Posts written by Hector Knight

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    Parlato Phoebe
    Pensato Phoebe

    Aggrottò la fronte Phoebe Arryn, in una posa tipica che assumeva quando rifletteva e quando qualcosa non tornava nella logica di ciò che stava ascoltando. Era rimasta infastidita dal fatto che Baelish avesse chiesto direttamente al suo alfiere notizie sulla morte della moglie. Neanche lei era stata mai tanto indelicata da procedere così direttamente, eppure ne avrebbe forse avuto più diritto del lord delle Dita, sia per posizione che per amicizia con la sua spada giurata. Thain Corbray era il suo uomo più fidato e dopo il fratello colui al quale avrebbe affidato la sua vita. In passato avrebbe annoverato tra di essi anche il primogenito dei Greyjoy, ma ormai, dopo le nozze reali, aveva dovuto abbandonare l’illusione di essere speciale per lui e affrontare invece il fatto che probabilmente era stata un piacevole diversivo e null’altro.
    Gli occhi azzurri di Phoebe si spostarono apprensivi sul volto malinconico del Corbray, mentre ne ascoltava le parole e il dolore che vi era celato dietro. Più ascoltava, più il volto della giovane Luna si incupiva. Ciò che avevano appena detto prima lord Baelish e poi Thain l’avevano turbata. Anche durante il suo viaggio tra gli alfieri del padre qualche sospetto era stato sollevato sulla morte di Vivianne Corbray, che anche su Nora Baelish fosse calato quell’atroce dubbio le faceva comprendere come mai il lord che si trovava davanti a lei avesse avanzato dubbi anche sulla morte di suo padre.
    Una morte. Due morti. Tre morti. Una strana concentrazione nella Valle ultimamente e tutti accomunati dalle stesse improvvise cause. Tutti sani e in forze e poi improvvisamente malati e deboli, fino a morirne. Come fare a non dubitare? Gli occhi vivaci di Phoebe si spostarono ad incontrare quelli di Baelish, ma prima su al suo alfiere che si rivolse.

    So che non ami parlarne, ma rifletti Thain. Rifletti sulla probabilità che quello che ti è stato appena chiesto sia possibile. Dubita di ciò che hai creduto vero finora e pensa se questa probabilità, per quanto terribile, possa invece essere la realtà.

    Lei stava facendo altrettanto. Aveva sempre pensato, come il resto della sua famiglia, che la dipartita di Jon Arryn fosse stata fin troppo repentina. Per quanto tra i più anziani, il vecchio signore della Valle godeva di ottima salute ed era un fiero combattente.

    Una morte può essere un caso. Tre iniziano a diventare qualcosa di più difficile da credere…

    Dalla morte di Jon Arryn era chiaro cosa un possibile avversario potesse volere: destabilizzare la Valle. Dalla morte di Nora Baelish altrettanto: indebolire un’alleanza. Dalla morte di Vivienne Corbray invece cosa? Aveva forse scoperto qualcosa su ciò che stava succedendo a Casa del Cuore? La famiglia di Thain era estranea alle vicende che l’avevano investita, ma era possibile che la donna avesse scoperto cosa stavano tramando gli zii della sua spada giurata, ad esempio.

    Quello che mi sta dicendo mi turba profondamente, lord Baelish… Ma dobbiamo avere prove, non semplici congetture. Sa bene come funziona la giustizia nella Valle.

    In alto come l’onore. E l’onore aveva le sue regole da seguire. Ai più non sarebbero piaciute, ma erano ciò a cui era stata educata ed erano l’unico modo che Phoebe conosceva di rendere omaggio agli insegnamenti di suo padre, di fare in modo che la sua morte non fosse stata vana, se i sospetti del lord delle Dita fossero stati veri.

    Cosa proponete di fare Lord Baelish?

    Chiedere il parere di un lord era comunque qualcosa da tenere in considerazione, visto la perdita che aveva subito e visto come si era sbilanciato con lei. Phoebe trovava corretto che partecipasse a quanto avrebbero concordato di fare per verificare quei tremendi sospetti. Se si fossero rivelati fondati, la situazione nella Valle era peggiore di quanto immaginassero e Damon ne doveva essere immediatamente informato. Se prima era Jon Arryn nell’occhio del ciclone, ora era suo figlio ad averne preso le redini e Phoebe non aveva alcuna intenzione di perdere anche lui!

  2. .
    Parlato Phoebe
    Pensato Phoebe


    No, non ho freddo.

    Non specificò altro, lasciando che fosse lui a trarre le sue conclusioni sul perché rabbrividisse, se fosse per piacere o per timore che accadeva. Il suo tono era pacato e dolce e Phoebe continuava a guardarlo negli occhi, quasi che le sue iridi azzurre fossero capaci di entrare nelle profondità scure di quelle di Torgon. Erano molto diversi i suoi occhi da quelli del fratello, molto più duri e penetranti rispetto a quelli misteriosi e morbidi di Ision. Eppure anche da quello strano sguardo la giovane Luna era incuriosita, affascinata. Era un mondo diverso dal suo, che però bramava conoscere, come sempre la sua sete di sapere non era così facile da placare. Non pensò a cosa le provocava averlo così vicino, la paura non era passata ma era mischiata a qualcosa di più ambiguo, una strana e a tratti piacevole eccitazione, cosa che la innervosiva. Il secondo dei Greyjoy le incuteva comunque timore, ma il coraggio di Phee era pari alla sua curiosità. Resto immobile, ferma a poca distanza da lui, bella ed eterea, anche se l’istinto sarebbe stato quello di scappare. Ascoltò la sua domanda, sorridendo appena e continuando a fissarlo con i suoi occhi azzurri e cristallini.

    Riguardo te, Greyjoy.

    Il sorriso non nascondeva una sfumatura leggermente ironica. A lei piaceva conoscere le persone, svelare i loro segreti e Torgon ne nascondeva molti, le era evidente. Gli occhi scuri del ragazzo a volte erano sfuggenti, quasi che per il ragazzo lei rappresentasse un enigma. E come dargli torto? Cosa potevano avere in comune una lady della Valle e un uomo di ferro? Apparentemente nulla, eppure qualcosa ad unirli c’era…
    L’affermazione di Phoebe fu disarmante nella sua semplicità, mentre lo sguardo della Luna si faceva ancora più dolce. Era diffidente, ma era ingenua. La bontà che contraddistingueva Damon, abitava anche in lei. La Valle finora l’aveva protetta e nonostante il periodo passato ad Approdo del Re non riusciva a comprendere che quella integrità morale che caratterizzava la sua famiglia non era condivisa dal resto del Westeros. Forse solo la gente del Nord era loro affine. Quando sentì il suo tocco gentile ma deciso sui suoi capelli, si sorprese. Torgon Greyjoy era per lei forza bruta, quasi selvaggia, era questo che la spaventava, visto che in lei, molto più delicata e serafica, si muovevano istinti diametralmente opposti. Se fosse stata lei ad accarezzarlo, le sue dita l’avrebbero sfiorato con molta più dolcezza e lentezza, quasi gustandosi ogni istante. Ricevere da lui quella che era una sorta di carezza, le fece attraversare gli occhi da un lampo di improvvisa sorpresa. Si sarebbe dovuta ritrarre, l’uomo di ferro si stava prendendo delle libertà che non gli erano concesse.
    Ma in fondo lei non le aveva concesse anche al fratello, andando ben oltre?
    Fu il pensiero di Ision a farla arretrare, dopo qualche istante. Un istante di troppo, in effetti, che la mandò in confusione, facendo assumere al suo incarnato di porcellana una sfumatura più rosata. Non bastò a fermare la carezza di Torgon che raggiunse il collo, poi la spalla. Lo sentì esitare qualche istante prima di trovare la sua mano a sfiorarle la gola. Come era arrivata lì? Phoebe sembrava quasi ipnotizzata per qualche istante. Sarebbe stato semplice per lui sentire il battito del suo cuore con la sua mano ferma sulla gola pulsante. E il cuore di Phoebe, infatti, aveva preso a battere in modo più accelerato. Quello strano modo di toccarla era qualcosa di ambiguo, qualcosa a metà tra le carezze di Ision e la violenza di Arlon. Il sorriso abbandonò il volto della giovane Luna a quel pensiero.

