Life in Berlin

[NC17] Romantico - Commedia - Twc not related - AU - Language - OOC - Lemon - Drug use(accenno) - Angst - Fluff - Sequel (ALS)

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    Titolo: Life in Berlin
    Autore: Redda
    Genere: Romantico, Commedia
    Raiting: NC17
    Avvisi: Twincest not related - AU - Language - OOC - Lemon - Drug use(accenno) - Angst - Fluff - Sequel (ALS)
    Riassunto: Era l’inizio di una nuova vita per entrambi.
    Capitoli: 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | |15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 36 | 37 | 38 | 39 | Epilogo


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    Disclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartengono, niente di quello che ho scritto è mai successo e non ci guadagno niente a farlo.

    Creative Commons License
    Life in Berlinr by Redda is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

    Vietato copiare!




    1. Capitolo





    Quell’estate era trascorsa piuttosto in fretta; era volata via in un soffio, quasi il tempo avesse deciso spontaneamente di accelerare. Era un avvenimento piuttosto comune, che colpiva in particolare i ragazzi in età scolare; un minuto prima ti stai godendo il primissimo giorno di vacanza, pensando a tutte le cose belle da poter fare durante quel periodo di totale relax e a tutto il sonno arretrato da dover recuperare, e l’attimo dopo il calendario segna già l’ultimo giorno, e tu finisci col sperare che si tratti solo di un brutto incubo dal quale ti vuoi svegliare.

    Tom aveva superato l’esame di maturità con un voto quantomeno accettabile; non si sa bene come avesse fatto, lui stesso arrivò a pensare che si fosse trattato di una specie di miracolo o qualcosa di simile, e non fu di certo l’unico a crederlo. I suoi insegnanti avevano temuto di doverlo sopportare un altro anno, invece il Fato era stato decisamente benevolo. Probabilmente era dovuto all’allineamento dei pianeti o al passaggio di qualche meteorite millenario che gli aveva infuso un po’ di sale in zucca, fatto sta che, in un modo o nell’altro, era finalmente riuscito a uscire da quella scuola, e l’idea di non doverci più mettere piede l’aveva quasi commosso.

    Dopo aver trascorso una buona parte dell’estate a cazzeggiare con i suoi amici, godendosi quella nuova libertà, che aveva un sapore così dolce, aveva passato due settimane a Loitsche, come promesso a suo padre e Doris, altrimenti la donna sarebbe andata personalmente a Berlino a prenderlo, trascinandolo per le mutande, e la cosa peggiore era che lo aveva davvero minacciato in quel modo e sapeva bene che sarebbe stata capace di farlo.

    Aveva così potuto rivedere Andreas e Niki, che ormai facevano coppia fissa dall’estate scorsa ed erano ancora molto affiatati; si era preso il merito di tutto quell’amore, perché in fin dei conti era stato lui a convincere l’amico a fare finalmente la prima mossa. Era un moderno Cupido, ma senza pannolone e aluccie bianche.

    I due erano in procinto di partire per Amburgo perché il biondino aveva deciso di proseguire lì i suoi studi, iscrivendosi a giurisprudenza, e per Niki quella era stata la giusta scusa per allontanarsi una volta per tutte da quella deprimente cittadina.

    Ovviamente aveva potuto rivedere anche Bill, e c’era da dire che gli aveva riservato un’accoglienza decisamente calorosa; per tre giorni erano usciti dalla stanza di quest’ultimo solo per mangiare e andare al bagno. Jörg aveva faticato a mantenersi indifferente ai rumori che provenivano dalla stanza di suo figlio, e quando aveva provato a parlarne con sua moglie, Doris aveva minimizzato con un: «Sono solo dei ragazzi, lasciali divertire». Lo aveva poi rimproverato, rinfacciandogli che lui non si dava altrettanto da fare, come invece avrebbe dovuto, e a quella ramanzina Jörg aveva dovuto abbassare la testa.

    A un certo punto anche Simone li aveva raggiunti; inutile dire che lei e Doris avevano legato fin da subito, tanto da comportarsi come due amiche che non si vedevano da tempo. Avevano fatto comunella tra di loro, ignorando completamente gli altri, e avevano trascorso le ore a scambiarsi ricette e a raccontare aneddoti sui loro figli – correlati ovviamente da foto imbarazzanti – facendo vergognare entrambi. Le prese in giro non si erano risparmiate da parte di nessuna delle due fazioni, ma questo non impedì a Tom di sottrarre abilmente una foto del fratellastro in versione tenera e paffuta dall’album; ciò che non seppe fu che Bill lo aveva già largamente anticipato.

    In quei giorni Tom aiutò il moro a fare i bagagli, e quella fu senza dubbio la parte più faticosa di tutta la vacanza; sembrava quasi che Bill avesse deciso di portarsi dietro l’intera stanza, e quando aveva provato a farglielo presente, dicendogli che non si stava trasferendo dall’altra parte del mondo, il suo fratellastro lo aveva fulminato con un’occhiataccia, assicurandogli che ogni singolo oggetto aveva la sua vitale importanza. Bill se n’era fregato perché tanto quello che poi si era dovuto trascinare dietro tutti quegli scatoloni era stato lui, con il rischio di farsi uscire anche un’ernia.

