Putin lancia l'operazione militare in Ucraina e minaccia: conseguenze per chi interferisce.

La Nato: difenderemo i nostri alleati

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    Quando a Mosca erano quasi le 6, Putin ha annunciato in tv l'attacco russo all'Ucraina.

    Subito si sono avvertite forti esplosioni nelle città ucraine.

    Non solo sul confine, ma fino a Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli e, conferma l'inviato dell'ANSA, anche nella capitale Kiev, dove sono suonate le sirene d'allarme e i russi avrebbero tentato di prendere il controllo dell'aeroporto. La presidenza ucraina ha diffuso una foto che mostra un'esplosione nella capitale, uno scoppio con una densa nuvola di fumo, vicino ad un parco. Forze russe sarebbero entrate in Ucraina anche dalla Bielorussia e dalla Crimea. Kiev afferma di aver abbattuto un caccia russo nell'Est. Per la Cnn, l'attacco avrebbe già fatto centinaia di vittime.

    Almeno sette persone sono morte e altre nove sono rimaste ferite a causa dei bombardamenti russi in Ucraina.

    Putin ha annunciato l'operazione militare in Ucraina, affermando di dover proteggere il Donbass. Il presidente della Russia ha esortato le forze di Kiev a consegnare le armi e "andare a casa", assicurando che i piani di Mosca non includono l'occupazione dell'Ucraina ma smilitalizzare il Paese con una operazione speciale. La Russia "non farà lo stesso errore due volte nel compiacere l'Occidente": lo ha affermato Vladimir Putin. "Chiunque tenti di crearci ostacoli e interferire" in Ucraina "sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto. Spero di essere ascoltato", ha detto il presidente russo citato dalla Tass Un'ulteriore espansione della Nato e il suo uso del territorio ucraino sono inaccettabili, ha aggiunto Putin. L'inviato di Mosca alle Nazioni Unite ha affermato che la Russia sta prendendo di mira la "giunta al potere a Kiev". La Russia sta usando "armi di alta precisione per distruggere infrastrutture militari ucraine". Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando Interfax. Altre forze russe stanno entrando in Ucraina dalla Bielorussia. "Le difese aree dell'Ucraina sono state soppresse", sostiene il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass.

    Testimoni oculari riferiscono che a Kiev si stanno formando "lunghe file ai benzinai" e il traffico nelle strade, specie in periferia, "è intenso". Gli abitanti della capitale, stando a due diverse testimonianze e alle app di monitoraggio del traffico, stanno cercando di lasciare la città.

    Ferma condanna del presidente del Consiglio Mario Draghi: "L'attacco è ingiustificabile, siamo vicini al popolo e alle istituzioni ucraine. Siamo al lavoro con gli alleati europei e della NATO - aggiunge - per rispondere immediatamente, con unità e determinazione".

    La Nato "condanna con forza" l'attacco ingiustificato della Russia contro l'Ucraina e chiede a Mosca "di fermare immediatamente la sua azione militare". Inoltre, ribadisce il suo sostegno al popolo ucraino e riafferma che farà "tutto il necessario per proteggere e difendere i suoi alleati". E' quanto si legge in una dichiarazione diffusa dal segretario generare dell'Alleanza Jens Stoltenberg

    Putin ha scelto una guerra premeditata che porterà una catastrofica perdita di vite umane e sofferenza", afferma Biden dopo l'annuncio del presidente russo di condurre un'operazione militare in Ucraina. Gli Stati Uniti e gli alleati "imporranno sanzioni dure alla Russia": "continueremo a fornire sostegno e assistenza all'Ucraina e alla sua popolazione". Lo ha detto il presidente americano a quello ucraino Volodymyr Zelensky.