    Sai cosa sono, Greyjoy…

    Il nome della sua famiglia e ciò che rappresentavano per lei la fecero arretrare di un passo ancora. I movimenti di lei furono però lenti e aggraziati. Si stava sottraendo al suo tocco – si rese conto, suo malgrado, a malincuore - ma il suo sguardo rimaneva ancorato a quello di lui, mentre i suoi occhi azzurri ardevano di una luce particolare. Sentiva il suo cuore battere, anche troppo per i suoi gusti, in modo troppo simile a quando era stato Ision a toccarla e baciarla. Solo che con il maggiore dei Greyjoy, Phoebe si sentiva protetta. Con il secondogenito invece si sentiva…

    Come mi sento...?

    Era Ision che cercava in lui? Era per quello che aveva indugiato quell’attimo di troppo sotto le sue mani che la accarezzavano? O non era forse la frustrazione che era montata in quei giorni per essere stata evitata dal maggiore dei Greyjoy a farla esitare con il fratello, in una sorta di rivalsa? Gli occhi di Phoebe bruciavano, le sue emozioni erano esplose. La luce sarebbe stata visibile anche a lui.

    Voi uomini di ferro prendete sempre ciò che volete.

    Il tono di voce era fermo, dolce, quasi un sussurro. Eppure manifestava ciò che era. Era orgogliosa. Ed era fiera. Così le sarebbe apparsa nella sua disarmante verità.

    Non con me

    Il tono risultò più amaro del dovuto, mentre il suo sguardo esprimeva per la prima volta un sentimento ben diverso. Sarebbe stato evidente al Greyjoy la sofferenza che la giovane Luna gli stava mostrando in quel momento. Il cuore di Phoebe continuava a battere, ora molto più velocemente, i suoi pensieri rimanevano confusi, alternandosi dall’uno all’altro dei fratelli, mentre i suoi occhi azzurri rimasero velati di una tristezza profonda, che aveva origine in un luogo preciso della sua anima. Ormai le era abbastanza chiaro cosa era stata per il maggiore dei Greyjoy. Quella consapevolezza la travolse.

    Un gioco...

    Probabilmente era la stessa cosa per Torgon.
    Avanzò di un passo, continuando a cercare i suoi occhi scuri, non fissando mai il suo corpo, lasciandogli vedere invece cosa l’aveva ferita. Era quella l’arma più pericolosa di Phoebe Arryn. In un mondo di falsità, mostrarsi per ciò che era, al di là di maschere, inganni e convenzioni.
    Il battito del suo cuore continuava a rimbombare nella sua testa.

  3. .
    Parlato Phoebe
    Pensato Phoebe

    Da quando erano rientrati a Nido dell’Aquila, Phoebe si era ritrovata sommersa da richieste e impegni. Suo fratello aveva assunto l’incarico di lord della Valle e protettore dell’est, ma questo aveva comportato un aumento degli incarichi per tutti loro. Mentre prima Jon Arryn aveva iniziato ad inserire i figli poco alla volta nella vita politica della Valle, ora sia lei che sua madre si trovavano costrette a destreggiarsi nella difficile arte della diplomazia. La cosa non la infastidiva, ma anzi le era gradito poter aiutare Damon nello svolgimento delle sue incombenze. Questo aveva avuto anche dei risvolti più ambigui, a volte: cavalieri e lord che avanzavano pretese, incontri fortuiti che avevano l’unico scopo di intercedere nei favori richiesti al fratello, vassalli che ambivano alla mano della sorella del lord. Improvvisamente anche Phoebe si era trovata al centro di attenzioni non desiderate, ma memore dell’esperienza passata alla corte dei reali e degli incontri che aveva avuto in quel frangente, cercava di muoversi con circospezione. Dalla morte del padre era diventata maggiormente taciturna, preferendo osservare e ascoltare. Quando parlava Phoebe Arryn non pronunciava quasi mai parole a sproposito. L’arte di interloquire le richiedeva un impegno particolare, ma era un compito che le piaceva assumersi e nel quale a volte era anche più capace del fratello. Non si meravigliò quindi di essere affiancata dall’ennesimo alfiere della Valle, anche se Lord Baelish era un volto e un nome conosciuto a Nido dell’Aquila. Fu meravigliata però di essere disturbata mentre era in raccoglimento sulla tomba paterna, una mancanza di rispetto che in quel momento fece aggrottare la fronte della giovane Luna, mentre si alzava con i suoi soliti gesti eleganti e si volgeva verso il suo interlocutore. Gli occhi chiari della ragazza sarebbero apparsi gelidi e distanti, mentre con un solo sguardo aveva guardato Thain, immancabile al suo fianco, prima di rispondere al lord.

    Il vostro è un nome caro alla nostra famiglia, anche se non abbiamo mai avuto il piacere di conoscerci, Lord Baelish.

    Anche se non conosceva approfonditamente ogni casa vassalla, di certo il lord delle Dita era conosciuto. Suo fratello Alaric era cresciuto con lui e avrebbe dovuto sposare un giorno sua figlia, se la povera Nora fosse vissuta. Il fratello minore era cambiato molto, crescendo lontano dalla famiglia e non aveva sviluppato quel solido legame che invece c’era tra i restanti membri di casa Arryn. Ultimamente non si avevano grandi notizie di lui, quasi che la morte del padre avesse accentuato quell’ultimo flebile filo che lo legava a loro. In ogni caso, comunque, non erano affari dei Baelish sapere dove fosse Alaric o perché non presenziasse come lei agli affari di famiglia e della Valle. Sorrise comunque apertamente, mentre con un cenno del capo autorizzava l’uomo a parlare ancora.

    Alaric sta bene... viste le circostanze. Vi ringrazio per la vostra premura.

    La voce di Phoebe fu modulata sapientemente, abbassandosi di un poco, come si conveniva a una giovane figlia che esprimeva contrizione per la morte del padre. Era realmente così per Phoebe, ma in quel momento la giovane ragazza stava semplicemente utilizzando il dolore che comprensibilmente avrebbe provato per mettere in difficoltà lord Baelish. Quale uomo avrebbe mai voluto reiterare un argomento che procurava evidentemente una sofferenza per la giovane donna? Di certo Alaric Arryn non sarebbe stato un argomento di conversazione tra loro.
    Il fatto che l’uomo rimanesse poi scostato da lei, la infastidiva. Non le piaceva chi si muoveva nell’ombra e non si mostrava alla luce del sole. Perché una domanda frullava nella mente di Phoebe da quando Baelish le si era avvicinato: cosa voleva da lei da seguirla addirittura sul sepolcro del padre a pochi giorni dal loro rientro da Approdo del Re?
    Continuò a fissarlo con i suoi occhi azzurri penetranti e indagatori. Quell’uomo aveva del coraggio e dopo che ebbe ascoltato anche le sue ultime parole, la giovane Luna comprese perché avesse scelto quello strano luogo di incontro.
    Il fedele Thain la precedette nella risposta, mentre Phoebe si stringeva le mani in grembo e tratteneva una risposta particolarmente gelida che le sarebbe affiorata alle labbra.

    Corbray ha ragione, Lord Baelish… E prima di chiedere, sarebbe forse più opportuno condividere le vostre informazioni con noi.

    Una cosa i loro alfieri dovevano ricordare. Erano gli Arryn a comandare la Valle ed erano loro a fare domande e eventualmente a scegliere che risposte dare. I suoi occhi azzurri comunque si fecero un istante dopo molto più dolci. Era pur sempre un padre che aveva perduto la sua unica giovane figlia.

