Ebrei e Israele

Posts written by Ayalon

  1. .
    CITAZIONE (Betsabea @ 8/5/2024, 21:08) 
    "E gli uomini vennero sulle donne" è un titolo un poco ambiguo 🤔

    Vengo anch'io? No, tu no. arf2
  2. .
    L’irrazionalità dell’antisemitismo



    di Marjorie Davis



    L’antisemitismo è l’odio più confuso, contraddittorio e rabbioso.

    Nel 2019 sono andato in vacanza in Europa con un gruppo di turisti ebrei. Visitando Italia, Spagna, Francia e Monaco, abbiamo ascoltato una litania di persecuzioni, ingiustizie e violenza contro il nostro popolo. Gli ebrei furono accusati della peste nera. I cristiani potevano pensare ad una sola ragione per cui le loro preghiere in chiesa restavano senza risposta: era perché gli ebrei non pregavano in chiesa. Poiché era evidente che gli ebrei non erano colpiti dalla peste quanto i non ebrei, i cristiani conclusero erroneamente che ci fosse una ragione sinistra dietro tale disparità. Infatti, molto prima che la scienza moderna ci dicesse che dobbiamo lavarci prima di mangiare, gli ebrei lo facevano già.

    Un amalgama di ignoranza e odio ha prodotto risultati mortali per il nostro popolo.

    Rabbioso, viscerale e spesso basato su teorie del complotto, l’antisemitismo è come un virus che sopravvive trasformandosi in linea con gli eventi attuali.

    Ineguagliabile nella sua ferocia, l’antisemitismo è un odio senza eguali. È l'odio più antico, eppure riesce sempre a reinventarsi. Rabbioso, viscerale e spesso basato su teorie del complotto, l’antisemitismo è come un virus che sopravvive trasformandosi in linea con gli eventi attuali.

    Nel 2020, quando il Covid era il problema più grande del mondo, ha fornito un nuovo motivo per incolpare gli ebrei. Quando i progressisti decisero di dividere il mondo in una classificazione binaria tra oppressori e oppressi, l’antisemitismo trovò sempre più spazio tra la sinistra.

    Jean-Paul Sartre diceva: “Se l’ebreo non esistesse, lo inventerebbero gli antisemiti. L’antisemitismo è una visione che non nasce dall’esperienza o da fatti storici, ma da se stessa. L’antisemita si convince di convinzioni che sa essere, nella migliore delle ipotesi, false”.

    “Gli ebrei non possono combattere l’antisemitismo da soli”, ha detto il rabbino Jonathan Sacks. “La vittima non può curare il crimine. L'odiato non può curare l'odio. Sarebbe l’errore più grande per gli ebrei credere di poterlo combattere da soli”.

    Tutti odiano gli ebrei

    Gli ebrei sono le uniche persone oggetto di odio da parte di tre gruppi di persone ben distinti: l’estrema destra, l’estrema sinistra e gli islamici radicali. L’antisemitismo è l’odio più contraddittorio e onnipresente. È tutto, ovunque, tutto in una volta. Come la manna dal cielo che si diceva avesse il sapore di qualunque cosa il consumatore volesse, l’antisemitismo si adatta a piacimento.

    I nazisti uccisero gli ebrei perché non eravamo considerati abbastanza bianchi. Oggi i progressisti si scagliano contro gli ebrei a causa del nostro presunto privilegio bianco.

    L’estrema sinistra disprezza gli ebrei perché dice che siamo tutti capitalisti. L’estrema destra disprezza gli ebrei perché dice che siamo tutti socialisti.

    L’estrema destra detesta gli ebrei perché pensa che siamo tutti globalisti. L’estrema sinistra detesta gli ebrei perché pensa che siamo tutti isolazionisti.

    Gli ebrei sono odiati perché troppo deboli. Gli ebrei sono odiati perché sono troppo forti.

    Un tempo gli ebrei erano odiati perché non avevano un paese nostro. Oggi sono odiati perché hanno un paese.

    L’antisemitismo è il grande unificatore; è forse l’unico argomento su cui i repubblicani di estrema destra e i democratici di estrema sinistra concordano.


    L’antisemitismo è il grande unificatore; è forse l’unico argomento su cui i repubblicani di estrema destra e i democratici di estrema sinistra concordano. Cos’altro potrebbe unire Marjorie Taylor Greene e Rashida Tlaib se non il loro veemente antisemitismo dimostrato dalle loro spudorate bugie sugli ebrei?

    Un odio confuso e un antisemitismo ci portano a chiederci come sia possibile che persone così talentuose e illuminate abbiano opinioni così ripugnanti. Come ha potuto TS Eliot scrivere una poesia così magnifica e scrivere anche: “I topi sono sotto i mucchi. L'ebreo è sotto il lotto.”? Come poteva Wagner comporre musica così bella e allo stesso tempo essere collegato al nazismo? Come ha potuto Roald Dahl scrivere romanzi per bambini così affascinanti e allo stesso tempo nutrire un tale odio verso gli ebrei?

    Rivelare l'antisemitismo

    L’antisemitismo si manifesta in vari modi.

    A volte è palese. Gli uomini vestiti di color kaki con torce tiki gridano: “Gli ebrei non ci sostituiranno”. lascia pochi dubbi.

    A volte l’antisemitismo viene fuori con un lapsus involontario. La reazione del primo ministro francese Raymond Barre all'attacco terroristico palestinese dell'ottobre 1980 alla sinagoga di Rue Copernic a Parigi è un buon esempio. Notando che quattro persone erano state uccise fuori dalla sinagoga – solo una delle quali era ebrea – Barre ha dichiarato che “questo odioso attacco mirava a colpire gli ebrei che si recavano alla sinagoga, ma ha colpito dei francesi innocenti che stavano attraversando Rue Copernic”. I suoi commenti divulgarono la sua convinzione che gli ebrei non fossero né innocenti né francesi.

    A volte l’antisemitismo si rivela attraverso il confronto. Nel 2023, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato Israele 14 volte, contro sette volte per il resto del mondo messo insieme. Secondo questo organismo, Israele viola i diritti umani più dell’insieme di Russia, Cina, Iran e Corea del Nord.

    Recentemente alle Nazioni Unite, l’ambasciatore Gilad Erdan ha dichiarato: “Mentre parliamo, ci sono oltre un milione di musulmani che vengono allontanati con la forza dalle loro case, tutti i loro beni sottratti loro mentre affrontano povertà, carestia e malattie. No, non sto parlando della situazione a Gaza, ma dello sfollamento forzato di 1,3 milioni di afgani da parte del Pakistan”. Ha sottolineato il disprezzo delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani da parte di paesi non israeliani, dicendo: “Niente ebrei, nessuna notizia”.

    Nascosti nella preoccupazione per i diritti umani, i manifestanti autoesaltanti si sono attaccati alla causa palestinese, ignorando tutte le altre.

    Nascosti nella preoccupazione per i diritti umani, i manifestanti autoesaltanti si sono attaccati alla causa palestinese, ignorando tutte le altre.

    Il governo iraniano uccide le donne che non si coprono i capelli e appende le persone LGBTQ alle gru, ma il governo degli Stati Uniti ha revocato le sanzioni contro l’Iran e ha sbloccato miliardi di dollari per donarli al governo iraniano. Dove sono le proteste?

    Nella guerra dello Yemen, l’Arabia Saudita, sostenuta dall’America, si impegnò in tattiche di fame contro civili innocenti. Dov'erano le proteste?

    La Cina ha rinchiuso circa un milione di musulmani uiguri nei campi di concentramento. Dove sono le proteste?

    Le forze islamiche stanno commettendo atrocità, tra cui uccisioni di massa, stupri e una versione moderna di schiavitù, contro i neri africani in Sudan e Nigeria. Dove sono le proteste?

    I curdi sono uno dei più grandi popoli senza autodeterminazione. Sono un popolo perseguitato a cui, a differenza dei palestinesi, non è mai stato offerto uno Stato proprio. Almeno un milione di curdi sono stati uccisi, torturati, feriti o deportati. Dove sono le proteste?

    Dopo l'attacco dell'11 settembre in cui furono uccise 2.800 persone, l'America e i suoi alleati uccisero 400.000 persone in Iraq e Afghanistan. Dov'erano le proteste?

    Quanto è ironico che gli studenti dei campus universitari utilizzino il loro diritto di protestare per insorgere contro l’unico paese del Medio Oriente che consente effettivamente ai suoi cittadini di protestare.

    Nascosti dietro maschere e kefiah, i manifestanti non si preoccupano del fatto che Hamas li appoggi. Non si rendono conto che se un gruppo terroristico radicale che ha commesso atrocità contro neonati e bambini sostiene la tua causa, forse è tempo di riconsiderare ciò che stai facendo.

    Doppi standard

    Poiché classificare qualcosa come antisemita può essere soggettivo, nel 2016 l’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) ha definito chiaramente cosa costituisce antisemitismo. Da allora la definizione è stata adottata da 42 paesi, compresi gli Stati Uniti. Un criterio è: “Applicare doppi standard richiedendo a Israele un comportamento non previsto o richiesto da qualsiasi altra nazione democratica”.

    Criticare semplicemente Israele non è antisemitismo, ma le persone che condannano Israele tendono a condannare solo Israele, indicando un doppio standard.

    A volte sentiamo lamentarsi del fatto che non si può criticare Israele senza essere accusati di antisemitismo. Questo è un argomento specioso. Naturalmente, criticare semplicemente Israele non è antisemitismo, ma le persone che condannano Israele tendono a condannare solo Israele, indicando un doppio standard che impone a Israele richieste che non fa a nessun altro paese.

    Privi di ogni preoccupazione per il benessere degli israeliani, i manifestanti chiedono che Israele si ritiri, lasci gli ostaggi a Gaza e ritorni a casa, in attesa di essere nuovamente attaccato. Il loro obiettivo finale è lo sradicamento di Israele. Non hanno chiesto lo sradicamento di nessun altro paese democratico e non negherebbero a nessun altro paese il diritto all’autodifesa. Questo è antisemitismo.

    Dopo l’attacco dell’11 settembre al World Trade Center, qualsiasi persona razionale capiva quanto sarebbe stato ingiusto e assolutamente stupido incolpare un musulmano a caso per quell’atto di terrorismo. Ma oggi, gli ebrei nei campus vengono regolarmente incolpati per qualsiasi cosa Israele faccia e che i loro compagni studenti percepiscono come inaccettabile. Questo è antisemitismo.

    I progressisti troverebbero giustamente impensabile chiedere ad uno studente cinese di denunciare la Cina, un Paese con atroci violazioni dei diritti umani; tuttavia, prima che agli studenti ebrei fosse permesso di unirsi a club e gruppi di difesa, è stato chiesto loro di denunciare Israele, perdendo di fatto parte della loro identità ebraica. Questo è antisemitismo.
    L'odio più illogico

    L’antisemitismo è l’odio più illogico.

    Gli ebrei sono le uniche persone che vengono attaccate perché vengono attaccate e le uniche persone che devono difendersi costantemente per difendersi. Gli antisemiti razionalizzano il loro odio sostenendo che gli ebrei sono responsabili della violenza contro se stessi.

    È vero che oggi Israele ha il governo più di destra della sua storia; tuttavia, se pensate che questo sia il motivo per cui non c’è pace, allora dovete spiegare perché non c’era pace quando era al potere il governo precedente, la coalizione più diversificata nella storia di Israele.

    Se pensate che il problema siano gli insediamenti, allora dovete spiegare perché non c’era pace prima che fosse costruito anche un solo insediamento.

    Se pensate che il problema sia l’esistenza di Israele, allora dovete spiegare perché gli arabi hanno commesso dei pogrom, tra cui uccisioni, mutilazioni e stupri su larga scala, ben prima che esistesse il moderno Israele. L'elenco dei pogrom negli anni '20 th secolo includono il pogrom di Tel Hai e Nebi Musa del 1920, il pogrom di Giaffa del 1921 e i pogrom del 1929 a Safed e Hebron.

    Se pensate che il problema sia il sionismo, allora dovete spiegare perché il primo pogrom arabo documentato ebbe luogo a metà del 1800, 25 anni prima dell'inizio del movimento sionista.

    Pensavamo che fossero finiti i giorni in cui venivano accettate le esternazioni pubbliche di antisemitismo da parte di personaggi come padre Coughlin e Henry Ford. Oggi, impunemente, gli studenti invocano sfacciatamente l’assassinio degli ebrei.

    Somiglianze inquietanti

    C’è una strana somiglianza tra gli eventi di oggi e quelli della Germania di nove decenni fa.

    Il figlio di Elie Wiesel, Elisha, ha recentemente paragonato la situazione odierna nei campus universitari all'esperienza di suo padre cresciuto nell'Europa orientale negli anni '30. Ha raccontato come suo padre ha dovuto attraversare la strada per sfuggire a una folla inferocita che accusava gli ebrei di genocidio. Oggi gli ebrei della Columbia e di altri campus devono evitare i manifestanti che inesorabilmente gridano invettive contro di loro. Infatti, stranamente, oggi è più sicuro indossare uno yarmulke ad Abu Dhabi che in molti campus americani.

