| Tutti quelli che praticano l’hobby del metaldetector trovano,o ritrovano, monete di tutti i tipi. Molto spesso si ignora cosa si abbia recuperato,può essere qualcosa di molto prezioso(molto difficile) oppure una moneta senza valore seppur antica, quindi qualche nozione di numismatica non può fare che bene a chi pratica questo hobby. La prima considerazione che si apprende in numismatica è che le monete si dividono in “qualità della conservazione” significa che più una moneta è rovinata e meno vale,purtroppo quelle che rinveniamo dal terreno solitamente non si presentano molto bene,a meno che non siano monete considerate di borsa, cioè che valgono solo per il metallo prezioso di oro o argento in esse contenuto,come le sterline, i marenghi di anni comuni ecc. Se vi capita la fortuna di trovare una di queste monete,potete valutare subito il valore di essa basandovi sull’andamento nel mercato dei metalli preziosi http://numistoria.altervista.org/blog/?page_id=6912 in questo caso,anche se rovinate,il valore è sempre quello,una sterlina d’oro FDC (fior di conio)e un’altra piegata in due valgono la stessa cifra,a meno che non troviate l’appassionato a cui vendere la prima moneta. Comunque il fattore che più incide sul valore di una moneta è la sua “rarità” ci possono essere monete romane autentiche che si possono acquistare regolarmente dall’estero che valgono pochi spiccioli o altre coniate da pochi decenni che per la loro bassa titatura d’emissione sono considerate dei veri tesori,un esempio può essere l’ultima moneta da 2 euro con l’effige di Grace Kelly che se vi dovesse capitare in mano,sappiate che è valutata in alta conservazione qualche centinaia di euro! Data la gran quantità di monete esistenti è quasi impossibile stilare una lista di monete buone e altre meno buone che ci possono capitare,gli stessi numismatici più esperti ammettono che non se ne intendono di questa o quella tipologia,per questo è meglio concentrarci sulle monete di casa propria A tal proposito vorrei proporre qualche parte di una scritto per tesi di laura,che un appassionato ha postato su facebook per condividerla e trasmettere ad altri questa passione(quindi non penso ci sia nulla di male se gliela rubo e condivido qui…)
VITTORIO EMANUELE III: cenni sulla vita
Vittorio Emanuele III di Savoia, figlio di Umberto I di Savoia e Margherita di Savoia, è nato a Napoli l'11 novembre 1869. Una rigorosa educazione militare e la lontananza dagli affetti famigliari contribuirono al suo carattere schivo e riservato, ma allo stesso tempo riflessivo e curioso. Percorse rapidamente le tappe della sua carriera, ottenendo nel 1897 il comando del corpo armato napoletano. Nel 1896 sposò Elena Petrovic-Niegos, figlia del principe Nicola di Montenegro, dalla quale ebbe cinque figli, tra cui il suo successore Umberto II. Il 1900 fu un anno decisivo nella vita dell'appena trentenne Vittorio Emanuele: suo padre, Umberto I, venne assassinato a Monza dall'anarchico Bresci; ora toccava a lui prendere in mano le redini dell'Italia. Dopo aver appoggiato la svolta liberale di Zanardelli e Giolitti, si impegnò molto nella politica estera: favorì, pur rimanendo nella triplice alleanza con Russia e Germania, il riavvicinamento con Inghilterra e Francia e intraprese la campagna in Libia (1911- 1912). Fu interventista durante la prima guerra mondiale, convinto dell'utilità della guerra in quel periodo, tanto da seguire personalmente l'andamento della stessa al fronte. Alla fine della guerra, trovandosi davanti ad una situazione critica, dichiarò la sua sfiducia al governo della classe dirigente liberale. Approfittando della situazione, Benito Mussolini, allora a capo del movimento nazional-fascista, nel 1922 marciò su Roma con le "camicie nere": il Re decise di non proclamare lo stato d'assediò, bensì affidò il compito di formare il governo al Duce. Scelta sbagliata, perché da quel momento in poi alla persona del Re rimase solamente un primato nominale e una posizione puramente simbolica, tanto che le decisioni non spettavano più lui ma a Mussolini. Nonostante molte perplessità e diffidenze, Vittorio Emanuele III fu sempre