Posts written by - Truman -

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    CITAZIONE (odisseanellospazio @ 18/9/2019, 11:09) 
    Qualche vecchia gloria del forum ha per caso conservato la Lettera d'amore vincitrice del primo concorso letterario femminile bandito da Truman (complimenti per la promozione!)..se non erro le fu attribuito l'identificativo "IO NON HO PAURA".

    #entry43539320

    Bastava chiedere alla vecchia gloria giusta! :nonapritequeltruman.gif: :blochjoke.gif:

    TRUMAN
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    Se quello di Salvini è stato un "clamoroso autogoal", lo scopriremo solo vivendo: tutto dipenderà da "quanto" e "come" governeranno insieme Pd e M5s.

    Se i pentastellati dimostreranno la stessa arroganza che Di Maio ha avuto nel corso della crisi di governo e cercheranno di logorare il PD con una polemica continua e velenosa, come la Lega ha fatto con loro, facendo cadere il governo giallo-rosso dopo pochi mesi e determinando le elezioni anticipate, Salvini avrà un'autostrada a sua disposizione per Palazzo Chigi e avrà avuto ragione ad aprire la crisi.

    Se, invece, questo governo durerà fino al 2023 e farà qualcosa di buono, allora Salvini avrà sbagliato tutto e, tra quattro anni, sara solo un brutto ricordo.

    Certo è che la compagine del governo giallo-rosso, che avrebbe dovuto essere il "governo della svolta", non è per niente esaltante: un tecnico al Viminale (io ci avrei visto meglio Minniti...), Di Maio agli esteri (invece del novello Angelino Alfano, ci potevano mettere la Bonino...), Bonafede alla giustizia (Pietro Grasso, a Via Arenula, sarebbe stata tutta un'altra cosa), la De Micheli alle Infrastrutture (Raffaele Cantone, su quella poltrona, sarebbe stato una punta di diamante), Gualtieri all'economia probabilmente non farà danni (ma se ci avessero messo Prodi...), l'ignota Nunzia Catalfo al lavoro (ma non era meglio metterci Enrico Giovannini?), Fioravanti all'istruzione (io ci avrei visto bene un Gianni Cuperlo), Fabiola Dadone alla Funzione Pubblica (invece di Sabino Cassese), Patuanelli allo sviluppo economico (visto che ai beni culturali hanno rimesso Franceschini, potevano rimetterci Bersani), etc.

    TRUMAN
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    Ed, ora, ci sarà un nuovo governo. Si tornerà all'ipotesi sondata da Fico poco più di un anno fa, quella di una maggioranza M5S e PD + LeU.
    Di fatto, non si può andare a votare ad ottobre, in piena stagione di bilancio (non si è mai fatto dal 1948 in poi...) ed un governo è necessario per andare avanti e fare una manovra che, peraltro, non si annuncia neanche facile.

    Del resto, le elezioni "subito" le vogliono solo Salvini, per capitalizzare il consenso ottenuto alle scorse europee, e la Meloni, per andare al governo con la Lega sovranista.
    Gli stessi parlamentari di Forza Italia - la cui alleanza con i leghisti è stata da questi ultimi rinnegata negli ultimi mesi e recuperata in extremis con un accordo meramente verbale dell'ultima ora soltanto per ottenere il voto anticipato - temono di finire fagocitati da Salvini nella sua corsa trionfale alle elezioni anticipate.

    I 5stelle non possono andare al voto, perché sanno che le perderebbero clamorosamente: non sono pronti (e forse non lo saranno più), non hanno una squadra da mettere in campo (anche per via dell'ancora non abolito divieto del terzo mandato) e, soprattutto, rischiano una scissione interna da parte dei pentastellati "responsabili" che non vogliono lasciare la poltrona senza avere la certezza (che nessuno può dare loro) di essere rieletti.

    Anche il PD, del resto, non ha interesse ad andare ad elezioni anticipate, che verosimilmente consegnerebbero il paese nelle mani di un Salvini che appare pericoloso e del tutto inaffidabile.

    Il vero paradosso, a mio avviso, è che l'accordo possibile tra M5S e PD - propugnato frettolosamente da Renzi (per scavallare l'autunno e mantenere ancora per qualche mese il controllo sui gruppi parlamentari, in attesa di fare il proprio partito personale) e rilanciato da Bettini, consigliere di Zingaretti, per portare a termine la legislatura in attesa che la "stella" di Salvini si spenga - dovrebbe passare attraverso lo smantellamento proprio di quelle politiche renziane, risultate fallimentari per la sinistra italiana, che avrebbe dovuto costituire l'agenda programmatica del nuovo PD a guida Zingaretti e che, ben difficilmente, le pattuglie renziane in Parlamento sarebbero pronte ad accettare: reintroduzione dell'art. 18, abolizione della "buona scuola", riforma del "rosatellum"...

    TRUMAN

    Edited by - Truman - - 14/8/2019, 10:40
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    CITAZIONE (assadhon @ 30/1/2018, 14:29) 
    Avevamo 30 anni, chi più chi meno. Ora ne abbiamo 40, chi più chi meno.
    Raccontiamoci questi 10 anni, elencando 10 cose che abbiamo fatto nel frattempo e che in qualche modo sono attuali e rilevanti ancora oggi perché hanno fatto di noi ciò che siamo adesso, nell'anno domini 2018