    Nel 1938, all’Università di Vienna, i nazisti impedirono l’ingresso agli ebrei. Nei giorni scorsi, in America, i manifestanti hanno impedito agli studenti ebrei di andare a lezione.

    jojjgsfu
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    L’antisemitismo è l’odio più confuso, contraddittorio e rabbioso.

    Nel 2019 sono andato in vacanza in Europa con un gruppo di turisti ebrei. Visitando Italia, Spagna, Francia e Monaco, abbiamo ascoltato una litania di persecuzioni, ingiustizie e violenza contro il nostro popolo. Gli ebrei furono accusati della peste nera. I cristiani potevano pensare ad una sola ragione per cui le loro preghiere in chiesa restavano senza risposta: era perché gli ebrei non pregavano in chiesa. Poiché era evidente che gli ebrei non erano colpiti dalla peste quanto i non ebrei, i cristiani conclusero erroneamente che ci fosse una ragione sinistra dietro tale disparità. Infatti, molto prima che la scienza moderna ci dicesse che dobbiamo lavarci prima di mangiare, gli ebrei lo facevano già.

    Un amalgama di ignoranza e odio ha prodotto risultati mortali per il nostro popolo.

    Rabbioso, viscerale e spesso basato su teorie del complotto, l’antisemitismo è come un virus che sopravvive trasformandosi in linea con gli eventi attuali.

    Ineguagliabile nella sua ferocia, l’antisemitismo è un odio senza eguali. È l'odio più antico, eppure riesce sempre a reinventarsi. Rabbioso, viscerale e spesso basato su teorie del complotto, l’antisemitismo è come un virus che sopravvive trasformandosi in linea con gli eventi attuali.

    Nel 2020, quando il Covid era il problema più grande del mondo, ha fornito un nuovo motivo per incolpare gli ebrei. Quando i progressisti decisero di dividere il mondo in una classificazione binaria tra oppressori e oppressi, l’antisemitismo trovò sempre più spazio tra la sinistra.

    Jean-Paul Sartre diceva: “Se l’ebreo non esistesse, lo inventerebbero gli antisemiti. L’antisemitismo è una visione che non nasce dall’esperienza o da fatti storici, ma da se stessa. L’antisemita si convince di convinzioni che sa essere, nella migliore delle ipotesi, false”.

    “Gli ebrei non possono combattere l’antisemitismo da soli”, ha detto il rabbino Jonathan Sacks. “La vittima non può curare il crimine. L'odiato non può curare l'odio. Sarebbe l’errore più grande per gli ebrei credere di poterlo combattere da soli”.
    Tutti odiano gli ebrei

    Gli ebrei sono le uniche persone oggetto di odio da parte di tre gruppi di persone ben distinti: l’estrema destra, l’estrema sinistra e gli islamici radicali. L’antisemitismo è l’odio più contraddittorio e onnipresente. È tutto, ovunque, tutto in una volta. Come la manna dal cielo che si diceva avesse il sapore di qualunque cosa il consumatore volesse, l’antisemitismo si adatta a piacimento.

    I nazisti uccisero gli ebrei perché non eravamo considerati abbastanza bianchi. Oggi i progressisti si scagliano contro gli ebrei a causa del nostro presunto privilegio bianco.

    L’estrema sinistra disprezza gli ebrei perché dice che siamo tutti capitalisti. L’estrema destra disprezza gli ebrei perché dice che siamo tutti socialisti.

    L’estrema destra detesta gli ebrei perché pensa che siamo tutti globalisti. L’estrema sinistra detesta gli ebrei perché pensa che siamo tutti isolazionisti.

    Gli ebrei sono odiati perché troppo deboli. Gli ebrei sono odiati perché sono troppo forti.

    Un tempo gli ebrei erano odiati perché non avevano un paese nostro. Oggi sono odiati perché hanno un paese.

    L’antisemitismo è il grande unificatore; è forse l’unico argomento su cui i repubblicani di estrema destra e i democratici di estrema sinistra concordano.

    L’antisemitismo è il grande unificatore; è forse l’unico argomento su cui i repubblicani di estrema destra e i democratici di estrema sinistra concordano. Cos’altro potrebbe unire Marjorie Taylor Greene e Rashida Tlaib se non il loro veemente antisemitismo dimostrato dalle loro spudorate bugie sugli ebrei?

    Un odio confuso e un antisemitismo ci portano a chiederci come sia possibile che persone così talentuose e illuminate abbiano opinioni così ripugnanti. Come ha potuto TS Eliot scrivere una poesia così magnifica e scrivere anche: “I topi sono sotto i mucchi. L'ebreo è sotto il lotto.”? Come poteva Wagner comporre musica così bella e allo stesso tempo essere collegato al nazismo? Come ha potuto Roald Dahl scrivere romanzi per bambini così affascinanti e allo stesso tempo nutrire un tale odio verso gli ebrei?
    Rivelare l'antisemitismo

    L’antisemitismo si manifesta in vari modi.

    A volte è palese. Gli uomini vestiti di color kaki con torce tiki gridano: “Gli ebrei non ci sostituiranno”. lascia pochi dubbi.

    A volte l’antisemitismo viene fuori con un lapsus involontario. La reazione del primo ministro francese Raymond Barre all'attacco terroristico palestinese dell'ottobre 1980 alla sinagoga di Rue Copernic a Parigi è un buon esempio. Notando che quattro persone erano state uccise fuori dalla sinagoga – solo una delle quali era ebrea – Barre ha dichiarato che “questo odioso attacco mirava a colpire gli ebrei che si recavano alla sinagoga, ma ha colpito dei francesi innocenti che stavano attraversando Rue Copernic”. I suoi commenti divulgarono la sua convinzione che gli ebrei non fossero né innocenti né francesi.

    A volte l’antisemitismo si rivela attraverso il confronto. Nel 2023, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato Israele 14 volte, contro sette volte per il resto del mondo messo insieme. Secondo questo organismo, Israele viola i diritti umani più dell’insieme di Russia, Cina, Iran e Corea del Nord.

    Recentemente alle Nazioni Unite, l’ambasciatore Gilad Erdan ha dichiarato: “Mentre parliamo, ci sono oltre un milione di musulmani che vengono allontanati con la forza dalle loro case, tutti i loro beni sottratti loro mentre affrontano povertà, carestia e malattie. No, non sto parlando della situazione a Gaza, ma dello sfollamento forzato di 1,3 milioni di afgani da parte del Pakistan”. Ha sottolineato il disprezzo delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani da parte di paesi non israeliani, dicendo: “Niente ebrei, nessuna notizia”.

    Nascosti nella preoccupazione per i diritti umani, i manifestanti autoesaltanti si sono attaccati alla causa palestinese, ignorando tutte le altre.

    Nascosti nella preoccupazione per i diritti umani, i manifestanti autoesaltanti si sono attaccati alla causa palestinese, ignorando tutte le altre.

    Il governo iraniano uccide le donne che non si coprono i capelli e appende le persone LGBTQ alle gru, ma il governo degli Stati Uniti ha revocato le sanzioni contro l’Iran e ha sbloccato miliardi di dollari per donarli al governo iraniano. Dove sono le proteste?

    Nella guerra dello Yemen, l’Arabia Saudita, sostenuta dall’America, si impegnò in tattiche di fame contro civili innocenti. Dov'erano le proteste?

    La Cina ha rinchiuso circa un milione di musulmani uiguri nei campi di concentramento. Dove sono le proteste?

    Le forze islamiche stanno commettendo atrocità, tra cui uccisioni di massa, stupri e una versione moderna di schiavitù, contro i neri africani in Sudan e Nigeria. Dove sono le proteste?

    I curdi sono uno dei più grandi popoli senza autodeterminazione. Sono un popolo perseguitato a cui, a differenza dei palestinesi, non è mai stato offerto uno Stato proprio. Almeno un milione di curdi sono stati uccisi, torturati, feriti o deportati. Dove sono le proteste?

    Dopo l'attacco dell'11 settembre in cui furono uccise 2.800 persone, l'America e i suoi alleati uccisero 400.000 persone in Iraq e Afghanistan. Dov'erano le proteste?

    Quanto è ironico che gli studenti dei campus universitari utilizzino il loro diritto di protestare per insorgere contro l’unico paese del Medio Oriente che consente effettivamente ai suoi cittadini di protestare.

    Nascosti dietro maschere e kefiah, i manifestanti non si preoccupano del fatto che Hamas li appoggi. Non si rendono conto che se un gruppo terroristico radicale che ha commesso atrocità contro neonati e bambini sostiene la tua causa, forse è tempo di riconsiderare ciò che stai facendo.
    Doppi standard

    Poiché classificare qualcosa come antisemita può essere soggettivo, nel 2016 l’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) ha definito chiaramente cosa costituisce antisemitismo. Da allora la definizione è stata adottata da 42 paesi, compresi gli Stati Uniti. Un criterio è: “Applicare doppi standard richiedendo a Israele un comportamento non previsto o richiesto da qualsiasi altra nazione democratica”.

    Criticare semplicemente Israele non è antisemitismo, ma le persone che condannano Israele tendono a condannare solo Israele, indicando un doppio standard.

    A volte sentiamo lamentarsi del fatto che non si può criticare Israele senza essere accusati di antisemitismo. Questo è un argomento specioso. Naturalmente, criticare semplicemente Israele non è antisemitismo, ma le persone che condannano Israele tendono a condannare solo Israele, indicando un doppio standard che impone a Israele richieste che non fa a nessun altro paese.

    Privi di ogni preoccupazione per il benessere degli israeliani, i manifestanti chiedono che Israele si ritiri, lasci gli ostaggi a Gaza e ritorni a casa, in attesa di essere nuovamente attaccato. Il loro obiettivo finale è lo sradicamento di Israele. Non hanno chiesto lo sradicamento di nessun altro paese democratico e non negherebbero a nessun altro paese il diritto all’autodifesa. Questo è antisemitismo.

    Dopo l’attacco dell’11 settembre al World Trade Center, qualsiasi persona razionale capiva quanto sarebbe stato ingiusto e assolutamente stupido incolpare un musulmano a caso per quell’atto di terrorismo. Ma oggi, gli ebrei nei campus vengono regolarmente incolpati per qualsiasi cosa Israele faccia e che i loro compagni studenti percepiscono come inaccettabile. Questo è antisemitismo.

    I progressisti troverebbero giustamente impensabile chiedere ad uno studente cinese di denunciare la Cina, un Paese con atroci violazioni dei diritti umani; tuttavia, prima che agli studenti ebrei fosse permesso di unirsi a club e gruppi di difesa, è stato chiesto loro di denunciare Israele, perdendo di fatto parte della loro identità ebraica. Questo è antisemitismo.

    L'odio più illogico

    L’antisemitismo è l’odio più illogico.


    Gli ebrei sono le uniche persone che vengono attaccate perché vengono attaccate e le uniche persone che devono difendersi costantemente per difendersi. Gli antisemiti razionalizzano il loro odio sostenendo che gli ebrei sono responsabili della violenza contro se stessi.

    È vero che oggi Israele ha il governo più di destra della sua storia; tuttavia, se pensate che questo sia il motivo per cui non c’è pace, allora dovete spiegare perché non c’era pace quando era al potere il governo precedente, la coalizione più diversificata nella storia di Israele.

    Se pensate che il problema siano gli insediamenti, allora dovete spiegare perché non c’era pace prima che fosse costruito anche un solo insediamento.

    Se pensate che il problema sia l’esistenza di Israele, allora dovete spiegare perché gli arabi hanno commesso dei pogrom, tra cui uccisioni, mutilazioni e stupri su larga scala, ben prima che esistesse il moderno Israele. L'elenco dei pogrom negli anni '20 th secolo includono il pogrom di Tel Hai e Nebi Musa del 1920, il pogrom di Giaffa del 1921 e i pogrom del 1929 a Safed e Hebron.

    Se pensate che il problema sia il sionismo, allora dovete spiegare perché il primo pogrom arabo documentato ebbe luogo a metà del 1800, 25 anni prima dell'inizio del movimento sionista.

    Pensavamo che fossero finiti i giorni in cui venivano accettate le esternazioni pubbliche di antisemitismo da parte di personaggi come padre Coughlin e Henry Ford. Oggi, impunemente, gli studenti invocano sfacciatamente l’assassinio degli ebrei.

    Somiglianze inquietanti

    C’è una strana somiglianza tra gli eventi di oggi e quelli della Germania di nove decenni fa.

