Posts written by all eyes on ME!

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    « Ignorare me? Impossibile. »
    È da quando sono piccolo che ottengo quello che voglio: l'audacia strizza l'occhio all'esibizionismo, il resto è tutta una questione di spirito. Onestamente non c'è mai stata una scelta di cui mi sia pentito; perfino quando mi dicevano che ci fosse qualcosa di sbagliato in me sapevo di avere vinto, perché ero stato notato. La gente sa chi sono, mi riconosce e mi apprezza perché non ho paura di essere me. Si ricorda di me per quella piccola follia che sogna di fare da sempre ma che è costretta a reprimere perché condizionata dal giudizio degli altri; si ricorda di me per il modo di parlare sincero e senza filtri che definisce la mia personalità lontana anni luce dall'abominevole arroganza che tanto riempie le bocche altrui. Si ricorda di me perché il mio buon cuore e la luce che porto supera qualunque barriera. Eppure, in un'esistenza costellata da vittorie e successi come la mia c'è spazio - inaspettatamente - per la prima sconfitta.
    La gamba sinistra penzola dal ramo dell'albero su cui mi sono arrampicato e sdraiato; trovo che l'altezza mi ispiri più dello stare seduto col culo sull'erba e ho approfittato di questi momenti di calma, - che per un dio come me, richiesto a tutte le ore del giorno e della notte, sono più unici che rari! - per mettere nero su bianco i miei pensieri, quelli che non sono ancora pronto a condividere. A volte sono così potenti che devo per forza scriverli; farlo mi aiuta a metterli in ordine, a chiarirli.
    « Nessuno può ignorarmi. Sono Liam, per la cocca strafatta di Merlino. Io vinco. » poso, stanco, il quadernetto sul petto e passo veloce il pollice sulla fronte. Quando dico William Knight è nato per vincere non è uno scherzo. Sarò nato con la camicia, sarò stato baciato dalla fortuna, la combinazione personalità-opportunità sarà stata vincente come poche altre al mondo... Potete metterla come vi pare, il risultato sarà sempre lo stesso: mi è sempre andato tutto bene. Perfino le situazioni difficili e dolorose hanno spalancato le porte a qualcosa di buono, di migliore. Date queste premesse, sarà facile credermi quando dico che il mio corpo ha sviluppato una specie di intolleranza al diniego e all'insuccesso.
    È iniziato tutto dopo il terzo gufo senza risposta inviato ad Ellie Richards. Ho gestito bene il suo silenzio selettivo, ho tenuto duro provando ad approcciarla allegramente e senza mai gettare la spugna pur non avendo la minima idea del perché, all'improvviso, lei abbia smesso di considerarmi. Fino al giorno prima dovevamo seguire insieme l'andamento delle sfide del mio gruppo senza nome, quello dopo cambia strada al solo vedermi. Potesse cambiare classe, scuola, Stato, pianeta o universo pur di non avere a che fare con me sono certo che lo farebbe ma io un torto così grande da meritarmi un trattamento simile proprio non ricordo di averglielo fatto. Giuro, croce sul cuore!
    Accecato dalla curiosità - o dalla follia? - l'ho tempestata di messaggi in ogni forma: biglietti volanti, gufi, topi, perfino messaggeri del primo anno - sono teneri quelli del primo, come puoi rifiutare di ascoltarli? Va bene non volermi più intorno, potrei anche accettare di dover porre un freno alla missione "Includi Ellie" che mi sono prefissato...
    « Ma almeno spiegarmi che cazzo ti ho fatto! Credo di meritarmelo. » Ellie Richards ha dimostrato di avere il cuore duro come la pietra ed una volontà di ferro perché ha accartocciato uno dei miei foglietti guardandomi dritto in faccia. Audace e feroce. Con la schiena ormai dolorante decido di mettermi seduto, con entrambe le gambe penzoloni che dondolano nel vuoto.

    Gratto compulsivamente il dorso della mano destra: è irritato, rosso e graffiato in più punti che ormai sanguinano. Un altro al posto mio, pur di non avere più fastidi, sarebbe già corso in infermeria per un rimedio veloce. Io invece sono testardo, resisto finché non ci sarà più niente da grattare. Qualcosa mi dice che sarebbe un rimedio temporaneo e che finché non chiarirò con la Corvonero, nel bene o nel male, non guarirei.
    E mentre sono quassù seduto a rimuginare sul perché proprio io, Astro brillante del firmamento e Magnanima divinità in terra, sia costretto a subire un trattamento simile la vedo. Minuta, con la testa sempre nascosta dietro a un libro e la voce così sottile che per sentirla bisognerebbe usare un Sonorus. Adesso basta. Uno zampillo di fuoco mi attraversa gli occhi e prim'ancora che il cervello possa elaborare l'azione la sto già facendo.
    « Hei! Ellie! » Al momento giusto, con il quadernetto bloccato nel palmo della mano destra, salto giù e le taglio la strada. Non è un salto semplice, a candela, no. Mi aggrappo al ramo con una mano per permettere alle gambe di scivolare giù, poi resto appeso per un paio di secondi prima di ondeggiare avanti e indietro e infine lasciarmi cadere, atletico e disinvolto. È domenica mattina, giornata di gita ad Hogsmeade, quindi niente divisa. Io però non ho tanta voglia di raggiungere i ragazzi. Atterro poco dietro di lei e con pochi saltelli la raggiungo, con la faccia scura. Nel frattempo piego il quadernetto a metà e me lo infilo nella tasca posteriore dei jeans.
    « Sai che c'è? Sono stufo. Dimmi che ti ho fatto e facciamola finita perché sto a tanto così dal mettermi a strillare, ti avverto. »

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    Venti minuti ci separano dall'appuntamento col famigerato agente immobiliare. Un uomo con una missione, importantissima e vitale, ovvero trovare un alloggio alla neo miss indipendenza Halley Wheeler. A niente sono valsi gli inviti ad ospitarla in casa mia, lei è super orientata verso l'avere un posto nel mondo che sia suo soltanto. Una parte di me la capisce: neanche a me piacerebbe vivere a scrocco per sempre... e ai malpensanti che in questo momento stanno dicendo "un modo per sdebitarsi lo si trova sempre", con quel sorrisetto malizioso e una catena di pensieri impuri e poco casti in allegato, voglio solo dire che sì, li ho fatti anch'io ma non possono certo rappresentare una moneta di scambio. La differenza sta tutta nell'orgoglio e nella nobiltà d'animo e noi, puri Grifondoro, lo siamo anche troppo. Lei non si venderebbe mai, neanche sotto tortura, io non accetterei di comprarla in questi termini.
    - Non è colpa mia se non so aspettare! - mi difendo con un'alzata di spalle mentre camminiamo insieme alla volta del centro cittadino. A mio modo cerco di tenere alto il morale, di contenere le sue preoccupazioni. Averne è legittimo: avere realizzato di non avere una casa dove tornare, o semplicemente di essere diventata troppo grande per sottostare alle regole dei genitori, sancisce un passo così grande che è impossibile ignorarlo. Essere responsabili di se stessi a trecentosessanta gradi non è per tutti e soprattutto fa paura. Anzi, fa cacare nelle mutande. Mentre giochiamo al nostro solito modo, tra allusioni e battute sul calore e il contatto umano, c'è un momento in cui la sua aura si affievolisce. Non ha più voglia di scherzare, Halley, quando mi annuncia che la sua storia con Harris grande è finita.
    - E me lo dici così? Insomma - mi guardo intorno impanicato.
    - E ora come te l'organizzo una festa, con così poco preavviso? Non che sia una cosa impossibile per Mr fantastic ma insomma, anche tu. Che tieni questa rottura per te. Dove sono i fuochi d'artificio, e le bottiglie, e la band? Ci serve una band! - non sto rispettando il suo dolore ed ignoro deliberatamente il suo sguardo affranto e deluso finché non lo sento attraversarmi da parte a parte. Una considerazione si materializza dal nulla nella mia coscienza: i sentimenti, giusti o sbagliati, restano tali e bisogna averne rispetto anche se non li si condivide. Così abbasso le spalle e modero il temperamento, perfino il tono è più mogio.
    - Scusa, sono un cazzone. - mordo il labbro inferiore e metto le mani in tasca, camminandole al fianco come un bambino appena richiamato per comportamento scorretto. Non sono molto maturo sotto l'aspetto dei sentimenti, perché una rottura non l'ho mai vissuta sulla mia pelle né ho mai sofferto per amore; non posso capire quanto siano difficili da superare certe dinamiche per chi come Halley c'era dentro fino al collo. Mi sento in colpa soprattutto quando ammette di aver paura di restare da sola.
    - "Tu" e "da sola" nella stessa frase mai, almeno finché ci sono io. Sono felice che tu stia riprendendo in mano la tua vita eeee vorrei che recuperassi anche un briciolo di ottimismo! Se diffondi nell'universo questo atteggiamento da buco nell'acqua, riceverai buchi nell'acqua! Devi essere positiva: sei con me, che cosa può andare storto col tuo leprecauno portafortuna? - C'era qualcosa di sbagliato in Halley e David come coppia; non sarò un grande esperto ma dubito che l'amore vero ti mangi come un dissennatore e lei più la storia andava avanti più aveva l'aria di chi ha subito il bacio. Magari dal punto di vista accademico il suo rendimento non è cambiato tanto da allarmare i professori ma dal punto di vista umano è passata dalla padella alla brace. Quindi è mio dovere ristabilire l'equilibrio. Anche se per farlo devo assaggiare questo capruccino. Me ne porge uno ficcandomelo praticamente sotto al naso, il che mi porta a indietreggiare dubbioso col busto e guardare prima il bicchiere fumante e poi lei. Se basta così poco per renderla felice, ben venga il capruccino.
    - Spero che un Ippogrifo la mangi. Quella bestia immonda. - scuoto la testa al ricordo di Bluey, Blue, come si chiama. Ho ancora dolore al naso quando ci penso. Assaggio un piccolo sorso della bibita e sospiro: è poco dolce, calda, praticamente perfetta per chi deve aspettare al freddo.
    Camminiamo fianco al fianco. Il posto non è molto movimentato, i nostri passi echeggiano nel silenzio rotto dai suoni naturali e qualche chiacchiericcio che si alza dalle finestre socchiuse. Le zone residenziali lo sono un po' tutte.
    - Carino, sì. Come te la cavi con gli incantesimi di insonorizzazione? -


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    aprile 2024. giorno casuale. a partire dalle 11.00


    Bigliettino n. 1, a forma di uccellino.
    Ciao Ellie,
    sono sicuro sia successo qualcosa tra noi ma non riesco proprio a capire cosa. Eravamo ri-partiti così bene, avevi anche iniziato a partecipare agli incontri del gruppo-senza-nome! Poi sei sparita... Ogni volta che provo ad avvicinarti cambi strada o mi ignori. Che ho fatto?

