Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

Posts written by Wild Youth

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    «Zwischenzug»
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    MENZOGNA

    Viktor è il capo di quella comunità.
    Si sente responsabile di tutti loro. È il più anziano, ed è tra i pochi uomini che si ricordano ancora com'era la vita prima di tutto... quello. Da quando erano morti quei due gemelli capaci di cose inimmaginabili, poi, non c'era stato più niente da fare. Le loro grezze armi non potevano nulla contro i corrotti.
    Andarsene da lì era rimasta l'unica scelta possibile. Rimanere voleva dire aspettare solamente la fine. Per questo aveva deciso di tentare una mossa disperata, e di condurre quegli uomini, donne e bambini in un viaggio alla volta della Grecia. Non tutti erano stati d'accordo; alcuni pensavano sarebbe stato impossibile. Ma Viktor era riuscito a convincerli, utilizzando l'unica arma a sua disposizione: la speranza.
    Si diceva che la Grecia fosse sicura, che ci fossero individui dotati di un talento perfino maggiore di quello dei due gemelli scomparsi. Erano solo notizie incerte, ma sembrava che con quel potere riuscissero a tenere al sicuro l'intero paese, garantendo ai profughi una casa e una vita migliore.
    Il viaggio, attraverso l'Europa continentale, era stato lungo e disperato.

    Avevano trovato dei mezzi di fortuna, ma non duravano mai abbastanza.
    La benzina era troppo degradata, oppure il motore si rompeva o le strade erano impraticabili, troppo piene di mostri. Dormivano quando e dove potevano, montando dei campi improvvisati. Di una comitiva di centotre persone, alla fine del viaggio erano rimasti in cinquantasette. Erano morti di dissenteria, o infezione, o per permettere agli altri di scappare dai corrotti.
    Arrivati in Bulgaria il morale era a picco. Molti credevano che avrebbero già dovuto trovare dei segni di quei santi, ma nonostante quello Viktor era riuscito a convincerli a proseguire. Ne era valsa la pena. La mappa non poteva sbagliarsi: proseguendo per quella strada per un centinaio di chilometri avrebbero raggiunto e oltrepassato Salonicco. Poi, dopo ancora altri lunghi giorni di cammino, avrebbero raggiunto Atene. Sperava di venire trovato prima insieme alla sua comunità, ma ormai il peggio era passato.
    Avevano sacrificato molto. Sembrava un piano suicida, disperato, e forse lo era. Ma, in fondo, erano stati fortunati. Sperava solo che la Grecia fosse più sicura dei paesi che avevano dovuto attraversare.

    Viktor riapre gli occhi dopo essersi schermato dal sole, e sorride. Alza il pugno in aria, come in un segno di vittoria.
    Ma non possono fermarsi, non ancora, almeno. È ancora giorno inoltrato, e deve approfittare della buona notizia per spronarli a proseguire ancora un po'.
    «Ce l'abbiamo fatta. Abbiamo raggiunto la Grecia.» Tossisce. Anche lui è stanco, ma cerca di non darlo a vedere.
    «Però vi chiedo un ultimo sforzo, per oggi.» Anche lui vorrebbe davvero riposare. Il suo stomaco gli sta dando noia - forse è la fame - ma non importa. Ripensa a tutti gli uomini che ha perso per strada, a coloro che non potranno vedere con i loro occhi Atene o il Santuario. Deve andare avanti anche per loro.
    «Ci accamperemo al tramonto. E adesso varchiamo questo confine!» E ricomincia a muoversi, un passo dopo l'altro. Vede la fine di quei lunghi mesi tremendi, sente di non aver tradito le persone di cui si sente responsabile.
    È come ricominciare a respirare dopo un'apnea durata troppo a lungo.

    La Grecia. Atene. Il santuario.
    Quegli uomini speciali, capaci di imprese fuori dal comune. Un pensiero si fa strada nella sua testa. Deve scoprire di più su di loro. In che stato è la Grecia? Quanti soldati hanno dispiegato e che difese sono attive? Chi sono le personalità di spicco? Esistono davvero quei santi di cui si parla? Quanti sono, e cosa si dice di loro? Farà domande, discretamente, e terrà gli occhi aperti su ogni movimento.
    Per il resto, sarà l'uomo migliore che può essere. Aiuterà, ripagherà l'ospitalità, presterà i suoi muscoli per qualsiasi lavoro. Non causerà problemi, e sarà grato per quella nuova vita. Del resto, ha sacrificato tanto per arrivare proprio lì.
    Non sa perché, ma sente quella curiosità innata. Sa anche che, sei mesi esatti dopo il suo arrivo, dovrà lasciare la sua nuova casa. Dovrà fuggire, aspettando il momento migliore per andare a ovest, verso Cillene. Magari utilizzando un mezzo di trasporto, se ne avrà possibilità. Non dovrà lasciare traccia, sfruttando disattenzioni e buchi nella sicurezza per attraversare le mura.
    In segreto. Senza dirlo a nessuno, nemmeno a sua moglie.
    Poi, dovrà solo aspettare.


    REALTÀ

    Nessuno sa del mio piano.
    Né Hybris, né i miei razziatori, né Ljuben. Sanno solo che avrò bisogno di tempo per la mia opera. È essenziale che non sospettino nulla, perché così sarò l'unico a dover mantenere il segreto.
    Anche io aspetto il momento giusto. Inizio a muovermi pochi minuti prima del momento concordato con Hybris, per avere il tempo di agire. La comunità che ho scelto è quella da cui ho prelevato due gemelli dotati di cosmo, insieme a loro madre. Si trova in Russia, nell'oblast di Brjansk. Era una comunità numerosa; è passato poco tempo da quando li ho privati dei loro soldati migliori.
    Non avevo mai pensato che potessero servirmi, fino a quando non ho capito che anche quei semplici uomini privi di cosmo possono far parte della mia opera. La base sotterranea di Zante non sarà l'unico modo in cui raccoglieremo informazioni sui santi.
    Da quello che ho appreso combattendo con il ragazzino del ghiaccio, danno ancora molta importanza ai civili. Anche Hybris mi ha confermato che danno loro una casa e una nuova vita. Sfrutterò questa loro debolezza come un cavallo di Troia.
    Mi teletrasporto ai confini della base di quei sopravvissuti. Come immaginavo i corrotti circondano le loro mura, sciamando e provando a sfondarle. Da sopra le torrette i cecchini li bersagliano, inutilmente.

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    In pochi istanti li libero dei corrotti.
    Quegli uomini sono miei: mi appartengono. Alzo lo sguardo verso la torre di guardia, e vedo che i fucili ora sono puntati contro di me.
    Sono tornato. Raccoglietevi immediatamente fuori, o farete la fine dei due gemelli. Portate con voi gli zaini con provviste e ciò che può servire per partire.❜ Invio il messaggio a ogni mente che riesco a raggiungere in quel campo. I fucili si abbassano. Mi hanno riconosciuto, ora - naturalmente non sanno che i gemelli sono al sicuro sull'Isola, a sviluppare le loro capacità. Lascio che credano siano morti.
    Mi teletrasporto all'interno delle mura. Aspetto che la comunità si raccolga attorno a me. Sono spaventati, alcuni piangono, altri pregano. Ci mettono qualche minuto a far arrivare anche gli individui più fragili, come i vecchi e i pochi bambini. Li conto mentalmente. Sono abbastanza, anche troppi. Non sarebbe verosimile se arrivassero tutti in Grecia.
    Percepisco, in lontananza, il cosmo di Hybris iniziare ad ardere: ha incominciato, e ora brilla come un faro nell'oscurità. Sorrido, posso agire anche io.
    Sedetevi.❜ Aspetto che tutti prendano posto nello spiazzo in cui ci troviamo. Poi inizio a manipolare i miei poteri. L'orium si concretizza tra le mie mani sotto forma di polvere, per poi comparire in piccoli mucchietti davanti a ognuno dei sopravvissuti.