    Il figlio di Elie Wiesel, Elisha, ha recentemente paragonato la situazione odierna nei campus universitari all'esperienza di suo padre cresciuto nell'Europa orientale negli anni '30. Ha raccontato come suo padre ha dovuto attraversare la strada per sfuggire a una folla inferocita che accusava gli ebrei di genocidio. Oggi gli ebrei della Columbia e di altri campus devono evitare i manifestanti che inesorabilmente gridano invettive contro di loro. Infatti, stranamente, oggi è più sicuro indossare uno yarmulke ad Abu Dhabi che in molti campus americani.

    Nel 1938, all’Università di Vienna, i nazisti impedirono l’ingresso agli ebrei. Nei giorni scorsi, in America, i manifestanti hanno impedito agli studenti ebrei di andare a lezione.

    Il popolo ebraico non può permettersi di ignorare i segnali di pericolo. Quello che segue è un estratto scritto dal direttore di un giornale ebraico a Berlino nel 1933:

    “Non sottoscriviamo l’idea secondo cui Hitler e i suoi amici, ora finalmente in possesso del potere che hanno tanto desiderato, metteranno in atto le proposte che circolano sui giornali nazisti; non priveranno improvvisamente gli ebrei tedeschi dei loro diritti costituzionali, né li rinchiuderanno nei ghetti, né li sottoporranno agli impulsi gelosi e omicidi della folla. Non possono farlo perché una serie di fattori cruciali tengono sotto controllo i poteri… e chiaramente non vogliono intraprendere questa strada”.

    Ballare l'Hora in Italia
    L'ultimo giorno della mia vacanza europea del 2019, abbiamo visitato la Toscana e abbiamo visto la Torre Pendente di Pisa. Dal vivo, l'inclinazione era ancora più pronunciata che nelle immagini, ed era uno spettacolo meraviglioso.

    Abbiamo ballato proprio lì, in un continente dove così tanti sono riusciti a uccidere il nostro popolo, ma non sono mai riusciti a uccidere lo spirito ebraico.


    opo aver visitato la torre, abbiamo passeggiato per una piazza di Pisa e ci siamo imbattuti in un musicista di strada che suonava la fisarmonica. Con nostra sorpresa, stava suonando la canzone ebraica Hava Nagila .

    Cos'altro potremmo fare se non formare un cerchio e ballare la Hora . È stato un modo meraviglioso per concludere un tour che includeva gran parte della storia ebraica difficile da ascoltare.

    Quindi, abbiamo ballato proprio lì, in un continente dove così tanti sono riusciti a uccidere la nostra gente, ma non sono mai riusciti a uccidere lo spirito ebraico.

    Abbiamo ballato proprio lì, nella città di Pisa, perché avevamo appena visto che è possibile per una torre pendente resistere a tutte le forze esterne, sfidare tutte le aspettative e tuttavia non essere mai rovesciata.
    Marjorie Davis
  3. .
    Sack_of_jerusalem



    LA RESPONSABILITÀ DELLA CONDANNA DI GESÙ
    (Lettera aperta a un amico cattolico)



