Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

Posts written by caligola~

  1. .
    II.

    Le coordinate non lo avevano condotto poi così lontano da Varna. Aveva percorso poco più di trenta chilometri, in direzione opposta a quella del mare: ci era voluto un po' - evitando di avvicinarsi a ciò che rimaneva della costruzione che aveva osservato da più punti, avvicinandosi - ma aveva finalmente individuato un punto riparato dal quale inviare la trasmissione di risposta. Sopra di lui, il sole tramontava lentamente all'orizzonte, tingendo il cielo di sfumature arancioni e viola. Le ombre si allungavano sul terreno, gettando un velo di mistero e malinconia sul paesaggio circostante. Il tramonto sfumava di una luce dorata le rovine della costruzione che aveva tutto l'aspetto di essere stata - una volta - un ospedale, illuminando il terreno polveroso e le macerie sparse. L'aria era impregnata di un'atmosfera insalubre e decaduta, quella di un luogo che aveva visto troppe sofferenze e troppe speranze infrante già da ben prima dell'Armageddon.

    Le rovine della costruzione si stagliavano contro il cielo, imponenti e maestose nonostante la loro decadenza. Le pareti erano scrostare e sgretolate, i mattoni consumati dal tempo e dalla disperazione. Le finestre erano vuote orbite, senza vetri né persiane, permettendo al vento di sibilare attraverso i corridoi vuoti. Quel leggero sibilo del vento tra le macerie sembrava un lamento sommesso, un eco del passato che si perdeva nel vuoto. L'Alchimista si ritrovava immobile nella penombra, avvolto dalla fioca luce del crepuscolo, non troppo distante delle rovine dell'ospedale abbandonato. Aveva ridotto al minimo la sua presenza energetica, cercando di fondersi con l'ambiente circostante mentre scrutava con attenzione il silenzio opprimente che regnava sovrano intorno a lui.

    Procediamo.

    Non ebbe bisogno di aggiungere altro. Lungo la strada, aveva concordato con G.H.O.S.T. sia la cifratura che il tipo di messaggio da recapitare, come risposta, al mittente della trasmissione sulla erano stati chiamati a indagare, e che stava portando a svolte totalmente inaspettate fino a qualche ora prima. G.H.O.S.T. emise un debole ronzio di conferma e si attivò immediatamente per inviare il messaggio, seguendo le istruzioni impartite. Ljuben osservava attentamente, con il fiato sospeso, mentre il suo compagno lavorava silenziosamente per trasmettere la loro risposta.


    G.H.O.S.T. { Mittente: 4rr0w
    Oggetto: 43.138056,27.625336
    Testo: Ljuben Stoeva
    }


    Mentre il messaggio veniva inviato nell'oscurità del crepuscolo, Ljuben avvertì una miscela di emozioni: l'ansia per ciò che avrebbero potuto scoprire, la speranza di finalmente trovare delle risposte, e infine il timore di ciò che avrebbe potuto significare per il suo futuro. Sollevò lo sguardo, scrutando le rovine, mentre il silenzio avvolgeva ogni cosa con la sua presenza opprimente. Nell'attesa, il suo cuore batteva con ritmo frenetico nel petto, mentre l'ansia lo divorava - drenando, secondo dopo secondo, barlumi di lucidità che lo avrebbero presto portato a compiere qualche azione insolitamente avventata. Sperava di cogliere qualsiasi segno di attività dopo l'invio del messaggio di risposta, ma il tempo passava e nulla accadeva.
    Il silenzio era assordante, interrotto solo dal lontano richiamo di un gufo che si perdeva nella sera.
    Realizzò ben presto che non aveva grosse alternative: con un sospiro profondo, l'Alchimista si rese conto che non aveva altra scelta se voleva scoprire la verità dietro quella trasmissione misteriosa. Doveva avventurarsi fra le rovine dell'ospedale abbandonato, esplorare quei corridoi desolati e scrutare ogni angolo buio in cerca di indizi.

    Notò lo stato di abbandono dell'ospedale, reso ancor peggiore dal passaggio di sopravvissuti e corrotti, che avevano razziato e distrutto ciò che era sopravvissuto al disastro. L'erba incolta sbucava da fessure nelle pavimentazioni di pietra, tentando di riconquistare il terreno da tempo abbandonato. I suoi steli si piegavano sotto il peso dei fiori selvatici, aggiungendo un tocco di vita al deserto di rovine che lo circondava. Spesso i suoi passi lo portavano su frammenti di vetro infranto, residui di finestre ormai distrutte. Il suono del vetro che si frantumava sotto i suoi stivali echeggiava nel silenzio dell'ospedale abbandonato, un suono sinistro che lo faceva sobbalzare ad ogni passo. Il vento sussurrava tra le mura scrostare, facendo danzare i capelli di Ljuben intorno al suo volto. Ogni soffio di vento sembrava portare con sé un'eco dei lontani lamenti dei pazienti che un tempo avevano popolato quei corridoi. Di tanto in tanto, si chinava per esaminare detriti e macerie, cercando indizi nascosti tra le rovine. La luce fioca illuminava il suo viso concentrato, facendo risplendere i dettagli della sua armatura nera e del lungo cappotto scuro che indossava sopra di essa.


    G.H.O.S.T. { Alchimista, rilevo un'intensa attività della stessa matrice di quella che ci ha inviato il segnale.
    La trasmissione è particolarmente forte qui.
    }


    Si arrestò di colpo al suono dell'avvertimento di G.H.O.S.T. La notizia che il segnale criptato fosse incredibilmente forte lo colse di sorpresa, facendo balenare nella sua mente una serie di domande e preoccupazioni. — Quanto forte? — chiese, cercando di mantenere la calma nonostante l'agitazione che provava dentro di sé.

    G.H.O.S.T. emise un ronzio di conferma, proiettando dati e informazioni sul display del suo proiettore.


    G.H.O.S.T. { Il segnale è estremamente potente, Alchimista.
    Molto al di là delle normali trasmissioni che abbiamo incontrato finora. Potrebbe indicare una fonte di energia o tecnologia avanzata.
    }


    Ljuben si morse il labbro inferiore, contemplando le implicazioni di quella scoperta. Un segnale così forte significava che la fonte era vicina, molto vicina. Era una prospettiva allettante ma anche spaventosa, considerando che non sapeva chi o cosa si nascondesse dietro quel segnale criptato. Poi, all'improvviso, anche lui avvertì qualcosa. Si trovò all'improvviso avvolto da un'energia insolita, un'emanazione cosmica che permeava l'aria intorno a lui, diversa da tutto ciò che aveva mai sperimentato prima. Era una sensazione straordinaria, unica nella sua intensità e nella sua natura. Nonostante la sua vasta esperienza nel combattere i giganti e le varie fazioni cosmiche note, questa energia era completamente diversa da tutto ciò che aveva mai sperimentato prima. Era come se l'universo stesso si fosse materializzato intorno a lui, selvaggio e instabile, ma stranamente affascinante. L'energia lo circondava, avvolgendolo in un vortice di emozioni contrastanti: paura e curiosità, incertezza e desiderio di scoprire di più.

    G.H.O.S.T., l'avverti anche tu? Avvia un'analisi cosmometrica.

