elaine ◈ gold aries {VII} ◈ energia blu

MatEx - armours and meetings
post II

«Oh, di nulla. In realtà la tua armatura è stata riparata in Jamir, molto probabilmente dal maestro Ys. Era ridotta talmente male che è stato ritenuto opportuno inviarla al monastero. La prossima volta, però, potrei essere davvero io a metterci le mani sopra» le disse divertita, notando l'improvviso cambiamento di umore nel momento in cui le aveva riconsegnato l'armatura di bronzo. Ricambiò il pugno amichevole di Mat e le fece strada fino al piccolo dojo ancora in costruzione, situato in un angolo della Prima Casa. A quanto pareva, la compagna si era già scontrata con due servitori di Hades ed il suo temperamento focoso avrebbe potuto provocarle più di un fastidio in futuro, cosi decise di farle una proposta.
«Come puoi vedere sto cercando di allestire un piccolo spazio per gli allenamenti. Certo, non è grande come l'arena e non è pensato per ospitare degli scontri che possano procurare seri danni alla struttura, ma potrei metterlo a disposizione degli altri cavalieri, in modo che possano esercitarsi, meditare o, semplicemente, studiare le rispettive abilità e tecniche per comprendere il grado di affinità con quelle dei compagni. Finché ci si contiene, posso limitare i danni con il cristallo astrale. Che ne pensi?» la incalzò indicando con un cenno del capo la struttura, le mani sui fianchi ed il sorriso complice di chi credeva di aver fatto colpo. Era curiosa di conoscere l'opinione della compagna e se la sua idea di dedicare una parte della Prima Casa a quel proposito fosse sensata. Lo avrebbe chiesto anche a Bartolomeo, ma in quel momento c'era soltanto Mat ed il suo punto di vista sarebbe stato altrettanto importante. La stanza con la libreria si trovava appena prima, i volumi ancora aperti sul grande tavolo di legno che ospitava un antico astrolabio d'oro, un mappamondo ed una serie di utensili da fucina; tutti rigorosamente sparpagliati, senza un ordine preciso. Alcune fiale di cristallo contenenti la preziosa polvere stellare erano inserite all'interno di un portaprovette d'acciaio, in attesa di essere utilizzate per il prossimo lavoro di forgiatura.
«Comunque è davvero strano che non uno, ma ben due risorti abbiano cercato di ucciderti durante la tua prima missione. Se si trattasse semplicemente di mostri senza cervello, penserei soltanto ad un colpo di sfortuna clamoroso pareggiato dall'intervento provvidenziale del Gran Sacerdote, eppure... c'è qualcosa che non mi torna», disse pensierosa tornando sull'argomento. Per quanto anche la sua esperienza in Jamir fosse stata un incubo ad occhi aperti, quella della compagna doveva essere stata ben peggiore. Considerando le condizioni dell'armatura di Pegaso, a cosa era stato sottoposto il corpo di Mat? Un sorriso amaro si aprì sul volto di Elaine quando considerò la situazione attuale del Santuario. Tutti quei cavalieri risvegliati e posti dinanzi a prove talmente ardue da risultare quasi insormontabili, poteva significare soltanto una cosa: qualcosa di terribile ed oscuro stava per accadere e loro, i guerrieri di Athena, avrebbero dovuto essere pronti a fronteggiarlo.