    "E' il momento più triste del mio mandato da segretario generale Onu. Presidente Putin, nel nome dell'umanità, porta indietro le truppe russe". Lo ha detto Antonio Guterres. "Questo conflitto deve fermarsi ora", ha aggiunto: "Quello che mi è chiaro è che questa guerra non ha senso e viola i principi della Carta Onu". Il Regno Unito condanna l'azione militare intrapresa da Mosca in Ucraina: lo afferma il primo ministro britannico, Boris Johnson, che in un messaggio si dichiara "inorridito" per quello che definisce "un attacco non provocato". Il presidente Vladimir Putin - denuncia Johnson - "ha scelto la strada del bagno di sangue e della distruzione". L'operazione militare russa è "una violazione eclatante" del diritto internazionale. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

    "L'Ucraina si difenderà e vincerà. Il mondo può e deve fermare Putin: il momento di agire è ora": così il ministro degli Esteri ucraino Kuleba dopo l'annuncio dell'operazione militare della Russia. "Putin ha lanciato un'invasione su larga scala dell'Ucraina: le nostre pacifiche città sono sotto attacco, questa è una guerra di aggressione", aggiunge Kuleba. L'Ucraina impone la legge marziale nel paese. Lo afferma il presidente Volodymyr Zelensky. "State calmi e state a casa": il presidente ucraino invita a non lasciarsi prendersi dal panico, L'operazione russa in corso in diverse città dell'Ucraina mira a "distruggere lo Stato ucraino, impadronirsi del suo territorio con la forza e stabilire un'occupazione": lo ha denunciato in un comunicato il ministero degli Affari esteri ucraino. Kiev ha anche invitato la comunità internazionale ad "agire immediatamente". "Solo azioni unite e forti possono fermare l'aggressione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin", aggiunge il ministero.

    Truppe russe sono sbarcate a Odessa mentre altre stanno attraversando il confine verso Kharkiv. Lo ha riferito il ministero dell'Interno ucraino su Telegram, aggiungendo che gli attacchi missilistici stanno prendendo di mira caccia ucraini in un aeroporto fuori Kiev. La Russia sta prendendo di mira le basi aeree, altri asset militari ucraini, non le aree popolate. Lo afferma Mosca. Centinaia di vittime sono state causate in Ucraina dall'attacco dell Russia. Lo riporta la Cnn citando alcune fonti del ministero degli Interni ucraino. Non è chiaro, riporta Cnn, se si tratti di feriti o morti.
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    MERCOLEDÌ 23 FEBBRAIO 2022

    Perché l’Europa è così debole, sull’Ucraina

    C'entra la dipendenza dal gas russo, certo: ma non solo
    di Luca Misculin

    AP19343855488608
    (Charles Platiau/Pool via AP)

    Prima che la situazione al confine fra Russia e Ucraina precipitasse, la comunità internazionale aveva fatto diversi tentativi per evitare una escalation. Un pezzo dei negoziati era stato condotto dagli Stati Uniti, in quanto leader informali della NATO, la principale alleanza militare dei paesi occidentali. Ma la gran parte degli sforzi era stata affidata ai leader europei. In pochi giorni avevano incontrato o parlato al telefono col presidente russo Vladimir Putin tutti i principali capi di stato e di governo europei.

    Eppure non è servito a nulla. Lunedì Putin ha ordinato al proprio esercito di entrare nei territori dell’Ucraina orientale controllati dai separatisti. Poche ore dopo sono arrivate fermissime condanne dell’operazione, a parole. E in parallelo una serie di sanzioni giudicate troppo timide dagli osservatori ancora prima che venissero ufficialmente approvate. Quasi nessuno si aspetta che l’Europa risolva la crisi in corso. Eppure sarà proprio l’Europa a subirne le conseguenze peggiori, comunque vada a finire: come hanno notato in molti, non esistono più soluzioni davvero accettabili.

    Certo, il rapporto dei paesi europei con la Russia è pesantemente condizionato dal gas. Secondo i dati più recenti di Eurostat, nel 2019 l’Unione Europea importava il 41,1 per cento del suo gas naturale dalla Russia. Ma la dipendenza energetica racconta solo un pezzo delle ragioni della debolezza dimostrata in questi giorni dall’Europa.