    Li guardo dall'alto. Ho selezionato chi sopravviverà e chi invece dovrà morire.
    Prendetelo in mano - e mangiatelo.❜ Costringendoli a ingerire l'orium in polvere potrò instillare in loro ciò di cui ho bisogno. I loro organismi lo smaltiranno in breve tempo, così da non lasciare alcuna traccia. Ma non tutti riceveranno dai sussurri dell'orium nuovi ricordi e un nuovo scopo.
    Alcuni di loro, meno di metà, hanno davanti a loro solo orium caotico. È riempito di energia psichica che li ucciderà i brevi istanti. Sono i più vecchi, qualche bambino, e poi un numero causale di donne e di uomini.
    Gli altri saranno più fortunati. Avranno l'onore di servire il Daleth con le loro vite. Ognuno di loro riceverà gli stessi ricordi indotti, quelli di un lungo e sfiancante viaggio verso la Grecia. Ricorderanno vividamente la stanchezza, i corrotti, la fuga obbligata da questa base. Piangeranno per coloro che nel viaggio non ce l'hanno fatta. E, soprattutto, dimenticheranno ogni ricordo collegato a me e all'orium. Scorderanno la mia presenza qui, oggi, e anche di quando ho sottratto loro i gemelli.
    I sopravvissuti, poi, riceveranno un nuovo scopo sotto forma di convinzioni che li guideranno.

    Ingerendo l'orium ognuno di loro riceverà un compito leggermente diverso.
    Tutti dovranno raccogliere informazioni una volta arrivati nelle terre dei santi. Chi passivamente, chi con curiosità, tutti senza dare nell'occhio o essere sospetti. A ritmo irregolare, a partire dal capo villaggio, si allontaneranno poi dalle loro case, per essere prelevati da me o dai Sussurri e condividere le loro informazioni. Nessuno, ovviamente, saprà che è quello il motivo.
    Il primo, a sei mesi dal suo arrivo, sentirà la volontà di andare verso Cillene, una città vicina a Zante. Il secondo, dopo altri novantasei giorni, avrà lo stesso impulso, ma risalendo la Grecia e andando verso il confine. E così via, verso punti sempre diversi ai margini della Grecia, in cui li aspetteremo per prelevarli in segreto. Tutti sapranno di non poterlo dire a nessuno, e di dover agire senza destare sospetti.
    Aspetto che ingeriscano l'orium, ricevendo il loro impulso. Poi, senza attendere, teletrasporto i prescelti al confine bulgaro con la Grecia. Il loro arrivo coincide con la fine dei loro ricordi indotti, e con un'ultima influenza che farà riaprire loro gli occhi solo a teletrasporto completato. Il capo villaggio li spronerà a proseguire, così da allontanarsi dalla debole traccia cosmica dello spostamento spaziale. Secondo le informazioni raccolte da Hybris, solo il cavaliere del Leone potrebbe accorgersi di una traccia cosmica così modesta - e pare che l'ultimo sia scomparso.

    In ogni caso, la mia impronta cosmica sarà ben poca cosa rispetto a quella che sta emettendo Hybris.
    Lo spiazzo attorno a me si svuota, mentre quelli che restano si accasciano su loro stessi. La loro psiche crolla in brevi istanti, senza nemmeno un grido. Mi concedo un sospiro. L'intera operazione è durata solo brevi minuti, ma lo sforzo per costruire così tante variazioni degli stessi ricordi e delle stesse volontà è stato intenso.
    Così, però, aggirerò l'eventualità che qualcuno di loro non riesca a raggiungere i territori difesi dai santi. Del resto compariranno comunque sul confine greco, distanti dalla loro meta. Confido che nessuno si accorga dello schema di sparizione dei membri di quella comunità, che nel frattempo si mescolerà al resto dei sopravvissuti accolti dal Santuario. Del resto cercheranno di fuggire a ritmi irregolari, con cautela, aspettando il momento giusto, e seguendo anche direzioni diverse.
    Se qualcuno se ne accorgerà, vorrà dire che comunque un buon numero dei miei agenti dormienti sarà riuscito a fare ritorno. In ogni caso sarebbe un successo.
    Passo tra i cadaveri, toccandoli e teletrasportandoli sull'Isola, così da smaltirli. Non lascerò nemmeno una traccia. Alla fine dirigo un impulso psicocinetico caotico attorno a me, sconquassando la base e rivoltandola su sé stessa, facendo crollare parti di edificio e di mura. La mia opera ora è completa.
    Sono pronto per il mio arrivo a Zante.

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    Energia ~ Viola.
    Kintaral ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Third gambit. Yianni teletrasporta ai confini della Grecia una comunità di esodati. Li ha brainwashati per renderli delle cellule dormienti ad Atene/Rodorio, che possano portargli informazioni a ritmi regolari. L'orium è stato ingerito, per cui l'organismo lo smaltirà prima di arrivare al Santuario. Il piano è dettagliato nel post.
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    Per riempire gli spostamenti verso il lavoro ho iniziato Solaris di Lem. Vediamo com'è visto che era una mia grossa mancanza. :zizi:
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    «Pragmatic Void»
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    Guardo il braccio.
    Solo adesso riesco a vederlo - prima la mia vista era offuscata, tinta di rosso, concentrata sulla statua. Digrigno i denti. Era troppo aspettarmi un aiuto insperato in un mondo che non riesco a comprendere.
    Sono stato sciocco; i ricordi che ho visto mi hanno fatto pensare di essere ancora debole, di avere bisogno di aiuto. Ma non è più così. Il sangue zampilla dagli squarci lasciati dall'orium nel braccio. Sarebbe strano, morire così. Eppure so anche che non sarebbe la prima volta che un Sith'ari muore per la sua stessa Alchimia.
    Il nostro scopo è spingerci oltre - e spesso cadiamo vittime di cose che non riusciamo più a controllare. No, mi rifiuto di pensare che anche per me sarà così. Non ho sconfitto la morte solo per tornare a essere una nota nei libri dell'Archivio Nero.
    Stringo gli occhi, puntandoli sulla statua. Il dolore mi riempie di rabbia. La sua voce mentale mi ha ferito più del suo pugno, e adesso ha la mia Kintaral. La prima cosa che devo fare è rimpossessarmene.

    Il Sottosopra si sta nutrendo di me.
    L'orium ha scavato nella mia carne, e io posso solo supporre che questo gli abbia permesso di entrare in contatto con la mia essenza più profonda. La statua davanti a me è solo un beffardo simulacro, ma devo fermarlo prima che possa assumere piena coscienza, arrivando a conoscere tutto ciò che so.
    Come i miei poteri. Faccio a fatica a pensare, ma non posso fare a meno di ipotizzare che quella statua stia imparando a controllarli. Prima mi ha immobilizzato con la psicocinesi, poi ha iniziato con i suoi spostamenti repentini - teletrasporto? E infine l'orium, che compone il suo corpo e che ha già innestato nel mio organismo. È così che riesce a sconvolgermi la mente con semplici parole.
    Eppure. Eppure mi viene da ridere. Nonostante muovere la bocca mi faccia male, nonostante la risata sembri un rantolo sordo, non riesco a reprimere quello scoppio di risa. Ma dura poco. Il dolore torna a sovrascrivere ogni cosa, e io non posso perdere altro tempo. Però, prima, il mio orgoglio mi impone di chiarire una cosa.
    «Tu... non sai quanto ti sbagli.» Anche parlare mi costa fatica. Cerco la forza di resistere, di concentrarmi solo su quell'imitazione.
    Alla fine riesco a impormi il rigore necessario a darmi un contegno marziale.