narrato ◈ parlato ◈ pensato ◈ °telepatia°

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Bird of prey
post IV

Il fragore dello scontro tra le stelle di luce e l'ampia difesa di James riverberò nell'area, distruggendo le sedute di pietra e parte degli spalti; forse stavano esagerando, ma l'armatura dell'Ariete non era dello stesso avviso. La sua compagna le trasmise due diversi stati d'animo, uno carico di preoccupazione per la civetta d'argento e l'altro estatico, perché il vero potere delle vesti leggendarie stava emergendo. "Era questo che volevi?" sorrise, capendo finalmente il motivo che l'aveva portata a comparire all'improvviso quando si era avvicinata all'arena. Nello stesso momento un intreccio complesso di linee sottili si dipanò in tutte le direzioni, raggiungendola e chiudendo una figura tridimensionale a cupola che la vedeva al centro, presa dalla forza sigillante del potere del cavaliere d'argento. I suoi arti si intorpidirono, vinti dalla costrizione, ma la corrente piscocinetica continuava a tenerla sospesa in aria.
Tra la polvere ed i detriti, la figura solitaria di James apparve, circonfusa di cosmo e salda sul posto, inamovibile in quello spettacolo di pura distruzione. Era un astro che brillava nella notte più buia. Elaine ne ammirò la forza e la determinazione, i suoi occhi scuri fissi sull'enorme raggio d'argento che la stava per colpire, un attacco semplice e diretto che in altre circostanze avrebbe potuto semplicemente evitare smaterializzandosi nello spazio. La concentrazione sul potenziamento delle proprie capacità fisiche decadde, consentendole di massimizzare l'efficienza della manovra difensiva più duttile e collaudata che conoscesse. Quattro lamine di cristallo astrale si disposero nello spazio secondo la volontà del cavaliere dell'Ariete, assumendo la conformazione di una piramide la cui punta era rivolta verso il raggio in rapido avvicinamento. La loro durezza era ineguagliabile ed il semplice fatto che fossero saturate dal potere psichico di Elaine, le rendeva particolarmente reattive all'abilità spirituale del compagno, insidiosa per chiunque fosse stato sprovvisto della giusta protezione. Il raggio colpì la punta della piramide che prese ad illuminarsi, riflettendo il bagliore argenteo e facendo scorrere il torrente distruttivo lungo i bordi; la struttura cristallina si incrinò. Per quanto resistenti, le lamine cedettero sotto la duplice stimolazione di quell'attacco, indebolite dalla forza disgregante dei sigilli e vinte dalla spinta spirituale che raggiunse il corpo di Elaine, avviluppandola. L'interno delle cosce, il volto e le mani della giovane furono aggredite da un potere simile a quello della luce stellare: la pelle fu consumata impietosamente e la carne bruciata, dissolta nel giro di pochi secondi. Il dolore era intenso, ma quel che le fece più male fu l'ennesimo assalto alla sua anima, stavolta toccata in profondità. Il ricordo di Lin Lin e del maestro Mekrau travolti dalla Corruzione e massacrati insieme al resto degli apprendisti del monastero la lasciò disorientata, rompendo la connessione con la piramide di cristallo. Fortunatamente il raggio si era già estinto, il suo potere assorbito e deviato dalle lamine in frantumi che caddero al suolo in una pioggia incolore, priva di qualsiasi suono. La custode si ritrovò in aria, bloccata dal vincolo imposto da James e scossa dalla ferita spirituale, indebolita ed affaticata più di prima. "Non così, non ancora" i pugni si strinsero, la fronte si aggrottò in un'espressione feroce; non odiava il compagno, ma quel che l'aveva costretta a subire risvegliò la sua qualità peggiore, l'ostinazione.



L'energia psicocinetica tornò ad invigorire le membra, aumentandone la forza così che potesse applicare una pressione considerevole ai sigilli che la trattenevano. Strinse i denti e sentì i vincoli rompersi sotto la tensione continua che vi stava esercitando; era di nuovo libera. La sua mente si espanse, toccando l'interezza dell'arena con facilità e costruendo l'illusione di una vallata coperta d'erba, gli spalti sostituiti dai resti di antiche strutture appartenenti ad un'epoca precedente all'Armageddon. Il cielo era di nuovo luminoso, la notte aveva lasciato il posto al sole di mezzogiorno e grandi varchi dimensionali illusori si aprirono all'altezza delle nuvole. Voleva che James credesse di essere stato inghiottito da un altro piano di esistenza e, per rendere l'opera veritiera, generò delle correnti psicocinetiche intorno alla sua figura, applicando forza sufficiente per inficiarne la mobilità. Dai varchi precipitarono centinaia di opliti bardati in armature di bronzo e armati con lance, spade e scudi, avvolti nello psicoplasma che emulava un'emanazione cosmica identica a quella delle milizie del Santuario. Una volta toccata terra si sarebbero avventati sul cavaliere d'argento, forse disorientandolo con la semplice presenza, e lo avrebbero attaccato senza danneggiarlo realmente. Durante l'assalto Elaine avrebbe sollevato, grazie alla psicocinesi, due grandi zolle di terreno nel punto in cui si trovava il compagno, tentando di schiacciarlo prendendolo nel mezzo.