    Dalla fine della Guerra fredda l’Europa ha cercato di costruire un nuovo rapporto con la Russia, cercando di avvicinarla sempre di più al modello economico-sociale europeo. «L’obiettivo di questa strategia era una specie di “Russia Europea”», ha spiegato di recente il politologo Dmitri Trenin, direttore del Carnegie Moscow Center: «cioè una Russia che avrebbe progressivamente accettato le norme e i princìpi elaborati dall’Unione Europea nella propria politica, economia e società, e che avrebbe cooperato strettamente con l’Unione nella propria politica estera. In altre parole, hanno immaginato la Russia non come un membro dell’Unione – neppure un candidato, come la Turchia – ma come un partner permanente».

    Questo obiettivo si è ormai sgretolato da una decina d’anni. Da quando cioè si è capito che la Russia di Putin non aveva alcuna intenzione di aderire al ruolo subalterno che l’Europa le aveva ritagliato, e che anzi intendeva restaurare l’antica area di influenza che apparteneva all’Unione Sovietica. Putin lo disse esplicitamente nel citatissimo discorso tenuto nel 2007 all’annuale Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, e lo rese chiaro nel 2008, quando invase l’Ossezia del Sud, in Georgia, per aiutare un gruppo indipendentista filorusso.

    Da allora l’Europa non ha più trovato un approccio condiviso nei confronti della nuova aggressività russa, limitandosi a sperare che prima o poi Putin avrebbe cambiato idea: o dietro la pressione degli abitanti della Russia rurale, povera e indietro anni luce ai paesi europei per qualità della vita, oppure della classe media urbana, desiderosa di replicare il modello di sviluppo occidentale. O ancora, più semplicemente, che Putin rinsavisse.

    Ma Putin in questi anni ha dimostrato di non agire secondo parametri che gli europei considerano razionali. La Russia ha una spesa militare altissima, un’economia che non produce nulla di innovativo o particolarmente richiesto tranne i combustibili fossili, una demografia insostenibile sul lungo periodo. E negli anni Putin ha fatto scelte assai spregiudicate nella propria politica interna ed estera. Eppure è rimasto saldamente al potere, con qualche crepa appena evidente. È evidente che in Russia non si applicano le regole di potere e consenso che invece sono valide in Europa; forse anche grazie alla colossale macchina della propaganda statale, di cui fino a pochi anni fa si aveva poca coscienza.

    I paesi europei e l’Unione Europea, però, si sono affidate a una sorta di pensiero magico, prendendo una serie di decisioni utili a evitare crisi e tensioni nel breve termine, ma che sul lungo periodo hanno inclinato il piano a favore della Russia.

    La scelta di comprare forniture sempre più ingenti di gas naturale russo aveva senso per avvicinare sempre di più la Russia all’Europa. Era stata la grande scommessa di Angela Merkel, l’unica politica occidentale che in tutti questi anni ha mantenuto un dialogo costante con Putin. Secondo alcuni, il ragionamento di Merkel era il seguente: maggiori legami la Russia riuscirà a sviluppare con l’Europa, anche solo di tipo commerciale, minori saranno le possibilità che la Russia si isoli sempre di più dal mondo occidentale. Come sostiene una dottrina politica di grande successo, infatti, l’interdipendenza è garanzia di pace e stabilità, mentre l’isolamento alla lunga porta a incomprensioni e conflitti.

    Certo, in questo modo anche la Russia è diventata in qualche modo dipendente dal mercato europeo, che ogni anno garantisce entrate di 50 miliardi di euro soltanto per il gas naturale. Ma anticipando un eventuale peggioramento delle relazioni, che alla fine è avvenuto davvero, ha preso le dovute contromisure, come faceva notare qualche settimana fa il Financial Times:

    CITAZIONE
    «Già dal 2015 il governo russo ha obbligato i propri cittadini più ricchi a far rientrare in Russia il proprio patrimonio, vietando ulteriori esportazioni all’estero. Mosca ha anche accumulato riserve d’oro e di valute straniere per circa 546 miliardi di euro, dei quali soltanto un sesto è in dollari. Le entrate derivanti da petrolio e gas naturale sono state parzialmente convogliate in un fondo sovrano da 167 miliardi di euro, mentre il proprio debito pubblico rappresenta appena il 20 per cento del PIL».