    Ci è dispiaciuto molto per vostra figlia e condividiamo il vostro dolore... Gli Arryn, i Corbray e i Baelish… ritenete che ci sia un qualche collegamento, mio lord? Sono curiosa di conoscere il vostro pensiero in merito.

    Non aveva risposto, ma aveva lasciato intuire.
    Non aveva confermato, né smentito nulla.
    Ma se un suo alfiere sentiva l’esigenza di avvicinarla e parlare in modo così libero di avvelenamento bisognava stare all’erta. La presenza rassicurante di Thain al suo fianco le dava modo di sentirsi protetta e libera di interagire con il lord delle Dita senza remore.

  4. .
    Parlato Phoebe
    Pensato Phoebe

    Era iniziata.
    L’era di Damon come Protettore dell’Est e Lord di Nido dell’Aquila.
    Phoebe spostò i suoi occhi chiari su di lui, trasparenti e fieri di ciò che il fratello si apprestava a compiere e del ruolo che sarebbe stato chiamato a svolgere, per il quale era stato preparato da quando era nato. Era evidente che Damon sapesse cosa stava facendo. Era ovvio che ci fosse emozione e fierezza, tristezza e gaudio. In realtà non avevano mai pensato che quando ciò sarebbe accaduto loro padre non sarebbe stato accanto a loro a goderne. La giovane Luna se ne rendeva conto solo ora. Le parole che ciascuno tributò al fratello erano fonte di gioia ed orgoglio anche per lei, l’onore degli Arryn riguardava ciascun componente della famiglia.
    Anche il suo ruolo sarebbe cambiato. Non avrebbe più avuto suo padre a guidarli e proteggerli, quindi avrebbero dovuto fare fronte comune e Phoebe, tra tutti, era quella che conosceva meglio Damon, nei suoi tantissimi pregi e nei pochi difetti. Uno di questi era la sua eccessiva fiducia nel prossimo. Non che la ragazza non la condividesse, ma al contrario del fratello, era più riflessiva e era solita porsi più domande, vista la sua innata curiosità. Quindi, fu in quell’ottica che osservava lo scorrere lento di alfieri e nobili venuti a rendergli omaggio. La Luna di Speranza li scrutò tutti. Uno per uno. Se avesse potuto, avrebbe voluto leggere loro la mente e verificare se le parole che usavano in quell’occasione fossero veramente ciò che pensavano di lui. Lei, dal canto suo, conosceva il valore del fratello. Difficilmente qualcuno nel Westeros avrebbe potuto eguagliarlo. Ecco perché era temuto.
    Ciò che era accaduto alla Fortezza Rossa, tutti gli incontri che aveva avuto, le persone che aveva incontrato fino al culmine della morte di Jon Arryn, avevano lasciato un segno indelebile dentro di lei. La ferita della perdita subita, aggiunta alle delusioni che si erano susseguite riguardo all’erede di Pyke, l’avevano resa un po’ meno ingenua nei confronti della vita. Il regalo che aveva scelto per suo fratello era forse bizzarro e inusuale, ma lo riteneva quasi necessario dopo tutto quello che era successo.
    Lo avrebbe protetto, come lui avrebbe fatto con lei. Ora più che mai la famiglia doveva restare unita e mostrare che la Valle non era mai stata più forte di così. Ecco perché aveva scelto di non consegnarglielo nella cerimonia di investitura ufficiale ma privatamente. Quella sera nella sue stanze Damon avrebbe trovato una piccola teca di legno con dentro una dose di Cantarella e una di Sonaglio del Serpente, due veleni rari, ma non immediatamente letali, perché Damon non li avrebbe mai usati. Tuttavia gli sarebbero stati utili in casi estremi e lei aveva capito bene che in quello strano gioco che li coinvolgeva tutti, loro malgrado, attorno al Trono di Spade, era importante tutelarsi e essere furbi. Suo fratello appariva spesso ad occhi superficiali come un ingenuo… Era solo una persona estremamente nobile, nel senso più profondo del termine, ma non era uno stupido, né un credulone.

    Ed in ogni caso avrà me al suo fianco.

    Osservò ogni personaggio che si avvicinò al fratello, vari alfieri, i Royce, i Redfort, apprezzando in particolare Thain tra tutti. Era stata lungimirante, anche lui avrebbe contribuito alla loro sicurezza. Di altri invece osservò ad esempio i modi impacciati, senza battere ciglio.

    La Tyrell ha inviato la sua bella cuginetta...

    Voleva forse fare leva sulla fama di dongiovanni del fratello? Perché era impensabile che l’avesse mandata credendo in qualcosa di più, visto che improvvisamente Damon Arryn era diventato il miglior partito del Regno subito dopo i Targaryen! Sarebbe cascata male in entrambi i casi. Damon era innamorato di Myria Lannister e in ogni caso non avrebbe mai sposato una nobile di una casata inferiore alla sua.
    Sospirò. Prima o poi anche lei avrebbe dovuto fare i conti con quella parte della loro vita.

    Ma avremo tempo per pensarci...

    Sorrise dolcemente a Keriann Stark, tributandole uno sguardo di ringraziamento. Gli Stark si erano rivelati tra tutti, i più gentili in quel frangente, gli occhi azzurri di Phoebe indugiarono a lungo in quelli grigi della giovane Lupa con un moto di simpatia. La gente del Nord era molto simile a loro, molto più di chiunque altro. Accennò ad un saluto con il capo, perché non aveva dimenticato la sua premura in occasione del funerale di suo padre ad Approdo del Re. Keriann era stata l’unica, assieme a Daerion Targaryen, a darle un conforto che non fosse stato di semplice circostanza e lei non l’aveva dimenticato. Si ripromise di rendere il suo soggiorno a Nido dell’Aquila piacevole e tranquillo, sentiva di avere in comune con lei molte cose. Di sicuro ne aveva apprezzato i modi gentili, sinceri e schietti allo stesso tempo.
    Continuò a sorridere, senza parlare.
    Quello era il tempo di Damon.

  5. .
    Parlato Phoebe
    Pensato Phoebe


    Tutto avrebbe detto meno che la presenza di Rowan Tully la rasserenasse così tanto. Di solito era solo suo fratello e la sua bonaria allegria a farle quell’effetto. Che invece fosse un estraneo e uno che all’inizio le aveva peraltro fatto una strana impressione, aveva accentuato la curiosità di Phoebe nei suoi confronti. Sorrise appena, abbassando pudicamente lo sguardo quando il ragazzo le fece un complimento velato. Si rese conto che preferiva quella calma pacatezza in quello strano luogo che si era rivelato essere la Fortezza Rossa. L’atteggiamento del Tully le trasmetteva esattamente quello, come il fuoco appena acceso di un camino in una sera gelata d’inverno. Rialzò lo sguardo dopo poco, a fissare quegli occhi verdi e quei capelli fulvi. Forse avrebbe dovuto dubitare di parole dette più per diplomazia che per reale interesse, ma i toni del ragazzo erano piacevoli e Phoebe si sentiva finalmente a suo agio con qualcuno che non fosse Damon, nella capitale. I suoi occhi azzurri gentili e indagatori lo fissavano con insistenza, senza timore di essere inopportuna. C’era qualcosa nel volto del giovane che tuttavia non le tornava, sembrava stanchezza o, forse, era solo noia. D’altronde anche lui, se si era recato in biblioteca, non aveva molto da fare in quei giorni e probabilmente stava ingannando il tempo. La cosa continuò ad incuriosirla. Lo vide abbassare lo sguardo a sua volta, mentre lei parlava e la cosa la stupì, perché il ragazzo la stava ascoltando veramente e le diede la sensazione di condividere parte del suo sogno sul Westeros. Tornò a fissare la cartina, tornò con lo sguardo in terra. Phoebe osservava quasi affascinata il rosso erede delle Terre dei Fiumi, chiedendosi cosa agitava quel suo animo all’apparenza così pacato. Rowan non esternava molto, ma quello strano lavorio di sguardi, quel non indugiare a lungo su qualcosa, le sembravano mostrare un animo molto più inquieto di ciò che il giovane volesse rivelare di lui.
    Il dolce sorriso che era rimasto ad illuminarle il volto, si spense un poco, mentre lei rifletteva sui pensieri che l’uomo le aveva suscitato. L’ovale dall’incarnato rosato si piegò impercettibilmente mentre lo studiava, in una posa automatica che la ragazza assumeva sempre, quando la sua mente era intenta a elucubrare. I limpidi occhi azzurri scorrevano sui suoi lineamenti, sul suo profilo, attratti di tanto in tanto da quel colore dei capelli così insolito. Sembrava quasi stonare con la sensazione di calma e tranquillità che Rowan le aveva trasmesso all’inizio, comunicandole invece un’irrequietezza d’animo e una foga molto diverse. Cosa accendeva l’erede delle Terre dei Fiumi? Se lo domandò Phoebe, mentre continuava a osservarlo impunemente.
    Era piacevole ascoltarlo, il timbro basso aveva una nota calda che le piaceva e le sue affermazioni fecero attraversare le iridi chiare e limpide della giovane Luna di una muta domanda. Poi le parole di Rowan divennero più amare.

