Trap, deception or diplomacy?

Libera

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    Josephine Mallister Barrowlands - Città delle Tombe 30 Gennaio 286 Sera - Pioggia Alloggi ospiti - Stanze di Josephine


    ∼ Above the rest ∼


    I
    l malumore serpeggiava come ombre del tramonto tra le povere anime che avevano per lunghi giorni, ininterrottamente flagellati dalle piogge delle Barrowlands, seguito il sud per nobili intenti. Era la pace e la fratellanza ciò che i pellegrini chiedevano. Di quel corteo così animato e ricco di tradizioni, tanto da intonare inni agli Dei e canti ai Sette durante la marcia forzata, non era rimasto che cenere. Molte delle provviste erano state ridotte in cenere dai tuoni, lo spirito indomito dei fedeli messo a dura prova dalle intemperie delle colline più aspre e desolate del Nord ed erano nati dissidi. Perfino la ferrea volontà di Lady Josephine s’era affievolita non solo per gli umori altalenanti del corpo, che le provocavano fastidiose febbricole e ricorrenti accessi di tosse, ma anche per la malinconia in cui era precipitata quando s’era resa conto di non essere che un bersaglio. L’ardore della gioventù e l’ostinato orgoglio ereditato da Lord Jason Mallister s’erano infiammati quando di fronte a coloro che aveva attentato alla propria vita, aveva posto tra le mani una daga. Un gesto avventato, secondo i più assennati come la saggia e prudente Lady Vidya, ma carico di pathos e sincero cruccio per il disagio che agitava le popolazioni di confine. Ribelli Dustin o semplicemente briganti avevano provato a redimere la grande questione del Sud con il rapimento di “Lady Josephine Mallister, la Misericordiosa”, così era conosciuta tra i devoti per aver ricondotto grazie al sacro verbo dei Sette Divini il perduto Aldric. Il redento era stato accolto nel corteo di pace, insieme a tanti altri le cui azioni della Mallister avevano ispirato sincera devozione e sentito pentimento. Era rimasta impietrita di fronte alla possibilità di essere oggetto di desiderio da parte di fuorilegge, mossi dalla disperazione e disposti a tutto pur di sedare le rivolte di confine. I disordini si diffondevano come una macchia d’inchiostro su candida pergamena. Ogni tentativo di cancellarla non faceva altro che far scoppiare altri focolai. La questione Mallister-Flint andava risolta al più presto, ma l’Aquila non s’era mai sentita così impotente ed incapace.

    Sopraffatta dai sentimenti aveva rischiato di mettere in ridicolo se stessa e l’intera famiglia. Un atteggiamento che la stessa Septa Ysilla avrebbe condannato aspramente con meno tatto e premura di quella mostrata da Lady Bolton. S’era privata dell’algido piumaggio che spesso mostrava pur di rendersi ineffabile e sfuggente alla comune comprensione, per lasciarsi coinvolgere dai sentimenti che agitavano il profondo Nord. Caduta in un dignitoso e persistente mutismo, ignorando perfino le chiacchiere o gli scherzi delle devote ancelle che provavano a farle fiorire un sorriso sul pallido incarnato, aveva vissuto quelle ultime ore di viaggio all’ombra del tramonto in solitudine. Prigioniera dei suoi pensieri, nemmeno s’era accorta di essere ospite in una delle corti più accoglienti e graziose del Nord. Città delle Tombe sorgeva nel nulla, eppure fiore all’occhiello della dinastia Dustin e fedeli vassalli del Protettore del Nord. Le sembrava di aver udito i nitriti dei cavalli quando furono invitati a fermarsi sul porticato in quercia, scorto l’oro tra le trame del vessillo dei Dustin che pendevano fiere dalle alte torri in legno della fortezza e assaporato la salinità del pane per rompere il digiuno ed osservare il buoncostume dei locali. Poi una serie di interminabili rimostranze, cortesie e convenevoli. Di cui lei rimase in disparte, come discreta e timida osservatrice. L’incarnato del viso ed il sottile collo rimarcavano il contrasto con il tessuto dell’abito, nascondendo appena grazie alle devote ancelle i bordi della gonna ormai laceri e quasi lerci per il fango del viaggio. Sul viso calava un velo scuro, che lasciava intravedere appena i sottili e graziosi lineamenti di un viso che per quanto potesse apparire amico sarebbe stato estraneo, sempre.

    Era ciò che aveva compreso. Ricordava le apprensive suppliche di Lady Joanna Banefort, la premurosa ed accorta madre, che prima di lanciarla per il cammino verso Nord l’aveva messa in guardia sui feroci Lord del Nord, le spietate Lady consorti e l’ostilità di un popolo sempre affamato e malato. Nefaste immagini s’erano prefigurate in mente, rimanendo piacevolmente interdetta quando a Grande Inverno aveva incontrato nobili esempi di forza gentile. Mal sopportava ancora la vista dei mostruosi Alberi-Diga, soffriva di terribili dolori alle articolazioni per il gelo notturno e si sentiva nauseata a consumare la selvaggina poco cotta. Per non parlare poi degli arredamenti spartani e del pessimo gusto nella scelta delle stoffe e del pellame nel confezionamento di abiti e mantelli. Il Nord aveva lasciato traccia dentro di lei, ma anche ferite. Come ricacciata via dalle braccia di un capriccioso amante, così la giovane Aquila s’era sentita nell’apprendere che non tutti apprezzavano ciò che stava facendo per il Nord e per il conflitto sui confini. L’asprezza di Lord William Dustin fu appena percepita da Lady Josephine, e la premurosa accoglienza di Lady Barbrey era di magro confronto per lei. Si sentiva esausta, quasi febbricitante. Per questo accolse con benevolenza la mano della Lady per essere accompagnata negli alloggi per gli ospiti.

    Nei pressi della Torre sud-ovest, poco distante dagli alloggi dei Dustin, le era stato riservato un intero corridoio con stanze per sé e per la servitù. Ignorò, per via del malumore, i commenti inopportuni pregni d’entusiasmo di alcune ancelle. Molte avevano marciato per giorni dietro alla carrozza, al pari dei comuni pellegrini e della servitù, quindi con sincera indulgenza non le aveva richiamate all’ordine. Anzi dopo aver predisposto le pulizie della sua stanza, che era stata preparata a dovere con gli affetti e le biancherie conservate nei bauli con rametti di lavanda in fiore. Nonostante fosse ben oltre l’ora del crepuscolo, scelse di far arieggiare un po' le stanze prima di accendere i camini ed i candelabri. Carol, colei che s’era immolata per il pericoloso scambio con i banditi vestendo le sontuose vesti della Mallister, s’era guadagnata un posto d’onore tra la corte dell’Aquila assistendo la debole Lady Josephine nel suo malessere. La malinconia della mente aveva portato il tracollo del già provato e fragile corpo. Vinta da brividi e sentendo le guance scottare s’era rintanata nel giaciglio come un’infanta tra le braccia materne, facendo poi provenire dalle cucine del castello un leggero brodo ed un tozzo di pane all’avena. S’era rifiutata di svuotare completamente il piatto, che Carol le aveva gentilmente servito, e poi aveva predisposto di alimentare le braci ed avvicinare già un mattone che l’avrebbe tenuta al caldo per l’intera notte. La cabina per quanto potesse apparire comoda mostrava tutte le sue scomodità in un viaggio di lunga durata, oltre a dover condividere gli spazi con altri e non godere di un’opportuna riservatezza.

    Si sentiva debole, indifesa. Piccola al confronto del compito che le era stato affidato, forse inadeguata. Umiliata dalla risolutezza di Lady Vidya e risentita dai toni duri ed eccentrici dei Lord del Nord. Nel corso del cammino al Nord aveva incrociato così tante donne, per nulla remissive e ubbidienti come si confaceva ad una donna del suo alto lignaggio. Nessuno, in una corte del Sud, avrebbe mai richiesto la propria opinione. Eppure Lady Barbrey con forza ed un barlume d’insolenza aveva espresso la sua, interrompendo perfino la favella di in Lord. Forse le donne del Nord era davvero selvagge come diceva sua madre, o semplicemente più coraggiose di quanto sarebbe stata in vita sua.

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    Parole: 1211

    Libera tra Lady Josephine Mallister e Lady Vidya ambientata subito dopo l’arrivo a Città delle Tombe, poco dopo il colloquio tra la Bolton e Lord Dustin.

    Giustifico l’assenza della mia PG dalle vicende della scorsa Quest per un malore. Il viaggio l’ha fortemente debilitata ed il malumore che si porta dietro non migliora lo stato di salute. Preferisce dunque subito dopo l’arrivo a Città delle Tombe ritirarsi nei suoi alloggi per cenare privatamente e riposare.

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      Città delle Tombe · Alloggi ospiti - Stanze di Josephine · 30 gennaio 286AA
    Vidya accostò il pugno alla porta, ma indugiò, le pallide nocche ferme ad un respiro dal legno.

    Il corridoio alle sue spalle era immerso nella calda penombra delle fiaccole. L'indistinto mormorio proveniente dalle stanze assegnate al loro seguito e l’occasionale rumore di passi frettolosi lungo le scale dei servitori erano attutiti dalla distanza e dal costante sordo scroscio della pioggia all’esterno. Un’immobile e serena quiete, quella che la circondava, che strideva con il clamore dei suoi pensieri e le contrastanti emozioni che la scuotevano da quando aveva lasciato lo studio del Lord.

    Si era presa del tempo prima di recarsi da Lady Josephine, utilizzando il pretesto di aver bisogno di ritirarsi nelle sue stanze e rassettarsi dopo il lungo e spossante viaggio, per cercare di mettere in ordine le idee e trovare le parole adatte con cui affrontare quegli inaspettati e spinosi sviluppi. Ma, per quanto potesse tentare, aveva infine concluso, non esisteva modo di addolcire il colpo che sarebbe andata ad infliggere, nè maniera per lenire la sgradevole e amara sensazione di essere colei che avrebbe -figurativamente- spinto la Giovane Aquila in gabbia.

