Una nuova normalità

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    Cerca di ricopiare queste lettere con calma, senza fretta.

    Coral aveva appena scritto l'intero alfabeto su un foglio di pergamena che adesso guardava Bellamy dal basso verso l'alto.
    Credeva che fra le varie piaghe la sua fosse fra le peggiori per il modo in cui la faceva sentire, ma in effetti neanche quella del compagno era da meno: Coral non riusciva ad immaginare come avrebbe potuto fare tutto ciò che faceva di solito senza la sua mano dominante, fra cui, soprattutto, scrivere, mangiare, usare la bacchetta.
    Da quando lei e Bellamy erano tornati a guardarsi senza odiarsi, avevano anche ripreso le loro vecchie abitudini, fra cui studiare in biblioteca. Ma se per Coral riuscire a concentrarsi fra un volo e l'altro poteva essere tanto problematico da non permetterle di concentrarsi a dovere sulla stesura dei suoi compiti, per Bellamy farli era semplicemente impossibile, perché non sapeva più scrivere.

    Io sono qui per aiutarti e scriverti anche i compiti, lo sai. Non preoccuparti per questo.
    Almeno la mano ce l'hai ancora.


    Come guardare ai lati positivi.
    Si spinse in avanti per lasciare a Bellamy un delicato bacio sulla fronte, prima di tornare a concentrarsi sul suo elaborato di Divinazione.
    Lo rilesse dall'inizio, prima di tornare ad aggiungervi il resto.

    CITAZIONE
    Superstizioni: eventi che credo avverranno in base all'accadere di un determinato fatto: si rompe la boccetta del sale? Catastrofe!
    Piove nel giorno delle mie nozze? Dureranno tutta la vita!
    Possono quindi essere sia negative che positive, ovviamente a seconda del genere di evento di riferimento... dai babbani sono ritenute irrazionali, perché fondate soltanto su una convinzione, più che su un dato scientifico. Credervi o meno, significa anche adottare un comportamento adatto: se vedrò una scala in mezzo ad una strada di certo non ci passerò sotto; e se vedrò un gatto nero camminarmi fra i piedi, non potrò evitare di calciarlo tanto forte da spedirlo all'altro mondo nel giro di un istante.
    Povero gattino.

    Presagi: i presagi, invece, sono previsioni di un determinato futuro in base all'interpretazione di alcuni fatti di varia natura. Corrispondono, credo, più a delle sensazioni, dei presentimenti rispetto a qualcosa che potrebbe accadere, ad esempio osservando le viscere di rapaci morti, il volo degli uccelli, o altra roba del genere anche abbastanza schifosa.

    Superstizione numero uno: sposarsi in un giorno di pioggia pare porti alla coppia incredibile fortuna. Questo perché, storicamente, la pioggia per i babbani è sempre stata simbolo di fertilità e di abbondanza, forse quella di un grosso pancione che potesse sfornare subito qualche pargoletto.
    Ma in realtà, non mi pare la pioggia sia davvero legata a questi aspetti della vita, più affini, a mio parere, al potere magico di Giove. Forse la vera superstizione dovrebbe essere “sposarsi quando Giove è alto nel cielo porta fortuna” e non quando c'è la pioggia, che ti bagni e rischi pure di cadere, farti male e rovinarti la festa per cui avrai pagato profumatamente.

    Superstizione numero due: trovarsi davanti un gatto nero che attraversa la strada porta un'incredibile sfiga.
    Ma sarà vero? Si dice che in realtà la ragione fosse più storica che magica: in passato, quando le strade erano colme di carrozze e cavalli, il passaggio di un gatto nero poteva traumatizzarli a tal punto da far rivoltare le carrozze. Si tratta per caso di sfiga? No, direi piuttosto di una catena causa-effetto del tutto norma