obbligato a sottostare al Duce e alle sue iniziative: accettò i titoli di imperatore d'Etiopia nel 1936 e d'Albania nel 1939 e forzatamente firmò l'intervento nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania. Scosso dal disastroso andamento del conflitto e spaventato da una possibile caduta del regime e della dinastia, si convinse infine a reagire, facendo arrestare Mussolini (1943) e nominando capo del governo P. Badoglio. Il Re e Badoglio fuggirono così a Pescara e poi a Brindisi, sotto la protezione degli alleati. Di fronte alle pressioni delle forze antifasciste, non ancora convinte del suo orientamento, Vittorio Emanuele III promise nel 1944 di affidare la luogotenenza del regno a suo figlio Umberto. L'abdicazione del Re avvenne solamente il 9 maggio 1946, a ridosso del referendum istituzionale del 2 giugno, con il chiaro intento di favorire la monarchia. Dopo il successo repubblicano, si ritirò in esilio ad Alessandria d'Egitto, dove morì il 28 dicembre 1947. Oggi la salma di Vittorio Emanuele III riposa nella cattedrale di S. Caterina ad Alessandria d'Egitto.
VITTORIO EMANUELE III: il re numismatico. Tra le diverse passioni di Vittorio Emanuele III si ricordano in particolar modo la geografia, la storia ma soprattutto la numismatica: fu, infatti, un grande appassionato e studioso di questa disciplina e collezionista di monete. La sua passione nacque, come scrive egli stesso nei suoi diari, nel 1879, anno in cui la governante della sua famiglia gli regalò un soldo di Pio IX. L'interessamento del futuro Re alla numismatica crebbe durante l'adolescenza, quando il suo maestro Egidio Osio, grande numismatico del tempo, era solito impiegare le monete per tenere le sue lezioni. Nel 1889 il futuro re contribuì alla pubblicazione del primo numero della "Rivista italiana di numismatica " e nel 1897 divenne presidente onorario della Società Numismatica italiana. E' ricordato soprattutto per l'opera "Corpus Nummorum Italicorum" (C.N.I), che ancora oggi è uno dei manuali di numismatica più completi e apprezzati dagli studiosi. Nel 1940 la sua collezione arrivò a contare 103 846 pezzi e comprendeva monete dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) fino al 1940. Durante la seconda guerra mondiale la collezione del Re venne trafugata dai tedeschi in due occasioni: in entrambi i casi Mussolini intervenne, convincendo i tedeschi di Hitler a restituire gran parte delle monete. Prima dell'esilio, Vittorio Emanuele III scrisse all'allora Presidente del Consiglio De Gasperi: "Signor Presidente, lascio al popolo italiano la collezione di monete che è stata la pi ù grande passione della mia vita ": fu così che decise di donare la sua intera collezione al suo popolo, sicuro dell'utilità e dell'apprezzamento del gesto. Oggi, l'immensa collezione è custodita in parte nel seminterrato di Palazzo Massimo a Roma e in parte distribuita in vari musei sul territorio nazionale. La passione di Vittorio Emanuele III per le monete influenzò notevolmente le emissioni italiane del periodo 1900-1945, che risultano curate nel minimo particolare e ricche di simbologia e significato.
LE EMISSIONI MONETARIE DURANTE IL REGNO DI VITTORIO EMANUELE III Una delle prime preoccupazioni di Vittorio Emanuele III dopo essere salito al trono nel 1900, fu quella di rivoluzionare i conii di monete, apportando evidenti modifiche soprattutto a livello artistico. Teneva molto alla monetazione del suo Regno: infatti, era solito indire concorsi o competizioni, con i quali si sarebbe deciso l'artista migliore per le nuove monete. Inoltre, proprio per la passione del Re per la numismatica, ci furono molte emissioni destinate solamente ai collezionisti. Nell'arco di tempo in cui Vittorio Emanuele III ha regnato (1900-1946) è possibile individuare tre diversi periodi di emissione monetaria, contraddistinti da diverse simbologie, da diversi materiali e dalle influenze dei diversi periodi storici. La suddivisione in periodi è così proposta: -1° periodo (1900-1918): le monete dei Savoia. -2° periodo (1919-1921): la monetazione centesimale postbellica. -3° periodo (1922-1943): le monete del ventennio fascista.
