Posts written by WaRoR

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    Certo, nessun problema. Appena rientro lo faccio :)
  2. .
    Certo, usa direttamente il link che ti ho dato io ;)
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    Che ne pensi?

    WnatGs7
    CODICE
    http://i.imgur.com/WnatGs7.jpg
  4. .
    Come mi è stato detto da Fre, io vado avanti visto che Lady non ha moderato in tempo.



    Darion era riuscito a farsi alleato Duncan Dondarrion non senza difficoltà. La sua fama lo precedeva, e i suoi comportamenti non contribuivano a farsi amare da chicchessia. Duncan, ora lì presente con suo padre e i suoi soldati, al suo fianco. Contro i Caron. Contro la Corona. Ormai era troppo tardi per rimediare alla guerra civile, e Darion l'aveva capito.

    "Armi da schifosi, ecco cosa sono!"

    Il Principe aveva appena definito i martelli da guerra, le gloriose armi della Tempesta, armi da schifosi. Non teneva conto che senza quelle armi i suoi avi, molto tempo prima, non avrebbero potuto vincere tante battaglie nelle quali i Baratheon avevano combattuto al fianco dei Targaryen.
    Il Principe blaterava con la sua piccola scorta, ordinando di parargli il culo ancora una volta. Ancora ad ordinare che altri morissero per lui. Era quello il comportamento che secondo Darion tutta Westeros ormai aveva notato: i Targaryen avevano paura della morte, non erano più gli invincibili guerrieri che avevano conquistato quelle terre secoli prima. D'altronde, senza quei dannati animalacci, valevano poco più di qualche guitto.

    "Credevate di avere le palle ad attaccarmi in due? Credevate di poter sconfiggere la Corona? Pagherete caro questo tradimento, luridi vermi!"

    Ora era un lurido verme. Così l'aveva appena definito quell'infame che si vantava di quei capelli argentei.

    Lurido.

    Verme.

    Evidentemente non sapeva cosa voleva dire essere cresciuto alla corte della Tempesta, cresciuto da uomini duri che nemmeno lontanamente si sognavano di ammorbidirsi davanti ad un bambino.
    Non sapeva che, nonostante avesse condiviso momenti fantastici con il fratello maggiore, Darion era sempre e solo stato considerato inutile da chi aveva il compito di crescerlo, ed era stato cresciuto all'ombra del "Cervo Nobile".
    Il giovane cervo non aveva di certo bisogno in quegli istanti di incentivi per accrescere la sua ira, ma il Targaryen era ben lieto a quanto pareva di fornirgli ben più di qualche motivo.
    Tornò a soppesare la sua arma, quel martello donatogli dal suo fedele amico, mentre decideva sul da farsi.
    Ora che erano in due contro uno, lo scontro sarebbe stato più semplice. Ne sarebbe uscito vivo? Quello era da vedere. Nonostante la parlantina, il Principe era un tipo duro da uccidere, ma sperava che Duncan vendesse cara la pelle, come aveva intenzione di venderla Darion stesso.

    "Duncan, grazie dell'aiuto, ma ci vorranno un paio dei tuoi per tenere a bada i due scagnozzi! Ehi, voi lì! Per tenere a bada quei poveracci non servite in quindici, un paio di voi vengano qui!"

    Darion tentò quella carta per ristabilire la superiorità numerica, sperando che le guardie di Blackhaven fossero più in forma e affamate di sangue rispetto a quelle di Approdo. Erano uomini della Tempesta in fondo, e nell'intero continente quelli erano i migliori combattenti.
    Volse lo sguardo sul fidato alleato, che si aveva appena colpito il Principe con una martellata. Era speranzoso, Darion. Sperava che qualcosa di buono ne uscisse fuori da quello scontro, soprattutto se il Principe sarebbe morto.

    "Principe, non sapete fare altro che insultare? Ci vorrà molto di più che qualche stupido insulto per uccidere gli uomini delle Terre della Tempesta!"

    Una grassa risata si levò dalla bocca del rampollo di Capo Tempesta, che continuava a guardare Duncan.

    "Avete intenzione di fare qualcosa? Avete intenzione di ucciderci? E come vorreste farlo, nascondendovi dietro i vostri soldati? SIETE PATETICO!"

    Mentre pronunciava quelle parole, una geniale idea prese forma nella mente del giovane Cervo. Sarebbe stata un'azione disonesta, certo, ma in quel momento non contava più nulla. Estese il corpo rimanendo in sella al cavallo fino a raccogliere un pugno di sabbia con la mano. Si avvicinò con il proprio cavallo al principe e gli gettò in faccia la sabbia appena raccolta. Una nuvola dorata si sparse intorno agli occhi del Cavaliere, nuvola che gli avrebbe di sicuro causato un qualche problema durante il successivo attacco.

    "Che sapore ha la sabbia di Dorne, Principe? È davvero ottima, non trovate?"

    Schernendo ancora una volta il principe, Darion rigirò di nuovo nella mano il suo martello, pronto a pararsi al successivo affondo del Drago.