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    Deve essere la parte che io ho divorato per tornare alla luce.
    Il soldato senza emozioni, quella mutilata e neurodivergente macchina di morte. All'inizio credevo di averla ormai totalmente sovrascritta, ma è riuscita a influenzarmi più di quanto pensassi. Il dolore era qualcosa che non avevo mai sopportato, in vita, eppure adesso il mio primo istinto non è quello di fuggire. È quello di distruggere questa sporca imitazione.
    Ho lasciato la debolezza nel corpo che imiti goffamente.❜ Non so se la statua abbia una psiche che posso raggiungere, ma in ogni caso tento di inviarle questo messaggio mentale. Quel corpo, così come l'Alchimista che lo indossava, è caduto insieme al suo Ordine. Talia avrebbe detto di me che non sono più lui, ora: che non lo sono ontologicamente. Forse avrebbe avuto ragione.
    Serro i denti, passando lo sguardo sul mio braccio pulsante e percorso da profondi squarci. Gli dimostrerò cosa intendo. Il mio cosmo inizia ad ardere quanto basta per lambire con la mente il sangue che scorre dal braccio, quello che si raccoglie sulle dita e quello che è caduto già a terra. Il mio potere tocca anche i pezzi di carne strappati dall'orium, ora inerti e sparpagliati ai miei piedi. Poi, in un singolo istante, li teletrasporto tutti insieme davanti agli occhi cristallini della statua.
    La morte si è presa le paure, l'incertezza, e la sua anima timorosa.❜ Un altro pensiero, diretto anche questo a distrarre la statua.

    Tento di coprirle la vista con il mio sangue e la mia carne, creando una patina rossa scura davanti a lei.
    Mi basta guadagnare qualche breve istante. Entro in comunione con il mio cosmo oscuro, lasciando che fluisca più intenso che mai attraverso il mio sangue. Il mio potere raggiunge il suo apice, permettendomi di plasmare in breve tempo una gran quantità di orium. Parte dal mio corpo, e assume la forma di un fiume vorticante, composto da schegge taglienti.
    L'orium che creo è diretto verso il corpo della statua, ma l'attacco si estende in ogni direzione attorno a lei per cento metri di diametro. Tenterò di ferirla, di scheggiare la sua superficie con il mio minerale sintetico, facendole impattare contro una gran quantità di frammenti grezzi. Li manovro non solo per dar loro una forza d'impatto, ma anche per farli ruotare come se fossero in un vortice, per causare potenzialmente danni più estesi.
    Nell'orium imprimo il mio potere di muovere gli oggetti nello spazio. Spero che la Kintaral mi riconosca per l'utilizzo del mio cosmo oscuro, ma se così non sarà avrò pronta un'altra strategia. A contatto con il mio attacco, infatti, tenterò di teletrasportare la Kintaral di nuovo sul mio corpo. Sono io il Sith'ari. È mia di diritto; è anche l'unica àncora che ho con il mondo fuori dal Sottosopra.
    Non posso lasciargliela avere.

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    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Braccio crivellato da orium e altri arti malmessi. Buff da sigilli (cosmico, fisico e spirituale). Disorientamento mentale.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Accetto il mirror match, ma alle mie condizioni. Yianni teletrasporta il suo sangue e i pezzi di carne dilaniata davanti agli occhi della statua, per coprirle la vista (supporto). Dopodiché si buffa con Vigore Oscuro (attacco straordinario), un tentativo di dimostrare alla Kintaral che è lui il vero Sith'ari. Con questo buff dirige un gigantesco fiume di orium tagliente e vorticante contro la statua (af), che a contatto prova anche a teletrasportare l'armatura di nuovo indosso a sé (ad).
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    Teniamoci in conto per quando io finisco il test e tu l'ordalia dai, risentiamoci tra un po' :zizi:
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    «La sangre sin fuego hierve»
    Post 9
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    Miguel ti ascolta e alla fine annuisce.
    Il suo sorriso, mentre parli, si spegne lentamente, come sostituito da una lieve inquietudine. La noti nella sua fronte corrugata, nei suoi occhi velati da occhiaie.
    «E va bene. Accetto la tua decisione - ma ti devo avvisare. Stai solo rimandando quella che è davvero una scelta binaria: o tu o gli altri. Ti auguro di riuscire a trovare una via diversa, intermedia, ma nessun cavaliere che io abbia mai conosciuto c'è riuscito.» Si ferma un istante, squadrandoti dalla testa ai piedi.
    «Un giorno dovrai compiere questa scelta, e non avrai tempo di pensare o di tirarti indietro. In ogni caso, chissà, magari puoi riuscirci davvero. Te lo auguro, chico.» E ti tira una pacca sulla spalla. Questa volta fa davvero male. Capisci che ci ha infuso del cosmo. La sua mano non si sposta dalla spalla, ma inizia a stringere. Il suo viso, generalmente aperto e amichevole, diventa più affilato.
    «Ma adesso devo assicurarmi che tu non perda la vita davanti a qualcuno davvero intenzionato a togliertela. Niente di personale, ma devo comprendere cosa puoi sopportare per percorrere la via che hai scelto.» Ti guarda negli occhi. Il suo cosmo inizia ad ardere. I macchinari e i lettini attorno a voi si spostano a vibrano in risposta, come se ci fosse un terremoto.
    «Il tuo addestramento inizia adesso. Primo compito: liberati.» Non sta scherzando. La pressione sulla tua spalla aumenta, come in una morsa meccanica.

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    Passano mesi lunghi ed estenuanti.
    Sollevare macerie per tutto il giorno era niente, in confronto. Il tuo addestramento si divide in molteplici fasi, mentre attorno a voi Delfi continua a mutare, sempre più sicura, con nuovi edifici e un viavai di soldati.
    Per prima cosa Miguel ti obbliga ad addestrare il fisico. Ogni volta che protesti i pugni che devi tirare aumentano, così come le flessioni e gli addominali e i chilometri di corsa attorno a Delfi. Questo allenamento si concentra nei primi mesi, ma non lo puoi abbandonare mai del tutto, nemmeno quando passi progressivamente a esercitarti sul cosmo e sui tuoi poteri.
    L'addestramento di Miguel è semplice, ma efficace. Ti spinge a concentrarti prima su un potere alla volta - compreso il cosmo - poi sulla combinazione tra essi, facendoteli usare anche quando sei stanco per l'allenamento fisico. Questo, dice, serve a simulare la concentrazione che ti servirà durante una battaglia.
    Non è mai brutale, solo molto fermo su quanto tutto questo sia necessario: in quel mondo muy triste nessuno ti tratterà con i guanti.

    I tuoi unici momenti di respiro sono dopo il tramonto.
    Adesso puoi scrivere ai tuoi amici e anche a Nevia - ma da lei non ricevi mai risposta. Miguel consegna le tue lettere ai mezzi militari, aggiungendo anche le sue. Chiedendo a Kyle e Viola ti dicono che proveranno a informarsi su tua sorella, ma pensano sia anche lei sotto un addestramento come il tuo.
    Di sera anche Miguel si rilassa, aprendosi sulla sua vita a Rodorio. Lavora con sua moglie in una mensa aperta a tutti, ha una figlia di cui ti mostra la foto, e tre gatti randagi che ha raccolto per lei. Ti racconta che era un Saint già prima della Corruzione, ma dice che allora era molto diverso. Ti racconta dei Saint, delle costellazioni, della loro storia recente e di quella che affonda le radici nel mito.
    Ma le serate sono brevi, e spesso Miguel è di ronda sulle mura.
    Un giorno, dopo le tue due ore di corsa mattutine - non puoi barare, perché Miguel sentirebbe il tuo cosmo - lui ti sta aspettando al campo che usate per gli allenamenti. Ha ai piedi quella che sembra una borsa riempita fino all'orlo.
    «Eccoti, chico prodigio. Senti un po', mi sono incuriosito quando tempo fa mi hai parlato dei tuoi sogni. Così ho chiesto in giro. Quelli con cui ho parlato mi hanno detto di farti provare con questi.» Solleva lo zaino da terra e te lo lancia con una folata di vento, come fate da mesi con massi e piccoli oggetti appuntiti. Il tuo compito è sempre quello di fermarli con la psicocinesi prima che cadano o ti colpiscano.