IL VOLTO DEL RE: UNA COSTANTE IN TUTTA LA MONETAZIONE. L'unica cosa che rimase costante nei tre periodi di emissione è il volto di Re Vittorio Emanuele III sul dritto(1) di tutte le monete, a partire da quelle in oro da 100 lire fino alla moneta da 1 centesimo in rame. Il volto del Re, posto di profilo per ribadire il distacco che ci doveva essere tra il popolo e la classe regnante (era così già nelle monete imperiali romane), risulta più curato nelle emissioni fino al 1922: divenuto presidente del consiglio, Benito Mussolini pose il controllo anche sulle coniazioni monetarie, modificandone completamente la simbologia, senza curarsi del profilo di Vittorio Emanuele. In precedenza il ritratto era presentato con baffi e capelli ben curati, spesso con il colletto dell'uniforme militare e con il collare dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata: era un volto curato nei minimi particolari, persino nello sguardo. Nel ventennio fascista, invece, diventa un profilo senza capelli, senza collare né uniforme, un volto scabro e a volte triste: motivo di questo è una ripicca da parte di Mussolini, dato che lui stesso voleva essere rappresentato sulle nuove monete, ma Vittorio Emanuele, puntando i piedi, non glielo concesse mai. C'è da dire anche che, nel frattempo, il Re era invecchiato, e che quindi il volto meno bello e curato poteva essere dovuto a questo, ma l'intento di schernire e vendicarsi del Re in questo caso è evidente. Nonostante tutto, Vittorio Emanuele III non si legò al dito questo fatto, forse anche illuso dalla moglie Elena, che in occasione di un'intervista, riferendosi al volto del marito sulle nuove monete, disse: "Profilo energico, da vero imperatore romano! Somigliantissimo! ". Testimonianza di poco conto, dato che non era per niente esperta del settore ed era solita consolare chiunque in virtù del suo animo sensibile e altruista. ________________________________________________________________________ La trattazione che segue non vuole essere uno studio completo della monetazione del Regno d'Italia dal 1900 al 1943, bensì un percorso che illustra le differenze iconografiche, artistiche e metallurgiche tra le monete dei diversi periodi del Regno di Vittorio Emanuele III. 1° PERIODO (1900-1918): LE MONETE DEI SAVOIA. Il periodo che va dal 1900 al 1918 è contraddistinto da una monetazione rivoluzionaria rispetto a quella dei precedenti Regni di Vittorio Emanuele II e Umberto I, con una forte presenza di simbologia legata a Casa Savoia e un gusto artistico che supera qualsiasi altra coniazione. Quest'ultimo aspetto è anche il motivo per il quale le monete di questo periodo risultano le più ricercate dai collezionisti e con il maggior valore numismatico. Due degli esemplari più rappresentativi della monetazione del Regno d'Italia fino al 1918 sono le monete da 1 lira "Aquila Sabauda" e da 1 lira "Quadriga briosa", delle quali propongo un'analisi nelle righe successive.
La lira "Aquila Sabauda", emessa dal 1901 al 1907, è stata modellata da Filippo Speranza, noto artista ed incisore dell'epoca, e coniata alla zecca di Roma. La stessa moneta è stata prodotta anche nel taglio da 2 lire, e, precedentemente, anche da 5 lire, ma solo per i collezionisti. Al rovescio (1) spicca l'aquila sabauda, rappresentata coronata e ad ali spiegate, con lo scudo sabaudo a forma di cuore all'altezza del petto. Importante notare anche i nodi d'amore nella legenda che contorna l'aquila. L'aquila, lo scudo e i nodi sono, insieme al motto FERT (che troviamo sulla moneta da 2 lire "Quadriga Briosa" analizzata successivamente), i principali simboli di Casa Savoia, che assumono in queste monete un grande valore.