    G.H.O.S.T. { Â̷̯̝̠̞̕l̴͚̺̐̎̀͐c̷̠̔̐͊͠h̵̦͎̬̕i̷̟̗̓̕͠m̵̡̑̀͒͘i̴̹͉̍̀s̶̖̾̈́̿ṱ̸͎̜̞̃̈̽͝a̵̩͑̔̉̆ }


    Gli occhi di Ljuben si strinsero mentre osservava G.H.O.S.T. iniziare a manifestare anomalie: ebbe improvvisamente paura. Non era mai successo prima, mai. Nemmeno una volta. Il dispositivo cominciò a lampeggiare in modo irregolare, le sue si accendevano e si spegnevano in un balletto caotico. La sua voce, solitamente nitida e decisa, ora si frantumava in un coro dissonante di distorsioni, come se le parole stessero emergendo da un mare di interferenze. Il guscio fluttuante di Oricalco sembrava tremolare, come se l'energia del luogo stesse distorcendo persino la sua forma fisica. Di tanto in tanto, frammenti di informazioni sembravano lampeggiare sul suo display, solo per essere immediatamente cancellati da nuove interferenze. Era evidente che l'energia selvaggia e instabile che permeava l'ambiente stava interferendo con la sua operatività, rendendo difficile per la periferica mantenere una connessione stabile e una comunicazione chiara.

    Ljuben si sentì un brivido lungo la schiena mentre osservava impotente il suo fedele compagno tecnologico lottare contro le forze misteriose che lo circondavano. Era una vista spaventosa e frustrante, aggravata dalla presa di coscienza che la loro capacità di comunicare e di analizzare la situazione era compromessa dall'energia caotica che li circondava. Ancor più terrificante del comportamento anomalo di G.H.O.S.T. fu ciò che accadde alla struttura stessa delle rovine dell'ospedale. Ljuben osservò con crescente orrore pareti e corridoi inziare a tremare e svanire, quasi perdersi in una sfocatura, come se si dissolvessero lentamente dalla realtà stessa. Un istante erano solidi e tangibili, quello successivo successivo sembravano evaporare nel nulla. Il fenomeno si ripeteva ad ogni passo dell'Alchimista, generando in lui un effetto sconcertante e disorientante. Corridoi che prima erano pieni di detriti e macerie improvvisamente si dissolvevano in un turbinio di distorsioni, rivelando scorci fugaci del panorama esterno prima di scomparire del tutto. Ljuben si ritrovò a inciampare su pavimenti che si sfaldavano sotto i suoi stivali, mentre le pareti intorno a lui sembravano cedere e svanire nel nulla. La sensazione di instabilità e confusione aumentava con ogni passo, mentre l'ambiente intorno a lui continuava a mutare e trasformarsi, sfuggendo al suo controllo e alla sua comprensione.

    Si sentì sopraffatto dalla stranezza e dall'irrealtà della situazione. Era come se fosse intrappolato in un sogno febbrile, incapace di distinguere la realtà dalla fantasia. Ciò che più lo disorientava, tuttavia, era la sua stessa incapacità di risalire alla natura di quel fenomeno. Sembrava reale, troppo reale, e persino le sue capacità mentali continuavano ad urlargli che no, non c'era nessuna illusione, non era preda di alcuno scherzo sensoriale. Quelle distorsioni stavano accadendo davvero.



    G.H.O.S.T. { C̴̢̛̛͔͉͓͚̲̠̱͕͍̤̘͓̹̳͋͒̋̽͊̈́̿̒̏̏͠o̴̡̯͓̝͇̜͙͚̭͙̤͔̮̬̻̒͜͜ͅm̵̢̟̰̟̥͉̞̻̺̖̗̦̃̋͌̃̈́̂̂̈̈u̴̧̩̱̼͚̪̺̮̙̞̪̝̻͓̤̠̞̱͋̍̄͗͐͌͒͂͐͌̍̋̓̈́̇̈́̈́͜͝n̸̢͖̺̫̘̪̄̈̆̆͑̀̅́͘i̸̛͖̪̖̺̗̖̖̗̼̱̬̖̳̤͇͙͍̟͛̅̋͒̓̈͆̅͊͆̅̈́c̵̢̩̥̰̹̻̥͈̭͇͚͚͇̲̆͜ǎ̸̛̛̩̙͈̣̰̖̾̾̈́͆̎̒͒̈́͊̈́̍̕̕͝͝͝z̸̢̛͕̪͓̠͕͕̥̱̗͔͍͇̈̆ï̵̩̈́̄͊͑̓͆́͗͗͘͠o̶̧̖̖̜͕̮̝̼̣̹̼͈̖̤͍̾̏̑͘̚͝n̸̛͍̱̘̗̘͉̦̜͆́́̊̕͜͝ͅe̷͍͔̦̟̳̾͋̐̀̃̇̄͒̍̒̇͘̕͜ ̸̢̢̨̫͇̫̫̞̠͓̜̾̒̉͗͠͝ĩ̶͉͈̪͗̓̿̈̿̋̀̕̕͝͝ņ̷̻̥͕̣̟̲̥͌́͋́̽͊̒̂̈́̃͘͝͝͠ͅ ̵̨̪̥͈̫̞̟̳̟̜͉̍͑͂̈̎̉̅̕͜ä̵̝̲̜́̍̓̓̓͂̊̃̌́̌͠r̴̨̧̨̝̜̠̻̙̙̱̱̠̦͈͉͍̒̀̂̍̀̾́͘͝ͅͅr̵̛̛̺̟͋̄̾̀̔i̶̯͖̒̂̈́̑̉̈́͂̔͒́͘͝͝v̶̡̨̤̣͉̥̙̗̩͉̜͚̬̊͌͂̕ͅŏ̴̢̪̭̬̥̬͖͖͈̼̼̥̓̌͋̓̆͑͊͝ }


    Nonostante i suoi glitch, G.H.O.S.T., tentò di comunicargli qualcosa. L'Alchimista osservò l'AI con sorpresa, e anche un filo di pietà - mista a curiosità. Nonostante le difficoltà incontrate, il suo piccolo compagno continuava a cercare di adempiere al suo compito con determinazione e perseveranza. Se poteva essere in qualche modo umanamente possibile, per un Alchimista, Ljuben Stoeva provò in quel momento un sentimento molto simile al senso di compassione, insieme a una crescente curiosità sulle sue capacità e sulle potenzialità che ancora doveva scoprire. Poi, improvvisamente, la periferica emise un suono strano, come se si stesse riallineando, e la sua voce divenne incredibilmente fluida e comprensibile.


    G.H.O.S.T. { Mittente: Pr0ph3t
    Oggetto: Altrove
    Testo: Stanza 626
    }


    Ancora Pr0ph3t. Ancora un indizio.
    Rimase sconcertato dall'enigma che si stava dispiegando dinanzi a lui. Il fatto che il mittente, Pr0ph3t, continuasse a inviare indizi dimostrava una conoscenza accurata della sua presenza nell'ospedale abbandonato. Era come se qualcuno o qualcosa lo stesse guidando lungo un percorso prestabilito, come un'ombra invisibile che lo precedeva. La mente dell'Alchimista era una tempesta di pensieri mentre rifletteva sul significato di queste indicazioni apparentemente contraddittorie. Da "Lidija Stoeva" a "Stanza 626", il cambiamento repentino del testo del messaggio sollevava una serie di domande che lo lasciavano perplesso e incerto sulle intenzioni dietro le trasmissioni. Era stato ingannato? O c'era dell'altro che sfuggiva alla sua comprensione? Avrebbe trovato sua sorella, Lidija, all'interno di quella stanza, o si stava dirigendo verso una trappola astutamente preparata?