    E’ turbato… si ritrovò a pensare.

    Quel tono le ricordava molto quello di suo padre, quando era solito parlare dei problemi e degli affanni che gli comportava amministrare la Valle. Era difficile che Jon Arryn si lamentasse del suo ruolo, ma a volte quando la giornata era stata particolarmente impegnativa, alla sera, mentre erano seduti attorno al loro desco, lontano da orecchie indiscrete, era lì che cercava il sostegno della famiglia, di sua moglie, dei suoi figli. Phoebe non sapeva che non tutte le famiglie del Westeros erano felici come la loro. Nella loro l’amore era palpabile, era l’essenza della famiglia e dei falchi che la componevano. Ed era in quel calore che ogni affanno, ogni preoccupazione, ogni problema trovava una soluzione. Lo sguardo si fece più dolce, mentre lo osservava, accarezzandone quasi il volto, non vista, perché lui era intento a fissare ora la cartina davanti a loro, ora il suolo. In quel momento il giovane uomo le parve quasi vulnerabile, quasi mostrasse una parte di sé che non era solito far vedere a tutti. Di solito gli uomini del Westeros non palesavano i loro sentimenti. Suo fratello era un’eccezione e sentiva, nei commenti che giravano in quei giorni, che veniva considerata a volte come una debolezza. Si meravigliò quindi del parlare del Tully e quando si ritrovò le sue iridi verde chiaro a immergersi nelle sue, azzurre come il cielo, non potè fare a meno di sorridergli. Non era un sorriso particolarmente accentuato, era solo un sorriso dolce e gentile. Se qualche affanno, qualche pensiero turbava Rowan Tully non era necessario che quell’affanno, quel pensiero continuasse ad aleggiare tra loro. Se avesse avuto più confidenza con lui, avrebbe di sicuro cercato un contatto per dargli un qualche tipo di conforto.

    Avete mai sentito di straripare, milady? Avrete sentito scosse, tempeste, geli della vostra terra.

    Gli occhi azzurri di Phoebe continuavano a rimanere immersi in quelli di Rowan, esprimendo una dolcezza istintiva. Non poteva avvicinarsi a lui, visto che era un perfetto sconosciuto, ma avrebbe potuto ascoltarlo e comprenderlo, se lui glielo avesse permesso.

    Non solo quello, milord…

    Un nota più calda venò appena il tono di Phoebe, mentre gli rispondeva e mentre gli occhi azzurri le si riempivano di una luce appassionata.

    Sentivo il vento sollevare le onde e aizzare i venti, ma la libertà di attraversare indenne i marosi in tempesta è impagabile, non trovate?

    Dava per scontato che l’uomo parlasse anche di lui, che in quello fossero più simili di ciò che avrebbero immaginato l’uno dell’altra. Quindi, Rowan Tully non era solo serenità e compostezza, era fuoco che si agitava sotto la cenere e che si muoveva sotterraneo. Aveva l’impressione che se quel fuoco fosse stato appena smosso, le fiamme avrebbero potuto volare alte, molto più in alto dei draghi dei Targaryen. Lo osservò con rinnovato stupore sostenendo e anzi cercando una complicità nei suoi occhi, sorpresa e compiaciuta di trovare in lui qualcosa di nascosto.
    Eppure ancora qualcosa agli occhi di Phoebe non tornava...
    Era con malinconia che quel giovane lord le stava parlando e non con passione e il cuore della giovane Luna era fin troppo sensibile a quegli strazi dell’anima per restare indifferente. Comprendeva come la nostalgia potesse invadere ogni fibra del proprio essere. Non era ciò che stava provando in quei giorni alla Fortezza, vicina eppure così lontana da chi invece avrebbe voluto accanto. Era lo stesso anche per lui? Inaspettatamente la Luna di Speranza pensava di sì.

    Come avrebbe agito Phoebe Arryn, di Nido dell’Aquila?

    Sorrise, abbassò per un istante lo sguardo, quasi imbarazzata, e solo dopo qualche attimo di esitazione riportò i suoi occhi cristallini a cercare quelli del Tully. Rimase in silenzio, volutamente, per qualche momento ancora, mentre inclinava un poco la testa e i suoi occhi si facevano più dolci e più maliziosi. Avrebbe potuto rispondere in mille modi diversi, facendo uscire la sua solita impertinenza. Invece, quando parlò, la sua voce appena sussurrata era suadente, come se stesse facendo una confessione ad un septon.

    Mi accade spesso di… straripare. Ogni cosa che si agita dentro di me, rimane confinata in me e accade a volte, sempre più spesso vi devo confessare, di voler dare spazio all’acqua che si agita, di voler liberare il vento che mi imprigiona.

    Lo sguardo intelligente di Phoebe cercava le iridi verde acqua del giovane uomo, quasi intenta a scrutare se quella stessa foga vivesse contenuta dagli argini dei fiumi delle sue terre, anche in lui.

    La burrasca volge sempre in bonaccia, dopo che ha consumato il suo sfogo, fino a che un nuovo vento non arriverà ad agitarla ancora. Sì, milord, è questa la vita. Almeno questa è la vita per me!

    Ciascuno di loro nasceva con un destino prefissato, poco era lasciato al caso, nulla era lasciato all’emozione. Era quasi sempre la ragione a dettare le regole. Era per questo che non aveva mai esternato la sua predilezione per Ision Greyjoy ad esempio, o Damon non lo aveva ancora fatto per Myria Lannister. Ma non era così per ciascuno di loro, dei giovani rampolli del Westeros?

    E cosa accade invece a Rowan Tully?

    Un sussurro dolce e gentile, quasi una nenia cantata da una balia. Gli occhi e la voce di Phoebe erano questo. Carezze fatte di parole che cercavano di sfiorare un’anima che voleva restare celata. Si voltò verso di lui, abbandonando la cartina che aveva attratto entrambi e che aveva dato l’avvio a quella particolare conversazione, per dedicare tutta la sua attenzione al giovane erede delle Terre dei Fiumi. Il corpo della Luna non gli era più semplicemente accanto, spalla contro spalla, ma girato verso di lui. Se il ragazzo avesse fatto altrettanto, si sarebbero trovati di fronte.

    …Cosa lo rende così malinconico?