narrato ◈ parlato ◈ pensato ◈ °telepatia°

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Bird of prey
post III

James non si perse d'animo, nemmeno dopo aver incassato la lama di luce stellare sul costato. La sua maestria nel manipolare i glifi sacri era notevole e la reattività non aveva nulla da invidiare alla sua. "Forse quei sigilli agiscono anche su di lui, rendendolo più performante nella lotta" si ritrovò a pensare, mentre il cavaliere d'argento intrecciava nuove forme dalla geometria perfetta sul fianco ferito, ritraendo la frusta e manipolandola in modo da farla aderire alla mano, come un tirapugni. Le parlò invitandola a casa propria, dicendole di avere una figlia poco più giovane; la proposta dovette essere sincera tanto quanto la fredda determinazione che traspariva dal suo sguardo. La stava studiando per cercare un punto debole, un'apertura che gli consentisse di portarsi in vantaggio o di ridurre al minimo il divario puramente energetico che li separava. L'energia mentale di Elaine venne modulata per accomodare al meglio i suoi movimenti, rendendoli più veloci e scattanti in cambio della forza grezza a cui era ricorsa durante breve colluttazione.
James chiuse in poco tempo la distanza che li separava e la incalzò con una spazzata bassa, torcendo il busto per prepararsi a scaricare il vero attacco con il pugno ricoperto di sigilli. "Ancora?", rispose meccanicamente al calcio spostando la gamba destra per incontrarlo con lo schiniere d'oro, mentre un disco di cristallo astrale prendeva forma sull'avambraccio sinistro, visibile soltanto per il debole effetto di sfocatura lungo i bordi lisci e privi di imperfezioni. L'impatto del calcio, finito sulla tibia grazie allo spostamento repentino reso possibile dal potenziamento psicocinetico, fu doloroso, ma fallì nello sbilanciarla e portarla, così, a rovinare al suolo. Il tirapugni ricoperto di sigilli si schiantò con violenza sul disco cristallino che, inaspettatamente, vibrò. "Mh?" il costrutto difensivo stava reagendo, ma non alla forza del colpo come si sarebbe aspettata. La sua estrema durezza era rimasta immutata, eppure stava iniziando a cedere per un effetto diverso da quello causato dal bastone distruttivo con cui era stata aggredita prima. L'attacco di James, però, non si era ancora concluso ed Elaine lo capì solo quando vide l'energia del compagno manifestarsi sul palmo della mano sinistra e raggiungerla sul fianco. La sensazione di affaticamento, già presente dopo lo scambio di colpi precedente, divenne più profonda ed il suo spirito si ritrasse in agonia, quasi fosse stato bruciato da un fuoco invisibile che minacciava di consumarlo irrimediabilmente. La connessione con Hamal fu danneggiata. °Quindi è così che funziona° si rivolse telepaticamente all'uomo riprendendo il controllo di sé con difficoltà e scomparve nuovamente, il suo corpo smaterializzato da un atto di volontà che trascendeva i vincoli della materia.
Elaine levitava a cinquanta metri d'altezza, lo scudo di psicocristallo che aveva intercettato il tirapugni pieno di sigilli abbandonato al suolo, inerte. La custode espirò affaticata espandendo il cosmo dorato con difficoltà, limitata dal potere del compagno che era riuscita a fiaccarla con una semplicità imbarazzante; ora conosceva l'estensione delle sue abilità, tolti eventuali assi nella manica. Tre sfere dal diametro di dieci metri ciascuna si formarono alle sue spalle, assorbendo la polvere stellare generata dall'emanazione cosmica della giovane, cariche di potere distruttivo e pronte ad essere scagliate al suo comando. Sospesa in aria grazie ad una leggere corrente psicocinetica, Elaine diede l'ordine mentale e le tre stelle luminose in miniatura si abbatterono al suolo, ognuna diretta nel punto in cui si trovava James. Una volta entrate in contatto con il bersaglio, il terreno oppure uno dei suoi sigilli, sarebbero esplose rilasciando la forza soverchiante contenuta nel nucleo.

narrato ◈ parlato ◈ pensato ◈ °telepatia°

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Eye to Eye
post VIII

Quando Korin ritrasse le mani infilandole nervosamente sotto le ascelle, Elaine abbandonò lentamente le proprie lungo i fianchi, cercando di capire cosa potesse esserci di così spaventoso da distruggere la compostezza del compagno al punto da gettarlo nel panico. "Molte cose, in realtà", pensò aggrottando la fronte mentre il cavaliere d'argento proiettava un'altra immagine sul palmo della mano, se possibile ancora più instabile e sfocata della precedente. La figura di un daimon dalla corporatura possente e dai tratti indefiniti la stava fissando; per qualche ragione, rabbrividì. «Va bene, se dovessi individuarlo ti avviserò sicuramente» disse in tono serio, ascoltando la rivelazione di Korin sulla sulla propria famiglia. Il fatto che fosse cresciuto senza padre ed avesse subito in giovane età la perdita della madre, le riempì il cuore di tristezza; come avrebbe reagito se le fosse capitata la stessa cosa? "Non bene. Probabilmente sarei rimasta a lavorare da Klugh ed avrei abbandonato definitivamente l'addestramento da cavaliere". Era stato già abbastanza difficile ricominciare a studiare nel monastero in Jamir, lasciando i suoi a Rodorio nell'incertezza e nel timore che non l'avrebbero più rivista se il suo viaggio si fosse concluso in un modo diverso da quello sperato. In effetti, l'infausta profezia si era quasi avverata nella grotta che ospitava il terribile mostro del Chaos e, senza l'aiuto di Harper, non ci sarebbe stato alcun incontro con Korin, nessuna raccomandazione ad Erika e, soprattutto, nessun cavaliere dell'Ariete.
«Mi dispiace, Korin. Vorrei dirti che riesco a capirti, ma sarebbe soltanto una frase di circostanza vuota, priva di significato. Non conosco il dolore di crescere senza un padre, né quello di perdere una madre in giovane età e non ho ancora mai dovuto prendere la decisione di uccidere un mio compagno; spero che l'occasione non si presenti mai, a dirla tutta. Posso capire, però, la tua decisione di affrontare parte del problema da solo, perchè io agirei esattamente allo stesso modo se fossi certa di riuscire a proteggere i miei cari». Attese alcuni secondi, lasciando da parte la curiosità su quel che aveva rubato il Daimon e l'importanza che poteva rivestire nello schema più ampio degli equilibri tra la GRADO ed il Grande Tempio; alcuni segreti semplicemente non dovevano essere rivelati, non a lei, comunque. Lo guardò per l'ultima volta sorridendogli, prima di congedarsi e salire fino alla Prima Casa.