    Avevano deciso di frequentare la stessa università, ovviamente con indirizzi differenti; Bill aveva scelto scienze sociali, Tom invece aveva preferito arte, ben consapevole del fatto che non avrebbe potuto scegliere altrimenti, vista la difficoltà degli altri corsi presenti nell’elenco. Avevano anche fatto domanda per usufruire dei dormitori che si trovavano dentro il campus, e stavano aspettando una lettera di conferma, perché i posti erano davvero limitati; in caso contrario sarebbero rimasti a vivere con Simone, dato che affittare un appartamento costava troppo, e per due giovani senza lavoro era pressoché impossibile riuscire ad avere anche solo uno sgabuzzino. Non potevano certo chiedere ai loro genitori di affrontare anche quella spesa, visto che le tasse universitarie si erano rivelate piuttosto salate, quindi si sarebbero arrangiati in un modo o nell’altro, alla fine ciò che contava veramente era stare insieme.

    Simone aveva assicurato loro che se fossero rimasti con lei non ci sarebbero stati problemi, in particolar modo per ciò che riguardava la sfera sessuale – Doris le aveva ovviamente raccontato dei tre giorni di fuoco –; insomma aveva dato loro la sua più totale approvazione a darci dentro come conigli in amore, senza preoccuparsi degli eventuali rumori, perché lei avrebbe semplicemente finto di essere sorda. Tom, rosso per l’imbarazzo, le aveva sbraitato contro di tutto, ricordandole che le madri normali certe cose non avrebbero dovuto dirle.

    Bill era terribilmente eccitato all’idea di vivere in una grande città come Berlino, era un universo completamente diverso dalla tranquilla e noiosa quiete che circondava Loitsche, alla quale era stato abituato fin da bambino. Passare quei pochi giorni nella capitale, a Natale, gli erano bastati per fargliela amare incondizionatamente; sentiva di essere pronto ad affrontare quella nuova esperienza.

    Tom, invece, era di tutt’altro avviso; era certamente abituato alla vita frenetica di Berlino, ma era terrorizzato a morte all’idea di dover frequentare l’università. I tipi come lui non vedevano l’ora di terminare il liceo per smetterla di sonnecchiare sui libri, oppure abbandonavano direttamente gli studi perché non li ritenevano che un’inutile perdita di tempo, che avrebbero potuto impegnare in ben altra maniera; doveva ammettere che nella sua testa, spesso e volentieri, aveva fatto capolino quel pensiero, ma se avesse mollato probabilmente sua madre lo avrebbe ucciso in modo lento e doloroso.

    Aveva deciso di farlo non tanto per se stesso, perché la sua poca voglia di studiare si era prosciugata come l’acqua nel deserto del Sahara, quanto più per Bill; in quel modo avrebbero continuato a trascorrere molto tempo insieme, dando modo al loro rapporto di solidificarsi, e poi non voleva che il moro lo ritenesse uno zoticone ignorante senza alcuna aspirazione futura, se non quella di tracannare birra e mangiare patatine, seduto su di una squallida e maleodorante poltrona a guardare la tv, ridendo delle proprie flatulenze.

    Quando aveva comunicato la notizia a sua madre e al suo migliore amico, i due avevano avuto reazioni molto differenti.

    Simone si era dimostrata inizialmente scettica; come darle torto? Aveva tutte le ragioni del mondo per esserlo, perché bisognava ammettere che suo figlio non si era mai dimostrato una cima a scuola e tutte le volte che era riuscito a essere promosso aveva acceso una candela per il dio di ogni religione conosciuta. Quella non era di certo una cattiveria gratuita, ma era più un guardare in faccia la realtà; per quel motivo non aveva preso neanche lontanamente in considerazione l’idea che Tom volesse proseguire gli studi. In un primo momento aveva addirittura pensato che suo figlio fosse sotto l’effetto di stupefacenti e in verità non sapesse ciò che le stava dicendo, ma alla fine si era commossa e lo aveva stritolato in un abbraccio spacca ossa, mentre continuava a ripetergli che era tanto orgogliosa del suo bambino.

    Peter, invece, aveva passato dieci minuti a ridere senza sosta, tanto da rimanere senza fiato; quando si era finalmente ripreso, gli aveva fatto le sue più sentite condoglianze. Aveva ben poco da sfotterlo visto che lui era stato bocciato per l’ennesima volta, ma il ragazzo aveva deciso di darci un taglio definitivo, perché era evidente che la carriera scolastica non facesse per lui; inutile dire che suo padre non solo lo aveva cacciato di casa, ma lo aveva anche invitato a non rimetterci piede in futuro, perché lì non era più il benvenuto. Peter gli aveva però assicurato che aveva già trovato un lavoro che gli permetteva di guadagnare bene e gli dava tante soddisfazioni, ma non gli aveva voluto dire di cosa effettivamente si occupasse, usando la scusa del segreto professionale. Al che lui gli aveva chiesto se fosse diventato il toy boy di qualche tardona che lo riempiva di regali, e il suo migliore amico prima gli aveva dato dell’idiota e poi gli aveva detto che si era pentito di non aver pensato subito a quella possibile carriera.