    Liam.


    Bigliettino n.2, a forma di farfalla.
    Ti ho vista accartocciare il mio messaggio. Ok ignorarmi nei corridoi o cambiare strada nel cortile, ma accartocciare un messaggio... lo sai che è morto un albero per quel pezzetto di carta che hai appallottolato? Sei senza cuore!! :( :( come puoi tenermi il broncio?

    Liam :(


    Bigliettino n. 3.
    Lo sai che non mollerò finché non mi darai una risposta, vero? :) Sono molto ostinato, caratteristica di famiglia


    Bigliettino 4, che cade davanti al piatto di Ellie ad ora di pranzo
    Oh, andiamo!! Non vedi come soffro?


    Bigliettino n. 5, a forma di nuvola che la trova in corridoio e che si incendia non appena viene letto.
    Ok, l'hai voluto tu.


    Gufo n. 1
    ELLIE, PARLAMI


    Gufo n.2
    Spiegami, troviamo una soluzione!


    Topo n.1
    TI PREGO


    Gufo n.3
    Non ti libererai di me. Ho appena cominciato. Finché non so che cos'hai, non la smetto.


    Gufo 4.
    Userò tutti i gufi della scuola. Non m'importa.


    Gufo 5.
    Grace ha detto che sembro uno stalker. Le ho risposto che continuerò finché non mi spiegherai. Forse volevi entrare anche tu nella classifica del gruppo-senza-nome? Avresti potuto dirlo subito! Ora è un po' tardi ma per l'anno prossimo magari...


    Bigliettino n. 6, la trova in biblioteca
    Leggi qua, mi ha fatto troppo ridere:
    "Lo sai come si chiama l'oca più intelligente? Oca pito"
    OCA PITO

    capito?


    Bigliettino n.7, plana davanti al suo piatto a ora di cena


    Bigliettino n.8
    Mi hanno vietato di entrare in guferia.
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    Ho aspettato le vacanze di Pasqua con la stessa agonia riservata al Campionato mondiale di Quidditch. I ritmi scolastici dopo un po' iniziano a pesarmi: sono insofferente in classe e quasi del tutto incapace di portare a casa una media decente. Non che questo mi crei problemi, dopotutto non ho mai aspirato ad un lavoro d'ufficio al Ministero o alla Gringott né di ricoprire un ruolo istituzionale - anche se gongolerei per la fama che questo comporterebbe -, impieghi che quindi presuppongono un'ottima preparazione scolastica e una spiccata disciplina. Credo solo sia frustrante dal punto di vista personale: mi annoio da morire sui libri, non sopporto di dover restare per ore e ore chiuso tra quattro mura quando potrei starmene all'aperto a fare qualunque altra cosa. Volare, per esempio. Dimostrare di essere il più temerario di tutti. Il più talentuoso in tutto. Ecco, magari un ruolo da avventuriero! Cacciatore di creature pericolose o un auror addirittura! Se solo non fossero richiesti M.A.G.O particolarmente alti... A onor del vero non mi sono mai fermato a pensare a cosa ne sarà di me nel futuro, insomma a cosa vorrei fare da grande. Ho solo sempre saputo di non voler stare inchiodato su una sedia a timbrare fogli e inviare aeroplanini di carta dal mio ufficio a un altro Per mia fortuna posso non farlo anche oggi: ho ben altro a cui dedicarmi!

    Diversi mesi dopo l'annuncio, sto finalmente per accompagnare Halley-la-tiranna-Wheeler a vedere la sua prima casa. Il fatto che voglia andare a vivere da sola è una FI-GA-TA! Un appartamento tutto suo, in città, sancisce l'inizio della sua vita da donna indipendente. WOW. Mi sento gasatissimo dalla prospettiva di quello che sta per succedere. Sta per compiere il primo passo nella vita adulta ed io ne sarò testimone! Penso già alle feste che organizzeremo, alle cene, a tutte le volte in cui farò serata e busserò ubriaco fradicio alla sua porta senza una vera ragione... ai gufi che le manderò. Ancora non ho ben capito come abbia intenzione di provvedere al pagamento dell'affitto lavorando solo nei weekend liberi previsti dalla scuola ma è un problema relativo: io che ci starei a fare? Orgogliosa com'è non mi chiederebbe mai aiuto, ecco perché dovrò agire da solo proponendomi come garante. So cosa vi starete chiedendo: come può un Mooncalf incosciente come William Knight parlare in toni così tanto saggi e previdenti, usando per altro parole grosse che puzzano di responsabilità? Vi lascerò col dubbio, ben vi sta.
    Col classico andamento tronfio e saltellante mi avvicino al luogo dell'appuntamento. Ho degli occhiali scuri sugli occhi - un apprezzato souvenir di Alice - e abiti comodi. Le braccia ondeggiano lungo i fianchi finché non alzo la mano destra e la passo tra i capelli per spettinarli, come al solito. Intravedo da lontano Halley e, sorridendo in maniera evidente, mi avvicino. Sono in ritardo, come al solito, ma non me ne faccio proprio. Quando le sono di fronte faccio per togliermi gli occhiali e appenderli al collo, ridendo per l'aria severa che mi riserva e la proposta che fa.
    - Ma se è proprio per quella che mi ami - inumidisco velocemente le labbra e la aiuto a scendere dal muretto su cui si è seduta per aspettarmi; quando me la ritrovo vicina la guardo dall'alto. Quasi non la riconoscevo senza la divisa: immagino siamo tutti un po' diversi fuori dalla scuola. Infatti mi prendo il mio tempo per studiare la sua figura intera, il modo in cui questo look le doni e la valorizzi.
    - Il giubbotto di pelle ti dona, ti fa più leonessa. Rooar - e sollevo il sopracciglio sinistro prima di raggrinzire la mano e puntarla al suo fianco, solleticandola. Ridere è fondamentale. "Sei pronto?" mi chiede. Miscredente.
    - Io sono nato pronto. - lei, invece, è nervosa. Al posto suo lo sarebbe chiunque. Drizzo le spalle prima di guardare a destra e sinistra e cercare di capire la direzione da prendere.
    - A che ora è l'appuntamento? L'annuncio di che parlava, di una stanza o un appartamento? Non c'erano delle foto, almeno per farci un'idea? - lascio che sia lei a guidarmi ma la tempesto di domande, come un bambino curioso. So che cosa la preoccupa: se non trovasse nulla, dovrebbe restare per sempre al Paiolo Magico. Faccio dei suoni con la bocca che indicano un palese no, ti stai sbagliando prima di indossare di nuovo gli occhiali.
    - Non dire stronzate. Ci sarà sempre una stanza per te a casa mia. E nemmeno una qualunque. Ti darei quella comunicante con la mia così se dovessi sentire il bisogno di calore umano... - l'allusione è palese.
    - C'è solo una clausola non negoziabile: i malesseri non sono ammessi. Neanche di nascosto. Ho proprio un sensore anti-malessere, non la scamperesti - ci provo a smorzare la tensione ma non è semplice come sembra: Halley è davvero spaventata all'idea di fallire. In cosa poi non è chiaro.
    - Che posso dire, mi piacciono le cose difficili. In quelle facili sono buoni tutti. Uscire indenne da un pomeriggio all'insegna dell'incertezza e della scoperta con niente meno che Halley Wheeler sull'orlo di una crisi di nervi... è da passaggio alla seconda classe dell'Ordine di Merlino, cazzo. Come minimo! - ma niente, lei continua ad avere timori.
    - Non dovresti farcela a far cosa? Oh beh, se pensi di riuscire a trovare la casa perfetta al primo colpo sei... più ottimista di me che aspetto i voti di Trasfigurazioni - la seconda parte della frase in realtà la pronuncio a voce bassa, perché contemporaneamente stiamo rallentando fino a fermarci. Halley mi lascia il braccio e mi supera, poi si gira a guardarmi. Vuole davvero un cappuccino. Ma poi cos'è un cappuccino?
    - Non sarà un altro Satana, eh? - chiedo, dubbioso.


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    William Knight | sesto anno | grifondoro


    Non so che diavolo mi passi per la testa: di proposito, con un atteggiamento a dir poco masochistico, riprendo la linea allusiva e scottante del discorso che, con un colpo da maestro, m'ero lasciato alle spalle. Se dovessi proprio cercare una spiegazione sensata a quanto appena successo sarebbe più o meno questa: è una cattiva abitudine piuttosto difficile da perdere. Halley ed io abbiamo sempre giocato e scherzato in questa maniera; il fatto che si sia fidanzata potrebbe avere allentato un po' le cose ma solo perché ha (giustamente o meno) scelto di passare più tempo con sono-un-cattivo-ragazzo-Harris che con gli amici. Forse avesse scelto qualcun altro il tutto sarebbe scemato e maturato in maniera del tutto naturale: insomma, ho abbastanza rispetto per i sentimenti e le relazioni! Sono un tipo leale, un gentiluomo si può dire. Invece no: ha deciso di stare con una sanguisuga emotiva, un vero e proprio dissennatore, che le succhia via ogni briciolo di felicità giorno dopo giorno. E lei è, come tutti quelli che vivono situazioni analoghe, troppo innamorata per accorgersene. Per sua fortuna nella sua vita ci sono anche io, che ho fatto dell'aprirle gli occhi una delle mie missioni prioritarie.