    In altre parole: la Russia ha molto meno bisogno dell’Europa di quanto l’Europa abbia bisogno della Russia. Così facendo, fra l’altro, si è anche messa sempre più al riparo dalle sanzioni occidentali.

    Nel 2014, quando migliaia di soldati russi in incognito invasero e occuparono la Crimea, l’Europa rispose con sanzioni economiche piuttosto dure, e ottenne di escludere il presidente russo dalle riunioni del G8. La linea di pensiero era sempre la stessa: prima o poi la forza di gravità delle misure prese avrebbe costretto Putin a tornare sui propri passi.

    Nel brevissimo termine l’Europa aveva evitato di innescare una guerra aperta. Intanto però non stava seguendo l’esempio della Russia, magari accelerando notevolmente la transizione verso le energie rinnovabili o cercando di diversificare i paesi da cui acquistare gas naturale. Anzi.

    Fra il 2015 e il 2021 la quota di gas naturale proveniente dalla Russia sul totale fra prodotto e importato all’interno dell’Unione Europea ha registrato un lieve aumento. E in alcuni dei paesi più grandi, come ha notato Federico Fubini sul Corriere della Sera di mercoledì, la stima è notevolmente aumentata: «La quota russa nell’import tedesco di gas è passata dal 41 per cento del 2014 al 49 per cento del 2019, fino al 65 per cento del 2020. Quella italiana è salita dal 43 per cento al 47 per cento».


    (grafico del think tank Bruegel)

    Al contempo si è inceppato un processo che sembrava irreversibile, cioè l’adesione all’Unione Europea dei paesi dell’Europa centrale e orientale che avevano fatto parte dell’Unione Sovietica o del Patto di Varsavia. La forza di attrazione dell’Unione è rimasta la stessa – per un paese piccolo e povero aderire all’UE significa avere accesso a opportunità impensabili, da fuori – ma all’interno dell’Unione si è rafforzata la percezione che ad alcuni paesi sia stato permesso di entrare nonostante i tempi non fossero ancora maturi.

    Sono proprio i paesi dell’Europa centro-orientale, come per esempio sottolinea spesso il presidente francese Emmanuel Macron, che oppongono resistenza a maggiori cessioni di sovranità alle istituzioni europee, a passi in avanti sui diritti civili, la parità di genere, e molti altri temi ancora. Sono i motivi per cui, per esempio, l’Albania e la Macedonia del Nord stanno faticando moltissimo per entrare nell’Unione Europea, molto più di quanto abbiano fatto ai tempi la Romania o la Bulgaria. Nel caso di altri paesi la procedura di adesione si è interrotta o non è mai iniziata.

    La Russia è riuscita a sfruttare a proprio vantaggio questa situazione, per esempio attirando a sé paesi che fino ad alcuni anni fa sembravano candidati ideali per entrare nell’Unione come la Serbia. E ancora oggi, anche se pochi paesi sono disposti ad ammetterlo, per riportare l’Ucraina nella propria area di influenza è disposta a fare molto di più di quanto l’Unione Europea e i governi europei sembrino disponibili a offrire. L’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea è scomparso dal dibattito, benché negli anni scorsi fosse stato fatto qualche progresso e da un recente sondaggio è emerso che circa il 62 per cento degli ucraini sarebbe a favore.

    L’atteggiamento dei governi europei, fra l’altro, rispecchia in pieno quello degli europei. Secondo un sondaggio realizzato a fine gennaio dallo European Council on Foreign Relations (ECFR) e citato di recente da Domani, in Francia, Italia e Germania appena 4 intervistati su 10, circa, ritengono che il proprio paese dovrebbe difendere l’Ucraina in caso di attacco della Russia.

    Se anche la crisi di questi giorni rientrasse, la Russia ne uscirebbe con un controllo più saldo di un pezzo dell’Ucraina orientale: e fra due, tre o quattro anni potrebbe chiedere che l’integrazione nel proprio territorio venga riconosciuta dalla comunità internazionale – come ha appena fatto con la Crimea – e applicare di nuovo la stessa strategia con un altro pezzo della vecchia Unione Sovietica. Sempre che nel frattempo non cambi qualcosa nell’approccio europeo.