    Dentro ci sono svariati libri, fascicoli e qualche oggetto strano.
    «Io non ci capisco niente, ma forse tu sì. Prenditi la settimana libera e poi dimmi, spero tu sappia leggere. E non poltrire, dopo interrogo.» E sparisce con una risata.
    Dentro trovi alcuni fascicoli che contengono informazioni essenziali sui Saint. Sembrano pagine ricopiate da altri libri, perché alcune informazioni sono chiaramente mancanti. Ma ti aiutano a dare un contesto alla storia del Santuario, ai suoi pericoli attuali e a quelli passati.
    Un oggetto attira la tua attenzione. Sembra un disco piatto, come un cd-rom, tranne per una semisfera al centro che sembra una piccola cassa per ascoltare la musica. Appena lo appoggi a terra o su un tavolo inizia a proiettare, in aria, una registrazione in 3D: un'ologramma. Potrebbe essere frutto di quella tecnologia lemuriana di cui hai letto.
    Un ragazzo dagli occhi azzurri e dai capelli lisci si presenta come cavaliere, e inizia a spiegare il funzionamento base e i vari usi di un potere particolare: i sigilli. Racconta della loro capacità di agire sulla realtà tramite il cosmo stesso. Spiega con calma e con pazienza.
    Traccia in aria, replicati dall'ologramma, lui stesso dei sigilli, che assumono la forma di lettere che non ti sembrano appartenere a nessun alfabeto conosciuto.
    Eppure, in qualche modo, comprendi cosa sono e la loro funzione. Ti è chiaro, però, che non potresti replicarli uguali.

    Gli altri libri sono meno interessanti.
    Trattano ancora i sigilli, ma in modo così teorico da essere astratto. Altri parlano di filosofia, di abnegazione e di eroismo.
    Un tomo in particolare attira la tua attenzione. È antico, dalla copertina rossa, e quando lo apri per sfogliarlo noti è che stato scritto a mano, in caratteri difficili da leggere.
    Sembra un testo magico, esoterico, ma non appena ti imbatti nelle immagini riconosci d'istinto quelle forme. Il testo parla di numeri e di geometria; di come la realtà stessa sia inscrivibile perfettamente in forme geometriche, sempre più complesse per adattarsi alla molteplicità della vita. Parla anche del cosmo - microcosmo e macrocosmo, nello specifico - e infine di sigilli. La trattazione è rigorosa, ordinata, in certe parti prolissa.
    E poi noti un'altra grafia, molto più moderna. Percorre il libro nei suoi margini, spesso proseguendo gli appunti lungo intere pagine. Scrive considerazioni personali su ciò che ha appena letto, oppure conferma o smentisce con poche frasi secche il contenuto del capitolo. Le sue note si fanno più fitte, quasi illeggibili, quando il libro arriva a parlare di un tipo particolare di sigilli: quelli di contenimento, di vincolo.
    Fai quasi fatica a districare quelle scritte, che sembrano raccontare la sua esperienza empirica con quei sigilli. Fino a che non si interrompono, con due singole lettere che sembrano una firma. LC.

    Ma sono solo le parole a interrompersi.
    Noti che sui bordi, al loro posto, sono stati tracciati dei sigilli via via più complessi: li riconosci, nonostante siano inerti. Da loro percepisci ancora una traccia cosmica. Si direbbe quasi che quei sigilli siano diventati la scrittura.
    Ma, di nuovo, la tua ricerca si ferma. Anche quei sigilli sembrano essere stati tracciati in modi chiari solo al loro utilizzatore.
    Tuttavia sai ciò che devi fare.
    Come il cavaliere di cui hai ricevuto le registrazioni e come il misterioso lettore, così anche tu dovrai trovare un tuo alfabeto; un modo personale per tracciare e iscrivere i tuoi sigilli direttamente sul tessuto della realtà.

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    Ti faccio un piccolo appunto. Credo che da "Lo capisco ecc." ti sia saltato nella formattazione un dialogo o un pensato.
    In ogni caso, ti do un piccolo suggerimento che non è un errore da regolamento, ma che è una consuetudine da gdr by forum che è bene rispettare, ovvero, non accavallarsi mai con i dialoghi. So benissimo che il mio era un post lungo - per necessità - ma, in ogni caso, non puoi inserirti con il tuo dialogo in un altro post. Questo perché ormai il primo post è stato scritto, e non avrebbe senso tornare indietro e accavallarsi in un dialogo che poi diventa impossibile da sbrigliare. Non abbiamo la stessa immediatezza del by chat, quindi dobbiamo fare dei compromessi.
    Anche se sembra contro intuitivo, bisogna attendere la fine del dialogo e poi rispondere (ma so bene che non te ne ho dato la possibilità nel mio post, per cui è davvero un appunto!).

    Bene, siamo arrivati al tuo timeskip e training montage. Puoi largamente riassumere tutto, perché vorrei che in questo post Cibràn si concentrasse in particolare sull'ultima parte del post, imparando e trovando un modo per maneggiare i sigilli come gli altri poteri. In particolare, vorrei che descrivessi come riesce a padroneggiare i vari tipi di sigilli. Per esempio puoi manovrare il povero Miguel per farci pratica oppure, se vuoi, puoi descrivere che in un'uscita da Delfi insieme a lui li usi contro qualche corrotto.
    Fai tu, però rinfrescati la memoria sul funzionamento di questa abilità e falla imparare per bene al pg.
    Ti servirà presto. :gab:
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    «La sangre sin fuego hierve»
    Post 8
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    Miguel ti ascolta con pazienza, giocherellando con la fede al dito.
    Un paio di volte tira fuori il pacchetto di sigarette, per poi rimetterlo via, accorgendosi che siete tecnicamente al chiuso.
    «Risvegliare il cosmo non è fortuna. È casualità.» Commenta, alla fine, come se quelle parole gli fossero rimaste particolarmente impresse. È un ascoltatore molto espressivo, per cui mentre parlavi non ha potuto fare a meno di annuire in alcuni punti, come quando parlavi di bivi.
    «Ma il caso non ti ha schiacciato. Hai saputo reagire e sei stato veloce a capire ciò che ti è successo. Per questo, chico, non te la prendere se mi complimento con te.» Ti sorride, come per scusarsi se ti sei sentito offeso dalle sue parole. Poi si fa di nuovo serio.
    «Ma non fraintendermi, non ci sarebbe stata onta nel fuggire.» Ti fissa negli occhi, non sta mentendo.
    «Non esiste una scelta corretta. Ma sono felice tu abbia fatto quella che non ti farà vivere nel rimpianto.» Ti fa un occhiolino, si guarda intorno, constatando che nel tendone non c'è nessun altro.
    «Ti spiace se fumo? Per certi discorsi ho bisogno di una mano.» Poi, senza aspettare la tua risposta, si accende una sigaretta.

    Si sposta ai piedi del tuo letto, per non starti direttamente di fianco.
    «Comunque ti ringrazio di avermi risposto. Soy un hombre de palabra. Lo farò anche io.» Cerca tra i lettini vuoti qualcosa che possa usare come posacenere, fino a quando non trova una vaschetta di metallo che fa al caso suo. Adesso è pronto a dedicarti tutte le sue attenzioni.
    «Per quanto riguarda Delfi comprendo la tua rabbia. Anche per me era troppo presto, ma Delfi è un luogo strategico e va ricostruito.» Non c'è dubbio nelle sue parole; anche se ha lottato per mandare via i civili comunque capisce l'importanza di un'operazione del genere.
    «Non credere che rendere sicure Rodorio o Atene sia stato senza rischi; difenderle costa ancora dei morti. Hai avuto solo un assaggio della realtà oltre ai confini ben protetti dal Santuario, gli stessi confini che ora stanno provando a costruire anche qui.» L'atmosfera si sta facendo cupa. Siete da soli, e gli unici rumori sono le macchine che ronzano di fianco ai lettini.
    «Purtroppo viviamo in un mondo muy triste.» Si stringe nelle spalle, come se si scusasse di doverti dire una verità del genere.