    1) ho superato IL concorso e ho iniziato a lavorare;
    2) sono diventato zio di due splendidi nipotini, un maschietto (di 8 anni) ed una femminuccia (di 4);
    3) ho cambiato più volte casa, città e, da poco, anche Regione;
    4) non ho fatto grandi viaggi all'estero, ma - in compenso - ho intrapreso un "viaggio" dentro di me;
    5) ho accettato ciò che non potevo cambiare e cambiato idea rispetto ad alcune mie convinzioni;
    6) ho perso di vista molti dei contatti di un tempo, ma ho conosciuto anche tante persone nuove;
    7) ho dato un taglio alle discussioni intimiste sul forum e mi sono fidanzato;
    8) ho avuto alcune storie, che mi hanno lasciato tanti bei ricordi (ma adesso sogno di prendere un gatto :silvestro.gif: );
    9) ho compiuto i 40 anni, senza per questo perdere tutti i capelli (neanche quelli bianchi...);
    10) non ho perso la voglia di rimettermi in gioco e di cimentarmi con la prossima sfida! :giskardapprova.gif:

    TRUMAN
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    Come Renzi, più di Renzi:
    Salvini sta facendo gli stessi identici errori
    (e rischia di finire uguale)


    Tieni la foto di Renzi sulla scrivania, gli aveva intimato di fare Giorgetti. Niente da fare: Salvini ha snaturato il suo partito, gioca contro tutti e imbarca chiunque gli porti voti. Chieda a Renzi che fine ha fatto così.

    ***

    Si prepara a scalare le cime dell’Europa, a strapazzare gli avversari, e ad incassare un risultato che fino a poco tempo fa nessuno avrebbe mai immaginato a via Bellerio. Ecco perché l’azione politica di Matteo Salvini ricorda per certi aspetti la parabola dell’altro Matteo, Renzi, che, all’indomani delle Europee del maggio 2014, conquistò il 40,8% alle elezioni per il rinnovo di Strasburgo. All’epoca Renzi sembrava potesse dominare la scena per i successivi vent'anni almeno, poi sappiamo tutti come andò a finire. Game over.

    E allora non è un caso se Giancarlo Giorgetti, deus ex machina del leghismo di governo, primo consigliere di Salvini, gli ricorda sempre le performance dell’ex segretario del Pd. E per farlo, all'inizio della legislatura, gli avrebbe sussurrato: «Tieni la foto di Renzi sulla scrivania». Salvini ascolta sì i consigli di Giancarlo, considera il sottosegretario alla presidenza del Consiglio un vecchio maestro che possiede gli strumenti, i toni e la ricetta corretta per fare la cosa giusta. Poi, però, nel corso delle lunghe giornate a suon di tweet e storie su instagram sembra dimenticarsene. E si lascia andare come se niente fosse.

    Travolto dalla folla che lo acclama e lo fa sentire un vero e proprio Re. Ma la politica deve viaggiare su altre onde. Ad oggi sono infatti diversi gli errori del vicepremier in quota Carroccio. Al netto di alcune rare eccezioni, ad esempio il prode Giorgetti, Salvini ricalca la parabola renziana quando seleziona per posti di sottogoverno seconde e terze file del leghismo, veri e proprio yesman che non hanno mai la forza di incidere e soprattutto di dissuadere il Capitano quando quest’ultimo esagera o commette un errore.

    Per non parlare dell’operazione Lega senza più la parola Nord. Nel mezzogiorno il Carroccio ha reclutato personale politico che un tempo non molto lontana militava fra le file dell’Udc di Totò Cuffaro o dell’Ncd di Angelino Alfano. Una classe dirigente chiacchierata che balza, a secondo dalle stagioni, dal centrodestra al centrosinistra. Basti pensare che uno dei punti di riferimento del leghismo nell’isola è quell’Alessandro Pagano, lo stesso che ha militato in Forza Italia, nel Pdl, nell’Ncd, sostenendo esecutivi di centrodestra e centrosinistra, fino all’approdo finale nella Lega di rito salviniano. Insomma, al sud Salvini e i suoi hanno seguito più la raccolta indifferenziata che la selezione meritocratica. Ogni riferimento alle imbarcate meridionali renziane e a operazioni discusse come l'ingresso in maggioranza di Denis Verdini non è per nulla casuale.

    Ecco poi l’altro errore. Il Capitano, lo chiamano così i suoi fedelissimi, ha abbandonato il partito al suo destino. Il triplo ruolo di vicepremier, ministro e segretario lo induce a trascurare le sorti di via Bellerio. Sì, è vero: gira in lungo e largo lo Stivale, ma la sua è una narrazione che ruota attorno al Viminale al grido di “Meno immigrati, più sicurezza”. Perdendo di vista la base, il territorio e il tessuto sociale di stampo leghista, che mal digerisce reddito di cittadinanza e No Tav allo stesso modo in cui il popolo del Pd maldigeriva l'abolizione dell'articolo 18 e il Sì alle trivelle.

    A sostituire le storiche parole d'ordine, una politica ad alzo zero su tutto e tutti. Una volta inveisce contro i vertici della Chiesa, un’altra contro Confindustria, e un’altra ancora contro Juncker e Macron. Anche in questo caso qualcuno in Transatlantico ironizza: «Sembra esser stato contagiato dalla sindrome Renzi», pure nel farsi un nemico al giorno. Scherzi a parte, sorge una domanda che in queste ore si pongono tanti a via Bellerio: fino a quando può funzionare questo schema di gioco? L’impressione è che il leader del Carroccio voglia ancora tirare la corda, accrescere il consenso ma non abbia affatto una mission di legislatura. Ma se continua così, rottura dopo rottura, errore dopo errore, la luna di miele potrebbe presto finire. E così nel giro di poco tempo potrebbe diventare l'ennesima meteora della politica italiana. Ed eguagliare la perfomance di Matteo Renzi.

    www.linkiesta.it/it/article/2019/0...i-errori/40888/
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    CITAZIONE (reckless @ 11/6/2018, 23:56) 
    Penso che possiamo dire che a fare un boccone solo dei pandistelle sembra essere stato Salvini.
    Lui agli interni può fare davvero la voce grossa con l'Europa (vedi recente caso Aquarius),
    mentre Di Maio sta nei ministeri dove si spendono soldi che dovrà chiedere ad un forzitaliota piazzato lì dalla Lega.
    Se diamo retta ai sondaggi Salvini ha già guadagnato un altro +10% di gradimento, principalmente a scapito dei pandistelle usciti malissimo dalle amministrative