    *



    Nei giorni successivi alla loro partenza da Loitsche, costellata dalle continue chiamate da parte di Doris, che non aveva fatto altro che piangere e dar loro raccomandazioni di ogni tipo, nemmeno fossero partiti per il fronte, Bill e Tom avevano aspettato in trepida attesa la lettera da parte dell’università, tanto da cominciare ad assillare il postino, che scappava impaurito ogni volta che li vedeva sbucare all’improvviso; non contenti avevano cominciato anche a tendergli degli agguati, e il pover’uomo era arrivato a far domanda di trasferimento, perché era certo che quei due gli avrebbero provocato un esaurimento nervoso. Una volta Bill aveva anche provato a morderlo, accusandolo di tener nascoste le loro lettere perché era un postino cattivo e sadico, che godeva nel vederli soffrire in quel modo e non provava nemmeno un briciolo di compassione per le loro povere vite.

    Alla fine la tanto agognata risposta era arrivata per la loro gioia – e anche per quella del postino, al quale avevano fatto recapitare un cesto di scuse colmo di frutta –. Entrambi avevano ottenuto il permesso di poter usufruire dei dormitori; l’unica scontenta era Simone, che non avrebbe potuto prendere in giro suo figlio dopo averlo sentito fare sesso.

    Avrebbero ricevuto ulteriori informazioni durante le giornate di orientamento, che si sarebbero tenute a fine Settembre, pochi giorni prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

    Una notizia del genere aveva comportato una deliziosa cena in ristorante, a cui avevano preso parte anche Jörg e Doris, che aveva pianto per quasi tutto il tempo.

    Era l’inizio di una nuova vita per entrambi.

    *



    Settembre passò in un batter d’occhio, per la gioia di Bill e il terrore di Tom.

    Simone accompagnò i ragazzi con la sua sgangherata auto, che a malapena era in grado di andare ancora avanti, ma riuscirono comunque a raggiungere la sede dell’università, sebbene suo figlio passò l’intero viaggio a urlare a causa della guida spericolata di sua madre, che si credeva un pilota provetto di Formula 1.

    Un grande viale costellato da alcuni alberi conduceva all’edificio principale, e lungo quel percorso erano stati allestiti diversi stand che davano informazioni sui vari corsi e promuovevano le attività extrascolastiche, alle quale gli studenti potevano iscriversi per ottenere dei crediti extra.

    Quella zona era invasa per lo più da studenti del primo anno, la maggior parte degli altri studenti si trovavano in vacanza, ancora nelle loro abitazioni o avevano deciso di tenersi alla larga da quella bolgia frenetica, ricordando con nostalgia i tempi in cui anche loro ne avevano fatto parte.

    Bill e Tom si misero in fila insieme alle altre matricole per ricevere la fantomatica busta, dentro la quale avrebbero trovato gli orari relativi al loro corso e quelli delle lezioni basilari, che avrebbero dovuto frequentare obbligatoriamente per tutta la durata del primo anno; la piantina dei vari edifici, per quelli che avevano il senso dell’orientamento di una zucchina; un libricino contenente il regolamento, che andava seguito alla lettera se non si voleva essere sbattuti fuori prima del tempo a calci nel sedere; il numero della loro stanza e via dicendo.

    «Sono così eccitato!», esclamò Bill, osservando il fiume di gente che li precedeva. «Tu non sei eccitato?».

    «Enormemente», mentì Tom, stirando le labbra in un sorrisino forzato; sembrava quasi che qualcuno gli avesse attaccato due ganci agli angoli della bocca e li stesse tirando verso l’alto, cercando di sbloccare quel pezzo di marmo che in realtà avrebbe dovuto essere il suo viso. Si chiedeva come avesse fatto Bill a non accorgersi che era rigido quanto un ciocco di legno; probabilmente la gioia di trovarsi finalmente lì gli faceva apparire tutto in modo meraviglioso, e in maniera evidentemente distorta da com’era nella realtà.

    Stava cominciando a sudare freddo e sentiva le gambe molli come gelatine malferme; era la stessa sensazione che aveva provato il primo giorno di scuola dalle elementari fino all’ultimo anno di liceo. Quella voglia irrefrenabile di vomitare fuori gli organi, che sembravano non voler più stare dentro il suo corpo, non gli era di certo d’aiuto; aveva la faccia di uno che stava per svenire da un momento all’altro, e lo stesso colorito di uno dei Simpson.

    «Impareremo un sacco di cose nuove», disse il moro, con aria sognante. «Chissà se c’è un corso extra legato alla moda o per lo meno alla fotografia, mi piacerebbe frequentarne almeno un paio. Nella mia vecchia scuola non si facevano cose simili, era una vera noia; nella tua avevate dei corsi extra? Sono sicuro che non ne hai mai frequentato uno, pigro come sei era già un miracolo che tu riuscissi a seguire tutte le ore di lezione».

    Bill sembrava un fiume in piena; quando era sovraeccitato diventava decisamente troppo logorroico per i suoi gusti, e questo non faceva che aumentare la sua, già dilaniante, ansia, che lo stava logorando pezzo dopo pezzo, molto lentamente. Parlava di corsi extra, di valutazioni, di lezioni che non vedeva l’ora di iniziare; lui non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a prendere una sola sufficienza, anzi forse era meglio dire che non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a superare l’anno. Probabilmente ai professori sarebbe bastata una sola occhiata per capire che era una causa persa in partenza.