    E poi avvenne: iniziò a volteggiare per i soffitti della biblioteca provocando in tutta probabilità l'indignazione di Orion, ma che colpa ne aveva lei? Non poteva mica negarle di entrare in biblioteca, quel vecchio senza vita.
    Tutto ciò che Coral poteva provare a fare era non urlare, piangere o vomitare, per il tempo che fosse stata dentro quella stanza.
    Dopo qualche istante, cadde per terra rumorosamente - a quello non riuscì a mettere freno - pronta a rispondere male a Orion se fosse corso fin lì per rimproverarla.
    Tuttavia, rimettendosi in piedi, Coral provò a scusarsi a bassa voce con chi la circondava per il frastuono, nonostante non ne avesse colpe.
    Sospirò, allora, reggendosi la testa pesante, mentre tornava a fissare prima Bellamy e poi il suo compito, tentando di fingere che ciò che era appena accaduto fosse più che normale.

    Normale un cazzo.

    Quella volta fu la rabbia a muoverla, più che la tristezza o la disperazione.
    Così, Coral riprese in mano il suo elaborato di Divinazione, pronta a dire francamente ciò che pensava rispetto alle superstizioni.
    Tanto in quella materia faceva già schifo, e se c'era una cosa positiva che quelle piaghe erano riuscite a donarle, era la capacità di sapersi prendere meno sul serio anche dal punto di vista accademico mandando all'aria tutti i suoi tentativi di perfezione, perché di perfetto, in lei, non c'era proprio nulla.

    CITAZIONE
    Tutte le persone che credono alle superstizioni, mi scusi se sono così franca, Professore, non hanno idea di cosa sia la vera sfiga: avrebbero dovuto scendere giù nelle segrete insieme a noi altri figli del demonio, portandosi d'appresso una sfiga tutta personalizzata. Bello, no? Almeno è diversa per ognuno! E invece no. Fa schifo. E non si poteva prevedere in alcun modo, per cui smettiamola di prenderci in giro: non è il gatto nero a portare sfiga, poverino, ma il castello di Amestris.
    Consiglierei a lei e a chi studia la sua branca magica di fare le dovute ricerche, così da dare alle streghe cinquantenni disperate nuova carne su cui fabbricare delle polpette di menzogna e idiozia da diffondere senza alcuna pietà di chi la sfiga l'ha subita davvero.

    Piaga: 1/5


    Edited by Coral Allen - 27/12/2020, 22:10
     
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    La calma l'aveva persa ormai da tempo, perchè non era di certo la prima volta che provava a farsi forza e a prendere una penna, una matita, una piuma o qualsiasi altra cosa con la mano destra, almeno per provare a vedere quanto fosse effettivamente incapace ad utilizzarla come l'altra. Ogni volta il risultato era sempre lo stesso: non riusciva proprio a fare nulla, o almeno non facilmente. Qualsiasi azione, anche la più semplice e naturale era diventata estremamente complicata. Così come nell'ultimo mese e più non aveva utilizzato la bacchetta magica se non strettamente necessario, allo stesso tempo il viso da poco più che bambino appariva appena più tirato del solito, visto che non riusciva più a mangiare con la stessa facilità di prima.
    Eppure, da quando si erano ritrovati, Coral non l'aveva lasciato solo nemmeno per un secondo. Era indubbio il fatto che lei fosse forse l'unico motivo per cui riusciva ancora ad avere quel briciolo di forza per alzarsi dal letto ogni mattina.
    Guardava quindi con aria già sconfitta il foglio di pergamena che la Caposcuola gli aveva piazzato sotto il naso, per poi ascoltare le sue parole e spostare lo sguardo su di lei. Era già pronto a rispondere con fare stizzito, non per colpa della ragazza ovviamente, ma a causa di tutta la situazione frustrante e sconfortante, quando sentì le sue labbra posarsi sulla sua fronte. Quel gesto così semplice bastò a fargli tornare il sorriso, tuttavia non aveva scacciato via dalla sua testa i pensieri che lo tormentavano.

    Sarebbe meglio se non l'avessi.