    Halley ed io ci saremmo potuti baciare rischiando di considerarlo un errore subito dopo e di pentircene; invece ho ottenuto qualcosa di ben più prezioso: il suono della sua risata. Per un attimo tutti i suoi tormenti sono diventati nuvola che la mia brezza, fresca e leggera, ha portato via. Si può considerare un momento magico perché ho avuto il privilegio di intravedere di nuovo il suo sole splendere, prima che le ombre si impadronissero di nuovo di lei. E lei, magari, ha capito un po' di più che cos'è che manca davvero alla sua relazione. Perché non ci vuole una sfera di cristallo per capire che non c'è armonia, che insieme al suo David non rida. Non sarebbe così provata, altrimenti. Il suo desiderio, dice, è quello di tornare ad essere quella di una volta.
    « Quella di una volta ti ha portata a questo! Devi essere specifica quando vuoi manifestare qualcosa, che ne diresti di "Il mio buon proposito è tornare ad essere quella di una volta, ma con un briciolo di esperienza in più che mi salvi dal rifare le scelte sbagliate"? Eh, suona meglio. » il timore più grande è quello che Halley riesca a riprendere davvero in mano le redini della sua vita, che riesca a lasciarsi alle spalle chi non è giusto per lei, salvo poi ricadere vittima dello stesso schema ma con una persona nuova.
    Dietro la sua facciata da prefetta perfetta si nascondono un sacco di diffoltà: prima con se stessa, poi con la sua famiglia, infine con la "pseudo-persona" con cui ha una storia. Per un po' c'è anche riuscita a nascondere tutto sotto al tappeto, fingendo che andasse tutto bene e che non ci fosse alcun motivo di preoccuparsi. La Grifondoro però deve avere dimenticato che i tappeti possono essere volanti: prima o poi esigeranno di non stare più inchiodati a terra, per di più a nascondere un mucchio sempre più grande di segreti e difficoltà; quando lo faranno, non ci sarà nient'altro da fare se non affrontare tutto e tutto insieme. Un gran bel casino, anche per uno della nostra stessa pasta.
    La ascolto senza star troppo a ragionare sul mio coinvolgimento: se ha bisogno d'aiuto è quello che le darò. Un tetto, supporto, perfino denaro. In linea di massima non sono un tipo parsimonioso, ma per gli amici potrei perfino andare alla Gringott e chiedere un prestito - se solo gli elfi ne elargissero a studenti disoccupati. E a proposito di convivenza... "Non ti sei ancora stufato di me?"
    « Stufarmi? Non sono mica un cavolo » ironia, la mia ancora di salvezza. Tutto tronfio, muovo anche le spalle nel camminare al suo fianco, finché non dice con aria seria di dormire nuda e alla costante ricerca di calore umano. Non che la cosa mi sconvolga né mi sorprenda, neanch'io indosso il pigiama ma per una questione di decenza almeno resto in mutande.
    « Ne sarà felice la tua compagna di stanza! Corteggi spudoratamente anche lei o è un privilegio riservato al tuo Dio? Che, a scanso di possibili equivoci per il tuo cuore danneggiato, sono io. »
    Parlando poi di ripensamenti ed occasioni perse, è curiosa di sapere cosa mi sia lasciato sfuggire. Incoraggiante come al solito con gli altri, troppo poco con se stessa, dice una cosa importante: niente è perso se ci credi.
    « Ecco, brava! Vedi che le cose le sai? Allora perché non le metti in pratica? Puoi avere una vita migliore di così, una persona accanto migliore di così! Non migliore di me, quello mai, non esiste al mondo una persona che sia migliore di me. Ma migliore di Harris, beh... non è poi così difficile.
    Comunque, delfina curiosa, io non ho semplicemente perso un'occasione. Ho scelto di non giocarmela perché farei un torto troppo grande all'universo se il tutto poi venisse considerato uno sbaglio. »
    e con questa perla di saggezza, forse troppo profonda per essere presa sul serio detta da uno come me, entriamo nel recinto in apparenza deserto.
    Qui, oltre ad un primo approccio con gli invisibili Thesral ho anche un incontro ravvicinato del quarto tipo con la creatura più dispettosa, irriverente ed aggressiva mai incontrata: una puffola pigmea blu. La stronza mi afferra il naso, lo stringe forte finché Halley non la rimprovera e la tira via. Sono stato abbastanza sicuro di sentire il naso venir via insieme a lei. Invece no: niente sfregi, niente sangue, niente di niente. Il dolore è stato forte e gli occhi si sono riempiti di lacrime.
    « O... potrei ribaltare le carte in tavola ed essere io il suo peggiore incubo! ARGH »
    Ridendo e scherzando il tempo destinato alla mia punizione scorre veloce - anche se non so fino a che punto si possa parlare di "punizione" - e presto Halley ed io facciamo ritorno al castello.



    and that's it!
    conclusa
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    William Knight | sesto anno | grifondoro


    Tra di noi non c'è stata corrispondenza durante le vacanze. Sinceramente avrei voluto scriverle - a lei come ad altri - ma ogni volta che il pensiero di farlo mi illuminava ero impegnato in una qualche attività più o meno interessante. Il non fare le cose sul momento, Morgana lo sa, apre la porta ad un luogo buio triste e desolato: il dimenticatoio.
    Scopro solo ora che Halley si è lasciata alle spalle casa sua, il suo essere "figlia", la sua famiglia. Ne parla con dolore ma con una fierezza nello sguardo che riconosco: quella di chi ha intenzione di non tornare sui suoi passi nonostante faccia un male cane. Sbatto le palpebre e metto le mani nelle tasche dei pantaloni neri, un po' sgualciti, e torno su di lei con lo sguardo. Ammiro molto il fatto che abbia preso in mano le redini della sua esistenza ed abbia scelto di seguire la strada che crede sia quella giusta, andando contro il giudizio di un genitore. Un gesto che richiede autentico coraggio. Non m'immischio nella storia: non ho avuto incontri segnanti con sua madre ma se la tiranna dice che è una specie di dittatrice allora le credo. La lascio quindi parlare finché non ammette di avere trascorso qualche giorno in compagnia del malessere prima di tornare a scuola. Sollevo un sopracciglio con fare sarcastico, immaginando quanto siano stati entusiasmanti e sani quei momenti.
    « Wow. Merdaviglioso! » e lo dico con un tono anche abbastanza credibile. Se solo non avessi scandito così tanto bene le parole affinché comprendesse il vero messaggio! "Ed eccomi qui".
    « Ed eccoti qui. Anno nuovo vita nuova, è così che si dice no? Spara i buoni propositi per questo nuovo anno, vai. Sono tutt'orecchi. Anzi, il primo se permetti te lo offre la casa. Numero uno: defenestrare il malessere che hai attaccato al culo. » quindi la guardo incoraggiante, facendo per voltarmi completamente e fare qualche passo come un gambero.
    « Credimi, non è difficile. Devi solo... » mimando con molto trasporto ed enfasi il gesto di un battitore, fingo di colpire qualcosa e poi di seguirlo in lontananza finché non sparisce completamente. Ad accompagnare, un fischio che si affievolisce man mano. Quasi nello stesso momento, Halley confessa di stare cercando un alloggio; se pure non mi avesse chiesto di accompagnarla, da vero gentiluomo l'avrei fatto di mia sponte. Un altro parere le farà di certo comodo e, soprattutto, avere un aggancio famoso potrebbe aprirle molte altre porte altrimenti inaccessibili!
    « In un certo senso, non conviviamo già? Condividiamo il tavolo all'ora dei pasti, un salotto, un'enorme tenuta! » prima allargo le braccia per indicare tutto ciò che ci circonda, poi aggrotto a malapena le sopracciglia con fare pensieroso ed aggiungo
    « In effetti l'unica cosa che non condividiamo è il letto ma a questo possiamo sempre rimediare. Sei una di quelle che si prende tutto lo spazio e ti giri e rigiri senza mai trovare pace? O ti rannicchi e resti immobile per tutta la notte? Mhmmm » torniamo di nuovo in quel vortice ironico - ma chissà poi fino a che punto - di battute su sentimenti e relazioni. Mi ci è voluto un enorme sforzo e lavoro su me stesso per spostarci dentro l'occhio del ciclone ed ora rischiamo di essere travolti di nuovo. "Non stai correndo troppo? Ancora non hai ammesso i tuoi sentimenti per la sottoscritta."
    « Signorina Wheeler, dovrebbe saperlo: se si presenta l'occasione non bisogna mai lasciarsela sfuggire. E semmai l'occasione non dovesse presentarsi, bisogna fare in modo di crearla. Ogni lasciata è persa! Mio padre dice sempre "Prendi sempre per primo, pure fossero mazzate". L'ho preso forse un po' troppo alla lettera, e di mazzate ne ho prese come e più di un bolide, ma garantisco di non avere rimpianti! Ho sempre fatto tutto quello che volevo. Beh, forse non proprio tutto... » l'allusione a poco prima è chiara ma guardo avanti, sorridendo alla sua promessa di essere sempre e comunque la mia baby sitter.

