Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

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    Highway to Hel - Concilio

    coordinata temporale 2

    G
    elion scrutava i volti dei presenti con uno sguardo penetrante, esaminando ciascuno di loro come se cercasse di decifrare i segreti nascosti dietro i loro occhi. Era come se volesse sondare le profondità delle loro menti, discernere chi tra loro possedesse la saggezza necessaria per afferrare l'immensità della minaccia che si stagliava davanti a loro. Certamente, alcuni tra loro intuivano i discorsi degli dei con una chiarezza che altri, limitati dalla loro stessa capacità di percepire il mondo, non potevano raggiungere. In quella stanza, il destino dell'universo era appeso a un filo di parole significative, e il dibattito che si svolgeva avrebbe potuto segnare un momento cruciale nella salvaguardia della realtà stessa.

    Ascoltò attentamente le parole di Vanant, l'emissario di Phanes, e quelle di Giapeto. Poi vennero le domande di Hybris, seguite da quelle del Primarca. Gelion aveva avuto incontri diretti con alcuni dei Re di Atlantide, comprendendo le loro peculiarità e motivazioni. C'era un legame indiscutibile, un debito che Ulthuan aveva nei confronti di Atlantide, una memoria che avrebbe continuato a vivere nel cuore di ogni elfo di Ulthuan. Ma in quel momento, in quel luogo, non c'era spazio per tali riflessioni. Il tempo era sospeso, mentre le sorti di mondi interi si intrecciavano nelle ombre di antiche alleanze e incomprensioni.

    "È ovvio," pronunciò Gelion, la sua voce fredda e distaccata come il vento che sferza i confini del mondo noto. "Senza comprendere la natura di Yggdrasill e le azioni di Odino, tali interrogativi emergono inevitabilmente." Non c'era alcuna traccia di emozione nella sua intonazione, solo fatti nudi e crudi dispiegati davanti agli ascoltatori come carte su un tavolo.

    "Non è essenziale spiegare nei dettagli la struttura di Yggdrasill per questa discussione. Posso solo dirvi che l'equilibrio di ogni mondo dipende da una serie di fattori cruciali, inclusa la guida di chi lo governa." Si arrestò, ponderando ogni parola con estrema cautela.

    "Hela, a seguito degli eventi del Ragnarok, è momentaneamente indisponibile." In quel momento, il pensiero di Gelion volò brevemente verso Loki e l'imminente missione che l'attendeva. "Con la sua assenza, le difese di Niflheimr sono indebolite. Esseri inquietanti stanno penetrando attraverso crepe nella realtà, veri e propri squarci nel tessuto dello spazio-tempo."

    Gelion rivolse il suo sguardo penetrante verso il Primarca, ascoltando con profonda attenzione il discorso che fluttuava tra le ombre della sala. Le parole portavano un peso gravoso, una verità sia cruciale che inquietante. La corruzione, armata di risorse ingenti, pareva ora avvicinarsi pericolosamente a un patto con il caos. Un tale connubio tra forze tanto oscure delineava uno scenario ancor più tragico di quanto immaginato, forse il peggior esito possibile.

    Poi, Gelion si arrestò, sospeso in un momento di riflessione come se avesse altro da aggiungere.

    "Ho incontrato queste creature," proseguì, "le ho combattute, ho esaminato il loro modo di trasformare le anime in ciò che comunemente definiamo corrotti. È un rituale orrendo, che incatena le anime del Niflheimr all'interno di involucri carnali. Queste creature, benché prigioniere di corpi di carne, sono vive, biologicamente parlando, creature in una tremenda condizione di esistenza."

    Gelion si arrestò, il suo spirito apparentemente sospeso nel tentativo di assemblare le parole come se fossero tasselli di un enigma complesso. Sembrava pesare ogni frase, calibrando quanto rivelare. "A Ulthuan abbiamo tentato di anticipare i loro movimenti, ma di recente hanno raddoppiato i loro sforzi. È essenziale che evitiamo di lasciare che sfruttino questa vulnerabilità di Niflheimr. Se dovessero riuscire a corrompere quel regno, corromperebbero anche Hela, essendo lei profondamente legata al suo dominio."

    La posta in gioco era immensa, il rischio incommensurabile. Gelion nutriva la speranza, nel profondo del suo cuore, che gli dei e gli uomini radunati potessero trovare un accordo, un terreno comune su cui erigere una difesa contro le tenebre che minacciavano di soverchiare tutto quanto conosciuto e caro.


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    NOME Gelion Caladhel
    ROBE Sacerdote Runico di Isa {VI}
    ENERGIA Viola
    CASTA Guerrieri Divini
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    STATUS ROBE
    RIASSUNTO AZIONI
    HELCE SRATH FORMEN [Controllo Elementale: Ghiaccio]
    Gli anni di studio e la piena comprensione della runa Isa hanno permesso a Gelion di comprendere la natura del suo cosmo. Uno degli aspetti chiave della runa è il controllo sulle energie fredde in tutte le loro manifestazioni. Gelion ha la capacità di abbassare la temperatura di qualsiasi cosa tocchi o che venga influenzata dal suo cosmo, semplicemente imponendo la sua volontà.

    Attraverso questo tipo di controllo elementale, è capace di generare correnti di aria gelida, creare sottili lame di ghiaccio, solidificare l'acqua presente nell'ambiente o semplicemente produrre ghiaccio per poi darvi forma a suo piacimento. Le applicazioni di questa potenza sono estremamente varie, includendo la creazione di potenti tornado congelanti, la formazione di impenetrabili muri di ghiaccio o lo scatenamento di esplosioni di cosmo ghiacciato.

    AMAR PRESTAR AEN [Tempo: Stasi]
    Il controllo del tempo è una componente fondamentale degli studi di Gelion e della sua comprensione della runa Isa, di cui egli è il custode. Questa abilità, sebbene complessa e difficile da padroneggiare, conferisce un potere vastissimo. A differenza di altri maestri del tempo, Gelion non può accelerare il corso degli eventi, ma eccelle nell'arte di rallentarli. Tecnicamente, grazie all'abilità "Tempo", è in grado di rallentare il flusso del tempo su aree specifiche, materia ed energia, arrivando persino a interferire con sistemi biologici e organismi microscopici. Il suo controllo è talmente avanzato da permettergli di alterare il fluire del tempo in determinati eventi, esclusi quelli che coinvolgono direttamente avversari dotati di controllo cosmico.

    A questo livello di maestria, Gelion può anche infondere nei propri attacchi il potere temporale, al fine di rallentare tutto ciò che viene toccato, con un effetto che si intensifica progressivamente. La peculiarità di Gelion sta nella sua capacità di indurre una stasi completa; tecnicamente, ogni sua azione di stasi o blocco deve essere considerata straordinaria, così come ogni sua iniziativa volta a contrastare altri manipolatori del tempo. Questa stasi totale, per l'avversario che ne subisce gli effetti, fa sembrare che Gelion si teletrasporti sul campo di battaglia. È importante notare che, se questa capacità viene impiegata per evitare un attacco, può essere utilizzata una sola volta. Dal punto di vista percettivo, Gelion è capace di vedere tutte le linee temporali di chiunque emani un'aura cosmica e può estendere questa percezione anche a intere aree.

    Va specificato che, qualora questa percezione fosse impiegata su un avversario, non permetterebbe di prevedere le sue mosse future, ma fornirebbe una conoscenza approfondita del suo passato e delle sue potenziali azioni future. In conclusione, nel contesto del gioco di ruolo (GdR), Gelion possiede l'abilità unica di riparare il tessuto temporale che sia stato danneggiato da viaggi nel tempo o paradossi.

    Tecniche //
    narrato parlato pensato parlato altrui
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    :yeye: se tutto va bene in settimana apro l'ordalia
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    6dz5i82
    iperione spadone {VIII} energia bluOh, He Flared3
    Iperione regalò un sorriso al giovane robusto di fronte a lui, il quale dimostrava una tenacia e un coraggio quasi invidiabili. Erano solo all'inizio, certo, ma si percepiva immediatamente quando qualcuno bruciava dalla voglia di lottare, di emergere. Dopo tutto, analizzare le vulnerabilità dell'avversario per trarne vantaggio era una strategia affascinante, e non c'era nulla di sbagliato in ciò. Forse si trattava soltanto di un duello di allenamento, ma James era stato forgiato per un destino ben più grande: combattere il male, annientare la corruzione e proteggere il bene del suo popolo.

    Atena, la dea della Giustizia, era innanzitutto la dea della Guerra. Un'olimpica che non aveva mai esitato a dire la sua, aveva giocato a fare la guerra persino con suo zio, e tutto il resto è ormai leggenda. James portava su di sé le insegne del suo animale sacro e per questo doveva dimostrarsi degno; per questa ragione Iperione decise di metterlo alla prova. Con occhi scrutatori e un'espressione imperscrutabile, osservava ogni mossa, pronto a scoprire se James avrebbe realmente onorato l'eredità che portava.