    Caro amico cattolico,
    Ho riletto la lettera pastorale del Cardinale Lienart-, che Ella ha fatto tradurre in italiano, e confesso che certe frasi mi hanno stupito. Accanto a molti nobili sentimenti, che fanno onore a Sua Eminenza. vi sono alcune affermazioni che hanno bisogno di rettifica.
    Lasciamo stare che la parola "deicidio" fa inorridire la mia coscienza di filologo, perchè non solamente per gli Ebrei e per i Musulmani, ma anche per gli antichi pagani, greci e romani, gli dei erano immortali per definizione e quindi la parola "deicidio" conterrebbe una contraddizione nei termini. E voialtri Cattolici, i quali credete che Gesù fosse insieme uomo e Dio, credereste che quando morì Gesù, morisse anche Dio? E che avvenne, in quei due giorni che Dio era morto? Le vacche smisero di partorire, i fiori di crescere, il sangue si fermò nelle vene degli uomini e i pianeti si arrestarono nelle loro orbite? Oppure l'Universo seguitò a funzionare anche senza ii Supremo Reggitore? Forse per forza d'inerzia? E se Gesù mentre era ancora vivo si disse abbandonato da Dio (Marco XV, 34; Matteo XXVII. 46), credete voi che durante questa temporanea dissoluzione dell'unione ipostatica; Gesù e Dio morissero separatamente? E non le pare che la parola "deicidio" sappia un poco di patripassianismo?
    Ma lasciamo stare questi problemi di linguistica e di teologia cattolica, e veniamo ai fatti storici'.
    II Cardinale chiama gli Ebrei "esecutori" della morte di Gesù. Gesù fu ebreo, fu condannato a morte da un magistrato romano in seguito a violazioni, vere o presunte, della legge romana, e fu crocifisso da soldati romani, i quali obbedivano agli ordini del medesimo magistrato romano. Eppure spesso si leggono passi di scrittori cristiani che trasformano i carnefici in Ebrei e qualche volta perfino Gesù in romano! Doppia fallace trasformazione! La quale in molti casi è dovuta semplicemente alla ignoranza e alla distrazione dello scrittore, ma in altri è frode intenzionale.
    I Romani in quel secolo crocifissero migliaia di Ebrei, Gesù fu uno fra tanti. Tra le migliaia vi saranno stati santi e peccatori, galantuomini e malandrini, ma tutti furono accomunati dal medesimo orribile e atrocissimo supplizio. Perciò a tutti dobbiamo inchinarci con con compassione e con reverenza.
    E i sacerdoti di Gerusalemme? Io non li voglio difendere di certo. Erano uomini rapaci e violenti, avidi di danaro e succubi dei Romani. Il Lienart con frase ambigua li chiama "capi responsabili del popolo ebreo". Respensabili a chi? Erano nominati dall’autorità romana, che li promoveva e destituiva a piacimento-. Il popolo ebreo li detestava come risulta da una canzoncina del tempo. Se dal 15 al 18 i Procuratori cambiarono Sommo Sacerdote ogni anno e poi lasciarono che Giuseppe detto Caipha rimanesse in carica 18 anni, se ne può dedurre che costui fu più docile dei suoi predecessori e più zelante nel contentare i padroni.
    Noi non abbiamo la sua versione dei fatti e non possiamo conoscere i suoi intimi sentimenti. Forse in cuor suo provava compassione per Gesù, suo connazionale. In questo caso paragonerei il suo stato d'animo a quello di Mussolini, il quale aveva già perdonato a Galeazzo Ciano e si era riconciliato con lui, quando dovette farlo condannare a morte da un tribunale italiano, perché prevedeva che altrimenti il governo hitleriano 1'avrebbe fatto morire ugualmente, e per di più avrebbe abolito quei pochi rimasugli d’autonomia lasciati fino allora al geverno di Salò e sottoposto l’Italia al regime feroce vigente in Polonia. Può darsi invece che Caiapha fosse spaventato per i tumulti di quei giorni che minacciavano il tranquillo godimento delle sue rendite, e che fosse furibondo per l'oltraggio fatto a un suo servo, al quale un discepolo di Gesù aveva tagliato un orecchio (Marco XIV, 47r. Ma qualunque fossero i suoi sentimenti, non avrebbe potuto comportarsi diversamente, se non voleva perdere subito il posto.
    E la folla gridò”Crocifiggilo”? Noi sappiamo che Pilato talvolta mescolava alla folla i soldati romani travestiti da Ebrei(Flavio G.AntXVIII,iii,2;GuerraII,ix,4). Può darsi che anche in questo caso si trattasse di soldati romani travestiti. Ma può anche darsi che fossero veri Ebrei.In questo caso sarebbero stati sadducei, perché così si chiamavano allora i Giudei ligi al Procuratore e al Sommo Sacerdote.Ma i Sadducei erano una piccola minoranza nella stessa Gerusalemme.
    Erano forse qualche centinaio di persone, appartenenti tutte alla classe dei ricchi. La popolazione Giudaica della Palestina e della Siria ammontava forse a qualche milione. Vi erano poi altri milioni di Ebrei che abitavano ad Alessandria d’Egitto, in Babilonia, in Persia, in Asia minore, a Cirene, a Roma.Tutti questi non seppero neppure dell’esistenza di Gesù se non alcuni decenni dopo, quando cominciò la propaganda cristiana fuori di Palestina .
    In quei tempi non c’erano né giornali né radio, né televisione. La maggioranza degli Ebrei di oggi discende da antenati che allora vivevano fuori di Palestina. Forse uno su diecimila può discendere da quei Sadducei che inscenarono quella dimostrazione fuori del Pretorio.
    E' un principio giuridico fondameatale che solo chi ha commesso un fatto deve essere punito e che non è lecito punire i figli per le colpe dei padri. Questo principio era riconosciuto anche nella Bibbia (Deuteronomio XXIV, 16; 2 Re XIV, 6; 2 Cronache XXV, 4). Nel diritto greco fu introdotto nel IV secolo a. C. e oramai accolto nelle leggi di tutti i paesi civili, essendo conforme alla ragione, alla carità e alla giustizia.
    Fin qui per quel che riguarda la giustizia umana. Per La giustizia divina, il Pentateuco asserisce che Dio punisce 1'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione e si dimostra misericordioso fino alla millesima
    generazione verso coloro che osservano i comandamenti (Esodo XX, 5; XXXIV, 7 ; Numeri XIV, 18 ; Leuteronomio V, 9). Poiché ogni giorno si vedono giusti tribolare e iniqui godere dei frutti delle loro ruberie, e poichè non era stata
    ancora introdotta tra gli Ebrei la credenza nella vita eterna, queste minacce e promesse erano necessarie per dare una sanzione ai comandamenti delta Torà si osservi tuttavia che la punizione è limitata alla quarta generazione (poco più
    d'un secolo).
    Ma Ezechiele (cap XVIII) col suo vivo senso di giustizia, stabilisce che anche le punizioni divine sono limitate alla persona che pecca, e che i figli non paghino mai per le colpe dci padri. Fa meraviglia tra i Cristiani del Medio Evo siano giunti a tal segno d'ingiustizia e di barbarie da voler abolire non solo le massime d'Ezechiele, ma persino quelle del Pentateuco, facendo le punizioni divine perpetue punendo i figli per le colpe dci padri. Questo è un difetto del Cristianesimo che il Concilio dovrebbe e1iminare
    E di Pilato che dobbiamo pensare? Pilato è descritto da un contemporaneo come uomo "di natura iinflessibile, prepotente, brutale, il quale durante la sua aimninistrazione era stato reo di venalità, di violenze, di ruberie, di maltrattamenti, di insolenze, di frequenti uccisioni -senza processo, e d'infinite e insopportabili crudeltà" (Filone Leg. Ad Gal urn XXXVIII7, 30 1-302). Gli Evangelisti si sono proposti il compito contraddittorio di esonerare la reputazione di Pilato e di proclamare l'innocenza di Gesù. A ogni modo, pare che Gesù fosse processato regolarmente. Considenamo la posizione del Procuratore: Moltissini Giudei erano ostili ai Romani. Nei decenni precedenti c'erano state numerose insurrezioni e altre dovevano scoppiare in seguito fino alla gran guerra del 66-73. Molti Giudei sognavano l'indipendenza nazionale, molti la restaurazione della dinastia davidica, molti non riconoscevano altro sovrano che Dio- Queste tre dottrine erano corroborate da molti luoghi delle Sacre Scritture ebraiche, ma tutte e tre erano alto tradimento ai sensi della Lex Julia maiestatis.
    Ora Gesù, se dobbiamo credere ai Vangeli: 1) aveva proclamato imminente il regno di Dio: 2) era entrato trionfalmente in Gerusatenune, accolto da grida "Osanna al figlio di David! Benedetto il regno di David!"; 3) era
    entrato nel recinto del Tempio e aveva cacciato i venditori di colombe e rovesciato le tavole dei cambiavalute; 4) aveva armato un discepolo, il quale aveva tagliato un orccchio a un servo di sacerdoti.
    I primi due reati erano evidenti violazioni della Lex Julia e portavano automaticamente La pena di morte. Questa era eseguita di solito con la crocifissione, quando i rei erano schiavi o provinciali di condizione umile che non avevano la cittadinanza romana. Anche gli altri due reati sarebbero puniti in quatunque Stato antico o moderno.
    Si può osservare che Tiberio era severissimo nell'applicare la Lex Julia: Cremuzio Cordo, Sesto Vistilio, Considlo Proculo, Mamerco Scauro furono condannati. a morte per reati meno gravi di quelli di Gesù. Si può osservare che Pilato
    era uomo violento e crudele, come si è detto di sopra. Si può osservare che in quei giorni c'era stata un'insurrezione (secondo Maro XV, 7) e il Procuratore poteva temere nuova rivolta generale e sentire la necessità di far presto. Si può
    osservare che la formula di Gesù "regno di Dio" era identica a quetla di Giuda di Galilea, e Pilato non era tenuto a distinguere. Ma neanche con altro governatore più mite Gesù l'avrebbe fatta franca.
    Diceva il Maresciallo Lyautey: "Mi è sempre parso strano che Pilato aspettasse tre anni prima di fare arrestare Gesù.
    Questi aveva percorso il paese predicando, arringando te turbe, guarendo i malati. In Oriente chiunque provoca assembramenti dev'essere sorvegliato Quando ero Presidente Generate al Marocco mi facevo sempre riferire ciò che quei mullah e ulema girovaghi dicevano al popolo. I più erano individui innocui, qualcuno era debole di mente. Ma qualche altro poteva avere l'ardore di Maometto e diventare il profeta d'una idea nuova. Uomo così fatto era Gesù. Il govenatore romano in Giudea non poteva tollerare uno che andava dicendo al popolo: Sapete che i principi dei pagani li tirannegiano e che i grandi li dominano, ma non sarà cosi tra voi (Matteo XX, 25-28). Questi sono discorsi pericolosi.”
    II Maresciallo, che per la sua esperienza come governatore di paesi orientali poteva capire meglio la situazione politica della Giudea sotto Pilato, prosegue dimostrando il contenuto sovversivo,rivoluzionario, antiromano della predicazione cristiana. Questo contenuto, in parte mascherato nei Vangeli cento volte corretti in senso filoromano e antigiudaico, risulta più chiaro nell'Apocalisse la quale, essendo incomprensibile al volgo, sfuggì meglio alle correzioni.
    Nell'Apocalisse Roma è la gran meretrice, ubriaca del sangue dei santi.
    Errore frequente è il credere che Gesù subisse due processi e due giudizi, l'uno dinanzi al Sinedrio e l'altro dinanzi a Pilato, oppure che fosse condannato dal Sinedrio e che la condanna fosse ratificata da Pilato. Queste ipotesi sono contrarie al buon senso, alla prassi romana e al testo dei Vangeli. Un secondo processo presuppone che il condannato sia ricorso in appello, o (in caso d'assoluzione) che vi abbia ricorso l'accusatore. Ma Gesù non si appellò, nè fu assolto dal Sinedrio. Oltre a ciò, l'appello era ammesso solo a Cesare (Atti XXV. 11). Oltre a ciò, solamente i cittadini romani potevano appellarsi. L'ipotesi che una condanna del Sinedrio avesse bisogno di ratifica del Procuratore è contraria al diritto di quei tempi. Oltre a ciò, se Gesù fosse stato condannato da un tribunale ebraico, sarebbe stato lapidato, e non crocifisso. Oltre a ciò, la sentenza avrebbe dichiarato quale violazione della legge ebraica egli aveva commesso. Invece il titulus della Croce indicava una violazione della Lex Julia. Oltre a ciò, Pilato non avrebbe mai prestato soldati romani per eseguire una sentenza d'un tribunale indigeno Oltre a ciò, molti particolari (seduta notturna, alla vigilia d'una festa, ecc.) sono contrari alla procedura ebraica dei processi dinanzi al Sinedrio.
    La soluzione del problema fu trovata dall'Husband il quale aveva studiato i papiri trovati in Egitto e acquistato una conosccnza della procedura romana nelle provincie, che il Rosadi non aveva. I tribunali indigeni oltre alla funzione di
    giudicare le cause di loro competenza, potevano anche istruire i processi da presentare al governatore. Questo fece il Sinedrio. Sottopose Gesù ad un interrogatorio preliminare per accertare se fosse il caso di sottoporlo al giudizio di Pilato. I sacerdoti non accertarono nessuna violazione della legge ebraica e non pronunziarono nessuna sentenza. Per questo interrogatorio non si richiedevano tutte le formalità prescritte per i veri giudizi. I sacerdoti, accertato che il caso era
    grave, presentarono un atto d'accusa (Matteo XXVII, 13: Marco XV, 3; Limo XXIII, 2), e non una sentenza da ratificare. La sentenza la pronunziò Pilato in base alla legge romana e la fece eseguire da soldati romani. Secondo i Sinottici (Matteo XXVII, 12, Marco XV 2, Luca XXIII. 3) Gesù interrogato da Pilato dette una risposta ambigua. Secondo Timoteo VI, 13, confessò. Ad ogni modo, non negò Al area XIV, 58 eMatteo XXVI, 61, dicono che falsi testimoni l'accusarono d'aver detto che avrebbe distrutto e riedificato il Tempio. Ma secondo Giovanni II, 19 Gesù, avrebbe detto veramente una frase molto simile. Checche sia di ciò, per gli atti atti più gravi che abbiamo elencato e che furono compiuti in pubblico. i testimoni non potevano mancare. Lacondanna era inevitabile.
    I Sacerdoti obbedivano agi ordini cli Pilato, e Pilato obediva agli ordini di Seiano e di Tiberio, ma questa non è una giustificazione, come non è una giustificazione per Eichmann 1'avere obbedito agli ordini di Himmler e di Hitler.
    Né io, considerando che Tiberio, Seiano, Pilato e presumibilmente il centurione e i soldati, erano italiani, mi abbasserò a dire che i "deicidi" o i "cristicidi" sono gli italiani. Sarebbe una ritorsione troppo facile. Abbiamo gia detto che le colpe sono sempre individuali. Neanche bisogna accusare dei delitti di Hitler tutto il popolo tedesco, ma solamente coloro che vihanno partecipato.
    Mi viene in mente la seconda favola di Fedro, il lupo dice all'agnello "Tu m'intorbidi l’acqua". "Ma come è possibile,se io mi trovo a valle?" "Sei mesi fa tu dicesti male di me". "Ma se non ero ancora nato". "Se non fosti tu, sarà stato tuo padre". Così fatti sono gli argomenti di coloro che accusano gli Ebrei.
    Per dimostrare la confusione che s’incontra talvolta negli scritti dei Cristiani si possono citare i versi di Iacopone da
    Todi:
    Crucifige! Crucifige
    Omo che se fa rege,
    secondo nostra lege,
    contraddice al Senato.
    Quale legge? L'ebraica o la romana? E quale Senato ? II Sinedrio o il Senato di Roma? Nessun comandamento della legge ebraica proibisce di farsi re. Anzi gli Ebrei ebbero molti ne, da Saul ad Agrippa. Ma l'uome che si fosse fatto re
    avrebbe certo violato la Lex Julia, esponendosi alla pena di morte. Se le turbe avessero detto davvero "secondo nostra legge", avremmo la prova che erano Romani travestiti.
    Gesù non aveva violato nessun precetto della legge ebraica. Del resto in cose di religione gli Ebrei erano piuttosto tolleranti. Sadducci, Farisei, Esseni, discepoli di Gesù si recavano a pregare nel medesimo Tempio e nelle medesime
    sinagoghe, e vi godevano anche di una certa libertà di parola (maggiore di quella che c'è oggi nelle sinagoghe e nelle chiese).
    Riconoscendo che Gesù aveva violato la legge romana, non si vuole certo gettare un'ombra sull'altezza dei suoi ideali.
    Anche Pisacane, Oberdan, Sauro, Battisti furono condannati secondo la lettera delle leggi borbonicihe e austriache.
    Eppure noi li veneriamo come martiri gloriosi. Gesù fu un martire ebreo giustiziato dai Romani. Fu una vittima dell'imperialismo. Cose simili sono sempre accadute quando una nazione ne opprimeva un'altra. Credo che Lyautey, Graziani, Kitchener, se si fossero trovati nei panni di Pilato, avrebbero condannato Gesù. Non parliamo poi delle repressioni russe in Ungheria, delle stragi fatte dai Tedeschi in Italia, ecc.
    Bisogna anche protestare contro l'asserzione che la Crocifissione fu voluta da Dio e che quindi gli uomini (gli Ebrei secondo il Lienart, i Romani secondo la verità storica) non furono che gli esecutori. Per chi crede in Dio, ogni avvenimento è voluto e permesso da Dio. Per chi crede nel Fato degli Stoici, tutto è conforme al Fato. Per chi crede nel caso fortuito, ogni fatto è prodotto dal Caso. Ma queste
    teorie metafisiche non debbono esimere il poliziotto o lo storico dal ricercare le responsabitità individuali. Citiamo qui la soluzione del problema che dà la Mishnà: Tutto dipende dlla volontà di Dio, fuorchè gli atti dell'uomo, i quali dipendono dal suo libero arbitrio.
    Che direbbe Lei caro amico cattolico, se qualcuno 1'accusasse di aver ammazzato Lincoln, e poi soggiungesse a mo’ di scusa : "La morte di Lincoln fu voluta da Dio e il Signor X. non fu che l'esecutore" ? Io credo che respingerebbe questo
    perdono ipocrita. Strana è anche l'asserziene del Lienart che la causa della morte di Gesù sta nei peccati di esso Cardinale e dei suoi contemporanei, come se un fatto d’oggi potesse causare un fatto di quasi duemila anni fa.
    Altro cumulo di inesattezze l'asserzione che l'errore d'Israele fosse di aver pensato di salvarsi solo coll’osservare i precetti della Legge, mentre invece La salvezza è un dono di Dio, che si ottiene mediante la fede. Vediamo di chiarire un po' questa confusione.
    Nell'Antico Testamento il termine "salvezza" significa liberazione da un pericolo, da un nemico, da un oppressore.
    Nessun Ebreo ha mai dubitato che Iddio, come ha salvato gil Ebrei dalle mani degli Egiziani, così ha salvato i Romani da Annibale, i Greci da Serse, le colombe dai falchi e le mosche dai ragni.
    Nell’uso cristiano “salvezza” si riferisce alla vita eterna. Ma nell'Antico Testamento non ci sono se non pochi accenni alla vita eterna Questa dottrina fu poi sviluppata nel libri ebraici apocrifi, nel Nuovo Testamento e nel Talmud. Sulla questione di chi sarà ammesso alla vita eterna ci sono opinioni varie, cosi tra i Cristiani come tra gli Ebrei Tra gli esclusivisti cristiani si può citare S. Gipriano, S. Agostino, S. Fulgeuzio, Dante; i quali condannano all’inferno tutti i non
    cristiani. Tra i Cristiani più equi e generosi citiamo Giustino Martire, Clemente Alessandrino e Zwingli, etc che ammettevanola salvezza anche per i pagani e il Cardinale Gushing, che ha condannato certi Gesuiti chesostenevano la dottrina esclusivista. Tra gil Ebrei Rabbi Eliezer negò che i pagani possano partecipare al mondo futuro, ma Rabbi Joshua, Mosè Maimonide e la maggioranza dei rabbini vi fanno partecipare anche i giusti pagani. A questa opinione aderì anche Elia Benanzegh colla sua dotitrina dei Noachidi.
    Sarebbe bene che il Concilio condannasse La dottrina esclusivista portando anche il Cattolicesimo a quell'Universalismo che è proprio del Giudaismo, deIl'Islam e del Buddismo.
    Quanto ai mezzi per ottenere la vita eterna, è noto che Gesù (Luca X, 25-37) e suo fratello Giacomo (se è sua la lettera che gli si attribuisce) li fanno consistere nelle opere, e invece Paolo e Lutero nella fede. La dottrina di Gesù è superiore a quella dl Paolo, perchè non è giusto fare un merito d'una opinione. Superiore all'una e all'altra mi pare la dottrina di Antigono di Sokho (un savio dell'età maccabaica): "Non siate come semi che servono il loro padrone per ricevere una ricompensa, ma siate come semi che servono il padrone senza curarsi della ricompensa. E che il timor del Cielo vi accompagni" (PirktAboth 1, 3). In altre parole, obbedite ai comandamenti della Legge senza curarvi della vita eterna o di altro premio. Fais ce que dois, advienne que pourra. Le decisioni di Dio sono imperscrutabili. In questo modo la religione è liberata da ogni motivazione egoistica.
    II Card. Lienart non può certo rimproverare a Israele di essersi "allontanato" dal Cristianesimo. Caso mai potrebbe rimproverargli di essere rimasto fermo alla religione dell' Antico Testainento e di non avere accettato le molteplici innovazioni introdotte da S. Paolo, dai Padri Apostolici, da Origene, dai Concilii e dai Papi.
    Si può approvare senza riserva la condanna del razzismo pronunziata dal Cardinale e ricordare a questo proposito le parole di Amos LX, 7: "Non siete voi per me come i figli degli Etiopi, o figli d'Israele? Dice l'Eterno. Non ho lo fatto
    uscire Israele dalla terra d'Egitto, come i Filistei da Caftor e gli Aramel do Kir?" Vale a dire che Dio non fa distinzione nè di razza nè di religione.
    Bisogna lodare e ringraziare il card. Lienart per i suoi sentimenti generosi e per essersi adoperato a favore degli Ebrei.
    In particolare mi piace la frase della lettera pastorale: "Sappiamo che, malgrado la diversità delle razze, facciamo tutti parte della specie umana, creata da Dio nell'unità, che tutti gli uomini sono nostri fratelli e che tutti hanno diritto al
    nostro rispetto e al nostro amore". Tuttavia mi pare che questa lettera pastorale contenga anche alcune inesattezze che, come ebreo, non potevo lasciar passare senza rettifica.
    Cordiali saluti.
    Suo Marco Treves