    Azzardò nel chiedere, diretta come sempre, ma conscia che anche con quella semplice domanda stava mostrando al Tully qualcosa di sé che non mostrava a tutti. Una mano si mosse, quella mano che aveva trattenuto solo qualche istante prima. La distanza che li separava non era poi molta. Il tocco di Phoebe sul suo braccio fu uno sfiorare gentile, discreto. L’empatia che era solita provare per la gente e che teneva nascosta, con alcuni si mostrava più esplicitamente, straripava, come avrebbe detto Rowan. Non accadeva spesso, ma accadeva. E quel ragazzo così composto e misterioso le sembrava uno specchio. Aveva capito, ora, cosa ancora non comprendeva di lui. La investì con una consapevolezza nuova e fu ciò che le fece superare la barriera creata da etichetta e buone maniere e che lo portò a cercare un contatto con lui.
    Era solo.
    Così come lo era lei.
    Con la stessa delicatezza con cui era arrivata, la sua mano si ritrasse con eleganza da lui.

  6. .
    Minacce, insulti, sembrava che il Greyjoy non badasse molto a ciò che diceva, ma gli occhi severi di Phoebe non lo lasciarono per un istante, mentre conversava (ora sì!) con lei. Quello che aveva fatto la sera prima non era una conversazione, erano minacce, erano insinuazioni, erano insulti. Lo fissò quasi ironica, come a fargli comprendere che non gliela dava a bere, non a lei. Sapeva riconoscere un insulto da una conversazione! Evitò di rispondergli tuttavia, limitandosi ad un'occhiata scettica. Sapeva di averlo provocato, ma era stato lui a chiederle di essere sincera e lei lo era stata. Ma quanto invece Torgon Greyjoy lo era con lei?
    Con Ision non aveva dubitato un attimo delle sue parole, con quel giovane uomo di ferro invece ogni fibra del suo essere le diceva di stare in allerta, di non sottovalutarlo, soprattutto di non fidarsi. Il vino, l'ebbrezza della sera prima lo avevano acceso e lei ricordava fin troppo bene le sue parole e il suo atteggiamento. Era saccente, come lei. Era presuntuoso, come lei. Era polemico, esattamente come lei. Era per questo forse che non riuscivano a trovare un terreno d'intesa? Phoebe non poteva che continuare a pensare quanto fosse diverso il rapporto che aveva avuto col fratello solo qualche mese prima.

    Ma lui ti incuriosisce, Phee... sii sincera con te stessa!

    All'inizio si era detta che lo faceva perchè era il fratello di Ision, ora però le cose non stavano più così. Avrebbe potuto andarsene quando voleva invece restava lì ad ascoltare le sue parole, in dubbio se credere o meno alla veridicità di ciò che le stava dicendo. Era confusa... Strinse gli occhi azzurri per un attimo, quasi a fissarlo meglio, come se mettendo a fuoco la sua persona, fosse riuscita anche a mettere a fuoco la sua anima. Ma Torgon rimaneva un mistero. Troppo diverso il suo modo di parlarle da quello della sera prima per non destarle sospetti.

    Volevi essere insultata di nuovo?

    No. Non lo desiderava affatto di essere nuovamente oggetto dei suoi strali. Anzi...
    Un lampo di fastidio le attraversò per qualche istante le iridi azzurre. Perchè aveva così tanta importanza cosa pensava Torgon Greyjoy di lei? Non avrebbe dovuto importarle poi così tanto.
    Prese un respiro più profondo degli altri, mentre la sua mente cercava di comprendere quello strano ragazzo che le si era parato davanti e che ora le si avvicinava sempre di più. L'istinto le suggeriva di allontanarsi, l'orgoglio di restare. Ma ciò che vinse in lei fu, come sempre, la sua irrefrenabile curiosità. Il Greyjoy la intrigava, un po' troppo a dire il vero, perchè Phoebe mollasse così presto la sua compagnia. Sperava, forse invano, di riuscire a comprendere qualcosa di lui. Lo osservò mentre parlava e le rispondeva, senza lasciar trapelare apparentemente nulla dell'astio che aveva manifestato nei suoi confronti la sera prima. Suo fratello, sua madre, maestro Colemon, Ubein, ancora una volta tutte quelle voci le risuonavano in testa e tutti erano stati concordi su una cosa: tutti l'aveva messa in guardia - e tante volte! - sulla cultura degli uomini di ferro e se per Ision avrebbe anche potuto giurare e spergiurare che nel suo caso non sarebbe stata applicata, per Torgon era esattamente il contrario ciò che sentiva.
    Eppure l'uomo di stava sforzando. Ciò che Phoebe non comprendeva era il perchè.
    Le sue ultime parole, come i ricordi d'infanzia che aveva condiviso con lei, andarono a toccare un punto preciso nel suo cuore. I due fratelli Arryn avevano un punto debole in comune e se Damon lo mostrava al mondo in modo trasparente, con il suo carattere cordiale e aperto, Phoebe lo mostrava molto meno. Eppure il sentire era il medesimo. Le parole di Torgon sulle aspettative del padre su di lui, ovviamente, la toccarono.
    Un altro lampo, di una luce ben diversa, le attraversò le iridi azzurre.

    Non lo stai giudicando, forse, anche tu? Non lo stai accusando dentro di te di ciò che tu stessa stai facendo con lui?

    Continuò a guardare le iridi scure del ragazzo, trovando solo il buio in esse. Erano molto diverse dal verde degli occhi di Ision e la luce del maggiore non accendeva allo stesso modo il volto del minore dei Greyjoy. Eppure Phoebe non potè fare a meno di guardarlo con intensità. La mano del giovane rimaneva tesa verso di lei, in un gesto che l'aveva sorpresa anche più delle sue parole. Non stava forzando, semplicemente sembrava chiedere. Impulsiva, curiosa, coraggiosa. Erano tutte qualità che le appartenevano. La sua mano si mosse e incontrò quella del giovane. Quando si trovarono, la stretta di Torgon fu prima gentile, poi più decisa. Era abituato a ottenere ciò che voleva, quello era chiaro. Eppure lei si lasciò condurre, fino a trovarselo di fronte.

    Ognuno di noi ha una vita imposta dalla nascita, Greyjoy. Ad ognuno di noi viene imposto di onorare la propria stirpe, le proprie usanze...

    La voce della giovane Luna era dolce. Non si allontanò da lui, nonostante la titubanza finora mostrata nei suoi confronti, anche se il suo sguardo continuava ad alternare curiosità e diffidenza. In quel momento lo vedeva per come era, le sembrava un altro giovane lord che doveva fare i conti con un'eredità particolarmente pesante. Si trovò a pensare che per lui doveva essere stato anche peggio che per Ision, essendo il secondogenito.

    ...tu invece che storie conosci delle isole?

    Razzie... assalti... violenze... è questo che mi hanno sempre raccontato delle Isole di Ferro e dei loro abitanti.

    Iniziava ad avere di nuovo paura. La vicinanza di Torgon non era come quella di Ision. Phoebe non riusciva a lasciarsi andare, a fidarsi. Quelle iridi scure che la fissavano senza mostrare nulla dell'uomo a cui appartenevano, la inquietavano. L'istinto di chiamare la sua guardia giurata si faceva sempre più insistente. Il cuore iniziò a batterle forte, mentre si rendeva conto che ancora una volta era stata fin troppo avventata.

    Lui non è Ision! Ricordatelo!

    Rabbrividì un attimo, non sapeva se per la brezza che spirava in cima alla torre o se per il timore che si era impossessato nuovamente di lei. Rimase lì, con la sua mano stretta nella sua, sperando che l'uomo smentisse la sua angoscia. I suoi occhi azzurri lo scrutavano, confusa dalle parole, dalle impressioni che il ragazzo suscitava in lei e dal suo stesso atteggiamento impulsivo. Ancora una volta si era fidata di ciò che muoveva il suo cuore, ma in questo caso non era certa di essere stata avveduta nel farlo.
    Si rese conto, in cuor suo, di star dando una possibilità a quel ragazzo. Le iridi pure e trasparenti lo fissavano attendendo una sua reazione.

    Raccontami invece quello che non so, Greyjoy...

    La sua voce uscì in un sussurro, mentre il suo volto assumeva tutt'altra espressione. Continuava ad avere paura, ma credeva anche che quell'uomo non stesse in ciò che era solito mostrare e non sapeva quante volte nelle Isole di Ferro gli fosse stato concesso di mostrarsi per ciò che realmente era. Era curiosa di vedere se Torgon avrebbe avuto il suo stesso coraggio...