    Sentiva le goccioline di sudore corrergli lungo il collo, che venivano poi assorbite dalla maglia; era un bene che quel giorno avesse deciso di indossarne una scura, altrimenti a quell’ora avrebbe sicuramente cambiato colore. Non poteva nemmeno dare la colpa al caldo, visto che la temperatura era piuttosto mite e c’era anche un leggero venticello; era l’agitazione che lo stava lentamente facendo squagliare come un gelato al sole.

    Temeva di non superare quel primo giorno, e tecnicamente quello era solo un pre primo giorno, le lezioni non sarebbero cominciate prima del cinque, allora sì che gli sarebbe venuto un coccolone con i fiocchi e lo avrebbero trovato stecchito in qualche angolino solitario.

    «Tomi tutto bene? Sei pallido», gli fece notare Bill, poggiandogli una mano sulla guancia, che ritrasse subito dopo con un’espressione schifata. «E sudaticcio».

    «Sarà sicuramente un calo di zuccheri, questa mattina non ho fatto una colazione abbondante». Si era solo sbaffato cinque croissant con la cioccolata e aveva trangugiato un’intera tazza colma di caffè. Non era colpa sua se quando era particolarmente nervoso finiva col mangiare qualsiasi cosa commestibile gli capitasse a tiro, salvo pentirsene subito dopo, viste le conseguenze.

    «Tra poco tocca a noi, dopo andiamo a sederci così ti sciacqui un po’ il viso, ok?», gli propose il ragazzo, facendogli un sorriso.

    Tom annuì a malapena e fece un profondo respiro; per quale motivo doveva essere l’unico visibilmente agitato lì in mezzo? Sembravano tutti al settimo cielo, non facevano che chiacchierare e ridere come se niente fosse, ci mancava solo che cominciassero a fare le capriole sul prato come gli acrobati di un circo. Si capiva a colpo d’occhio che lui non c’entrava un bel niente in quell’ambiente; si sentiva alla stregua di un pesce fuor d’acqua, che continuava ad annaspare, nell’attesa di morire asfissiato.

    Fissò la fila che in un primo momento gli era sembrata infinita, ma di colpi si era già dimezzata, e le sue palpitazioni non facevano che aumentare a mano a mano che si avvicinavano al banco. Aveva il serio timore che sarebbe stramazzato al suolo come un sacco di patate, una volta arrivato lì di fronte; bella figura ci avrebbe fatto, in quel modo avrebbe segnato già dal principio la sua carriera universitaria, che non si prospettava tutta rose e fiori già di per sé, e sarebbe stato ricordato come l’idiota che si era fatto venire un infarto.

    Per di più ci si mettevano di mezzo quelli che lo stavano fissando come se fosse stato un fenomeno da baraccone. Ok, era alto quanto un palo della luce, aveva treccine afro e sembrava appena uscito da un video di 50 Cent, e allora? Che c’era di tanto strano? Nemmeno avesse avuto un ridicolo naso rosso da clown. Ma, ancora di più, gli rodeva quando gli sguardi erano rivolti a Bill, che quel giorno sembrava risplendere quanto una Super Nova; difficilmente passava inosservato, anche se a lui avrebbe fatto comodo. Non si sarebbe rivelato facile tenere a bada gli ormoni di quel branco di arrapati intellettuali; era solo contro tutti. Gli sarebbe stato utile avere a disposizione l’esercito di Anubi – sì, la sera prima aveva visto in tv “La mummia: Il ritorno” –, in quel caso sarebbe stata tutta un’altra storia, e quei tizi non avrebbero osato sollevare gli occhi dal suolo per non scatenare la sua ira.

    Si stava immaginando con indosso quell’imbarazzante gonnellino che portavano gli egiziani a quei tempi, domandandosi come potessero sopportare gli spifferi d’aria proprio lì sotto, quando Bill lo riportò alla realtà con una gomitata dritta sulle costole.

    Sbatté le palpebre confuso, mentre il suo cervello si riassettava, tornando in modalità tempi moderni, quando vide che davanti al moro non era più nessuno, se non il banco. Oh cazzarola, toccava a loro!

    «Ciao», lo salutò in modo cordiale una ragazza seduta dietro il tavolo, anche se si vedeva lontano un miglio che era annoiata da morire; come darle torto? Era dalle otto di quella mattina che non faceva altro che consegnare buste e dare informazioni come una macchinetta. «Nome e cognome».

    «Bill Trümper».

    Aveva deciso di utilizzare il cognome da nubile di sua madre, in quel modo nessuno avrebbe sospettato che lui e Tom fossero parenti; era già “strano” vedere due ragazzi che stavano insieme, non osava immaginare cosa avrebbero cominciato a dire le persone se avessero saputo che erano anche fratellastri. Non voleva essere fissato con disgusto da degli sconosciuti, e giudicato come se avesse commesso il peggiore dei crimini.

    La ragazza scorse la lista di nomi delle matricole appuntata sulla sua cartellina, e si fece consegnare un documento d’identità, mentre Bill lasciava una firma accanto al suo nome. Dopo averlo registrato, la sua compagna frugò dentro uno schedario che riportava le lettere S-Z e le allungò una busta bianca rigonfia, che lei consegnò in seguito a Bill.