    Riprendo il post di Robb con le statistiche aggiornate, quindi:

    Inizio post
    Vita: 82-26 = 56
    Attacco: 9
    Difesa: 37
    Attacco residuo: 14
    Difesa residua: 20
    Peso: 6
    Modificatori: +5 all'azione successiva per azione morta, -1 su ogni azione per la parata effettuata.

    Fase difensiva
    Azione morta, bonus +5 DIF, +5 prossima azione difensiva
    Fase offensiva
    Sabbia negli occhi (5ATT): malus avversario -8 se non difeso

    Fine post
    Vita: 82-26 = 56
    Attacco: 9
    Difesa: 37
    Attacco residuo: 9
    Difesa residua: 25
    Peso: 6
    Modificatori: +5 all'azione successiva per azione morta, -1 su ogni azione per la parata effettuata.
  5. .
    Pardon ragazzi per l'attesa :) Robb niente rancore tranquillo!

    Allora, Darion ha MAR 46, che io divido in ATT 9 e DIF 37

    Equipaggiamento
    Pugnale in ferro (+5 ATT +1 DIF Peso 2)
    Stiletto in ferro (+6 ATT +1 DIF Peso 1)
    Martello in ferro prestato da Duncan (+11 ATT +1 DIF Peso 6)

    Competenze
    Arte della spada 2
    Arte del martello 3

    Arma utilizzata: Martello (impugnato a due mani)
    Peso equipaggiamento 9
    Vita 66

    Darion è a cavallo di un fottuto ronzino, quindi niente statistiche :)


    Lo scontro stava per iniziare, Darion si sentiva davvero pronto. L'obiettivo che si era imposto pochi istanti prima, quello di uccidere quel traditore di Arlan, andava scemando ogni secondo che passava, forse perché dopotutto era Duncan ad occuparsene. Al giovane Lampo sarebbe bastato qualche colpo per farlo fuori, infatti tutte le Terre della Tempesta sapevano che tra i due fratelli Caron il combattente era il maggiore, mentre il minore preferiva passare il suo tempo sui libri.
    Il rampollo di casa Baratheon si trovò quindi costretto a trovare un altro obiettivo. E la risposta era sotto i suoi occhi, era stata vicina a lui per tutta quella maledetta passeggiata da Approdo del Re fino al Passo del Principe. Daerion Fottuto Targaryen.
    Il principe di Sala dell'Estate, tanto odiato dal giovane Cervo, era la soluzione a quella mancanza che sentiva dentro il ragazzo. Combattere il Principe sarebbe stato lo scontro perfetto per iniziare quella guerra alla Corona. Ne sarebbe uscito vivo soltanto uno, e Darion sperava proprio di poter continuare quella guerra tutta personale. Di certo Lady Aconè non sarebbe stata contenta nel non rivedere più il suo caro marito, ma era una cosa di cui non tener conto. La Principessa di Sala dell'Estate sarebbe stava vedova prima del tempo, e di ciò Darion ne fu esaltato.
    Si voltò verso Duncan, che stava aiutando il suo amico ad alzarsi dopo la caduta da cavallo. Nonostante la stazza del destriero, Arlan si rialzò senza alcuno sforzo.

    "A quanto pare anche gli studiosi hanno un'ossatura resistente. Dai Duncan, spezzaglele tu le sue gambette."

    Un sorrisetto si dipinse sul volto teso di Darion, sarebbe stata una scena divertente da vedere per il secondogenito di Capo Tempesta.

    "Tieni, Darion! Fanne buon uso!"

    Il suo fedele alleato gli lanciò il suo martello da guerra. Era quello in ferro, e non il più pregiato martello in acciaio che Duncan possedeva, ma a Darion andò bene lo stesso. Comunque era meglio che ritrovarsi a combattere con solo un pugnale!
    Lo prese al volo, mentre il Lampo tornò ad occuparsi dell'Usignolo. Nemmeno il tempo di apprezzare la fattura di quel martello che un grido si levò dal suo fianco. Un grido che Darion riconobbe all'istante, senza nemmeno sentire il bisogno di voltarsi. L'ira tornò a dominarlo possentemente, quella era la voce del Drago.

    "Uomini! Attaccate! Mostrate loro cosa succede a chi osa affrontare la corona!"

    Daerion Fottutissimo Targaryen gridava come un'oca isterica, tentando di dare comandi come se fosse stato a capo di un esercito di centomila uomini. Forse aveva scordato che la loro scorta era composta solo da un paio di soldati, anche piuttosto malconci. La sua unica opportunità era rappresentata da Ser Jon Connington, ma Darion sperava che i quindici di Lord Beric Dondarrion, e soprattutto il Lampo in persona, fossero in grado di tenerli a bada. Al momento gli uomini di Canto Notturno erano abbastanza lontani, quindi ci avrebbero messo del tempo a rinforzare il fronte nemico.

    "Assaggia la furia del Drago!"