    Nessuna reale alternativa. Nessuna trattativa possibile od obiezione in grado di poter cambiare quanto stabilito. Avrebbe, difatti, comunicato alla Mallister quella che era a tutti gli effetti una decisione già presa.

    La consapevolezza che fosse l’unica strada realmente percorribile, affinché ci fosse una risoluzione pacifica, e di star facendo ciò che era meglio per tutti, in primis per la nobildonna di Seagard e la sua sicurezza, non le dava alcun conforto.

    Il peso di tale responsabilità e il disagio che provava sembravano essersi concentrati nella sua mano, bloccandola e impedendole di portare a compimento quel gesto tanto semplice. Strinse e rilassò le dita, per scaricare la tensione accumulata, e si costrinse a riscuotersi.

    Non poteva rimandare ancora a lungo. Ordini e disposizioni attendevano di essere impartiti.

    Trasse un sospiro e, cancellando dal suo volto ogni minima traccia di incertezza e turbamento, bussò. Un picchiare leggero, in modo da non allarmare l’altra nobildonna, ma abbastanza deciso da indicare l’urgenza della visita. Indi rimase in silenzio, in attesa, tendendo l’orecchio per captare eventuali rumori o voci dall’interno.

    «Lady Josephine,» esordì, una volta varcata la soglia, accompagnata dall'aria fresca del corridoio. Come se portasse con sé il freddo del Nord. «Spero di non aver disturbato il vostro riposo e che vi sentiate meglio.»

    Il dolce e legnoso odore dei ceppi che, pigri, si consumavano nel camino si mescolava al fresco e delicato profumo della lavanda e delle fragranze del Sud, permeando l’atmosfera di note familiari ma al tempo stesso estranee. La camera non era molto diversa da quella che i Dustin le avevano riservato nell’ala opposta del palazzo. Semplice ma confortevole, con degli spessi pannelli in legno a ricoprire le pareti vestite da drappi ed arazzi. Un arredamento raffinato e curato, ben più simile allo stile delle corti del meridione che alla grigia sobrietà e spartano rigore a cui si era abituati oltre l'Incollatura.

    Prese nota del piatto abbandonato sul tavolino, il brodo in esso ancora contenuto non piú fumante, e del febbrile rossore che soffondeva le pallide gote della nobile fanciulla davanti a lei. Appariva fragile. Il suo sguardo, solitamente fiero e vibrante, velato da una cupa malinconia. Più volte - invano- l’aveva messa in guardia dal pericolo di mettere alla prova il proprio corpo e sfidare le temperature delle terre del Metalupo. Ed ora, constatò, quell'ostinata incoscienza le stava presentando il conto.

    «Perdonatemi se giungo non annunciata,» disse, appressandosi alla giovane. La sua figura, elegante e misurata, avanzò con solenne rigore della postura. Il perlaceo candore dell’incarnato messo in risalto dalle tremanti fiamme delle candele ancora accese. «Dopo quanto accaduto nelle Terre delle Tombe la mia presenza può non esservi gradita.» Accennò un piccolo sorriso a labbra strette. Il filo di muta comprensione intrecciato tra di loro si era, se non spezzato, quantomeno allentato bruscamente. Una distanza che Vidya aveva percepito aumentare ad ogni nuovo silenzio e con il ritorno di una certa distaccata e fredda cortesia nelle loro conversazioni, ormai ridotte all'essenziale. «Ma ci sono importanti questioni di cui dobbiamo discutere.»

    Le fredde iridi si spostarono dunque sull’ancella. «In privato.»

    Carol si era dimostrata coraggiosa e fidata, ma l'argomento era troppo delicato. Meno persone sarebbero state a conoscenza dei dettagli di quanto avrebbero discusso, più sicuro sarebbe stato per tutti. Bastava poco per infiammare gli animi.

    «Circolano preoccupanti voci» spiegò, quando furono rimaste sole. Scelse di andare dritta al punto, seppur con prudenza. La voce tenuta bassa, in modo che la conversazione rimanesse al sicuro da orecchi indiscreti, ma chiara. «Sono emersi elementi e testimonianze che gettano un’ombra sul ruolo e le responsabilità, riguardo gli assalti che imperversano nei territori a confine, della vostra famiglia.» Fece una breve pausa per darle il tempo di comprendere le implicazioni di quanto le stava dicendo. «Voi compresa.»

    Una parte di Vidya rifiutava l’idea di essere stata ingannata e di essersi sbagliata sul conto dell'altra, tuttavia quello del dubbio era un potere subdolo e sottile, capace di trovare punti deboli nelle certezze e insinuarsi in ogni piccola crepa. Forse, si era ritrovata a pensare, il fervore della Mallister per i Sette non era che una maschera. Chi meglio di lei infondo sapeva come fosse facile fingere e dissimulare? Quante volte aveva ostentato totale devozione mentre il suo animo era muto e arido verso gli Antichi? Quante parole pronunciate con convinzione non le erano appartenute minimamente? O, forse, la colpa di Josephine non era altro che l'essere una pedina ed ignorare i veri piani del Lord suo padre - o tacerli per amore e senso di fedeltà verso il proprio Casato. Avrebbe davvero potuto biasimarla per questo?

    «Ho perorato la vostra causa senza remore.» Ad onta del rischio di venire trascinata in quella spirale del sospetto, aveva sottolineato con fermezza l’importanza di verificare quelle illazioni prima di saltare a pericolose conclusioni o, peggio ancora, agire in modo avventato, basandosi su di queste. Uno scrupolo, pensò con contrarietà, che pochi avevano avuto quando sul banco degli accusati era stato fatto salire l’Uomo Scuoiato. «Ciononostante la fiducia che io nutro nei vostri confronti, capirete, non è sufficiente a placare i sospetti altrui.»

    Se la Bolton sentiva di potersi esporre a favore dell’innocenza della Mallister, lo stesso non poteva dirsi del resto della sua famiglia. Trovava assurdo e improbabile lo scenario che vedeva il Signore di Seagard mettere a repentaglio, in modo tanto maldestro, il vantaggioso accordo stretto con gli Stark, rischiando così la rovina del proprio nome. Ma, dati i precedenti e la possibilità che il fanatismo potesse aver annebbiato ogni giudizio, non poteva a priori escluderlo del tutto. Avevano bisogno di risposte concrete da opporre alle accuse.

    «Per scongiurare il degenerare della situazione e che le accuse si trasformino in una levata d’armi, io e Lord Dustin, abbiamo pensato di favorire un approccio più diplomatico, organizzando qui a Città delle Tombe un … incontro chiarificatore Mallister-Flint.»

    Pronunciò quelle parole con cautela, tenendo lo sguardo fisso in quello della giovane Lady, tanto per mostrare la propria buona fede quanto per studiarne attentamente le reazioni.

    «Pertanto è stato deciso di sospendere il pellegrinaggio. Rimarremo qui, ospiti di Lord e Lady Dustin, fino al giorno del vertice.»



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    Josephine Mallister Barrowlands - Città delle Tombe 30 Gennaio 286 Sera - Pioggia Alloggi ospiti - Stanze di Josephine


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    l debole tremolio delle candele rischiaravano le ombre della stanza. Le devote ancelle ravvivavano con devozione il fuoco per riscaldare gli alloggi della Mallister. La leggera pioggia colpiva con insistenza i vetri delle finestre, sigillate da paglia e drappi per impedire al gelo di penetrare oltre la pietra e la quercia. Nonostante si trovasse in una corte del Nord, gli alloggi compiacevano il gusto della fanciulla di Seagard, molto areati ed accoglienti rispetto alle gelide ed austere corti di Grande Inverno o Piazza di Torrhen. Diversi candelabri in argento erano stati ravvivati per dissipare ogni ombra ed in un angolino dell’anticamera, che tramite ampie porte in legno si accedeva alle stanze private della Mallister, era stato allestito un altare in onore dei Sette Dei. Chiunque avesse varcato le porte, si sarebbe reso conto fin da subito che quel luogo era stato sconsacrato dagli Antichi Dei per poterlo offrire alla Nuova Fede. Un gesto discreto, visto che Lady Josephine osservava con fredda cortesia e rispetto le usanze dei locali, ma una necessità per ricevere una dolce carezza dal proprio Credo e dai caldi lidi da cui proveniva. Un modo per rispettare il volere materno, della saggia e prudente Lady Joanna Banefort, e per onorare se stessa e chi aveva scelto di seguirla. Arazzi e tendaggi, provenienti dai bauli della Mallister, impreziosivano le pareti in quercia con scene evocative della Stella a Sette Punte. Una copia dell’antico testo non poteva mancare sul comodino in mogano della nobildonna, consultandolo con sagacia e devozione prima di interrompere il digiuno ed in onore dell’alba o del vespro.