    Iperione osservò con una traccia di sorriso mentre James manovrava lo spadone, cercando di deviare il colpo in un punto più coprente della corazza per poi tentare di disarmarlo. Il titano, senza opporre resistenza, lasciò che l'arma gli sfuggisse dalle mani. Era un gesto che aveva già fatto altre volte, consapevole del senso di stupore che quell'arma imponente poteva suscitare. Mentre l'acciaio tintinnava sul terreno, un pensiero fugace attraversò la mente di Iperione: James, probabilmente, non aveva mai assistito ai combattimenti di sua sorella. Oh, quanto gli mancava Temi, quella irresistibile forza della natura.

    Poi, con la fluidità di un danzatore, il Saint si ritrasse, preparando il campo per la sua mossa successiva. Un enorme sigillo cominciò a formarsi, diffondendosi su un'ampia area, e interagendo con l'essenza cosmica del Titano. Dal centro di Iperione, un raggio di energia pura iniziò a svilupparsi, crescendo in intensità mentre si preparava a scatenare la sua potenza.

    Un sorriso malizioso danzò sulle labbra di Iperione mentre concentrava il suo cosmo. Intorno a lui, venti solari presero vita, sussurrando promesse di distruzione mentre avvolgevano il titano in un turbine crescente. L'energia necessaria era ben superiore al normale, poiché il sigillo intorno a lui beveva avidamente dal suo potere, rendendo l'azione assai più ardua di quanto avrebbe dovuto essere. Tuttavia, il sigillo cedette, incapace di contenere l'immensa dunamis che Iperione stava liberando. I venti si trasformarono in un autentico tornado solare che lo circondava, una tempesta feroce e brillante.

    Parte dell'offensiva nemica fu respinta dal vortice, ma alcuni colpi trovarono la loro strada, trapassando le difese e colpendo Iperione alla spalla sinistra con sigilli di vincolo e spirituali. Questi si ancorarono al suo corpo, ferendo la sua anima e ostacolando l'uso della sua dunamis. Per un istante, il vortice vacillò, la sua luce sembrò inciampare nell'oscurità. Ma solo per un attimo. Con una forza rinnovata, Iperione espandeva il suo cosmo, e con un ruggito che sfidava i cieli, fece esplodere il tornado di vento solare che lo circondava, scagliando una difesa divina contro le forze che osavano sfidarlo.

    Ciò che avvenne istanti dopo fu di una peculiare maestria. L'onda d'urto dell'esplosione, sebbene fosse destinata a colpire James, aveva uno scopo più sottile: non tanto infliggere danni, quanto piuttosto spingerlo lontano, permettendo a Iperione di estendere il suo dominio sui venti su un'area più ampia. Il vero attacco stava però per essere scatenato, uno stratagemma più sofisticato e letale.

    Iperione, con una padronanza assoluta dell'elemento vento, iniziò a manipolare la composizione dell'aria stessa. Ridusse la quantità di ossigeno disponibile, fino a prosciugarla, rendendo l'atmosfera una trappola invisibile e asfissiante. Era un gioco pericoloso, un duello non solo di forza fisica ma anche di dominio sugli elementi stessi dell'esistenza.

    L'obiettivo di Iperione era delineato con chiarezza: privare l'area, scossa dalla sua esplosione, di tutto l'ossigeno. Tale assenza non avrebbe mancato di arrecare serie complicazioni a James: difficoltà respiratorie, rallentamento nel processo di pensiero e un generale indebolimento fisico. Non desiderava uccidere il suo avversario, ma piuttosto osservare come avrebbe navigato una situazione così estrema e ardua.

    Dopo aver orchestrato tale strategia, Iperione richiamò Gurthang nelle sue mani, impiegandola per cancellare i sigilli di vincolo che lo affliggevano. Si sentiva indebolito, il suo ardore guerriero si affievoliva mentre l'ichor nelle sue vene lavorava con lentezza per sanare le ferite subite. Era chiaro che il suo avversario possedeva capacità notevoli e lo scontro, lungi dall'essere concluso, stava solo approcciando i suoi momenti più cruciali e spettacolari.

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente leggeri danni da ustione, ferite medie a livello spirituale per l'effetto secondario dell'attacco subito, danni spirituali e fiacchezza cosmica per via dei sigilli di vincolo. Ichor a lavoro.
    mentalmente ora si gioca
    riassunto azioni allora, uso la tecnica Helios Vortex per difendermi e ovviamente parte dell'attacco passa, ma continuo a pompare dunamis. Faccio esplodere l'Helios Vortex per sbalzarti indietro e fare danni limitati [AD], per poi agire col vero attacco, ovvero in tutta la zona colpita dal mio vento, vario la quantità di ossigeno fino a farla quasi sparire [AF]

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    helios vortex
    Questa tecnica coinvolge tutte le capacità di Iperione: espandendo la sua dunamis, il Titano avvolge la sua figura con potenti e rapide raffiche di vento solare. Questo incessante vorticare del suo potere si manifesta in una forma cupolare, generando una massiccia pressione verso l'esterno. In fretta, Iperione amplifica ulteriormente il suo cosmo, aumentando sia la velocità del vento solare che la pressione nell'area d'effetto della tecnica. Venire in contatto con questa abilità è pericoloso non solo per via del vento solare, che infligge gravi danni sia da taglio che da ustione, ma anche perché si potrebbe essere trascinati in questo vorticare incessante e potente, a meno di possedere un cosmo adeguatamente potente. La particolarità di questa tecnica è che può essere utilizzata sia come difesa che come attacco. Come tecnica difensiva, la combinazione della grande quantità di dunamis con il vento solare può proteggere Iperione da attacchi di natura fisica e cosmica, a patto che le forze in gioco siano equiparabili. Va specificato che se questa tecnica viene impiegata per difendersi da un attacco fisico, in base al divario energetico, eventuali danni subiti dall'avversario saranno considerati come parte di uno slot di attacco. Alternativamente, Iperione può far esplodere la sua cupola di dunamis e vento solare, creando un'esplosione che si propaga in ogni direzione, infliggendo danni significativi in un'ampia area e portando la devastazione nell'ambiente circostante.


  4. .
    6dz5i82
    iperione spadone {VIII} energia bluminutes to midday2
    Era chiaro, non appena Iperione posò gli occhi su di lei, che aveva di fronte una guerriera la cui vita era un tessuto di battaglie. La presenza di un tale spirito combattivo non era solo intrigante, era quasi un invito, una sfida lanciata attraverso il silenzio delle azioni più che delle parole. D'altronde, chi mai lascerebbe un messaggio così enigmatico se non con l'intento di mettere alla prova se stesso e il mondo?

    Le parole di lei erano un eco fedele delle sue gesta, così come il cosmo che emanava — un'aura vibrante e potente, paragonabile a quella di Iperione stesso. Aveva già incrociato la lama con molti avversari, tuttavia, lei sembrava dotata di un cosmo che potesse sfidare addirittura quello di Iperione, il quale, per circostanze della realtà, si trovava momentaneamente limitato.

    Ma Iperione accolse il destino con un sorriso sornione. Non si sarebbe trattenuto. Decise che avrebbe affrontato Pegasus con tutto il vigore di cui era capace, cercando di scorgere nei meandri del combattimento quella verità nascosta che solo un vero scontro poteva rivelare. Era il tempo di danzare con il destino, di misurare la propria essenza contro quella di un'anima altrettanto ardente.

    La ragazza danzò nell'aria, tessendo con gesti rapidi una sfera di cosmo che si sciolse in una pioggia di luce azzurra. Con un balzo aggraziato, si lanciò verso il Titano, la sua figura fendendo il cielo come una freccia. La gamba destra di Iperione trovò il suo cammino all'indietro, allargandosi in un ampio arco per ancorarsi più fermamente alla terra, giusto in tempo per intercettare l'assalto frontale della giovane guerriera. Il suo pugno, una cometa diretta al volto del Titano.

    Con un movimento che sembrava più un ballo che un combattimento, Iperione portò la sua mano a intercettare il pugno della ragazza. Attorno a loro, il campo di battaglia vibrava di micro esplosioni, piccole stelle che tempestavano l'aria e impattavano contro il corpo del Titano, scintillando contro la sua pelle.

    La mano destra del Titano, aperta in un gesto che sembrava quasi un'accoglienza, raccolse l'urto del pugno. La forza dell'impatto riverberò attraverso il suo corpo, un tuono silenzioso che percorse le ossa, facendole vibrare fino a incrinarsi. Un dolore acuto, pungente come il gelo, si insinuò nel braccio destro di Iperione.

    Eppure, nonostante il dolore che lo assaliva, Iperione rimase saldo, i piedi ben piantati al suolo. Non si mosse di un metro, una statua titanica contro il vento selvaggio della battaglia. Nel suo sguardo, nonostante la tempesta di sensazioni, non traspariva il minimo cenno di sofferenza, ma una sfida, un invito a proseguire quel duello ancestrale, scritto nelle stelle e nel destino di chi osa combattere con il cuore ardente.

