Quattro mesi per costruire (dicembre, gennaio, febbraio, marzo), studiando e preparando gli artificiali in ogni minimo particolare.
Quasi un mese di cappotti.
Quattro minuti per tirarlo su.
Trenta secondi per fotografarlo ed ammirarlo nel suo splendore, cercando di rispettarlo nella sua maestosità.
Anche se il lasso di tempo con l’apoteosi della cattura è ridotto ai minimi termini, niente può essere paragonato, all’adrenalina, alle emozioni ed alle sensazioni che suscita il Re: in questo caso sul metro di lunghezza.
Difficile poter descrivere la frustrazione di una ricerca senza risultati per quasi trenta giorni, così com’è difficile descrivere il linguaggio del cuore quando il tuo sogno si materializza. Quel che è certo è che è stata una fatica d’amore.
Forse era scritto non lo so. Di sicuro io, ero ignaro di tutto. L’appuntamento segnava le ore 8.30 circa di ieri mattina vicino ad una struttura. A darmi le direttive per poter individuare il luccio, due persici di pressappoco 30 cm che sono saltati uno alla volta a delfino, nell’intento di fuggire. Poi il resto è venuto da sé.
Un lancio, due strippate appena, e la botta sulla coda: dolce, mai rozza e irruenta. Perché il Re quando arriva, la maggior parte delle volte, anche se la forza è tanta ed anche se può sembrare un paradosso, lo fa quasi in punta di piedi con delicatezza: suscitando sulla canna una sensazione quasi impercettibile, facendola inarcare con garbo.
Dopo il tira tira, con Lui che se ne stava immobile facendomi capire che era pesante e che non voleva cedere. Poi, al termine della lotta, la resa. Mai incondizionata e sempre con dignità. Infine la foto ed il ritorno nell’ambiente dove madre natura lo ha collocato, facendomi sognare nel pensiero del suo ricordo e nella gioia di un così bel risultato dopo tante frustrazioni.
Chi la dura la vince!
Nik