«Certo, è giusto che i tuoi superiori siano i primi a saperlo. Non ci sono impieghi, soltanto un ringraziamento per aver passato del tempo insieme ed esserti fidato di me. Spero di rivederti presto, quando la situazione sarà risolta». Lo salutò augurandogli il meglio, confidando nelle sue capacità e nella determinazione che lo animava come un fuoco inestinguibile. Ciò che aveva passato per tenere al sicuro i compagni rischiando volontariamente la vita, lo rendeva un cavaliere fuori dall'ordinario, degno di rispetto e del ruolo all'interno della Fondazione. Elaine fu grata di averlo incontrato.

narrato ◈ parlato ◈ pensato ◈ I. Langley ◈
°Telepatia°

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Bird of prey
post II

«Giusto, è accaduto poco meno di un mese fa. L'onore è tutto mio», sorrise osservando l'armatura della Nottola coprire il corpo robusto dell'uomo, mentre il suo cosmo divampava, pronto a scatenarsi senza attendere oltre; Elaine era altrettanto pronta. Dalla mano sinistra del cavaliere d'argento prese forma un costrutto semplice, generato a partire dall'intersezione di una serie di figure tridimensionali che le ricordarono, in qualche modo, i sigilli utilizzati da Hybris. Con un movimento rapido del polso, James fece scattare quella frusta primitiva verso le sue gambe, chiudendo la manovra con uno strattone improvviso così che si assestasse precisamente all'altezza delle ginocchia.
L'energia mentale di Elaine si concretizzò poco prima che il costrutto la colpisse, rivestendo i suoi arti con tanti piccoli strati psicocinetici, incolori e modellati in modo tale da seguire la fisionomia del corpo nei minimi particolari. Quando sentì la frusta tirare mantenne l'equilibrio stringendola tra le dita della della mancina, la sua presa resa più forte dall'attrito tra i sigilli e la psicocinesi. Il contatto con questi non soltanto limitò parzialmente la sua mobilità, ma percepì anche l'energia mentale del cavaliere d'argento entrare in conflitto con la propria, iniziando ad intaccarla progressivamente. Per quanto fosse lontana dalla profondità e dall'ampiezza dei suoi poteri psichici, la potenza mentale dell'uomo la meravigliò. Si lasciò tirare ed aumentò lei stessa la velocità di avvicinamento dandosi lo slancio a piedi uniti, sperando di sorprenderlo con una manovra che avrebbe potuto considerare azzardata.
Nella mano destra, vuota fino a pochi istanti prima, comparve un costrutto rigido dalla foggia simile ad un bastone che calò con violenza, in un unico movimento fluido, in direzione della clavicola della custode; la superficie liscia era ricoperta di sigilli. Per quanto l'armatura d'oro le fornisse una protezione pressoché totale, Elaine decise ugualmente di ricorrere ad un'espediente che avrebbe provocato una minor sofferenza a lei ed alla compagna. Gli strati di psicocinesi cambiarono conformazione, staccandosi dalle vesti dell'Ariete ed iniziando a vorticare furiosamente su tutto il corpo della giovane, incontrando infine il bastone prima che si schiantasse nel punto designato dalla Nottola. Il contatto tra i sigilli e le correnti psicocinetiche produsse un suono acuto e crepitante, illuminando l'arena con bagliori d'argento ed oro, mentre una miriade di scintille sprizzavano in ogni direzione disgregando la terra secca senza alcuna difficoltà.
Sebbene indebolito, il colpo raggiunse il corno ritorto dell'Ariete che proteggeva lo spallaccio sinistro e la clavicola sottile di Elaine, rimbombando a causa del pesante impatto che si propagò rapidamente, riuscendo a danneggiare i muscoli sottostanti senza però intaccare l'armatura. Un debole gemito di dolore le sfuggi dalle labbra quando una sensazione diffusa di malessere si insinuò nelle profondità della sua anima, erodendo lievemente il suo spirito combattivo. Sfruttando la vicinanza con il compagno ed il legame attraverso la frusta che non aveva ancora lasciato andare, la custode bruciò il proprio cosmo e produsse una quantità di polvere stellare sufficiente a generare un alone stazionario intorno alla sua figura che, ben presto, fu circonfusa di luce. La luminescenza stellare si concentrò, per sua volontà, lungo tutta la superficie della mano destra che scattò con in diagonale verso il tronco del cavaliere d'argento, sprigionando la forza letale e disgregante di un'unica, intangibile lama di luce.