    L'ichor iniziava a lavorare nel corpo di Iperione, cercando di placare il dolore che ancora echeggiava nelle sue ossa. Eppure, malgrado la ferita, un sorriso sfuggì dalle sue labbra. Decise che avrebbe giocato il gioco di lei, che avrebbe risposto con la stessa intensità fisica. Non era Oceano, certo, ma aveva ancora delle carte da giocare.

    Con un gesto rapido, Iperione strinse più forte il pugno di Matar, non solo cercando di immobilizzarla, ma anche di tirarla a sé. Nello stesso momento, emanò una porzione del suo cosmo, tessendo attorno a lei una zona di vuoto. Non era sua intenzione infliggerle danni gravi, ma piuttosto stordirla, farle sperimentare un breve momento di apnea che potesse offuscare la sua concentrazione.

    Mentre la tirava idealmente verso di sé, Iperione si avvalse della sua gamba sinistra come perno per una lieve rotazione, muovendo la stessa gamba in un fendente che tracciava una curva dal basso verso l'alto, mirato precisamente alla zona ascellare del cavaliere di Pegasus.

    Era una mossa audace, quasi teatrale, e mentre la eseguiva, Iperione non poteva fare a meno di essere curioso riguardo alla reazione della ragazza. Una cosa era certa: trovava un piacere selvaggio in questo duello, un divertimento che soltanto un vero contendente poteva offrire. La battaglia, per lui, si trasformava in un palcoscenico su cui danzavano i destini, intrecciati in una coreografia di forza e astuzia.

    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente contusioni su varie parti del corpo, braccio destro ha subito fratture e insaccamento da compressione, per via del tuo pugno. Ichor comincia ad agire, è una piccolissima rigenerazione continua, che è sempre in atto.
    mentalmente non sa, se sei pazza o se sei pazza
    riassunto azioni mi prendo il tuo AD, con queste esplosioni che fanno un lieve danno al suo corpo, e cerco di difendermi dal tuo AF usando la mano per accogliere il tuo pugno, ovviamente l'impatto è forte e, nonostante ti sembra che lo riesco a parare e stare sul posto, il braccio ha subito importanti danni, con microfratture al suo interno. A questo punto agisco così: ti tengo il pugno nella mano e cerco di tirarti verso di me [Supporto], creo una zona di vuoto per toglierti per qualche istante l'aria con tutto ciò che ne consegue [Attacco Debole], poi provo a tirarti un fendente sotto l'ascella. Considera questo attacco, come arma infusa di "Gurthang". [Attacco Forte]

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    tecniche

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    6rFMnP9




    "Nell'eterno bruciare delle stelle, il legame invisibile persiste."




    Nel cuore palpitante dell'universo, dove le costellazioni danzano al ritmo di antiche canzoni cosmiche, Iperione, il titano del Sole, osserva l'orizzonte tremante. Per lui, il fulcro della sua esistenza non è stato mai il suo regno solare, ma il legame indissolubile con la sua famiglia, un'ancora nel mare infinito degli dei. Ogni stella nel cielo è un ricordo, ogni pianeta un momento condiviso con chi ama.

    Nel vedere suo fratello Crio, il custode delle galassie, avvolto nell'ombra di un destino incerto, il cuore di Iperione s'incrina. La malinconia tinge i suoi raggi dorati di un blu profondo, mentre riflette sulla fragilità di ciò che è eterno. Non c'è potere che possa scacciare il freddo che si insinua nel suo spirito, non quando la possibilità di perdere una parte di sé stesso si fa strada attraverso le stelle. Mentre guarda Crio, il suo cuore si stringe nel dolore, ma anche nella speranza che la luce che hanno condiviso possa, in qualche modo, guidarlo a casa, al sicuro, al di là delle tempeste stellari.

    Nell'attimo in cui le stelle sembravano rallentare la loro corsa celeste, Iperione, incarnazione vivente del dualismo tra creazione e distruzione, si rifiuta di accettare l'ineluttabile. Accanto a lui, la sorella Teti, osserva mentre il Titano del Sole posa le sue mani divine sul corpo morente di Crio. Dal profondo del suo essere, Iperione attinge alla più pura essenza del sole, quella stessa luce che aveva salutato il mondo all'alba dei tempi.

    Un calore primordiale, simile al primo raggio di sole che sfiora delicatamente la terra al mattino, inizia a irradiare dal suo tocco. La calda luce avvolge Crio, cullandolo in un abbraccio che promette rinascita e speranza. Questo calore, così intenso e familiare, sembra sfidare le stesse leggi dell'universo, in un tentativo disperato ma pieno di amore di ristabilire l'equilibrio perduto.

    In quel momento, un serpente dorato, scintillante come le corone dei re celestiali, emerge dal nulla e si avvolge attorno alle membra di Crio. Con movimenti che danzano tra la grazia e il sacro, le spire dorate accarezzano ogni parte del suo essere, simbolo vivente del ciclo infinito di morte e rinascita. Questa creatura, nata dal cuore stesso di Iperione, rappresenta il suo sacrificio supremo: donare una parte della sua dunamis, la forza vitale di un dio, per il fratello amato. Iperione resta accanto a Crio, il cuore colmo di speranza ma anche di una solenne accettazione del costo che potrebbe essere chiesto. È un momento di pura tensione emotiva, un vertice di pathos dove ogni secondo sembra eterno, ogni battito del cuore un'eco nell'immensità del cosmo.
  6. .
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    iperione spadone {VIII} energia bluil festival di Iperione5
    Iperione trattenne la sua vera forza, combattendo con una misura calcolata. I suoi pugni, benché veloci, non sfioravano la velocità della luce. Era chiaro che non aveva ancora scatenato il pieno potere a sua disposizione, come se le stesse leggi della realtà gli imponessero un freno invisibile. Ma c'era una ragione più profonda dietro la sua scelta di non combattere con tutto sé stesso. Questo non era solo un confronto di forza, era un esame. Iperione voleva sondare le profondità dell'essere che aveva di fronte. Voleva capire l'Asgardiano, scrutare le sue motivazioni e scoprire la vera essenza dell'avversario che gli stava di fronte. Era un duello di menti tanto quanto di muscoli, un gioco di scacchi giocato con colpi e contraccolpi, dove ogni mossa celava un significato più profondo.

    Un'ombra di frustrazione sembrava velare il volto dell'asgardiano, ma nonostante ciò, egli manteneva quella caratteristica tenacia degli dei del nord, un'infrangibile determinazione e un desiderio ardente di rendere onore a quel confronto. Iperione lo osservava con interesse mentre il drow parava l'attacco con la sua spada. "Una tecnica notevole," rifletté Iperione, ammirando la destrezza del suo avversario.

    Ma fu ciò che accadde un istante dopo a catturare veramente la sua attenzione. Nadaghar sferrò un attacco verso il Titano, un gesto audace e sorprendentemente astuto. C'era qualcosa di deliziosamente inaspettato in quella mossa, una sfumatura di audacia che aggiunse un pizzico di eccitazione al duello. Era come assistere alla nascita di una storia intricata, tessuta di colpi e contraccolpi, una narrazione che si svolgeva attraverso l'arte della spada.

    A Iperione parve inizialmente che il suo avversario ripetesse lo stesso attacco, un'altra volta un fendente mirato alla mano che reggeva Gurthang. Ma ciò che si dipanava nella realtà era ben diverso. Improvvisamente, la spada sembrò impregnarsi di un peso insopportabile, così come la sua divina armatura, la Soma. La mente del Titano fu invasa da un'ondata di energia mentale, un potere che si insinuava nelle profondità del suo essere, aggrovigliandosi nel suo sistema nervoso come una liana che si avvinghia a un albero millenario.

    Colpito profondamente, Iperione sentì un comando impellente nella sua mente, irresistibile come il richiamo del mare per le onde. In risposta a quel comando invisibile, si spogliò della sua Soma, che cadde da lui disfacendosi in una nube di cenere grigia. La scena aveva il sapore di un'antica tragedia, dove il destino si manifesta non solo attraverso la forza, ma attraverso l'astuzia e l'invisibile gioco della mente.

    Ci volle un momento perché Iperione comprendesse appieno la situazione, ma non appena lo fece, una risata sonora ruppe il silenzio del campo di battaglia. Stava lì, privo della sua Soma, il torace nudo esposto agli elementi e al suo avversario. "Davvero interessante, ragazzo," disse con un tono che oscillava tra il gioioso e l'intrigato. Poi, il suo viso assunse un'espressione più seria, quasi solenne, come se per la prima volta fosse veramente sul punto di accettare una sfida. "Ora ti mostrerò un frammento del mio reale potere."

    La sua statura crebbe improvvisamente, espandendosi fino a raggiungere proporzioni monumentali. Divenne un gigante, un colosso di quaranta metri, la sua figura titanica si stagliava imponente di fronte all'asgardiano, sovrastando il campo di battaglia come un dio antico. La sua voce, ora un tuono profondo, echeggiava nell'aria.

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    Alzando la mano destra, Iperione iniziò a concentrare il Dunamis, l'energia cosmica che governava. Nella sua mano si formò un globo di luce intensa, pulsante come un sole, il sole che lui dominava. Era un spettacolo di potenza cruda e maestosa, un chiaro annuncio che la vera battaglia stava per iniziare.