    (estratto do "La rassegna Mensile di Israel" Base. 9- 1964 - Roma)
  4. .
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    Nella storia del pensiero ebraico Isaac Luria rappresenta una pietra miliare. Luria fu l’ autore di una rivoluzione di pensiero e il promotore di un movimento culturale che cambiò il volto all’ebraismo, lasciando dei segni che ancora oggi sono profondamente presenti, persino nella realtà politica quotidiana. Nella sua vicenda personale Luria fu un personaggio ascetico e riservato, l’ elaboratore di una dottrina mistica nuova che solo in minima parte mise personalmente per iscritto. Ma l’impatto delle sue idee sul mondo ebraico fu violento e decisivo. Fino ai suoi tempi la qabbalàh, la mistica ebraica, era stata patrimonio di circoli riservati e di cultori specialistici, costituendo, per quanto sempre più rispettata nel passare dei secoli, una dottrina marginale nell’ esperienza religiosa ebraica; con Luria la qabbalàh diventò la dottrina quasi ufficiale dell’ebraismo, la cornice teorica nella quale era necessario inserire, affinchè potesse ricevere un senso più profondo, reale e compiuto, tutta la vita rituale che gli ebrei conducevano. La qabbalàh secondo gli insegnamenti di Luria dette agli ebrei la possibilità di riconoscere nella loro vita religiosa una forza di trasformazione del mondo, e lo strumento pratico e potente dato ad ognuno per affrettare la palingenesi messianica. Come teoria interpretativa della storia e della realtà ebraica, in un momento storico di transizione particolarmente difficile, il pensiero di Luria si impose su tutto il mondo ebraico dando luogo ora alla formazione di gruppi di élite di studiosi mistici, ora accendendo speranze messianiche di violenza sinora inaudita, e quindi -dalla disillusione e dal ripensamento sugli effetti di questi movimenti- a intensi fenomeni di rinascita religiosa, come il Hassidismo. Come dottrina dinamica e potenzialmente rivoluzionaria il pensiero di Luria è probabilmente uno dei maggiori responsabili delle pulsioni e delle tensioni al rinnovamento religioso e politico che hanno agitato l’ebraismo in questi ultimi secoli, e non ultimo nella maturazione di molte coscienze al problema del sionismo politico, sia nel senso dell’accettazione che nel senso del suo rifiuto radicale.
    Isaac Luria Ashkenazi (= "il tedesco", per sottolineare un’origine piuttosto atipica nella terra d’Israele del suo tempo), è noto anche con l’acronimo ‘A.R.I. (= "il leone", forse sigla di ‘Ashkenazi Rabbì Isaac, oppure, al posto del primo termine, ‘Adonenu, "il nostro signore", o addirittura ‘Eloqì, "il divino", nel senso che riuscì a svelare i segreti della realtà divina). Nacque a Gerusalemme nel 1534; il padre Salomone Luria, morì precocemente; della madre si sa che era di origine italiana. Il fratello della madre, Mordekhai Franses, viveva in Egitto e si era arricchito appaltando l’esazione delle tasse; la madre lo portò in casa dello zio in Egitto quando era ancora bambino, forse a sette anni, e qui fu educato da maestri illustri come David ibn Zimra e Betzalel Ashkenazi. Si distinse presto per il suo ingegno negli studi. A quindici anni sposò la cugina e cominciò a mantenersi con dei commerci; sono stati trovati recentemente dei documenti che provano che anche negli ultimi anni della sua vita Luria proseguì alcune attività commerciali; stranamente l’unico testo autografo di Luria pervenutoci non riguarda la mistica, ma la vendita di un carico di grano. Intanto maturò la sua passione per gli studi cabalistici, che lo portarono ad esperienze di progressivo isolamento (un dato biografico piuttosto atipico nella tradizione religiosa ebraica). Arrivò ad appartarsi in una piccola abitazione in un isoletta del Nilo, che era di proprietà del suocero, riunendosi alla famiglia soltanto di Sabato, quando, secondo i racconti agiografici, si limitava a parlare solo con sua moglie, e in lingua ebraica. Questo comportamento creò subito intorno a lui un alone di leggenda, che talora rende difficoltosa la ricostruzione esatta della biografia. Ad esempio, si dice che questo isolamento, si protrasse per sette anni, ma è difficile verificarne la durata reale e la collocazione esatta nel periodo del soggiorno egiziano. Alcune fonti ulteriormente leggendarie parlano di apparizioni e rivelazioni personali del profeta Elia; ma in fonti più aderenti alla realtà Luria stesso spiega la profondità della sua dottrina non come rivelazione superiore, ma come risultato di una applicazione intellettuale più intensa. Altre leggende attribuiscono a Luria, fin dall’età giovanile la capacità di riconoscere in ognuno dei suoi interlocutori "le radici della sua anima", cioè le tracce di precedenti trasmigrazioni. A trentacinque anni Luria decise di abbandonare il suo riserbo e di tornare in terra di Israele dove si unì al gruppo dei mistici che avevano creato a Safed, in Galilea, un centro vitalissimo di studio e di elaborazione dottrinale. Sembra che in particolare Luria fosse interessato a conoscere MoshèCordovero, il grande cabalista di origine spagnola, e di apprenderne personalmente la sua interpretazione al libro fondamentale della tradizione mistica, lo Zohar, che già era stato al centro degli interessi culturali di Luria per molti anni; il rapporto con Cordovero fu però molto breve, per la morte precoce di quest’ ultimo. Dopo la morte di Cordovero, e dopo aver superato resistenze personali e un’ iniziale opposizione dello stesso suo maestro ibn Zimra, anch’egli trasferitosi a Safed, Luria iniziò con cautela e lentezza a divulgare la sua teoria. Soltanto negli ultimi mesi della sua vita, cioè nel breve spazio di tempo tra l’arrivo a Safed e la sua morte (durante un’ epidemia, il 15 Luglio del 1572), rivelò la sua dottrina ai suoi discepoli. Talora teneva omelie pubbliche nella sinagoga ashkenazita di Safed, ma preferiva diffondere il suo insegnamento a un gruppo più ristretto di discepoli, che si valuta intorno alla trentina di persone. In realtà furono in molti ad accorrere ad acoltarlo, ma pochi a seguirlo fino in fondo; una leggenda un pò ironica racconta del grande ritualista e cabalista Josef Caro -con il quale peraltro Luria aveva ottimi rapporti personali - che si addormentava appena Luria iniziava a parlare; il che veniva spiegato da Luria come una incompatibilità dell’ anima di Caro a penetrare in determinati livelli della dottrina nascosta. Un elemento distintivo della personalità di Luria è la scarsità di opere scritte da lui stesso; ci rimangono solo degli scritti mistici relativamente marginali, come un commento a un libro dello Zohar, e una raccolta di meditazioni sulle preghiere, che non espongono i fondamenti della sua dottrina successiva. Peraltro Luria fu anche poeta religioso, e scrisse in lingua aramaica alcuni canti che in forma semplice e suggestiva espongono alcuni concetti mistici essenziali (non specificamente la sua dottrina), e che ancora oggi accompagnano le celebrazioni liturgiche (del Sabato in particolare), anche domestiche. Luria preferiva invece trasmettere la sua dottrina oralmente, riconoscendo la sua incapacità a mettere per iscritto le idee che gli nascevano in forma esplosiva e prorompente, senza ordine logico, talora in evoluzione e in contraddizione (il che almeno in parte spiega l’origine di sistemi differenti tra i suoi discepoli). Tra gli allievi scelti che prendevano appunti ebbe un’ importanza particolare Chajim Vital Calabrese (di una famiglia di recente immigrazione italiana) che raccolse e ordinò per iscritto la dottrina di Luria.
    I discepoli di Luria lo considerarono come un operatore di miracoli; un’opera dettagliata, "le lodi dell’ARI" ne raccoglie le storie. Fu identificato dagli allievi, probabilmente sulla base di sue ammissioni personali, come il "messia figlio di Giuseppe", una figura mitica della tradizione ebraica, che deriva da uno sdoppiamento della figura messianica. La leggenda dice che lo stesso Luria era cosciente di questa sua identità, e ne aveva fatto cenno ai suoi discepoli, che però non avevano colto l’allusione in quel momento. Il concetto di "messia figlio di Giuseppe" nacque storicamente sotto il peso delle sconfitte dagli ebrei da parte dei Romani; l’idea è che prima del trionfo del messia definitivo, appartenente alla stirpe di David, un altro messia, della stirpe di Giuseppe, avrà lo scopo di preparare la redenzione, ma verrà ucciso dalle forze del male. In sostanza l’attributo di messia figlio di Giuseppe è una sorta di titolo eccezionale che nel corso della storia fu autoattribuito, o attribuito da fedeli entusiasti a particolari personalità cui si riconobbe un ruolo decisivo nella preparazione e nell’avvento dell’era messianica.
    Tutto questo si spiega tenendo presente il ruolo storico del pensiero lurianico. La sua dottrina mistica si presenta infatti come una novità sostanziale rispetto al pensiero precedente e anche rispetto a quello contemporaneo, con particolare riferimento agli insegnamenti di Mosè Cordovero, di cui Luria stesso era stato discepolo. Il pensiero successivo generalmente si astenne dal tentativo di trovare un accordo tra Cordovero e Luria, e la contraddizione fu risolta tenendo gli ambiti separati nettamente: come se i due pensatori si fossero occupati di diversi piani della realtà, o come se Cordovero avesse presentato una sorta di interpretazione "semplice" della realtà, a differenza di quella di Luria, che invece costituiva la dottrina più interiore e profonda.
    Il pensiero mistico di Luria si esprime in forma di mito, con rappresentazioni e avvenimenti che mostrano in forma simbolica la realtà astratta dei mondi superiori. Il nucleo della dottrina lurianica è nella interpretazione della storia universale, dalla creazione del mondo all’opera rigenerativa finale dell’uomo; si condensa in un processo in tre tempi essenziali, che sono espressi da tre parole chiave: tzimtzùm, sheviràh, tiqqùn. Lotzimtzùm, o contrazione, rappresenta il momento iniziale e primordiale della creazione. La realtà divina originaria che riempiva tutto con la sua luce, dovette contrarsi, ridursi, lasciare una sorta di vuoto centrale per consentire al mondo uno spazio. La diffusione dell’energia creatice avvenne attraverso stadi di materializzazione progressiva, nel corso dei quali la luce fu in parte riflessa e in parte trasmessa verso i mondi in creazione. Diversi "contenitori" riuscirono a frenare a vari livelli e solo in parte questo processo, fino al punto della loro rottura (sheviràh) che produsse frammenti che si sparsero in tutto il creato, divenendo preda dell’ "altro lato", il male, con il quale si mescolarono. Questo incidente cosmico primordiale non fu dovuto al caso, ma un evento deciso intenzionalmente. Una creazione fatta di pura emanazione avrebbe prodotto un mondo tutto buono e uomini simili a creature angeliche. In un mondo siffatto non vi sarebbe stato posto per la responsabilità dell’ uomo, nessuno spazio di scelta tra bene e male, e quindi nessuna possibilità di elevazione umana ai massimi livelli di perfezione. Invece, spiega Luria, la rottura dei "contenitori" mescolò il bene al male, in modo che nulla al mondo fosse privo dei due opposti. Scopo dell’ uomo a questo punto è di selezionare le scintille buone sparse dovunque e riportarle alla loro radice perfetta. Ciò si realizza mediante un retto comportamento, che per l’ebreo si identifica nell’ osservanza delle norme tradizionali, nella forza rigeneratrice del pentimento, nel forza collettiva di riscatto dalla colpa. Il ruolo personale si rispecchia e confluisce in quello collettivo, con particolare riferimento alla comunità d’Israele, che proprio per questo motivo è dispersa in tutto il mondo, allo scopo di poter recuperare ovunque le scintille divine sparse per il creato. Questa analisi della creazione si ripropone in termini analoghi nella concezione di Luria sulla natura dell’anima umana. Il sistema lurianico ha semplificato l’ antica concezione cabalistica delle 10 Sefiròth, gli aspetti della realtà divina che si rivela progressivamente al mondo, semplificando in cinque livelli le configurazioni sefirotiche. Da questi cinque livelli emanano cinque livelli diversi di anima, presenti in ogni persona. Tutte le anime sono state create contemporaneamente, ma la loro discesa nel mondo materiale è stata confusa dal peccato di Adamo; per cui ovunque vi è una confusione di anime a tutti i livelli e di tutte le qualità; la parte inferiore o negativa dell’anima viene definita la "scorza". Le anime poi passano di corpo in corpo, in un lungo processo di purificazione: Luria in questo modo ripropone la teoria della trasmigrazione delle anime, che nell’ ebraismo antico non fu mai espressa esplicitamente, mentre a partire dal Medioevo venne sostenuta ed esposta da diversi autori, per quanto in modi e con finalità molto differenti. Nasce da questa impostazione anche un tipo particolare di kabbalàh che viene detta "pratica", termine che altrove è sinonimo di magia, ma che qui identifica soltanto le speculazioni e le procedure (come ordini particolari di preghiere) che devono identificare in ognuno le radici delle proprie anime e la possibilità di liberarle dalle loro "scorze". Attraverso le due direttrici primarie, quella del comportamento, che opera la selezione delle scintille divine, e quella della liberazione delle anime, si promuove e si accellera il grande processo di redenzione. La restaurazione (tiqqùn) dell’ordine primitivo è lo scopo finale di questo processo, che porta redenzione al popolo d’ Israele, all’umanità e al creato intero. In questa chiave la dottrina di Luria collega in un’unica sequenza le speculazioni teoriche sulla creazione del mondo con il problema dell’ origine del male e con la realtà esistenziale del popolo ebraico e del suo ruolo nella creazione. Si viene ad attribuire all’ impegno religioso di una comunità un ruolo che va ben aldilà dell’ accettazione di una disciplina morale, o di un patto religioso con il Creatore; si passa ad un impegno essenziale per ricomporre l’unità della creazione. Per questo Luria semina i germi di una irrequietezza religiosa e politica, riproponendo e spiegando in termini radicali di rigenerazione cosmica l’antico concetto ebraico di salvezza politica.
    Nota bibliografica
    G. Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica, Il Saggiatore , Milano 1965, in particolare il capit. VII; id. La Cabala, Ediz. Mediterranee, Roma 1984, in particolare pp. 132-147, e 422-430.
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    La comoda scappatoia dell’”islam politico”