    Cullata dalle attenzioni delle ancelle e rassicurata dai mosaici in tessuto che pendevano dalle mura, con scene così care che la tenevano compagnia nei momenti più bui del pellegrinaggio, Lady Josephine trovava finalmente ristoro. Interrotto il digiuno con un leggero pasto, aveva preferito non svuotare l’intero piatto per non eccedere e rischiare di restarne nauseata. I cuochi del castello erano stati troppo generosi con la sapidità, costringendola ad assumere più di un mezzo bicchiere di vino per spezzare la sete. S’era dilettata, proprio come una infanta, a raccogliere le briciole di pane raffermo che s’erano posate sulla veste, coperta da un fazzoletto finemente ricamato dalle ancelle per proteggere il pregiato capo da ogni macchia. Afferrato il tessuto aveva tastato gli angoli della bocca, sollevando appena la mano per ringraziare la devota e fedele Carol che con premura si occupava di lei. Le sembrava d’essere regredita ad uno stato larvale, combattendo il proprio malessere, ferita nell’orgoglio dopo che il popolo del Nord le aveva rammentato nel peggior modo possibile che un Aquila non sarebbe mai mutata in un Lupo. Con orgoglio si sforzava a ricacciare l’acre retrogusto della delusione giù per lo stomaco e restare seduta al letto con dignità e mestizia in attesa dell’arrivo della nuova alba. S’era dichiarata indisposta per non esser coinvolta in cene o banchetti, ritenendosi troppo stanca per il viaggio e celando il cattivo umore che le faceva compagnia da qualche giorno. Non era stata loquace, forse nemmeno troppo entusiasta con i Lord e la Lady di Barrowton ma senza dubbio era stata rispettosa nei loro confronti coprendosi d’algida cortesia nell’essere accompagnata nei suoi alloggi. Un sicuro nido dove riposare.

    L’improvviso bussare, lento ma deciso, fece sussultare l’ancella e perfino la nobildonna di Seagard. Pensava di essere stata abbastanza chiara con la sua corte e convincente con quella dei Dustin che avesse bisogno di riposo. Se qualcuno bussava alla propria porta significava che si trattava di una comunicazione urgente, forse notizie dai confini o addirittura da Grande Inverno. Dubitava che suo padre, Lord Jason Mallister, si fosse interessato alle vicende della figlia, visto che alla partenza s’era mostrato abbastanza sfiduciato e freddo. Un gentile concessione all’amata moglie, che era riuscito a convincerlo a sfruttare le grazie e le doti della secondogenita per la ricerca di alleati al Nord. - … - Rimase in silenzio mentre con un cenno del capo ordinò alle ancelle di accedere all’anticamera. Era premura di Carol, in fretta e furia, rendere la nobildonna presentabile. Negare una visita, forse di un Dustin, era come oltraggiarli in casa propria. Una scortesia che non poteva commettere, anche se interrompere il riposo di una Lady era altrettanto sinonimo di scortesia. Quante altre volte il Nord l’avrebbe ferita? Grevi e vili banditi avevano provato a rapirla, pur di mettere a tacere i disordini sui villaggi di confine. Una incursione di un Nord nelle sue stanze era cosa di poco conto, che poteva affrontare con algida cortesia e sfrontata ritrosia.

    Era difficile stabilire dove finisse il candore del tessuto ed iniziasse quello dell’incarnato. Il malessere di cui era vittima, che sembrava già superato dopo poche ore di riposo, ravvivava ancora di più il pallore della pelle. Un leggero tessuto copriva le beltà della nobildonna, senza badare troppo a celare il collo e le linee del seno e fermandosi appena sopra alle caviglie. Si trattava di una vestaglia da notte, molto comune tra le nobildonne del Sud e probabilmente usata anche da alcune del Nord, ma di un tessuto talmente pregiato che ben pochi potevano permettersi. Era la seta ad accarezzare il morbido corpo della nobildonna di Seagard. Si muoveva come schiuma marina, brillando alla penombra delle candele. Carol si adoperò per impreziosire le fattezze della Lady con gioielli e cinture in diamanti. Un coprispalle in piume di fenicottero, un uccello pregiato che solo pochi Lord avevano l’onore di allevare nei propri parchi, e che le sarte più capaci riuscivano ad unire agli abiti. Accompagnata ad un tavolino, lì dove trascorreva del tempo con le ancelle a giocare a carte o a ricamare, le fu gettato sulle spalle anche una pelliccia d’alce meno raffinata ma molto più calda di qualsiasi altro abito che aveva nel baule. La chioma ramata sciolta, senza alcuna costrizione, era l’unica pecca nell’abbigliamento. Eppure in conformità al buongusto e al buonsenso, in quanto alle vergini era concesso di mostrarsi con i capelli sciolti e non imbrigliati in retine o legati alla nuca come le più rispettabili delle Lady. Rimase lì in attesa. Austera, rigida e seriosa attendeva l’ospite.

    L’incursione di una donna nelle stanze private le fecero tirare un sospiro di sollievo. Non desiderava essere oltremodo oltraggiata dall’arrivo di un uomo, anche se Lord, nelle sue stanze dopo il tramonto. Era vietato disturbare il riposo di una nobildonna e ritenuto inappropriato che un uomo possa insinuarsi nelle camere di una vergine nelle terre del meridione. Sollevata ma non rasserenata. L’arrivo di Lady Vidya la irrigidì più del previsto sulla sedia. Schiena dritta, collo lungo e sottile che emergeva dalla pelle d’alce e mani conserte sul giovane grembo. Sciolse l’algida cortesia con un debole sorriso. - Lady Vidya, accomodatevi. - Indicò con un cenno del capo ramato la sedia proprio accanto alla sua. Il tavolo era così vicino ai ceppi lambiti dal fuoco tanto da tenerle al caldo fino a quando lo desideravano. Carol aveva appena rifornito il camino di nuovi ceppi per esser sicura di arrivare al mattino senza far soffocare il fuoco o spegnere le braci. - Sarete sempre… - Tergiversò, chiedendosi davvero se fidarsi della sorella del freddo e spietato Lord Roose Bolton. Eppure entrambe avevano giurato sui propri Dei. In qualche modo quel pellegrinare tra le fredde ed inospitali lande del Nord le aveva unite, almeno fino alle Barrowlands. - … una gradita ospite. - Al risuono di simili parole sul tavolo comparvero, grazie all’instancabile Carol, biscotti al profumo d’agrume ed uvetta passa candita oltre che ad un brocca di vino. I calici si riempirono, annuendo appena all’ancella quando ricoprì il bordo del calice in cristallo di melassa. Un modo per speziare l’aspro sapore del vino del Nord, mal fermentato e prodotto d’acini poco succosi per lo scarso raccolto. - Provate, non ve ne pentirete. - Muto assenso al minimo accenno della Bolton di poter assaporare una sfumatura diversa del vino che era solita consumare nei banchetti.

    Sorvolò sulle reali costatazioni, che forse portavano un barlume d’amarezza anche nell’animo della Bolton, su quanto si sentisse ormai distante da lei. Fredda cortesia e discussioni ridotte all’osso, dopo gli eventi che avevano turbato l’equilibrio tra la Lady del Nord e la Lady del Sud. Un silenzio, forse punitivo, che non stava giovando nemmeno alla stessa Mallister in quanto si sentiva ancora più sola dalla partenza da Grande Inverno. L’amara delusione per il suo comportamento l’aveva allontanata da Lady Vidya, temendo di ricoprirsi di ridicolo e compiere l’ennesimo passo falso. Un modo per tutelare e per tutelarsi. Gli uomini del Nord avevano mostrato scortesia nei suoi confronti, mettendola perfino in pericolo. Era difficile distinguere gli amici dai nemici, o meglio gli alleati dai finti alleati. L’ombra del sospetto serpeggiava ormai da giorni ed i mormorii s’acuivano con la sfrontata capacità e muta ribellione di manifestare i propri usi e costumi in corte straniera, senza nascondere riservo per il proprio orientamento religioso. Nessuno poteva negarla la propria Fede, nessun mortale. Avrebbe risposto dei suoi peccati solo davanti al Padre. - E sia. - Congedò con un cenno della mano Carol, che stava affettando un po' di pane ai cereali per le nobildonne. Nonostante la tensione che si percepiva negli occhi dell’Aquila, mai si sarebbe macchiata di scortesia ed aperto risentimento. Anzi accolse con garbo e moderato calore nella voce la sorella di Lord Roose Bolton. Proprio come una buona Lady accoglieva uno straniero nella propria corte.

    Lady Vidya sapeva essere cauta, accorta e tagliente. Senza ombra di dubbio Forte Terrore sarebbe stata in buone mani, se solo avesse in qualche modo avuto l’opportunità di ereditare il castello secondo linea femminile. Un privilegio che solo nelle selvagge e perdute lande di Dorne era concesso, ma non in lande inospitali e fredde come quelle del Nord. Riconobbe nei suoi taglienti occhi onestà e forse un velo di preoccupazione. Non era la condizione dell’Aquila a preoccuparla, anzi. - … - Improvvisamente avvertì la stanza girare. Si sentiva ancora più fiacca, nonostante il tepore della pelliccia ed i ceppi che bruciavano nel focolare. Rimase impassibile, cercando di nascondere la non velata accusa che portava la Bolton. - Elementi e testimonianze…? - A denti stretti rimarcò le parole della fanciulla di Forte Terrore. L’affondo finale arrivò quando Lady Vidya non fece riserbo sul fatto che lei stessa, Lady Josephine la Misericordiosa, fosse oggetto di chiacchiere e trame. Malelingue che si diffondevano a macchia d’olio su una tela bianca, resa fertile dai disordini degli Eretici e dall’assenza prolungata del Protettore del Nord. Per quanto Lady Elysa Flint-Stark potesse essere una valida guida, gli orgogliosi e bruti Lord del Nord ascoltavano solo il possente ululato del capobranco. E lei? Solo una giovane aquila accerchiata, caduta in una trappola mortale.