Aquila sabauda. • L'AQUILA SABAUDA L'aquila è stata fin dall'antichità simbolo di invincibilità e immagine di Dio. Nell'accezione cristiana è vista come un animale rigeneratore, talvolta paragonata a Cristo, che porta i fedeli verso il paradiso, come l'aquila vola verso l'alto. E' una figura comune nell'araldica, presente in molti stemmi, tra cui quello dei Savoia.
!Lo scudo sabaudo. • LO SCUDO SABAUDO o CROCE SABAUDA Lo scudo sabaudo è stato dall'inizio del diciannovesimo secolo parte integrante dello stemma del Regno di Sardegna prima, e del Regno d'Italia poi. E' costituito da uno scudo rosso su cui è impressa una croce bianca, sormontato talvolta da una corona reale, e circondato dal collare dell'Ordine della SS. Annunziata. E' usato nelle monete per sancire l'appartenenza ad una precisa dinastia e per ribadire l'importanza che hanno avuto i Savoia e il Regno di Sardegna nell'istituzione del Regno d'Italia.
2 denari del 1800 con un grande nodo d'amore. I NODI D'AMORE I nodi d'amore, detti anche nodi del collare dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata, risalgono al quattordicesimo secolo: nel 1362, Amedeo VI Conte di Savoia fondò l'Ordine Supremo della SS. Annunziata, la massima onorificenza di casa Savoia. Simbolo di quest'ordine è un collare di lacci intrecciati, che richiama probabilmente il braccialetto di capelli annodati donato ad Amedeo VI dalla sua amata prima di partire per un'impresa bellica. I nodi d'amore rappresentano proprio i capelli annodati dell'amata, e simboleggiano l'unità e l'amore, valori fondamentali per i Savoia. Nelle monete si trovano solitamente nelle legende che fanno da contorno o come decorazione.
SIMBOLOGIA LATINO FERT FERT è il motto di Casa Savoia e dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata, introdotto da Amedeo VIII di Savoia (1383-1451) intorno al 1400. Il suo significato risulta oscuro, ma sono molte le ipotesi a riguardo: - dal latino, FERT = sopporta (terza persona singolare, tempo presente, dal verbo latino Fero, fers, tuli, latum, ferre ). E' interpretato come un invito a fronteggiare tutte le questioni con uno spirito di sopportazione. - dal latino, F.E.R.T. = Fortitudo Eius Rodhum Tenuit (la sua forza preservò Rodi). In questo caso l'interpretazione farebbe riferimento alla liberazione di Rodi dall'occupazione turca da parte di Amedeo V di Savoia (1285-1323), di cui bisognava essere fieri. - in dialetto quattrocentesco, FERT = buona fortuna, voce di augurio usata dai negromanti del tempo. - dal francese, F.E.R.T. = Frappez Entrez Rompez Tout (Battete, entrate, rompete tutto): grido di battaglia di Amedeo VI di Savoia rivolto ai suoi cavalieri. - dal latino, F.E.R.T. = Fortitudo Et Robur Taurinensis (forza e robustezza torinese), che dimostra l'attaccamento dei Savoia alla città di Torino. Quelle riportate sono solo alcune delle ipotesi, le più accreditate. Persino i governanti successivi ad Amedeo VIII non sapevano il significato di FERT, tanto da dare una loro interpretazione personale che ha contribuito ad aumentare la confusione sul motto, che ancor'oggi è un dilemma irrisolto dagli studiosi.
Contorno di una moneta sabauda con il motto FERT. La moneta da 1 Lira "Quadriga Briosa", invece, è stata coniata tra il 1915 e il 1917: sono state prodotte anche nel taglio da 2 lire, e, solamente nel 1914, da 5 lire. Modellata da Davide Calandra e incisa da Attilio Silvio Motti, risulta essere la moneta più bella del Regno di Vittorio Emanuele III. Al rovescio è rappresentata l'Italia in piedi su un carro ornato da fiori e dalla scritta FERT, a cui è attaccata una quadriga briosa. La donna elmata tiene nelle mani un ramoscello d'ulivo e uno scudo, l'uno simbolo della pace, l'altro della guerra.