    Ancora una volta, tuttavia, non aveva grosse alternative. Poteva solamente seguire la progressione delle stanze, e scoprire da solo cosa si celava dietro la trasmissione, e la porta che ne componeva il messaggio. Il susseguirsi dei numeri delle stanze accompagnava l'Alchimista nel suo cammino. Mentre avanzava, le rovine dell'ospedale sembravano sciogliersi e svanire lentamente intorno a lui, come se la realtà stesse dissolvendosi sotto i suoi piedi. Ogni passo lo portava sempre più vicino alla sua destinazione finale. Con il progredire, le pareti e la pavimentazione si riducevano a poche piastre di lastricato, frammenti di un passato ormai perduto. Tutto intorno a lui era avvolto da un'atmosfera surreale, come se il tempo stesso si fosse fermato in quel luogo dimenticato dalla civiltà.

    Durante il cammino, Ljuben notò con crescente preoccupazione che le funzionalità di G.H.O.S.T. si stavano affievolendo progressivamente, fino a lasciarlo inanimato tra le sue mani. Con un senso di gratitudine misto a tristezza, l'Alchimista si chinò per raccogliere la periferica, dandole una carezza come segno di ringraziamento per il suo supporto durante la sua ricerca. Poi, con un gesto delicato, legò G.H.O.S.T. alla sua vita, prendendo la decisione di portarlo con sé nonostante la sua condizione. Era una risorsa troppo preziosa per poter essere lasciata lì, sul campo. E soprattutto, era probabilmente l'unica entità - in quel mondo ormai dilaniato da guerra e sfiducia - che potesse considerare amica.

    Infine, rimase da solo, con la porta della Stanza 626. Ma mentre si avvicinava, la porta sembrava assumere una presenza quasi spettrale, come se fluttuasse sospesa nell'aria, al di là di qualsiasi legge fisica. Oltre di essa, sembrava non esservi nulla, come se il telaio fosse l'unica cosa sopravvissuta dell'intero ospedale alla distruzione portata dall'Armageddon e all'incuria alla quale era stato conseguentemente abbandonato. Vi si avvicinò alla porta della Stanza 626, posando la mano sulla maniglia. Era pronto ad affrontare ciò che lo attendeva al suo interno, consapevole che il momento della verità era finalmente giunto.
    Avrebbe presto scoperto la verità su sua sorella, o al contrario - molto più probabilmente - sarebbe stato costretto a combattere.



    Energia ~ Rossa.
    Cloth ~ Black Freccia (III). Indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Illusioni Ambientali, Proiettili [Arma Cosmica] → Scheda.
    Riassunto ~ :mke:
  2. .
    III.

    Vattene.

    Ljuben sentì le parole del suo nemico risuonare nell'aria, fredde e distorte, come se provenissero da un'entità senza anima. La voce metallica lo penetrò come un pugnale gelido, trasmettendogli una sensazione di minaccia e di pericolo imminente. Davanti a lui, la figura completamente rivestita di metallo emanava un'aura sinistra, una presenza che avrebbe fatto rabbrividire anche il più coraggioso degli uomini. Per un istante, il pensiero di voltarsi e andarsene attraversò la mente di Ljuben. Morire lì, tra i ghiacci di quella montagna desolata, non doveva essere piacevole. Ma poi respinse quel pensiero con fermezza. Non poteva permettere che il suo nemico lo intimidisse, che lo costringesse a ritirarsi senza combattere. La sua lealtà verso l'Ordine e verso gli ideali che rappresentava era più forte di qualsiasi paura potesse provare. Era un guerriero dell'Ordine degli Alchimisti, e non avrebbe mai permesso che il terrore gli impedisse di perseguire la sua missione. Piuttosto, ciò avrebbe potuto farlo desistere, era il freddo calcolo. Aveva chance di terminare le proprie ricerche con successo, con un simile nemico nei paraggi? Avrebbe avuto le forze per farlo, se anche avesse vinto un combattimento che sarebbe con tutta probabilità andato per le lunghe?

    Avvertì una vaga soddisfazione nel vedere i suoi proiettili cosmici colpire nel segno, infliggendo danni al suo avversario. Era un breve momento di gratificazione, ma fu presto sovrascritto e sopraffatto da una sensazione di fastidio e irritazione mentre osservava il suo nemico prepararsi ad attaccare di nuovo. La frustrazione dell'Alchimista cresceva mentre contemplava il suo avversario resistere con tenacia, nonostante i danni inflitti dai suoi attacchi. Era come se nulla potesse fermarlo, come se fosse alimentato da una forza inesauribile che lo spingeva avanti, nonostante tutto. Questa resistenza implacabile, questa determinazione incrollabile, lo infastidiva profondamente. Si chiese cosa potesse dare al suo nemico una tale forza di volontà, una tale resilienza. Forse era la fede nei suoi ideali, forse era la pura volontà di sopravvivenza. O forse c'era qualcosa di più oscuro e sinistro dietro tutto questo, qualcosa che Ljuben non riusciva ancora a comprendere.

    Ciò che invece non fece fatica a comprendere, fu la pericolosità del suo avversario, e la sua capacità di bruciare cosmo che andava oltre quelli che avvertiva essere dei limiti simili ai suoi. Sorprendentemente, l'attacco del suo avversario ebbe come tramite il terreno: la terra sotto di lui iniziò a fremere e a vibrare, come se fosse statarisvegliata da un potere primordiale. Poi, con un boato assordante, l'energia liberata esplose in un tumulto di forza devastante, generando cinque colonne di cosmo che si sollevarono dal suolo come serpi infuriate. L'Alchimista avvertì il terreno sotto di lui tremare mentre le colonne di energia cosmica si innalzavano verso il cielo, decise a infrangere ogni ostacolo sul loro cammino: il freddo della montagna si fuse con il calore dell'energia primordiale, creando un'atmosfera tanto surreale quanto pericolosa

    Avviluppandosi in una barriera cosmica, Ljuben si lanciò in avanti, affidandosi alla forza della sua emanazione e a quella della Kintaral per proteggersi dall'assalto imminente. La neve intorno a lui si sollevò in una danza caotica mentre le colonne di cosmo soverchiante si abbatterono sul terreno, scagliando frammenti di roccia e ghiaccio ovunque. Con un balzo agile, Ljuben evitò di poco uno degli impatti, sentendo la perturbazione delle colonne di energia cosmica sfiorargli il viso. La sua mente era un turbine di pensieri mentre cercava disperatamente un modo per contrattaccare, per fermare il suo avversario prima che fosse troppo tardi. Poi, inavvertitamente, finì nel flusso di una delle colonne: tentò di resisterle, ne saggiò la forza bruciante - e immediatamente ritornò col pensiero allo scontro con lo Spettro del Minotauro, e a uno dei tanti insegnamenti che trasse dal dolore provato quel giorno.

    Proteggersi da un'energia così potente richiedeva uno sforzo enorme. Ljuben sentì il suo cosmo bruciare dentro di lui, consumato dalla necessità di tenere a bada le forze che cercavano di sopraffarlo. Ogni fibra del suo essere era tesa al limite, ogni muscolo strizzato dalla tensione di mantenere la barriera protettiva intatta. L'affaticamento si diffuse attraverso il suo corpo come un fuoco che bruciava lentamente, minacciando di spezzare la sua resistenza. Ljuben sentì un attimo di sollievo quando finalmente abbassò la tensione del suo cosmo esausto, ma fu un respiro di pace effimero. In un istante, la forza residua dell'attacco nemico lo colpì con una potenza travolgente, sbalzandolo via come una foglia in una tempesta. Una sensazione di vertigine lo invase mentre veniva lanciato all'indietro, impotente di fronte alla forza devastante dell'attacco. Con un turbinio di neve e ghiaccio che lo circondava, Ljuben ebbe la sensazione di cadere nel vuoto, con il cuore che gli si serrò in petto mentre la terra spariva sotto di lui.