    Erano più i danni che combinava con quella mano addormentata che altro. Spesso si ritrovava ad urtare oggetti senza nemmeno rendersene conto, oppure cercava istintivamente di afferrare cose con quella, cose che poi cadevano a terra e si rompevano. Se lei cercava di mostrargli il lato positivo, lui in quel momento non riusciva proprio a vederlo.

    Non voglio che tu mi scriva i compiti...

    Se per orgoglio o perchè non voleva chiederle di fare anche questo per lui, non era dato saperlo. Forse entrambe le cose.

    Dovrò comprare una di quelle piume autoscriventi.

    Non sapeva nemmeno se esistessero in realtà.
    Vide la studentessa buttarsi a capofitto nella scrittura dei suoi compiti di Divinazione, ma lui aveva un compito ben diverso in quel momento. Per l'ennesima volta, doveva provare almeno a scrivere il suo nome. O qualche lettera. Qualcosa, qualsiasi cosa.
    Già impugnare la penna gli risultò complicato. Gli sembrava sempre sul punto di scivolare dalle sue dita, e mentre provava a replicare qualche lettera, accadde anche un paio di volte.
    Dopo li prime, perse già la speranza. I suoi occhi vedevano solo orrore. Nemmeno un bambino di sei anni scriveva in quel modo, lui che aveva sempre avuto una bella calligrafia, dovuta alla mano artistica che possedeva dalla nascita.
    Coral prese il volo e non potè far altro che guardarla, non ebbe nemmeno il tempo di realizzare la cosa ed alzarsi che ormai la ragazza era già atterrata in maniera dolorosa al suolo. Ormai ci stava quasi facendo l'abitudine, ma ogni vola che succedeva sentiva come un vuoto allo stomaco, fatto della consapevolezza di non poter evitare che la persona più importante del suo mondo soffrisse in quella maniera.
    Le sorrise quando tornò al suo posto, cercando di assicurarsi almeno con lo sguardo del fatto che stesse bene. Anche se bene era davvero un parolone.
    Tornò a sua volta concentrato sulla pergamena, e se la ragazza era impegnata in discorsi sulle superstizioni e la sfiga, lui stava affrontando la sfida più grandi di quel momento. Ovvero scrivere il suo nome. Impiegava almeno dieci secondi per ogni lettera ed era una vera tortura. Il risultato, poi, era imbarazzante. Il tempo impiegato a scrivere le sette lettere del suo nome non era affatto servito alla riuscita dell'impresa.

    w7MtjVM



    Ma dai.
    Che cos'è questa merda.


    Sbuffò, stanco e frustrato a causa della sua incapacità. Così alzò gli occhi verso il soffitto della biblioteca, come se potesse trovare lì la soluzione al suo problema. Non c'era nessuna soluzione in realtà, voleva soltanto far agire la forza di gravità per rimandare indietro quelle fastidiose puntine che finivano per pizzicargli gli occhi ogni volta che si trovava in quella situazione. Oltre ad aver perso una mano, era anche diventato un piagnucolone.
     
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    Non dire stronzate.

    Coral cominciò a squadrare Bellamy con un sopracciglio verso l'alto, lo sguardo serio e le braccia incrociate fra di loro. Odiava il suo lato pessimistico, che, da Fuoco qual era, rasentava il massimo dell'autodistruttuvità. Fino a quando il Caposcuola avesse avuto una mano, avrebbe avuto anche la possibilità di curarla per tornare un giorno ad utilizzarla. Senza, invece, ogni possibilità di, seppur ipotetica, guarigione restava soltanto un sogno più che una possibilità.
    In ogni caso, Coral era sicura che Bellamy potesse imparare ad animare da solo piccoli oggetti perché facessero ciò che voleva. Continuò dunque a squadrarlo, mentre sul suo volto serio faceva breccia un piccolo e ironico sorriso.

    E poi come farei io senza la tua mano dominante?
    Può sempre tornare utile...


