Fu lieta nel vedere come, superato lo smarrimento del primo momento, la fanciulla di Seagard non avesse avuto problemi a riconoscere le priorità, pur rimanendo salda nel suo rifiutare ordini da altri che non fossero la Lady Madre.



    "Sono stata ingiusta ed imperiosa con voi, Lady Vidya. Temo che il Nord non mi abbia insegnato nulla… o almeno non abbastanza. "


    Scosse la testa. Apprezzava le scuse, riconosceva però di avere lei stessa spigoli nel carattere da dover levigare. «Abbiamo entrambe ancora molto da imparare.»

    "Scriverò al mio nobile padre. "


    Tutta la tensione con cui aveva atteso la risposta si sciolse in un sorriso colmo di sollievo. «Ve ne sono grata, Lady Josephine.» Senza di lei portare l’orgoglioso Lord Jason Mallister a prendere parte a quel confronto sarebbe stato impossibile. Adesso avevano, se non la certezza assoluta, una possibilità in più. «Il Nord ha acquisito una preziosa risorsa con voi.» C’era bisogno di Lady che avessero una visione e la capacità di ragionare e agire considerando un disegno più ampio.


    L'onta di vedere il buon nome della propria famiglia gettato nel fango a causa di ignoranza, pregiudizio o meri giochi di potere che fosse, l'aveva segnata, lasciandole una cicatrice profonda che rifiutava di scomparire. Non era stato facile per Vidya aprirsi e condividere quella storia, ma capì di averlo fatto con la persona giusta.

    "L’angoscia logora l’animo innocente e l’incertezza paralizza anche i più coraggiosi. "


    Un piccolo mesto sorriso le curvó le labbra, si riconosceva dolorosamente in quelle parole.

    E mentre le gocce di pioggia all’esterno picchiettavano lievi contro il legno e la pietra che le proteggevano, armonizzandosi con il quieto scoppiettare delle fiamme, guardò l'altra nobildonna avvicinarsi a lei. Diffidente sulle prime - gli anni di solitudine e le delusioni marchiate nel suo giovane animo - cercò l'inganno e falsa cortesia nello sguardo della Mallister o freddezza nella delicata e ferma presa delle sue mani, ma non vi trovò che comprensione e calore.

    Ricambiò la stretta, cancellando quei giorni di attrito e rinnovando quella promessa che avevano suggellato settimane prima nella Foresta del Lupo.



    Parole: 1213

    Sì, direi che si può considerare conclusa <3 metto a valutare
171 replies since 4/8/2017
.