    Non mi sembra che i 5stelle stiano perdendo voti a favore di Salvini: le elezioni amministrative non contano, perché i 5stelle, a livello amministrativo, non sono mai andati benissimo...
    La Lega sta rosicchiando consensi a Forza Italia e alla Meloni.
    Detto questo, non sono poi così convinto che Salvini, al Viminale, avrà vita facile: stavolta gli è andata bene, perché la Spagna di Sanchez gli ha tolto le castagne dal fuoco; ma la prossima volta che cosa succederà, se gli spagnoli non saranno disposti a farsi carico del problema? E che cosa accadrà se, malauguratamente, a causa della chiusura dei porti, dovesse scapparci qualche morto? La "sinistra" dei 5stelle - a cominciare da Fico - resterà a guardare in silenzio?
    I migliori alleati di Salvini, in Europa, sono quelli che ritengono che il problema dell'immigrazione debba essere scaricato sull'Italia...
    Inoltre, l'ordine pubblico e la sicurezza non è roba che si risolve con un twitter ed un pizzico di demagogia: alla lunga, Salvini verrà fuori per quello che è, un cialtrone!

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    CITAZIONE (xela 10 @ 13/6/2018, 13:12) 
    Il Sistema elettorale lungi dal far scegliere i propri elettori e’ ancora come piu’ volte tacciato dai 5 stelle:Un sistema premio per i nominati dai partiti vale per tutti , vale anche per i 5 stelle-
    Nel piccolo io ad esempio ho votato nel collegio uninominale Maglione Pasquale, l ho conosciuto , l ho ascoltato e mi e’ sembrato oltre ad essere attivista un cittadino dotato di competenze…

    Altro dato competenze e criticita’ del gruppo magico
    Ma poi mi trovo a livello nazionale Toninelli , bonafede che stanno li perche’ inseriti nominati dal movimento, viceversa , la lega seppur come tutti partiti nomina i propri deputati , non trascura il territorio , ne’ le competenze non faccio i nomi sul territorio ma la lega e’ forza di governo di regioni –(Ed e’ composto seppur da nominati , di persone che hanno un minimo di competenze borghi, giogetti , sir ed altri-)

    Il problema della formazione della classe dirigente, purtroppo, è nato con la fine della prima Repubblica, che aveva tanti problemi, ma almeno si reggeva sui "partiti" all'interno dei quali, per fare carriera, bisognava fare la "gavetta": si iniziava come consigliere circoscrizionale, poi si diventava consiglieri comunali e provinciali, magari sindaci e, infine, si arrivava in Parlamento; e, solo dopo diversi anni di "palestra" parlamentare, si arrivava a ricoprire incarichi di governo (prima come sottosegretario, poi come ministro).
    Con Berlusconi, si è passati al partito-azienda e la classe dirigente è stata scelta dall'alto per "factum principis" (con il lato positivo che, almeno all'inizio, l'imprenditore sapeva circondarsi di gente capace; poi, purtroppo, è arrivato il rincoglionimento senile e la "corte" dei miracolati e delle olgettine).

    Adesso, con i 5stelle, siamo arrivati alle scempiaggini populiste, come il limite dei mandati parlamentari, e al "mantra" dell'antipolitica, per cui meno hai fatto politica e più sei affidabile. Il risultato è che ci troviamo al paradosso di avere, come ministro del Lavoro, uno che - prima di entrare in parlamento - non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua!

    Detto questo, la qualità delle classi dirigenti si è abbassata fino ad arrivare ai livelli di indecenza a cui ci siamo ridotti, perché vi è stata una personalizzazione esasperata: oggi, il leader conta più del partito e la capacità di andare in televisione a ripetere due o tre slogan vale molto più delle idee e della capacità di indicare la strada da seguire.

    Quella dei 5stelle è una tragedia nel dramma: non è un partito (al contrario della Lega), ma un "movimento" nel quale Grillo, tramite il sacro blog, decide da un giorno all'altro di nominare dapprima "i 5 saggi" e, poi, un "capo politico", riservandosi il diritto di farli fuori appena non gli garbano più, e tutti gli vanno dietro; i parlamentari sono legati a doppio filo ad una società privata che viene finanziata con fondi pubblici; la linea politica del movimento viene ratificata tramite oscure consultazioni on line, gestite dalla Casaleggio associati e, per essere eletti, invece di guardare al merito e alle capacità individuali, basta ricevere una manciata di preferenze nelle c.d. elezioni on line.

    Il risultato è che chiunque, con un minimo di scaltrezza, può "infiltrarsi" nel movimento, sfruttare il brand "5stelle" per farsi eleggere da qualche parte e, poi, farsi gli affaracci suoi.

    TRUMAN

    Edited by - Truman - - 15/6/2018, 08:24
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    "Si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che son stati uccisi per la sola colpa di esser nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall'oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli Italiani di oggi a respingere la tentazione dell'indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano, a non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili e più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri. In quei campi di sterminio altre minoranze, oltre agli ebrei, vennero annientate e tra queste voglio ricordare, oggi, gli appartenenti alle popolazioni rom e sinti (...) Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di legge speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano. (...) Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo. Ho conosciuto il carcere. Ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite nel campo di sterminio". - sen. Liliana Segre
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    salvini-di-maio-1013269

    Soltanto ieri, Di Maio, dopo essere stato pubblicamente smentito dal Colle (e, indirettamente, dallo stesso Salvini) sul fatto di aver avanzato il nominativo di due leghisti per il ministero dell'economia, diceva che la cosa più urgente da fare, prima di tornare di corsa al voto, anche ad agosto, era l'impeachment di Mattarella; oggi, torna al Quirinale con il cappello in mano per chiedere una nuova possibilità per il "governo del cambiamento" e, pur di non bruciare la sua stessa leadership all'interno del M5s, si dice disposto a gettare a mare il prof. Savona che, evidentemente, non era poi così irrinunciabile.