    Nel pieno di quella constatazione, un altro grido giunse alle orecchie del giovane Cervo. Era la stessa voce, ma stavolta si stava avvicinando. Il Principe stava caricando contro Darion, forte del suo cavallo dorniano. Una cavalcatura davvero splendida, davvero sprecata in mano a quel perfetto idiota. Tuttavia, come bottino di guerra sarebbe stato delizioso.
    Impugnò la sua arma preferita, quella spada in acciaio di Valyria, con entrambe le mani e si preparava a colpire. Darion ebbe giusto il tempo di parare quel colpo con il martello, impugnato con entrambe le mani. Il colpo fu micidiale, al torneo il Principe non aveva tutta quella forza. Il giovane rampollo si era allenato, ma quel Targaryen a quanto pare aveva faticato di più.
    L'energia del colpo si propagò in tutto il corpo del Cervo, che accusò pesantemente quell'affondo. Il martello aveva fatto il suo dovere, evitando un taglio mortale, ma la lama comunque ferì il braccio di Darion. Un rivolo di sangue defuì lungo il braccio, fino ad arrivare all'estremità dello stesso per poi cadere a terra sottoforma di qualche goccia. Darion volse il suo sguardo verso l'offesa subita. Stava realizzando una cosa di cui in precedenza non aveva tenuto minimamente conto. Quella era la realtà, lì le ferite erano reali, e anche possibilmente fatali. I tempi in cui, da piccolo, giocava con Eddy nel cortile d'arme di Capo Tempesta erano solo un vago ricordo, ma comunque in quelle occasioni Darion era pienamente cosciente che nulla di grave sarebbe mai potuto succedere, non con lo sguardo vigile di Ser Cortnay a vegliare su di loro. Ma ora, in quel preciso momento, tutto quello era svanito.
    Darion rialzò lo sguardo, lo rivolse verso colui che l'aveva appena attaccato. A quanto pareva anche il solo parare il colpo aveva sortito il suo controeffetto sul Principe. Scoppiò in una risata, mentre con le redini comandava al suo ronzino di voltarsi verso la direzione di fuga del destriero dorniano.

    "Non sapete fare di meglio, mio Principe? Cos'è, forse avete dimenticato che non siete al comando di un esercito qui? Avete colpito, ottima mossa! Ora che farete? Io intanto aspetterò!"

    Darion prononciò quelle parole con un tono forse anche troppo sarcastico di quello che avrebbe voluto usare, ma ormai erano state dette. Rigirò il martello tra le mani, ma attese. Voleva aspettare che il Principe facesse la sua seconda mossa, prima di pensare a qualche forma di attacco. Sentiva che una parte delle energie l'aveva abbandonato, e non voleva sbilanciarsi troppo rischiando di rimanerci secco una volta per tutte.

    Fase di difesa
    VAR=16
    DIF=16*37/10 + 2 = 61,2 arrotondato a 61
    Mi paro completamente dal colpo, subendo 59/2 - 2 danni (27,5 danni, arrotondati a 28)
    Spendo 1 DIF per far subire 28 danni anche al Principe (che ne subisce solo 15 perché ha 13 RID da equipaggiamento)

    Fase di attacco
    Azione morta, Darion sbeffeggia il Principe

    Fine turno
    ATT Darion 9+5=14
    DIF Darion 37-16-1=20
    Vita Darion 66-28=38
    Vita Daerion 90-15=75
    BONUS +5 prossima azione
  6. .
    Il consiglio del giovane Cervo venne accolto con sospetto da Ser Connington, dopo un attimo di riflessione anche Darion si accorse che se avessero mandato i due soldati che li accompagnavano in avanscoperta potevano rimanere senza uno straccio di difesa. Non che gli importasse, anzi se il Principe fosse morto in quella situazione al ragazzo gli sarebbe stato tolto un enorme peso. Certo, Aconé non sarebbe stata felice di venire a conoscenza della dipartita del suo maritino, ma la colpa non sarebbe stata certo di Darion.
    Ad uno sguardo più attento, tuttavia, il rampollo dei Baratheon contò circa dieci soldati di guardia alla torre, probabilmente di casa Caron dato che i colori sembravano proprio quelli degli usignoli di Canto Notturno. Chissà se Arlan gli stava remando contro, sperava che Duncan avesse fatto il suo dovere e fosse riuscito a convincere anche il suo caro amico in quella crociata che al Cervo sembrava sempre più disperata ogni giorno che passava.
    Tra il loro gruppetto di cinque unità e il gruppo di dieci soldati di stanza alla Torre si frapponeva un ulteriore gruppo, e stavolta il giovane Cervo non aveva dubbi che fossero di Blackhaven. Alla guida del gruppo Lord Beric e Duncan, avevano un prigioniero con loro e altri quindici soldati. L'assetto era quello da combattimento, e a Darion sorse un dubbio. Perché attaccare una guarnigione di stanza alla Torre, se in quella Torre c'erano soldati che facevano la guardia al suo amato, ma soprattutto odiato, fratello?
    A meno che quei soldati non fossero stati indottrinati a difendere quella Torre contro chiunque.
    A meno che il suo fedele alfiere non fosse riuscito a convincere quelli di Canto Notturno.
    A meno che Arlan non avesse cantato troppo.
    Darion realizzò in quell'istante che aveva i Caron contro. No, di quei fottuti bastardi non ci si sarebbe potuto fidare. Come potevano lasciare che i Draghi usurpassero il loro territorio? Come potevano piegare così tanto facilmente la testa ad un Re smidollato e senza palle? Come dannazione potevano tradire la famiglia che li aveva protetti dalle incursioni dorniane più e più volte?
    Darion giurò ai Sette che se in quello scontro fosse morto, quel dannato Arlan Caron se lo sarebbe portato dietro nei Sette Inferi.
    Rabbia, che con la giusta motivazione sarebbe potuta trasformarsi in furia. Ecco cosa gli serviva in quell'istante. Poi lo sentì. Un urlo del prigioniero, che tentò una disperata cavalcata verso la Torre, interrotta subito da una freccia che piovve addosso al cavallo. Quella voce ormai era inconfondibile per il secondogenito Baratheon. Arlan Caron era prigioniero di Blackhaven. Arlan Caron era un fottuto traditore.