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    Putin sarà anche un dittatore (o, se preferite, un autocrate) ma ha le sue ragioni. Se l'Ucraina entrasse nella NATO si troverebbe ad avere i missili e le basi aeree americane praticamente sull'uscio di casa. Putin aveva detto (poi non so se l'avrebbe fatto davvero) che era disposto a non attaccare l'Ucraina se il progetto di un suo ingresso nell'alleanza atlantica fosse stato definitivamente abbandonato. Risposta della NATO: l'ingresso dell'Ucraina non è, PER ORA, all'ordine del giorno. Risposta dell'Ucraina: noi non rinunciamo al nostro progetto di entrare, prima o poi, nella NATO (dichiarazione quanto mai improvvida, ma questo succede quando si mette a capo di una nazione un ex comico - per fortuna da noi non è ancora successo). A quel punto Putin non aveva molta scelta.
    Biden ha tutto l'interesse acché il conflitto scoppi, tanto la guerra è, come sempre (11 settembre a parte) lontano da casa loro, e così può distogliere l'attenzione dalla scarsa incisività della sua politica a tutti i livelli (i sondaggi lo danno in pesante calo di popolarità e le elezioni di midterm si preannunciano una sconfitta per i democratici). Del resto è un espediente che i presidenti americani hanno sempre sfruttato, a cominciare da Clinton nei giorni più caldi dell'affare Lewinsky.
    L'Europa, come al solito, paga la sua insipienza a livello politico e il fatto che, mentre gli USA hanno raggiunto l'autosufficienza dal punto di vista energetico, noi ci siamo legati mani e piedi al gas russo (in particolare l'Italia e, ancor più, la Germania), per voler dare troppo peso a chi è sempre pronto a bloccare tutto con giustificazioni spesso infondate e pretestuose.
    In tutto ciò le vere vittime sono quei poveretti che si vedono scoppiare le bombe in testa estromessi, come sempre, da ogni processo decisionale, ma costretti a subire le conseguenze di quelli altrui.
     
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    1. Hai ragione sulla preoccupazione che ha Putin per un più che probabile ingresso dell'Ucraina nella Nato (non ora, ma quasi sicuramente in programma a medio termine). Comunque sia l'Ucraina è un paese libero e sovrano e ha deciso di stare con l'Occidente per larga maggioranza della sua popolazione.
    2. La Russia all'inizio degli anni 10 ha osteggiato la rivoluzione arancione in Ucraina, cercando di impedire il percorso democratico nel paese.
    3. Prima, nel 2008 con Putin al potere, aveva fatto la guerra (seconda) alla piccola Georgia per difendere i separatisti dell'Ossezia del Sud e Abcasia. Prima ancora, nel 1991, quando si è sgretolato l'impero sovietico, la prima guerra Russia-Georgia che ha finito per mantenere l'Ossezia e Abcasia sotto protezione russa. Dagli accordi pos bellici hanno stabilito una zona sotto protezione da 3 governi insomma.
    4. Nel 2014, aprofittandosi poi del fatto che la Crimea (effettivamente) era sempre stata russa, l'autocrate del Cremlino si è voluto spingersi dentro il territorio interno ucraino per proteggere la zona cuscinetto e filo-russa del Donbass. Se la Crimea era per lui una penisola strategica sul Mar Nero, il Donbass era l'avamposto per una futura annessione dell'Ucraina, ma zona ricca di carbone.
    5. Putin, da buon ex del KGB ha continuato a bombardare mediaticamente l'opinione pubblica Ucraina dicendo bugie sul fatto che ucraini e russi sono lo stesso popolo. Hanno lingue simili, ma solo una parte del Dunbass parlano il russo, dove tra l'altro sono in molti nostalgici del Regime sovietico, anche per via delle loro condizioni economiche non proprio buone. Anche la Chiesa Ortodossa Ucraina non è sotto il Patriarca della Madre Russia.
    6. L'America avrà i suoi difetti e la sua propensione all'imperialismo economico moderno, ma sono loro che sono venuti a combattere in Europa per farla diventare libera dai nazionalismi. Anche con l'aiuto dei sovietici sicuramente.
    7. Mi pare chiaro che ormai da 20 anni, da quando Putin ha preso il potere, non ha mai lasciato dubbi sulla sua vera intenzione, che è quella di tornare indietro nella Storia e rifare la Grande Russia.
    8. Oltre la Crimea, seconde me, non ha nessun motivo per andare oltre i suoi confini, Nato o non Nato in Ucraina, che è un paese sovrano, libero e democratico.
    9. Il dopo Putin non so cosa sarà, ma immagino che buona parte dei russi non volevano questa AGRESSIONE.
     