    Nel frattempo, Salvini, che in questi anni ha passato il suo tempo a chiedere le dimissioni di tutti i ministri dell'interno, colpevoli di non aver risolto problemucci "da poco" (come quello dell'immigrazione), arrivato ad un passo dal conquistare la poltrona del Viminale, decide di impuntarsi sul nome di un economista che ha teorizzato l'uscita dell'Italia dall'euro (e che, per inciso, sembra essere il più titolato di tutta la squadra di governo, a cominciare dal premier designato), per far saltare il banco ed evitare di doversi confrontare in prima persona con i problemi dell'ordine pubblico e della sicurezza; ma, in serata, resosi conto che stava tirando troppo la corda, ha dichiarato di poter prendere in considerazione ciò che fino a ieri era una proposta irricevibile e, cioè, la possibilità di spostare il prof. Savona ad un altro ministero.

    Alla fine, il governo nascerà; ma, nelle prossime settimane, scopriremo se Salvini ci crede fino in fondo in questo governo giallo-verde e, soprattutto, quanto reggerà questa alleanza/non alleanza, travestita da "contratto", la cui esecuzione è stata affidata non a caso ad un avvocato civilista, professore universitario di diritto privato, ancorché di non chiara fama.
    Quel che è certo è che siamo finiti, purtroppo, nelle mani due cialtroni, ignoranti e arroganti.

    Di buono, c'è che almeno non si dovrà tornare a votare in pieno agosto, peraltro con la stessa legge elettorale, e, soprattutto, che, vedendoli finalmente all'opera, gli italiani potranno rendersi conto di quanto siano demagoghi e inconcludenti, negando loro il consenso elettorale che oggi hanno.
    Del resto, anche Renzi, prima di andare al governo, sembrava incarnare le "magnifiche sorti e progressive" della nuova sinistra italiana e, in meno di una legislatura, si è completamente "sputtanato", dimostrando di essere un povero "bamboccione", buono soltanto a tiranneggiare quel che resta del suo partito.

    La speranza è che questo governo non faccia troppi danni e che, nel frattempo, le attuali opposizioni si organizzino per cercare di proporre, domani, un'offerta politica meno desolante e impresentabile dell'attuale.
    Per il resto, sottoscrivo quello che ha detto Giuliano Cazzola qualche sera fa in una trasmissione televisiva: "io non ho paura di questa gente, ho paura dell'Italia che li ha votati!"

    TRUMAN

    Edited by - Truman - - 2/6/2018, 12:24
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    CITAZIONE
    [Il retroscena] E Grillo-conte Ugolino alla fine mangiò il figlio Giggino
    Tempo scaduto per il giovane di Pomigliano. Il Movimento torna al vaffa. E al voto. Intanto nel Pd la tregua dura poco più di dodici ore. Dopo l'affondo del comico, Renzi dice "fiero di aver evitato accordo". Franceschini: "Riflessione superficiale e sbagliata". Un piano per spingere l'ex segretario fuori dal partito?. In campo anche Veltroni: "Avrei voluto un governo Pd-M5s a guida Cantone...."

    di Claudia Fusani, giornalista parlamentare

    "E la bocca sollevò dal fiero pasto....". Viene in mente il Conte Ugolino e il XXXIII canto dell'Inferno - dove il nobiluomo pisano è raffigurato chiuso nella torre costretto dalla fame a cibarsi dei propri figli - quando, dopo due mesi di silenzio, si legge di Beppe Grillo che chiede il referendum per uscire dall'euro. Il "figlio" in questione è Luigi Di Maio da ieri prima vittima di cannibalismo politico in casa 5 Stelle.
    Dopo due mesi di tira e molla tra Salvini - per 45 giorni - e il Pd - 5 giorni - il capo politico dei 5 Stelle è oggi costretto a barricarsi nella richiesta, anche un po' sguaiata e poco rispettosa, del "voto a giugno" convinto di trascinare finalmente il Paese "a quel ballottaggio tra noi e la Lega che i cittadini chiedono di poter fare". Da lunedì 30 aprile, dopo l'intervista chiarificatrice di Matteo Renzi circa l'impossibilità di un governo Pd- M5s, Di Maio spara a zero su tutti, Berlusconi e Renzi ovviamente, ma anche su Salvini e la dirigenza Rai. Dipende dove porta il sentimento rilevato quel giorno dagli algoritmi della piattaforma Rousseau.
    Nei piani della Casaleggio è ancora lui, Giggino, l'uomo su cui scommettere. Ma non c'è dubbio che 60 giorni di trattative, ondeggiamenti di qua e di là e compromessi, ne abbiano logorato freschezza, credibilità ed appeal. L'intervista ieri di Grillo è, forse, la mazzata finale sulla sua leadership che già tanto indigesta era risultata quando fu decisa. Il segnale alle truppe di cambiare cavallo e partita. Perché quella roba là - i punti, il contratto, il tavolo, le dichiarazioni istituzionali, le giacche e le cravatte - non fa per loro. "Noi non vogliamo governare - dice Grillo a Putsch, giornale francese on line dedicato alla cultura. "Noi vogliamo dare alle persone gli strumenti per rappresentarsi da sole. Con la nostra Rousseau si fa un referendum ogni settimana senza dover raggiungere un quorum. Se ci danno i mezzi per farlo, non abbiamo bisogno del potere. Il poter deve essere ridistribuito dal basso. Questo è il Movimento 5 Stelle".