    di islamicamentando ·
    di Niram Ferretti


    Tutte le volte che un musulmano agisce in modo violento, sia che pratichi il jihad, sia che pratichi il taharrush, subito, in modo particolare relativamente al jihad, sentiamo dire da altri musulmani o da chi musulmano non è, ma conosce “a fondo” l’Islam, che si tratterebbe di una “distorsione”, che l’Islam che uccide in nome di Allah, sarebbe, “Islam politico”.

    Il problema di questa affermazione, ormai gettonatissima non solo in ambito accademico ma anche nel parlare comune, consiste nell’istituire una divaricazione tra religione e politica, che nell’Islam non si è mai avuta.

    Parlare di “Islam politico” è fare uso di una superfetazione. l’Islam nasce a Medina, e non alla Mecca, quando Maometto, da semplice predicatore, divenne a tutti gli effetti un capo politico, un signore della guerra. L’Islam si dà, dunque, all’origine, come realtà teopolitica e non come religione che solo in seguito, per una serie di fattori estrinseci si sarebbe “contaminata” con la politica. Va inoltre detto che è l’Islam stesso, non “l’Islam politico” ad affermare di essere l’unico e orignario messaggio di salvezza per l’umanità e che ebraismo e cristianesimo, per restarare alle religioni abramitiche, a cui l’Islam afferma di appartenere, sono religioni superate, decadute.

    Volere fare credere, in buona o cattiva fede, che i gruppi jihadisti contemporanei, il cui proliferare ha la sua matrice principale nella Fratellanza Musulmana di Hassan al Banna, fondata al Cairo nel 1929, siano una realtà priva di qualsiasi rapporto con l’Islam nella sua specificità, è del tutto furviante, perchè se è vero, come è vero, che il jihad nella accezione offensiva e aggressiva contemporanea venne sostanzialmente rinvigorito dagli anni ’30 in poi del Novecento, e se è vero come è vero, che esso ha mututato prestiti e instaurato simpatie con estremismi ideologici occidentali, come il fascismo, e il nazismo, senza disdegnare innesti trozkisti e persino cheguevaristi come nel caso di Alì Shariati, il jihad è nell’origine stessa dell’Islam, nella creta di cui è impastato.

    Il radicalismo islamico non è dunque un fenomeno recente, o meglio è recente solo ed esclusivamente in merito al suo riproporsi con persistenza, fatto che ha, indubbiamente, delle concause: l’affermarsi sempre più perentorio dell’Occidente, dei suoi valori, della sua forza, e, come reazione, lo straniamento, la paura e l’avversione nei suoi riguardi da parte del mondo musulmano, quello maggiormente legato all’ortodossia religiosa, che ha vissuto l’affermarsi occidentale come una vera e propria aggressione a ciò che esso rappresentava e rappresenta, come un tentativo di umiliarlo, di snaturarlo, e infine di soppiantarlo.

    Uno dei maggiori teorici della rinascita islamica del jihad, Sayyid Qutb, reputava la modernità, con la sua prorompente carica espansionista e intrinsecamente secolare, una minaccia enorme alla natura stessa dell’Islam, al suo ubi consistam, minaccia che andava contrastata senza mezzi termini, combattendola con tutti i mezzi a disposizione. Le armi maggiori, il combattente musulmano le avrebbe trovate nel Corano e nelle gesta di Maometto, esempio perfetto per tutti i musulmani pii. Ed è ancora lì che i jihadisti, e i rigoristi, a cui i talebani appartengono, le trovano oggi.

    Non bisogna quindi mai dimenticare che nell’Islam in quanto apparato teopolitico è consustanziale la lotta nei confronti degli infedeli, e, insieme ad essa, la loro soggiogazione, come è reso esemplarmente chiaro dalla sura 9, quella che secondo il Sahih di al Bukhari, hadith n. 4329, fu l’ultima a essere rivelata al Profeta, la quale inizia con l’abrogazione unilaterale di tutti gli accordi di pace stipulati precedentemente con i miscredenti. A chi non era attivamente coinvolto nella lotta contro Maometto e i suoi seguaci veniva e viene (per chi desidera applicarla alla lettera ancora oggi) concesso solo un breve periodo di grazia. Al termine dei mesi sacri, Maometto e i suoi avrebbero dovuto uccidere tutti gli infedeli.

    Questo, naturalmente non significa che tutti i musulmani siano potenziali assassini, ma che la violenza praticata dai jihadisti è perfettamente legittimata ab origine, non è un incidente di percorso successivo, una sua aggiunta estrinseca deformante.

    E’ l’Islam a fare problema, non “l’Islam politico” il comodo avversario che si vorrebbe declassare a corpo estraneo, a degenerazione. Affermarlo significa semplicemente e con rigore, riconoscere la realtà, offrendo una diagnosi, non una condanna o una demonizzazione.

    Una diagnosi che l’Islam stesso necessiterebbe di prendersi in carico con la franchezza necessaria, proponendo, se riuscirà a farlo, una eventuale cura, se no continueremo sempre a sviare e a sviarci dalla realtà dei fatti.
    www.islamicamentando.org/
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    L'infame strage di cristiani: "Con un solo proiettile hanno ucciso la madre e la figlia appena nata dietro la schiena"

    Se avessimo un'informazione, l'Italia saprebbe cosa succede. Ma il Cretino Collettivo Occidentale - la società dei gessetti che si illude di non avere nemici - per loro non si tinge le mani di rosso

    Giulio Meotti



    Immaginate se Now, il servizio streaming di Sky, anziché il documentario della conformista Iena Pablo Trincia su “Capetown, capitale sudafricana degli omicidi”, ne trasmettesse uno sulla “Nigeria, capitale delle stragi di cristiani”. Non avverrà mai, i giornalisti non si sporcano le mani con i veri tabù, ma se lo facesse potrebbe partire dalla notizia apparsa questa settimana sul Morning Star:

    “Un solo proiettile ha ucciso una madre e il bambino legato alla sua schiena, due degli oltre 30 cristiani uccisi nello stato di Plateau, in Nigeria”. Nel villaggio cristiano di Kopnanle, la milizia islamica Fulani ha attaccato residenti disarmati. “Tra le vittime c'è una bambina di 12 mesi, Peret Sylvanus, che è stata brutalmente uccisa dallo stesso proiettile che ha ucciso sua madre, Mwanret. Il proiettile ha perforato lo stomaco della madre e colpito la piccola, che era legata alla schiena, uccidendole entrambe all'istante”. Poi hanno appiccato il fuoco alle case e a una chiesa, “uccidendo senza pietà i cristiani in fuga”.

    E se lo facessero quel documentario, mezza Italia saprebbe quello che succede.

    Saprebbe che sono 8.000 i cristiani assassinati in Nigeria solo nell’ultimo anno dai pedroni islamici. 50.000 in quattordici anni. Tra dieci anni rischiamo cifre a sette zeri.

    Questa è l’impressionante mappa degli attacchi ai cristiani dal 2010 al 2020.

    I cristiani di metà dei paesi africani sono in una crisi mortale a causa del Jihad. Il Burkina Faso è diventato terra di conquista per l’estremismo islamico, che avanza in tutto il Sahel. Open Doors ha raccolto le storie di cristiani rapiti, delle sevizie cui erano sottoposti e del divieto assoluto di pregare: “Se ti vedono pregare, ti uccidono. Se ti scoprono a cantare o a battere le mani, sei morto. Ci hanno costretto a recitare le preghiere musulmane e a leggere il Corano”.

    E invece l’Occidente che appende mezzelune di Ramadan nelle nostre città, cosa fa? Tace o depista.

    Nessun attore famoso per questi cristiani macellati indossa spillette rosse.

    Neanche l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, li chiama con il loro nome: non terroristi islamici, ma “bande”. Forse le “bande” uccidono 50 persone che celebrano la Pentecoste in chiesa, lapidano a morte le persone e le danno fuoco perché parlano di Gesù e radono al suolo interi villaggi cristiani nel periodo natalizio?

    Immaginate poi se, anziché trasformare i migranti nei nuovi ebrei evocando i “salvati e i sommersi” di Primo Levi, l’Osservatore Romano di oggi avesse fatto la stessa copertina sui cristiani uccisi perché cristiani.

    I terroristi islamici non vogliono soltanto uccidere i cristiani; vogliono privarli anche dell’anima. Guardate quel che resta di una ragazza cristiana.

    “Nel 2014 Saratu Dauda aveva 16 anni ed era a bordo di un camion pieno di suoi compagni di classe diretto nella boscaglia con un membro del gruppo terroristico Boko Haram al volante. Il collegio femminile di Chibok era stato dato alle fiamme. Iniziarono per lei nove anni di prigionia”.

    Si apre così un apocalittico racconto del New York Times. Rapite dal loro dormitorio esattamente 10 anni fa, erano le 276 “ragazze di Chibok”. Alcune sono fuggite quasi immediatamente; 103 furono rilasciate anni dopo con i negoziati. Una dozzina vivono all’estero. 82 risultano ancora disperse, forse uccise o ancora tenute in ostaggio. “Prima di essere rapita - ha detto Dauda - ero un'adolescente felice in una famiglia cristiana numerosa e unita”. Quando due ragazze hanno cercato di scappare, racconta, sono state frustate davanti alle altre. Poi, ha detto, è stata data loro una scelta: “Sposarsi o diventare schiave”. Dauda ha scelto il matrimonio, si è convertita all'Islam e ha cambiato nome in “Aisha”. Ha avuto tre figli. Il marito ha dichiarato in un'intervista la scorsa settimana che Dauda si è rifiutata di unirsi al gruppo di ragazze di Chibok liberate nel 2017 dopo i negoziati governativi. “Molte di loro hanno rifiutato di essere portate a casa semplicemente perché temevano che la loro famiglia le avrebbe costretti a lasciare l’Islam”. Suo padre ha offerto a lei e al marito un posto dove stare se fossero diventati cristiani. Ma lei ha rifiutato, “dicendo che era diventata musulmana liberamente e voleva restarlo”. "Non mi è stato fatto il lavaggio del cervello”, ha detto. “Mi sono convinta di ciò che mi è stato spiegato”.

    Eppure, quanto è appena accaduto a Sydney avrebbe dovuto aprirci gli occhi, l’accoltellamento del vescovo assiro Mar Mari Emmanuel, che quello che è successo “là” può succedere anche “qua”.

    Era un giorno di ottobre del 2000 quando Vadim Norzich e Yosef Avrahami, due riservisti israeliani, imboccarono la strada sbagliata, finendo a Ramallah, in territorio dell’Autorità Palestinese. Furono torturati e dilaniati da una folla in delirio, che dalle finestre del commissariato di polizia si affacciavano, estasiati, mostrando a tutti le mani sporche di sangue. “Dateli a noi, li vogliamo o veniamo a prenderli”, gridavano come nel 7 ottobre. Un palestinese ruppe una finestra per infierire, con un pezzo di vetro, sul corpo dei due israeliani. Poi li hanno bruciati per strada. Fu un’équipe televisiva italiana a filmare la profanazione dei corpi (la Rai scrisse ai palestinesi dicendo che loro “non fanno queste cose”, riprendere i loro crimini). Norzich, era immigrato dalla Russia e si era appena sposato con Irina, incinta del loro primo figlio. L’altro, Yosef Avrahami, vendeva giocattoli. Sua moglie Hani quel giorno provò a cercarlo sul cellulare. Uno, due, tre squilli, Hani aveva sentito che a Ramallah era successo qualcosa. Le rispose un palestinese, che le chiese in ebraico: “Chi cerchi?”. Hani: “Mio marito Yosef”. E il palestinese: “L’ho appena ucciso”.