    Edited by Iryde - 1/12/2016, 00:34
  7. .
    Parlato Phoebe
    Pensato Phoebe


    Torgon Greyjoy si stava trattenendo. Per quale ragione lo facesse a Phoebe non era dato saperlo, ma qualche sospiro di troppo le dava adito di pensare che la sua presenza fosse ancora sgradita all’uomo. Il rossore pareva essere stato contenuto e ora il suo incarnato era tornato del suo solito colore rosato, ma le successive parole dell’uomo di ferro la fecero girare nuovamente verso di lui distogliendo i suoi occhi azzurri dal mare.

    Ma le cose belle sono fatte per essere toccate, o sbaglio?

    Gli occhi di Phoebe lasciarono trapelare nuovamente lo stupore. Torgon Greyjoy le stava indirettamente dicendo che era bella? La giovane Luna era sconcertata. Ma se fino a qualche istante prima sembrava non sopportarla? Rimase in silenzio a fissarlo, leggermente imbarazzata, ma continuando a prestare un’attenzione insolita alle sue parole. Sentire nominare Ision, rinnovava quel senso di sofferenza che ormai la possedeva da qualche giorno lì ad Approdo. Il secondo dei Greyjoy era molto più loquace del primo e a suo modo, quando voleva, Phoebe doveva ammettere che era anche in grado di fare un discorso educato. Il tono con cui Torgon conversava con lei la stupì, entrare in punta di piedi nei ricordi suoi e del fratello, suscitò in lei una certa tenerezza. Le parole del giovane tuttavia, man mano che si susseguivano nella descrizione, evocarono in lei altri tipi ricordi… Immaginare le mani del Greyjoy che accarezzavano la chiglia di una nave le riportarono alla mente altre mani e altre carezze, quel del fratello sul suo viso, sui suoi capelli, sul suo collo. Arrossì di nuovo. Sembrava quasi che Torgon stesse parlando di una donna e non di una nave! Alla sua domanda, quasi come colta in fallo nei suoi pensieri, con un cenno di assenso Phoebe fece capire che, sì, lo seguiva ma che, no, non capiva dove voleva andare a parare. I suoi occhi azzurri si fissarono con più intensità in quelli scuri del ragazzo, interrogativi e indagatori. Era più basso di Ision e lei essendo abbastanza alta per la media delle sue coetanee arrivava quasi alla sua stessa altezza. E quando le confessò che per le cose andavano toccate per essere comprese, ma che di lei non riusciva a comprendere molto, la Luna inarcò un sopracciglio, sorridendogli per la prima spontaneamente. Era un sorriso appena accennato, quasi inesistente, ma il suo volto stranamente si rilassò.
    Perché mai Torgon Greyjoy voleva comprenderla? La domanda rimase ad aleggiare nella sua testa, quando il ragazzo ne formulò un’altra ancora più bizzarra.
    Perché mai voleva sapere cosa lei pensasse di lui?
    Gli occhi azzurri di Phoebe erano rimasti a fissarlo, perplessi, ma incuriositi allo stesso tempo dalla piega che stava prendendo quella strana conversazione in cima alla torre. Spostò per un istante le sue iridi sul mare, come a trovare l’ispirazione necessaria per parlargli e dopo qualche istante di silenzio li riportò su di lui. La sincerità era la sua arma ed i suoi occhi lasciavano trapelare tutto quello si agitò dentro di lei, mentre gli rispondeva.

    Se chiedi sincerità ad un Arryn, l’avrai.
    No…


    Il tono fu forse più dolce e pacato di ciò che volesse ma rispondere a Torgon, le aveva portato alla mente altre conversazioni, quelle avute con Ision.

    Siete difficili da comprendere, Greyjoy. Tu più di tuo fratello. Un attimo prima pare che non mi sopporti, l’attimo dopo diventi quasi gentile. Anche ieri sera ti sei comportato così. Solo che al contrario. Mi sembravi quasi gentile, poi mi hai aggredito… senza motivo.

    Gli occhi di Phoebe lo scrutavano. La curiosità la divorava, come accadeva spesso. Inutile negare che il fratello di Ision suscitasse sentimenti contrastanti in lei.

    Immagino di essere molto diversa dalle donne delle Isole e immagino che tu ti sia fatto un’opinione di me, nonostante ciò che dici. Alle volte però penso siano più i pregiudizi a parlare, per te, che non ciò che realmente vedi …o senti... I tuoi occhi mi hanno giudicato da quando ti sei seduto a tavola, Greyjoy.

    Lo sguardo di Phoebe divenne più severo, la sua voce più malinconica. Immaginava che anche con Torgon avrebbe avuto l’intesa che aveva con Ision? Forse, ingenuamente, l’aveva pensato. Aveva pensato che mostrarsi per come si era, avrebbe pagato nel rapporto con gli uomini di ferro in generale. Evidentemente era stata troppo ingenua a pensarlo.

    E non mi sopportavano. Non mi sopporti forse neanche adesso, eppure stai facendo conversazione con me. E’ bastato accorgerti che ho un corpo per farti cambiare idea?

    Abbassò lo sguardo. Forse anche per Ision era stata la stessa cosa, lei era solo un corpo gradevole da accarezzare o da baciare, qualcosa che per un uomo di ferro poteva essere anche esotico, perché distante dalla loro cultura, qualcosa che poteva essere usato, al pari di ogni altro oggetto che razziavano. Quella consapevolezza la colpì dritta allo stomaco.

    Allora perchè mi fa così male pensare di essermi sbagliata su di lui…?

    E su Torgon? Si sbagliava anche su di lui? Rialzò i suoi occhi limpidi, forse un po’ più tristi di quanto avrebbe voluto. Con un sospiro recuperò il suo solito distacco, indugiando ancora con i suoi occhi azzurri in quelli scuri di lui. Le sue parole ripresero la similitudine che aveva usato lui. Lei non conosceva le navi, ma conosceva i cavalli.

    Sai, i cavalli percepiscono i sentimenti di chi si avvicina loro… rabbia, paura, ma anche gioia o felicità… mi segui, Greyjoy? Tu mi fai paura…

    Terminò quella confessione con un sussurro, anche se i suoi occhi non si abbassarono, anche se lei non vacillò. Aveva paura, ma aveva anche coraggio. Le paure, i suoi demoni li affrontava ogni notte.

    …ma sei tu a volerti mostrare così.

    A costo di sembrargli presuntuosa, Phoebe incalzò nella sua analisi. Il tono rimaneva comunque gentile, quasi fosse una carezza sul volto del ragazzo. Il volto della giovane Luna mostrava la sua faccia più fragile ora, ma anche quella più determinata.

    Perchè dentro tu sei diverso…

    Sorrise, ancora una volta un’increspatura leggera ed accennata sul suo volto.

    … sei molto più simile ad Ision di quanto vorresti.

    Tacque per un istante, quasi a saggiare l’impatto di ciò che aveva appena detto.

    Ed essere paragonato a lui è la cosa che ti infastidisce di più… anche in me!

    L’ultima frase fu quasi una rivelazione, un’epifania anche per se stessa. Finora non l’aveva capito… Era forse per quello che Torgon non la sopportava? Perché lei continuamente gli portava come esempio il maggiore? Cosa significava essere il secondogenito di Lord Quellon nelle Isole di Ferro? O erano i suoi occhi ingenui a voler trovare sempre il lato buono nelle persone? Si scoprì essere come suo fratello, come Daerion Targaryen le aveva suggerito.

    Non ho badato all’etichetta, Greyjoy, spero lo apprezzerai…
    Mi hai compreso meglio, Greyjoy?

  8. .
    Io lo so :shifty:
    Esiste solo una casata degna di questo nome... sii saggio nella tua scelta!