    "Preparatevi a combattere! I Dondarrion mi hanno fatto prigioniero e vogliono tradire Steffon ed Edward Baratheon e la corona!"

    Quella era la motivazione che serviva al giovane Cervo. Quel traditore infame l'aveva accusato pubblicamente. Non che la casa del Lampo ne fosse all'oscuro, ma i Caron, e soprattutto il Primo Cavaliere del Re e il Principe non lo sapevano. E non lo avrebbero mai dovuto sapere.
    Subito infatti Ser Daerion Targaryen e Ser Jon Connington si guardarono, in evidente confusione per quello che stava accadendo davanti ai loro occhi. Era palese infatti il disorientamento dei due, data la pesantezza dell'accusa. Poi Connington sguainò la spada e si precipitò al galoppo verso il gruppo di Blackhaven, gridando al gruppetto che lo comprendeva di seguirlo e di non fare nulla se non dietro suo preciso ordine.

    Quello era il primo scontro di quella dannata guerra alla Corona, e stava per iniziare. Darion ne era perfettamente consapevole, tuttavia aveva ancora qualche remora. Ci sarebbero stati dei morti quel giorno, morti che il giovane Cervo sperava comprendessero il suo caro fratello Edward. Poteva essere il primo passo verso quella che era la sua aspirazione. Sperava soltanto che in quello scontro l'unico a rimetterci la pelle non fosse lui. Questo era il principale motivo che in parte lo frenava.
    L'adrenalina pompava sangue nelle vene, la furia per quell'accusa lanciata in aria da chi avrebbe dovuto aiutarlo faceva il resto. No, non poteva fermarsi ora. Avrebbe ucciso qualcuno quel giorno, anche a costo della sua stessa vita. In groppa a quel cavallo, al galoppo dietro al Principe e al Primo Cavaliere, Darion materializzò davanti a lui la faccia di quella che sarebbe stata la sua prima vittima designata. Arlan Caron.
  7. .
    Era notte fonda quando Darion, insieme a Ser Connington e a quello sbruffone del principe Daerion partirono alla volta della Torre della Gioia. Sarebbe stato un lungo viaggio, soprattutto con la compagnia sbagliata. Gli tornarono in mente le parole del padre, in quella fredda cella di Approdo del Re, durante il giorno del torneo nuziale.

    "Quando sarà il momento ti prenderai il rispetto che ti hanno tolto. Mio figlio non servirà come un cagasotto qualsiasi quel principino del cazzo, intesi?"

    "Padre, davvero penserete di aver fatto la scelta giusta, dopo che avrò ucciso il tuo erede al trono di Capo Tempesta?"

    Darion infatti iniziò quel viaggio con un pensiero fisso: come uccidere suo fratello, ed uscire salvo dalla situazione che si sarebbe creata. Aveva richiesto a Connington di entrare da solo nella stanza di Eddy, ma il cavaliere avrebbe accettato la sua richiesta? Ed anche se ci fosse riuscito, cosa avrebbe potuto usare come arma, o come avrebbe potuto nasconderla? Usare il pugnale che aveva comprato qualche giorno prima era fuori discussione, dato che era in bella mostra sul suo fianco; magari lo stiletto che aveva nascosto all'interno della manica della camicia che indossava, ma avrebbe comunque dovuto sperare che nessuno si accorgesse di quell'arma nascosta, oppure avrebbe dovuto scartare anche quella. Lady Tyrell, ora Principessa di Sala dell'Estate, gli aveva assicurato che suo fratello in qualche modo sarebbe morto per mano di qualche personaggio misterioso di cui solo lei conosceva l'esistenza, ma a quanto pare Darion avrebbe dovuto fare tutto da solo. Dopotutto non ci si poteva fidare dei Tyrell, quantomeno non di una vipera travestita da rosellina.