    E poi, Iperione taceva. Con un gesto maestoso e calcolato, scagliò la sfera luminosa, non verso il suo avversario, ma in un punto circa trenta metri dietro di lui. L'impatto della sfera col terreno non era solo un attacco, ma un concerto di catastrofi naturali in miniatura.
    La prima conseguenza fu un vuoto d'aria, un silenzio carico di tensione, quasi palpabile. Seguì un'implosione spettacolare che risucchiava l'aria e tutto ciò che trovava sul suo cammino verso il centro dell'esplosione, probabilmente catturando anche il drow nella sua forza gravitazionale improvvisa.

    Ma il clou dello spettacolo era ancora da venire: il vero rilascio del potere dell'attacco. Un'esplosione di vento solare si scatenava con una forza sconvolgente, un'onda di energia pura capace di annientare ogni cosa nel suo raggio d'azione. Il calore e la potenza dell'esplosione erano tali da poter far bollire il sangue nelle vene di chiunque fosse troppo vicino.
    Questo non era solo un attacco, era una dimostrazione di potere, un promemoria della forza titanica che Iperione poteva comandare, un gioco divino giocato su una scacchiera terrestre.


    narrato • "parlato"pensato| telepatia |
    casta Titani
    fisicamente ferita alla mano destra e alla gamba, energia vitale in diminuzione per effetto dei tuoi attacchi, danni mentali di una certa entità per via dell'assalto mentale
    mentalmente è assolutamente su di giri per lo scontro
    riassunto azioni niente, paro il tuo attacco ma non posso fare niente contro l'assalto mentale, non avendo difese di questo tipo. Ma Iperione è fatto così, si leva la Soma e combatterà fino alla fine cosi, senza armatura. In compenso, ti lancio quella tecnica, che ha tutte le azioni insime. zona di vuoto + implosione [Supporto + Attacco Debole] e una conseguente esplosione di vento solare, con tutte le caratteristiche dell'elemento in questione, quindi anche il rischio di farti evaporare i liquidi dal corpo [Attacco Forte]. Questo colpo, viene lanciato alla velocità della Luce.

    Gurthang
    Iperione, il Titano del Sole e dei Cieli, incarna la personificazione del vero guerriero. La sua soma, uno spadone mastodontico, rappresenta integralmente l'essenza di ciò che lui stesso simboleggia. Iperione può manifestare fisicamente uno spadone colossale composto dallo stesso materiale della sua soma. Quest'arma imponente, dal design non convenzionale, si distingue per la sua grandezza e lo spessore fuori dal comune. Vista frontalmente, l'arma assume una forma triangolare, ampia alla base e si restringe verso l'estremità superiore, culminando in una punta affilata. Ciò che la rende unica è una cavità circolare situata a circa metà della sua lunghezza. L'impugnatura, straordinariamente lunga, conferisce una notevole manovrabilità, a patto che chi la maneggi ne possieda la forza sufficiente anche solo per sollevarla. La sezione dell'arma è spessa e dalla forma romboidale. Come la sua soma, l'arma è nera come la pece. La caratteristica cavità al centro dello spadone, quando Iperione intende evocare il suo potere massimo, si carica di vento solare, emanando l'aspetto di un sole in miniatura. Dal punto di vista pratico, Iperione può richiamare l'arma in qualsiasi momento e usarla per annientare i suoi nemici. La robustezza dello spadone, paragonabile a quella della sua soma, la consacra come una delle armi più potenti dell'universo. Il Titano, con maestria, può sfruttare lo spadone per orchestrare i suoi attacchi, lanciando fendenti di vento solare e dunamis che si propagano nell'aria, sottolineando la sua formidabile abilità nel combattimento cosmico.


    Ichor
    Essere un Titano comporta un'eredità divina, una dote che nessun altro può vantare. Il sangue di Iperione, al contrario del cremisi umano, assume varie sfumature di azzurro, oscillando tra il turchese e il blu scuro. La peculiarità di questo sangue divino risiede nella sua ricchezza di dunamis, un'energia cosmica che lo pervade. Ciò fa sì che il sangue di Iperione guarisca lentamente e costantemente le ferite di lieve entità. Che si tratti di tagli, ematomi o fratture, nel tempo queste scompaiono grazie al potere lenitivo del suo stesso sangue. Tuttavia, in combattimento, questa capacità non garantisce la guarigione di ferite gravi o invalidanti, a meno che non si attivi il suo potere attivo. In tal caso, amalgamando sia l'azione offensiva che difensiva, Iperione può concentrare una notevole quantità di dunamis nel suo sangue. Facendo ciò (un'abilità utilizzabile solo una volta in un duello), ha la possibilità di curare i danni fisici o eventuali stati alterati (come la perdita di sensi, problemi al sistema nervoso o avvelenamento). Oltre a ciò, l'Ichor conferisce a Iperione l'immortalità, facendo sì che ogni imperfezione fisica del suo corpo prima del risveglio svanisca con il tempo. Il suo sangue, inoltre, può essere impiegato per curare gli altri o dar vita a oggetti inanimati, trasformandoli in obbedienti servitori (only GdR). In questo modo, il potere di Iperione si estende oltre il campo di battaglia, influendo sulla vita e sulla creazione stessa.


    Vento Solare
    Iperione, nella sua veste di Dio del Sole, possiede la straordinaria abilità di richiamare a sé tutta la potenza di quell'astro che è fondamentale per la vita sulla terra. Il suo potere si concretizza nel richiamare o creare dal nulla il "potere di Helios", un vento solare in grado di spazzare via ogni cosa e di bruciare con una fiamma più intensa di qualsiasi altra. Questo potente dono divino si suddivide in due elementi distinti: aria e fuoco. Il controllo di Iperione sull'elemento vento è praticamente totale. Può richiamare grandi quantità di vento o manipolare quello già presente sul campo di battaglia, generando proiettili d'aria, potenti tornadi o esplosioni devastanti liberando aria compressa. La sua maestria nel controllo del vento gli permette di alterarne la pressione e la direzione, ma va oltre, variando anche la composizione dell'ossigeno nell'aria o generando fenomeni come l'evaporazione dei liquidi. La sua abilità con il vento estende anche la possibilità di simulare il volo sfruttando le correnti, utilizzare getti d'aria senza riuscire a raggiungere l'abilità piena, è inoltre possibile accelerare i movimenti senza poter mai raggiungere il potere espresso da chi possiede per esempio l'agilità straordinaria. D'altra parte, il controllo sull'elemento fuoco, seppur meno vasto rispetto al vento, merita rispetto. Attraverso la sua capacità, Iperione può innalzare la temperatura tramite l'espansione del suo cosmo, creando fiamme in varie forme, che esse siano fruste, proiettili o sfere. Ha la facoltà di avvolgersi di fiamme o infiammare la sua arma per eseguire attacchi ardenti. Pur non raggiungendo la stessa maestria del vento, non è raro vederlo creare sfere infuocate per annientare i suoi avversari. Entrambi gli elementi, essendo di tipo aeriforme, vantano una straordinaria duttilità e si distinguono per la loro manovrabilità eccezionale. A ciò si aggiunge la possibilità di combinare vento e fuoco per generare il Vento Solare, una fusione che offre spettacolari risultati. Iperione può così creare tornadi di vento che ustionano e fanno evaporare il sangue, lame di vento infuocate o sfere di fuoco che implodono, seminando distruzione per chilometri.


    tecniche

    the one
    Questa è senza dubbio una delle tecniche più singolari di Iperione, unica nel suo genere poiché combina tutte le capacità eccezionali del Titano. Sfruttando la sua dunamis, Iperione dà vita a una piccola sfera di energia condensata, impregnata del vento solare e del suo cosmo. Quando la sfera, per volontà del Titano o impattando contro un oggetto solido, esplode in una deflagrazione, sorprendentemente non causa alcun danno diretto. Il suo scopo principale è spostare l'attenzione da ciò che sta per accadere. Nell'ampia area circostante, con la sfera lanciata in precedenza come centro, si genera momentaneamente una zona di vuoto. Questo spazio vuoto viene immediatamente riempito dall'aria circostante, generando un'implosione che tenterà di attrarre i nemici verso il suo centro (si precisa che oggetti inanimati presenti sul campo di battaglia rischiano di essere attratti, discorso differente per chi ha abbastanza potere per poter contrastare questo effetto, in quanto la riuscita di questa prima fase della tecnica dipende sempre e comunque dal divario energetico tra i due contendenti). Questa forza implosiva è considerata un attacco moderato, non infliggendo danni considerevoli ma svolgendo il ruolo di attirare i nemici al suo centro. Naturalmente, l'implosione potrebbe causare effetti secondari come disturbi uditivi e nausea. Il vero attacco, tuttavia, è imminente. Dopo l'implosione, l'aria che aveva riempito il vuoto esplode verso l'esterno, dando vita a un'esplosione devastante. L'onda d'urto generata è il cuore dell'attacco: il vento solare viene rilasciato, scatenando una vera tempesta che si propaga ovunque, distruggendo ogni cosa sul campo di battaglia. Subire gli effetti di questa tecnica significa affrontare non solo gli impatti normali del vento solare, come ustioni e abrasioni, ma anche il rischio di evaporazione dei liquidi corporei, insieme a possibili danni da impatto causati dal rilascio di energia e dunamis in questo attacco sovrumano.