    Di lì a poco ho modo di conoscere un'altra figura ingombrante e violenta attaccata al culo di Halley: la sua puffola pigmea, piena di cattiveria gratuita e aggressività. Non perde tempo, la bastarda, per lanciarsi contro il mio naso nonostante il mio saluto affettuoso e la mia buona disposizione nei suoi confronti. Come può un esserino così morbido e dall'aspetto tanto tenero covare così tanto risentimento? Il pensiero che sia un'alleata del malessere si consolida quasi subito e non lo nascondo, perché io non nascondo mai niente. Piango dal dolore, domando se mi ha sfregiato con il suo attacco, mi assicuro che non siano in combutta. Halley si avvicina di nuovo, mi controlla il viso: ha un tocco delicato e un mezzo sorriso divertito.
    « Lo saranno sugli altri, io non ne ho mica bisogno. Ahia! » brucia da morire, cazzo. Come posso non avere neanche un graffio se sto soffrendo così? Comunque sia, è chiaro che Satana sia stata addestrata dal malessere. Per tenere Halley lontana da me. Non so perché ma questa frase mi colpisce e mi fa gonfiare il petto, tronfio.
    « Come se fosse possibile, pff. Avvisala: ha perso in partenza. » guardo la puffola stretta tra le sue braccia: lo vedo solo io o ha l'espressione cattiva? Come di chi medita vendetta, pianifica il tuo omicidio truce, attende il momento perfetto per colpirti e atterrarti? Riduco gli occhi a due fessure e mi avvicino di un paio di passi. Non ho paura, anche se il mio naso pulsa ancora dal dolore e ogni cellula presente nella zona interessata tira magari in una disperata richiesta a tirarmi indietro.
    « E' Satana, lei non vuole renderti fiera. Lei vuole sangue. SSSSOLO SSSSSANGUE » e alzo le braccia come un buon vecchio vampiro da libro, sibilando e avvicinandomi ancora ad Halley.

  7. .

    William Knight | sesto anno | grifondoro


    E' cosa nota che non riesca a stare tranquillo nei luoghi chiusi: mi fanno sentire costretto, alla pari di un uccellino in gabbia il cui unico desiderio sarebbe quello di esplorare i cieli librandosi in volo e invece deve starsene dietro sottili sbarre di ferro, accontentandosi magari di qualche dondolio sull'altalena. Ecco, non pretendo di passare tutto il giorno su un manico di scopa, mi andrebbe bene qualunque attività che mi permettesse di esprimermi e assecondasse il bisogno che sento di muovermi. Invece mi ritrovo costretto a stare seduto per la maggior parte del tempo dentro ad un banco, tra quattro mura gelide, ad ascoltare le stesse lezioni che si ripetono identiche anno dopo anno.
    Gale una volta ha detto che l'iperattività che manifesto a lezione ha una spiegazione "scientifica": non è colpa mia se i metodi tradizionali di insegnamento applicati ad Hogwarts fin da quando è stata istituita mi annoiano; la soluzione sarebbe avvicinarmi allo studio in maniera alternativa. Non ho ben capito che cosa intendesse con "maniera alternativa" e, ancora peggio, cosa volesse dire "scientifica" e non abbiamo mai veramente approfondito l'argomento: suo cugino Duncan, ha detto, si comporta proprio come me e non ha fatto altro che ripetere le parole che ricorda di una conversazione tra la zia e sua madre; "scientifica" resta una parola senza significato.
    In tutto ciò, uno dei pochi posti al chiuso in cui mi faccia piacere tornare - e restare - è la sala comune della mia casata. La trovo accogliente e familiare, un bel posto in cui trovarsi con gli amici dopo le partite o dove scambiare qualche chiacchiera. Ora non fraintendiamo: ci sarò rimasto sì e no dieci minuti consecutivi prima di sentirmi oppresso e bisognoso di trovarmi qualcosa da fare.

    « Notte, Madame! » mai chiamata "Signora Grassa" in tutti questi anni. La mia voce è squillante, cristallina. Sbuco in sala comune tenendo una mano nella tasca dei pantaloni neri e il mantello spostato, tenuto fermo dal polso sinistro. I capelli arruffati come al solito, l'espressione gioviale che si scurisce nel riconoscere Hargraves. Tra tanti, proprio lui. La mia fortuna sfacciata sta iniziando a tentennare, dovrei occuparmene prima che la cosa si faccia preoccupante.
    Resto immobile a guardarlo, in prossimità della poltrona che chiude l'angolo riposo davanti al caminetto scoppiettante. Neanche lui è contento di vedermi, lo so. Lo sento. Ma perché non ci sopportiamo? Non c'è una vera e propria ragione dietro quest'antipatia reciproca, è così e basta. Strano per un golden retriever come me che si farebbe amico anche i muri. Sorseggio, allora, il bicchiere di latte bianco che ho portato con me dalle cucine mentre lo guardo in silenzio.
    « Hargraves. Indietro coi compiti? » o si sta portando avanti? Non lo so, io non faccio quasi mai i miei compiti!


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    Quando sono sceso in sala comune per la colazione, non mi aspettavo di trovare i ragazzi fuori dalla Sala Grande. Ho capito subito che avessero qualcosa da dirmi, qualcosa per cui valesse la pena ritardare uno dei nostri momenti preferiti delle giornate di scuola, qualcosa che avrebbe stravolto e sconvolto i miei piani. Gale era appoggiato alla colonna, gamba destra piegata e braccia incrociate; Tim e Sean erano impegnati in una chiacchierata fitta, che non ha impedito al primo di lanciare un'occhiata verso le scale e riconoscermi in anticipo rispetto agli altri; Thomas se ne stava in silenzio, mani in tasca, a pensare - e su questo ci metterei la mano sul fuoco - al tavolo imbandito per la colazione che al momento rappresentava un miraggio; Nate stava invece poco più indietro, impegnato a sfogliare distrattamente delle figurine. E' bastato entrare nel campo visivio di uno perchè in automatico partisse un "richiamo all'ordine" da parte di Gale, attraverso gomitate e passaparola. Pur essendo abituato a sentirmi al centro dell'attenzione, in quel momento ho percepito non si trattasse di qualcosa di buono. Almeno non per me.
    - Cambio di programma - aveva esordito gongolante Tim, che sembrava proprio non vedere l'ora di dirmelo.
    - Buongiorno anche a te, cacata di troll - questa cosa del chiamarsi in modi brutti tra amici era una piccola, grande e intramontabile tradizione. Arrivai davanti a loro strusciando i piedi e sistemando la tracolla sulla spalla destra, mentre passavo una mano nei capelli per ravvivarli un po'. Gale stroncò il fiato del primo compagno con una gomitata nelle costole, facendolo tossire: incapace di aspettare il momento giusto, si era dimostrato dimentico delle buone maniere. Stronzate: stava per rubare il ruolo di portavoce a Gale.
    - Sai com'è Tim: ci tiene ad avere la parola per primo. Anche a costo di dimostrare quanto sia rozzo - Gale è quello più riflessivo del gruppo, in pratica quello affidabile.
    - Ma non ha detto una cazzata. Abbiamo pensato che... - a prendere le sue difese Sean, che intervenne facendo un passo avanti. In breve, mi circondarono tutti in un semicerchio che lasciava comunque libero il passaggio da e per la sala grande.
    - Insomma, parlate o no? Tra dieci minuti su quei tavoli non ci sarà più niente ed io muoio di fame - morivo dalla curiosità. Il solo averli visti in corridoio ad aspettarmi, tutti insieme, mi aveva intrigato. Dovevo scoprire cos'avessero escogitato. Di sicuro aveva a che fare con la mia sfida.
    - Jenna Evans. E' lei il tuo sei di cuori. -

    I ragazzi ci hanno tenuto a sottolineare una cosa prima che ci separassimo: per le quindici del pomeriggio la missione doveva potersi considerare conclusa.
    Giocare durante le lezioni era previsto dal regolamento del club e riuscire a portare a termine un compito nonostante le difficoltà dava modo di accedere a dei punti di bonus. Non m'interessa granché dei punti bonus, che però fanno comodo, più che altro voglio godermi la soddisfazione di essere riuscito laddove gli altri hanno fallito. Il corteggiamento di Jenna Evans è stato spudorato e costante ma non ha richiesto chissà quale impegno. Una chiacchiera, un accenno alla morbidezza dei suoi capelli dorati, l'allusione al cercare un posticino appartato dove parlare tranquilli... et les jeux sont fait. Sei di cuori vuol dire più di un bacio, siamo orientativamente tra la pomiciata audace e quella scostumata: no petting, no sesso orale, niente sesso. Credevo sarebbe stato più difficile, sinceramente, pomiciare con Jenna invece la vera difficoltà l'ho trovata nel fermarla. Sono un ottimo baciatore e un altrettanto bravo partner sessuale, (dati OGGETTIVI) quindi posso capire la sua difficoltà: nessuna persona normale che sta mangiando il gelato più buono della sua vita lo lascerebbe a metà. Tuttavia non posso andare oltre: un sei è e resta un sei.
    Forse...

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    Apro per primo la porta del ripostiglio delle scope, mentre sistemo frettolosamente il colletto della camicia e la divisa sulle spalle. Sono spettinato, più del solito, ed ho le guance appena arrossate. Ho detto a Jenna di aspettare almeno cinque minuti prima di uscire, così da non dare adito a pettegolezzi. Un po' sorrido, lo ammetto, soddisfatto e la prima cosa che penso di fare è cercare con lo sguardo i ragazzi salvo, invece, trovarmi davanti la Richards. Le fossette, messe in risalto dal sorriso, diventano meno evidenti; gli occhi verdi la guardano un po' confusi, distratti.
    - Ellie! - esclamo, tornando a sorridere. Ricordo immediatamente del nostro appuntamento, dell'invito che le ho fatto appena ieri per vedere dal vivo in cosa consistano i nostri giochi.
    - Sei venuta - che nella mia testa ha anche un significato un po' diverso dopo quanto vissuto tra le mura strette dello sgabuzzino. Non mi preoccupo di sistemarmi e per questo non mi accorgo di indossare un mantello palesemente non mio: oltre ad essere più corto di una quindicina di centimetri, porta anche lo stemma del Corvonero.
    - Mi dispiace, io sono... ho appena completato la mia sfida. C'è stato un cambio di programma, i ragazzi hanno voluto che per le tre del pomeriggio fosse tutto archiviato, ma tra mezz'ora sarà il turno di Nate! - sono ancora fiducioso. Guardo la porta dello sgabuzzino: non posso farmi trovare qui fuori quando Jenna uscirà.
    - Vieni dai, facciamo due passi! Inutile ormai stare qua -





    Edited by all eyes on ME! - 16/3/2024, 09:25
  9. .