    «Per altre informazioni puoi rivolgerti alla segreteria dalle nove a mezzogiorno. Buona permanenza».

    «Grazie». Le sorrise e lasciò il posto a Tom. «Vado a sedermi su quella panchina, ti aspetto lì», gli sussurrò prima di allontanarsi.

    «Ciao, nome e cognome prego», recitò a memoria la ragazza, trattenendo a stento uno sbadiglio.

    Il moro sentì un grosso groppo formarsi nella trachea. Gli stavano già facendo delle domande? Non era preparato, non aveva ripassato nulla! La sua mente sembrava offuscata da una fitta nebbia, e si sentiva come una boa in balia di un uragano. In che modo sarebbe potuto venire fuori da quella situazione? Bill lo aveva anche lasciato lì da solo, abbandonato a se stesso, di fronte agli occhi glaciali di quella tipa che continuava a scrutarlo con un sopracciglio inarcato; ciò che non sapeva era che quella ragazza stava cercando di capire quale deficit mentale lo affliggesse, e un po’ gli dispiaceva per lui.

    «Nome e cognome», ripeté per la seconda volta.

    Tom aprì e chiuse la bocca un paio di volte senza emettere alcun suono, e dietro di lui cominciarono a sollevarsi le prime proteste. Le altre matricole non sembravano ben propense ad aspettare i suoi comodi, non dopo tutte quelle ore in piedi sotto il sole.

    «Bene», commentò la ragazza, passandosi una mano sul viso, visibilmente esasperata. Durante la mattinata aveva avuto a che fare con tipi strani, ma quello li batteva tutti senza ombra di dubbio. «Puoi almeno darmi un documento di identità così faccio da sola? Magari in questo modo ti evito anche un possibile linciaggio».

    Frugò dentro i suoi pantaloni sempre troppo larghi, e ci mise almeno cinque minuti a rintracciare il portafogli, nel frattempo aveva disseminato di tutto sopra il banco; quando riuscì a trovarlo e a tirare fuori la carta d’identità, quest’ultima gli scivolò dalla mano a causa del sudore, e finì ai suoi piedi. Si piegò per raccoglierla e rischiò di buttare a terra il ragazzo che si trovava dietro di lui, col rischio di scatenare un effetto domino catastrofico. Dopo essersi scusato frettolosamente, porse il documento alla ragazza.

    «Chi me l’ha fatto fare…», mormorò quella, mentre dava a Tom la penna per firmare, e il moro riuscì, non si sa come, a sporcarsi d’inchiostro come un bambino.

    Sentì le orecchie prendergli fuoco per l’enorme imbarazzo; ci aveva fatto proprio una pessima figura. E per fortuna che Bill non lo aveva visto, in compenso tutti quelli presenti avevano assistito alla sua fin troppo evidente goffaggine; Pippo a suo confronto sembrava addirittura un figo.

    «Ecco a te». Allungò anche a lui la busta che riportava il suo nome e gli restituì la carta d’identità, felice di levarselo dai piedi. «Se ti occorrono altre informazioni puoi rivolgerti alla segreteria dalle nove a mezzogiorno. Buona permanenza». Augurò a se stessa di non ritrovarsi di fronte a quel tipo ancora una volta.

    Si allontanò il più in fretta possibile, senza preoccuparsi di sbiascicare almeno un grazie. Puntò dritto alla fontanella che si trovava tra due panchine in pietra, una delle quali era occupata da Bill e, dopo aver gettato la propria busta per terra, si sciacquò il viso bollente, mentre si dava mentalmente dell’idiota, senza tralasciare annessi e connessi.

    «Tom sta’ attento, così bagni tutto», lo rimproverò Bill, piegandosi a raccogliere la busta, che si era macchiata leggermente di terriccio. «Vieni, andiamo a mettere qualcosa sotto i denti, mi è venuto un certo languorino».

    Lo prese per mano e ripercorsero nuovamente il viale, uscendo dal cortile della struttura scolastica. Lì fuori c’era un’intera via molto frequentata dagli studenti; c’erano un paio di caffetterie, qualche locale, una cartolibreria e via dicendo.

    Lo trascinò verso un piccolo bar e si sedettero nella terrazza, approfittando di quella bella giornata di sole, una delle ultime probabilmente. Come si poteva ben immaginare era stracolmo di matricole, ma riuscirono comunque a ordinare due caffè e due tramezzini. Mentre aspettavano le loro ordinazioni, decisero di aprire le buste per vedere ciò che era contenuto all’interno.

    «Io sono alla Hegel», constatò Bill, leggendo un foglietto. «E tu?».

    Tom si grattò il capo, visibilmente perplesso; di che stava parlando? Hegel? Che roba era?

    «Tomi sto parlando dei dormitori», gli spiegò pazientemente il moro. «Ce ne sono tre nel campus, e ognuno porta il nome di un illustre personaggio: Freud, Hegel e Goethe. Fammi vedere». Frugò dentro la busta e tirò fuori anche il suo foglietto. «Che bello, siamo nello stesso dormitorio!», esclamò felice; in quel modo non avrebbero faticato a vedersi. «Però le nostre stanze sono distanti; io ho la 212 e tu la 105, ma l’importante è stare sotto lo stesso tetto, non trovi?».