«ASTER»

Se il colpo fosse andato a segno, Elaine avrebbe utilizzato i propri poteri di dislocazione spaziale per portarsi sul fianco sinistro di James, ad oltre dieci metri di distanza. Avevano appena iniziato a scaldarsi.

narrato ◈ parlato ◈ pensato ◈ °telepatia°

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Bird of prey
post I


Non portava mai l'armatura al Santuario, né a Rodorio. Se n'era accorta quella sera mentre passeggiava da sola, diretta alla grande arena che da sempre ospitava gli scontri tra cavalieri. Era legata alla sua compagna, poteva percepirne le emozioni grazie al legame speciale che le univa ed ogni volta che la indossava in battaglia la faceva sentire più sicura, non solo perchè la riparava dalla furia dei nemici ma perché le donava conforto ad un livello intimo, inconcepibile anche per i cavalieri più esperti e saggi. "Non la metto perché mi ricorda il sangue e la violenza che siamo costretti a fronteggiare ogni giorno, nostro malgrado. Non la metto perché sarebbe come portare la guerra in casa", sospirò avvicinandosi agli spalti di pietra ed ammirando le stelle che iniziavano a spuntare sulla volta celeste; erano stupende.
Il cosmo della ragazza reagì spontaneamente e l'armatura dell'Ariete fece altrettanto, poggiandosi sul suo corpo con delicatezza, come fosse priva di peso. Elaine la guardò a lungo, soffermandosi sulle finiture del pettorale e dei bracciali e sfiorando con le dita le grandi corna ricurve innestate sopra gli spallacci. Che fosse bastato trovarsi nei pressi dell'arena per richiamarla? Scrollò la testa a quell'idea buffa ed insensata, poi saltò al centro della struttura, levitando fino a toccare terra; girò su se stessa alla ricerca di spettatori, conscia dell'estrema improbabilità di trovarne a quell'ora.
"È venuta... per lui?" i suoi occhi si posarono sull'unica figura presente sugli spalti, appartenente ad un uomo alto, vestito in abiti civili ed assorto nei propri pensieri. Il cosmo di Elaine si espanse, andando a toccare quello dello sconosciuto con gentilezza, un modo immediato e cordiale per stabilire un contatto prima di presentarsi con le parole.



«È strano trovare qualcuno qui, a quest'ora. Immagino si possa dire la stessa cosa di me, dopotutto. Sono Elaine Langley, piacere di conoscerti» si presentò lasciando all'uomo il tempo di rispondere, poi piegò leggermente la testa di lato, scostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Ti sembrerà una richiesta strana, me ne rendo conto, ma vorrei confrontarmi con te. La mia armatura ha reagito in un modo particolare non appena sono arrivata e vorrei capirne il motivo», disse senza interrompere il contatto visivo. Non era da lei ricercare la battaglia a tutti i costi, ma quella era una sera strana, assolutamente fuori dall'ordinario, e qualcosa le diceva che l'avrebbe ricordata per molto tempo a venire. Ritirò il cosmo dagli spalti e, con esso, la sua presenza, lasciandolo libero di bruciare sull'armatura dell'Ariete. Elaine attese la risposta dell'uomo, perfettamente immobile ed intenzionata a lasciargli la prima mossa.

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Some beautiful paths can't be discovered without getting lost
post V