    William Knight | sesto anno | grifondoro


    Difficile tenere segreta la mia spiccata simpatia per Halley Wheeler. La ragazza porta con sé tutte le caratteristiche che personalmente apprezzo di più in una persona: è esplosiva, tenace, amichevole, audace, bella sia dentro che fuori, coinvolgente e travolgente; ha saputo conquistare tutti i suoi compagni, nessuno escluso, preoccupandosi di non lasciare indietro nessuno. Non c'è figlio di Godric che possa nutrire sentimenti negativi per lei, e se pure ci fosse sarebbe una mosca bianca dal giudizio poco attendibile perché matematicamente non si può non voler bene alla Wheeler.
    Che, tra le mie braccia, dice pian piano "au revoir" alla sfacciataggine che l'ha messa in questa situazione in apparenza discutibile. "Non guardarmi così", dice con quello che a me sembra un fil di voce; occhi negli occhi, il tempo che pare subire l'effetto di un incantesimo bloccante, i rumori e le presenze intorno a noi all'improvviso silenziose.
    « Così come? » chiedo senza mollare la presa né alleggerire l'intensità del mio sguardo. Domanda retorica, so benissimo come la sto guardando: come uno che la bacerebbe se non avesse così tanto rispetto per il legame che ci lega, dando inizio all'esorcismo di quel diabolico malessere che le sta dietro da un po'. E' inevitabile che le guardi la bocca e che la desideri, sono pur sempre umano, e come se la nostra distanza non fosse già pericolosa, come se non stessi subendo già gli effetti che - volente o nolente - ha su di me, l'attiro e la stringo di più: le mie mani scivolano lungo i suoi fianchi asciutti, la sinistra presto le accarezza e solletica la schiena. Percepisco il suo calore e le sue forme premute contro il mio petto ed è una sensazione bellissima quanto illuminante; per una questione di equilibrio divarico un po' di più le gambe prima di fare la mia scelta. La situazione viene presto ribaltata grazie al solletico, che mi dona forse qualcosa di ben più memorabile e prezioso di un bacio di Halley: la sua risata genuina.

    Quando la nostra corsetta si interrompe e fissiamo una tregua, affiora l'altra metà del nostro rapporto; quella profonda e attenta amicizia che ci fa esprimere senza filtri gioie e timori. Io sarò anche un noto "senza paura" ma il fatto che sia riuscito a mettere anche lei - e diversi altri - nella condizione di aprirsi con me tanto da raccontarmi della propria vita è... bellissimo. Tralasciando la mia analisi accurata ed infallibile su "sono-un-malessere-David", la sua reazione mi blocca. E' sul punto di piangere mentre mi informa delle ultime novità.
    "Vorrei solo essere felice."
    Come puoi pensare di riuscirci se decidi di tenere accanto a te un dissennatore?
    "Gli ultimi mesi sono stati difficili."
    Lo credo bene, sei sulla buona strada per diventare un poltergeist.
    "Me ne sono andata di casa, sai?"
    « EH? E quando? » sgrano gli occhi, sorpreso, interagendo subito. Halley purtroppo non ha un buon rapporto con sua madre, la convivenza è sempre stata difficile con una persona tanto severa quanto la signora O'Hara, ma credevo che ce l'avrebbe fatta ad aspettare fino al diploma prima di chiudere definitivamente i ponti. Invece scopro che non solo si è lasciata alle spalle la vita da figlia di casa ma che ha anche trovato un lavoro. In più, sta cercando un appartamento. Spontaneamente mi offro di aiutarla: non ho idea di quanto sia difficile trovarne uno ma credo che senza soldi (o comunque con pochi) non sia poi così facile trovare quello giusto.
    « Certo che t'accompagno! Dove l'hai trovato? A Hogsmeade, immagino. Mhm... beh, se questo non ci dovesse piacere o non trovassimo nient'altro, puoi venire a stare da me. In un certo senso, conviviamo già! » mi sono inserito in automatico nella dinamica di scelta e nel meccanismo di selezione.
    « E di cosa ti occupi, adesso? Oltre ad essere capitano della squadra di Quidditch, Prefetto del Grifondoro, aspirante caposcuola, chaperon per teste gloriose come la mia... » e sollevo un sopracciglio con fare ironico, invitandola a raccontarmi ancora qualcosa di lei. Mi piace e non lo nego.

    Forse troppo presto per i miei gusti, ci ritroviamo di fronte ad un recinto che scopro essere occupato dai leggendari Thesral. Io non posso vederli ed evidentemente non ero attento a lezione di Cura delle Creature Magiche quando e se ne abbiamo parlato perché non ho la più pallida idea di come siano fatti, di come comportarmi al loro cospetto né tanto meno di cosa mangino: do prova della mia ignoranza immediatamente ma non mi crea problemi, so che almeno lei non dovrà giudicarmi né può bocciarmi. Mi si rizzano i peli dietro la nuca per uno spostamento d'aria improvviso che mi fa voltare di scatto con la testa prima verso sinistra e poi a destra, oltre che per il pensiero che mangino qualsiasi cosa.
    « Possibile che sia...? » di fianco a me, dietro di me, sopra di me? Neanche il tempo di interrogarmi al riguardo che la voce del Prefetto si alza di una mezza nota: mi guardo intorno sospreso in cerca dell'inatteso intruso, ma ci siamo solo noi due nel raggio di metri. Forse chilometri. Abbasso gli occhi su una palla di pelo dal colore sgargiante, sbucata da chissà dove, che non ha perso tempo saltandomi in spalla.
    « Non perde tempo, eh? Mi piace. AHIA! » un dolore lancinante al naso che mi piega in due. Nascondo il naso con entrambe le mani, con gli occhi strettissimi e lacrime di dolore che premono per uscire; Halley, dal canto suo, mi toglie di dosso la belva affamata di sangue che non contenta mi ha anche morso il mento.
    « Ma che cazzo...?! QUELLA COSA E' SATANA! » non so bene cosa voglia dire, è una di quelle espressioni che ho assorbito da un compagno e che ho fatto mia in breve tempo.
    « St-sto bene. Mi ha solo ucciso. Sono sfregiato, sono rimasto sfregiato? » a fatica allontano le mani dal viso dolorante. Gli occhi verdi pieni di lacrime, che fuoriescono rigando le guance asciutte. Mi preoccupo prima di tutto del mio aspetto.
    « Fa così anche col tuo malessere o le loro anime diaboliche si riconoscono e danzano insieme nell'ardemonio? » sbatto le palpebre e reagisco - male! - all'aria che sfiora il mio naso appena morso.




    Ho un po' d'ansia da prestazione, dopo così tanto tempo. D: ma che bello essere tornata!
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    William Knight | sesto anno | grifondoro


    Come ci siamo finiti, partendo da me in punizione che mi presento vestito da banana, a parlare di amore e appuntamenti ad una distanza definibile in nessun altro modo se non pericolosa? Impossibile restare indifferenti in una situazione uguale e identica a questa: ho davanti una bella ragazza che mi parla, ad un palmo dal naso, con un tono di voce chiaro e morbido; mi posa una mano sulla spalla e mi guarda negli occhi mentre, con la stessa nonchalance con cui parla del tempo o dell'ultimo acquisto da Mielandia, dice che potrei invitarla a bere e, non contenta, si domanda cosa sarebbe successo se si fosse innamorata di me. Anzi, di me e della mia sexy banana. Il riferimento - contestualizzato - è al costume giallo con cui mi sono fatto vivo ma la mia testa lo collega subito ad altro. Ad un'altra banana sempre presente e sempre pronta; la sento pulsare un paio di volte, subendo l'effetto del mio umore e degli stimoli eccitanti che recepisco. E' una reazione spontanea la mia: rilasso i lineamenti, inumidisco le labbra e sorrido uscendomene con una delle mie solite risposte poco umili. Se c'è una cosa che ho capito è che non voglio compromettere la mia amicizia con Halley-la-tiranna-Wheeler; il mio treno è passato un botto di tempo fa e non permetterò al mio cazzo di mandare tutto a puttane. Neanche se potessero fargli un super complimento. Incassiamo, ci emozioniamo, pulsiamo dalla felicità ma non ci lasciamo condizionare. Quanto meno ci proviamo: insomma, non sono mica uno stronzo che perde l'occasione. Piuttosto la creo! Lei, dal canto suo, risponde con la spavalda ironia che ci accomuna: situazioni come questa non la spaventano, credo invece che ci sguazzi. Proprio come me. Infatti mi punzecchia ancora, sottolineando come io sia in effetti da solo: amato da tutt* ma nel concreto di nessuno. Senza una regina accanto. Allargo un po' le braccia, come a voler dire "Che ci vuoi fare? E' il rischio del mestiere" ed avanzo di un piccolo passo.
    « La popolarità è un rischio. Tutti ti vogliono ma pochi riescono a gestire lo stress da sovraesposizione e io so di che parlo, insomma... sotto i riflettori ci sono nato e cresciuto » Ne parlo con cognizione: sono adulato, amato, praticamente idolatrato da una miriade di persone - dentro e fuori la scuola - ma scommetto che nemmeno un quarto di queste sarebbe in grado di sostenere la pressione standomi accanto in maniera fissa. I giudizi degli altri, le attenzioni, il peso della popolarità... tanto, troppo.
    Vorrei aggiungere che al momento ho altre priorità - ovvero dedicarmi al campionato insieme al mio gruppo senza nome - e quindi non ho tempo per cercarmi una regina, dirle che mi sta bene anche vivermi la mia gioventù senza legami, ma non ho tempo per approfondire la questione: la distanza tra Halley e me si riduce drasticamente. L'ho attirata a me per i fianchi, giusto per farle capire un paio di cose: la prima, che non può comportarsi così senza aspettarsi delle reazioni; la seconda, che è ancora in tempo per avere una relazione sana e normale. Cosa che quasi di sicuro con sono-un-cattivo-ragazzo-Harris non ha. Pensiero abbastanza pregiudizievole ma il suo ragazzo lo conosciamo tutti, chi più chi meno: per renderla felice e permetterle di vivere una relazione splendida o ha una doppia personalità che tira fuori solo quando è insieme a lei oppure è semplicemente impossibile. Ed io, che voglio bene ad Halley, vorrei farle capire la differenza e permetterle di salvarsi prima che sia troppo tardi per i suoi sentimenti.
    Ho le mani sui suoi fianchi e gli occhi verdi dentro ai suoi; non resisto alla tentazione di guardarle anche le labbra, carnose, e di stringere di più la presa sulla carne. Perfino la scimmia che solitamente nel mio cervello batte i piattini si blocca per un secondo intero. Ho superato la mia cotta per lei da molto tempo ma mi sento comunque in difficoltà ad averla così vicino. Devo smuovere le acque, uscire da questo limbo penso. Mi trovo davanti ad un bivio: o proseguo sulla strada della spavalderia senza stare troppo a pensare al dopo o salvo la nostra amicizia.
    Farle il solletico si rivela la mossa giusta: Halley ride di gusto, si contorce e riesce a liberarsi giurandomi che gliela pagherò. Rido di conseguenza, col cuore più leggero ma il bassoventre ancora in tumulto.
    « Aggiungi al conto! » e la inseguo oltre i recinti mentre mi spettino i capelli per ritrovarmi un po'.

