Nonostante il tempo sfavorevole, la partita stava proseguendo tranquilla - se "tranquilla" poteva mai essere una partita di Quidditch. Era ovvio che ci fossero schianti, grida, cori e quant'altro, ma non era nulla che non capitasse in ogni giocata, e dunque si poteva dire che stesse tutto andando ordinariamente. Quantomeno nessuno della sua quadra aveva ancora sabotato qualche compagno come in quella precedente, che era forse stata la partita più caotica di quel Campionato.
Di tanto in tanto, mentre continuava a cercare il Boccino nella speranza che un colpo di fortuna glielo facesse individuare, vedeva delle Pluffe e delle scope volargli davanti, ma sapeva di non doversene occupare. Il suo ruolo, infatti, non gli permetteva di toccare con mano le dinamiche della squadra, che osservava dunque soltanto a fini utilitaristici: fu proprio notando Nathan venirgli incontro che si rese conto della presenza di un Bolide nei paraggi, e cominciò quindi a volare con rapidità in un altro settore nel tentativo di evitarlo.
La carica necessaria gliela diedero i cori dagli spalti, e in particolare la voce di Maxwell, che tra tutte gli giunse chiara alle orecchie. Fu bello sentirlo così carico nel supportarlo nonostante il gioco che stava vedendo non gli piacesse.

Sorrise genuinamente alle parole di Eunjoo, che come al solito era riuscita a capire il suo stato d'animo e lo aveva accarezzato lì dove gli avrebbe fatto meglio.
Ma non aveva tempo da perdere: rapidamente la partita cominciò, anche se con tutte le problematiche del caso dovute al maltempo, e Christian doveva puntare tutto sulla rapidità dei suoi riflessi e della scopa. Se la mise in mezzo alle gambe e prese il volo, aguzzando immediatamente la vista per cercare quel dannatissimo Boccino dorato.
Cominciò a volare in giro, tentando di non perdere tempo ad osservare il gioco dei suoi compagni, ché il solo compito di un Cercatore era occuparsi di sé stesso e del suo gioco. Ed era tra l'altro proprio per quello che aveva scelto di vestire proprio quei panni, essendo consapevole di non essere bravo nei giochi di squadra.

Per Christian il Quidditch non era mai stato fonte di divertimento: lo aveva sempre vissuto come un impegno da portare a termine, come un qualcosa che doveva per forza fare per portare a compimento la sua immagine di eclettico e brillante studente. In quell'ultimo periodo, però, era diventata una situazione ancora più complessa da sostenere, ché da quando aveva perso la partita con i Tassorosso l'ansia di scendere in campo era triplicata, quadruplicata addirittura.
Non è che sentisse di avere tutta la responsabilità di quanto fosse successo, ché gli errori dei giocatori Serpeverde erano stati difussissimi durante tutta la durata della partita, ma di certo il suo contributo non era stato fondamentale. Era stato battuto da un Oliver qualunque con una qualunque scopa da quattro soldi ed un qualunque equipaggiamento di serie B. Era stato umiliato davanti a tutti e solo adesso aveva la sua occasione di riscatto, ma l'avrebbe colta come sperava?
I suoi problemi non derivavano soltanto dal fallimento dell'ultima partita, però, ché il solo fatto di stare in quello spogliatoio gli faceva mancare l'aria. Appena due mesi prima era stato aggredito dagli Alfieri in quello stesso posto, e ancora bruciava sulla pelle la cicatrice che gli avevano lasciato sul braccio. Si osservava attorno chiedendosi se, come sospettava, qualcuno dei suoi compagni potesse essere l'autore di un atto così efferato, ma decise poi di costringersi a non pensarci, ché aveva già abbastanza pare per la testa.
Tuttavia, sentì il bisogno di uscire da lì dentro per cercare un po' di ossigeno e solitudine: non ne poteva più degli odori e delle urla da spogliatoio, né della spocchia della Capitana.
Scopa alla mano, entrò dunque in campo e cominciò ad osservarsi attorno, cercando sugli spalti qualcuno a cui aggrappare il suo sguardo. Si aspettava che Celine, Eunjoo e Maxwell fossero lì a tifare per lui, ma non li avrebbe biasimati se avessero scelto di non venire: il Quidditch poteva essere una vera noia, specie se nessuna delle due squadre coinvolte era la propria. E una la individuò pure, e subito le fece un cenno di saluto, sorridendole.