«Puoi portarla qui, non ci sono problemi» le rispose sorridendo mentre girava il cucchiaino sul fondo della tazza. Era certa che il maestro di Erika, Philippe, avesse fatto bene a proteggerla dai pericoli in agguato al di fuori del Santuario, ma senza una preparazione adeguata alle insidie che avrebbe incontrato di lì a poco, sarebbe stato estremamente difficile sopravvivere nel lungo termine. «Prima o poi dovrai confrontarti con gli altri cavalieri. Pochi saranno disposti a trattenersi e ancora meno mostreranno una nobiltà d'animo sufficiente ad essere considerati tuoi pari. Anche se dovessi perdere ogni singolo scontro, assicurati di apprendere il più possibile: da una sola tecnica potresti perfino dedurre lo stile di combattimento del tuo avversario». Lo aveva sperimentato sulla propria pelle e chissà per quante altre volte ancora lo avrebbe fatto. La teoria, l'addestramento, lo studio e la meditazione erano fondamentali per acuire la mente e rendere automatiche alcune risposte corporee di fronte al pericol o al dolore, ma il confronto diretto rimaneva l'unico modo per consolidare quel che si era appreso stando al sicuro di un'aula o di un monastero.
L'aroma del tè aveva riempito la stanza ed ora le sembrava davvero di essere tornata ai tempi delle scuole superiori, quando passava interi pomeriggi in biblioteca con Rose, studiando e sperando che lei non si accorgesse delle occhiate furtive lanciate tra una battuta e l'altra. Chiuse gli occhi lasciando svanire quei ricordi, poi rispose alla compagna. «Sì, sa proprio di casa. Scusa se mi sono incupita tutto d'un tratto, stavo soltanto ripensando all'ultimo mese e la fatto che l'ho passato più tempo in ospedale che a casa, con i miei. Meglio ricoverata che morta, comunque, no?» ridacchiò distrattamente, battendo il pugno chiuso sul petto in un'imitazione perfetta degli eroi dei manga giapponesi. «In futuro, se dovessi avere bisogno di aiuto, non esitare a chiamarmi! Sarò pure il fabbro del Santuario, ma ti assicuro che posso essere spaventosa anche senza il mantice ed il grembiule di cuoio» stavolta scoppiò a ridere, scrollando la mano davanti al viso quasi a voler scacciare l'immagine parodistica di una Elaine paladina della giustiza, senza macchia e senza paura. «Scusami, cercavo di darmi un contegno dopo averti propinato tutti questi consigli. Dico davvero, però, puoi contare su di me» disse asciugandosi le lacrime con le lunghe dita sottili. Per quanto volesse rimanere a parlare con Erika, la mattinata stava volgendo al termine e lei doveva attendere alcuni compiti improrogabili, primo fra tutti finire di sistemare la piccola fucina che aveva deciso installare nell'ala est della casa. Si trattava di una copia in miniatura di quella presente nel monastero in Jamir, il suo laboratorio personale in cui avrebbe potuto operare sulle armature dei compagni qualora ve ne fosse stata necessità. Prima del prossimo incontro con il Gran Sacerdote, era sua intenzione tornare da Mekrau e chiedergli di introdurla al maestro Ys, il precedente cavaliere dell'Ariete e depositario di una conoscenza vasta e profonda dell'alchimia lemuriana.
Si alzò dalla sedia di legno ed iniziò a sgombrare il tavolo, rivolgendosi ad Erika solo dopo aver chiuso la scatola di biscotti e poggiato le tazzine su un mobile vicino all'ampia scrivania. «Mi spiace dover interrompere così presto il nostro incontro, ma devo assolutamente preparare la fucina prima che finisca la settimana. A breve dovrò partire per il Jamir», le disse in tono di scuse, accompagnandola fuori dalla stanza fino all'ampia volta ad arco che adornava la porta della Prima Casa.

«Non dimenticare la ricetta, mi raccomando!»

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Smiting Gold
post VI

Elaine era in piedi, le gambe instabili e la mente offuscata dagli strascichi del potere mentale dell'uomo; alcuni dei suoi incubi, ancora vividi e terrificanti, come se si fossero annidati nel subconscio. L'alchimista l'aveva seguita ed era ancora perfettamente in forze, quasi divertito dallo scontro nonostante alcuni momenti prima avesse espresso, telepaticamente, il sentimento opposto. La custode strizzò gli occhi tentando di riordinare le idee e ed accantonare quegli inutili particolari, buoni soltanto a deteriorare i suoi tempi di reazione già compromessi dalla dimensione oscura in cui l'aveva trascinata Hybris.
Fece un singolo passo in avanti quando avvertì una pressione schiacciante inchiodarla a terra, mentre una serie di linee perfette colmarono la distanza che la separava dall'uomo, poggiandosi sull'armatura d'oro come un sudario; erano senza peso ma riuscivano ugualmente ad esercitare una forza tale da impedirle anche i movimenti più semplici. Il cosmo dell'alchimista si espanse, lingue di fuoco dorate ne avvolsero il corpo sprigionando una luce intensa e sacra, simile a quella donata dalla costellazione dell'Ariete. Le labbra di Elaine si serrarono, la terra sotto gli stivali di Hybris cedette; dalla mano tesa verso l'alto dell'uomo, una miriade di scintille luminose rotearono in un movimento armonioso prima di partire alla volta dell'Ariete. Per un istante, la giovane custode credette davvero a quell'inganno meschino, all'idea che un cavaliere nero potesse corrompere le stelle e derubarle dei loro poteri, della sacralità che rappresentavano e dei doni che elargivano a coloro che erano destinati a riceverli. Quell'attimo perso la costrinse all'unica scelta possibile.
Il cosmo di Elaine avvampò, i suoi pensieri andarono ad Athena e al giorno in cui le aveva donato un corpo nuovo, garantendole il desiderio più importante di tutti: avere la forza necessaria per proteggere la sua famiglia. I proiettili di luce guizzarono nell'aria, ma il braccio della custode era già scattato in aria, forzato dalla psicocinesi a superare la costrizione imposta dai sigilli dell'alchimista, rotto all'altezza dell'ulna e del radio per l'eccessiva pressione esercitata dallo scontro dei due poteri. Il suo sangue bagnava i bracciali d'oro ma lei non se ne curò, finalmente lucida grazie alla preghiera silenziosa rivolta alla dea e alla sua benedizione. Svariate sfere di luce dal diametro di dieci metri ciascuna, sature di polvere stellare e del tutto identiche a meteore splendenti attraversate da correnti psicocinetiche, presero forma a pochi metri dal palmo aperto della mano.