    La smetto presto perché voglio parlare della sua storia. Non nascondo che David non mi piaccia e nemmeno il non essere ancora stato in grado di unire i puntini su come possano essersi trovati due tipi come loro tanto da iniziare una relazione.
    « E' un cazzone » glielo dico mentre cammino al suo fianco e la guardo di sbieco.
    « Davvero faccio fatica a capire cosa ci trovi in lui. Ce l'ha enorme o che? Sarebbe l'unica spiegazione, anche se... non è l'unico. Così, giusto per » come al solito non conosco contegno né misure. La mia cavalleria è andata momentaneamente in pausa.
    « Certo che mi interessi! Soprattutto mi interessa che tu non ti perda standogli dietro. Pensi che non l'abbia notato nessuno ma ti ha spento il sorriso. Invece di farti volare a due metri da terra senza scopa, ti sta facendo diventare il fantasma di te stessa. Si può sapere che ti prende? Come glielo puoi permettere, tu che non hai mai lasciato passare neanche una mosca sotto al tuo naso senza che lo volessi! E non mi dire che non è colpa sua: magari non lo sarà al cento per cento, ma un buon quaranta... » Hai paura del temibile Harris? Come puoi non lottare per la mia mano, temerario come sei? queste parole mi fanno un po' accigliare. Tant'è che alzo l'indice con fare perentorio.
    « Hei! Io non ho paura di niente e di nessuno, tanto meno di uno come Harris » nel frattempo arriviamo davanti ad un recinto vuoto. Non capisco cosa dobbiamo farci, l'unica cosa che mi viene in mente è strappare a mano le erbacce. Un lavoro noiosissimo e anche deleterio per le mie mani meravigliose. Halley sostiene che dentro a questo recinto ci siano i Thestral: creature visibili solo a chi ha conosciuto da vicino la morte. La cosa divertente è che nessuno dei due è in grado di vederli.
    « Hai cavalcato una bestia invisibile? Oh ti prego Halley, ti prego: anch'io voglio farlo » sollevo le sopracciglia immaginando quanto possa essere stato strano e, soprattutto, immedesimandomi in chi è rimasto giù ed ha potuto vedere, prima di sentire il lumos accendersi. Mi zittisco e deglutisco guardando il vuoto al suo segnale: io non sento niente ma mi fido della sua intuizione. Andare incontro ad un potenziale pericolo invisibile? Pane per i miei denti! Giubilo per la mia piccola grande anima avventuriera! Scrollo le spalle con crescente euforia e sorrido finché non mi chiede della dieta dei Thestral.
    « Che mangiano... Cose invisibili, ovviamente. » rispondo. Dopotutto, l'importante è crederci. Anche se non conosci la risposta l'importante è far credere all'altra persona che non è così. Mi muovo con calma, a stento però contengo l'eccitazione.


  11. .
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    E così, alla fine, dopo tanto attendere e tanto penare ho ricevuto il mio verdetto. La mia carta della settimana. La mia sfida. Un sei di cuori che ha praticamente ridotto in mille pezzi le aspettative e distrutto sul nascere la fantasia di una vittoria veloce: da un punto di vista del tutto figurato, potete immaginarlo in caratteri cubitali e in pietra mentre piomba, pesantissimo, sopra la mia testa lasciandomi a terra in lacrime e dolorante. Insomma, non è che ne sia rimasto proprio felice dalla pesca di Ellie: mi aspettavo tutt'altro, un numero alto del seme in cui so di brillare come e più del Sole e che mi avrebbe assicurato la pole position nella classifica definitiva. C'è un abisso tra un sei e un dieci, tra una carta di cuori ed una di fiori! La Corvonero si accorge della mia perplessità - come potrebbe non farlo se la mia faccia è praticamente un libro aperto? Argh, il dramma di essere persone trasparenti e prive di falsità! - e mi chiede se sia una carta brutta quella che ha in mano. Peccato che io sia distratto a redarguire i miei amici, compagni di avventure, sull'evitare di mettere in mezzo Rain. Potrebbe essere un'occasione ma onestamente non voglio giocarmela così: in fondo non ho bisogno mica di pretesti per poterla avvicinare o conquistare. E mi darebbe fastidio se il mio successo potesse essere ricollegato in qualche maniera ad una carta di cuori. Quindi, meglio ricordare i limiti entro cui contenersi a questi piccoli bastardi. Mi muovo quindi di un paio di passi in avanti, verso il gruppetto ben assortito di menti e fisicità, e guardando dritto in faccia il ricciolino rispondo:
    - Mettimi alla prova e lo scoprirai. Sì, hai ragione: non ti conviene! En guarde! - quindi, tirata fuori la bacchetta, ci divertiamo a lanciarci contro qualche fattura. Per fortuna nessuna di queste va a segno, almeno non su di noi. I raggi di luce vaganti potrebbero tuttavia rappresentare un problema per chi è di passaggio o assorto nei proprio pensieri... Non che sia motivo di preoccupazione: chiederei scusa e correrei ai ripari, non siamo soliti usare incantesimi pericolosi o fatture mortali. Al massimo qualcuno potrebbe perdere i capelli, o ritrovarsi il corpo ricoperto di peli, o i capelli di colori improbabili. Siamo bravi ragazzi!

    Torno da Ellie ridendo dopo avere chiamato il time out e la invito a rivederci l'indomani per dimostrarle in cosa consistano le nostre sfide. Ha mostrato interesse e mi ha aiutato nella pesca infruttuosa: il minimo che possa fare è farle conoscere la mia piccola meraviglia! Do quasi per scontato che dica di sì, l'ho vista piuttosto presa bene e soprattutto è davvero difficile che io riceva un no come risposta, quando la sento accennare alla biblioteca. Non fa nemmeno in tempo a finire, però, che alle mie spalle si alza un coro contrario. Aggrotto le sopracciglia e mi giro di scatto.
    - Hei! Smettetela di fare i cazzoni, se noi siamo delle capre non vuol dire che debbano esserlo tutti gli altri! - in effetti è cosa nota a tutta la scuola che nessuno tra di noi sia una cima in quanto a rendimento scolastico. Neanche i Corvonero del gruppo si distinguono per media di voti, il massimo a cui ognuno di noi può ambire è un Accettabile dato per pietà.
    - Dove l'avete lasciata la cavalleria, nel pannolino? - e scuoto la testa tornando a guardare la Corvonero. Cazzo, sembra esserci rimasta di merda. Quanto deve pesarle questa storia del piacere per i libri? Quanto devono averle rotto il cazzo? Ecco: adesso è ancora più intenso il desiderio di aiutarla. All'inizio volevo soltanto darle una mano ad uscire dal suo guscio di ragazza solitaria, aiutarla a farsi degli amici o inserirsi in un gruppo, volevo adottare un introverso; ora è qualcosa di più. Sbatto un po' le palpebre osservandola meglio.
    - Non ascoltarli Ellie, certe volte non sanno proprio come comportarsi. Scommetto che nemmeno lo sanno che c'è una biblioteca qui a scuola. Comunque, se ti va domani alle tre e un quarto del pomeriggio ci incontriamo davanti al ripostiglio delle scope del quarto piano. A me farebbe piacere avere una spalla in più, quelli là in fondo sono come gli Augurey: il loro verso porta sciagura! Tu potresti portarmi un pizzico di fortuna, che non guasta mai. Neanche se uno è già fantastico di base! -


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    William Knight | sesto anno | grifondoro