1 lira "Quadriga briosa" 1916 (con patina)
2 lire "Quadriga briosa" 1916 La figura centrale della moneta, che richiama subito l'attenzione dell'osservatore per il senso di forza e bellezza che suscita, è la quadriga, definita "briosa" per la posizione energica e dinamica dei cavalli. Il soggetto è in linea con il gusto artistico dell'epoca e mette in risalto il "Liberty" italiano, con un'equilibrata composizione in cui lo stile avvantaggia il simbolismo senza mortificare il valore artistico. Inoltre, la quadriga è un chiaro riferimento all'arte classica. LO STILE LIBERTY Con il nome di Liberty si intende un vasto movimento artistico che, tra fine Ottocento ed inizio Novecento, interessò l’architettura e le arti applicate. Il fenomeno prese nomi diversi a seconda delle nazioni in cui sorse. In Italia ebbe inizialmente il nome di "Stile Floreale", per assumere poi la più nota denominazione "Liberty", che deriva dal negozio di un commerciante di oggetti orientali a Londra. Il Liberty nacque dunque come rifiuto del passato: si ricerca una nuova ispirazione nella natura e nelle forme vegetali (fitomorfismo), creando uno stile rivoluzionario e totalmente originale. Esso si fondò sul concetto di coerenza stilistica e progettuale tra forma e funzione. Adottando le nuove tecniche di produzione industriale, e utilizzando nuovi materiali quali il ferro, il vetro e il cemento, il Liberty giunse per la prima volta alla definizione di una nuova progettualità: quella progettualità che definiamo "Industrial Design". I centri più importanti furono Torino, Palermo, Firenze, Milano, Roma e l'Emilia Romagna.
2° PERIODO (1919-1921): LA MONETAZIONE CENTESIMALE POSTBELLICA.
La prima guerra mondiale (1914-1918) ha portato in Italia crisi, distruzione e povertà, nonostante l'esercito italiano fosse uscito dalla guerra fra i vincenti, essendo parte della Triplice Intesa. Il debito pubblico era! alle stelle, la disoccupazione in crescita e in più l'inflazione raggiunse livelli mai visti prima: bisognava intervenire sulla moneta. Le vecchie monete in argento e oro vennero ritirate dalla circolazione e fuse per rivendere il metallo prezioso che contenevano: tra il 1919 e il 1921 furono coniate solamente monete in rame e nichelio, e in aggiunta di valore facciale2 molto basso (centesimi). Durante la guerra, le monete spicciole in rame e nichelio erano state ritirate dalla circolazione e fuse per esigenze belliche, lasciando in circolazione prevalentemente monete d'argento: c'era davvero bisogno di un ridimensionamento, sia dei materiali, che dei nominali. Minori spese di produzione, risparmio sui materiali e meno monete di alto valore in circolazione significavano per lo Stato un notevole cambiamento teso al miglioramento del tasso inflazionistico. Come sempre, Vittorio Emanuele III diede alle monete di questo periodo un significato nascosto e profondo: voleva, con le immagini dei nuovi conii, dare una spinta alla ripresa economica, una speranza all'Italia e invogliarla ad uscire da questa crisi. Per la moneta da 10 centesimi scelse di rappresentare al rovescio un'ape che coglie il nettare da un fiore. Il modello del rovescio è stato ideato da Renato Brozzi, rifacendosi alle antiche monete di Efeso (500-390 a.C.), che riportavano lo stesso soggetto. L'ape, insetto "regale", simboleggia la laboriosità, la diligenza e la capacità di vivere in armonia: atteggiamenti fondamentali da seguire per ristabilire un equilibrio economico in Italia secondo Vittorio Emanuele III.
10 centesimi "ape" 1919.
La moneta da 5 centesimi, invece, modellata e incisa da Attilio Silvio Motti riprendendo uno Statere3 di Metaponto (530-510 a.C.), riporta al rovescio una spiga di grano in verticale. La spiga di grano, che nasce dal seme che germoglia in primavera, è il simbolo della rinascita e della vita: la rinascita è proprio l'obiettivo che il Re si prefigge per la sua Italia.
5 centesimi "spiga 1920. Come si può notare, le monete proposte sono entrambe in rame, e continueranno ad essere coniate fino al 1937.