  7. .
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    G
    elion conosceva il profondo dei propri segreti, sapeva con certezza inquietante che Loki, l'astuto e sfuggente dio, avrebbe trovato il modo di manifestarsi ancora una volta. Non era questione di calcoli o di previsioni astratte basate sulle oscillazioni del tempo, ma di una verità tatuata nell'ombra più nera della sua anima, un segno indelebile lasciato da Loki nelle pieghe più intime del suo essere.

    In quella notte, Gelion non cercò il sonno, sapendo che sarebbe stato un ospite vano. La sua mente era un teatro di ombre, dove ogni pensiero era un'eco dei passi di Loki, ogni sussurro un preludio alla sua inevitabile comparsa. Gelion era stato parte di un concilio, un raduno segnato da decisioni amare e conseguenze ancora più oscure. Preferiva non ponderare troppo su quei momenti, su quella scelta che ora pesava sulle sue spalle come una maledizione.

    Eppure, la missione era chiara, nonostante tutto: doveva liberare Loki. E non solo, doveva ottenere anche una goccia del suo sangue, una richiesta che poteva sembrare banale agli occhi di un profano, ma che nascondeva strati di complessità e pericolo. Come se non bastasse, Thor aveva complicato ulteriormente il quadro, incaricando una Vrykul - una guerriera di cui non si sapeva quasi nulla.

    Così, mentre la notte si dipanava nel suo manto di stelle e sospiri, Gelion restava sveglio, ascoltando il vento che sembrava portare con sé sussurri di mondi lontani e magie dimenticate. Era solo con i suoi pensieri, con la pesante consapevolezza di un destino che si avvicinava inesorabile, come un racconto narrato nelle pagine di un libro antico, scritto in inchiostro di stelle e lacrime di dei.

    Perfetto, pensò Gelion con un'ombra di ironia a contornare il pensiero. La situazione, già delicata, trovò il modo di complicarsi ulteriormente, come solo il destino sa orchestrare con perfida maestria. E così, in una girandola di attimi sospesi, apparve Loki, assumendo la forma di un grande lupo, la pelliccia bruna lucente, gli occhi sei fiammelle irrequiete che scrutavano l'oscurità.

    Gelion lo fissò senza lasciar trasparire sorpresa, il volto impassibile come il marmo di una statua antica: "Mi hai quasi spaventato. Non mi aspettavo una tua visita," disse, intessendo nelle parole un filo sottile di sarcasmo. Il tempo trascorso in compagnia del dio gli aveva insegnato quel tanto di sarcasmo necessario a velare l'insofferenza per le sue continue intrusioni.

    Nonostante tutto, Gelion doveva concedere un merito a Loki: ogni incontro con lui era una lezione, un dono di conoscenza avvolto in enigmi. Non era ingenuo, sapeva bene che ogni sapere concesso da Loki aveva un prezzo, spesso nascosto nei pieghe del destino. Tuttavia, in quel momento, il prezzo sembrava tollerabile. Certo, le conseguenze della liberazione del dio rimanevano un capitolo ancora da scrivere, una storia futura carica di incognite e ombre.

    Ascoltò Loki mentre questi si compiaceva delle sofferenze degli Aesir, un sorriso sghembo a illuminare il viso animalesco. Poi, con la generosità di chi condivide un segreto potente, Loki svelò al mago uno dei modi in cui egli poteva tessere il caos nella realtà stessa, ingannando la verità e distorcendo la percezione del mondo. Era un dono carico di pericoli, un'arte che Gelion avrebbe potuto imparare a proprie spese, ma che in quel momento scintillava davanti ai suoi occhi come una promessa di potere inimmaginabile.

    Loki, con un gesto tanto teatrale quanto terribile, posò un artiglio sul centro del petto di Gelion. In quell'istante, il mago avvertì che avrebbe potuto rimpiangere tutte le scelte fatte quel giorno. Il contatto fu l'inizio di un tormento straziante, una sofferenza nuova e acuta come mai prima d'ora. Un dolore che pareva scorrere come un liquido oscuro e viscoso all'interno del suo corpo, infiltrandosi nelle vene, avviluppandosi attorno alle ossa.

    Un urlo agghiacciante squarciò la notte mentre qualcosa si modificava, profondo e irreversibile, nelle viscere del suo essere. Gelion si contorceva, sopraffatto dal dolore, mentre pensieri di morte danzavano caotici nella sua mente tormentata. Stava venendo a contatto con un frammento dell'essenza di Loki, un briciolo di potere divino che non conosceva confini né pietà.

    Man mano che il tormento cresceva, ogni parte di lui veniva toccata, trasformata da quel potere immenso. La sua pelle, un tempo liscia, si ricopriva di una folta peluria nera, scuro come la pece; la sua mascella iniziava a estendersi, dandogli un aspetto feroce, e dai suoi denti spuntavano zanne affilate, pronte a strappare e dilaniare. Le spalle si allargavano, muscoli e ossa si rimodellavano sotto la pressione di quella forza sovrumana, il suo corpo cresceva in dimensioni, assumendo la forma imponente e maestosa di un lupo, un lupo nero dalle sembianze ibride, una creatura d'incubo che mescolava tratti umani a quelli bestiali. Nell'aria frizzante della notte, mentre la trasformazione raggiungeva il suo culmine, Gelion si ritrovava intrappolato in un abbraccio mortale con il suo nuovo destino.

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    La mente di Gelion era un groviglio di nebbie e ombre, un labirinto dove il pensiero razionale si era perduto, sopraffatto da un istinto ferale che si impossessava delle sue azioni. Non vedeva più il mondo attorno con gli occhi della mente, ma lo sentiva, percependolo attraverso una sensibilità primitiva e acuta.

    Senza un attimo di esitazione, il suo corpo trasformato balzò nell'aria, un lampo di movimento che lo portò a sovrastare uno spettro. Nonostante la sua natura eterea, la creatura venne schiantata al suolo con una violenza palpabile. Gelion, con zanne affilate come lame di rasoio, strappava lembi della sua essenza ectoplasmica come fossero strisce di carne tenera. Ogni strappo era un dolore che poteva sentire, un’eco di sofferenza spirituale che si mescolava alla sua furia.

    Quasi immediatamente, altri due spettri gli si avventarono addosso, ma con un colpo di zampa poderoso contro il terreno, Gelion evocò spuntoni di ghiaccio che sbucarono dalla terra come lame affilate. Stranamente, questi cristalli gelidi riuscirono a trafiggere gli spettri, lasciandoli immobilizzati e vulnerabili.

    Con un balzo agile contro una parete vicina, Gelion sfruttò la spinta per lanciarsi sull'altro spettro, abbattendolo con la stessa ferocia del primo. Poi, girandosi verso l'ultimo avversario, dal profondo della sua gola emerse una sfera di energia spirituale. Con un ringhio carico di ira, Gelion affondò le zanne in quella massa pulsante di potere, provocando una deflagrazione di energia che colpì l'ultimo spettro con la forza di un uragano spirituale, dissolvendone l'essenza in un soffio di nulla.

    Nel cuore di quella battaglia ultraterrena, Gelion si ergeva come una creatura di potenza e terrore, un ibrido tra uomo e bestia che danzava sul confine tra il mondo fisico e quello spirituale, padrone di un potere tanto antico quanto inquietante. Adattarsi a quella nuova forma richiese tempo, un periodo durante il quale Gelion si sforzò di riprendere il controllo sul proprio corpo trasformato. L'insolito retrogusto salmastro ancora gli impregnava la bocca; mangiare spiriti era lontano dall'essere considerato parte di una dieta equilibrata. Maledì Loki per la sua predilezione verso metodi così poco ortodossi e sconvolgenti.

    Non fu per nulla immediato capire come fare ritorno alla propria forma originale o come padroneggiare con precisione quell'enorme potere che ora gli scorreva nelle vene. Era una sensazione bizzarra, eppure, per certi versi, anche stranamente appagante. Al di là del dolore e della sofferenza iniziali, la possibilità di modificare il proprio corpo si presentava come una novità esaltante, carica di infinite potenzialità.

    Più di tutto, Gelion rifletté su quanto fosse preziosa la capacità di interagire con gli spiriti, sia quelli incarnati che quelli disincarnati. Questa abilità si prospettava come uno strumento estremamente utile per le imprese che avevano di fronte. Trascorse così tutta la notte, immerso in un labirinto di esperimenti e riflessioni. Tentava di sezionare e dominare quel potere, di comprendere ogni sua sfumatura e possibilità. Più si addentrava in quella esplorazione, più trovava il potere affascinante e profondo. Era come se ogni frammento di energia che scorreva attraverso di lui si ramificasse in una miriade di sentieri misteriosi, ciascuno promettendo nuove vette di conoscenza e dominio.