    La sensazione in cui l'attacco l'aveva gettato lo afferrò con forza, ingannando i suoi sensi e trasformando la caduta in un'esperienza ancora più terrorizzante. La percezione di rovesciare a terra come in una valanga lo travolse, facendogli perdere ogni punto di riferimento e confondendo la sua mente con immagini di discese senza fine attraverso l'abisso. Fu allora che Ljuben si aggrappò alla propria forza interiore, concentrando i suoi poteri mentali per recuperare la lucidità nel caos che lo circondava. E improvvisamente, come se fosse stato risucchiato da un turbine, si ritrovò sbalzato dal proprio avversario, inerme e confuso. Per un attimo, tutto sembrava rallentare intorno a lui, mentre la realtà riprendeva il suo corso normale. Ma nella sua testa, erano passati lunghi e infiniti secondi, un tempo distorto e manipolato dall'illusione che lo aveva ingannato.

    Cercò di riportare ordine nei suoi pensieri, di ristabilire il contatto con la realtà che lo circondava. Era stanco e ferito, ma sapeva che non poteva permettersi di cedere. La battaglia era ancora in corso, e doveva trovare la forza di risollevarsi e continuare a lottare, anche se sembrava che ogni fibra del suo essere gridasse di fermarsi e rinunciare.

    Facciamola finita.


    Vor'Cha
    Sutok Qo, Sesta Forma: Phantom Arrow Bullet


    Si preparò a lanciare il suo attacco, consapevole che avrebbe dovuto come prima cosa aprire la guardia del suo avversario per avere successo. Generò a quello scopo una nera e opaca sfera di cosmo e la indirizzò contro la figura avversaria: l'esplosione della sfera non solo avrebbe distratto il nemico, ma - grazie alla sparuta selva di piccoli proiettili al suo interno, lo avrebbe aggredito sperando di generare una confusione nel suo campo difensivo. E proprio mentre sarebbe stato occupato a respingere l'attacco, Ljuben avrebbe agito con forza e precisione per abbatterlo. Davanti a sé, agglomerò due sfere di cosmo che, vorticando, presero la forma e la consistenza dei suoi proiettili. Con un gesto deciso, sparò le due palle di cannone verso l'addome e il collo dell'avversario.

    Ma non si fermò lì. Nascose una delle due emanazioni alla vista e alla percezione del suo avversario, tessendo intorno ad essa una trama illusoria sin dai primi momenti della sua creazione. Era una mossa audace e strategica, una versione rivisitata della tecnica che aveva imparato attraverso l'holocron di Xarot. I proiettili fantasma, l'evoluzione bellica e strategica di quella che fu la tecnica distintiva del primo Alchimista della Freccia.



    Energia ~ Rossa.
    Cloth ~ Black Freccia (III). Indossata.
    Condizioni ~ Contusioni multiple. Ustioni superficiali sotto la Kintaral. Forte affaticamento a causa della bruciatura di una quantità consistente di cosmo. Leggera confusione mentale a causa dell'illusione subita, in ripresa.
    Abilità ~ Illusioni Ambientali, Proiettili [Arma Cosmica] → Scheda.
    Riassunto ~ Dopo essermi in qualche modo protetto dal grosso dell'attacco al prezzo di un forte affaticamento da uso del cosmo, ne subisco la coda dell'emanazione, venendo sbalzato via e riportando ulteriori contusioni multiple, e subendo l'illusione. Una volta rialzato, deciso di attaccare con la signature move della freccia, phantom arrow, ma in versione ventunesimo millennio. Tento di aprirti la guardia con un'esplosione di cosmo che ha tuttavia celata in essa una selva di piccoli proiettili (AD), seguita immediatamente da due palle di cannone [AF] direzionate una all'altezza del del bacino e l'altra del petto. Una delle due, quella diretta al bacino, è invisibile per effetto di Illusioni Ambientali, ed è nascosta sin dalla sua creazione [Supporto].
  3. .
    CITAZIONE (~S i x ter @ 8/5/2024, 08:52) 
    Arrivooooooo

    Che avete capito. Arriva Minosse.
  4. .
    IV.

    Il contrattacco dell'Alchimista trovò il suo bersaglio, la sua energia cosmica esplose con una potenza feroce e letale. Un sibilo di soddisfazione misto a dolore accompagnò il movimento della sua mano mentre il colpo raggiungeva il suo obiettivo. Un'onda di calore si sprigionò nell'aria, seguita da un fragoroso scoppio di frammenti di energia cosmica. Mentre la fredda lama dell'elfo penetrava nelle sue carni, gli occhi ardenti dell'Alchimista osservavano i suoi proiettili colpire casualmente e violentemente il capo del drow. Guardò con brutale soddisfazione il volto del suo nemico distorcersi dall'agonia, mentre il sangue sprizzava dalle ferite.

    Era una sensazione cruda e primitiva, il calore del sangue del nemico che schizzava sul suo viso, bagnandolo con una carica visceralmente simbolica. Era il segno tangibile della sua libertà, una testimonianza della sua abilità di padroneggiare le Forme di Combattimento dell'Ordine, della sua capacità di trasformare l'energia cosmica stessa in strumento di distruzione al suo servizio. Sentì il calore del sangue del drow sulla sua pelle, una sensazione che gli fece correre brividi lungo la schiena, ma che allo stesso tempo lo riempiva di una strana euforia. Si sentì invaso da una sensazione di trionfo e di potere. Era un momento effimero, ma intensamente gratificante, che lo caricava di energia e determinazione per continuare la sua lotta fino alla fine, consapevole che ogni goccia di sangue versata rappresentava una vittoria nella sua ricerca dell'ascensione dell'uomo al di là delle catene degli dei e degli antichi immortali.

    Ljuben si sentiva stanco, esausto oltre ogni limite concepibile, ma sapeva che non poteva permettersi di abbassare la guardia. Il drow avanzava con determinazione, insieme alla sua spada scintillante, nel chiarore della radura, e l'Alchimista sapeva di doversi preparare a fronteggiare un altro attacco letale. Il diversivo lo colse di sorpresa, più che altro a causa della sua già precaria condizione fisica, che non gli consentiva di reagire col dovuto tempismo. Con la vista oscurata dalla terra scagliata in faccia come diversivo, Ljuben dovette fare affidamento sull'istinto e sull'esperienza. Le sue mani tremavano leggermente mentre cercava di concentrarsi, di respingere la stanchezza che gli annebbiava la mente. Sentiva il peso del suo corpo, ogni muscolo gridava di dolore, ma sapeva che non c'era spazio per la debolezza in quel momento.

    Con uno sforzo, Ljuben eresse una barriera cosmica intorno a sé, una scura e opaca barriera di oscurità che risplendeva di riverberi cobalto nel silenzio della radura. Era un gesto disperato, ma necessario, un tentativo di proteggere se stesso da un altro attacco mortale. Portò istintivamente le braccia a copertura della figura, in posizione di guardia: il fendente del drow impattò la barriera con un fragore assordante, l'energia sprigionata dall'impatto risuonò nell'aria circostante. La barriera tremò sotto la forza dell'attacco, i bracciali dell'armatura di Ljuben si illuminarono intensamente mentre assorbivano parte dell'energia del colpo. Ma non tutta la potenza dell'attacco fu assorbita o respinta. Una parte dell'energia riuscì a penetrare la barriera, causando ferite da taglio aggiuntive sul già indebolito corpo di Ljuben. Sentì il bruciore acuto dei tagli mentre il dolore si diffuse attraverso il suo corpo, ma non cedette, anche se faceva sempre più fatica a tenersi in piedi.