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    Putin ha sempre avuto mire espansionistiche e non ne ha mai fatto mistero, ma gli americani devono capire che non sono più il gendarme del mondo, e la devono smettere di "esportare democrazia", cioé l'american way of life, facendone pagare agli altri le conseguenze. Se Biden vuole essere appoggiato dall'Europa, ci desse lui il petrolio a 60 dollari e il gas al prezzo di prima della crisi. Quanto alla Nato, è una struttura in sé ormai anacronistica. Poteva avere un senso nel dopoguerra, quando c'erano due blocchi (più alcuni paesi "non allineati") e bisognava scegliere da che parte stare, ma oggi l'URSS non esiste più, mentre sulla scena internazionale si è affacciata l'Europa che, pur con tutte le sue contraddizioni, ha un peso economico pari a quello degli Stati Uniti ma continua ad essere sottoposta all'America in quanto membro della NATO. L'Ucraina fino a qualche anno fa era sotto il tallone sovietico, adesso hanno ottenuto l'indipendenza, potrebbero accontentarsi.
    Erdogan è un dittatore peggio di Putin, però lì gli americani non dicono niente perché ha accettato le basi aeree e i missili americani sul suo territorio, mentre l'Europa viene taglieggiata sotto la minaccia di un'invasione di profughi, perciò non mi venissero a parlare di principi e di valori. Non parliamo poi della Cina, che è meglio.
     
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    Ma perché se gli USA attaccano e invadono Afghanistan va tutto bene se lo fa la Russia con l’Ucraina invece apriti cielo?

    Perché se bombardano Siria e Palestina non c’è tutto sto clamore?

    Perché la guerra nel Donbass va avanti da anni ma nessuno se l’è mai filata fino ad ora?
     
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    Anche l'Unione Sovietica ha intervenuto in Afghanistan e vi ha combattuto una guerra durata un decennio contro i talebani. Non l'hanno invaso però. In quel caso sono intervenuti su richiesta del Governo in carica.
    Invece gli USA l'hanno attaccato e invaso come conseguenza degli attacchi alle Torri Gemelle nel 2001.
    In entrambi i casi non c'erano interessi economici in palio, a quanto pare.
    Quanto all'Iran gli USA hanno un interesse chiaramente geopolitico e ideologico, che riguardano anche la complicata situazione mediorientale. Partner storici dei sunniti dell'Arabia Saudita, direi che sono ampiamente opposti al Regime degli Ayatollah (sciiti) e considerano l'Iran un regime terroristico, che mira la distruzione di Israele. Gli Usa hanno appoggiato per anni la dittatura filo-occidentale dei Pahlavi fino al 79, quando è caduto nelle mani degli ayatollah. Pensare che nella seconda guerra i tedeschi vi avevano interessi economici enormi, finché la sconfitta tedesca che si perpetrava in suolo sovietico indebolì la posizione iraniana, subendo l'invasione degli alleati, diventando un canale di aiuto alleato con rifornimento petrolifero anche all'URSS. Insomma, gli iraniani erano neutrali durante la seconda guerra.
    Magari per lo stesso motivo, nella striscia di Gaza appoggiano gli Israeliani con armamenti, senza interferirvi direttamente.
    La situazione mediorientale è comunque complicata. Pensare che la Siria era stata di dominio ottomano fino alla fine della Prima Guerra, quando Inghilterra e Francia occuparono la regione. Poi è passata al mandato francese che durò circa 25 anni, fino alla fine della Seconda Guerra, quando c'è stata la sua indipendenza dopo mille richieste interne in tal senso. Poi si succederono decine di colpi di Stato, nel mezzo l'ingresso nella Lega Araba per vicinanza politica all'Egitto. Negli anni 60 la linea politica cambiò per un colpo interno al partito di governo: la Siria passò dalla linea panaraba a quella filo-sovietica. Alla fine di quegli anni con la sconfitta nella Guerra dei 6 giorni al fianco dell'Egitto e Giordania contro Israele. Nel 1970 si instaurò il Regime dell'attuale dinastia Assad.
    La guerra nel Donbass è iniziata all'interno dell'Ucraina in una zona con minoranza russa, ma con ampio interesse da parte di Putin per la sua annessione alla Madre Russia. Ci si combatteva una lotta tra filo-occidentali e filo-russi. Questi ultimi, dopo la dissoluzione dell'URSS, non si trovavano economicamente protetti socialmente da un regime socialista, trovandosi in difficoltà economiche. Ma il Donbass, oltre ad essere strategicamente una zona appunto vista da Mosca come avamposto alla ricostruzione della Cortina di Ferro (da questo magari anche il motivo per spingersi oltre fino Kiev), è anche una zona ricca di carbone.