    I primi giorni passarono con questi pensieri fissi nella testa del giovane scudiero, che anche se interpellato dai due cavalieri, rispondeva il più delle volte con monosillabi. Attraversare il Bosco del Re con il Principe che gli chiedeva informazioni su quei luoghi al giovane rampollo Baratheon sembrava un'immensa presa per il culo. Possibile che chi si vantava che quelle terre appartenessero alla sua famiglia da sempre non sapeva nemmeno quanto vaste fossero? Seguendo il consiglio datogli da Lord Steffon, Darion rispondeva sempre educatamente al principe, mentre moriva dalla voglia di prenderlo a schiaffi davanti al resto dei soldati. Era diventato scudiero di quell'essere, ma in quel periodo il Targaryen non si era neanche lontanamente interessato ad insegnare qualcosa, qualunque cosa, al giovane Cervo. A Darion questo, tuttavia, non dava minimamente fastidio. Anzi ringraziava quasi tutti i giorni i Sette perché continuassero a farglielo stare lontano il più possibile.

    I giorni passavano, ed in quel momento il convoglio guidato da Ser Jon Connington e da Ser Daerion Targaryen aveva appena passato Blackhaven, in procinto di raggiungere le coste del mare di Dorne. Un paio di giorni prima il Principe aveva insistito perché la carovana si fermasse nei pressi di Sala dell'Estate, a questo aveva dato modo al Targaryen di controllare di persona quei luoghi. Ed ancora una volta quel senso di scherno pervase Darion: perché Daerion, Ser Daerion, voleva fermarsi in quei luoghi per controllare la zona, se a sua detta quella era la residenza estiva dei Draghi? Il giovane Cervo era sempre più convinto del fatto che il Principe non sapesse nemmeno che forma avesse quella residenza, o comunque la conformazione di quelle terre. Ma come poteva, dato che da secoli quei territori erano controllati dalla famiglia Baratheon? Il giorno successivo, al passaggio vicino Blackhaven, Darion sperò che il suo fidato amico, ora diventato il suo principale alleato, Duncan Dondarrion, stesse portando avanti la sua crociata di riunire tutte le famiglie fedeli al Lord suo padre affinché si unissero nella guerra che si sarebbe scatenata contro la corona. Sapeva che i nobili più tradizionalisti avrebbero storto il muso di fronte ad una simile proposta, ma comunque sperava che la loquacità del Lampo sarebbe bastata per convincere tutti. Il progetto nella mente del Cervo era grande, forse troppo per i suoi 16 anni, ma con tutti gli uomini della Tempesta al suo fianco non avrebbe temuto nulla e nessuno.

    Dieci giorni dopo la partenza da Approdo, attraversate le marche dorniane ed arrivati al Passo del Principe, e dopo una fatica notevole per il giovane rampollo della Tempesta, la carovana scorse in lontananza la Torre della Gioia. Alla loro destra avevano appena superato il castello di Canto Notturno, dove si sarebbe dovuto trovare Arlan. Chissà quali erano le intenzioni di quel ragazzo, dopotutto i due non si erano mai sopportati. Il giovane Cervo era comunque il suo signore, ma l'Usignolo poteva benissimo essere più fedele alla corona che a Capo Tempesta per quanto ne sapeva Darion.

    Ser Connington fu il primo a scorgere che non erano i soli nei pressi della Torre della Gioia. Subito dopo anche Ser Daerion e Darion scorsero dei soldati in lontananza. Il piano del giovane Cervo iniziava a complicarsi. Chi era presente in quei luoghi? E perché? Ser Connington stava discutendo con Ser Daerion sul da farsi, e senza riflettere sul suo status di scudiero, Darion espresse il suo pensiero. Non poteva rischiare che qualcuno vedesse Eddy prima di lui, non lo avrebbe mai permesso. Era la sua unica occasione per uccidere il fratello senza creare troppo trambusto, non poteva lasciarsela sfuggire.

    "Ser Connington, secondo me dovremmo mandare qualche esploratore per vedere chi ci ha preceduti qui alla Torre. Dopotutto abbiamo abbastanza uomini, se quelli ci attaccano possiamo difenderci per bene qui al Passo, e non dimenticate che abbiamo appena passato Canto Notturno, quindi i rinforzi non ci metteranno molto ad arrivare. Che ne pensate, Ser?"
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    Adeguato il pg al nuovo regolamento

    +30 dragoni, armi cambiate in stiletto e pugnale di ferro


    Quest - L'ultimo temporale dell'estate - prologo

    +10 pe
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    Acquisto armi da Thobo Mott

    Pugnale e stiletto, entrambi in acciaio. Totale 1 dragone e 2 lune. Saldo 8 lune e 4 cervi.
  10. .
    Lo sbuffare del principe confermò l'odio profondo del cervo verso quella persona. Avrebbe preferito trovarsi in qualsiasi altra parte di Westeros, piuttosto che trovarsi lì. Tuttavia, lo sguardo indagatore del cavaliere lo riportò al motivo per il quale era stato chiamato. Temeva si trattasse di suo fratello, e Ser Connington glielo confermò immediatamente.