    All’insaputa di tutti
    Interessante la scelta di camuffare un messaggio chiaramente politico e destinato a segnare lo stallo politico in Italia con un'intervista ad un settimanale culturale francese. Il giornalista lo incontra in una tappa del tour teatrale Amnesia Tour. La dice lunga, anche, il fatto che il potente ufficio comunicazione dei 5 Stelle nulla sapeva della pubblicazione dell’intervista. Ed è stato complicato ieri per Rocco Casalino gestire il messaggio devastante rovesciato sul tavolo delle trattative da Beppe Grillo. Dopo aver detto che i 5 Stelle “non vogliono governare”, l’attore ha precisato altri due punti. Il primo: serve un referendum sull’euro. “Voglio che il popolo italiano si esprima: bisogna uscire o no dall’euro? C’è un piano B?”. Parole che fanno polpette delle promesse atlantiste ed europeiste fatte da Di Maio nelle varie consultazioni di questi due mesi. Il secondo punto sottolineato da Grillo è che la legge elettorale, il Rosatellum, “è stato un colpo di stato”. Insomma, un gigantesco vaffa dopo mesi di cravatte, camicie bianche e colli inamidati. Un gigantesco contropiede che spiazza i governisti a 5 Stelle e il loro leader Luigi Di Maio.

    La replica
    Lo staff comunicazione impiega ore per imbastire una replica. La parola d’ordine è sdrammatizzare. “Grillo è uno spirito libero e lo conosciamo tutti – puntualizza Di Maio quando è già pomeriggio – ma la linea sull’Europa e sull’euro resta sempre la stessa: cambiare tutto”. L’imbarazzo è grande.

    Fuori dall’ufficialità, l’analisi è spietata. “Grillo oggi ha dato una botta ai governasti, non è possibile equivocare” dice una parlamentare di vecchio corso. “Solo Grillo, del resto, può scalzare Di Maio dalla leadership” - spiega una fonte della Comunicazione: “I rapporti tra Grillo e Davide Casaleggio sono pessimi. Ormai il Movimento ha due facce e due anime: da una parte Casaleggio e Di Maio; dall’altra Grillo, Fico e Di Battista. L’ala governista, cui era stata concessa una grossa apertura di credito, è, da oggi, ufficialmente in mora per non aver saputo capitalizzare il 32% ottenuto il 4 marzo”. La svolta governista è stata mal digerita dalla parte più ortodossa. Fallito il progetto, i movimentisti cercano il riscatto. “Il problema ce l’ha Di Maio, è bruciato” sentenzia la fonte 5 Stelle “Grillo lo ha sostenuto finora, non lo ha voluto intralciare. La verità è che un accordo politico con chiunque, anche il Pd, sarebbe stato un boccone troppo amaro da digerire”. Ora è bomba libera tutti. E un ritorno al vaffa delle origini. “A Grillo non frega nulla dell’euro – sottolinea un ex 5 Stelle. Per Walter Rizzetto, uscito dal Movimento nel 2015 e ora rieletto con Fratelli d’Italia, quello di oggi è “un messaggio in codice per gli addetti ai lavori, l’arma per colpire Di Maio che ultimamente ha detto il contrario e far capire che non è più il nome su cui puntare”.

    La Dibba-strategia
    Grillo ritorna prima che Salvini, improvvisando una conferenza stampa a Milano nella sede di via Bellerio, metta sul piatto la proposta di un esecutivo “fino a dicembre 2018” con un’agenda di cinque punti: legge elettorale, scongiurare l’aumento dell’Iva e accise varie; legge di stabilità, cancellazione della Fornero e ridare centralità agli interessi italiani rispetto all’Europa. Un’ultima chance per Di Maio di realizzare il sogno, suo e di Casaleggio, di entrare a palazzo Chigi. A cui però i 5 Stelle non rispondono. Ormai hanno un solo, unico piano: il voto subito, addirittura a giugno. “Non facciamo governi balneari o di scopo. Salvini ha sprecato la sua occasione” dice in serata Toninelli. E’ l’ultima risposta.
    La porta aperta alle alleanze si è chiusa. Tornano più chiare le parole pronunciate qualche giorno fa da un importate dirigente del Movimento. Erano ancora i giorni in cui l’accordo con il Pd sembrava cosa fatta. “Al Pd sta bene anche Di Maio premier, tanto sarà un governo breve e cosa c’è di meglio per logorare un leader se non farlo governare? E così noi a quel punto avremo pronto Di Battista”. Che ha messo a segno interventi mirati – ad esempio “Berlusconi male assoluto” – per far saltare quella che per qualche giorno era cosa fatta: un patto di governo 5 Stelle-centrodestra.

    La rabbia di Veltroni
    Spifferi che scendono dal Colle dicono che il Presidente avrebbe già pronta la lista che lunedì sottoporrà ai leader convocati per l’ultima consultazione. Il governo del Presidente, con ministri tecnici. Opzione che il Pd è disposto ad accettare. “Quello che deciderà Mattarella” è il refrain di giornata. Segnata da una ripresa immediata delle ostilità interne tra Renzi e Franceschini.
    Un Walter Veltroni molto critico con la dirigenza del Nazareno, in serata ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo”, manda un ultimo messaggio. “Fosse stato per me avrei detto ai 5 Stelle di votare alla presidenza del Senato Emma Bonino che loro avevano anni fa indicato alla guida del Quirinale. E oggi avrei proposto un governo Pd-5 Stelle con Raffaele Cantone premier”. Un’ipotesi circolata qualche settimana fa prende corpo nelle parole del fondatore del Pd. Che avvisa: “E’ sbagliato stare sull’Aventino così come dare l’idea di correre in modo disperato dietro agli altri. Anche con il 18% il Pd ha il dovere di presidiare un campo che si chiama sinistra”. E’ un rimprovero alla linea di Renzi (“deve stare dentro e rispettare la collegialità”). E’ un avviso a tutti: “Il Pd è molto fragile, come una farfalla. Bersani stava sbagliando quando stava per fare una cosa troppo simile ai Ds, ora il rischio è che sia troppo simile alla Margherita facendo perdere l’idea originaria di far incontrare linee e culture diverse”. Basteranno le parole del fondatore a spengere una volta per tutte le ostilità? Renzi ieri mattina, dopo l’affondo di Grillo, ha rivendicato a sé “l’onore e l’orgoglio di aver evitato l’accordo con i 5 Stelle che hanno ripreso insulti e follie appena hanno capito che non andranno a palazzo Chigi”. Immediata la replica di Franceschini: “E’ una riflessione sbagliata e superficiale”. La tregua è già finita.