    Vorrei poter dire di essere stato completamente assorbito dalla storia e dal mio personaggio ma ahimé non è così. Per quanto sia tutto molto dinamico e con qualche colpo di scena, mi sento perso tra discorsi infuocati e monologhi in cui disperatamente si cerca il colpevole e, con lui, la fine del gioco. Faccio schifo nei giochi mentali, il mio gruppo senza nome lo sa. Comunque, è da un po' che tutti incolpano tutti: non c'è un fronte comune, non c'è un candidato prediletto dalla maggior parte dei giocatori e quindi su nessuno nello specifico è caduta l'ombra del sospetto collettivo. La Riis crede sia stato io, io ho puntato il dito contro Yuki, Dragonov contro Kynthia... insomma, nessuno è stato lasciato indietro o dimenticato. Peccato però che così facendo io non abbia la più pallida idea di cosa fare. Ammettiamolo: il problema principale nella mia situazione è che mi distraggo troppo e troppo facilmente. Devo essermi perso qualcosa di importante se ad un passo dalla fine non sia ancora riuscito a capire chi abbia ucciso Renée e non riesca a puntare il dito con sicurezza contro qualcuno La presenza di Rain è stata diciamo un problema - oltre a lei, la scoperta che stia con qualcuno qui presente e che mi sia sfuggito! - ma ho combattuto e cercato di discolparmi. Lei mi aiuta in questo, devo dire: mi prende le mani e le controlla con fare scrupoloso. Non c'è traccia di polvere rossa velenosa.
    « Non sei un po' troppo giovane per sposarti? » le chiedo prima di sentirmi di nuovo attaccato da Poppy. Scimmiotto un po' la sua mimica e blatero con gli occhi rivolti al soffitto incantato.
    « Bla, bla, bla. Certo che hai una visione proprio tossica e malata dell'amore. Per Merlino, che cosa ti ha insegnato » un classico: se il figlio fa qualcosa di bello, allora è figlio di mamma e papà; se fa qualcosa di brutto, lo è solo della mamma. Aggrotto le sopracciglia e scuoto la testa, mettendomi a camminare tra i giocatori perché fermo proprio non ci so stare.
    « Lascia che ti insegni io qualcosa di serio ed importante, principessa Poppy. Solo gli ominicchi potrebbero voler distruggere ciò che non possono avere, o che hanno perduto. "Se non può essere mia, allora non sarà di nessun altro!" Dicono così, no? Tu invece sei fortunata, che dico fortunata... sei stata baciata dagli dei per avere avuto un padre come me. Ricco, forte, fantastico, di successo e intraprendente. Dovevo compensare la quota losca di tua madre, in fondo » Prima a zig zag, poi qualche giro in tondo, mentre ascolto il resto e osservo gli altri che svuotano tasche e reggiseni. Spunto come una presenza scomoda alle spalle di Freya, poi l'affianco e mi rivolgo ad Axel. Passi che mi si bombi la moglie, ma l'incesto proprio ew.
    « Hei! Vacci piano, coccodé. E' mia figlia: tieni le mani a posto, e pure gli occhi. Dio, sei veramente insaziabile » tecnicamente sarebbe sua figlia ma io comunque l'ho cresciuta, ho investito su di lei, le ho voluto bene (io Isaac) quindi ho tutto il diritto di dirlo. Comunque...
    « Se è proprio necessario, voilà » tiro fuori dalle tasche un fazzoletto di carta usato, una carta da gioco francese e due zellini.
    « EEE. Buco nell'acqua. Adesso passiamo alle cose serie... L'accusa formale. Ed io accuso Evie! La sorella bella della vittima.
    l'altra mia cognata, in sostanza. E non solo perché mi ha dato del succube, un torto gravissimo guarda lasciamo perdere. Ma anche perché... sì, insomma. Dev'essere stato difficile vivere all'ombra di una sorella mangia riflettori. Essere l'eterna seconda. La non preferita. Insopportabile per una come te. Lei aveva tutto: una bella casa, due camere blindate piene fino a scoppiare alla Gringott, un'attività avviata e redditizia, un marito, un amante, forse anche più di uno... E tu? Niente. E quindi, accecata dall'invidia accumulata per anni ed anni, alla fine l'hai uccisa. Sfruttando un prodotto del suo stesso mercato. Meschino... e geniale. »





    Isaac Hunt, marito della vittima

    Blatera blatera e blatera interagendo principalmente con Freya, Axel e Rain. Da tener conto soprattutto che inizia a muoversi a caso tra i personaggi perché non sa stare fermo. Anche lui ha svuotato le sue tasche, tirando fuori una carta da gioco francese, un fazzoletto sporco e due zellini. Alla fine accusa formalmente Evie, la sorella della vittima, per ragioni tutte stereotipate.
  13. .

    William Knight | sesto anno | grifondoro


    Avrei dovuto saperlo che con Halley niente è come sembra. Le piace giocare col fuoco, correre dei rischi (da brava Grifondoro) e soprattutto mostrarsi in tutta la sua spavalderia. Posso capirla, lo faccio anch'io e devo dire che mi piace molto quando dall'altra parte trovo un mio simile, qualcuno che risponda alle mie provocazioni istigandomi a sua volta, insomma che mi regga il gioco e inneschi una reazione a catena divertente. Halley si presta bene allo scopo e lo dimostra presto. Ho l'espressione ancora divertita stampata in faccia mentre dice qualcosa del tipo "sarebbe stato un problema se mi fossi innamorata di te e della tua banana". Si affievolisce un po' il mio sorriso e i lineamenti si rilassano. Lo so che sta scherzando ma io, che sono stato cotto perso di lei, subisco un po' l'effetto di quello che ha detto. So di non avere giocato la mia carta quando ne ho avuto l'occasione: ero troppo concentrato sulle mie avventure magnifiche per potermi dedicare ad un'altra persona che non sono io.
    « Che sciocchezze » scuoto la testa e ridacchio, guardando un po' oltre lei e muovendomi sul posto.
    « Tu mi ami già. Certo, una parte di te vorrebbe staccarmi la testa con un diffindo ma il tuo cuore si rifiuta categoricamente di farmi del male. Questo perché? Perché mi ami e perché sai che la tua vita senza di me sarebbe noiosa come una lezione di storia della magia col professor Ruff. »

    Tornato ad essere un umile Grifondoro, continuiamo a chiacchierare ad un passo dai recinti. O meglio, io chiacchiero. Quando mi si scioglie la lingua è difficile darle un freno, mi trasformo in una specie di slavina inarrestabile che può solo travolgere e, perché no, distruggere. Proprio per questa ragione Halley non può far altro che ascoltarmi e alla fine darmi ragione. Funziona così: io mi difendo, ti sfinisco e tu, ormai stremato dal fiume di parole che ti ho riversato addosso, mi dai ragione. Nel migliore dei casi mi chiedi anche scusa. Facile, no? Con lei sembra avere dei risultati un po' diversi: prima la storia dell'innamorarsi, poi dell'invitarla a bere qualcosa, ora la mano sulla spalla... La distanza tra noi è talmente poca che posso sentire il suo respiro. Non so che cosa abbia in testa oggi Halley ma non può fare così. Non senza aspettarsi delle reazioni, insomma. Inarco un sopracciglio e abbasso la voce.
    « Lo so, faccio questo effetto a molte persone. » a questo punto, porto una mano sul suo fianco e l'attiro a me. La guardo e nel frattempo porto entrambe le mani sui suoi fianchi; indugio pochi secondi, che passo a osservare il suo volto e le sue espressioni (e a darmi del coglione), prima di iniziare a farle il solletico.
    « Dimmi un po', le cose con sono-un-cattivo-ragazzo-Harris non vanno più bene? Vuoi farlo ingelosire? No no no, vuoi mettere alla prova la mia fama di invincibile » Harris ha una sua certa fama, qui a scuola. Non ha neanche dovuto faticare tanto per costruirsela. La cosa che più mi sorprende? Come sia arrivato così avanti a scuola come nella vita, soprattutto come abbia fatto a conquistare Halley. Questo sì che è un bel mistero.
    « Mi piacciono le sfide potenzialmente mortali, è vero, ma questa non rientra tra quelle che vorrei giocare » e ciò detto ci avviamo verso i recinti. Sono in punizione per avere dato spettacolo al falò. Siccome non è la prima volta, so che si tratterà di qualcosa di noioso. L'ultima volta ho dovuto pulire il pavimento del corridoio del secondo piano con uno spazzolino da denti: davvero cattivo. Sono quindi pronto all'amara sentenza quando ci fermiamo di fronte al nulla. Niente. Vuoto. Uno spazio aperto e deserto almeno secondo la mia percezione. La mia prefetto, invece, parla di presenze.
    « Cosa, che? Sei una sensitiva? » sbatto un po' le palpebre e strabuzzo gli occhi, spostando lo sguardo da lei alla porzione di terreno recintata e vuota. Cosa nel mondo magico è invisibile? Chiaramente non i fantasmi. I flussi di energia? Le auree?
    « Oh! Parli dei Thesral. No, neanch'io posso vederli. Mi pare di avere letto che li vedi solo quando hai visto morire qualcuno... Ci siamo risparmiati una gran tristezza. Ma... se tu non puoi vederli, io non posso vederli... Come facciamo? » e assottiglio lo sguardo verso il vuoto.


  14. .