    Mai s’era sentita così sola. Sola in una terra di stranieri. Sola al cospetto di falsa cortesia. Sola di fronte al pericolo di tradimento. E l’unica nobildonna con cui avesse avuto un sincero scambio era lì, facendosi carico della notizia ed avvertendola sui venti di guerra che mettevano in pericolo il nido dell’Aquila. E se Lady Vidya fosse l’ennesimo aguzzino vestito di belle parole? Un sospetto che dilagava nel fragile e ferito animo della Mallister. Il malessere si acuì, costringendola ad afferrare con mano malferma il calice di vino e coprire accessi di tosse. Il miele possedeva un potere calmante sulla gola in fiamme, riusciva a stento a deglutire. Ma era certa che con un po' d’attenzione in più e del riposo il malessere sarebbe rientrato in meno di mezza giornata. Ciò non le avrebbe impedito di ripartire, anche perché Casa Dustin non sembrava sicura per la giovane Aquila. Immaginava che nel feudo di Lord Caleb Stark avrebbe incontrato non solo coraggiosi lupi ma anche abili serpi. - Sospendere il pellegrinaggio? - Una fitta al cuore quasi le fece mancare il respiro, indecisa se chiamare il Maestro di corte per l’acuire dei sintomi. Era solo un cuore che si spezzava, la fiducia che aveva riposto in uomini e donne del Nord. Rivolse lo sguardo verso gli arazzi, nella speranza di trovare conforto in mitiche scene della Vera Fede. Trovare lo stesso coraggio degli eroi del passato per affrontare le pesanti accuse di cui era oggetto. - Non potete impedire ad uomini e donne, in piena facoltà della propria coscienza e libertà di credo religioso, di partire. - Si riferiva a tutti coloro che s’erano uniti durante il pellegrinaggio da Grande Inverno fino a Città delle Tombe. Oltre agli uomini d’arme delle varie Case di cui erano state ospiti, anche molti locali s’erano uniti per professare l’unità nonostante le diversità. Uno stendardo esule da ogni potere politico o religioso. Un’utopia che la Mallister portava avanti con orgoglio. - Fermare il pellegrinaggio è come accettare la supremazia della paura dell’estraneo, contemplare le divisioni tra noi e seminare il seme dell’odio. - Ripose il calice sul tavolo, sconcertata da una simile presa di posizione da parte di Lord Dustin e della stessa Bolton. - L’incarico diplomatico esula dalla missione dei pellegrini: offrire conforto alle vedove, sfamare gli orfani e ricostruire i villaggi. - La Mallister insieme alle ancelle s’era prodigata nel vendere gioielli, offrire elemosina e aiutare i locali per sollevarli dalla miseria. L’ira riecheggiò nei suoi occhi, tenuta sotto controllo dal contegno e dalla dignità dell’Aquila. - Se non sarò io a capo della spedizione, lo sarete voi… Lady Vidya. Resterò qui, se è desiderio di Lady Madre Stark! - Sottolineò con impudenza che il pellegrinaggio non si sarebbe fermato per desiderio del Lord di Città delle Tombe e che non aveva nessuna giurisdizione su di lei, in quanto donna libera ed innocente.

    L’orgoglio dell’Aquila traboccava dalla rigida postura, gli occhi fiammeggianti ed il tono imperativo. Nonostante tutto, superate le loro divergenze di vedute emerse nei bui giorni delle Barrowlands, la Mallister sentiva ancora vicina Lady Vidya. Anche se una parte di lei metteva in dubbio l’onestà e la gentilezza della fanciulla, non poteva aver mentito su tutto. - Avete giurato sui miei Dei e sui vostri Dei… avrei trovato sempre franchezza e verità nelle vostre parole. Rammentate? - Rievocava quei ricordi, quando avevano avuto modo di confrontarsi in quanto donne e non come Lady. - Invoco ancora una volta la vostra franchezza ed onesta: Sono… - Esitò. Vacillò. Gli occhi non più freddi ed iracondi, ma macchiati di lacrime trattenute a fatica. - … una prigioniera? -

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      Città delle Tombe · Stanze di Josephine · 30 gennaio 286AA
    Forse era stato l’incedere spedito e sicuro, assieme alla severa e solenne determinazione dipinta sul volto, a comunicare l’importanza della sua visita. Forse era stato il timore di creare inutili problemi e mettere in imbarazzo la propria Signora. Forse per la nomea dell’Uomo Scuoiato. O, semplicemente, il suo essere ormai divenuta, dopo settimane di viaggio, una presenza familiare nei loro quartieri. Qualunque fosse la ragione, Vidya, non aveva incontrato alcuna resistenza da parte di guardie e servitori dell’aquila argentea - se non fugaci e perplesse occhiate - raggiungendo l’ingresso degli alloggi della Mallister senza difficoltà. Alla fine a fermarla, sebbene solo per qualche breve istante, erano stati i propri pensieri. Un groviglio di timori e scrupoli che avevano stretto di colpo la loro morsa, paralizzandola nell'atto di bussare, e da cui si era liberata facendo appello al senso del dovere, tacitando le voci che dibattevano dentro di lei col gentile, ma deciso, rintocco delle proprie nocche contro il legno della porta.

    Cortesia e buona etichetta suggerivano, onde recare disagio e disturbo, di evitare di presentarsi da Lord e Lady senza alcun preavviso. La Bolton lo sapeva bene e, di fatto, frattanto che si rinfrescava e cambiava d'abito, avrebbe tranquillamente potuto far recapitare dalla sua servitrice un breve messaggio e farsi annunciare. Temendo, però, che l'altra nobildonna potesse addurre una qualche scusa per rifiutarsi di riceverla e rimandare al giorno dopo l'incontro, aveva scelto un approccio più diretto. Sarebbe stato infatti difficile per una Lady tanto attenta alle buone maniere compiere la scortesia di lasciarla alla porta. Una garanzia per evitare quella potenziale perdita di tempo.

    Aveva attraversato l’anticamera con la leggerezza di un inaspettato e silenzioso refolo di vento, senza prestare la minima attenzione alle ancelle ancora presenti e registrando, provenienti da un angolo dell'ambiente, le vaghe note legnose e pungenti dell’incenso sacro ai Sette. Un odore insolito da percepire tra mura erette dai Primi Uomini, che a Vidya riconduceva alla semplice stanzetta di Septa Loreza, con il suo piccolo altare e le statuette degli Dèi, in un malinconico insieme di immagini e ricordi. Da bambina aveva trascorso ore a fissare quelle figure intagliate, circondata dal caratteristico fumoso aroma del Credo, cercando attraverso di esso un collegamento, chiedendosi se potesse in qualche modo aiutarla a riempire i vuoti della memoria e farla sentire vicina a sua madre - permetterle di conoscerla attraverso ciò che per lei era stato importante.

    Eltha Moore era stata una nobildonna della Valle prima di divenire la Signora di Forte di Terrore. Una donna del Sud, come la giovane che trovò ad accoglierla.

    Lady Josephine sedeva al tavolino posto accanto al fuoco. Abbigliata secondo la spregiudicata - almeno agli occhi di chi, come Vidya, era usa ad una maggiore sobrietà - moda delle sue terre, con sontuosi tessuti a velarne la figura e adorna di monili dalla pregiata fattura ad esaltarne l’eburneo incarnato. Unica traccia del Nord la pesante pelliccia d’alce che le faceva da manto. In quell'atmosfera crepuscolare appariva austera e distante, dal piglio imperioso mentre volgeva lo sguardo verso di lei.

    "Lady Vidya, accomodatevi. Sarete sempre… una gradita ospite."



    Dal camino le fiamme trattenevano negli angoli il buio della sera, dipingendo la stanza di vive e calde tinte aranciate e raccogliendo ogni cosa in un soffuso e rilassante abbraccio. La sensazione di calore e raccoglimento era resa ancora più vivida e avvolgente dagli arazzi che pendevano dalle pareti e le isolavano quasi del tutto dall'esterno, attutendo suoni e rumori.

    Al cenno della Mallister si accomodò sulla sedia accanto a lei, gli aggraziati movimenti accompagnati come sempre dal soffice respiro del velluto, e fece sfumare il leggero dispiacere nell'udire l'esitazione nel benvenuto dell'altra in un cordiale sorriso.

    Lasciò scivolare l'ampia stola dalle spalle - il suo corpo abituato alle temperature ben più rigide del nordest e ai gelidi sussurri delle pietre del Forte - e il pallido rosa del pregiato tessuto si raccolse morbido sulle braccia, l’arboreo ricamo a creare un armonioso contrasto con l’intenso rubino dell’abito al di sotto. Quindi, giungendo le mani in grembo, guardò Carol predisporre il tavolo davanti a loro, servendo fragranti biscotti accompagnati da una brocca di vino, come se le due Lady si fossero trovate per conversare amabilmente e trascorrere in compagnia quella piovosa serata.

    Nelle parole tanto nei gesti uno sfoggio di impeccabile senso dell'ospitalità da parte della fanciulla di Seagard, degno delle piú raffinate esperte Lady. Casa Mallister, come aveva già convintamente affermato in passato, non poteva sperare in una migliore ambasciatrice. Una convivialità apparente che cozzava con il reale stato del loro rapporto e la sua consapevolezza dei temi che sarebbero andate ad affrontare.

    "Provate, non ve ne pentirete..."



    Accostò il calice alle labbra e prese un piccolo sorso, assaporando per qualche attimo il corposo succo tinto dal dolce e caldo sentore della melassa. Un espediente per mascherare le asperità del vino del Nord, proprio come la gentilezza che la Mallister le stava rivolgendo andava a nascondere l'attrito tra di loro. «Molto più …delicato», commentò, accennando un piccolo sorriso prima di tornare a posare il bicchiere sul tavolino. Un abbinamento senza dubbio piacevole, ciononostante il suo palato continuava a preferire il più aspro sapore naturale. Il sapore di frutti nati dalle difficili e aride terre del Nord. Simbolo, tra tanti altri, della resilienza e pervicacia di chi aveva fatto proprie quelle inospitali lande.

    Ignoró gli invitanti biscotti, lo stomaco chiuso dalla tensione e preoccupazione che l'attanagliava, e pose fine a quel quadretto, introducendo senza ulteriori convenevoli le ragioni della sua improvvisa venuta.