    "Vostro fratello Edward, è stato ritrovato, ed è vivo. Soltanto che...la persona che ci ha informato non ci dato indicazioni sulla sua ubicazione. Andremo ad incontrarla, a Torre della Gioia. E' lì che ha dato appuntamento al Principe, ed io vi accompagnerò. Potrebbe essere una trappola, ma la vita del primogenito di Lord Steffon è importante al punto di rischiare."

    Rischiare la propria vita per quella del fratello? Per quel fratello che Darion voleva morto? Connington non sapeva cosa stava dicendo. Stava delirando, secondo il giovane Baratheon. Darion non avrebbe mai rischiato la propria vita per Eddy, ma doveva mantenere un basso profilo, non poteva rischiare di essere accusato di tradimento. Aveva chiesto ad Aconé aiuto per uccidere il fratello, ma a quanto pareva doveva essere lui stesso a doversi sporcare le mani.
    Connington continuò a fissare il ragazzo, e Darion gli leggeva negli occhi che c'era dell'altro. Sapeva che gran parte degli uomini delle Terre della Tempesta stavano cercando il fratello, con a capo la famiglia Caron, e ci avrebbe scommesso tutto il castello del Lord suo padre che a Torre della Gioia ci avrebbe trovato qualche esponente di quella famiglia, magari il suo "amico" Arlan.

    "Partiremo questa sera stessa, preparate tutto ciò che ritenete necessario e non fatene parola con nessuno, il segreto è fondamentale. Saprete inventare una scusa con vostra moglie immagino."

    Daerion gli rispose con un cenno mentre si sistemava quei capelli non così lunghi come prima del torneo ed andò via. Darion sorrise, ripensando a quella battaglia. Aveva mostrato che dopotutto i draghi non sono così difficili da colpire, anche se per l'enorme sforzo non era poi riuscito a continuare la battaglia, e per questo motivo era stato ridicolizzato da molti. Ma i giochi stavano cambiando, i cervi sarebbero stati i primi a ribellarsi, a costo della vita. I Targaryen avevano conquistato Westeros grazie ai draghi, ma era da tempo che non se ne vedevano più.
    Il giovane cervo tornò con la mente alle parole proferite dal cavaliere. Mantenere il segreto. Già, proprio quello che il cavaliere stava facendo ora con Darion. Il ragazzo si sentiva sottovalutato da tutti, ed era una cosa meravigliosa. Poter tramare, per quel poco che Darion riuscisse a fare, alle spalle degli altri senza che questi se ne accorgessero lo metteva in una posizione di discreto vantaggio.

    "Immagino che mio padre ne sia stato informato, giusto Ser? In ogni caso, preferirei essere io ad entrare per primo alla torre. So che sembra una cosa da pazzi, ma vorrei che mio fratello riveda la mia faccia prima di quella di chiunque altro di questa spedizione. Sarebbe possibile, Ser Connington?"

    **************

    Darion passò il resto della giornata a pensare a suo fratello. Erano anni che non lo vedeva, possibile fosse ancora vivo? Era stato rapito, o almeno così sembrava ricordare, ma dopo tutto quel tempo ormai credeva che fosse morto. Era una persona sveglia, Eddy, ma Darion non pensava che fosse riuscito a sopravvivere così a lungo, non dopo essere stato rapito. Avrebbe dovuto escogitare un modo per ucciderlo, e le armi che aveva preso qualche giorno prima da Thobo Mott potevano tornare in aiuto. Un pugnale in acciaio con il manico decorato come un corno di cervo faceva bella mostra nella sua cintura, mentre lo stiletto venne nascosto all'interno della manica della camicia. Aveva già una mezza idea, sarebbe stato fondamentale però rimanere da solo con il fratello.

    **************

    Era ormai notte fonda, e Darion si presentò ai cancelli della Fortezza, come richiestogli da Ser Connington. Ovviamente ancora non c'era nessuno, a parte i soldati di scorta che avrebbero accompagnato il gruppo. Il giovane cervo cercò di fraternizzare con qualche soldato, nell'attesa che Ser Jon e Ser Daerion si presentassero. Riuscì a familiarizzare con due fanti, Connor e Ihan. Erano sembrati diffidenti sulle prime, ma il giovane cervo era riuscito a persuaderli e a farseli amici. Magari gli sarebbero stati utili, in quel viaggio.
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    Compro Pugnale in acciaio e Stiletto in acciaio. Totale 1 dragone e 2 lune.
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    Ormai era passato abbastanza tempo dal giorno dell'annuncio della sua permanenza forzata ad Approdo, e pian piano il rampollo di casa Baratheon si stava ambientando nella Fortezza. Di certo non si faceva mancare qualche otre di ottimo vino di Arbor, e neanche la compagnia notturna di qualche servetta. Darion si stava abituando a quella vita, che dal giorno in cui si era incontrato con il suo alfiere, ed ora fedele alleato in quel malsano piano di rovesciare la Corona, aveva visto soltanto giornate in solitudine. Era diventato scudiero di Ser Daerion Targaryen, ma a quanto pare i suoi servigi non erano richiesti. La cosa non lo sorprendeva affatto, visto che i due si odiavano a morte.
    I primi tempi il giovane cervo aveva avuto difficoltà anche a prendere sonno, almeno da sobrio; quelle quattro mura iniziavano a stargli strette. Voleva tornare nella sua terra, in quelle maledettissime Terre della Tempesta, solo lì sarebbe tornato tranquillo, si ripeteva a sè stesso. Invece, già dopo qualche settimana, quel senso di malessere che l'aveva pervaso iniziava a scemare, a svanire. E dopo mesi, ormai, era diventata quella la sua nuova casa.
    La notte appena passata forse era stata la migliore di tutto quel periodo. Aveva tentato di fottersi una serva che gli aveva procurato l'ennesimo otre di vino, ma la resistenza della ragazza, unita all'ennesima sera da sbronzo del Baratheon, fu sufficiente per far cadere il cervo sul letto in uno stato quasi catatonico. Stato che la mattina seguente, all'arrivo di un ragazzino farfugliante, non era del tutto scomparso.