    Quando - un istante dopo - riaprì gli occhi dopo l'impatto, il drow sembrava essere scomparso. L'Alchimista neavvertiva tuttavia l'odore acre dell'odio impregnare l'aria, la sua traccia cosmica ancora nei paraggi, un segno inequivocabile della presenza del drow, anche se non lo vedeva fisicamente. La sua energia cosmica, carica di un istinto omicida primordiale, fluttuava nell'atmosfera circostante come un'ombra minacciosa, pronta a scatenare il suo potere letale in qualsiasi momento. Non poteva lasciare spazio all'incertezza o alla paura; poteva solamente affidarsi alla necessità di porre fine a quella contesa una volta per tutte, di annientare il suo avversario e ottenere ciò per cui era giunto in quell'angolo di mondo dimenticato persino dagli dei Olimpici. Raccogliendo ogni briciola di energia cosmica che gli restava, Ljuben concentrò il suo potere con una ferocia implacabile. Il suo corpo vibrava di potenza, una luce intensa brillava nei suoi occhi mentre il suo cosmo ardeva con una fiamma incandescente.

    Ljuben alzò la mano tremante, carica del potere oscuro che si agitava dentro di lui. Concentrò ogni fibra del suo essere nell'invocare le tenebrose energie che pulsavano nel suo sangue, mentre un'aura sinistra si espandeva intorno a lui come un'ombra crescente. Con un grido che risuonò nella radura, Ljuben scagliò una serie di esplosioni di energia oscura contro il limite della fitta foresta di fronte a lui. Ogni detonazione fendeva l'aria con violenza, illuminando l'oscurità circostante con una luce sinistra, i cui riverberi danzavano e scintillavano come stelle oscure nel cielo.

    Il terreno sotto i suoi piedi trepidava e si sgretolava sotto la potenza delle esplosioni, mentre gli alberi vacillavano e gemevano sotto l'assalto implacabile della sua alchimia. Ogni colpo era come un martello che picchiava contro l'incudine della foresta, determinato a forzarne la protezione e a smascherare il drow che si nascondeva al suo interno. Esplosione dopo esplosione, Ljuben continuò il suo assalto devastante, deciso a soverchiare ogni ostacolo sul suo cammino. Con un'ultima detonazione che risuonò come un tuono, la foresta si fendette e si aprì davanti a lui, rivelando il sentiero per il suo nemico.

    Con lo sguardo infuocato dalla determinazione, Ljuben si preparò a lanciare una pioggia di proiettili cosmici di varie forme, calibro e dimensioni, tutti indirizzati contro il suo avversario, provenienti da tante e diverse angolazioni, rispondendo all'attacco precedente con uno dello stesso grado offensivo. La radura tremò sotto il potere dei suoi proiettili, mentre Ljuben avanzava con passo deciso, pronto a continuare la sua lotta fino alla fine, consapevole che solo con il massimo sforzo e la massima determinazione avrebbe potuto sconfiggere il suo nemico e fargli ottenere il manufatto per il quale stava mettendo in gioco la sua stessa vita.



    Energia ~ Rossa.
    Cloth ~ Black Freccia (III). Indossata.
    Condizioni ~ Profondo taglio sulla coscia sinistra, fianco squarciato. Ferite da taglio nella parte superiore del corpo. Affaticato nella stessa misura dei danni subiti.
    Abilità ~ Illusioni Ambientali, Proiettili [Arma Cosmica] → Scheda.
    Riassunto ~ Allora eccomi qui. Fase difensiva abbastanza semplice: barriera più armatura a protezione. Incasso un po', qualcosa passa, ma sono e credo siamo praticamente allo stremo. A quel punto allora utilizzo Vigore Oscuro (ti riporto la nota qui sotto) per rendere Straordinaria la mia azione offensiva: l'attacco debole è una serie di esplosioni cosmiche ad area che vogliono distruggere il limitare della foresta per tentare di stanarti, per poi bersagliarti con una pioggia/tempesta di proiettili (armi cosmiche) di svariate forme e dimensioni, senza un pattern preciso [AF]. Sto bruciando una marea di cosmo per fare sta roba, al prossimo turno probabilmente sarò senza troppa benzina :zizi:

    Vigore Oscuro — Attraverso un intricato processo di manipolazione, l'Alchimista ha imparato bruciare un volume maggiore di Cosmo, alimentando così il proprio potere ben oltre i suoi soliti limiti. Questo potenziamento temporaneo - utilizzabile una volta a scontro, e per la durata di un turno - offre all'alchimista la possibilità di compiere gesta straordinarie: può canalizzarlo per sferrare un attacco devastante, potenziando al massimo il proprio output offensivo, oppure può optare per un aumento drastico della propria resistenza, per meglio incassare i colpi nemici.

    edit. aggiunta nota vigore oscuro e danni nello specchietto.


    Edited by caligola~ - 7/5/2024, 11:08
  5. .
    Mi porto avanti con l'avvisare tutti quanti che - per la prima volta dal Covid a causa di varie vicissitudini - finalmente riesco a farmi un viaggetto. Dal 25 Maggio al 1 Giugno sarò in Islanda per cercare di capire dove poter installare una Qabbrat per l'Ordine, per cui - ovviamente - in quella settimana non potrò rispondere ad alcuna role o ad alcun duello.
  6. .
    I.

    Qabbrat della Odojinya, Zante.

    L'operazione era andata tutto sommato bene. Si era trattenuto qualche giorno sull'isola per dare il via alle operazioni, e accertarsi che tutto prendesse a funzionare come previsto e progettato. Non che - in tutta onestà - temesse che qualcosa potesse andare storto: l'intero progetto della Qabbrat era stato pensato e attuato da Pleonexìa e Ch.Or.O.S., e le probabilità di un malfunzionamento - soprattutto in quelle prime fasi - erano prossime allo zero. Si era proposto per rimanere qualche giorno alla domanda di adesioni di un esponente della Rete: nelle ultime settimane aveva svolto diverse missioni, sempre in aree diverse del mondo, e - soprattutto - aveva combattuto tanto, forse troppo. Sentiva di aver bisogno di un meritato riposo, se la supervisione di un'intera Qabbrat appena insediata poteva definirsi tale. Sarebbe stato coinvolto in verfiche, collaudi e rapporti, ma per lo meno non avrebbe rischiato la pelle, e avrebbe potuto concedere qualche ora notturna al sonno, e qualche altra alla meditazione.

    Poteva in ogni caso dirsi soddisfatto: la vita nella base segreta dell'Ordine era cominciata bene, e così anche le prime rilevazioni. L'attività della Corruzione in giro per l'Isola era rimasta ai livelli ordinari, e quello avrebbe garantito una certa tranquillità all'intera installazione: l'Ordine non avrebbe potuto reggere uno scontro frontale con nessuna delle forze nemiche, e per questo doveva lavorare nell'ombra, con intelligenza. Sfruttare la copertura dell'attività della Corruzione per rendersi invisibile si propri nemici era esattamente una delle tante tattiche di distrazione che Odojinya e Daleth avevano attuato nei millenni.

    Il suono del comunicatore che aveva installato alla base dell'elmo della Kintaral lo destò dai suoi pensieri. Un sussurro elettronico, appena udibile sopra il ronzio costante dell'oscurità. Il comunicatore emise un debole segnale, insistente nel suo richiamo. L'Alchimista sollevò la mano, sfiorando l'interfaccia del dispositivo. Il suono si intensificò leggermente, come un lamento proveniente dalle profondità dello spazio. Un alone di luce rossa illuminò il viso dell'Alchimista, mentre la comunicazione si avviava. Comandò con qualche gesto a G.H.O.S.T. di prendersi carico della trasmissione, sostituendolo al trasmettitore.