    Si siede lettino di fronte a te,
    «Delfi attira periodicamente dei corrotti da quanto è stata liberata. Questa volta erano semplicemente più del solito. Chi è più intelligente di me pensa che abbia qualcosa a che fare con le tracce cosmiche lasciate dallo sforzo bellico.» Hai sentito parlare, ovviamente, della liberazione di Delfi. L'esercito schierato dal Grande Tempio è stato enorme, e ci sono state svariate perdite, comprese, pare, un cavaliere d'argento.
    «Non sono un Saint. Lo ero, oggi ho scelto un'altra vita. Ma mi è stato chiesto di dare una mano qui a Delfi visto che è un periodo difficile per tutti, e le risorse e gli uomini scarseggiano.» Anche a Miguel è stato chiesto di fare la sua parte, le sue parole non lasciano dubbio a riguardo.
    «Proprio per questo non ho l'autorità e non mi interessa tenerti qui a forza.» Si stringe nelle spalle, poi ti indica che di fianco al tuo letto c'è già una borsa con tutti i tuoi vestiti e con quello che avevi portato con te. Visto che il campo civili sta venendo smantellato, Kyle e Viola devono averteli portati.
    «Sei libero di andartene in qualsiasi momento. Domattina dovresti aver ritrovato abbastanza forze e se lo desideri un mezzo sarà pronto per il tuo rientro.» Spegne la sigaretta nel suo posacenere improvvisato.

    Poi torna a guardarti. Ora davvero un adulto che parla a un ragazzino.
    «Certo, dovrai fare attenzione a dosare la tua forza, specie nei primi periodi. E non ti sarà permesso utilizzare i tuoi poteri in nessun caso, perché senza un addestramento saresti un pericolo. Pensa a come hai piegato il metallo.» Le sue parole non hanno traccia di esitazione. Immagini che, se scegliessi di tornare, dovrebbe comunque avvisare il Grande Tempio della tua condizione, e per un po' saresti osservato molto da vicino.
    «Ma è una scelta che puoi fare. Sei giovane, hai degli amici, una vita.» Pone l'accento a tutte e tre le cose che nomina, per dar loro importanza. Di nuovo ti guarda a fondo, per cercare di conoscerti anche da come reagisci alle sue parole. Fa un attimo di pausa.
    «Però devi sapere che esiste un'altra scelta.» La sua fronte si piega, non è felice di pronunciare quelle parole. Ma deve farlo.
    «Puoi scegliere di rimanere qui. Ti insegnerò a utilizzare i tuoi poteri al meglio, per combattere quei mostri - no, non sono vita da tanto, tanto tempo. Potresti fare la differenza, così splendente da diventare un faro per tutti gli altri. Ma dipende da te.» Non riesci a capire che cosa vorrebbe lui, per te; forse è davvero sincero, quando dice che solo tu puoi prendere quella scelta.

    Tamburella con le dita sul suo mento, pensoso.
    «Le stelle ti sono comparse in sogno perché hai una connessione con una costellazione, la fonte del tuo cosmo. Sei, in un certo senso, un prescelto, ma non sarebbe un cammino semplice.» È un eufemismo: hai visto cosa vuol dire affrontare un singolo corrotto. Puoi solo immaginare cosa si prova ad affrontarne un esercito.
    «La tua vita o quella degli altri. Non esiste una risposta corretta. Solo la tua.» Ti aspetteresti si fermi ad ascoltarti, ora. Ma si sta sistemando il cappotto, preparandosi a uscire dal tendone.
    «Non rispondermi ora.» Aggiunge, gettando un'occhiata all'ingresso.
    «Tornerò domattina e ascolterò quello che avrai deciso.» E senza aspettare o ascoltarti ti lascia solo. È la decisione più difficile della tua vita, e non hai nessuno con cui confidarti.
    Non Kyle, non Viola, non tua sorella.
    Sei da solo.

    0qVuOPt


    Bene signor Pavone, siamo davanti a una scelta.
    Hai tutto il giorno, la sera e la notte per pensare, e adesso sei davvero da solo. Sei indebolito ma puoi farti un giro per Delfi, in cui sono rimasti solo i soldati. Altrimenti ti portano il pranzo e la cena.
    Concludi il post comunicando la tua scelta a Miguel, che si presenta nel tendone al mattino portandoti latte in un bicchiere di carta e dei biscotti sfusi.
  7. .

    «Pragmatic Void»
    4

    Mi muovo fluttuando in quel semipiano, ma non riesco a orientarmi.
    Tutto ciò che mi servirebbe è assente o distorto: non ho punti di riferimento spaziali o temporali. I miei poteri sono quasi una maledizione, perché fanno sì che percepisca ancora più netta l'incongruenza spazio-temporale. Posso affidarmi solo alla mia conoscenza istintiva dell'orium. Mi sposto e mi sembra di muovermi ancora tra i planetoidi, venendo influenzato dalla loro gravità, anche se mi trovo in questo nuovo reticolo cristallino.
    Utilizzo il cosmo necessario a sospingermi in avanti, perché le schegge sotto la pelle si agitano e crescono quando lo sforzo è più intenso. Sono in trappola. Continuo a vedere ripetersi le stesse strutture: questo luogo non ha né un centro né dei confini.
    Volevo trovare un punto dove la membrana della realtà fosse più sottile. Avrei potuto sfondarla o lanciare da lì un segnale a Hybris. Invece ogni mia supposizione si rivela incorretta, e io finisco sempre più a fondo in questa spirale.
    Devo riposare, e devo smettere di utilizzare il mio cosmo oscuro.

    non sei pronto

    La voce mi raggiunge prima che possa avvicinarmi a uno dei piloni orizzontali.
    È assordante e mi squarcia la testa. Non riesco nemmeno a capire se sia un suono fisico o se mi arriva direttamente al cervello, ma è abbastanza da farmi fermare per un istante. D'istinto vorrei scappare, teletrasportarmi via, ma mi trattengo per non finire in un semipiano ancora peggiore. Si è aggiunto un altro problema, intanto. Una fitta nebbia di polvere d'orium ha iniziato a volteggiare attorno a me, e non appena riprendo a muovermi mi segue, come se fosse attratta da me.
    Mi sento come in mare aperto, circondato da squali. Debole, inetto e senza una guida: un fallimento. Liriya è mai stata qui? Come è sopravvissuta? E Oculus? Eppure anche io sono un Sith'ari dell'Ariete. Non accetto che il solco tra noi sia così incolmabile. Serro i denti, le schegge d'orium sotto la mia pelle ricominciano a muoversi.
    Il sangue continua a scorrere. La mia testa minaccia di aprirsi in due, e io non riesco ad allontanarmi abbastanza dall'orium che continua a seguirmi. Qualcosa, in corrispondenza della nuca, vibra e si flette. Poi si spezza con uno strappo secco. La pressione mentale si fa più intensa e capisco che era il sigillo a protezione della mia psiche: alla fine ha ceduto.
    Non faccio in tempo a manipolare le mie onde mentali per creare una nuova protezione. Il dolore si infrange come un maremoto ma poi recede, sostituito da qualcos'altro.

    Immagini e ricordi.
    Iniziano ad affollarsi davanti ai miei occhi, ricostruendo al contrario la mia vita precedente, duemila anni fa. Vedo i miei ultimi istanti, mentre mi trascino sanguinante e ferito a morte verso il mio artefatto d'orium. Provo di nuovo quelle sensazioni. Prima ancora, lo scontro con i Sussurri.
    Prima ancora, il mio tentativo disperato di trovare Darth Xagos a Roma. Il tempo si riavvolge, come se la mia mente stesse assorbendo di nuovo tutta la mia essenza. Una nuova colonizzazione. Provo ad allontanare quelle immagini ma scivolo sempre più a fondo, sempre più distante nel tempo.
    Prima ancora. La mia più grande sconfitta, quella più bruciante. Indosso la kintaral dello Scultore. È lavoro semplice, uno che ho ripetuto mille volte nel corso degli anni. Devo condurre una ricognizione in un insediamento cittadino in Etruria, avvicinandomi alle famiglie più importanti di questa zona.
    Vengo scoperto da un cavaliere d'argento, che con le sue illusioni finge di essere un nobile, attirandomi nel fitto del bosco per una partita di caccia. Mi umilia, ferendomi a morte, mentre io non riesco nemmeno a colpirlo - come se potesse leggere ogni mio pensiero. Quel giorno sono sopravvissuto solo perché sono riuscito a mandare in tempo un messaggio sull'Isola, salvato dall'arrivo di Myrkytt.