    Coral lanciò un'occhiolino a Bellamy, lasciando intuire chissà quale riferimento.
    Era chiaro però che stesse scherzando: di certo la prima a soffrire per la disabilità di Bellamy non era affatto Coral. Tuttavia, avere ancora la possibilità di scherzare, nonostante tutto, era una delle poche cose che non le faceva sentire di avere il mondo addosso, oltre che una delle più belle che la compagnia del ragazzo era in grado di donarle, insieme al sorriso.
    Sospirò, dunque, cercando di recuperare un po' di serietà. Bellamy non aveva alcuna intenzione di farsi aiutare e poteva anche comprenderlo, conoscendo quanto odiava sentire il suo orgoglio e la sua dignità da maschio alfa minacciate.

    D'accordo, d'accordo. Posso comunque aiutarti nell'attesa.
    Cioè, se non facessi i compiti ci guadagnerei in qualche modo, sai per la roba della competizione eccetera eccetera.


    Iniziò, parlando con tono piuttosto serio: ottenere l'ultimo premio da migliore studentessa della sua vita era il primo dei suoi obiettivi accademici di quell'anno, insieme all'agognato ritorno della Tempesta vittoriosa con la coppa delle case.

    Pensa quindi a quanto è grande il mio amore per te, se sono disposta a farti i compiti.

    A quelle parole il suo tono di voce si fece più sottile, le spalle più chiuse in avanti, lo sguardo più basso, come si vergognasse di sostenere quello del ragazzo dopo la sua ammissione, scappata dalle labbra con tanta naturalezza da non accorgersene nemmeno. Cercò dunque di far finta di nulla, Dio solo sapeva per quale motivo, dando un'occhiata alla pergamena del compagno.
    Lo vide abbattuto per i risultati ottenuti, ma non era una cosa così rara imparare a scrivere con la mano non dominante. Certo, ci voleva molta pratica e pazienza, caratteristiche che di certo non abitavano nell'animo focoso di Bellamy, ma doveva provarci se avesse voluto tornare a vestirsi di un minimo di normalità. Così, decise di punzecchiarlo su qualcosa di cui invece il suo animo era colmo eccome: l'orgoglio.

    Riprova, su. Non sei mica un ghiacciolo.
    Tira fuori il Fuoco che c'è in te, Murray.


    Capodanno 3/21


    Edited by Coral Allen - 6/1/2021, 01:37
     
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    Si sentiva talmente tanto giù di corda che non aveva nemmeno tutta questa voglia di scherzare. Ovviamente però apprezzava la pazienza e la dedizione che la ragazza stava mettendo nel cercare di aiutarlo, per questo si sforzò di sorridere alle sue parole. Aveva capito il riferimento senza difficoltà ed anche colto il suo occhiolino, tuttavia non riuscì a far altro che stringersi appena nelle spalle ed abbassare di nuovo lo sguardo, sconsolato.

    Già, chissà quando.

    Non ce l'aveva con lei, era chiaro, solo che non riusciva proprio a farsene una ragione e a smettere di pensarci sopra. Era vero che con la magia avrebbe trovato il modo di animare oggetti per svolgere almeno i gesti più semplici, eppure non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di quanto sarebbe stato denigrante avere una forchetta magicamente animata che lo imboccava. O una mano invisibile che la mattina lo aiutava a metterci meno di mezz'ora a vestirsi. Il suo orgoglio non gli permetteva di accettare delle condizioni del genere.
    Alle sue parole successive invece si ritrovò ad osservarla con uno sguardo appena più incuriosito. Non tanto per la questione compiti e competizione tra Casate, quanto per quella confessione che le aveva sentito fare prima di vederla abbassare lo sguardo ed apparire come più piccola.

    Ci penso spesso.