    William Knight | sesto anno | grifondoro


    Immedesimarmi nei panni di un uomo in lutto, di carattere freddo e scontroso e innamorato di una stronza non è cosa facile neanche per un Dio come me. Insomma: io sono un fuoco, sono paragonabile a un vulcano in eruzione perpetua, un'anima che non ha pace neanche quando dorme e questi mi affibbiano il ruolo di padre di famiglia fedele e serioso? Enneciesse amici, non ci siamo. I prossimi casting affidateli a gente competente. Infatti il mio approccio iniziale è caotico: mi dispero per la scoperta di essere un marito, poi un padre, infine vedovo. Un uomo tutto d'un pezzo che, per sua sfortuna, è circondato da una manciata di traditori. Li guardo tutti, uno per uno, man mano che parlano e si scannano, accusandosi a vicenda.
    « Sarò anche bravo a fare galeoni ma non a scegliermi la famiglia. Non se ne salva uno: sono circondato da pezzenti che pensano solo a come fottermi i soldi. E la moglie. » mormoro tra me e me mentre seguo - passivamente per costrizione - le iniziali vicende. Fatico a memorizzare i nomi di tutti - registro soltanto le parentele e anche a fatica - e penso bene, mentre tutti si accusano e trovano nuovi indizi, di scrivere il mio su un fazzolettino di carta e me lo appunto sul petto, lato cuore. Csì, giusto per semplificare le cose e per cercare di immedesimarmi per davvero nel ruolo che devo interpretare. Magari guardandolo mi ricorderò chi sono e che cosa dovrei fare. Tipo affliggermi per il mio lutto - ma neanche tanto, date le circostanze - e cercare di capire se davvero mia moglie mi tradisce e con chi.
    Vengono fuori un sacco di verità: mia moglie è stata avvelenata, ho ingaggiato un detective per avere la conferma - CONFERMATA - che sono cornuto, Rain che più tardi ha un appuntamento con Nathan, che mia figlia non è davvero mia figlia ma frutto di una relazione di Renée con lui, mio fratello.
    « CHE? Ma da quando? » e guardo prima Rain la detective e poi Nathan, in disparte rispetto a noi protagonisti del gioco ma non abbastanza da perdersi la mia espressione sorpresa, quasi tradita. L'effetto afrodisiaco del bacio paraculo della rossa è svanito.
    « Voglio dire. Lo sapevo, ne ero certo! » mi schiarisco la voce e sbatto le palpebre con fare intenso. Alzo un braccio e freno, letteralmente, i pensieri riportandoli sul binario del personaggio.
    « Ero sicuro che uno dei due non fosse davvero mio figlio; Renée è stata sempre così brava nel farmi accettare le sue verità, era capace di convincermi che il bianco fosse nero, come poteva non riuscire a farmi credere che non ci fosse malizia nelle sue dimostrazioni d'affetto e premure nei confronti degli altri uomini, soprattutto di mio fratello? Argh! Dentro di me ho sempre avuto il dubbio... Ma non avrei mai potuto ucciderla, MAI! Amarla è stata la peggior strategia imprenditoriale che abbia mai preso ma avrei dato la mia vita per quella donna. Avrei corso qualunque rischio, affrontato qualunque sacrificio, sterminato un'intera tribù indigena per quell'animo battagliero, per quelle labbra rosse come la passione e invitanti come le ciliegie. » e qui entra in gioco un piccolo grande conflitto: Liam si sovrappone pericolosamente ad Isaac e, noncurante degli spettatori, si rivolge direttamente a Rain. La guardo, punto alla bocca e scivolo veloce sulla sua figura intera, poi cerco gli occhi.
    « Non le avrei mai fatto del male, quindi attento a come parli, Bass. E anche tu, Hunt numero due.
    Piuttosto, siamo davvero sicuri che lui sia mio figlio? I suoi occhi sono così diversi... »
    mi avvicino ad Aiden, il detective privato che ho ingaggiato per venire a capo dei miei dubbi, e cerco di far notare come i suoi lineamenti non richiamino nessuno dei due genitori: indico gli occhi, evidentemente più a mandorla, e li tiro un po' anche io con gli indici ai lati. Non mi sorprenderebbe se alla fine nessuno dei due fosse davvero figlio mio. Non finisco neanche di dirlo che piomba un buio pesto e impenetrabile nella stanza. La cosa pazzesca è che non riesco a muovere un muscolo: solo le iridi, in maniera eccessivamente veloce e priva di senso visto e considerato che sono praticamente cieco. Sono rimasto quindi bloccato in una posizione beffarda per un tempo indefinito. Quando il buio si dissolve, ritrovo tutti i presenti.
    Sbadiglio: io non sono bravo in questo genere di attività. Io non uso la testa, io agisco. Per questo non ho la più pallida idea di che cosa dovrei fare per capire chi cazzo abbia ammazzato mia moglie. Ci vorrebbe un tipo come Ellie, qui. Oh sì, lei avrebbe di sicuro trovato un modo di venire a capo di questa storia incasinata.
    « Sì ma con chi avrebbe dovuto incontrarsi ad Hyde Park alle ventuno? OH PER TUTTI I GALEONI D'ORO, non sarà mica che il detective sta facendo il doppio gioco? No scherzo. ARGH andiamo Bass, ti pare che un uomo davvero innamorato possa ridurre in quello stato la sua metà? Io potrò non essere più la sua, ma lei è la mia. Quindi piantatela tutti di incolpare me, sono un uomo distrutto dalla verità. Non si vede? Oh. E allora.
    Aspetta un momento, Kyle. Tu saresti davvero disposto a lasciare tua moglie per i soldi? Sei... un Hunt, senza dubbio, non c'è bisogno di nessun test. E se sei davvero così tanto attaccato al denaro come credo, tanto da pensare di mettere in discussione il tuo stesso matrimonio per tornare ad essere tra gli eredi della nostra fortuna, allora è possibile anche che sia stato proprio tu ad avvelenare tua madre.
    Devi avere scoperto che era solo l'ennesima farsa architettata per manovrarti... come ha sempre fatto del resto, tua madre era brava in questi giochetti... chi può dirlo più di me. Ti sei sentito usato per l'ennesima volta, tradito... e l'hai fatta fuori. Allora, dimmi, è così? E' COSI? »





    Isaac Hunt, marito della vittima

    Per cause di forza maggiore, subisce le iniziali vicende in maniera passiva salvo poi riprendersi quando iniziano a venire fuori tutte le verità: scopre che sua moglie aveva davvero l'amante e che questo era niente meno che suo fratello, Poppy non è sua figlia e Kyle stava trattando per tornare ad essere inserito nel testamento.
    Qui si accende la lampadina: oltre a non avere più dubbi sulla paternità del giappo - l'attaccamento al cash è più valido di un test del dna - insinua che sia stato proprio lui ad ucciderla per via dei magheggi che Renée era solita fare; evidentemente Kyle ha realizzato che in realtà non avrebbe ereditato nemmeno un soldo bucato e che la madre ha solo "giocato" con lui, non c'ha visto più e zac.
    spero sia tutto chiaro.
  15. .

    William Knight | sesto anno | grifondoro


    « Una cosa trovata è bella e conservata! Non la cantano dalle tue parti? » la mia voce squillante rompe la quiete dei posti che attraverso a tutta velocità: la sala comune del Grifondoro, in passaggio della Signora Grassa, le scale della torre che scendo correndo e saltando i gradini di due in due (a volte anche tre), perfino i corridoi. Il motivo? Sfuggire alla "furia" di Yuki. I più curiosi si chiederanno come mai il placido Rhodes stia inseguendo proprio me, il fantastico Mr Knight, con la bacchetta sguainata e pronta a colpire.
    « Oh andiamo, che ne è della tua filosofia zen?! Falsabuca » per difendermi da uno zampillo di luce che scanso per un pelo rispondo anch'io con un incantesimo. Dicevamo? Ah sì, perché Yuki "Il Giappo" Rhodes mi rincorre. Beh, perché ho preso in prestito uno dei suoi anelli. A mia discolpa posso dire che gli ho chiesto un sacco di volte di prestarmelo ma lui ha sempre rifiutato. Capite? Ha detto di no a Me, una cosa inconcepibile!
    « E' un anello, non una ragazza! L'ho solo preso in prestito! Blublubolla! E per la cronaca te l'avrei ridato! » continuo a correre e lanciare incantesimi (e riceverne!), vestito di tutto punto, per i corridoi della scuola; inchiodo solo davanti all'enorme porta della Sala Grande, spalancata e pronta ad accogliere i pochi rimasti a festeggiare il Natale a scuola. Ho il fiato corto e i capelli spettinati ma l'aria divertita stampata in faccia. Prendo il colletto della giacca con entrambe le mani e tiro, per stirarlo un po'.
    « Te l'hanno mai detto che dovresti essere un po' più flessibile? Le cose belle si condividono. Tranne le ragazze: quelle ah-ah, ntz. » ed entro, trionfale, nella stanza addobbata a festa.

    Pronto al banchetto migliore di tutti i tempi, saluto e mi siedo accanto agli amici e rigorosamente - volutamente, sfacciatamente - di fronte a Rain Scamander. Il mio diamante. Anche se lei questo ancora non lo sa. Le rivolgo un'alzata di sopracciglio e un sorrisetto accattivante e lascio che il Preside ci dia il benvenuto col suo discorso toccante sul Natale e la cena e il bello del condividere questi momenti preziosi con una cena con delitto e le solite cose. Le porte si chiudono sbattendo e i miei compagni più sovrappensiero sobbalzano. O meglio, io sobbalzo.
    « Ma che? » guardo Yuki, Kynthia e Hargraves cercando di capirci qualcosa, finché non vengo chiamato a pescare dal calderone. La mia sorpresa è evidente: tengo il biglietto con entrambe le mani e alzo gli occhi sui compagni.
    « Marito? E di chi? » scorro con gli occhi su tutti i presenti e mi fermo un po' di più su una Rain che sfortunatamente non è la prescelta.
    « Argh, peccato. Saremmo stati grandi, verame » ma l'urlo straziante della vittima zittisce tutti e da inizio al gioco. Ho bene o male letto il mio profilo ma, hey, è faticoso cambiare personalità in un tac. Mia moglie è niente meno che la Lovecraft. Non so se piangere per la disperazione o dal ridere. Nel dubbio, piango. Perché sono un marito affranto. E un attore strepitoso. Faccio del bigliettino il mio fazzoletto, con cui tampono le mie inesistenti lacrime, e tiro su col naso mentre torno al mio gruppo proprio mentre Roy si avvicina al corpo esanime di mia moglie e se ne allontana scioccato.
    « DOVE SONO QUEGLI SPERPERONI DEI MIEI FIGLI? Ah, siete qui. Ricordami di segnarmela questa, la prossima volta che oserai disobbedirmi potrò giocarmi la carta de "Yuki, io sono tuo padre". » sussurro sottovoce al mio amico giappo mentre torno ad ascoltare e giocare.




    Isaac Hunt, marito della vittima

    Liam arriva in sala grande dopo una lunga corsa e battaglia itinerante con Yuki, per un anello rubato.
    Una volta dentro si avvicina al tavolo e al gruppo e punta soprattutto Rain. Al momento giusto pesca dal calderone, si dispiace perché sua moglie non è Rain e poi cerca melodrammaticamente di interpretare un marito affranto. Entrare nella parte è davvero difficile.
31 replies since 31/8/2023
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