    Sulle prime Lady Josephine parve trincerarsi dietro una maschera di imperturbabilità. Una calma che era, Vidya immaginava, parte autocontrollo quanto smarrimento e sconcerto. Una battaglia interiore percepibile nelle contrastanti note d’indignazione e incredulità della sua voce mentre ripeteva le parole della Bolton, come se stesse respingendo e al tempo stesso cercando di elaborare il senso di quanto le stava dicendo.

    «Prove circostanziali» la rassicurò brevemente, pur consapevole di quanto poco facesse la differenza. Una conclusione a cui, probabilmente, era giunta anche l’altra nobildonna se il leggero tremore delle esili mani era di qualche indicazione.

    "Sospendere il pellegrinaggio? Non potete impedire ad uomini e donne..."



    Aggrottò la fronte innanzi a quella che, intenzionalmente o meno, suonava alle sue orecchie come un'accusa di voler prevaricare la volontà degli altri. Accusa che faceva eco a quella, ben più sferzante ed esplicita, che la Mallister le aveva rivolto quando si era intromessa tra lei e il bandito. Nonostante sapesse di non avere nulla di cui rimproverarsi a riguardo, ad eccezione forse della troppa veemenza dovuta alla concitazione del momento, l’amareggiava pensare fosse quella l'idea che la nobildonna aveva di lei.

    «Sto solo cercando di fare ciò che è meglio per tutti» ribatté, incolore. Le pallide iridi si staccarono da quelle della giovane Aquila, scivolando sulle divine figure ritratte sugli arazzi - remote testimoni di quella conversazione - fino a perdersi, cupe e meditabonde, nella rutilante luminosità delle braci.

    Dover prendere decisioni - incluse quelle scomode - era ciò che comportava il loro ruolo. E la Bolton non si era mai tirata indietro dal farsi carico di quel fardello. Non quando bloccati nelle Terre delle Tombe aveva dovuto organizzare una sortita. Non ora che era stata posta davanti all'ennesimo bivio: proseguire con il pellegrinaggio, ignorando le minacciose nubi che si accalcavano all'orizzonte, o fermarsi, mettendo i più al sicuro e preparandosi ad affrontare l'eventuale tempesta.

    «Credo nel potere e nell'importanza del messaggio di cui questa spedizione si fa portavoce.» Anche sapendo, aggiunse tra sé e sé, che il terreno era ancora troppo arido affinché quei semi di tolleranza e fratellanza potessero attecchire e germogliare a breve. «Tuttavia abbiamo promesso a queste persone protezione e guida.» Riportò lo sguardo sull’altra, il volto teso e grave. «Al momento non ci è possibile garantire né l'una né l'altra.»

    Se qualcosa fosse andato storto sarebbero stati proprio quegli uomini, anziani, donne e bambini a pagarne lo scotto maggiore. Il fatto che fossero lì di propria volontà non le sollevava dalla responsabilità che avevano nei loro confronti.

    «Sono pellegrini», continuò, seria. «Non martiri da presentare all'altare dei Sette o ai piedi degli Alberi Diga.» Si sporse leggermente in avanti. La semplice treccia che le raccoglieva i lunghi capelli corvini si mosse, ondeggiando morbida sulla spalle. «Avete percorso miglia al loro fianco, nel fango e sotto la pioggia. Avete visto con i vostri occhi la condizione in cui versano e il prezzo che la marcia gli sta chiedendo.» Le piogge di quegli ultimi giorni avevano colpito l’animo dei fedeli, alimentando il sempre più diffuso scoramento e malumore, quanto il loro corpo, acuendo i malanni e aggravando le affezioni. «Molti di loro necessitano di una pausa.» ‘Voi stessa ne avete bisogno’, avrebbe voluto dirle, ma tacque per evitare di portarla a mettersi sulla difensiva. «Ma, soprattutto,» aggiunse, determinata a farle capire le ragioni della sua decisione,«avete visto cosa è accaduto nelle Terre delle Tombe.» Non c’era bisogno di scendere nei dettagli. Il ricordo dell’agguato era ancora sicuramente vivido anche nella mente dell’altra nobildonna. «C’è la possibilità che le voci sulla vostra famiglia abbiano avuto un ruolo nella scelta di quegli uomini di attaccarci e tentare di farvi prigioniera.» Fece una pausa. Le labbra strette in una linea severa. «Se così fosse, rischieremmo di rendere i villaggi lungo il nostro cammino un bersaglio più di quanto già non lo siano.» Sarebbero infatti potuti potenzialmente diventare mira di eretici interessati a fermare il corteo, o subire le avventate azioni di altri poveri disperati determinati a farsi giustizia da soli.

    Comprendeva cosa ci fosse in ballo e condivideva la frustrazione di Lady Josephine nel dover rinunciare al piano originario, tuttavia bisognava essere in grado di capire quando fermarsi.

    «Non stiamo facendo vincere la paura o la divisione. Stiamo proteggendo coloro che hanno avuto fiducia in noi. Non stiamo abbandonando chi ha bisogno, ma assicurandoci di poter davvero essere loro d’aiuto.» Le condizioni erano cambiate e dovevano agire di conseguenza. «Di fatto si tratta semplicemente di anticipare l’azione diplomatica» argomentò, cercando al contempo di farla ragionare e tranquillizzarla. «La Lady Madre sta inviando ulteriori truppe. Questo assicurerà maggior controllo e protezione nei territori a confine.»

    Alla proposta di prendere il comando della delegazione, scosse la testa. «Non vi lascerò qui da sola. Il pellegrinaggio riprenderà una volta chiarita la questione, rafforzato dall’esempio di collaborazione che verrà dato da questo incontro.»

    "...Invoco ancora una volta la vostra franchezza ed onesta: Sono… una prigioniera?"



    Annuì lentamente, abbandonando la rigidezza che l’aveva caratterizzata fino a quel momento. Ricordava bene quella promessa.

    Franchezza. Verità.

    Si rilasciò contro lo schienale e volse la mente alla conversazione avuta con il Lord. L’opzione di un possibile rifiuto od opposizione da parte della Mallister non era stata contemplata né discussa. Vidya non poteva dunque affermare con assoluta certezza che l’avrebbero lasciata andare, così come non poteva dire che gli avrebbero certamente impedito di lasciare la città. Purtuttavia faceva davvero fatica ad immaginare i Signori di Barrowton andare contro ogni principio di ospitalità, rischiando di scatenare un incidente diplomatico.

    «Lord Dustin vi considera sua ospite e si impegna ad assicurare sicurezza e imparzialità» rispose sincera, dopo un lungo silenzio. «Si aspetta, però, da parte vostra collaborazione.»

    Certo, la sosta a Barrow Hall le stava venendo praticamente imposta - in quanto ogni alternativa non avrebbe fatto altro che aumentare il sospetto nei suoi confronti - ma non sempre una gabbia era un luogo di costrizione, spesso poteva divenire rifugio.

    «Non sono difatti qui a comunicarvi che siete agli arresti. Sono qui per chiedere il vostro aiuto.»

    In passato aveva sorriso nell’udire Lady Josephine affermare che, in tempi difficili, ci fosse bisogno di “donne moderate che sussurrassero alle orecchie dei nobili Lord”, considerandola un’affermazione ingenua. Poiché non tutti i Lord erano propensi all’ascolto e non tutte le Lady avevano una voce. Eppure, ora, si trovavano nella condizione di poterlo fare. Potevano incidere sugli eventi, alterando la traiettoria di quelle tensioni e diatribe.

    «In questo clima di confusione, con gli animi avvelenati dal sospetto e dalla paura, aiutatemi a fare ciò che voi stessa auspicavate: ‘mantenere la pace attraverso la parola e non la spada» parafrasò, cercando di richiamare alla memoria della Mallister la conversazione avuta al loro arrivo a Grande Inverno.


    «É giunto il momento che Lord Mallister e Lord Flint facciano ciò che avrebbero dovuto fare fin dal principio: confrontarsi e collaborare per trovare una soluzione.» Se si era giunti a questo punto, infatti, era principalmente per colpa del loro rimpallarsi la responsabilità dinanzi ai primi segnali di disordini.

    «Scrivete a Seagard. Fate in modo che il Lord vostro padre comprenda la necessità di dipanare queste ombre e si presenti all'incontro.» La esortò, risoluta. «Io scriveró alla Lady Madre, comunicandole le nostre intenzioni e chiedendo il suo benestare.» Una formalità, forse, ma sapere che il tutto sarebbe avvenuto sotto l'occhio vigile di Casa Stark era una garanzia in più per i Mallister e deterrente contro eventuali colpi di testa o azzardate iniziative giustizialiste.

    Le lasciò il tempo di riflettere e prendere una decisione. Frattanto, con un sospiro, si alzò, avviandosi verso il camino. Rimase lì, a guardare le lingue di fuoco avviluppare gli anneriti ceppi di quercia, pensosa.