    Rispose a sua volta con altrettanta spontaneità, ben più comune al suo modo di essere e di fare. Ed era vero in effetti, non erano per niente rari i momenti in cui il ragazzino irlandese si metteva a pensare a loro due, in maniera un po' più seria, soprattutto in quel periodo difficile in cui passava la maggior parte delle sue giornate a letto. Non si erano mai parlati di sentimenti in tutti quegli anni, per il semplice motivo che non ne avevano mai avuto bisogno. Si erano sempre dimostrati tutto quanto con i fatti, in fondo un Fuoco ed una Tempesta non avevano tempo da perdere in chiacchiere. O forse erano sempre stati troppo piccoli, troppo bambini, e certi pensieri non erano nemmeno in grado di formularli. Ormai però erano cresciuti e le cose erano cambiate. Loro erano cambiati.
    Quello però non era il luogo migliore nè il momento migliore per pensare a certe cose, quindi decise di far finta di nulla a sua volta e concentrarsi sui suoi orripilanti esperimenti.
    Sbuffò nel sentirsi toccato l'orgoglio, una tattica che con lui funzionava sempre purtroppo, e nonostante si sentisse come un cucciolotto bastonato che non riusciva muovere i suoi primi passi da solo, decise comunque di riprovare a scrivere qualcosa. Doveva partire da parole semplici, non poteva pensare di scrivere subito un'intera relazione, non ancora almeno.
    Con tanto impegno e tanta fatica, alla fine riuscì a scrivere qualcosa di diverso dal suo nome.

    1609792518519w7MtjVM



    Sembra meglio. No?

    Non era molto meglio in realtà, ma insultare le entità malvage e sconosciute che gli avevano portato via la mano sembrava farlo stare meglio.

    Ah, non è rivolto a te ovviamente.

    Sentì il bisogno di specificarlo, non voleva di certo che la studentessa credesse che quella fosse una dedica per lei, che invece si stava prendendo cura di lui come mai nessun altro aveva fatto prima.

    Evento di Capodanno 3/21
     
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    Nel mare di merda in cui sentiva di nuotare, Coral ogni tanto provava ad emergere, spingendo la testa un po' all'infuori. Ma riusciva a farlo soltanto in compagnia di Bellamy, in qualche modo l'unica persona capace di farla sentire normale, nonostante tutto, anche se di normale in quella situazione non c'era proprio nulla.
    Ed era triste vedere i suoi tentativi schiacciati al vento come mosche, benché fosse comprensibile: il fatto che di tanto in tanto riuscisse a trovare il modo di scherzare, non significava che dovessero farlo anche gli altri. Quella situazione stava facendo sì che i lati peggiori di ognuno dei colpiti venissero a galla con più facilità del normale, era così per lei ed anche per Bellamy.
    Così, semplicemente, tornò ad osservarlo con nessun cipiglio particolare.
    Non le serviva un motivo specifico per scrutare il Caposcuola: quel volto in qualche modo era anche una sua proprietà, benché talvolta se ne stupisse ancora. Sorrise, poi, contenta di sapere che le sue dimostrazioni d'affetto non passassero in secondo piano.
    Sospirando, allora, tornò a poggiare la schiena sulla sedia, mandando all'aria i compiti di Divinazione: non serviva eccellere in quella disciplina per capire che non sarebbe mai stata il suo futuro.
    Prese quindi fra le mani la pergamena del ragazzo, portando un sopracciglio verso l'alto alla lettura della nuova parola aggiunta alle altre: di certo non si poteva dire che Bellamy non fosse creativo.

    Stavo già per ricambiare.

    Scherzò, portando l'angolo delle labbra verso l'alto soltanto per qualche istante, prima di tornare a fissare la pergamena con concentrazione e serietà.
    Di certo era il meglio che Bellamy poteva fare adesso, ma non quello che avrebbe potuto fare esercitandosi ogni giorno. Tuttavia, non c'era bisogno che lo sapesse, non adesso. Adesso doveva soltanto sentirsi sicuro di sé, anche dei passi più piccoli, perché era da quelli che si iniziava per riuscire a fare grandi corse.

    Sì, Tesoro.
    Sembra meglio.