3° PERIODO (1922-1943): LE MONETE DEL VENTENNIO FASCISTA.
Il più grande e radicale cambiamento nelle monete del regno di Vittorio Emanuele III si ha con l'ascesa di Mussolini dopo la "Marcia su Roma" del 1922. La questione monetaria fu motivo di attrito fra il Re e il Duce: due mondi differenti si scontravano, due differenti simbologie facevano a gara per avere il posto sulle monete. Mussolini ebbe la meglio. Sulle nuove monete italiane la simbologia fascista prevale su quella sabauda, che rimane comunque sui conii, ma in posizione secondaria. La moneta, dunque, perde il suo valore artistico e svilisce in pura propaganda; diviene manifesto e portavoce dell'ideologia fascista. L'unica contentezza che rimase al re fu quella di vedersi, fino alla caduta dell'impero, raffigurato sul dritto, seppur non nel migliore dei modi, come detto precedentemente.
Nella moneta "Buono da 2 Lire", una delle prime coniate nell'era fascista (emessa dal 1923 al 1927), è evidente come Mussolini si sia imposto su tutti e tutto, già anni prima dell'instaurazione del regime (1925) e della pubblicazione delle leggi fascistissime (1926). La suddetta moneta, modellata da Publio Morbiducci, è prodotta in nichelio, metallo molto morbido, che la rende difficilmente reperibile in alta conservazione. Al rovescio spicca un grande fascio littorio che copre tutto il diametro della moneta e inneggia alla grandezza fascista.
Buono da due lire 1923.
IL FASCIO LITTORIO Il fascio littorio è l'arma che i littori, servi o liberti, portavano davanti a magistrati romani dotati di potere decisionale (imperium ), a imperatrici o sacerdoti. Consisteva in un fascio di bastoni di legno legati con strisce di cuoio attorno ad un'ascia. E' simbolo di potere e autorità.
Altra moneta significativa di questo periodo è la 2 lire della serie "Impero", prodotta anche nel taglio da 1 lira. Coniata tra il 1936 (anno della proclamazione dell'Impero da parte di Mussolini, dopo l'entrata ad Addis Abeba di Badoglio) e il 1943, è stata ideata da Giuseppe Romagnoli e Pietro Giampaoli. Le monete di questa serie sono state ideate per celebrare il "ritorno dell'impero sui colli di Roma " (cfr. Il Popolo d'Italia , 8 maggio 1937). Al rovescio vediamo rappresentata una grande aquila romana ad ali spiegate, poggiata su un fascio littorio e circondata da due rami d'alloro. In basso è presente un piccolo scudo sabaudo coronato, che ci dimostra come la simbologia di Casa Savoia sia stata trascurata e relegata in secondo piano. La particolarità di questa moneta, coniata in Acmonital1, è che nel 1939 e 1940 la percentuale di nichelio nel composto era pari al 10% e poi, dal 1941, la percentuale è scesa sotto l'1%. Conseguenza di questo è che le prime possono essere magnetiche o antimagnetiche, mentre le seconde solo magnetiche. La presenza del nichelio è determinante: una giusta percentuale di questo materiale nell'Acmonital fa sì che le monete non siano calamitabili, pur essendo il nichelio, il cromo e il ferro (costituenti dell'acmonital) tutti metalli magnetici.
2 Lire "Impero" 1936 Cosa ne fu delle monete del Regno d'Italia dopo il 1943? Dopo la caduta del fascismo, tra il 1944 e il 1946, in Italia si continuano ad usare le monete precedentemente coniate, nonostante ne fossero state pensate sia per la Repubblica Sociale italiana che per il regno di Umberto II. Con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, il Regno di Vittorio Emanuele III cessa definitivamente di esistere, e la Repubblica ha la meglio. Insieme alla caduta della Monarchia e del Regno di Vittorio Emanuele III, si conclude anche la mia trattazione, essendo la monetazione della Repubblica tutt'altra materia. Sperando che il mio lavoro, nonostante la specificità dell'argomento trattato, abbia suscitato interesse nella commissione, ringrazio per l'attenzione. Matteo Dilani |
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