    In quella notte densa di scoperte, Gelion si muoveva come un danzatore tra le ombre del mondo spirituale, tessendo un dialogo silenzioso con le forze nascoste che governavano l'universo. Era diventato un ponte tra il visibile e l'invisibile, un medium attraverso il quale il flusso di energia oscura si esprimeva con una voce nuova, potente e terribilmente umana.

    Con l'arrivo dell'alba, Gelion riorganizzò i suoi bagagli, ripiegando il suo essere nella familiare forma umana. Riprendere il viaggio era essenziale, poiché il cammino che lo separava dall'obiettivo ancora si stendeva lungo e tortuoso davanti a lui. C'era un campione da trovare, una chiave essenziale per accedere alla prigione in cui Loki era rinchiuso, e il tempo premeva con l'urgenza di una tempesta all'orizzonte.

    Sapeva che la strada sarebbe stata costellata di pericoli e scoperte, un percorso che avrebbe messo alla prova non solo la sua forza fisica ma anche la resilienza del suo spirito. Doveva affrettarsi, perché in gioco non c'era solo il suo destino, ma la salvezza della realtà stessa. Ogni passo che Gelion metteva davanti all'altro era intriso della consapevolezza che ogni momento sprecato avvicinava il mondo a un potenziale collasso sotto il peso delle forze oscure che cercavano di stravolgerlo.

    Mentre si avventurava attraverso sentieri nascosti e foreste che sembravano osservarlo con occhi antichi, ogni fruscio di foglia, ogni sussurro del vento pareva portare con sé messaggi cifrati. Gelion sentiva il peso di una responsabilità immensa, quasi tangibile come il freddo mattutino che gli pizzicava la pelle.

    La sua trasformazione nella notte precedente aveva lasciato tracce indelebili nella sua anima, facendo emergere nuove profondità di potere e conoscenza che ora fluivano attraverso di lui con la naturalezza di un fiume che trova la sua strada verso il mare. Perciò, con passo deciso ma cauto, Gelion proseguiva nel suo viaggio, custodendo dentro di sé la speranza che, nonostante le incertezze e i pericoli, sarebbe riuscito a trovare il campione, liberare Loki e, forse, salvare tutto ciò che conosceva. Era un danzatore sul filo di un destino incerto, una figura solitaria contro il vasto sfondo di un mondo in attesa di un eroe o di una catastrofe.


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    NOME Gelion Caladhel
    ROBE Sacerdote Runico di Isa {VI}
    ENERGIA Viola
    CASTA Guerrieri Divini
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    STATUS ROBE
    RIASSUNTO AZIONI
    HELCE SRATH FORMEN [Controllo Elementale: Ghiaccio]
    Gli anni di studio e la piena comprensione della runa Isa hanno permesso a Gelion di comprendere la natura del suo cosmo. Uno degli aspetti chiave della runa è il controllo sulle energie fredde in tutte le loro manifestazioni. Gelion ha la capacità di abbassare la temperatura di qualsiasi cosa tocchi o che venga influenzata dal suo cosmo, semplicemente imponendo la sua volontà.

    Attraverso questo tipo di controllo elementale, è capace di generare correnti di aria gelida, creare sottili lame di ghiaccio, solidificare l'acqua presente nell'ambiente o semplicemente produrre ghiaccio per poi darvi forma a suo piacimento. Le applicazioni di questa potenza sono estremamente varie, includendo la creazione di potenti tornado congelanti, la formazione di impenetrabili muri di ghiaccio o lo scatenamento di esplosioni di cosmo ghiacciato.

    AMAR PRESTAR AEN [Tempo: Stasi]
    Il controllo del tempo è una componente fondamentale degli studi di Gelion e della sua comprensione della runa Isa, di cui egli è il custode. Questa abilità, sebbene complessa e difficile da padroneggiare, conferisce un potere vastissimo. A differenza di altri maestri del tempo, Gelion non può accelerare il corso degli eventi, ma eccelle nell'arte di rallentarli. Tecnicamente, grazie all'abilità "Tempo", è in grado di rallentare il flusso del tempo su aree specifiche, materia ed energia, arrivando persino a interferire con sistemi biologici e organismi microscopici. Il suo controllo è talmente avanzato da permettergli di alterare il fluire del tempo in determinati eventi, esclusi quelli che coinvolgono direttamente avversari dotati di controllo cosmico.

    A questo livello di maestria, Gelion può anche infondere nei propri attacchi il potere temporale, al fine di rallentare tutto ciò che viene toccato, con un effetto che si intensifica progressivamente. La peculiarità di Gelion sta nella sua capacità di indurre una stasi completa; tecnicamente, ogni sua azione di stasi o blocco deve essere considerata straordinaria, così come ogni sua iniziativa volta a contrastare altri manipolatori del tempo. Questa stasi totale, per l'avversario che ne subisce gli effetti, fa sembrare che Gelion si teletrasporti sul campo di battaglia. È importante notare che, se questa capacità viene impiegata per evitare un attacco, può essere utilizzata una sola volta. Dal punto di vista percettivo, Gelion è capace di vedere tutte le linee temporali di chiunque emani un'aura cosmica e può estendere questa percezione anche a intere aree.

    Va specificato che, qualora questa percezione fosse impiegata su un avversario, non permetterebbe di prevedere le sue mosse future, ma fornirebbe una conoscenza approfondita del suo passato e delle sue potenziali azioni future. In conclusione, nel contesto del gioco di ruolo (GdR), Gelion possiede l'abilità unica di riparare il tessuto temporale che sia stato danneggiato da viaggi nel tempo o paradossi.

    Tecniche //
    narrato parlato pensato parlato altrui
  8. .
    1ObaRWz
    master | Gaz

    tipologia di attività | cambio cloth

    gold Token/void Token | no

    utenti | Lyga
    narrato | parlato | pensato | telepatia

    ally across time | post X
    szXdiHl

    La realtà attorno a te, muta improvvisamente.
    La presenza spirituale di Anita, che era stata li fino a qualche istante prima svanisce improvvisamente. Senti, anzi riconosci adesso un cosmo oscuro e malefico, desideroso solo di divorare ogni cosa: Atavaka. Ti rendi conto che le tue percezioni sono cambiate, che tutto quello che vedi e percepisci ha degli aspetti e dei colori completamente differenti. Ti guardi, e senti una calma infinita, eppure davanti a te, c'è la causa di ogni tuo dolore, di ogni tua sofferenza.

    A T A V A K A



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    Lo guardi.
    Lui alza lo sguardo verso di te e ti sorride. Non dice nulla.
    Atavaka è li, davanti ai tuoi occhi, seduto su dei comodi cuscini, che ti aspetta.

    Ha 21 braccia.



    Lelouch fa un singolo gesto con quella spada, come se stesse tagliando l'aria.

    Uno squarcio si apre davanti a voi due, e sentite una pressione devastante, quasi opprimente. Se non fosse per la spada che lui porta, verreste schiacciati da questa presenza oscura e terrificante.

    Ma tu la riconosci.
    Forse non la temi, o forse si?



    Note del Master
    Per Lyga. Bene, siamo alla fine ma manca un ultimo passo. Hai davanti Atavaka, che vogliamo fare? Gli concediamo il resto della tua anima, giusto per fargli finire il lavoro, oppure che dici? Proviamo ad ammazzare questo adorabile bastardo?

    Per Drake. Ti chiederò giusto un altro paio di post, ma prima dovrai aspettare l'arrivo di qualcuno. Li capirai/capirete tutto.

    Buon divertimento.


  9. .
    *Arriva Lello*

    keep-calm-and-fattela-na-risata-6
  10. .
    CITAZIONE (Kabu @ 6/5/2024, 08:50) 
    Vrykul
    . Alti quasi 3 metri, un tempio di muscoli. Oltre a queste indicazioni hanno altri tratti salienti o per il resto sono a mia descrizione?

    . Posso scegliere qualsiasi delle 7 tribu/clan descritte?

    . Se scelgo di entrare nel clan Occhio del Cielo o Cavalcalupi, posso già avere un legame con un Roc o un Metalupo? (ovviamente solo da usare off combact)

    Partiamo dal presupposto che, come razza sono mezzi-giganti, quindi in genere hanno tratti di questo tipo, sono molto più alti di una persona normale, poi dal punto di vista fisico puoi personalizzarli come meglio credi. Puoi decidere, se hanno una discendenza più umana, o più votata verso giganti del ghiaccio o del fuoco. Sono solo cose estetiche ed interpretative.