    «Durante la guerra contro il Popolo Libero, poco più di un anno fa, pesanti accuse di tradimento vennero mosse nei confronti di Casa Bolton.» La voce aveva assunto un tono distaccato, come se stesse raccontando qualcosa che non l'aveva riguardata personalmente. L’atteggiamento del corpo, però, il modo in cui teneva le braccia conserte attorno alla vita e le mani stringevano i gomiti, quasi in un'istintiva posa protettiva, tradivano il turbamento che certi ricordi le causavano. «Vili calunnie -» serró la mascella e il risentimento assunse un sapore acre e metallico «-che mio fratello il Lord rigettó con fermezza.» Lanciò un’occhiata oltre la spalla, per studiare la reazione dell’altra. L'affilato ed elegante profilo del volto morbidamente disegnato dal chiaroscuro diffuso dalla luce del caminetto. «Nonostante ciò uomini vennero mandati a verificare di persona il suo operato e la sua fedeltà...» Il tutto era avvenuto, ironia della sorte, nella Tana del Lupo, ove Roose era impegnato ad organizzarsi per contrastare l’avanzata dei Bruti. Un episodio che si era concluso con l'allontanamento di ogni dubbio e la caduta di ogni accusa, ma che Vidya faticava a dimenticare. «Furono lunghe settimane di angosciosa incertezza.» Poteva ancora sentire lo sconcerto nell'apprendere dei sospetti. La paura per cosa questo potesse significare per il futuro del Casato. Il senso di impotenza. Il costante timore di volgere lo sguardo all'orizzonte e vedere apparire i Bruti o un contingente inviato dagli Stark pronto a prendere il controllo del Forte. «Alla fine la verità ha prevalso.»

    Trasse un altro sospiro, scacciando quegli oscuri pensieri, e si accostò al tavolino.

    «So cosa state provando.» Era stato il sentirsi garbatamente sgradite e perennemente sotto esame nella corte del Lupo ad averle avvicinate. Fuori dal branco pur facendone parte. Ed era questa loro connessione che ora la fanciulla di Forte Terrore cercava di risvegliare. «E credetemi se vi dico che collaborare è l’unico modo per risolvere la questione. Gli uomini del Nord possono essere rudi. Ottusamente orgogliosi. Troppo istintivi e, a volte, sospettosi. Ma non negano mai la possibilità a chicchessia di spiegarsi e chiarire i fatti.»



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    Josephine Mallister Barrowlands - Città delle Tombe 30 Gennaio 286 Sera - Pioggia Alloggi ospiti - Stanze di Josephine


    ∼ Above the rest ∼


    L
    a fiera aquila sorvegliava i passi leggiadri e spediti della Bolton e mostrava l’argentea livrea con orgoglio e fredda austerità. Ogni oggetto, orpello o drappo presente nelle stanze di Lady Josephine Mallister ostentavano un Credo diverso ed una cultura sconosciuta tra le fredde terre del Nord. Una coraggiosa provocazione ed un taciturno monito per chiunque avesse messo piede negli alloggi della figlia di Lord Jason Mallister e Lady Joanna Banefort. Una crociata che la fanciulla di Seagard portava avanti, sostenendola sulle sue sole spalle, fin dal primo momento che aveva varcato i confini dei Feudi del Sud ed intrapreso il cammino verso la tana del Meta-lupo. Non solo una dolce carezza per ricordare i miti e fiorenti lidi da cui proveniva, la Terra dei Fiumi. Un modo per imporre la propria esistenza anche lì dove burberi Lord ed ostinate Lady provavano a cancellarla. Eppure non aveva mai rifiutato le usanze del Nord, unendosi ai ricchi banchetti e osservando la buona etichetta per gli ospiti. Mai aveva recato disonore o oltraggio ai Primi Uomini, nonostante si sentisse parte di un universo diverso che probabilmente mai si sarebbe davvero unito a quello di cui era ospite. Una gelida cortesia, seguita dalla rigorosa osservanza delle usanze e la libertà di professare la sua Fede negli alloggi privati. Il sapore speziato del vino, il profumo pungente dell’incenso e i colori cangianti degli arazzi erano una dolce e lontana carezza per l’animo ferito di una sincera e remissiva devota.

    Anche lì, nel cuore delle Barrowlands, l’Aquila argentea s’era assicurata un confortevole nido. Come sempre, anche in seguito agli spiacevoli eventi di cui era stata vittima, Lady Josephine amministrava con sapienza e rigore la piccola corte. Al cospetto della fanciulla di Seagard non c’erano più solo ancelle e devoti servitori, ma vassalli degli Stark e devoti plebei delle terre del Lupo. Un eterogeneo gruppo di persone, così diversi per indole, età e credo religioso ma capace di marciare l’uno accanto all’altro per la comune pace e la quiete sui confini. Nonostante i giorni duri nelle Barrowlands, ricordava ancora commossa l’unione degli inni durante la marcia o la generosità verso i locali. Sotto un unico vessillo, senza alcuno schieramento religioso o politico, i pellegrini portavano avanti la loro crociata in nome della pace. Si trattava di una silenziosa lotta contro il pregiudizio e l’indifferenza. La stessa Lady Josephine s’era ricreduta sulla proverbiale diffidenza dei locali, non più un popolo burbero e privo di sensibilità, ma ricco di risorse e incline alla solidarietà. Purtroppo i venti di guerra, ma soprattutto l’eresia di Illyria Targaryen animavano ancora gli animi di molti tanto da creare dissidi e contrasti in ogni dove al Nord. L’eresia s’era diffusa sull’intero continente occidentale, non risparmiando nemmeno una città di Westeros.

    Accolse con fredda cortesia Lady Vidya, nascondendo la sorpresa per la sua inaspettata e urgente visita. Probabilmente se avesse annunciato il suo arrivo, avrebbe senza ombra di dubbio procrastinato l’incontro l’indomani anche perché si sentiva ancora troppo debole per il viaggio e le Barrowlands avevano portato dissidi ed acuito contrasti tra le due nobildonne. Contrasti comprensibili, per due fanciulle che avevano respirato usi e costumi così diversi fin dal primo vagito. Unite da solide e sincere promesse, e dalla difficoltà che avevano superato mano nella mano. - … - Un debole sorriso fiorì sul viso alabastro, rilassandone la mascella in tensione e le labbra sottili che avevano riacquistato colore dopo il bagno ed il caldo brodo. Gli arazzi isolavano le stanze della Mallister e le premurose ancelle ravvivavano costantemente il focolare. Congedata Carol con un cenno del capo, le due nobildonne rimasero sole ad assaporare lo spaziato vino. La melassa addolciva l’asprezza dell’acino del Nord, giudicato troppo duro e deciso per il delicato palato della fanciulla rispetto ai vigneti molto più dolci di Seagard. Imitò le stesse movenze della Bolton, accompagnandola in quel delicato rituale d’ospitalità ed amicizia. Forse un modo per distendere gli animi dopo il confronto tra le Barrowlands. Sebbene si mostrasse ancora algida e distante, per via dell’orgoglio ereditato dal padre, il cuore trovò sollievo nel costatare che Lady Vidya non aveva rifiutato quella gentile offerta mostrandosi ancora fiduciosa ed aperta nei suoi confronti. - Credetemi… un peccato di gola insieme al persico con salvia e zafferano. - Proferì con una nota di nostalgica dolcezza nella voce. Era chiaro che un pesce così pregiato era impossibile trovarlo tra i laghi o i torrenti ghiacciati della Terra del Lupo, come le preziose spezie che contaminavano la cucina del Sud. Un abbinamento che prediligeva ai banchetti, di cui si privava da un bel po'. A volte le ancelle le preparavano un po' di persico o luccio essiccato insieme a gustosi condimenti per mitigare la salatura della portata principale. Nulla al confronto con il pescato del giorno che proveniva dal porto di Seagard.

    La convivialità fu ben presto sostituita con stupore e sgomento. La fiera figlia di Lord Jason Mallister si trincerò dietro un’espressione impettita e d’oltraggio. Una vera e propria lesa maestà, che gettavano sgradite ombre sull’immacolata anima della fedele dei Sette Dei e sulla rispettabile famiglia dei Fiumi. Joseth Mallister, su approvazione paterna, aveva stretto la mano di Lord Caleb Stark, Protettore del Nord, rendendo le fertili e popolose terre di Seagard enclave del Nord. Uomini giusti e ragionevoli s’erano guardati negli occhi ed operato per un bene comune. Ora “prove circostanziali”, così erano state definite dalla Bolton, stavano mettendo in dubbio perfino la lealtà dell’Aquila Argentea nei confronti del Meta-Lupo. Lady Josephine si sentiva oltraggiata, oltre che nauseata da simili fragili e circostanziali accuse. In assenza del Protettore del Nord, che teneva ben saldo le redini del feudo, l’uomo diventava lupo per l’altro uomo. Pronti a banchettare con le carcasse, non come fieri cacciatori, ma vili sciacalli. Aveva riposto frettolosamente il calice di vino, tradendo il peso che quel messaggio aveva gravato su di lei, nonostante provava in ogni modo a nascondere quanto si sentisse ferita e sola in quel preciso istante. Accerchiata da nemici. Carcerieri che si fingevano protettori. S’impose di sospendere il giudizio su chi, con coraggio o crudeltà a seconda dei punti di vista, s’era incaricata di portare il messaggio. Una decisione già presa, di cui lei era ignara e quasi non aveva voce in capitolo. La ferita, l’ennesima che il Nord le provocava senza apparente motivo, sanguinava. Ferita nascose la tristezza dietro ad una maschera d’indignazione. Viso contrito e trasfigurato. Il sorriso che era ormai un tenue ricordo. Strinse le mani al grembo e si sistemò meglio, eretta e imperiosa, sulla sedia per rivolgere lo sguardo penetrante e serio verso l’ospite.