    Sorrise ancora, - già tre volte in cinque minuti, non male -, guardando Bellamy con estrema dolcezza.
    Tornò dunque a focalizzarsi sulla sua di pergamena: sì, quelli sarebbero stati i suoi compiti di Divinazione, e cari saluti al caro e vecchio Lennox.

    Io rinuncio ai compiti, ma tu continua.
    Vuoi che... ti tenga la mano mentre scrivi, o qualcosa del genere?


    10/21 capodanno


    Edited by Coral Allen - 6/1/2021, 01:42
     
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    Non ce l'aveva con Coral, non avrebbe mai potuto prendersela con lei. Non sarebbe riuscito a farlo in condizioni normali, figuriamoci in quel momento così tragico in cui, nonostante stessero tutti quanti dando il peggio di loro in quanto a stress ed antipatia, lei era comunque lì ad aiutarlo con pazienza e premurosità, mettendo in secondo piano persino i suoi compiti per dedicarsi a lui. Un po' si sentiva in colpa per questo. Sperava che la Caposcuola riuscisse a capire quanto le fosse grato per tutto quello che faceva anche se lui non riusciva a dimostraglielo come avrebbe voluto. Prima o poi tutto quello sarebbe finito, sperava.
    Lasciò che la ragazza prendesse la pergamena in trepidante attesa di un suo giudizio, e nel sentirsi dire che quella parola sembrava scritta meglio accennò a sua volta un sorriso. Certo, ne aveva di strada da fare. Non sarebbe stato comunque ancora in grado di scrivere una relazione o testi più lunghi di una frase, non mettendoci meno di un'ora probabilmente.
    Finì per sciogliersi un po' dentro a quello sguardo dolce che la Caposcuola gli rivolse, non si sarebbe mai abituato a tutto quello probabilmente, ed ogni volta che lo guardava in quel modo si sentiva incredibilmente amato, il cuore iniziava ad andare più velocemente nel suo petto. Anche se era diventato ansioso e paranoico come non lo era mai stato prima, c'era ancora qualcosa che riusciva a farlo sorridere. O meglio, qualcuno.
    La sua proposta lo portò ad aggrottare per un attimo la fronte.

    Come rinunci ai compiti? Sei sicura?

    Sapeva quanto la studentessa tenesse alla sua media e alla sua reputazione scolastica, e gli sarebbe dispiaciuto se per colpa sua avesse preso un brutto voto. Però riconosceva la sua gentilezza e rifiutare tutte quelle attenzioni che gli stava dando soltanto per il suo dannato orgoglio sarebbe stato veramente stupido.

    ...proviamo?

    Scostò leggermente la sedia dal tavolo, invitandola così ad andare a sedersi sulle sue gambe, per poter fare quell'esperimento. Poteva anche lasciare che Coral si sedesse su un'altra sedia che poi avrebbe avvicinato a lui, ma perchè perdere l'occasione di stare attaccati come cozze? Se doveva essere la sua mano destra, o quella sinistra, potevano fare in modo che fosse così quasi letteralmente.
    Non sapeva se quell'esperimento sarebbe davvero servito a qualcosa o meno, eppure non gli importava più di tanto: era più che altro una scusa per godersi appieno quei momenti in quel periodo complicato. Anche nella peggiore delle situazioni si poteva fare qualcosa di buono, in fondo.
     
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    Sì, ci rinuncio.
    Con Divinazione e Cura non ho speranze...