    http://notizie.tiscali.it/politica/articol...figlio-Giggino/

    Dopo aver giocato per mesi alla politica dei "due forni" di andreottiana memoria, restando con un sacco di farina in mano e senza pane, il giovane Di Maio (insieme ai vari Crimi, Taverna, Fraccaro, Toninelli, etc.) chiede adesso a gran voce che si torni a votare subito, perché sa bene che, se la legislatura non finisce immediatamente, lui, non potendo dire che non è mai nata, si è giocato il suo secondo (e - da statuto - ultimo) mandato parlamentare, senza andare al governo.
    Quanto a Di Battista, si era capito subito che il suo passo indietro era finalizzato a non fare la fine di Di Maio.

    Si spacciano per movimento di cittadini, ma sono solo un partito (rectius: comitato elettorale), senza alcuna democrazia interna, fatto di gente senza arte, né parte, che si nutre dell'impresentabilità di un PD a guida renziana che non sa a quale albergo impiccarsi e di un centrodestra legato ancora a doppio filo ad un Berlusconi politicamente agonizzante; un partito di protesta, che ancorché nato con le migliori intenzioni, si è trasformato in un ufficio di collocamento politico per nullafacenti ambizioni e arroganti che, dopo aver promesso redditi di cittadinanza a pioggia e più felicità per tutti, qualora entrassero davvero nella stanza dei bottoni, sarebbero destinati inevitabilmente al fallimento.

    Del resto, cosa ci si poteva aspettare da un partito fondato da un comico?

    TRUMAN

    Edited by - Truman - - 6/5/2018, 12:09
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    Immigrazione, al nord.
    Reddito di cittadinanza, al sud.
    E' impressionante vedere come l'offerta (e la domanda) politica si sia semplificata.
    E, soprattutto, quanto poco ci voglia, ormai, ad ottenere il consenso (e a perderlo...).

    Personalmente, a Di Maio e/o a Salvini non farei amministrare neanche il mio condominio!

    TRUMAN
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    CITAZIONE
    Le ricette economiche
    Sud, il dilemma del Movimento
    I 5 Stelle e l’assenza di una ricetta per non deludere gli elettori del Sud
    di
    Federico Fubini

    Forse non era mai successo prima che il Mezzogiorno riuscisse a contare tanto nel governo del nostro Paese. Possono infatti restare dubbi su come esso verrà formato, ma non sul fatto che in qualunque maggioranza il Movimento 5 Stelle sarà determinante perché ha quasi il doppio dei voti del secondo e del terzo partito. Se quello oggi è il primo gruppo in Parlamento, deve ringraziare il territorio sotto Roma che da solo formerebbe il quinto Stato più grande dell’area euro.

    Senza il Mezzogiorno, le elezioni avrebbero deluso M5S. Rispetto alle legislative del 2013 il Movimento ha perso voti in Piemonte, Veneto e Liguria, ed è crollato in Friuli-Venezia Giulia. Al Nord nel complesso ha fatto fatica ed è riuscito a prevalere solo grazie a un balzo dal 26% al 47% nel Mezzogiorno. Il gruppo sociale nel quale si è imposto più nettamente non sono i disoccupati, ma quello meno esposto ai rigori della globalizzazione: gli statali fra i quali, stima Ipsos, il 40% ha preferito la forza di Luigi Di Maio..

    Per radicarsi e consolidare il proprio ruolo come cardine del sistema politico, M5S ora dovrà dunque rispondere alle speranze di milioni di elettori in Campania, Sicilia, Calabria, Puglia o Sardegna. La ricetta è nota: il reddito di cittadinanza, in qualunque forma dovesse realizzarsi. Ma per capire se un’idea del genere abbia una possibilità di fare la differenza, è il caso di ricordare quale sia la situazione nell’area di venti milioni di abitanti che oggi chiede un governo nel proprio interesse.

    Il Mezzogiorno sta vivendo una ripresa, un po’ più lenta rispetto al resto del Paese, dove a sua volta è più lenta rispetto al resto d’Europa. Vanta alcuni distretti competitivi, segnala Intesa Sanpaolo, come la meccatronica e l’agroalimentare in Puglia o la mozzarella di bufala campana. Ma niente di tutto questo cambia il quadro di fondo: gli anni dell’euro al Sud hanno coinciso con una catastrofe economica con pochi paragoni nella storia europea. Dall’inizio del secolo il Meridione è rimasto indietro rapidamente: in termini di reddito lordo, ha perso un terzo sulla media dell’Unione europea, il 30% sulla Germania, il 27% sull’area euro e circa il 40% sulla Spagna; l’arretramento sul centro-nord dell’Italia è stato di oltre dieci punti, persino sulla Grecia di cinque (i dati sono basati su stime della Svimez).