    "Tu, ragazzino. Cosa diavolo hai appena detto?"

    Le parole che uscirono dalla bocca di Darion, sebbene biascicate, erano abbastanza chiare da essere comprese dal ragazzino, che pazientemente gli ripetè quanto appena detto.

    "Signore, mi manda Ser Jon Connington. Vi convoca immediatamente nella sua stanza, presso la Torre del Primo Cavaliere."

    Connington? Cosa diavolo volesse quell'infame, Darion proprio non riusciva ad immaginarselo. Avrebbe pensato di essere convocato da chiunque in quel cazzo di castello, tranne che dal Primo Cavaliere.

    "Va bene, va bene. Arrivo."

    Controvoglia, Darion si costrinse ad alzarsi dal letto e a trascinarsi verso il catino dell'acqua. La temperatura di quell'acqua lo fece rinsavire quasi all'istante, procurandogli dei brividi di freddo fin sotto la pianta dei piedi. Si vestì indossando le prime cose a disposizione, cioé un paio di pantaloni neri ed un farsetto ocra, giusto per ricordare a quale casata appartenesse.

    Si avviò verso la stanza di Connington, mentre iniziò a pensare a cosa diavolo potesse essere accaduto affinché il Primo Cavaliere lo convocasse. Qualcosa gli diceva che c'entrava suo fratello. Se davvero era così, allora sperava con tutto sè stesso che fosse stato ritrovato morto. Passò davanti ad alcuni cortili, dove non mancò di addocchiare qualche servetta che avrebbe potuto fargli compagnia nelle notti seguenti. Ma in quel preciso momento non era tempo di pensare a soddisfare le proprie voglie. Tornò immediatamente con il pensiero a quella convocazione, mentre la porta della stanza di Connington si avvicinava. Due guardie alla porta, mentre all'interno Connington stava discutendo con un'altra persona. Quella dannata voce, inconfondibile per il Baratheon. Daerion Targaryen era lì dentro. L'istinto di andar via fu forte, soprattutto dopo che anche il principe era fermamente convinto del fatto che non lo volesse lì. Ma la voce di Jon fu chiarissima, anche da dietro quelle porte.

    "Non è richiesta la sua presenza in quanto scudiero, ma in quanto figlio di Lord Steffon."

    "Sono richiesto in quanto figlio di Steffon? Ora sono davvero sicuro che c'entri Eddy."

    Riluttante bussò alla porta, ed immediatamente i due all'interno smisero di parlare. Gli venne concesso di entrare, ed appena la porta si aprì Darion vide quello sbruffone di un principe fissarlo, mentre Connington aveva una pergamena in mano, ed una faccia non esattamente allegra.

    "Ser Daerion, Ser Jon, eccomi qui, come da vostro ordine. Se posso permettermi, qual è il motivo di tanta urgenza della convocazione?"
  13. .
    Missione individuale

    Ottieni 10 PE
    Ottieni 10 lune d'argento
  14. .
    "Benvenuto nella Fortezza anche da parte mia allora. So che siete stato nominato scudiero di Ser Daerion. Effettivamente avrei un compito da affidarvi; uno dei miei ragazzi si è sentito male e mancherà tutta la giornata. Siate gentile, vogliate farmi da scudiero, ho un duello con ser Barristan tra qualche ora. Una questione di..onore. Ci sono le armature e le spade da lucidare, buon lavoro."

    Una giornata da scudiero, ecco cosa lo attendeva. Certo, era un onore servire Ser Vance, ma Darion la prese comunque come un'offesa. Già l'essere diventato lo staffiere di Darion Targaryen era stato un brutto colpo per il giovane cervo, ora il dover servire anche un altro cavaliere l'avrebbe reso di cattivo umore per tutta la giornata.

    "Per gli Dei, anche Ser Vance si prende gioco di me. Che tu possa finire ai Sette mentre combatti con Ser Barristan."