STARDUST REVOLUTION

Elaine impartì un unico comando mentale e le meteore sfrecciarono nel punto in cui si trovava Hybris, sollevando e trascinando la terra in un vortice di luce e pura distruzione. Ogni massa luminosa sarebbe detonata nel momento in cui avesse raggiunto l'uomo, rilasciando il potere distruttivo del nucleo in un'area ben più ampia di quella avrebbe potuto aspettarsi. Questa era la vera forza di Hamal e dell'Ariete, l'altro aspetto del suo compito sacro di difendere Athena ed essere lo scudo di tutti gli altri cavalieri.
Le scintille di Hybris raggiunsero la custode proprio quando lei aveva scagliato le meteore e l'impatto fu così violento da sopraffarla. Sebbene fosse consapevole dell'inganno dell'uomo, ogni colpo le bruciava la pelle, mordeva la carne nei pochi punti scoperti e privi della protezione dell'armatura. Quella era vera luce solida, potente quanto e più della sua, in grado di frantumare ogni singolo osso che aveva in corpo. Uno dei proiettili le ruppe la gamba destra, l'altro le lussò la spalla ed il calore insopportabile prodotto dalle masse in rotta di collisione le tolse il fiato. La benedizione di Athena era svanita, la sua mente era in preda alla confusione e le parve di vedere una figura diversa da quella dell'alchimista, protetta da un'armatura d'oro e priva dell'elmo. I tratti erano indistinguibili o, forse, era lei a dimenticarli quando tentava di focalizzare l'attenzione sui particolari. Anche se non riusciva a vederlo, ne era certa: lui stava ridendo.

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elaine ◈ gold aries {VII} ◈ energia blu