    Mani rosse sono state dipinte su un albero nel campus del Pratt Institute di Brooklyn. “Quale modo migliore per terrorizzare gli studenti e i docenti ebrei e costringerli alla sottomissione, se non allestire un cartellone al centro del campus che rappresenta gli ebrei che vengono linciati?”, ha detto Rory Lancman del Brandeis Center for Human Rights Under Law. Durante la festa ebraica di Shavuot nel 1941, fu compiuto un pogrom contro la comunità ebraica di Baghdad. Mani rosse furono dipinte sulle case ebraiche per l'identificazione del pogrom, dove le case furono successivamente bruciate e gli ebrei massacrati. E decine di studenti che protestavano davanti a Sciences Po a Parigi brandivano le mani dipinte di rosso. Riferimento consapevole a una strage o appello al cessate il fuoco? Pernelle Richardot, eletta socialista di Strasburgo, ha denunciato: “Spinti dall'odio antisemita, nel silenzio assordante di una parte della sinistra, gli studenti 'benpensanti' di Sciences Po glorificano un linciaggio”. Successivamente, lo scrittore ed editorialista Raphaël Enthoven ha diffuso un disegno di Joann Sfar, inizialmente pubblicato su Instagram, in cui accusa coloro che “indossano oggi questo simbolo” di incitare al “massacro”. “Il simbolo delle mani rosse non è un appello al cessate il fuoco, è un riferimento alla carneficina”, scrive Enthoven. Hubert Launois, studente di Sciences Po e membro del Comitato Palestinese, si è difeso goffamente: “È un simbolo che può essere scioccante, che è controverso, si riferisce a eventi tragici. E se si riferisce a questo evento, allora è una deriva antisemita”. Anche gli studenti dell’Università delle Arti di Berlino (UdK) – ampiamente riconosciuta come una delle scuole d’arte più importanti al mondo – hanno mostrato i palmi dipinti di rosso.



    Intanto, mentre nelle strade europee si invoca il Califfato, nessuno dei “nostri” si tinge le mani di rosso per i cristiani. “Perché non alzano mai un dito per gli armeni, i curdi del Rojava, i cristiani della Nigeria e del Pakistan, che perseguita anche gli indù, i martiri dei mullah in Iran o dei talebani in Afghanistan?” si domanda Franz-Olivier Gisbert. “Non è forse solo per lasciar andare il loro frenetico antisemitismo?”.

    L’infame strage dei cristiani non è roba da prima pagina, da prima serata o da aule universitarie: il Cristianesimo, come il popolo ebraico, è stato chiuso nella prigione tossica dell’oppressione dagli studi decoloniali. Nelle nostre salmerie culturali non si cucina soltanto il nichilismo, si affilano anche i coltelli contro gli “infedeli”. E come scrive lo storico dell’antichità Victor Davis Hanson, “la vecchia mentalità e illusioni che condannarono i Tebani, i Cartaginesi, i Bizantini e gli Aztechi sono ancora molto presenti, soprattutto gli ultimi pensieri dei massacrati: ‘Non può succedere qui’”.
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    Abbiamo davvero deciso di suicidarci?
    Quando la situazione è compromessa, chi vuole impedire il disastro deve essere buttato giù dalla scogliera. Il mio audio-intervista a Benny Morris: "L'Europa si sta islamizzando"
    Giulio Meotti



    Sta andando tutto alla grande.

    Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, nel weekend farà visita in Turchia a Recep Tayip Erdogan, che vuole fare il sultano ma è anche a capo del secondo più grande esercito della Nato.

    A proposito di Nato, che ha il quartier generale a Bruxelles…

    Un paio di anni fa, parlando alla mia newsletter, la celebre storica Bat Ye’Or aveva detto: “Islamizzazione dell’Europa, per la prima volta si sottomette un popolo senza una guerra”.

    In verità la guerra la stanno facendo, ma è vero che i mezzi non violenti sono i più efficaci.

    Tre sedi cambiate in 48 ore e poi la sospensione da parte della polizia. È finita così la riunione dei conservatori europei prevista a Bruxelles, organizzata dalla Edmund Burke Foundation e dal filosofo israeliano Yoram Hazony. La polizia belga ha comunicato la revoca dei permessi e posto i sigilli per l’immediata chiusura della conferenza National Conservatism per “motivi di ordine pubblico” (c’è voluto un giudice perché si potessero riaprire le porte). Come se fosse stata la scena di un delitto.

    Non era un incontro di fascisti e pericolosi carbonari. Tra gli speaker, il premier ungherese Viktor Orban, l’ex capo del servizio segreto tedesco Hans-Georg Maasen, il ministro israeliano per la Diaspora Amichai Chikli, l’ex ministro dell’Interno inglese Suella Braverman, l’ex premier polacco Mateusz Moroawiecki, il leader conservatore francese Eric Zemmour, il leader della Brexit Nigel Farage (a cui in Inghilterra hanno anche chiuso un conto in banca per dissenso politico, neanche fossimo in Urss), studiosi e intellettuali come gli inglesi Frank Furedi e Melanie Phillips (che oggi vive a Gerusalemme).

    Il sindaco socialista di Bruxelles, Philippe Close, aveva rifiutato di mettere a disposizione uno spazio e l’evento era stato spostato dal Concert Noble a un hotel nel quartiere vicino alle Istituzioni Ue. Poi un ulteriore cambio al Claridge nel centro di Bruxelles dopo le intromissioni del sindaco di Etterbeck che ha fatto pressione sull’albergo Sofitel per annullare la conferenza.

    In pratica, tutta la capitale europea era impegnata perché non si dicesse niente di diverso su Islam, immigrazione e destino della civiltà occidentale. “Scegliendo di vietare un incontro pacifico di conservatori europei che si erano riuniti per discutere dei pericoli dell’eccessiva immigrazione e del multiculturalismo, un osservatore cinico potrebbe concludere che il sindaco si è comportato come un abietto ipocrita” scrive Ayaan Hirsi Ali. “Ma gli islamici radicali manipolano i liberal occidentali incredibilmente ingenui”.

    Però l’illiberale è l’Ungheria di Orban, dove si è appena svolta una mega manifestazione contro il premier.

    E in Italia ci balocchiamo con la libertà di parola di un professore comunista, Luciano Canfora, che ha dato di “nazista nell’animo” a Giorgia Meloni.

    Meloni si dice “incredula e sgomenta” per le scene di Bruxelles. Io no, affatto.

    Il video in cui a Zemmour è impedito l’ingresso alla conferenza viene da Eurabia.

    Ma questo è quello che succede quando non combatti contro l’islamizzazione: che si mettono al bando i suoi critici, neanche fossimo in Cina, in Iran, in Russia o in Venezuela.

    Quando un anno fa ho definito il Belgio “il primo stato musulmano d’Europa”, non era un’iperbole.

    Intanto, mentre la polizia belga veniva usata come una milizia dal sindaco di Bruxelles, nelle strade…

    Il mese scorso la polizia belga ha arrestato quattro giovani jihadisti che avevano pianificato un attacco terroristico contro un centro culturale di Bruxelles. Il livello di allerta terrorismo a Bruxelles è tre, con il livello quattro che rappresenta il massimo e fu toccato con le stragi del 2016. Eppure, quando un giornale gli ha chiesto per due volte dell’islamismo nella capitale belga, il sindaco ateo ha messo in guardia contro la minaccia del “fondamentalismo cattolico”, in un paese in cui la Cristianità in pratica è già al creatore.

    Molti di coloro che dovevano parlare a Bruxelles sono stati intervistati per la newsletter. Come l’antropologa sotto scorta Florence Bergeaud-Blackler: “I relativisti sembrano desiderare ardentemente un ordine islamico in Europa. Dopo la decapitazione di un collega anche chi resisteva ha paura e si è arreso”. E poi il filosofo polacco Ryszard Legutko, che durante il comunismo si fece il dissenso e che ha scritto la prefazione a un mio libro, Il suicidio della cultura occidentale.

    A decidere la censura poliziesca il sindaco della brussellese Saint Josse, Emir Kir, un socialista turco vicino ai Lupi grigi che nega il genocidio armeno. 13 su 29 consiglieri comunali di Saint Josse hanno nomi musulmani.

    Che strana Europa, no?

    “In passato, il Belgio ha accolto Victor Hugo in esilio” ha scritto ieri Zemmour. “Ora questo paese vive tra il califfato e la dittatura”. Durissimo anche il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto per la dottrina della fede che doveva parlare all’incontro di Bruxelles: “Sono come la Germania nazista”.

    Intanto a Bruxelles, gli ascari di Hamas facevano raccolta fondi e pubbliche relazioni sotto il naso (e con la compiacenza) della UE e gli ebrei della città vivevano nella “paura”. Il Museo Hergé di Bruxelles ha rinunciato anche al suo tributo a Charlie Hebdo, autocensurandosi. Cancellato “per motivi di sicurezza”.

    Se vuoi censurare qualcosa o qualcuno, non c’è niente di meglio di dire che è per il suo “bene”.

    Mentre Bruxelles ce la metteva tutta per impedire a una conferenza di conservatori di avere luogo, a Londra Niyak Ghorbani, un dissidente iraniano, da mesi a fianco della comunità ebraica con il suo cartello che afferma “Hamas è terrorista”, veniva nuovamente arrestato. A febbraio, Ghorbani è stato rimosso con la forza dalla polizia metropolitana per aver tenuto un cartello che diceva “Hamas è un terrorista”. Il 9 marzo, Ghorbani è stato arrestato quando la polizia ha creduto erroneamente che Ghorbani avesse aggredito un manifestante, quando in realtà Ghorbani era stato vittima di un’aggressione. Alcune settimane dopo, il 30 marzo, Ghorbani è stato nuovamente arrestato per aver protestato contro Jeremy Corbyn prima di essere rilasciato. La settimana scorsa, la saga è continuata quando Ghorbani è stato contattato dalla polizia via email prima della protesta, chiedendogli se avesse intenzione di partecipare. La polizia londinese ha contattato anche membri della comunità ebraica per scoprire se Ghorbani intendeva partecipare. E la polizia lo ha arrestato di nuovo, questa volta trattenendolo per 8 ore e vietandogli di partecipare a future manifestazioni fino al 5 luglio. Nella stessa protesta sono stati arrestati anche altri due dissidenti iraniani, entrambi schierati con la comunità ebraica, Shahab Zaheri e Hashem Yosephi.

    La libreria Filigranes di Bruxelles, la più grande del paese, ha annullato un incontro con Zemmour per “ragioni di sicurezza”. La stessa libreria aveva censurato la vendita de L’antirazzismo come terrore letterario, il libro di Richard Millet, l’ex editor della casa editrice Gallimard critico del multiculturalismo. Zemmour è stato designato come “persona non grata” anche dal sindaco di Londra, il musulmano pakistano Sadiq Khan. Non ha trovato una sede in cui poter parlare nella capitale inglese, dove invece i fondamentalisti islamici sono liberi di occupare edifici e strade.

    Lo scrittore francese Renaud Camus, 76 anni che ha coniato l’espressione “Grande Sostituzione”, avrebbe dovuto percorrere le strade del comune brussellese di Saint-Josse in una manifestazione contro la politica migratoria. Ma la marcia non ha mai avuto luogo. Il sindaco glielo ha impedito. Dai dati, che risalgono persino a qualche anno fa, Saint-Josse è già al 49 per cento islamica. Ma il problema è Camus.

    Personalità critiche dell'islamismo e che vivono protette dalla polizia sono state interdette anche a Londra. Come Geert Wilders, il politico olandese protetto da una unità dell’esercito olandese generalmente addetta a garantire la sicurezza di una ambasciata in terra ostile. Quando è atterrato all’aeroporto di Heathrow, Wilders è stato bloccato e rimesso sul primo volo per l’Aia.

    Era il 2009, quando ancora questa marea verde, fanatica, ignobile e violenta poteva essere fermata. Nel 2024 è uno tsunami. E come lo fermi uno tsunami?

    Anche Robert Spencer, il fondatore di Jihad Watch, è stato bandito da quella Londra dove gli imam estremisti sono liberi di fomentare la loro “guerra santa” all’Occidente e i parlamentari sono uccisi fin dentro le chiese.

    Ieri ho chiesto un commento allo storico israeliano Benny Morris, che mi ha detto:

    “L’Europa ha paura dell’Islam. I musulmani si sentono forti e vedono i paesi europei intimiditi e che fanno appeasement. Sarà la profezia di Bernard Lewis, che disse che ‘alla fine del secolo l’Europa sarà islamica’”.