    In tutta Europa solamente in Campania, Calabria e Sicilia metà della popolazione o oltre viene considerata da Eurostat a rischio di povertà e di esclusione sociale. La stessa agenzia europea mostra che, stimando il reddito per abitante in proporzione al costo della vita, il Mezzogiorno ormai viaggia al livello della Lettonia, più indietro della Lituania e dell’Ungheria, quando vent’anni fa era molto più avanti. Nel 2015 circa quattro abitanti del Sud su dieci non avevano mai usato Internet, sempre secondo Eurostat, valori registrati solo in una singola regione greca e in parti della Romania.

    Criticare e ancor meno deridere non avrebbe senso. Per motivi che hanno poco a che fare con Bruxelles o Francoforte, l’esperienza del Mezzogiorno nell’euro finora è stata un drammatico fallimento ma adesso il tempo stringe: dall’inizio del secolo quest’area ha visto emigrare un decimo dei suoi abitanti, i più dinamici e istruiti. E provateci voi a vendere una casa, quando tanta gente vuole andarsene. Al Sud milioni di famiglie hanno profuso i loro risparmi in immobili che oggi hanno un valore di mercato residuale. Di Maio probabilmente si rende conto che nessun tipo di reddito di cittadinanza basta a correggere un quadro del genere e a preservare la fiducia riposta in lui dagli elettori. Se non vuole che la speranza si trasformi presto in delusione e la forza dei 5 Stelle si riveli effimera, deve pensare a qualcos’altro. Per esempio può guardare ai contratti di lavoro, che in Italia sono ancora definiti a livello nazionale in circa l’80% dei casi. In teoria questa centralizzazione nata con il fascismo servirebbe a garantire una presunta uguaglianza fra lavoratori, anche se finisce soprattutto per scoraggiare l’investimento laddove l’efficienza è minore ma i costi del lavoro no.

    È anche possibile che i sindacati abbiano sempre rifiutato l’idea di allineare i salari alla minore produttività e ai costi della vita ridotti del Sud per evitare delocalizzazioni dal Nord. Ma oggi che dal Veneto o dal Piemonte si può comunque spostare un impianto in Slovacchia o in Romania, è ora che questo tabù nazionale ai danni del Mezzogiorno cada.
    Si presenta poi un altro modello per il Sud: il Portogallo, che esenta dalle imposte sui redditi tutti i pensionati europei purché passino lì almeno sei mesi l’anno. Quella misura sta attirando decine di migliaia di persone verso Lisbona, rianimandone il mercato immobiliare, il lavoro nelle costruzioni, i servizi. È una concorrenza fiscale giocata sulle persone, così come l’Irlanda la pratica sulle imprese. Ma per l’Italia e il Mezzogiorno non è più tempo di andare per il sottile.

    www.corriere.it/politica/18_aprile_...ca1ebe852.shtml

    Un'analisi interessante del voto, specie di quello del sud Italia.
    Che i 5stelle avessero stravinto al sud, infatti, lo avevamo capito tutti.
    Che invece avessero perso voti al nord, forse, ero l'unico a non averlo capito.

    Orbene, se avesse ragione Fubini, considerato che non sarà per nulla facile per Di Maio risolvere la "questione meridionale" (non lo sarebbe per chiunque, figuriamoci per lui...), è prevedibile ipotizzare che il successo elettorale dei 5stelle sarà alquanto effimero!

    TRUMAN

    Edited by - Truman - - 9/4/2018, 09:19
  12. .
    CITAZIONE (reckless @ 26/3/2018, 11:05) 
    CITAZIONE (- Truman - @ 25/3/2018, 10:30) 
    Adesso, infatti, il PD potrebbe tornare ad essere della partita, decidendo di sostenere il prossimo governo

    Lo tirate tutti per la giacca 'sto PD, ma quelli non ne vogliono sapere nulla.
    Le loro possibilità di riscatto con l'elettorato passano attraverso un governo M5S - Lega (+cdx),
    non vedo perché dovrebbero ostacolare il corso degli eventi.

    Se Di Maio e Salvini faranno l'accordo per governare tutti quanti insieme (M5s e cds), transeat: il PD resterà, secondo me giustamente, sulla sponda del fiume e approfitterà di questi mesi per darsi una nuova linea ed un nuova guida politica...

    Ma se Di Maio continuerà a dire che il M5s non accetterà di scendere a patti con il diavolo (id est, Berlusconi) e che Salvini dovrà appoggiare, magari dall'esterno, il primo governo monocolore dei pentastellati, allora, mi sa che l'accordo salterà e, a quel punto, si apriranno solo due strade: o l'appoggio esterno (o interno) del PD, oppure il ritorno alle urne, magari in autunno, con un governo tecnico che consenta di varare la nuova legge elettorale.

    Se Salvini ha lasciato la presidenza del senato a Forza Italia, è chiaro che lo ha fatto soltanto per poter rivendicare il diritto di guidare - direttamente o tramite un suo fedelissimo, magari Giorgetti - il governo; e, francamente, dubito che accetterà di fare il vice di Di Maio.
    Male che vada, tenterà di fare "scouting" tra gli eletti del M5s, per cercare di racimolare quei voti che gli mancano per avere la maggioranza.

    Quanto al PD, non si tratta di farsi tirare per la giacca, si tratta di "fare politica": hanno avuto il 18% dei voti (pochissimi, rispetto alle percentuali del 2013, ma più della Lega) e, in un sistema elettorale sostanzialmente proporzionale, non possono pensare davvero di ritirarsi sull'Aventino per 5 anni. E, poi, anche per scongiurare il rischio di uno scioglimento immediato delle Camere (dal quale, peraltro, hanno tutto da perdere), dovranno rispondere ai richiami alla responsabilità che verranno da più parti, in primo luogo dal Quirinale!