    Alchimista. — Riconosceva la voce della donna: era una dei Solificati, i membri della Rete privi di sensibilità microcosmica, ma determinati a supportare gli obbiettivi e la dottrina dell'Ordine. Avevano fatto la loro parte nei millenni di storia dell'Ordine, e senza di loro, probabilmente, né il Daleth nè la Odojinya avrebbero avuto modo di ricostituirsi, qualche anno prima dell'Armageddon. Gestivano per lo più l'aspetto logistico e informativo della Rete, oltre a fungere da infiltrati in vari enti di governo o cellule terroristiche nel mondo: questi individui rappresentavano la linea diretta con la quale l'Ordine aveva mosso i fili della storia dell'uomo rimanendo nell'ombra. Meritavano il rispetto più assoluto. — I miei complimenti. Le operazioni stanno procedendo egregiamente, vedo.

    Non si scompose. Anche se non era abituato ai complimenti, tanto meno nel contesto della Odojinya, sapeva riconoscere un apprezzamento sincero da una lusinga dovuta dalla posizione e della situazione, e quelle parole avevano tanto il sapore di precedere altro. — Una volta qualcuno mi ha detto: — doveva amare la teatralità, a giudicare da come aveva esordito. — La conoscenza non è mai la risposta.
    Poteva osservare i tratti e l'espressione della donna attraverso la proiezione olografica che G.H.O.S.T. stava riproducendo attraverso il suo occhio scanner. La sua pelle, tinta di un pallido color avorio, era segnata da cicatrici di battaglie passate, segni tangibili del suo percorso travagliato nell'oscurità della Rete. I capelli scuri, fluenti come la notte, cadevano intorno al viso con una grazia selvaggia, incorniciandone l'espressione decisa e impenetrabile. — Sai una cosa, Alchimista? — stava per arrivare al momento topico.
    La conoscenza non è mai la risposta: è la domanda.
    L'iniziativa; il motore di un'azione; il principio di ogni cosa. In fondo, la sete di conoscenza era ciò che spingeva ogni Sith oltre i limiti di un essere umano, ciò che aveva trasformato Ljuben Stoeva nell'Alchimista della Freccia. Ciò che bravama, ciò che desiderava. Una verità semplice che - da buon Alchimista - aveva fatto sua molto presto. Ora che gli equilibri del mondo stavano cambiando - no, anzi: erano già cambiati - la Rete non aveva intenzione di ignorare tutte le altre forze in gioco, di far finta che gli altri non esistessero. Quando erano stati così stupidi da aspettare che gli altri si pestassero i piedi a vicenda prima di agire, avevano rischiato di perdere ogni cosa faticosamente costruita col proprio sangue. Non l'avrebbero più permesso. Avevano una guerra da vincere e, ormai gli era chiaro, la Fondazione Grado non rappresentava l'unico nemico. Spectre, Corruzione, Dorati, Titani: questi erano i veri pericoli. — E la mia prima domanda per te è: vuoi renderti utile alla Odojinya?

    Sorrise amaramente. Se quella donna, un Solificato, aveva fatto un tale giro di parole per introdurre quello che probabilmente sarebbe stato l'obiettivo dell'ennesima missione, non doveva trattarsi di nulla di semplice o piacevole. Probabilmente entrambe le cose. Con un gesto misurato si lasciò cadere sulla poltrona di fronte allo schermo, poggiando con disinvoltura l'elmo sulla scrivania di fronte a lui - ben attento a non trasformare quell'ostentazione di tranquillità in un eccesso di confidenza. Dal colloquio intimo al contenimento il passo poteva essere sorprendentemente breve, specialmente in tempi come quelli. Appoggiò le mani sui braccioli della poltrona, sollevando un tripudio di pulviscolo.

    La domanda giusta - se permettete - è: quanto sono disposto a fare per la Odojinya. — Senza attendere oltre, diede la risposta che l'altra stava aspettando. — Tutto, finché la domanda sarà la stessa.
    D'altra parte, — aggiunse, con note di realismo e sarcasmo — Non credo di avere molta scelta.

    C'è sempre una scelta. — rimbeccò l'altra. — Sono le scelte che facciamo, e la libertà di scelta dietro di esse - d'altronde - a renderci ciò che siamo: uomini.

    L'Ordine aveva deciso che sarebbe stato proprio l'uomo a prevalere, in quella guerra per la sopravvivenza, ergendosi ed elevandosi sulle altre creature, e persino sugli Immortali. — Ti sei scontrato molte volte contro i Giganti. — dritta al punto e senza fronzoli, come era nelle sue corde. Sputò quella parola come se fosse insieme una grave offesa e la battuta del secolo. — Esseri così superati da aver bisogno della simbiosi con un umano per tornare a calpesare questo mondo. Nient'altro che servi dei medesimi padroni che crearono l'uomo come per gioco: i Titani.

    Persino lo sguardo dell'Alchimista si era fatto terribile, pungente, malvagio. Vi si rifletteva una luce di vermiglia crudeltà celata dietro alle pupille, in una mente frustrata da troppe cicatrici.

    Fra le risorse della Rete, sei senz'altro quello con più esperienza sul campo contro questo tipo di minaccia. — spiegò. Finalmente la situazione cominciava a farsi un poco meno nebulosa. — Abbiamo rintracciato un segnale di possibile origine titanica, all'origine del quale tuttavia nemmeno gli analisti della Rete sono riusciti a risalire.

    Fu allora che sul suo volto ritornò un barlume di sorriso divertito, quasi come se stesse pregustando l'espressione che l'Alchimista avrebbe fatto nel sentire le prossime, delicate parole.
    Perciò eccoti la seconda domanda: — l'espressione della donna si fece più dura.

    Sei disposto a tornare a Varna, per la Odojinya?



    iXNYA9G


    Varna, Bulgaria. Più di vent'anni prima.

    Nella piazza centrale di Varna, la folla danzava come un mare in tempesta, un turbine di voci allegre, colori accesi e movimenti frenetici. La fiera annuale aveva trasformato la piazza in un bazar di festa, una sinfonia di bancarelle pittoresche che vendevano ogni sorta di merce sotto il caldo sole estivo. Il profumo invitante di cibo arrostito s'intrecciava con il dolce aroma dei fiori che adornavano i banchi, mentre le risate gioiose dei bambini risuonavano nell'aria carica di elettricità.

    Tra la ressa di persone che si spingevano avanti e indietro come onde impetuose, un bambino di soli cinque anni si trovava smarrito. Le sue piccole mani, pallide e tremanti, agitavano disperatamente l'aria mentre tentava di aprirsi un varco tra le gambe degli adulti che sembravano torri impenetrabili. Ogni passo era una lotta contro la marea umana che minacciava di inghiottirlo, di portarlo via come una foglia trasportata dalla corrente impetuosa di un fiume in piena. Il suo viso tondo era segnato dall'angoscia, i suoi occhi grandi spalancati colmi di terrore infantile.

    La sua voce infantile, sottile e impaurita, si unì al tumulto della folla, echeggiando attraverso la piazza con il suo grido di aiuto.
    Мама! Татко! — Le parole si perdevano tra il frastuono della folla, come piccole barche alla deriva in un mare di suoni discordanti.