    E se un tempo aveva anche pensato di provare a mettersi in carreggiata per migliorare, da quando era caduta vittima delle piaghe qualsiasi prospettiva basata sulla speranza aveva iniziato a traballare. Probabilmente avrebbe comunque provato ad ottenere un M.A.G.O. In quelle discipline, ma di certo non si aspettava di uscire con il massimo dei voti, né ci avrebbe provato: per quel che aveva in mente di fare dopo Amestris, non le sarebbe stato neanche necessario eccellere. Sarebbe servito soltanto al suo orgoglio personale, probabilmente, e tuttavia non era sadica a tal punto da perdere attimi preziosi di vita sociale da dedicare alla ricerca dell'eccellenza per quelle due discipline.
    Sorrise in direzione del ragazzo, contenta di non essere apparsa come inopportuna con la sua proposta.
    D'altra parte, seppur non fosse servito a nulla, almeno avrebbero avuto una scusa per stare un po' assieme, sfiorarsi, bramare più che qualche istante di contatto nel cuore della biblioteca.
    Coral si alzò dalla sedia senza trascinarla, portandosi esattamente sopra le gambe di Bellamy. Si sedette lì comodamente, leggera com'era, portando le braccia attorno al collo del compagno.
    Gli lasciò dunque un caldo bacio sulla gote prima di girarsi e spingere il suo braccio destro oltre lo stesso del ragazzo. Dall'esterno, allora, afferrò la sua mano, invitandolo a fare lo stesso con la penna.
    Si trovò poi a far scorrere i capelli lateralmente, di modo da avere la visuale destra completamente libera. Certo, trovarsi in quella posizione non conciliava esattamente lo studio, o per lo meno non a lei: sapeva di essere circondata dal corpo di Bellamy, di poter percepire il suo respiro sulla schiena e sul collo nudo, che si sarebbe persa in ben altri pensieri nel tentativo di aiutarlo con la sua piaga.

    La penna, intanto... va... impugnata cosi...

    Sussurrò piano, mostrando al ragazzo il modo giusto di afferrarla. Essendo mancino, persino il modo in cui teneva stretta la penna con la destra non era proprio corretto. Sperava quindi che a partire da quell'accorgimento potesse già sentire meglio la presa sull'oggetto e allenarsi con più determinazione.
    Deglutì, a quel punto, stringendo di nuovo le sue dita attorno alla mano calda di Bellamy, accesa improvvisamente di nuova linfa vitale.

    Allora, Signor Murray.
    Cosa vogliamo scrivere?
     
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    Sentire Coral rinunciare ai suoi compiti, e di conseguenza alla possibilità di prendere un voto decente, era sicuramente un evento straordinario a cui forse non aveva mai assistito prima. Era proprio vero che Halloween li aveva cambiati nel profondo, tant'è che per un attimo si ritrovò ad osservarla, quasi incerto sul farsi aiutare a quel prezzo, ed era certo che tenesse più alla media scolastica della ragazza che alla sua. Lei però sembrava convinta della sua scelta, allora si limitò ad alzare le spalle e a storcere le labbra per qualche breve istante.

    Con Cura posso sempre aiutarti.

    Non aveva smesso mai smesso di farlo in realtà. Sempre meglio non avere speranze con una materia soltanto piuttosto che con due. Lui, fortunatamente, quelle che più aveva odiato nella sua carriera scolastiche le aveva abbandonate prima di iniziare la classe M.A.G.O.. Quindi ormai si poteva dire che se la cavava piuttosto bene, il suo punto debole restava Storia della Magia.
    Aveva problemi più grandi in quel periodo, che se non avesse imparato a scrivere decentemente i suoi voti sarebbero precipitati in tutte le materie, e non voleva proprio che una cosa del genere accadesse. Poteva sempre usare la magia per muovere una penna che scrivesse al posto suo, ma no: era una questione di orgoglio, di principio, doveva farcela con le sue forze anche se non pensava minimamente di essere in grado.
    L'unica cosa che riusciva a fargli cambiare un po' idea era proprio Coral, o meglio, la pazienza che stava mettendo nell'aiutarlo e nel restargli accanto.
    La lasciò quindi sedere sulle sue gambe, dovendo per forza di cose circondare tutto il suo corpo con il proprio braccio destro. Davvero un peccato, un dispiacere. Seh. Così concentrarsi risultava ancora più difficile, ma magari faceva anche quello faceva parte della sfida. Si spostò allora in avanti col busto, quello che bastava per riuscire a vedere la pergamena e allo stesso tempo il volto della Caposcuola. Fortuna che lei era molto più piccola di lui, si incastrava bene lì in quel posto che le apparteneva da sempre.