    TRUMAN
  13. .
    CITAZIONE (reckless @ 24/3/2018, 23:21) 
    il pacco quotidiano è diventato la tua testata online di riferimento,

    Affatto! Semplicemente, cercavo in rete la puntata di "otto e mezzo", che ricordavo per averla vista, in cui Travaglio ridicolizza la Casellati...

    www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/2...iavolo/4249432/

    Le risposte dei vari grullini alle obiezioni dei giornalisti sono divertentissime: ormai, i 5stelle sono diventati un vero e proprio partito. Archiviato ormai da anni lo streaming, i "cittadini" si sottraggono alle interviste, dimostrano nervosismo e masticano il politichese (impagabile Di Battista: l'elezione di una berlusconiana di ferro alla presidenza di Palazzo Madama "è l'ennesimo schiaffo al sistema Renzusconi...").

    Che dire? I voti dei 5stelle alla Casellati dimostrano, quanto meno, che è finita la campagna elettorale: adesso, Di Maio - se non vuole congelare i suoi voti, tornando a gridare all'inciucio dai banchi dell'opposizione (cosa che gli è più congeniale del governo) - deve fare i conti con la realtà, che è fatta di compromessi e di mediazione. In una parola, di politica!

    Quanto al governo, non è detto che la scelta dei presidenti delle due Camere preluda necessariamente ad un governo 5stelle/lega (+cds).
    Adesso, infatti, il PD potrebbe tornare ad essere della partita, decidendo di sostenere il prossimo governo, visto che - almeno per il momento - Salvini non può, nè vuole gettare a mare Berlusconi (per non essere minoritario rispetto ai 5stelle) e Di Maio continua a dire che loro non voteranno mai un governo con ministri di Forza Italia...

    TRUMAN

    Edited by - Truman - - 25/3/2018, 10:51
  14. .


    Sicuramente, da un punto di vista estetico, la senatrice Alberti Casellati può dirsi una "bella signora" di settant'anni: elegante e raffinata.
    Di certo, più presentabile del senatore Roberto Calderoli che, pure, era stato indicato per succedere a Pietro Grasso.
    E, poi, al contrario di Paolo Romani, è incensurata, che di questi tempi - a quanto pare - è condizione necessaria e sufficiente per essere graditi al partito che è arrivato primo alle elezioni.
    Sta di fatto che, forse senza accorgersene, il M5s, oggi, ha fatto il suo primo errore politico: con i suoi voti, infatti, ha contribuito ad eleggere alla seconda carica dello Stato una pasdaran berlusconiana, forse meno nota della Santanché, ma di pari fedeltà ed intelligenza.
    Di più, la senatrice Alberti Casellati - al contrario della Santanché - è una berlusconiana della prima ora, ha ricoperto incarichi di sottogoverno in quasi tutti gli esecutivi dell'ex cav. e, oltre a "piazzare" la figlia al Ministero della salute ai tempi del ministro Sirchia, è stata sottosegretaria alla giustizia, strenua sostenitrice delle leggi ad personam.
    Non basta. Ha sostenuto a spada tratta la tesi dell'innocenza del capo ai tempi del Ruby gate e, dopo la condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale, quale componente della giunta per le elezioni, ha cercato di procrastinare sine die la decadenza da senatore dell'ex cav., gridando poi al golpe quando venne data esecuzione alla sentenza.
    Per finire, si è dimessa con quattro mesi di anticipo rispetto alla fine del mandato dal C.S.M., soltanto per poter tornare al Senato ed occupare lo scranno più alto di Palazzo Madama.
    In questo video, postato sul sito de "Il fatto quotidiano", l'arrogante Di Battista riesce a nascondere assai poco e male l'imbarazzo, di fronte alle contestazioni dei giornalisti:

    www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/2...rsonam/4248624/

    Si dirà che è stata eletta la prima donna a Presidente del Senato (a 'sto punto, era meglio un uomo...); si dirà che il M5s ha dovuto necessariamente votare un candidato non suo, pur di "portare a casa" l'elezione di Fico (sic!) come Presidente della Camera dei deputati; si diranno tante cose. Io dico che, come primo atto della terza Repubblica, non c'è male! :sick:

    TRUMAN

    Edited by - Truman - - 25/3/2018, 11:06
  15. .
    CITAZIONE (Annalisa.18 @ 15/3/2018, 19:42) 
    purtroppo è innegabile che la gggente è convinta di aver scelto un governo... :ph34r: :ph34r:

    Il guaio è che, purtroppo, ne sono convinti anche molti soggetti che sono stati eletti in parlamento...

    Come scrive Travaglio, Di Maio "continua a ripetere che sul programma non si tratta perché l’hanno scelto gli elettori; sui ministri non si tratta perché li hanno scelti gli elettori; e ovviamente non si tratta neppure sul premier (lui), perché l’hanno scelto gli elettori. Dimentica sempre di precisare: i suoi elettori. Che sono tanti. Ma non tutti. Arrivare primi (come lista) con il 32,7% significa partire favoriti per l’incarico di formare un governo (anche se Mattarella potrebbe iniziare col centrodestra, cioè con la prima coalizione, sempre che non si sfasci nel frattempo). Ma non conferisce il diritto divino di fare un governo con i voti altrui, per giunta gratis. (...) una maggioranza del 50% più uno non nasce da sola per mancanza d’altro".

    Così è. Il vero problema è che certa gente, oltre ad essere ignorante, è mentalmente limitata.

    Ma stamattina voglio essere ottimista: spero che nasca un governo Salvini-Di Maio e che, nel frattempo, il PD e Forza Italia - gli sconfitti - trovino una linea ed una guida politica, in modo da costituire una valida alternativa (di sinistra e di destra) al populismo e all'antipolitica demagogica degli odierni vincitori che, governando, dimostreranno la loro insipienza. Nella speranza che, alle prossime elezioni, il risultato elettorale possa tornare a premiare la Politica.

    TRUMAN
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