    Il sole splendeva alto nel cielo senza una nuvola, lanciando raggi dorati che danzavano sulle teste della folla come frammenti di luce incantata. I colori vivaci delle bancarelle - il rosso ardente delle coperte, il blu profondo delle stoffe, il verde brillante delle piante - formavano un arcobaleno di promesse e tentazioni per gli occhi avidi dei visitatori. Ma per Ljuben, tutto ciò che vedeva era offuscato dalla nebbia della paura. Ogni odore, ogni suono, ogni colore si fondeva in una massa indistinta, mentre cercava disperatamente un'ancora di salvezza nella tempesta che lo circondava. E mentre il calore del sole bruciava la sua pelle e il profumo invitante della cucina locale solleticava le sue narici, tutto ciò che riusciva a sentire era il martellante battito del suo cuore e il ronzio assordante della folla che minacciava di soffocarlo.

    Мама! Татко! LIDIJA!

    Con il cuore affannato e le lacrime che offuscavano la sua visione, Ljuben si aggrappava disperatamente alla speranza mentre continuava a gridare il nome di sua sorella maggiore, Lidija. La voce flebile del bambino si mescolava al caos circostante, un grido solitario che si perdeva nel vortice della folla. Ma la risposta non arrivava, e la paura di Ljuben cresceva come un fuoco incontenibile nel suo petto. La sua mente era una nebbia di confusione e terrore, incapace di pensare chiaramente mentre si sentiva sempre più solo e vulnerabile in mezzo alla folla che lo circondava. I minuti sembravano ore, e ogni secondo senza una risposta era un passo in più verso la disperazione. Ogni volta che la folla si apriva un varco, sperava di vedere il volto familiare di Lidija che si affacciava verso di lui con un sorriso rassicurante. Ma ogni volta, la delusione lo abbracciava più forte, stringendolo con le sue fredde dita invisibili.

    Tra la folla caotica, tra le onde umane che si infrangevano l'una contro l'altra, Ljuben finalmente scorse un volto familiare. Alzò lo sguardo, le lacrime che annebbiavano la sua vista, e vide Lidija, che si era arrampicata di un paio di metri su uno dei pali della luce della piazza. Il suo cuore saltò un battito di gioia mista a sollievo mentre la fissava: lo stava cercava con gli occhi, con una mano posata sulla fronte per proteggersi dal sole accecante.
    Finalmente, dopo un'eternità di ansia e terrore, i loro sguardi si incontrarono. Lidija emise un grido di gioia, un richiamo di accoglienza e sollievo che risuonò nell'aria come una dolce melodia. Le sue braccia si stesero verso il fratello minore, pronte a abbracciarlo e proteggerlo dal pericolo che lo aveva minacciato.
    E mentre Lidija lo avvolgeva in un abbraccio protettivo, Ljuben finalmente sentì il calore della sicurezza e dell'amore che solo una sorella può offrire. Insieme, si sarebbero affrontati qualsiasi tempesta, perché quando due cuori battono all'unisono, non c'è nulla che possa fermarli.

    Non importa quanto ti allontani, Ljuben. — gli disse sua sorella. Non c'era preoccupazione nel suo tono, solo un intenso sentimento di protezione. — Io ti troverò sempre, perché il nostro legame è più forte di qualsiasi distanza.



    iXNYA9G


    Varna, Bulgaria. Presente.

    L'Alchimista si fermò di fronte al cumulo di macerie che fino a più di vent'anni prima aveva chiamato casa. Il tempo sembrava essersi fermato lì, come d'altronde un po' ovunque la Corruzione avesse esteso i propri tentacoli. Addirittura, però, la clessidra di quel luogo non sembrava mai essere stata voltata, sin da prima del duemiladodici. Guardò con occhi malinconici la facciata della casa, che ora appariva così diversa dalla sua memoria. Il tempo aveva lasciato il suo segno, con l'intonaco annerito dal fumo dell'incendio e le persiane ormai disperse come cenere nel vento.

    Vent'anni dopo l'incendio, la casa giaceva ancora lì, come un rudere abbandonato nel tempo. Le fiamme avevano divorato gran parte della struttura, lasciando solo un guscio carbonizzato e desolato. Il tetto era crollato in diversi punti, le pareti erano nere e screpolate, e le finestre erano solo vuoti buchi che guardavano nell'abisso dell'abbandono. L'odore acre del fuoco bruciato ancora impregnava l'aria circostante, anche se ormai attenuato dal passare del tempo. L'erba alta e selvaggia aveva invaso il cortile, quasi soffocando qualsiasi segno di vita che un tempo aveva animato quei luoghi. Rovine di mobili carbonizzati spuntavano qua e là, testimoni silenziosi della vita che un tempo pulsava in quella casa.

    Rimase immobile per un istante, lasciando che i ricordi affiorassero dalla profondità della sua mente. Guardarla era come guardare il passato incenerito, un costante ricordo di ciò che una volta era stato e che ora era perduto per sempre. Ricordava ancora le risate gioiose dei suoi genitori, il profumo del pane appena sfornato che si diffondeva dalla cucina e il suono della sua infanzia che risuonava tra le mura di quella casa.

    Ma insieme ai ricordi felici, tornò anche il dolore insopportabile della perdita. Ricordava la notte dell'incendio come fosse ieri, il calore divorante delle fiamme, il fumo denso che gli offuscava la vista e il terrore che gli stringeva il cuore mentre cercava di fuggire insieme a sua sorella. In quel momento, di fronte a quella casa vuota e silenziosa, sentiva di nuovo il peso della solitudine che lo aveva accompagnato per così tanti anni. Si chiese cosa sarebbe stato della sua vita se quel terribile evento non fosse mai accaduto. Avrebbe avuto una famiglia propria? Sarebbe stato diverso? In fondo, l'Armageddon sarebbe arrivato lo stesso. Avrebbe perso la vita insieme ai suoi cari, forse, o magari lui e Lidija sarebbero sopravvissuti. Probabilmente non sarebbe mai diventato nemmeno un Alchimista.

    Aveva cercato di evitare la sua città natale per quanto possibile anche prima dell'Armageddon, soprattutto dopo l'incendio che aveva distrutto la sua casa e la sua famiglia. Era un dolore troppo grande da affrontare, una ferita aperta che preferiva tenere nascosta nel profondo del suo cuore. Tuttavia, il suo cammino lo aveva costretto a confrontarsi con il passato che tanto aveva cercato di evitare. Era giunto a un punto morto nelle sue indagini e sapeva che, se non per trovare le risposte di cui aveva bisogno, quantomeno per staccare la testa da calcoli e ragionamenti che fino ad allora non lo avevano condotto ad alcuna soluzione, doveva tornare alle sue radici, anche se ciò significava affrontare il dolore e i ricordi che lo attendevano di fronte a quelle quattro mura incenerite.

    Per giorni aveva cercato di procrastinare quel momento, sperando che qualcosa o qualcuno gli fornisse la soluzione all'enigma della trasmissione e che potesse finalmente fare ritorno alla Qabbrat. Ma alla fine, non aveva avuto via di scampo: qualcosa dentro di lui aveva bisogno di vedere con i propri occhi ciò che rimaneva della sua vecchia casa, di ricordare ciò che era stato e forse di trovare la forza per continuare la sua ricerca di verità. E quando finalmente si trovò di fronte alle rovine fumanti della sua casa d'infanzia, capì perché aveva evitato quel momento così a lungo. Il dolore era ancora lì, così acuto e vivo come se fosse appena accaduto. Improvvisamente, l'interfaccia tattica dell'elmo lo avvisò che G.H.O.S.T. aveva un messaggio per lui.
    La piccola periferica fluttuante emise un lieve ronzio, attirando la sua attenzione. Con un cenno rapido, l'uomo incoraggiò il suo piccolo compagno a parlare, e ascoltò con ansia ciò che aveva da comunicargli.