    Prima ancora.
    Il giorno in cui si diffonde la notizia della scomparsa di Arturus per tutta l'Isola. Mi presento davanti a Liriya, decidendo che la scomparsa di un Sith'ari potrebbe essere una buona occasione.
    Quella volta fu inutile, il posto fu dato a Icterius stesso. Parlare con Liriya non servì a nulla. Alla fine mi sono rifugiato nella piazza del commercio, affogando la rabbia nel vino.
    Prima ancora. La prima volta che io e Talia abbiamo fatto l'amore. Solo ora ricordo che non è andata come me la sono raccontata per il resto della vita. Non una furiosa scopata o una comunione carnale dei nostri corpi. Le sue dita scorrono sul mio petto, si allungano per togliermi i vestiti. Lei nota che, senza volerlo, mi ritraggo dal suo bacio. Quando mi passa una mano sulla gamba il mio corpo ha un sussulto e un brivido - non riesco a controllarlo.
    Talia si ferma, inclina la testa e mi guarda. Si siede sul bordo del letto, mi dà la mano e mi tira a sé, stringendomi nell'abbraccio di un'amica, non di un'amante. Quando ci sciogliamo mi passa le dita sotto gli angoli degli occhi.
    «Tutto bene, Yianni? Vuoi parlarne?» Sì, le rispondo. Abbiamo parlato a lungo, fino all'alba. Nei mesi successivi mi ha guidato piano, con dolcezza, a scoprire che esiste un altro modo; fatto di piacere e non di dolore.


    ABIEZIONE

    Prima ancora.
    Il pugno del mio maestro mi colpisce sullo stomaco, lanciandomi indietro di svariati metri. Mi fa urlare, sputare sangue, e l'organo collassa sotto il suo attacco. Per colpirmi indossa sempre la kintaral. Mi piego su me stesso, boccheggiando per l'aria. Máximos scrolla la mano in aria, facendo cadere sull'erba le mie gocce di sangue.
    «Curati. Rialzati, idiota. Di nuovo.» Scatta verso di me e mi tira un calcio sul fianco prima che possa rimettermi in piedi. Rotolo su me stesso, colpendo una parete rocciosa. Ho fatto appena in tempo a frapporre una barriera di cosmo tra me e il colpo. Passo una mano sulla ferita sull'addome, infondendola di cosmo. Prima che possa finire il pugno di Máximos si stringe sul bavero della mia tunica, alzandomi di peso e portandomi a guardarlo negli occhi.
    «Un codardo come te non sarà mai potente.» La sua mano destra, grande da sola come il mio petto, si serra sul mio collo. Non mi ha mai colpito così. È un uomo violento, mi usa per scaricare l'ira, eppure oggi sembra diverso.
    Provo a colpire il suo braccio, mi dimeno, lo bersaglio di pugni ma non riesco a liberarmi. Le braccia mi cadono pesantemente sul fianco, la vista si offusca.
    «N-on res-pi...» Con occhi velati vedo la bocca di Máximos che si piega, in un'espressione disgustata. Le sue dita si serrano ancora di più.
    Non voglio morire. Ho sempre fatto qualsiasi cosa mi abbia chiesto.

    La sua mano si apre e cado pesantemente sull'erba.
    Respiro a fondo, tossisco, vomito. Il mio corpo è percorso da singulti, le mie mani si stringono sul terreno, sollevando erba e terra. Sono furioso ma anche debole - sono solo un apprendista, e il mio maestro è un alchimista d'argento.
    Non sono mai riuscito a farlo sanguinare. I miei poteri non sono fatti per uccidere, ma per curare chi soffre e per mutare il mio aspetto, scoprendo ciò che è nascosto. Ho sempre provato a dirgli di mettermi alla prova, lasciandomi infiltrare in territorio nemico, ma lui mi ha sempre usato solo per curare le sue ferite. I suoi allenamenti si traducono in colpirmi a ripetizione, senza mai darmi nemmeno la possibilità di reagire. Tutti gli altri allievi che hanno iniziato con me sono morti nelle sue missioni. Non io - mi ha tenuto in vita per usarmi.
    È una vita di inferno, ma è la vita che ho scelto. Stringo i denti e tento di rimettermi in piedi, non osando guarirmi - in passato la cosa l'ha fatto solo infuriare di più, dandogli occasione di colpirmi ancora.
    Si siede su un ceppo d'albero davanti a me. Sento i suoi occhi sulla nuca mentre aspetta che mi rialzi.

    Mi aspetto di ricevere un altro pugno, un calcio, invece sbuffa massaggiandosi le nocche. Ha congedato la kintaral.
    Ora capisco la sua furia. I suoi vestiti sono sporchi di sangue rappreso, ampie cicatrici e bruciature percorrono il suo corpo. La sua ultima missione deve essere stata un fallimento, eppure non mi ha ancora chiesto di guarirlo. Deve esserci qualcos'altro.
    «Debole. Patetico. Di nessun supporto all'esercito e all'Impero.» Il suo fisico scolpito, definito, mi copre interamente con la sua ombra, come se rimarcasse il concetto. Mi siedo sull'erba davanti a lui, lottando per stabilizzare il respiro e per calmarmi.
    «Se solo... mi lasciassi provare. Ti dimostrerei che-» La mia voce è più acuta e incerta di quello che vorrei. Non ho scelto io di risvegliare questi poteri, ma lui mi tratta fin dal primo giorno in modo diverso da tutti gli altri. Inizio a richiamare il mio cosmo per curare lentamente le mie ferite.
    «Che cosa? Sei solo un ragazzino senza niente, aggrappato alla speranza che con una kintaral saresti rispettato, amato, temuto.» Conclude la sua frase sputando a terra. Io mi pulisco la bocca dal sangue. Poteva essere così, all'inizio, ma dopo questi lunghi anni una kintaral mi permetterebbe semplicemente di allontanarmi da lui.
    «Io potrei aiutare le Qabbrat...» Riprovo per l'ennesima volta.

    Forse è anche per questo che con me è così morboso e violento.
    Mi ha rotto tutte le ossa, mi ha fatto collassare organi, spezzato le braccia, strappato gli occhi dalle orbite. Eppure, nonostante tutto, non sono mai fuggito, non mi sono mai lasciato morire o suicidato come altri.
    Ogni volta che mi ha fatto chiamare sono accorso. Mi sono presentato a ogni allenamento, l'ho curato sempre al meglio delle mie forze. Quando mi ha chiesto di assumere altre forme per intrattenerlo l'ho sempre soddisfatto. Nonostante il dolore. Nonostante l'umiliazione.
    «No. Sei vivo solo perché mi diverti e mi servi. Un solo sbaglio, un solo errore là fuori, e chiunque potrebbe ucciderti.» Mi guarda dall'alto. Per la prima volta, nel suo sguardo, vedo un'espressione particolare. Odio, rabbia, ma anche rimpianto - quello di chi sta per perdere qualcosa che sente suo. Sono piccoli mutamenti impercettibili a chiunque altro, ma che io sto iniziando a conoscere da solo, senza nessun maestro.
    «Ma comunque, il Daleth non è d'accordo. Vogliono toglierti a me e farti sostenere una Nyâshajak. Come se avessi la speranza di sopravvivere.» Sbatto un paio di volte le palpebre sentendo le sue parole. Cerco di leggere sul suo viso i segni di un inganno o di uno scherzo, ma Máximos è mortalmente serio.