    In conclusioni il mondo è veramente un scacchiere complicato, dove scoppiano infinite Guerre, per interessi ideologici, culturali, politici e economici.
    Ieri stesso ci sono sono stati bombardamenti israelani sulla Siria...

    Edited by beto~milan - 25/2/2022, 15:24
     
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    “Invece gli USA l'hanno attaccato e invaso come conseguenza degli attacchi alle Torri Gemelle nel 2001.
    In entrambi i casi non c'erano interessi economici in palio, a quanto pare.“

    Ci sarebbe da aprire un vado di Pandora enorme so questo argomento 🤣
    Dall’attacco alle torri ai non interessi economici
     
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    È quello che è successo. Cronaca.
    Poi ci sono le interpretazioni. Ci mancherebbe altro.
    Resta il fatto che tutti hanno i suoi interessi, specie se sono potenze.
    Quando Hitler ha invaso la Polonia, dando inizio alla Seconda Guerra mondiale, perché l'ha fatto?
    1. Perché la Polonia faceva parte dell'impero austro-ungarico prima?
    2. Per ideologia: aveva l'obiettivo primario di contrastare l'impero sovietico e quindi aprire la strada verso Mosca?
    3. Per interessi economici?

    Comunque sia ogni periodo storico ha la sua evoluzione, rivoluzione e restaurazione.
    Di posizioni che cambiano ce ne stanno eh.
    Resta per me il fatto che i più forti vorranno sempre in qualche modo mantenere i loro domini e influenze.
    Vogliamo parlare dei romani, degli ottomani, dei mongoli, degli zar?
    Conta per me oggi il fatto che Putin è un invasore.
     
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    beto ha ragione. Da sempre le guerre vengono fatte per motivi in primis economici. Non a caso i punti strategici per i quali scoppiano i conflitti sono sempre gli stessi, da centinaia di anni.

    La situazione in medio oriente fa schifo, questo è chiaro, ed è da non umani. L'allarme tra la gente per questa guerra scatta per paura, irrazionale o razionale che sia. Paura che Putin utilizzi le armi nucleari, ad esempio. Ripeto, a prescindere che questa sia o no una paura razionale o veritiera, la gente ne parla perché ha paura di esserne coinvolta, cosa che nel caso di Palestina ed Israele, Siria, Iran, non succede. E' brutto da dire, ma è così.

    Un po' come quando si dà più peso a un attentato a Parigi piuttosto che a Lagos. Se avviene a Parigi lo avverti come vicino, a Lagos no.
     
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    Ragazzi, io non amo gli americani, ma evitiamo di tirarrli in ballo per giustificare Putin.
    Questa è una guerra per territori come non si vedevano in Europa dal 1939.
    Ah, la Russia ha finanziato pesantemente i partiti populisti negli ultimi anni per destabilizzare l'UE, tra cui il capitone che aveva promesso di togliere le accise
     
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    CITAZIONE (Dr. FeelGood @ 25/2/2022, 18:43) 
    beto ha ragione. Da sempre le guerre vengono fatte per motivi in primis economici. Non a caso i punti strategici per i quali scoppiano i conflitti sono sempre gli stessi, da centinaia di anni.