    G.H.O.S.T. { Alchimista, la crittografia del segnale è finalmente cambiata, e sono riuscito a decrittarlo. }


    L'uomo sentì un brivido di eccitazione correre lungo il suo corpo. Dopo giorni di frustrante stallo, finalmente c'era una luce all'orizzonte. Con mani tremanti, premette un tasto sul suo dispositivo per visualizzare i dettagli del segnale decrittato. Il segnale era trasmesso a intervalli randomici, con una frequenza di almeno una volta al giorno. Tuttavia, nonostante i loro sforzi, non erano mai stati in grado di decifrarlo o di individuarne la provenienza. Ogni tentativo era stato vano, fino a quel momento.


    G.H.O.S.T. { Mittente: Pr0ph3t
    Oggetto: 43.138056,27.625336
    Testo: Lidija Stoeva
    }


    Testo: Lidija Stoeva. TESTO: LIDIJA STOEVA. testo: lidija stoeva.
    L'uomo sentì un brivido lungo la schiena nel leggere il nome sulla schermata del suo dispositivo. Lidija Stoeva, il nome della sua sorella scomparsa da anni, ora compariva misteriosamente in connessione con quel segnale criptato. Era come se il passato tornasse a bussare alla sua porta con una forza inaspettata e travolgente. La sua mente rincorse una miriade di pensieri e supposizioni. Come poteva il nome di sua sorella essere associato a questo segnale enigmatico? Era una coincidenza incredibile o c'era qualcosa di più sinistro dietro tutto ciò? Mentre sentiva chiaramente il suo stomaco torcersi su sé stesso, come colpito da un montante preciso sotto lo sterno, un senso di terrore e speranza lo pervase mentre cercava di dare un senso alla situazione. Si chiese se il segnale fosse stato inviato da Lidija stessa, o se qualcun altro stesse usando il suo nome come un richiamo ingannevole. La domanda più importante, però, era: dove si trovava esattamente quella posizione geografica fornita nel messaggio?


    G.H.O.S.T. { Alchimista, posso provare a rispondere al messaggio simulando la matrice del segnale e utilizzando la stessa crittografia, e contattare il mittente. }


    Ljuben era immobile, con lo sguardo fisso sul display del suo dispositivo, mentre le parole meccaniche di G.H.O.S.T risuonavano nell'aria. Il suo cuore batteva forte nel petto, una mescolanza di dolore, stupore e imbarazzo lo pervadeva. La proposta di Ghost di rispondere al messaggio simulando la matrice del segnale e utilizzando la stessa crittografia lo fece sobbalzare. Era tentato dall'idea di tentare una risposta immediata, di affrontare direttamente chiunque fosse dall'altra parte di quella trasmissione misteriosa. Ma l'Alchimista in lui, l'istinto di sopravvivenza acquisito durante anni di missioni e pericoli, lo consigliò alla prudenza.

    No. — rispose con fermezza, interrompendo le parole di Ghost. Voleva guadagnare tempo, tempo per valutare la situazione con attenzione e cautela. Aveva appena intravisto una possibilità di riavvicinarsi a sua sorella, ma sapeva anche che ciò poteva essere un'illusione, un pericoloso inganno. Si sentiva divelto, diviso tra il desiderio di scoprire la verità sulla scomparsa di sua sorella e la seria possibilità di cadere in una trappola nemica, vanificando le ricerche e le indagini dell'Ordine. Da anni aveva rinunciato attivamente a cercare Lidija, convinto che fosse persa per sempre. Ma ora, con il suo nome scritto a lettere luminose in una proiezione olografica, in modo così inaspettato e misterioso, si ritrovava ad affrontare nuovamente il dolore e la speranza che credeva di aver sepolto. Era una situazione complicata, carica di emozioni contrastanti. Il timore di una possibile trappola, la preoccupazione per la sua sicurezza personale, ma anche il desiderio bruciante di trovare finalmente delle risposte, di riavvicinarsi a sua sorella, nonostante tutto.

    Ljuben sentì il peso della sua decisione sulla propria coscienza. Come membro dell'Ordine degli Alchimisti, la sua missione era chiara: elevare l'uomo, superare le barriere dell'esistenza umana, comprendere i segreti della Verità. Ma ora, di fronte alla possibilità di ritrovare sua sorella, sentiva che il suo cuore e la sua umanità stavano lottando contro il suo dovere e la sua disciplina. L'idea di derogare alla sua missione per inseguire un legame familiare perduto da tanto tempo lo turbava profondamente. Eppure, non poteva ignorare l'impulso umano che lo spingeva verso la ricerca di sua sorella. Era una tentazione irresistibile, una voce che lo chiamava dal profondo del suo essere.

    Traccia il percorso per raggiungere le coordinate trasmesse nel messaggio. Una volta appostati nei dintorni, invieremo una risposta, ma lo faremo solo quando saremo certi di poter osservare chi o cosa stia trasmettendo da quel luogo. — perché probabilmente non c'era nulla di più umano che lasciarsi andare alle proprie tentazioni, ai propri desideri più intimi. Nonostante la sua formazione e il suo addestramento come Alchimista, era un uomo, con sentimenti e legami che lo definivano.

    Mettiamoci in cammino.



    Energia ~ Rossa.
    Cloth ~ Black Freccia (III). Indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Illusioni Ambientali, Proiettili [Arma Cosmica] → Scheda.
    Riassunto ~ Ele, che dire. GRAZIE. Te lo dico prima, perché so già che soffrirò di emotional damage, ma soprattutto perché ti sei presa carico di questo test. Provo a dare il meglio che posso :zizi: Nota per chi legge: la conversazione iniziale riprende in alcuni punti una linea di dialogo di una mia giocata passata, in altri tempi, con un altro personaggio. L'ho fatto perché ci stava terribilmente bene.
    Btw, la decisione di Ljuben è quella di tracciare le coordinate - che ho visto essere vicine a Varna - e recarsi sul luogo, e solo allora far sì che G.H.O.S.T. possa smuovere qualcosa rispondendo alla trasmissione.
  7. .
    Bentornato!
  8. .
    Benvenuto, ascolta i due prima di me :yeye:
  9. .
    Benvenuto! E bella scelta per il profilo: è un personaggio che ho sempre apprezzato nella lore :asd:
  10. .
    Te la butto lì: ebbrezza del vino non può essere interpretata anche come Privazione dei sensi? :mke:
  11. .
    CITAZIONE (shiny magikarp @ 3/5/2024, 15:42) 
    Pittore?
    Nella versione black o saint potrebbe avere una combo spirito e sigilli a mio avviso :zizi:
    Spirito perché l’artista riesce a catturare l’anima nelle sue creazioni, e sigilli perché beh, è un pittore :zizi:

    L'ho sempre immaginato con Liquido unico (Inchiostro) e Evocazioni :asd:
  12. .
    Pavone ha già Sigilli :zizi: Non ha spirito :yeye:

    Qui trovi l'elenco delle abilità associate ad ogni armatura :ehsi:
  13. .
    Pavone è non ironicamente fortissimo :zizi:
  14. .
    Anubis se ti becchiamo a tessere rapporti amichevoli coi Saint ti facciamo fuori noi direttamente :asd:
  15. .
    Sì dai, o Black Altare o Necro :zizi:
    Bentornato e U vudù!
1017 replies since 22/9/2005
.