    «Già, come dici tu», gli rispose, mentre ancora cercava di memorizzare i nomi di quei tizi, nel caso glieli avessero chiesti durante qualche interrogazione a sorpresa. Non aveva idea di chi fossero o per quale motivo chi aveva messo su quell’università li avesse ritenuti tanto importanti da dare i loro nomi a dei dormitori, ma di sicuro erano morti, su quel punto non aveva alcun dubbio.

    «Chissà chi saranno i nostri compagni di stanza», mormorò Bill, immerso nella lettura del regolamento.

    «Co… compagni di stanza?», balbettò Tom. «Di che parli?».

    Ancora una volta sembrò cadere dalle nuvole; nessuno gli aveva detto che avrebbe dovuto condividere la stanza con un perfetto sconosciuto. E se gli fosse capitato un serial killer o un maniaco? Oppure uno che aveva delle strane abitudini, tipo mangiarsi le unghie dei piedi o altre cose altrettanto rivoltanti.

    «Pensavi forse che avresti avuto la camera tutta per te?», gli domandò il fratellastro, ridacchiando divertito. «Non siamo mica in hotel, Tomi; il numero degli studenti è maggiore a quello delle stanze, quindi è logico che non avresti potuto usufruire da solo di questo servizio. Vedrai che sarà un’esperienza emozionante, e ci faremo un sacco di nuovi amici».

    Per Bill quella era, senza ombra di dubbio, la parte migliore; aveva passato l’ultimo anno di liceo a essere completamente ignorato da tutti, quasi fosse tornato invisibile come ai primi tempi. Quando aveva camminato di nuovo per quei corridoi, gli altri non lo avevano guardato con ammirazione e paura, ma gli avevano semplicemente parlottato alle spalle. C’era comunque da dire che l’aver smesso di cazzeggiare tutto il tempo aveva fatto risollevare notevolmente i suoi voti.

    Era sicuro che lì dentro avrebbe trovato ragazzi a cui non sarebbe importato nulla di ciò che aveva fatto e di che tipo di persona fosse stata in passato; era un’ottima occasione per cominciare una nuova vita, mostrandosi agli altri come il vero Bill e non spacciandosi per lo stronzo che aveva preso il suo posto per troppo tempo. Era davvero una boccata d’aria pulita, e poi c’era Tom al suo fianco, e già quello gli bastava per essere al settimo cielo.

    Lo osservò mentre leggeva il regolamento e si grattava il naso, facendolo arrossare.

    «Hai letto che abbiamo il coprifuoco durante la settimana?!», esclamò il ragazzo, sbatacchiando il libricino da una parte all’altra. «Andiamo è ridicolo, nemmeno mia madre mi ha mai imposto il coprifuoco; siamo forse in un convento di suore?».

    Le sue labbra s’incurvarono verso l’alto in un dolce sorriso e allungò una mano sul tavolino, poggiandola sopra quella di Tom, che lo scrutò con uno sguardo interrogatorio.

    «Sono davvero contento di essere qui con te», gli confessò all’improvviso, arrossendo appena.

    Fu il turno di Tom di arrossire, e nel suo caso il suo viso color pomodoro era visibile anche a decine di metri di distanza. Bill rise di gusto e si sporse in avanti, facendo combaciare le loro labbra in un tenero bacio; non gli importava se qualcuno si sarebbe voltato a guardarli, pensando che stessero dando solo spettacolo, ostentando la loro omosessualità; voleva che tutti sapessero che quel ragazzo un po’ goffo ma altrettanto meraviglioso era suo, solo suo, e che lui in quel momento era la persona più felice del mondo.