    La situazione in medio oriente fa schifo, questo è chiaro, ed è da non umani. L'allarme tra la gente per questa guerra scatta per paura, irrazionale o razionale che sia. Paura che Putin utilizzi le armi nucleari, ad esempio. Ripeto, a prescindere che questa sia o no una paura razionale o veritiera, la gente ne parla perché ha paura di esserne coinvolta, cosa che nel caso di Palestina ed Israele, Siria, Iran, non succede. E' brutto da dire, ma è così.

    Un po' come quando si dà più peso a un attentato a Parigi piuttosto che a Lagos. Se avviene a Parigi lo avverti come vicino, a Lagos no.

    Son d’accordo ma è uno schifo.
    Frutto di un mondo dì menefreghisti egoisti che finché non si viene toccati se ne fregano ma appena c’è il minimo rischio apriti cielo.

    Colpa dei media, della classe politica e dei cittadini.

    CITAZIONE (Fabio Rossonero @ 25/2/2022, 21:36) 
    Ragazzi, io non amo gli americani, ma evitiamo di tirarrli in ballo per giustificare Putin.
    Questa è una guerra per territori come non si vedevano in Europa dal 1939.
    Ah, la Russia ha finanziato pesantemente i partiti populisti negli ultimi anni per destabilizzare l'UE, tra cui il capitone che aveva promesso di togliere le accise

    Non c’è giustificazione per quello che ha fatto.
    Ma bisogna pure dire le cose come stanno.

    La NATO ha come obiettivo l’entrata dell’Ucraina se non oggi, domani.

    L’Ucraina vuole entrare nella NATO.

    Secondo voi cosa può pensare la Russia se si ritrova basi e missili atomici NATO nel giardino del vicino?
    Di fatto rappresenta una minaccia per loro l’espansione della NATO.

    Come voleva fare l’URSS a Cuba negli anni 60 e gli USA reagirono allo stesso modo.
     
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    Tifoso

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    L'Ucraina voleva entrar enella NATO proprio perché non si fidava dei Russi, e direi che aveva ragione
     
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    CITAZIONE (Fabio Rossonero @ 25/2/2022, 21:53) 
    L'Ucraina voleva entrar enella NATO proprio perché non si fidava dei Russi, e direi che aveva ragione

    Mettila come vuoi ma rimane il fatto che l’espansione NATO è una minaccia per la Russia come lo sarebbe per gli Stati Uniti a parti inverse.

    Che poi ci siano altri problemi è palese.
     
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    CITAZIONE (TheBadTouch @ 25/2/2022, 21:52) 
    CITAZIONE (Fabio Rossonero @ 25/2/2022, 21:36) 
    Ragazzi, io non amo gli americani, ma evitiamo di tirarrli in ballo per giustificare Putin.
    Questa è una guerra per territori come non si vedevano in Europa dal 1939.
    Ah, la Russia ha finanziato pesantemente i partiti populisti negli ultimi anni per destabilizzare l'UE, tra cui il capitone che aveva promesso di togliere le accise

    Non c’è giustificazione per quello che ha fatto.
    Ma bisogna pure dire le cose come stanno.

    La NATO ha come obiettivo l’entrata dell’Ucraina se non oggi, domani.

    L’Ucraina vuole entrare nella NATO.

    Secondo voi cosa può pensare la Russia se si ritrova basi e missili atomici NATO nel giardino del vicino?
    Di fatto rappresenta una minaccia per loro l’espansione della NATO.

    Come voleva fare l’URSS a Cuba negli anni 60 e gli USA reagirono allo stesso modo.

    L'Ucraina, da paese sovrano è libero di andare con chi vuole.
    È una bugia, spesso detta da Putin, che gli ucraini sono come i russi.
    Romania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Estonia, Lituania...tutti paesi appartenenti sll'ex cortina di ferro.
    Nota: l'Ucraina è stata sottomessa al dominio zarista alla fine del 700.
     
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