    La piazza d'armi l'aveva già esplorata, il giovane Baratheon, e quindi sapeva dove fossero posizionate le armature dei cavalieri. Dei ragazzi erano lì ad allenarsi, ma quello era un privilegio rivolto a pochi. Se magari il giovane nobile fosse riuscito ad ingraziarsi il cavaliere, forse sarebbe riuscito ad allenarsi e a migliorare nel combattimento. Al momento, però, questo non era altro che un sogno. Si diresse verso le armature, precisamente verso quella del nobile cavaliere, ed iniziò la sua opera. Lucidare quella dannata armatura fu ben più faticoso di quanto sembrasse all'inizio. Fortunatamente Ser Penrose gli aveva confessato qualche segreto per fare in modo di non dover faticare più del dovuto, ma l'operazione richiedeva comunque una notevole quantità di energia.
    La cotta di maglia che il cavaliere indossava sotto la sua armatura in acciaio non presentava tracce di ruggine, ma gli anelli che la componevano avevano semplicemente formato una patina dovuta all'ossidazione. Evidentemente quegli ambienti erano dannatamente umidi. Comunque quella patina non sarebbe stata un grosso problema, dato che sarebbe andata via con l'uso della cotta. La fatica vera e propria iniziò quando il ragazzo passò alle componenti in acciaio che formavano l'armatura. Non erano messe male, era palese che il cavaliere tenesse alla cura della sua armatura, ma la lucidatura richiese comunque del tempo. Darion iniziò a lucidare le parti con della cera che era tra le attrezzature a cui aveva avuto accesso. Ser Penrose gli aveva detto di usare dell'olio di lino tutte le volte che ne avrebbe avuto occasione, ma che anche la cera era un'ottimo prodotto. Passò un paio di ore buone a lavorare sull'armatura e sullo scudo, ma alla fine dell'opera l'armatura splendeva come appena forgiata.
    Passò quindi alla spada. Uno spadone lungo, di quelli a due mani. Aveva sentito che era l'arma preferita del cavaliere, ma non ne era sicuro. Come poteva un'arma pesante e lenta come quella entrare nelle grazie di uno dei migliori cavalieri dei sette regni? In battaglia sarebbe stato uno svantaggio davvero notevole. Soprattutto in mischia contro avversari muniti di spade o martelli, ma anche contro chi si sarebbe munito di asce. Forse l'unica arma contro la quale avrebbe vinto a mani basse in mischia sarebbe stata la mazza da guerra. Certo, i danni inferti con lo spadone sarebbero stati immani, però mai quanto quelli inferti dalla mazza, quindi Darion continuava a preferire questa, o il martello se prendeva in considerazione la velocità di attacco, allo spadone.
    L'elsa era davvero di pregiata fattura. La manica era in oro, completamente intarsiata, decorata con un motivo a scaglie che ricordava la pelle di drago. Il pomolo invece aveva una testa di drago come decorazione, mentre la guardia aveva la forma di una coda di drago. I Targaryen, e chi li serviva, dovevano pavoneggiarsi anche nei dettagli più piccoli, e quella ne era la perfetta dimostrazione. La lama era in acciaio, forgiato di sicuro da Thobo Mott, il mastro armaiolo di Approdo del Re. Quella spada poteva provenire solo dalla sua bottega, tanto era alta la qualità. Sui lati piatti presentava scanalature per tutta la lunghezza, Ser Penrose gli aveva insegnato che servivano per facilitare l'estrazione della lama dopo un affondo. Il doppio filo della lama era perfettamente realizzato, però con il filo falso realizzato soltanto per metà della lunghezza. Darion immaginava che quella spada avrebbe potuto tagliare anche i muri delle fortificazioni della capitale. Anche per l'arma, comunque, adoperò lo stesso trattamento riservato all'armatura. Cera d'api. Un velo sottile, giusto per proteggere alla perfezione quell'acciaio. Rischiò anche di tagliarsi un dito all'inizio del trattamento a causa del filo tagliente, ma i guanti di cuoio che indossava come protezione fecero il loro dovere.
    Solo in quell'istante, dopo aver mandato a chiamare il cavaliere per avvertirlo che il suo lavoro di lucidatura era compiuto, si chiese se Ser Barristan avesse avuto la stessa cura dell'armatura e di quali componenti fosse composta, ma soprattutto con quale tipo di arma avrebbe combattuto. Darion era fermamente convinto che quello spadone lungo avrebbe messo in difficoltà il cavaliere.

    Appena Ser Vance si affacciò sull'uscio della stanza, Darion gli andò incontro. Un sorriso di cortesia stampato in faccia.

    "Ser, la vostra armatura è lucida e pronta per lo scontro. Avrei però un paio di domande da chiedervi. La prima è come mai la spada lunga? Non vi mette in posizione di svantaggio negli scontri in mischia? La seconda, invece, è più una proposta, che una domanda. Potrei assistervi anche durante e dopo lo scontro? Apprezzerei il fatto di poter imparare qualcosa dal vostro modo di combattere, ve ne sarei davvero grato."
  15. .
    Che ne dici, va bene cosi??


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96 replies since 21/7/2012
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