    Ah!
    Benvenuto :)

    P.s. Non sono io ad averlo portato..
  9. .
    :D stramaaaaa ho riso troppo!!!!

    Pure quello di Torgy :P
  10. .
    Parlato Phoebe
    Pensato Phoebe


    ”E quindi quando sarai lord cosa farai?”

    “Sarò un lord giusto e coraggioso, come ser Artys! Difenderò i deboli, proteggerò la Valle e il nome degli Arryn sarà conosciuto in tutti i Sette Regni!”

    Phoebe rise mentre fissava suo fratello che sguainava come se fosse stata una spada di acciaio di Valyria la sua spada di legno e si ergeva fiero su una delle rocce che spuntavano in cima al giardino. Con pochi e agili balzi si arrampicò sull’albero al centro del giardino, quello che usavano di solito per sfuggire alle lezioni della septa e dove la piccola sorella era appollaiata in attesa del suo salvatore e quando le iridi azzurre incontrarono le sue la bimba gli gettò le braccia al collo, prima di stampargli un bacio sulla guancia.

    “Sarai il più grandissimo lord della Valle, Dam!”


    Vide la spada brillare alla luce del sole e mischiarsi agli altri scintillii della Sala Alta. L’azzurro degli Arryn riempiva gli occhi di chiunque si trovasse a festeggiare il nuovo lord e protettore dell’Est. I loro occhi si erano incrociati, come erano soliti fare sempre in queste occasioni, quelli di Phoebe fieri e felici, quelli di Damon ardenti e coraggiosi. Suo fratello sarebbe potuto diventare un lord anche migliore di loro padre, perché al contrario di Jon Arryn il carattere del figlio era molto più solare e partecipe della vita. Damon era sempre stato esuberante, lo era fin da piccolo. In lei, quella strana voglia di vivere si era manifestata di più nella sua insaziabile curiosità. Insieme non erano stati facili da gestire, ma bastava uno sguardo di Jon Arryn per mitigare i loro bollenti entusiasmi. In adolescenza il fratello ricercava altri tipi di compagnie e Phoebe sentiva solo parlare delle sue mirabili “gesta”, anche se in chiave decisamente edulcorata, visto che le sue “conquiste” non erano più terre e castelli, ma donne. Non sapeva quante volte era tornato alla fortezza a notte inoltrata e le aveva raccontato di occhi che l’avevano particolarmente incantato, capelli profumati e altro ancora. Aveva sempre pensato che servisse molto poco a Damon per innamorarsi. Lei in quello era molto, molto differente.
    Vederlo ora, ergersi a lord della Valle, la riempiva di orgoglio, ma anche di timori. La morte di suo padre era un’ombra troppo fosca per poterla dimenticare anche in un frangente gioioso come quello. Phoebe faceva fatica a dimenticare il volto di suo padre, la luce nei suoi occhi, la severità dei suoi gesti. Le mancava tutto di lui, anche ciò che gli aveva spesso criticato. Solo ora che non aveva più la sua protezione, si rendeva conto che ogni cosa era stata fatta solo per tutelare lei e i suoi fratelli. Forse più lei che i suoi fratelli… come se Jon Arryn si rendesse conto che sua figlia fosse molto più fragile di ciò che dava a vedere.
    Nonostante la nomina, infatti, Phoebe non vedeva l’ora che quell’interminabile giornata finisse. Dalla partenza da Approdo del Re non si era fermata un attimo e ora una parte di lei chiedeva requie e pace, chiedeva di restare da sola a curare le ferite che la morte del padre e un destino incerto avevano aperto nella sua anima. Il nome di Ision Greyjoy era ormai relegato in un angolo sempre più distante nel suo cuore e lei faceva finta di non udire i richiami che venivano da esso. Non sapeva più cosa pensare del maggiore di lord Quellon. Cosa potesse averlo allontanato da lei quando l’intensità di ciò che provavano li aveva travolti senza neanche conoscersi, Phoebe non lo sapeva. Sapeva solo che pensare a lui in quei giorni rendeva insopportabili le ferite che la morte aveva inflitto alla sua anima. Faceva l’unica cosa che era in grado di fare. Non pensare.
    Sorrise, mostrando i suoi denti candidi incastonati nella sue labbra rosse e piene. Sorrise al fratello, ai nobili, ai popolani. Sorrise a chiunque in quel giorno fosse venuto a rendere onore al nuovo lord di Nido dell’Aquila, a quello che sarebbe stato anche il suo signore oltre che suo fratello. Soltanto chi la conosceva bene avrebbe notato che la luce che solitamente animava i suoi limpidi occhi azzurri, risultava leggermente più sbiadita del solito, condita da una nota nostalgica e malinconica.
    Quella era la giornata di Damon e sarebbe dovuta rimanere tale!
    Fissò le spalle del fratello, ancora una volta la vista di ciò che era diventato la rese fiera. Non avrebbe deluso le aspettative di Damon.

    No, non avremo rivali!

  11. .
    (recapitata il giorno della partenza degli Arryn da Approdo del Re)

    A Caleb Stark

    So che probabilmente la nostra missiva vi giungerà inaspettata, ma le tristi vicende che hanno interessato la nostra famiglia non ci hanno consentito di poterne parlare direttamente. Avremmo voluto farlo prima della nostra partenza per Nido dell'Aquila, invece ci troviamo oggi costretti ad accontentarci di una semplice missiva...

    Mio fratello mi ha incaricato di scrivervi, anche in sua vece, e di testimoniarvi la solida amicizia che da sempre lega la Valle di Arryn a Grande Inverno. Mio padre e vostro padre erano prima che alleati, amici. Ci auguriamo di poter perpetrare la tradizione che vede le nostre famiglia unite non solo dai confini che ci dividono, ma anche dalla stima reciproca, così come ci eravamo ripromessi in occasione della vostra prima permanenza nel nostro seggio.

    Sappiamo che sarete presente al processo per la condanna di Hightower. Personalmente mi preoccupa molto sapere che sarà Altogiardino a giudicarlo e non la giustizia del Nord, rappresentata dalla vostra casata. Apprenderlo ad Approdo del Re - come vi ricorderete - mi ha turbata profondamente. Sapete bene cosa abbiamo dovuto subire a causa di quell'uomo e sapere che voi sarete presente mi rincuora nel pensare che il processo che avrà, sarà di certo equo e giusto e soprattutto che porterà alla verità.

    Vi prego, vi preghiamo di ricordare che è tutto il Nord che rappresentate e che la Valle di Arryn guarda a voi come un amico. Riponiamo un'enorme fiducia in voi, Cuore di Ghiaccio! Ricordate anche coloro che sono rinchiusi nelle Celle della Luna, se mai doveste averne bisogno per perorare la vostra e la nostra causa...

    Vi chiediamo una gentilezza importante - se non è di troppo disturbo - ovvero quella di avvisarci quanto prima del verdetto e della sorte di Hightower. Speriamo che la giustizia trionfi e speriamo di poterci rivedere presto, con notizie migliori per entrambe le nostre casate.

    Saremo lieti di ospitarvi, se mai voleste farci l'onore di una vostra visita a Nido dell'Aquila.

    Estendete i saluti della Valle anche a vostra sorella, la cui gentilezza il giorno del funerale di mio padre ha toccato profondamente il mio cuore, e alla vostra bellissima sposa

    Vostra
    Phoebe Arryn



    Phoebe scrive anche a nome di Damon Arryn (concordato con il player)
  12. .
    CITAZIONE (FireFocs @ 17/11/2016, 20:40) 
    Arrivo Eh, non disperate... Devil, avrai il tuo bellissimo benvenuto da me, più tardi. E smacchiatutto arryn, questa me la paghi.

    Giù le mani dal fratellone :angry:
  13. .
    Vai vai sull'Altopiano. Ne hanno bisogno, povere Roselline indifese ( :sick: )
    Dai Duncan... forse questa la convinci :woot:

    Scherzi a parte, benvenuta :)
  14. .