    Nota finale: La prima nota del primo capitolo. In questo momento sono decisamente emozionata, come se dovessi postare una fan fiction per la prima volta, e me la sto anche per fare addosso; sembra quasi mi stia per venire un coccolone XD no ok, così è un po’ esagerato, ma ammetto che in questi giorni ho vissuto e sentito molto l’ansia pre postaggio e le mie seghe mentali si sprecavano (ho anche una testimone!). Fare il count down sulla mia pagina non mi è stato molto d’aiuto, stavo sempre lì a dire “oh mamma mia mancano tot giorni”. Non sembravo del tutto normale.
    Mentre finivo di postare ALS su un forum mi è capitato di dare un’occhiata alla nota finale e lì avevo scritto che non ci sarebbe stato nessun sequel… XD non ho decisamente mantenuto la parola, ma alla fine non sono riuscita a staccarmi del tutto da questa storia, è stato più forte di me, ormai Tomi bel culetto ha preso un posto speciale nel mio cuore e lì rimarrà per sempre. In fin dei conti ALS è la mia bambina, è stata la prima storia (sui Tokio Hotel) che ho davvero amato, e LIB è la sua sorellina più piccola (senza contare le one shot che riguardano sempre questa storia). Mi sarei sentita una cattiva madre se l’avessi lasciata figlia unica.
    Ho attraversato un momento davvero difficile quest’anno, parlo a livello creativo; ho affrontato una bruttissima crisi, probabilmente la peggiore che io abbia mai avuto, legata soprattutto al fatto che il libro che ho scritto non è stato accettato dalle case editrici a cui l’avevo mandato. Dopo quella delusione avevo subito cercato di rimettermi in carreggiata e avevo cominciato una nuova storia (Dirty, Sexy, Money) e in quel momento ero ancora titubante all’idea di scrivere o meno un sequel, anche perché avevo da poco finito ALS e sapevo che, se l’avessi iniziato subito, molto probabilmente avrei finito col sentirmi quasi costretta, per questo motivo avevo deciso di metterlo in forse e di intraprendere una nuova storia, ma la delusione era ancora molto forte ed evidentemente non ero ancora psicologicamente pronta, per di più non avevo voluto aspettare prima di postarla, pensando di poter gestire con facilità una wip, e invece a un certo punto mi sono ritrovata con zero idee, zero ispirazione e zero voglia di scrivere. Vi sembrerò esagerata ma ero veramente disperata, durante questi anni mi era già capitato di affrontare crisi legate alla scrittura ma mai così intense; piangevo perché la sola vista di un foglio bianco e di una penna mi scatenavano un vero e proprio rigetto. Sono arrivata a pensare di mollare la scrittura una volta per tutte, perché ormai non la vivevo più come una passione ma come un obbligo; sentivo la pressione tutta addosso ed era davvero soffocante. Ci stavo malissimo, e davvero mi auguro di non vivere di nuovo un momento del genere.
    Alla fine ho dovuto cancellare per forza DSM e ancora adesso ne sono veramente dispiaciuta perché mi ero ripromessa che non avrei mai più cancellato una storia; per me è stato come vivere un secondo fallimento. Colgo nuovamente l’occasione per scusarmi con le ragazze che seguivano quella storia. Vi voglio anche ringraziare per essere state tanto pazienti con me e avermi aspettato, e ora eccomi qui, o meglio eccoci qui… LIB è arrivata.
    Ammetto sinceramente che ho un po’ paura perché non so proprio quali aspettative vi siete create questa storia, di sicuro avrete le vostre idee su come si svolgeranno i fatti e su quel che succederà; io parto subito col dire che questa fan fiction non nasce come sostituta di ALS, non intende superarla o quant’altro, io ho deciso di scriverla soprattutto perché ha fatto rinascere in me l’amore per la scrittura, quella voglia di mettermi lì seduta e passarci le ore. Magari a voi non piacerà, non la riterrete all’altezza della precedente, ecc… io di sicuro non son partita col pensiero che sarà un successone, che piacerà a tutti XD non è decisamente da me. Per ora non posso prevedere come andranno le cose. Mi è già capitato che, scrivendo il sequel di una precedente fan fiction, molte lettrici avessero smesso di seguirla, e mi auguro non capiti anche con questa XD Io spero, comunque, che almeno un pochino vi piaccia (: Col tempo di vedrà.
    Per chi ha letto lo spin off di ALS (Merry Christmas, pretty ass) sa già che la storia si svolgerà a Berlino (ma dai?) e che Bill e Tom frequenteranno l’università. Io non ho fatto alcuna ricerca sulle università che ci sono lì (sono molto pigra, mea culpa), me la sono inventata di sana pianta e devo ammettere che mi sono ispirata ai college americani (sarà che, quando stavo scrivendo i primi capitoli, in tv stavano dando le repliche di Greek, quindi mi sono lasciata influenzare), vi chiedo di concedermi la licenza poetica, chiamiamola così XD anche perché personalmente non ne so molto di università, io ho frequentato solo un giorno e poi ho mollato XD Se vi capiterà di notare delle minchiate, e qualcosa mi dice che ce ne saranno, lasciate correre e andate avanti. Diciamo che quella nella storia è un’università immaginaria di Berlino.
    Non posso ancora dirvi con precisione da quanti capitoli sarà formata in tutto, anche perché attualmente la sto ancora scrivendo, ma sono comunque entrata nella fase conclusiva; in teoria per ora dovrebbero essere circa 34, ma è un numero fittizio. Di sicuro non saranno tanti quanto quelli di ALS XD e nemmeno questa sarà una storia infinita, come mi era stato chiesto di fare per l’altra. So comunque che quando avrò finito di postarla mi verranno nuove idee per i capitoli, come mi era capitato con ALS, magari poi farò una raccolta col materiale in più, come hanno fatto altre autrici.
    Mi spiace dirvi che nei capitoli non ci sarà il TK89, chiedo venia ma la mia fantasia per i titoli a quanto pare si è del tutto esaurita, anzi mi sono sorpresa di averne trovato 51 per l’altra, e poi Tom deve studiare non ha tempo di stare su Twitter u-u (usiamola come scusa per pararci le chiappe).
    Posterò una sola volta a settimana e sempre di martedì, varierà solo l’orario, della serie posterò quando posso, ma penso sarà sempre verso il pomeriggio.
    Bene, penso di aver scritto tutto, nel caso debba fare qualche aggiunta userò gli altri capitoli per creare nuove note.
    Vi lascio qualche linkuzzo:

    La mia pagina su Facebook https://www.facebook.com/pages/-Reddas-page/141034459286956

    L’archivio delle mie FF http://archiviofanfiction.tumblr.com/

    E infine il mio Twitter nel caso vi vada di aggiungermi https://twitter.com/#!/Redda88