    Le sette tribù, ovviamente sono tutte disponibili, e se entri nelle tribù che hai citato, in base al tuo bg potresti avere un Roc o un Metalupo che, ovviamente puoi usare off. Se hai, un'idea precisa di come vuoi caratterizzare il tuo Vrykul esteticamente, ne parliamo e si trova un punto di incontro. Abbiamo fatto una descrizione generica per permettere a chi, sceglie tale razza - come tutte le altre - di poterlo personalizzare al masssimo.
  11. .
    CITAZIONE (Kabu @ 6/5/2024, 20:04) 
    Già che ci sono aggiungo anche questa:
    CITAZIONE
    Tribù Cavalcalupi: Il loro animale totem è il Lupo nero. Come suggerisce il nome, si tratta di Vrykul dediti all'addestramento dei giganteschi metalupi, che sono in grado di trasportarli anche come delle cavalcature date le ragguardevoli dimensioni. I membri sono inoltre coloro che collaborano più da vicino con i Nahuàl che abitano le foreste degli Yormunheimr, che più di tutti sono in grado di comunicare con questi possenti animali a causa della loro natura che li rende particolarmente affini, considerandoli animali pressochè sacri. A differenza dei Nahuàl, i Cavalcalupi utilizzano questi animali anche in battaglia ma li proteggono con armature appositamente forgiate dai Mano di Ferro

    Mi sono perso i Nauhàl. Ma sono gli Úlfheðinn sotto un altro nome?

    Si, è un refuso, visto che sono la stessa cosa ma gli abbiamo cambiato nome
  12. .
    Stasera o in pausa pranzo cerco di risponderti in maniera esaustiva, anticipando quello che è il rifacimento delle razze che era già in programma :yeye:
  13. .

    = HIGHWAY TO HEL =

    QrAQkC3
    Mons, Belgio
    Il messaggio, raggiunse tutti gli interessati. Mons, una costruzione imponente e celata, era stata eretta per un preciso scopo: dotata di ogni misura di sicurezza immaginabile, era una fortezza progettata per impedire che qualsiasi informazione trapelasse. All'interno di quelle mura, i segreti dovevano rimanere tali, custoditi gelosamente, poiché di essi dipendeva la vita di molti e la stessa stabilità della realtà.

    I rappresentanti iniziarono a convergere, uno dopo l'altro. Molti di loro erano accompagnati da eserciti, testimoni della loro importanza e potenza. Erano capi di stato, almeno in un senso che il mondo terreno potrebbe comprendere, e le loro alleanze e animosità avevano radici tanto antiche quanto profonde.

    Al loro arrivo, furono accolti personalmente dalle tre divinità custodi del luogo. Ogni saluto era un rituale, un riconoscimento di antichi legami e tensioni sotterranee. Thor, ad esempio, era visibilmente sollevato nel rivedere Giapeto in buona salute. Erano legati non solo dalla storia, ma anche da una tessitura di favore e rispetto reciproci. Altri ospiti, legati al regno celeste di Asgard, erano noti per le loro interazioni con gli umani e per le alleanze strette nel corso dei secoli, sebbene tali legami fossero di scarsa rilevanza per gli dei presenti.

    Siegrifid, il Celebrante di Odino, fu il primo a fare il suo ingresso, accolto con tutti gli onori dovuti alla sua carica. Dopo di lui seguirono figure di spicco come il rappresentante dei Black Saint: Darth Hybris, e il Primarca Oliver Ramirez, su cui Thor indugiò più del dovuto, forse intravedendo in lui qualcosa di inaspettato o dimenticato.

    Quando fu il turno di Vanant, rappresentante dei Daimon, l'aria sembrò vibrare di una tensione palpabile. Seguito da due rappresentanti dei Gea, Pan e Chernobog, il cui solo nome risvegliava ricordi del ruolo di quest'ultima durante il Ragnarok — un passato di caos e distruzione che non tutti avevano perdonato o dimenticato.

    Chiuse la processione Bartolomeo per Atena, e Gelion per la città di Ulthuan, di recente salvata dalle grinfie dell'oblio e ora visibile a tutti. Questi ultimi arrivi sottolinearono la portata universale dell'evento, unendo figure di miti e leggende in un concilio che avrebbe potuto decidere il destino di più mondi.

    Ogni passo, ogni sguardo scambiato tra quelle antiche mura era carico di storia e significato, tessendo una narrazione che solo figure così immortali potevano comprendere pienamente. Era una danza di potere e diplomazia, giocata su una scacchiera che trascendeva il tempo e lo spazio.

    Freya, con un gesto elegante e una cortesia che mascherava la fermezza del comando, invitò i rappresentanti a prendere posto, mentre agli accompagnatori suggerì, in toni gentili ma inequivocabili, di attendere all'esterno. Le informazioni che avrebbero scambiato erano di una delicatezza estrema, segreti che potevano piegare il corso di intere civiltà, e non era possibile fare eccezioni, neanche per i più fidati consiglieri.

    Mentre i suoni dei passi si facevano più distanti e le porte si chiudevano con un sordo rumore di finalità, Heimdall si mosse con un'agilità sorprendente per chi lo conosceva solo come guardiano. Le sue mani tracciarono nell'aria non semplici sigilli, ma rune complesse e intricatissime. Un incantesimo antico quanto il tempo, tessuto per proteggere la sala da qualsiasi intrusione. Era una barriera talmente potente che neanche Loki, con tutta la sua astuzia e magia, avrebbe potuto oltrepassarla - non questa volta.

    “Abbiamo preso ogni misura di precauzione immaginabile per garantire la sicurezza di questo incontro,” disse Heimdall, la sua voce profonda e risonante nell'aria carica di tensione. “I vostri accompagnatori saranno protetti dalle nostre forze all'esterno. Quanto discuteremo qui, le parole che scambieremo e le decisioni che prenderemo, rimarranno confinate entro queste mura.”

    Dopo aver pronunciato queste parole, Heimdall si posizionò davanti alla porta chiusa, la sua spada conficcata nel terreno come un antico albero radicato profondamente nella terra. La sua vista, leggendaria per l'acutezza, non si limitava a osservare l'ambiente circostante; scrutava l'invisibile, vigilando contro ogni possibile minaccia. In quel momento, non era solo il guardiano di Asgard, ma il custode di un segreto che avrebbe potuto cambiare il destino dell'universo.

    "Desidero essere chiaro," ruggì Thor, la sua voce tonante echeggiava nelle volte del salone. Nonostante non fosse avvezzo a questo genere di discorsi, la sua presenza imponeva rispetto e timore. "Non siamo qui per formare alleanze, né per stringere patti o negoziare accordi. Vi ho convocato per mettervi al corrente di alcuni eventi. Quello che deciderete di fare in seguito, sarà una vostra scelta personale." Con queste parole, il Dio concluse la sua introduzione, lasciando un silenzio carico di significati sospesi nell'aria.

    Freya prese delicatamente la parola, la sua voce dolce ma intrisa di un pathos solenne. "Di recente abbiamo avuto una rivelazione da una divinità che da tempo indaga sulla corruzione," iniziò, attirando l'attenzione di tutti. "Tutti noi ci siamo adoperati per salvare e curare coloro che sono stati infettati, ma i corrotti sembrano moltiplicarsi all'infinito. Ogni giorno, nuovi casi emergono, come se fossero inesauribili." Fece una breve pausa, assicurandosi che le sue parole affondassero nel cuore di ogni ascoltatore. "La risposta, sebbene possa sembrare banale, è sconvolgente nella sua semplicità: hanno iniziato a utilizzare le anime dell'Averno, permettendo così un flusso continuo e apparentemente illimitato di corrotti. E tutto questo," concluse con un tono più grave, "è stato reso possibile dalla corruzione di Persefone."

    Le parole di Freya riecheggiavano nella sala, ognuna carica di un peso che sembrava alterare lo stesso tessuto della realtà. Era come se, con ogni sillaba pronunciata, il destino di innumerevoli esistenze fosse stato svelato, esponendo le oscure trame che si dipanavano nell'ombra del mondo conosciuto. La voce di Freya si appesantì, vibrando di una fatica palpabile, come se le parole stesse pesassero troppo per essere pronunciate. In quel momento di pesante silenzio, fu Heimdall a prendere il testimone.

    “Dopo gli eventi in Giappone, che molti di voi conoscono, hanno spostato il loro sguardo verso il Niflheimr,” iniziò, la sua voce era un presagio cupo di ciò che stava per rivelare. “Se la corruzione dovesse avvolgere Hela e il regno dei Morti che essa domina, la speranza per noi tutti svanirebbe come nebbia al sole.” Fece una pausa, e i suoi occhi scrutarono l’assemblea, fermandosi infine su un volto particolare. “Il principe Gelion di Yvresse ha combattuto in prima linea contro questa minaccia. Ha visto portali aprirsi come ferite nel tessuto del mondo, anime venire rapite e trasformate in corrotti.”

    Con un sospiro che sembrava trascinare con sé il peso dell’eternità, Heimdall chiuse il suo discorso, lasciando un’eco di inquietudine nell’aria.

    Thor si alzò, la sua figura imponente come una montagna antica, e le sue parole tuonarono definitive attraverso il salone. “Odino si trova a guardia di Yggdrasil, per impedire che la corruzione si diffonda agli altri otto mondi,” disse, il suo tono carico di un urgenza grave. “Ma sappiamo tutti che la sua vigilanza, per quanto possente, non sarà sufficiente a fermare l’avanzata della corruzione. Solo noi, insieme, possiamo sperare di arrestarla.”