    Era cupa, come ormai accadeva da molti giorni. Il viaggio da Approdo del Re era stato tremendo. La pioggia aveva accompagnato la dipartita di Jon Arryn dal seggio dei Targaryen quasi che anche il cielo avesse voluto partecipare al loro lutto. Le notti si erano susseguite insonni ed ormai il volto di Phoebe lo tradiva abbondantemente. Delle occhiaie scure cerchiavano i suoi profondi occhi azzurri, che rimanevano privi della solita luce che li animava. Dalla morte del padre era come se una parte della sua anima fosse stata risucchiata da quell'evento. Non era tanto l'incertezza della sua sorte a preoccuparla, perchè anzi sapeva che Damon si sarebbe occupato di lei, ma tutto quello che ne aveva dovuto dedurre.
    Non osava neanche più pensarlo, perchè il dolore era troppo forte.
    Non osava parlarne con Damon, perchè ora suo fratello aveva problemi più pressanti che il suore di sua sorella.
    Non osava pensare a nulla di ciò che si era lasciata alle spalle, ad Approdo del Re, perchè non riusciva a comprenderlo.
    Molte delle sue certezze erano crollate, altre, inaspettate, erano emerse, soppiantando le precedenti. Phoebe rimaneva confusa e chiusa nella sua sofferenza. Aveva parlato poco, se non per consolare sua madre, che ancora piangeva il suo sposo. La giovane Luna rimaneva sempre intenerita dall'amore che aveva visto tra i suoi genitori. Il severo Jon Arryn era capace di raggiungere una dolcezza infinita quando parlava alla moglie. Lady Rowena lo aveva sempre guardato come se fosse l'uomo più bello del mondo, anche se l'età del padre ne aveva offuscato la bellezza, ma non la fierezza che era rimasta sempre uguale.
    Sospirò. Ancora una volta. La sua mano candida cercava nella carrozza che li trasportava quella di Damon, quasi a volersi sincerare che suo fratello era lì e che non sarebbe andato via. Nonostante i suoi diciotto anni, Phoebe era cresciuta a Nido dell'Aquila, non conosceva il mondo e l'impatto era stato fin troppo violento per lei. Non aveva ricevuto il supporto che una giovane ragazza avrebbe dovuto ricevere rimanendo schiacciata in mezzo tra il nuovo ruolo che aveva assunto suo fratello e la sofferenza della madre. Anche al funerale, salvo un paio di eccezioni, le era sembrato di essere trasparente. Eppure il suo dolore c'era, la sua sofferenza era lì, granitica e cupa ad appesantirle l'anima e il cuore.
    Quando finalmente scorse le Montagne della Luna sullo sfondo e il loro seggio, solo allora si lasciò andare contro lo schienale della carrozza.

    Casa...



    *****



    Fissava quell'abito scuro steso sul suo letto. Le servette di Nido dell'Aquila erano state impagabili. Avevano provato in ogni modo a darle conforto, facendole trovare qualunque cosa sapessero le faceva piacere. Il bagno caldo, le lenzuola fresche di bucato, candele profumate, tutto purchè la giovane Luna tornasse a sorridere. Damon aveva un carattere diverso dal suo, ma vederlo distante e così distaccato le aveva fatto male. Comprendeva il suo bisogno di isolamento, proprio lui che solitamente era così disponibile nei confronti degli altri, ma che avesse allontanato anche lei...
    Sedeva, vestita della sola sottana, con le spalle leggermente chine, mentre fissava il vestito accanto a lei.

    Forza, Phee. In piedi.

    Le sarebbe toccato ancora quella formalità, mentre una parte di lei si sentiva soffocare da tutto quello che stava avvenendo in quei giorni. Mosse una mano per prendere l'indumento ed indossarlo e si accorse che tremava. Cercò di calmare quel tremore, ma la stanchezza e lo stress iniziavano a farsi sentire. Si alzò, elegante e bella, nonostante quell'aria così cupa e prese con decisione il vestito, iniziando a calzarlo da sotto, infilando le maniche.

    Mary!

    Un richiamo dolce, ma pronunciato con voce ferma. La servetta fece un inchino entrando nella stanza e iniziando a stringerle i lacci dietro la schiena.

    Non avete mangiato nulla... mormorò sconsolata, notando la colazione intatta.

    Si era premurata di portargliela in stanza, quando non aveva visto la sua padrona scendere come al solito. La verità era che Phoebe si era addormentata solo quando il sole si era levato e aveva fatto tardi. Sapeva che non avrebbe retto molto continuando a quel modo e si ripromise di passare da Maestro Colemon. Lo sguardo preoccupato del vecchio maestro l'aveva accompagnata per i corridoi di Nido dell'Aquila non appena l'aveva incontrata.

    Non avevo fame. Mangerò più tardi, Mary. Non ti preoccupare.

    E' dispiaciuto a tutti, Lady Phoebe.

    Finalmente aveva osato dirle ciò che si agitava nel suo animo, anche se i suoi occhi chinarono in terra e un leggero singhiozzo le scuoteva le spalle. Phoebe nel girarsi le tirò su il mento e le sorrise rassicurante. Il popolo, i loro servitori, i loro alfieri andavano rassicurati. Lei aveva perso un padre, loro avevano perso un lord, la loro protezione. Era importante che capissero che non sarebbero rimasti soli.

    Lo so, Mary. Grazie. Lord Damon saprà prendersi cura di tutti noi.

    La strinse a sè in un abbraccio materno, mentre la servetta smetteva di singhiozzare e a lei si stringeva il cuore. Chiamare suo fratello lord, fare le sue veci, parlare di lui come era abituata a fare per suo padre. Veramente non sarebbe cambiato nulla tra loro? Sorrise a Mary, mentre questa si asciugava le ultime lacrime e con un inchino usciva dalle sue stanze. Lei si avvicinò al tavolino dove era poggiato il pettine e prese ad acconciarsi i lunghi capelli scuri. L'immagine che lo specchio le rimandò era quella di una ragazza provata dal dolore, ma fiera.



    *****



    Forza Dam.

    Iniziò ad avanzare lentamente, dopo che i battenti si erano spalancati davanti a lei. C'era uno strano silenzio che era calato nella Sala Alta non appena i loro ospiti avevano visto il nuovo lord di Nido dell'Aquila. Mentre avanzava elegante e fiera, in mezzo alle due ali di gente che gremivano quel luogo, subito dopo suo fratello, Phoebe non vacillò. Nonostante la stanchezza e la sofferenza, era importante che quel giorno gli Arryn si mostrassero forti e uniti, anche se addolorati per la perdita che avevano subito, a tutti coloro che erano intervenuti, nobili e plebei. I suoi occhi azzurri cercarono immediatamente quelli di suo fratello, quando fu alla giusta distanza per scorgerlo, seduta accanto a lui. Lo vide splendere nella sua impeccabile veste. I marmi azzurri della Sala Alta sembravano brillare per il nuovo lord della Valle. Una nuova alba stava sorgendo e Damon sarebbe stato il sole.
    La Luna avrebbe brillato nella notte, ma quel momento era solo del nuovo e giovane lord della Valle di Arryn.
    Gli sorrise dolcemente.
    Non aveva bisogno di parlare con lui, lui sapeva che lei gli sarebbe stata accanto sempre.
  15. .
    Una Nuova Alba (prologo)

    11 +2 punti esperienza
    Affinità Arryn +11 (10 +1 lv2 Diplomatica)


    Acquisto e fabbricazione
    :

    Copricapo della spia
    (+20% successo abilità di intrigo+10% affinità attrazione valore 10 Dragoni d'oro)
    Sottratti 5 lune + 3 stelle dal credito personale per acquisto materiale di fabbricazione

    Role privata

    Ottengo Libro sull'uso del Veleno di Mandragora

    Edited by Iryde - 1/12/2016, 07:21
313 replies since 2/3/2016
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