    Eppure fatico a crederci.
    Non sono mai stato coinvolto in una battaglia e la mia alchimia è ancora a un livello base, elementare. Posso essere libero - e adesso sento di non meritarmelo. In questi tre anni ho solo imparato a incassare i colpi e a sopprimere la rabbia, per non impazzire.
    «Davvero?» Noto un altro movimento dei suoi occhi; quello destro si abbassa e si stringe per un momento. Guardarlo in faccia mi serra lo stomaco e mi disgusta. Ma leggere le sue intenzioni come se fosse trasparente è l'unica vendetta che ho trovato in questi tre anni. Si stringe nelle spalle. Quando ricomincia a parlare sulla sua bocca è comparso un accenno di sorriso. Non è mai una cosa positiva.
    «Sì. Ma prima dovrai dimostrare al concilio di meritartelo.» Ma certo. Il concilio sa solo del mio livello cosmico, dei miei poteri, ma non sa o non gli interessa di come mi ha usato in questi tre anni.
    «Sono tuo allievo da tre anni. Ho sopportato qualsiasi cosa. Cosa posso fare di più?» La mia voce di nuovo si alza, vibro per trattenere la rabbia. L'ho conosciuta intimamente, in questi anni. Mi scava dentro, avvolge e lacera, ma non esplode mai come l'ira. La rabbia è qualcosa che provo verso me stesso.

    Máximos mi guarda. Per la prima volta non riesco a leggere la sua espressione.
    «Un'ultima cosa. Dovrai uccidere la tua famiglia.» Sgrano gli occhi. Non li vedo da tre anni, da quando ho iniziato a vivere nella casa del mio maestro. Prima nelle cantine con tutti gli altri apprendisti, poi nella stanza di fianco alla sua.
    «Cosa? È una follia, sono sempre stati fedeli all'ordine.» Mi sono tirato in piedi, avvicinandomi a lui, quasi sbattendo la fronte contro la sua. Lui non si scompone.
    «Non così tanto, sembra. Abbiamo le loro lettere, altri alchimisti hanno sondato il loro cuore e la loro mente. A quanto pare siete rimasti troppo tempo in Grecia a fingere di essere esuli, e avete dimenticato a chi va la vostra lealtà. Programmano di salire su una nave mercantile e di tornare nella vallata del Santuario.» Gli basta un dito sul petto per allontanarmi e rimettermi a sedere. Non ho ricordi della Grecia: siamo arrivati sull'Isola quando ero troppo piccolo. Ma la mia famiglia era stata scelta per infiltrarsi vicino al Santuario, per poi riportare al concilio informazioni utili. Noi non siamo davvero greci, siamo sempre stati fedeli. Sono stati i miei genitori a volere che io indossassi una kintaral.
    «Non è possibile. Mi hanno insegnato che diventare un'alchimista è l'onore più grande di tutti. Non avrebbe senso.» Ripenso a ogni momento vissuto con loro. Non torna, deve esserci un errore.
    «Oppure avere un figlio nell'ordine è stata la copertura perfetta. Chi lo sa. Alle serpi devi tagliare la testa prima che possano morderti, non cercare di capire come ragionano.» Sputa di nuovo a terra. Questa volta molto vicino a me.

    Mi gira la testa, fatico a pensare.
    «E allora io? Perché lasciarmi in vita?» Se sono dei traditori dovrei esserlo anche io, anche io dovrei meritare la morte.
    «Perché tu ci credi davvero. Non abbiamo bisogno di torchiarti o di scavare dentro di te: non avresti resistito tre anni con me. Ti saresti rotto prima come tutti quegli altri ragazzini.» I suoi occhi brillano mentre li passa su di me. Vorrei smettere di leggere la sua espressione, ma non posso farne a meno. Ci vedo una passione distorta.
    «Comunque. Il Daleth vuole il suo scultore di volti, ma vuole anche le teste di quegli sporchi traditori. Cosa scegli?» Non esito nella mia risposta. Non posso essere io il carnefice.
    «Io... non posso farlo. Lasciatemi parlare con loro. Posso farli restare, convincerli, e poi possono essere rieducati nelle prigioni.» Riconosco nella mia voce i segni della disperazione. Non hanno ancora tradito: se anche fosse vero stavano solo progettando di farlo. La morte è una pena troppo grande. Ma Máximos scuote la testa. Sta perdendo la pazienza.
    «No. Hanno firmato la loro stessa condanna a morte. Diventare un alchimista è l'onore più grande, non è così? Ma lo è anche proteggere il futuro dell'ordine, sbarazzandoci dei parassiti.» È categorico. Non ha pietà per me.

    È riuscito a spezzarmi, anche se per farlo ha dovuto prima lasciarmi andare, dandomi l'illusione della libertà.
    «Ci deve essere un altro modo. Non devo farlo io.» Non li vedo da tre anni, ma loro mi hanno sempre trattato bene. Non mi hanno mai fatto mancare niente: sono il loro primogenito. Mamma, papà, la mia sorella minore. Perché, perché tradire. Se avessero aspettato, creduto in me, sarei diventato un alchimista. Avrei dato loro una casa migliore e sarebbero stati ricoperti di onori. Stringo le ginocchia con le mani fino a farmi male. Vorrei urlare e piangere, ma non servirebbe a niente.
    «La scelta è la cosa più importante nella vita di un uomo, Yianni. Questa è l'unica lezione che mi interessa darti. Il Daleth vuole il sangue di tutti loro entro domani all'alba. Per cui, scegli.» Si alza dal suo ceppo, massaggiandosi il petto. Sta per lasciarmi solo, quando si volta di nuovo verso di me. Sul suo viso indurito è comparso un ghigno famelico.
    «Un'altra cosa. Se ti rifiuti mi hanno detto che posso tenerti - e questa volta, non dovrò preoccuparmi di lasciarti in vita. Sarai mio per qualsiasi cosa.» Rimango solo. Non riesco a muovermi, fatico a pensare, passano ore di silenzio. Poi comincia l'imbrunire.
    Non ho scelta. Non vorrei farlo. Le mie gambe iniziano a muoversi verso la periferia dell'Isola. Sto tornando a casa.

    0qVuOPt


    Pensavo che fosse finita, credevo di averli uccisi tutti.
    Invece, quando ho lasciato cadere il coltello a terra, sciogliendo l'invisibilità, ho sentito qualcosa dal piano di sopra. Un pianto di bambino. Lo guardo da sopra la sua culla. Urla e urla, le piccole manine tese in aria.
    Mio fratello. Non riesco a muovermi. Ora capisco come mai volevano fuggire. Non volevano che anche lui vivesse questa vita, ecco perché desideravano tornare in Grecia. Forse lì avevano dei contatti, qualcuno che poteva ospitarli, dar loro una nuova casa. Volevano salvarlo, ma anche lasciarmi indietro. Afferro le sbarre della culla e per la stretta le mie dita diventano bianche.
    Mi hanno ordinato di uccidere la mia famiglia. L'ho fatto. Per primo mio padre - gli ho tagliato la gola mentre mangiava, a tavola, gli avanzi della cena. Poi mia madre, che già dormiva. Non si è accorta di nulla. Infine mia sorella minore, Antheia. Stava scrivendo in camera sua, illuminata da una candela. Ha sobbalzato e urlato quando ha visto la porta aprirsi da sola. Ha annaspato per l'aria quando l'ho trafitta al cuore, ma non ho lasciato che soffrisse. Guardo il bambino che continua a urlare davanti a me.
    Non piange. Sta diventando rossissimo. Lo sto spaventando: non mi ha mai visto prima e sono ricoperto di sangue. Il sangue dei suoi genitori.
    Della nostra famiglia.