    - Prove circostanziali… - Soppesò con una pausa simili calunnie. - … a cui voi, Lady Vidya, credete? - Chiese imperiosa. Aveva bisogno di verità e franchezza. La Bolton aveva giurato sui suoi stessi Dei, così come aveva fatto la Mallister, che l’avrebbe guidata lungo quel percorso irto di pericoli e tranelli fino alla Tana del Lupo. Inconsapevole di ciò che avrebbe dovuto affrontare, combattendo contro ingiurie e pregiudizi, aveva accettato il difficile compito materno e non aveva nessuna intenzione di essere rispedita a Seagard con disonore o la velata accusa di essere una traditrice. - Dentro di voi… alberga anche solo il minimo sospetto che io, donna pia e timorata di Dio, possa essere corrotta dai mefitici miasmi dell’Eresia? - Anche il solo proferire simili parole, ingiurie, la ferivano. Un dolore che le lacerava l’anima e che le faceva salire perfino le lacrime agli occhi. Rabbia, risentimento. Colei che i pellegrini veneravano come “La Misericordiosa”, macchiata dalla velata accusa di essere complice di un crimine contro la Vera Fede. Si trattava senza dubbio di un incubo. Le mani sbiancarono per lo sforzo, tanto da affondare le unghie nella viva carne per ritornare al presente e rinsavire da quell’incubo ad occhi aperti. Eppure Lady Vidya non svaniva dai suoi occhi e non rinsaviva nel caldo giaciglio madida di sudore per l’avanzare delle febbri. La Bolton era davvero lì per annunciarle delle precauzioni che erano state prese nei suoi confronti e della sua famiglia per redimere la questione ai confini. Sia i Mallister che i Flint erano stati chiamati a giudizio a Città delle Tombe, sotto il severo occhio di Lord Dustin. Trovava insopportabile l’idea, anche solo il pensiero che qualcuno mettesse in dubbio la sincerità delle sue buone azioni. Il pellegrinaggio, l’elemosina ed i sacri sacramenti.

    Seguirono argomentazioni piuttosto valide sulla possibilità di ritardare l’arrivo ai confini per risolvere prima la questione Flint-Mallister. Era stata lei stessa testimone di disordini anche nel feudo di Lord Caleb Stark a causa degli eretici, che provavano a decentralizzare il potere ed insinuarsi nei cuori dei poveri per trovare sostegno e protezione. In tempi difficili, come quelli che stava vivendo l’intera Westeros, bisognava fare fronte comune e non frammentarsi. Anche perché divisi erano più deboli. Eppure l’orgogliosa Aquila argentea non poteva tollerare quelle velate accuse sul buon nome della Mallister e della famiglia. La sua opinione non era stata minimamente contemplata mentre Lord Dustin e Lady Bolton prendevano decisioni che in qualche modo la coinvolgevano. Un destino già stabilito, le cui catene potevano essere spezzate non senza gravose conseguenze. Solo Lady Madre Stark poteva fermare il pellegrinaggio ed invitarla a restare a Città delle Tombe per assicurare la sua stessa incolumità e quella dei fedeli. - Ne convengo. L’incolumità e la sicurezza del corteo sono prioritarie. - Breve sospiro, mentre sciolse la rigida posizione adagiandosi meglio sullo schienale, quasi arrendevole di fronte alle valide osservazioni della Bolton. Probabilmente la Vecchia sussurrava all’orecchio della fanciulla prudenza. La Giustizia del Padre sarebbe ben presto calata come l’ascia di un boia, punendo i vili ed i traditori. - Fermarsi a volte è un atto di coraggio, lì dove proseguire diventa un’imprudenza. - Assopita la rabbia e l’indignazione la Mallister era disposta a trattare i termini di quella tregua, anche perché la traversata delle Barrowlands aveva messo a dura prova gli animi dei pellegrini. Lei stessa ne era stata brutalmente ferita, nell’orgoglio e nel cuore ritrovandosi rifiutata per l’ennesima volta da un popolo che mai forse l’avrebbe considerata come pari. Era e sarebbe stata per tutta la vita una straniera, nonostante i Tritoni di Porto Bianco fossero un esempio da seguire. Temperanza e pazienza, fino a diventare preziosi vassalli del Lupo. Non avrebbe mai umiliato se stessa o la famiglia pur di elemosinare protezione dal Lupo. La resa alle Torri Gemelle era stata dichiarata tra pari, nonostante i Mallister fossero divenuti dei vassalli degli Stark, e parte dell’accordo non era ancora stato mantenuto. Un matrimonio mancato, confini ancora da definire e terre troppo turbolente da assoggettare. C’erano così tante questioni da affrontare.

    Dopo la rabbia e la ragionevolezza, arrivava sempre la fragilità. Aveva invocato il giuramento solenne che avevano stretto pur di apprendere la verità. Spogliatosi delle sontuose vesti di una nobildonna e accantonando i titoli nobiliari che pendevano sulla sua testa, nonché gravose responsabilità, restava una donna appena fiorita ricolma di paure ed insicurezze. In quelle stesse paure l’una si era riconosciuta nell’altra. Come di fronte ad uno specchio. Si ritrovò ad abbassare lo sguardo verso le mani che si agitavano sul grembo. Si muovevano. Accarezzavano il delicato tessuto della sottoveste e coprivano la diafana pelle con l’alce per trovare calore. In quei momenti si ricordava quanto fosse sola e piccola di fronte ai crudeli signori del Nord. E l’idea di non essere stata lasciata sola, quando con superbia ed ira l’aveva quasi ordinato alla Bolton, placava ogni paura. Era come cospargere balsamo lenitivo su una ferita, che ogni tanto pulsava e grondava sangue. Un debole sorriso, mai più sincero, addolcì i lineamenti della Mallister. - Con la stessa franchezza e verità che ci siamo promesse… temo che Lord Dustin desideri esercitare un autorità che non detiene. In assenza di Lord Caleb Stark … - Lasciò sottendere un messaggio ben più profondo e scomodo. - Non riconoscerò altre autorità se non quella di Lady Madre Stark! - Ribadì con toni molto più distesi e pacati. Riconoscere l’autorità di una donna rispetto a quella di un uomo era qualcosa di profondamente nuovo per lei, quasi una sovversione del naturale ordine delle cose. Eppure il Protettore del Nord aveva affidato le Terre del Lupo nelle mani della madre e non di altri vassalli. - Ma comprendo il pericolo per i pellegrini e noi stesse, ed assicurerò massima collaborazione finché non verrà lesa la dignità e libertà di nessuno! - Comprendeva lo stato di necessità e forse anticipare il confronto diplomatico tra Flint-Mallister diventava cruciale.

    Sorrise sconfitta dall’abilità di Lady Vidya. Moderata, fredda razionalità ed audace quanto bastava. Tra le crudeltà e le maldicenze che circolavano su Forte Terrore, un uggioso e buio fortino, la luce aveva fatto sbocciare un prezioso e raro fiore. Petali corvini, stelo sottile e flessuoso, sfumature di giada. La sorella di Lord Roose Bolton danzava con grazia e sicurezza tra gli intrighi di corte e con la stessa fermezza di un guerriero organizzava incursioni militari per debellare minacce alle porte del feudo. Una perfetta Lady del Nord, così risoluta e pragmatica. Sorretta da forti ideali ma capace di superare l’ira o l’indignazione pur di non venirne abbagliata e commettere errori. Si morse il labbro costatando ancora una volta quanto fosse lontana da quell’ideale di “perfetta Lady” di cui il Nord aveva bisogno. - Sono stata ingiusta ed imperiosa con voi, Lady Vidya. - Tralasciò per un attimo le questioni politiche per addentrarsi in quelle più personali. Riconoscere i propri errori, dettati dall’immaturità o da una realtà che si discostava troppo dalle proprie radici, era un atto di fiducia e di crescita. Lo riconosceva lei stessa, che era abituata a trincerarsi nelle proprie convinzioni e ferire con le proprie spine. - Temo che il Nord non mi abbia insegnato nulla… o almeno non abbastanza. - Si chiuse nelle spalle ritrovando interesse per il dolce sapore del vino. Ne degustò qualche sorso, riflettendo sulle parole della Bolton. In realtà Lady Vidya le stava offrendo seriamente la possibilità di “portare la pace con la parola e non con la spada”. Lì dove era cieca fino a pochi minuti prima ora scrutava la verità con chiarezza. La Bolton non era mai stata sua nemica ma una valida alleata. La pace al Nord giovava non solo ai Flint-Mallister ma ad ogni feudo che componeva il Nord. Il Nord dovevano unirsi, soprattutto in assenza degli Stark sul seggio di Grande Inverno. Pregiudizio e sospetto non faceva altro che alimentare le divisioni ed i conflitti. - Scriverò al mio nobile padre. - Concluse.

    Le iridi chiare come il mare di Seagard seguirono la figura della Bolton, mentre si alzava per accostarsi al focolare. Le fiamme avviluppavano i ceppi di quercia, mentre alcuni scoppiettavano fino a ravvivare le braci con lapilli e ceneri calde. La quercia intonava il suo canto, un rinfrancante lamento che donava luce e calore con il proprio sacrificio. La Mallister ripose il calice per l’ennesima volta con mano ferma e pallida. Lady Vidya aveva da raccontare una terribile storia fatta di calunnie e momenti d’incertezza. Quando i Bruti avevano superato la barriera, intenzionati a colonizzare le terre civili a discapito del Lupo, Lord Roose Bolton fu quasi accusato di favorire la caduta degli Stark alleandosi con i bruti. Una calunnia che la fece rabbrividire sul posto, dimenticandosi delle piacevoli carezze del camino. Si sollevò dalla sedia, ancora un po' malferma e debole, ma abbastanza stabile da poter compiere qualche passo in sicurezza. Le ancelle l’avrebbero senza dubbio rimproverata in merito a quello sconsiderato gesto, che la metteva in pericolo per le sue già precarie condizioni. Ma era certa che l’indomani la febbricola sarebbe scomparsa ed il dolore alle articolazioni per il gelo affievolito. - L’angoscia logora l’animo innocente e l’incertezza paralizza anche i più coraggiosi. - Con tono grave e meditabondo. Era ciò che provava, all’idea di essere messa sotto giudizio da una corte di pari. Nessuno poteva accusarla di tradimento o addirittura vietarle di adorare i propri Dei. Eppure erano divergenze che andavano affrontate con diplomazia e moderazione. Il silenzio non faceva altro che creare distanza.