    Non mi resta che ringraziarvi per essere arrivate fino a qui e aver scelto la mia FF (:

    (Perdonatemi questo ultimo momento di follia ma devo farlo, altrimenti sono una donna morta, testuali parole di chi mi ha minacciata. Devo fare un grosso ringraziamento al divino calco perché è stato fonte d’ispirazione per questa storia… Ricù, bella figura mi hai fatto fare XD ora correranno tutti a chiamare la Neuro e mi toccherà postare il prossimo capitolo da un manicomio)


    FANFICTION PRECEDENTI:

    A long Summer

    Merry Christmas, pretty ass (Spin off)

    Prima dell'inizio (Prequel)



    Edited by Redda - 23/9/2012, 00:04
     
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  2. °Ric@
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    CITAZIONE
    (Perdonatemi questo ultimo momento di follia ma devo farlo, altrimenti sono una donna morta, testuali parole di chi mi ha minacciata. Devo fare un grosso ringraziamento al divino calco perché è stato fonte d’ispirazione per questa storia… Ricù, bella figura mi hai fatto fare XD ora correranno tutti a chiamare la Neuro e mi toccherà postare il prossimo capitolo da un manicomio)


    Donna,dovevi metterlo più in risalto altrimenti avrebbe potuto correre il rischio di passare inosservato!Comunque non ti preoccupare,ci pensa your wife,così problema risolto,visto? :tet: che donna amorevole che sò :tet:
    Ohhhh calco divino,ohhhh divino calco... :tet:

    Edited by °Ric@ - 29/12/2011, 20:54
     
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  3. Redda
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    XD già te l'ho detto che sei scema, ma ci tengo particolarmente a ripetertelo, non si sa mai che nel frattempo tu te lo sia scordato.
     
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  4. Screamin‚On.The.Top.Of‚The‚World
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    Bella!Continua presto!
     
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  5. Redda
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    Grazie (:
     
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  6. Phèdre NòDelaunay De Montrève
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    posso morireeee LEGGO
     
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  7. Phèdre NòDelaunay De Montrève
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    ok le note sono quasi più lunghe del capitolo maaaa maaa maAAAAAAAA

    WAHHHHHHHHH SONO PROPRIO LOROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO non li hai cambiati di una virgolaaaaaa *O*
     
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  8. elena_09
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    come sempre...bravissima! aspetteremo con ansia il martedì! ;)
     
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  9. Redda
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    CITAZIONE
    Phèdre NòDelaunay De

    Ahahahah sì me ne sono accorta anch'io che le note erano quasi più lunghe del capitolo XD i primi purtroppo mi sono venuti un pò cortini ma dopo sono tutti dalle 5 mila parole in su. XD li ho voluti esattamente com'erano prima.

    CITAZIONE
    elena_09

    Grazie (:

     
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  10. naobillinakaulitz
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    *_________________________________* Non vedevo l'ora che postassi il primo capitolo di life in Berlin .. lo ammetto non eri la sola ad assere in ansia nella fase di postaggio u.u
    Che dire già il primo capitolo mi è molto piaciuto e ci ha già dato una chiara idea della situazione v.v
    Molto felice per i due piccioncini anche se la cosa di stare in stanze separate con altre persone .. mi preoccupa un pò xD Però dai se è come me lo stò immaginando io l'amore è bello se è litigherello u.u .
    Riguardo le reazioni delle famiglie alla notizia della loro relazione alla fine è stato un bene che l'hanno accettato senza farsi troppe seghe mentali u.u che dire mi piace troppo come scrivi *-* e ci voleva proprio il continuo di a long summer che mi era mancato tantissimo pensa che il fase del postaggio l'ho riletta e sono morta ( di nuovo) dal ridere quando c'era il capitolo di nonna terminator .. e con questo passo e chiudo c: Non vedo l'ora che posti il secondo capitolo *-*
     
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  11. Redda
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    XD ho fatto venire l'ansia a tutti, ahahaha va be dai almeno non mi sono sentita sola. Ma sì alla fine sono tutti una grande famiglia, quindi anche se i figli inciuciano tra di loro va bene XD hanno una mentalità aperta, e poi quei due lo avrebbero fatto comunque, quindi tanto valeva accettare la situazione. XD quel capitolo l'ho amato profondamente! Grazie (:
     
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  12. °Ric@
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    CITAZIONE (Redda @ 29/12/2011, 19:14) 
    XD ho fatto venire l'ansia a tutti, ahahaha va be dai almeno non mi sono sentita sola.

    <_< <_< <_< <_< <_< <_< <_< <_<
     
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  13. Dakota.Auree.
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    Awwwwwwwwwwwwwwwwww appena mi rimetto leggo il primo capitolo *w*
     
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  14. Redda
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    CITAZIONE
    °Ric@

    XD cosa fai ste faccette c'è?

    CITAZIONE
    Dakota.Auree.

    (:
     
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    Quasi non ci credevo!!!
    Sono tanto contenta che ci sia il sequel di ALS....
    Bill è dolciosissimo e Tom è troppo imbranato buahahhahahah
    Però il Bill stronzo e putt... mi mancherà... adovavooooooooooooo
     
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363 replies since 27/12/2011, 12:26   20464 views
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