    Le parole di Thor risuonarono come un martello che batte sull'incudine del destino, una chiamata a raccolta che nessuno dei presenti avrebbe potuto ignorare. La stanza, un tempo carica di una tensione silenziosa, ora bruciava di una risolutezza feroce. Gli dei e gli eroi presenti sapevano che il cammino a seguire sarebbe stato costellato di sacrifici e battaglie; non era solo il futuro di un regno a essere in gioco, ma l'esistenza stessa di tutti i mondi conosciuti.




    Note del master

    Ruolate se volete, anche tra di voi (mettetevi d'accordo anche in privato), tutti i vostri accompagnatori in un modo o nell'altro vengono portati fuori, e voi venite "chiusi" qua dentro. Il concilio inizia, gli dei Asgardiani non sono soliti per la pazienza. E, niente vi dicono com'è la situazione attuale. Rispondente pure nell'ordine che volete e che ritenete più opportuno. Non dovete rispettare l'ordine del turno prima ovviamente.

    Termine ultimo Lunedi 13 Maggio.



    QeBU9Pk
  14. .
    Allora lo spiego. Gelion (Isa) è tratto da un mio pg in una campagna Epica su Pathfinder. Ho "portato" sul Final, insieme a "Gelion" i suoi compagni di campagna + un ex villian che è diventato nostro amico. Ecco, quello postato da Luca è lui XD
  15. .
    Highway to Hel - Concilio

    coordinata temporale 1

    H
    eimdall aveva chiamato, e il suo messaggio risuonava tra le ombre e gli echi del mondo, ascoltato da molti, ma compreso in pieno solo da pochi. Tra questi, vi era lui, armato di una conoscenza tanto vasta quanto gravosa. Rassicurante? Tutt'altro. Eppure, rimaneva un dubbio lancinante: perché non Galdor, il Re Fenice, o qualche altro eroe delle cronache antiche? No, la scelta era caduta su di lui, un conoscitore oscuro e profondo dei segreti del tempo.

    "Gelion, per l'amor del cielo, stai fermo!" esclamò Nura, manovrando con destrezza tra le pieghe del suo vestito formale. "Devi restare immobile, sai? Come solo tu sai fare," proseguì, la sua voce un tessuto intrecciato di irritazione e superbia. "E non potrei indossare l'armatura?" tentò di negoziare Gelion, con un tono di sfida. "Ma che ne pensi, che siamo barbari?" rispose lei con un sorriso astuto. "No, ti vestirai con eleganza, splenderai di un fulgore pari al mio - che nessuno osi dire che un principe elfico possa apparire trascurato!"

    Discutere con lei si rivelava sempre un esercizio di pura futilità. Così era stato anche quando aveva implorato Galdor di prendere il suo posto, ma inutilmente. Nel cuore di Gelion, un freddo realismo si era insediato: quella sala ospitava le figure più influenti del mondo umano, eterni antagonisti ora costretti a parlamentare sotto lo stesso tetto. La presenza di Heimdall, tuttavia, prometteva di mantenere la pace, impedendo che l'incontro degenerasse in un conflitto aperto.

    "Siamo pronti, Gelion," annunziò Evan con una voce austera ma carica di certezza, mentre scrutava l'assemblea dei dignitari. "Anche la guardia d'onore è al completo," aggiunse, un sorriso appena accennato a giocare sulle sue labbra.

    "Non dirò nulla. NULLA!" esclamò Gelion con una nota di irritazione nella voce. Vestito con le elaborate vesti cerimoniali elfiche, sotto le quali brillava l'armatura per le grandi occasioni, adornata di onorificenze luccicanti, era l'immagine stessa del dignitario. Tali simboli, incomprensibili ai più a quel tavolo, erano pur sempre segni di un'antica etichetta. Rappresentante del suo popolo e depositario di arcane conoscenze, era suo dovere essere lì, e presentarsi in quella precisa guisa.

    Si misero in marcia, tutti loro, i cinque, sotto la scorta solenne della guardia d'onore del Re Fenice. Gelion fu l'ultimo a raggiungere il luogo dell'incontro, presso le antiche porte di Mons, dove eserciti e seguiti vari si erano già raccolti in una moltitudine vibrante e caotica. Mentre alcuni iniziavano a intavolare dialoghi, altri rimanevano in silenzio, immobili come statue; alcuni lasciavano lo sguardo vagare indiscreto sulle figure delle Valchirie, e altri ancora si muovevano furtivi, quasi ladreschi, tra la folla.

    La processione si arrestò, e, seguendo il rituale, la guardia d'onore aprì un varco per Gelion. Con un sorriso che sapeva di commiato, il principe elfico lanciò un ultimo sguardo ai suoi compagni prima di varcare la soglia delle imponenti sale del Concilio. L'aria all'interno era carica di una tensione palpabile, un preludio ai discorsi che avrebbero forse cambiato il corso di mondi interi.

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    Appena entrato, Gelion si prese un istante per osservare l'assemblea, e i primi a salutarlo, come era prevedibile, furono le tre divinità: Heimdall, Thor e Freya. Con un inchino profondo, il principe elfico salutò gli dei; parole vennero scambiate, un dialogo sommesso che rimase inascoltato dagli altri presenti nella sala, i suoi dettagli avvolti nel mistero. Gelion avrebbe parlato, certo, ma solo quando il momento fosse stato opportuno.

    Poi, rivolgendosi all'assemblea con una voce che mescolava rispetto e autorità, si presentò. "Gelion Caladhiel, principe di Ulthuan e Sacerdote Runico di Isa. È un onore fare la vostra conoscenza." Con queste parole, si fece strada verso il suo posto designato. Lì, prese posto al fianco di Siegfried, il Celebrante di Odino, sedendosi con un gesto fluido. Il tessuto delle sue vesti sussurrò contro la sedia mentre si accomodava, pronto a partecipare ai dibattiti che avrebbero tessuto il destino di mondi e realtà.


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    NOME Gelion Caladhel
    ROBE Sacerdote Runico di Isa {VI}
    ENERGIA Viola
    CASTA Guerrieri Divini
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    STATUS ROBE
    RIASSUNTO AZIONI
    HELCE SRATH FORMEN [Controllo Elementale: Ghiaccio]
    Gli anni di studio e la piena comprensione della runa Isa hanno permesso a Gelion di comprendere la natura del suo cosmo. Uno degli aspetti chiave della runa è il controllo sulle energie fredde in tutte le loro manifestazioni. Gelion ha la capacità di abbassare la temperatura di qualsiasi cosa tocchi o che venga influenzata dal suo cosmo, semplicemente imponendo la sua volontà.

    Attraverso questo tipo di controllo elementale, è capace di generare correnti di aria gelida, creare sottili lame di ghiaccio, solidificare l'acqua presente nell'ambiente o semplicemente produrre ghiaccio per poi darvi forma a suo piacimento. Le applicazioni di questa potenza sono estremamente varie, includendo la creazione di potenti tornado congelanti, la formazione di impenetrabili muri di ghiaccio o lo scatenamento di esplosioni di cosmo ghiacciato.

    AMAR PRESTAR AEN [Tempo: Stasi]
    Il controllo del tempo è una componente fondamentale degli studi di Gelion e della sua comprensione della runa Isa, di cui egli è il custode. Questa abilità, sebbene complessa e difficile da padroneggiare, conferisce un potere vastissimo. A differenza di altri maestri del tempo, Gelion non può accelerare il corso degli eventi, ma eccelle nell'arte di rallentarli. Tecnicamente, grazie all'abilità "Tempo", è in grado di rallentare il flusso del tempo su aree specifiche, materia ed energia, arrivando persino a interferire con sistemi biologici e organismi microscopici. Il suo controllo è talmente avanzato da permettergli di alterare il fluire del tempo in determinati eventi, esclusi quelli che coinvolgono direttamente avversari dotati di controllo cosmico.

    A questo livello di maestria, Gelion può anche infondere nei propri attacchi il potere temporale, al fine di rallentare tutto ciò che viene toccato, con un effetto che si intensifica progressivamente. La peculiarità di Gelion sta nella sua capacità di indurre una stasi completa; tecnicamente, ogni sua azione di stasi o blocco deve essere considerata straordinaria, così come ogni sua iniziativa volta a contrastare altri manipolatori del tempo. Questa stasi totale, per l'avversario che ne subisce gli effetti, fa sembrare che Gelion si teletrasporti sul campo di battaglia. È importante notare che, se questa capacità viene impiegata per evitare un attacco, può essere utilizzata una sola volta. Dal punto di vista percettivo, Gelion è capace di vedere tutte le linee temporali di chiunque emani un'aura cosmica e può estendere questa percezione anche a intere aree.

    Va specificato che, qualora questa percezione fosse impiegata su un avversario, non permetterebbe di prevedere le sue mosse future, ma fornirebbe una conoscenza approfondita del suo passato e delle sue potenziali azioni future. In conclusione, nel contesto del gioco di ruolo (GdR), Gelion possiede l'abilità unica di riparare il tessuto temporale che sia stato danneggiato da viaggi nel tempo o paradossi.

    Tecniche //
    narrato parlato pensato parlato altrui
6295 replies since 12/10/2006
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