    Ah.

    Si lasciò muovere le dita, finendo così per impugnare quella penna in una maniera che sentiva scomodissima. Non era affatto abituato, ma di sicuro sarebbe servito a farlo scrivere meglio.
    Era totalmente e letteralmente nelle mani della ragazza.
    E quando gli chiese cosa volesse scrivere, si ritrovò a sbuffare sconfortato, già stanco. O forse ormai fin troppo stanco.

    Non lo so.

    Finì così per ritirare la testa nel suo guscio come una tartaruga, poggiandola contro la schiena di Coral come se fosse il suo personalissimo cuscino. Chiuse gli occhi per qualche breve istante. Non gli sarebbe dispiaciuto dormire un po' lì, in quel modo, con il profumo della ragazza nelle narici, a confortarlo.
    Sospirò a quel pensiero, tornando dopo una manciata di secondi ad affacciarsi oltre il corpo della compagna.

    Scriviamo ''Price fa schifo e Laeddis puzza di vecchio''.
    Vai...proviamo.
     
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    Strinse dolcemente le dita di Bellamy fra le sue, limitandosi a sfiorargli il dorso soltanto per qualche istante prima di perdere ogni barlume di decenza.
    Sapeva infatti che stare cosi a stretto contatto con lui poteva essere molto rischioso, e che al momento nessuno dei due poteva permettersi di giocare molto d'azzardo.
    Rimase in silenzio per qualche istante ammaliata dalla bellezza del volto del Caposcuola, del modo in cui le ciglia lunghe incontravano l'aria, di come persino la tristezza nei suoi occhi fosse incapace di oscurarlo totalmente.
    Deglutì, sopprimendo l'istinto di mandare tutto a quel paese, baciarlo e lasciare che Orion li rimproverasse per comportamenti inopportuni. Strinse più forte la sua mano attorno a quella del Caposcuola, invece, sorridendo piano alle sue parole.
    E poi capì: Coral forse non sarebbe mai stata in grado di accudire e avere totale compassione per se stessa, ma non avrebbe smesso un secondo di riserbare tutto l'amore di cui era capace per Bellamy, sostenendolo laddove lui non fosse in grado di farlo da solo.
    Fu felice di constatare che anche in un momento buio come quello il ragazzo non avesse perso del tutto il suo senso dell'umorismo, seppur celato dalle ombre sul suo volto.
    Sul Preside, in ogni caso, poteva anche concordare. Bellamy invece sapeva quanto Coral trovasse affascinante il Docente di Pozioni e nuovo Responsabile del Ghiaccio...

    Va bene, ma solo per questa volta.

    Sospirò, lasciando fuoriuscire dalle labbra tutta la dolcezza di cui ancora era pieno il suo cuore, consapevole che da quel momento in poi avrebbe dovuto trattarlo come un compagno da aiutare più che come il suo ragazzo.
    Se solo non fosse stato così terribilmente difficile fare questa distinzione...
    Gli occhi soppesarono le parole precedentemente scritte da Bellamy. Ci sarebbe stato molto su cui lavorare, e chissà quante altre volte nelle settimane successive si sarebbero ritrovati esattamente in quel modo, seduti in biblioteca ad aiutarsi a vicenda, cercando ogni volta di migliorare sempre di più.
    Chissà quante volte avrebbero rinunciato, rincorrendo uno scopo che sarebbe sembrato sempre più lontano.
    Non ne aveva idea, e, a dirla tutta, era davvero necessario saperlo? L'importante era iniziare a muoversi, che altrimenti il traguardo avrebbe continuato a rimanere soltanto un miraggio.
    Sospirò ancora, impugnando saldamente la mano di Bellamy.

    Cominciamo.

    Chiuso

     
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