    Cosa ho fatto? Quello che ho dovuto, mi rispondo dopo un momento di vuoto che non so quanto è durato. Mi hanno ordinato di uccidere la mia famiglia.
    Il mio istinto è quello di prenderlo in braccio, di provare a farlo smettere di piangere, ma non saprei come fare. Potrei provare a salvarlo. Affidarlo a qualche famiglia qua vicino - no, nessuno lo accetterebbe, sono tutti troppo poveri. Potrei lasciarlo alla nave su cui volevano salire, ma sarebbe divorato dai ratti prima di venire notato dai marinai. Devo farlo io.
    Allungo le mani verso di lui. Ha smesso di piangere, ora. Chiudo gli occhi, per non guardare.
    Quando li riapro mi sembra di specchiarmi, ma la superficie è oscura e troppo vicina. Mi ci vuole un secondo per mettere a fuoco. Davanti a me, e solo adesso ritrae il viso, c'è una statua d'orium rozzamente intagliata. Sono io, o meglio, la figura è quella del mio vecchio corpo, anche se resa quasi irriconoscibile dai cristalli irregolari che la compongono.
    Mi stava fissando da chissà quanto tempo. Si allontana appena, poi mi porge la mano.

    se davvero lo desideri
    ma ci sono io per te

    Rimango in silenzio. Non ho smesso di sanguinare e la sua voce sconvolge di nuovo la mia mente già provata.
    Non ho le forze di fare supposizioni. Non so spiegarmi come sia riuscito a ottenere i ricordi che avevo obliato, scegliendo, nella fretta, di non includerli quando ho riversato la mia mente nell'orium. Mi piacerebbe pensare che ciò che ho visto sia stato distorto, ma non è così. Ne sono certo.
    «Ti sei nutrito dei miei ricordi.» Dico, a fatica. Sono così stanco.
    «Conosci la mia essenza come me stesso, per cui sai che non accetterei mai...» Ogni fibra del mio essere mi dice di non accettare, di combatterlo o di fuggire. Ma se non mi ucciderà questa statua lo farà il dissanguamento. Non ho altra scelta.
    «A meno che io non rimanga a corto di alternative.» Uno schema che si ripete nella mia vita. Lo spazio dell'autodeterminazione, per me, è sempre stato ridotto. Il libero arbitrio è una tremenda illusione quando la scelta possibile è solo una. E io sono costretto a ripeterla ogni volta, senza mai poter spezzare il cerchio.
    «Non lo desidero. Ne ho bisogno.» E, senza attendere, afferro con forza la mano d'orium della statua. La verità è che non non sono venuto nel Sottosopra per fare una scelta. La scelta l'ho già fatta.
    Sono qui per conoscere le ragioni per cui l'ho fatta.

    0qVuOPt

    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Black Aries (VII). Indossata.
    Condizioni ~ Help.
    Abilità ~ Psicocinesi, Teletrasporto, Orium Nero [Elemento Soprannaturale, Influenza Mentale, Berserk Indotto, Durezza Straordinaria] → Scheda.
    Riassunto ~ Doveva essere un post molto diverso e più lungo, con altre due scene che avevo già descritto ma che ho deciso di cancellare, riassumendole e basta. Abiezione è diventata il centro del post, forse la cosa più tremenda che io abbia mai scritto qui, e ho preferito darle giustizia.
  8. .
    CITAZIONE (¬Kinshara @ 5/5/2024, 01:52) 
    Ooooohhh ok, perfetto. Grazie mille! Questa me l'appunto così almeno me lo ricordo. Domanda, ma la Vera Forma è necessaria ottenerla al conseguimento dell'Energia Blu o è solo una cosa facoltativa estetica? Così giusto per sapere... Anche se la trovo una cosa molto interessante vedere il pg cambiare forma :zizi:

    Sì, la otterrai con l'energia blu, ma una volta ottenuta sarà comunque un'opzione facoltativa. È uno spunto di gioco per il tuo pg a seconda di quanto si considererà anche esteticamente ancora umano o più vicino al suo aspetto ideale. Ad esempio potresti iniziare una role in forma umana e magari cambiare per scena durante un duello, ma comunque è una cosa da energia blu in poi.

    CITAZIONE
    >> Avrei inoltre alcune domandine. Ancora - ahimè - scusatemi T^T

    Allora, queste domande sono più tecniche quindi ti consiglio di passare in tutorial ripetendole per farti spiegare meglio, visto che si va a parlare di abilità. Anche perché così riusciresti a definire meglio quale coppia ti piacerebbe giocare, sia a livello di mitologia che di poteri.
    In ogni caso per quanto riguarda le specializzazioni di spirito sono cose che compaiono nel manga ma sono associate solo ad alcune armature che le mostrano. Cito dallo stesso topic:
    CITAZIONE
    Solo le armature elencate sotto le specializzazioni possono farne uso.

    Quindi per te sarebbe Spirito base, che comunque è già tanta roba. Detto ciò, per l'appunto, passa in tutorial, così possono spiegarti meglio anche il funzionamento degli elementi unici o del doppio elemento.
  9. .
  10. .
    Ricordati di passare in tutorial per verificare i poteri con i blaster, prima di stendere la scheda!
  11. .
    CITAZIONE (to;e @ 4/5/2024, 15:12) 
    CITAZIONE (Wild Youth @ 4/5/2024, 15:06) 
    No, ma potresti cercare quali specie di funghi tendono a farle e poi lanciarti a cannone su quello - sempre che tu trovi qualcosa.

    Intanto ti lanciamo* un'ideuzza: Le Salisbury Plains, dove si trova Stonehenge. È un luogo fisico interessante per le caratteristiche geologiche (il gesso) e beh, Stonehenge può essere utilizzato al 100% come cosa Gea, dai portali per raggiungere Agartha fino a robe molto più interessanti.

    Ad esempio come centro perfetto delle ley lines britanniche, quindi potrebbe essere un posto molto importante dove i Gea raccolgono energia magica, cosmo, convogliandolo da tutta la Gran Bretagna.

    Qua potresti andare proprio in deep dive di magia/occulto/natura e cose ancestrali, oltre al fatto che è il luogo perfetto al centro di paganesimo, druidismo e neopaganesimo.

    *i fomenti lavorano sempre per voi.

    Eh sì, ci avevo abbastanza pensato anche a Stonehenge, effettivamente rientra anche nel tipo di abilità che mi piacerebbe giocare.
    Grazie anche a te per la dritta dear!

    Conta che dovresti giocarti la pianura e non Stonehenge, perché quella è una costruzione umana - almeno nella realtà.

    Però potresti associarci easy Gesso, Cosmo Poderoso (Soverchiante) per le ley lines, ma magari anche Dimensioni perché collega tutti gli antichi luoghi sacri.
  12. .
    CITAZIONE (to;e @ 4/5/2024, 14:44) 
    CITAZIONE (D o r c a s @ 4/5/2024, 13:43) 
    Luoghi reali :zizi: anche estinti diciamo, ma riconducili a luoghi reali

    E' ad esempio possibile anche citare luoghi che non hanno una collocazione prestabilita?
    Perché stavo pensando alle formazioni naturali chiamate Fairy Circles o Witch Circles, quelle formazioni di funghi/vegetazione circolare che nella mitologia e nel folklore sono strettamente legate alla presenza delle fate stesse.
    potrebbe essere un'idea interessante, secondo me.

    No, ma potresti cercare quali specie di funghi tendono a farle e poi lanciarti a cannone su quello - sempre che tu trovi qualcosa.

    Intanto ti lanciamo* un'ideuzza: Le Salisbury Plains, dove si trova Stonehenge. È un luogo fisico interessante per le caratteristiche geologiche (il gesso) e beh, Stonehenge può essere utilizzato al 100% come cosa Gea, dai portali per raggiungere Agartha fino a robe molto più interessanti.

    Ad esempio come centro perfetto delle ley lines britanniche, quindi potrebbe essere un posto molto importante dove i Gea raccolgono energia magica, cosmo, convogliandolo da tutta la Gran Bretagna.

    Qua potresti andare proprio in deep dive di magia/occulto/natura e cose ancestrali, oltre al fatto che è il luogo perfetto al centro di paganesimo, druidismo e neopaganesimo.

    *i fomenti lavorano sempre per voi.
  13. .
  14. .
    Sob niente black ma allora cita Shakespeare a ogni piè sospinto :straddit:
  15. .
    CITAZIONE (Him3ros @ 4/5/2024, 11:11) 
    Welcome :zizi:

    Potresti sfruttare questa conoscenza superficiale per tuffarti in una delle caste originali o meno esplorate nella storia principale.
    Se ti interessano cose come autodeterminazione, transumanesimo e filosofia, ho la casta perfetta per te.

    Ascolta il collega :mke:
1302 replies since 29/12/2014
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