    Si accostò anche lei al tavolo, lasciando un lungo strascico di pelliccia dietro di sé. L’una di fronte all’altra. Occhi negli occhi. Due donne prigioniere di un crudele destino, sottoposte eternamente al giudizio. Era difficile a volte trovare la forza. Provò a stringere le sue mani con delicata decisione. - Vi ringrazio per la sincera franchezza, Lady Vidya! -

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    Parole: 2732

    Ultimo Post? Direi che abbiamo sviscerato un bel pò di questioni, se non c'è altro possiamo chiudere :3
     
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    Cavaliere

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      Città delle Tombe · Stanze di Josephine · 30 gennaio 286AA
    Oltre i serrati scuri la pioggia continuava a cadere, riempiendo con il suo costante mormorio i silenzi tra lei e Lady Josephine. Ora fine e leggera, ora tamburellante e irruenta. Sembrava quasi seguire il ritmo della conversazione all'interno della stanza, duettando - e a volte duellando - con il sussurrante ruggito delle fiamme del focolare.

    Era proprio il fuoco, in quel momento, ad avere voce. Crepitava alto, il suo fulgore riflesso nelle chiare e liquide iridi della Mallister e la sua furia contenuta nel di lei piglio fiero e autoritario.

    "Prove circostanziali… a cui voi, Lady Vidya, credete?"


    Non reagì al tono utilizzato nei suoi confronti, cosciente della ridda di emozioni che stavano agitando e turbando il provato e sensibile spirito dell’altra nobildonna. Una reazione comprensibile data la situazione, ben più dignitosa e controllata - simile nell'atteggiamento nobile e orgoglioso all'Aquila che fregiava i viola stendardi del suo Casato - di quella che molti altri avrebbero avuto se fossero stati nei suoi panni.

    Vidya aveva varcato la soglia di quella stanza brandendo figurativamente un pugnale. La lama composta non d’acciaio, ma di accuse. E questo, ora, era affondato nel petto della giovane Aquila. Ferita al centro del suo essere, la sua rettitudine e la sua granitica fede nel Vero Credo messa in discussione.

    "Dentro di voi… alberga anche solo il minimo sospetto che io, donna pia e timorata di Dio, possa essere corrotta dai mefitici miasmi dell’Eresia?"


    Schiuse le labbra per risponderle e tentare di lenire quella sofferenza, assicurandole che, no, il sospetto non l'aveva mai sfiorata, ma si fermò. Sarebbe stata una bugia. Al tempo stesso, però, la verità avrebbe potuto arrecarle un ulteriore dispiacere. Esitò, occhieggiando gli arazzi a disagio, e per un istante le parve quasi di percepire gli sguardi di tessuto delle figure ritratte stringersi su di lei, giudicanti. «Mi sono posta delle domande, sì.» Disse infine, riportando la sua attenzione sulla giovane. Il dubbio aveva provato ad attecchire, cercando qualche crepa e pertugio nel loro rapporto ove affondare le sue velenose radici. «Ho valutato la possibilità di poter essere stata ingannata.» Ammise, sincera. Un’opzione che aveva rifiutato con forza. Se per convinzione, o perché la prospettiva di venire delusa e tradita nuovamente da qualcuno a cui si stava legando le era insostenibile, non avrebbe saputo dirlo. «Mi sono chiesta se, per amore della vostra famiglia, aveste potuto tacere delle informazioni.» Continuò, alzando il mento con fare di sfida. Poteva forse biasimarla, dopo quanto avevano visto a Piazza di Torrhen, per aver intrattenuto l'idea che a Seagard fosse accaduto qualcosa di simile? Poteva Lady Josephine asserire senza dubbio alcuno che la follia Illyriana non avesse trovato modo di insinuarsi nell’argenteo nido di Capo delle Aquile e corrompere, se non un membro della sua stessa famiglia, qualcuno della sua corte? «Scenari che, vista la mia posizione, avevo il dovere di considerare.» La Mallister avrebbe dovuto, a quel punto, dopo tutto quello che avevano vissuto assieme, aver compreso il suo modo di ragionare e quanto la sua mente fosse freddamente analitica. «Ma questi non sono mai riusciti a fare realmente breccia nella mia fiducia in voi.» Era la verità. Nonostante il tutto fosse avvenuto nel momento in cui più si erano sentite lontane l’una dall’altra, con la comunicazione tra loro incrinata e interrotta, l’acerbo legame era stato scudo sufficiente a respingere le spire del dubbio.

    L’essere lì, seduta al suo fianco a quel tavolino, con il calice del vino che aveva sorseggiato senza alcun timore. Il suo trattarla da alleata e non da nemica, seppur costretta a muoversi entro un recinto delineato dal sospetto e dalle illazioni pendenti sulla sua testa...

    Vi era forse dimostrazione più grande di cosa pensasse delle voci che la riguardavano?

    "Con la stessa franchezza e verità che ci siamo promesse… temo che Lord Dustin desideri esercitare un autorità che non detiene. In assenza di Lord Caleb Stark …Non riconoscerò altre autorità se non quella di Lady Madre Stark! ..."


    Inizialmente tacque, impossibilitata a negare un timore che lei stessa nutriva. Il Dustin non aveva nascosto il proprio profondo scetticismo riguardo la scelta dello Stark di annettere Seagard e accogliere i Mallister nel branco, due realtà considerate troppo diverse per potersi davvero amalgamare. E i fatti, con gli scontri che stavano agitando il confine e le preoccupanti voci sulla Casata dell’Aquila Argentea, sembravano dargli ragione. Il pericolo che, nella convinzione di poter sistemare le cose, potesse trovarsi a sconfinare oltre le proprie competenze, andava considerato. Lo stesso Lord Flint scalpitava, deciso a prendere la situazione in mano, l’azione di Grande Inverno ai suoi occhi troppo lenta e insufficiente. In generale, le ultime politiche del Giovane Lupo erano state divisive e la sua assenza non aiutava a placare la sensazione di essere senza una guida, aggravando gli strappi di una regione già provata da anni di guerre ed ora sconvolta da disordini interni e dal dilagare di una nuova pericolosa piaga. La Lady Madre era ammirata e rispettata da tutti, ma la tracotanza con cui gli uomini tendevano a reagire, quando si trattava di prendere ordini da delle donne e fidarsi di esse in ambiti diversi da quelli muliebri, non risparmiava neanche lei che aveva più e più volte provato la propria capacità di governo e fortezza di giudizio.

    «Esiste una gerarchia e faremo in modo che questa venga rispettata» ribatté, poi, seria. C’era una ragione per la quale aveva insistito affinché la Lady Elysa Flint-Stark fosse messa ufficialmente al corrente. La natura e lo scopo dell’incontro, così come ruoli e poteri in campo, non avrebbero potuto essere alterati per dare spazio ad aspirazioni di alcun tipo - a meno di non voler apertamente sfidare l’autorità del Metalupo.

    "…Ma comprendo il pericolo per i pellegrini e noi stesse, ed assicurerò massima collaborazione finché non verrà lesa la dignità e libertà di nessuno!..."


    «Ero certa di poter contare sulla vostra ragionevolezza» disse, annuendo con approvazione. Più del persuaderla a collaborare, e formalmente sospendere il pellegrinaggio, difatti, le premeva che l’altra ne comprendesse e condividesse convintamente le ragioni. Fu lieta nel vedere come, superato lo smarrimento del primo momento, la fanciulla di Seagard non avesse avuto problemi a riconoscere le priorità, pur rimanendo salda nel suo rifiutare ordini da altri che non fossero la Lady Madre.



    "Sono stata ingiusta ed imperiosa con voi, Lady Vidya. Temo che il Nord non mi abbia insegnato nulla… o almeno non abbastanza. "


    Scosse la testa. Apprezzava le scuse, riconosceva però di avere lei stessa spigoli nel carattere da dover levigare. «Abbiamo entrambe ancora molto da imparare.»

    "Scriverò al mio nobile padre. "


    Tutta la tensione con cui aveva atteso la risposta si sciolse in un sorriso colmo di sollievo. «Ve ne sono grata, Lady Josephine.» Senza di lei portare l’orgoglioso Lord Jason Mallister a prendere parte a quel confronto sarebbe stato impossibile. Adesso avevano, se non la certezza assoluta, una possibilità in più. «Il Nord ha acquisito una preziosa risorsa con voi.» C’era bisogno di Lady che avessero una visione e la capacità di ragionare e agire considerando un disegno più ampio.


    L'onta di vedere il buon nome della propria famiglia gettato nel fango a causa di ignoranza, pregiudizio o meri giochi di potere che fosse, l'aveva segnata, lasciandole una cicatrice profonda che rifiutava di scomparire. Non era stato facile per Vidya aprirsi e condividere quella storia, ma capì di averlo fatto con la persona giusta.

    "L’angoscia logora l’animo innocente e l’incertezza paralizza anche i più coraggiosi. "


    Un piccolo mesto sorriso le curvó le labbra, si riconosceva dolorosamente in quelle parole.

    E mentre le gocce di pioggia all’esterno picchiettavano lievi contro il legno e la pietra che le proteggevano, armonizzandosi con il quieto scoppiettare delle fiamme, guardò l'altra nobildonna avvicinarsi a lei. Diffidente sulle prime - gli anni di solitudine e le delusioni marchiate nel suo giovane animo - cercò l'inganno e falsa cortesia nello sguardo della Mallister o freddezza nella delicata e ferma presa delle sue mani, ma non vi trovò che comprensione e calore.

    Ricambiò la stretta, cancellando quei giorni di attrito e rinnovando quella promessa che avevano suggellato settimane prima nella Foresta del Lupo.



    Parole: 1213

    Sì, direi che si può considerare conclusa <3 metto a valutare
     
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