A Song of Blood
post II

Il trono di pietra andò in pezzi e si trasformò velocemente in polvere, mentre dodici armi comparvero alle spalle della donna. Il suo sorriso fu oscurato dalla distruzione portata dallo scontro tra la pioggia stellare ed il cosmo cremisi dei suoi strumenti di morte. Le armi si muovevano senza essere toccate direttamente dalla spectre, creando delle conformazioni difensive peculiari e spostandosi ad incredibile velocità, evitando di intralciarsi o sfiorarsi mentre si occupavano dei proiettili di luce. "Le controlla con la mente" fu il suo primo pensiero in quella manciata di secondi in cui aveva visto il cosmo scarlatto partire da uno dei due tonfa, incontrare lo psicoplasma che avvolgeva le gocce luminose e romperlo con facilità. Potevano essere delle armi autonome, certo, ma la precisione millimetrica con cui si muovevano nello spazio senza entrare in conflitto lasciavano poco spazio ai dubbi. Quando le armi mulinavano velocemente producevano un'energia particolare, diversa da quella impiegata per muoverle e altrettanto terrificante, quasi aliena; il mondo pareva rigettarla tanto quanto essa cercava di divorarlo. Gli occhi di Elaine guizzavano da un punto all'altro del campo di battaglia e nelle iridi le immagini si alternavano freneticamente, tra scintille scarlatte e lampi dorati che si rincorrevano in una danza di pura distruzione.
La delicatezza della luce stellare incontrava il duro asfalto, i corpi martoriati ed il potere oscuro della donna con la stessa intensità della controparte, trasformando quella porzione di Sarajevo in uno spettacolo disorientante di pura distruzione, talmente intenso da scoraggiare perfino i corrotti dal prendervi parte. Il terreno sotto la spectre era collassato, ma la pioggia di luce continuò ad abbattersi imperterrita su quel punto seguendo la volontà di Elaine, interrotta nel suo incedere dall'asfalto, dalla terra e da qualcos'altro. Nonostante la polvere si alzasse in grosse volute dal terreno, veniva spazzata via altrettanto velocemente dall'impatto di due diversi tipi di cosmo, e la luminescenza delle gocce stellari permise alla custode di osservare la scena con più chiarezza. Parte della sua manovra offensiva le era stata ritorta contro e, quella che sarebbe dovuta essere la tomba della donna si era trasformata in uno scudo formidabile. "Adesso ne ho la conferma", pensò tenendosi pronta a qualsiasi tentativo di ritorsione da parte della spectre. Per quanto duro fosse, lo strato d'asfalto era ben poca cosa di fronte al potere di Hamal eppure, inspiegabilmente, resistette. L'espressione di Elaine si incupì e la figura della donna apparve ad una manciata di metri dal suo fianco destro, materializzandosi nello spazio come una ferita purulenta nella trama della realtà; i due scudi che l'avevano difesa qulache istante prima erano poggiati sugli avambracci, i tonfa stretti nelle mani.
L'aria crepitò come se centinaia di lamine di ferro avessero preso a scorrere l'una sull'altra, producendo una cacofonia assordante che costrinse la custode a serrare i denti, poi la spectre si lanciò all'assalto squarciando l'aria in un impeto omicida calcolato, i suoi movimenti precisi come potevano esserlo soltanto quelli di una guerriera esperta forgiata nel fuoco della guerra. La mente della custode si espanse, i suoi pensieri si intrecciarono con la polvere di stelle generata dal cosmo denso e luminoso, formando un reticolato concreto, duttile e flessibile che si manifestò in lastre sottili di cristallo grazie alla forza di centinaia di micro movimenti, tutti esercitati dalla forza psicocinetica di Elaine. Era come se decine di paia di mani partecipassero alla creazione della difesa dell'Ariete, invisibili ed efficienti al di là della comprensione umana. Cinque lastre dalla durezza straordinaria, tenute ferme dai poteri mentali della ragazza, si frapposero tra lei ed il pugno della donna, in modo da offrire più superficie possibile al colpo ed assorbirne in parte la potenza d'impatto. Il primo strato si incrinò, cedendo quasi istantaneamente al contatto con il tonfa, seguito dal secondo e dal terzo; Elaine sgranò gli occhi. Il quarto strato andò in frantumi nel momento in cui l'energia della spectre, unita a quel potere unico che aveva utilizzato contro la pioggia stellare, formò un unico, ampio raggio cremisi al quale s'erano mescolate grosse zolle di terra e asfalto. Lo psicocristallo dell'ultima lastra si piegò sotto la pressione di quel colpo semplice, diretto e micidiale, incrinandosi dal centro fino alle sezioni esterne, completamente ricoperte da crepe profonde.
La peculiare elasticità del cristallo astrale aveva disperso parte della forza d'impatto del raggio quando, infine, il quinto strato cedette con uno schianto, il suono limpido sovrastato dallo sfrigolare dell'energia malefica che aveva superato tutte le difese. Elaine schermò il volto portando i bracciali d'oro a protezione degli occhi, poi ricevette il colpo: l'impatto la trascinò per alcuni metri ed il pettorale parve comprimersi al punto da incrinarsi esattamente all'altezza del plesso solare. I polmoni si svuotarono istantaneamente, costringendola ad esalare un gorgoglìo strozzato, e le fiamme scarlatte della donna dai capelli rossi le lambirono la pelle, consumando la carne con un'intensità tale da far gemere di dolore la stessa armatura, partecipe di tutta quella sofferenza. Si sentì sopraffatta e rovinò a terra, mentre il raggio proseguiva perdendosi tra gli edifici in rovina; il sapore metallico del sangue la nauseò. Con uno sforzo di volontà ed una leggera spinta psicocinetica guadagnò la posizione eretta, asciugandosi le labbra spaccate con il dorso della mano. Aveva saggiato la forza della spectre, visto le sue dodici armi ed appurato l'estensione reale della sua mobilità quando le era comparsa di fianco, ora non rimaneva altro da fare che restituirle il favore.
Il cosmo dorato la avvolse e i frammenti di cristallo sparsi al suolo si aggregarono in un'unica catena, mossa dal comando mentale di Elaine che la scagliò verso le gambe della spectre così che vi si avvolgesse intorno, tentando di interferire con la sua capacità di dislocazione spaziale tramite il potere psichico insito nella struttura cristallina; le catene brillarono, irradiate da una luce illusoria manifestata intenzionalmente dal cavaliere. Altra polvere di stelle si formò dal cosmo della custode in rapida espansione, vorticando in una spirale luminosa che lasciò il posto ad un alone omogeneo e pulsante, centrato sulla figura esile della giovane guerriera. Quando Elaine decise di muoversi, lo fece attraversando lo spazio libera dagli impedimenti della materia, scomparendo dalla sua posizione per riapparire a dieci metri d'altezza, mentre una sua copia identica prendeva forma al lato della donna in rosso, esattamente alla stessa distanza.



L'alone di luce stellare si concentrò sui palmi delle mani, poi venne rilasciato nella foggia di lame eteree, piegate dalla psicocinesi e dirette da questa verso gli adduttori della spectre, pronte a disgregare qualsiasi cosa avessero incontrato lungo il tragitto, compresa la sua carne. Il clone illusorio aveva agito per primo, giungendo i palmi delle mani all'altezza del petto e la luminosità fittizia presente sulla catena di cristallo crebbe d'intensità, come se dovesse esplodere da un momento all'altro.

narrato ◈ parlato ◈ pensato ◈ °telepatia°