    E Lewis non aveva visto niente di quello che ora, ogni giorno, da anni e per i prossimi a venire, noi abbiamo di fronte agli occhi. Anche se provano in ogni modo a chiuderceli.

    "Con le vostre leggi democratiche vi invaderemo, con le nostre leggi religiose vi domineremo"
    Dove le moschee superano le chiese si urla al Califfato e a scuola ci si converte all'Islam per essere accettati. La civiltà è in pericolo. Struzzi, spina dorsale (se ce l'avete) o sarete spazzati via
    Giulio Meotti

    Erdogan, “il moderato”, lo ha detto chiaramente: “La democrazia è un tram, lo prendi fin che ti serve e poi scendi”. Qualcosa del genere staranno pensando milioni di islamici nell’Europa da cui arrivano video incredibili.

    C’è da avere paura, molta paura. Forse un giorno per le nostre strade fustigheranno le donne che non portano il velo?

    “Il Califfato è la soluzione”, urlano gli islamisti scesi in piazza ad Amburgo, racconta la Welt. In questa città che è anche uno stato, una città-stato che ha fra le massime concentrazioni industriali del paese, libera e anseatica secondo le antiche carte, gli islamici hanno inneggiato al Califfato, scandito “Allahu Akbar”, sventolato bandiere raffiguranti la Shahada e alzato l’indice, simbolo degli islamisti. Tutto perfettamente legale. La polizia ha affermato che “invocare l’avvento del Califfo non è un crimine”.

    Anche a Essen, nella Ruhr, marciano per il califfato.

    È la parola del momento: califfato. Ha un suono amichevole. Come un ricordo da Mille e una notte, un luogo dove si balla e il piatto di datteri non è mai vuoto. Il califfo sarà un uomo gentile e saggio proveniente da una casa regnante perduta da tempo. Una bella favola.

    Ma califfato significa sottomissione. Ci sono i musulmani e coloro che si convertono all’Islam. Chiunque vada contro l’Islam sarà ridotto in schiavitù o ucciso. Non con l’iniezione letale o sulla sedia elettrica, ma con lunghi coltelli che separano la testa dal corpo. È un culto di morte brutale. Adulterio significa lapidazione, furto significa taglio di una mano e i “fluidi”, che spopolano nelle nostre università, vengono gettate dai tetti (Isis), sepolti sotto un muro (Talebani) o appesi alle gru (Iran).

    “Gli islamisti del Califfato ci ballano in faccia” scrive la Bild. “Il patetico appeasement dell'Occidente nei confronti degli estremisti islamici”, come lo definisce Ayaan Hirsi Ali. “L’immigrazione di massa su una scala senza precedenti sta trasformando la demografia delle società europee e accelerando l’islamizzazione del continente”.

    I nostri tg hanno completamente ignorato la marcia islamica, preferendo l’immarcescibile adunata di Dongo. Chi legge Corriere o Repubblica o Stampa non sa niente delle scene inquietanti di Amburgo. Oggi è martedì. E qualcosa in me spera ancora che i miei colleghi si sveglino e adattino i loro resoconti alla realtà.

    E pensare che Amburgo è la città dell’11 settembre.

    “Mohammed Atta non era un terrorista quando venne ad Amburgo” scriverà sul Guardian il suo preside, Dittmar Machule. “È diventato un fanatico mentre era qui tra noi. Ho paura che possa accadere di nuovo”. Amburgo, la più liberal delle città tedesche, era un ambiente ideale. I funzionari tedeschi diranno che erano riluttanti a prendere di mira le moschee e rischiare accuse di razzismo e islamofobia.

    La storia si ripete.

    La Cristianità era lo scudo protettivo contro l’islamizzazione.

    E non a caso Amburgo è anche la città dove due terzi delle chiese dovranno essere chiuse nei prossimi anni e nella seconda più grande città tedesca ci sono già 50 moschee. La Welt (“più moschee che chiese”) rivela che le 52 moschee hanno già superato le 40 chiese cattoliche ad Amburgo.
    L’ex chiesa di Cafarnao ad Amburgo, Germania, oggi moschea

    “Un viale trafficato nel quartiere Horn di Amburgo. 60 anni fa qui è stata edificata la Chiesa di Cafarnao: un moderno edificio in mattoni, cemento e vetro con una torre esagonale. Ora la chiesa non è più una chiesa, ma una moschea”. Lo racconta Deutschelandfunk Kultur. “Nell'atrio della chiesa di Cafarnao, le persone si riuniscono per una visita guidata del monumento. La luce entra nella sala attraverso piccole vetrate disposte a nido d'ape. La comunità musulmana ha rimosso la croce cristiana dal campanile. La scritta araba ‘Allah’ ora può essere letta in cima”.

    Quando si inneggia al califfato, non si tratta di cori come negli stadi o nelle manifestazioni sindacali, ma di una minaccia in forte espansione in tutta Europa. Un oratore ad Amburgo ha annunciato che “le carte saranno rimescolate” quando il “gigante dormiente si risveglierà”.

    Di quale gigante parlano?

    Se sei in un film di Gene Kelly e piove, canti. Ma nella vita, se piove tiri fuori un ombrello.

    E’ stato uno scrittore ebreo scampato alla Shoah, Ralph Giordano, che ho avuto la fortuna di intervistare poco prima della morte, a mettere in guardia per prima la Germania contro l’islamizzazione. “Ci siamo mai chiesti perché le moschee che crescono come funghi vengono dedicate ai conquistatori ottomani?”.
    Ralph Giordano

    Madre ebrea tedesca e padre siciliano, Giordano non potè finire gli studi a causa del regime di Hitler, ma fu salvato insieme al resto della famiglia da una donna di Amburgo, che li nascose in cantina. Dopo la guerra, Giordano si iscrisse al partito comunista e vi militò fino a quando decise di lasciare i compagni, pubblicando Il partito ha sempre ragione. In un articolo per la FAZ, Giordano scrisse: “Voglio poter dire che non voglio vedere burqa o chador per le strade tedesche, non più di quanto non voglio sentire le chiamate dei muezzin dai minareti. Né adatterò la mia visione della libertà di espressione a un demone che la interpreti come segue: ‘Ognuno ha il diritto di esprimere liberamente la propria opinione in un modo che non sia contrario alla legge della Sharia’. No e tre volte no!”.

    “Ultima chance prima della sharia”, titola il nuovo numero del mensile Causeur. E poi cosa ci aspetta? Scrive Ed Husain, uno dei maggiori intellettuali musulmani del Regno Unito, consigliere di Tony Blair: “Ci aspettano mini califfati. Ci sono migliaia di moschee in tutta Europa e trenta milioni di musulmani”.

    Ayaan Hirsi Ali ha appena pubblicato questo video in cui musulmani inglesi spiegano come intendono prendere il potere. Logorando la democrazia e svuotandola dal suo interno.

    Alla Bild un dirigente della sicurezza statale ha appena lanciato l'allarme: “Sempre più genitori di bambini tedeschi si rivolgono ai centri di ascolto perché i bambini cristiani vogliono convertirsi all’Islam in modo da non essere più esclusi dalla scuola. Nelle scuole delle grandi città la percentuale di studenti musulmani supera ampiamente l'80 per cento: Berlino, Francoforte, Offenbach, Duisburg, Essen”.

    “Zone vietate” agli ebrei in Germania, “giudici di pace” che usano la sharia, scuole che mettono al bando le minigonne per evitare noie, muezzin che chiamano alla preghiera, case editrici che censurano i libri che criticano l’Islam, banchieri centrali cacciati per aver criticato l’Islam, professori critici dell’Islam costretti a fare lezione con i giubbotto antiproiettile, un presidente in visita in una scuola che si vede ritirare la mano da una studentessa con il velo, insegne stradali in arabo, leader di partito che aprono alla legge islamica, ronde della sharia nelle strade, violenze sessuali di massa, attacchi nelle scuole a chi non rispetta l’Islam, boom di matrimoni forzati, studenti che chiedono l'introduzione di rigide regole islamiche.

    Ma dire che la Sharia avanza in Europa è un “complotto di estrema destra”, giusto?

    “Diventeremo un califfato musulmano?”, si è domandato sull’Aftonbladet uno dei padri dei Verdi svedesi, Per Gahrton. Ora nelle strade d’Europa si marcia chiedendo proprio questo sotto il naso delle autorità compiaciute della propria tolleranza.

    Due anni fa in Germania fu arrestato il “principe rimbambito”, Reuss, il nobile monarchico accusato di complotto per “abbattere lo stato tedesco”. Voleva riportare il Kaiser al potere. Ma marciare per costituire la Repubblica federale islamica, come in Iran, questa sì che è “tolleranza”.

    Alexander Kissler riassume bene la questione: “Un paese che tollera ripetuti appelli a un califfato islamico nei luoghi pubblici non è tollerante, ma decadente”.

    E sappiamo come finiscono le civiltà decadenti. Come il tram di Erdogan senza freni che va a schiantarsi contro un muro.
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    barba

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    tim2



    LA SCARPA EBRAICA
    Sono nato nel 1902 ad Odessa, impero Russo.
    Emigrammo in America per sfuggire alle persecuzioni antisemite.
    Sono un calzolaio, mio padre era calzolaio, mio nonno e mio bisnonno pure lo erano.
    Abbiamo sempre solo riparato scarpe, da quattro generazioni.
    A 18 anni aprii la mia bottega di calzolaio a New York, e lavorai duro, molto duro;
    persi 4 dita per un incidente sul lavoro ma non mi fermai mai. Volevo costruire
    una scarpa perfetta, adatta a tutte le condizioni, una scarpa indistruttibile che
    non avrei mai dovuto riparare.
    Ci riuscii.
    Sono un ex calzolaio, fondatore della Timberland.
    Mi chiamo Nathan Swartz, Americano, ebreo.
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    Arredamento Cristiano Sedia

    sedia

    Il cristianesimo e la sua storia d'amore e compassione
    Sedia da inquisizione o sedia da streghe
    Questo è uno dei tanti dispositivi usati, dal 1478 al 1834 dai cattolici durante l'era dell'Inquisizione spagnola.
    È stato usato per ottenere confessioni da donne accusate di stregoneria o persone accusate di blasfemia.
    Dopo le confessioni, gli imputati sono stati bruciati vivi o decapitati
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    Piero Fassino e il furto di un profumo all'aeroporto di Fiumicino, denunciato. Lui si difende: «L'ho messo in tasca per errore»


    L'episodio avvenuto a Fiumicino il 15 aprile. Il parlamentare del Pd, all'interno di un duty free, aveva messo il profumo in tasca.

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    Mercoledì 24 Aprile 2024, 09:04

    Piero Fassino, deputato del Pd ed ex ministro della Giustizia, è stato denunciato per il furto di un profumo da 100 euro in un duty free shop all'aeroporto di Fiumicino. La notizia è stata rivelata da Il Fatto Quotidiano. L'episodio è avvenuto il 15 aprile.

    Cosa è successo

    Quella mattina Fassino era in attesa dell’aereo per Strasburgo, dove doveva partecipare ai lavori della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Dopo aver superato i controlli, nel percorso verso il gate si ferma al duty free. Ovvero l’area commerciale dove si possono acquistare prodotti a buon prezzo. Prende un profumo del valore di 100 euro. Che, dirà poi, voleva regalare alla moglie. Ma a quel punto, racconta Il Fatto Quotidiano, gli squilla il telefono: «Avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse».

    A quel punto ci sono due versioni differenti.

    Fassino si allontana oltre le casse sempre parlando al telefono e con il profumo in tasca. Naturalmente scatta l’allarme anti-taccheggio. L’ex segretario dei Ds invece ha un’altra versione: quando lui appoggia il prodotto nella giacca il vigilante interviene e lo blocca. A quel punto il deputato cerca di discolparsi dall’accusa di aver rubato il profumo. Chiede anche di pagarlo, ne vuole comprare due per chiudere tutto bonariamente.
    Ma i vigilanti vanno a rivedere le immagini delle telecamere di sorveglianza e i responsabili del duty free denunciano alla Polaria il parlamentare per furto.

    La replica di Fassino

    «Sono stupito per un episodio che pensavo di aver già chiarito con i responsabili» ha dichiarato ieri al Fatto Quotidiano, «si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto (aver appoggiato il profumo in tasca, ndr) segnalandolo a un agente di polizia. Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di un boccettino di profumo». La società, Aelia Lagardère – che gestisce il duty free e ogni settimana denuncia decine di tentativi di furti nel settore profumeria e tabacchi – per adesso non ha rilasciato dichiarazioni sull'episodio.
    https://www.ilmessaggero.it/persone/piero_...so-8077232.html
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    Asinistra tutto tace, se fosse stato unpolitico non di sinistra sarebbe caduto il governo.
    Ayalon


    fassino
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    9-17139594784265

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