| [QUOTE=Lansdalefan,10/12/2019, 23:14 ?t=76112040#entry636508930] No carissimo. I piloti giapponesi portavano orologi al collo ed erano orologi da osservazione, dei " Beobacht " da collo. L'altimetro era sul cockpit. Ecco il cockpit del caccia Mitsubishi A6M2 mod. 21 Zero, aereo in servizio presso il Servizio aeronautico della Marina Imperiale Giapponese ( 大日本帝国海軍航空本部 Dai-Nippon Teikoku Kaigun Kōkū Hombu ) e protagonista dei combattimenti aerei nei cieli del Pacifico, e, che potremmo definire caccia da superiorità aerea, relativamente agli anni 1942/43..... ( rubo le parole di un carissimo amico molto, molto esperto nell'argomento )
(IMG:https://i.imgur.com/M0neKlf.jpg)
e qui un Seikosha Type 100 :
(IMG:https://i.imgur.com/gxab8Mf.jpg)
Il Giappone, Paese del Sol Levante, è durante la guerra, ancora ancorato a filosofie e concezioni produttive obsolete, poco efficenti e poco funzionali. Ottima è la qualità dei metalli, secondo una antica tradizione e anche quella progettuale, ma la tecnologia produttiva non è adeguata ad una guerra moderna e la standardizzazione, in molti settori, non è sufficiente. Fa eccezione proprio il settore orologiero, dove due progetti meccanici fanno la parte del leone: il solo tempo e il crono Seikosha, che si ritrovano in tutti gli orologi e in tutte le salse. Le FF.AA. giapponesi hanno un'ottima conoscenza del territorio dove dovranno operare e adottano accorgimenti semplici e geniali per affrontare il difficile clima, umido e salino del fronte del Pacifico. Gli USA copiano a man bassa la composizione di lubrificanti, filtri e liquidi refrigeranti. Sono, però, un paese molto più ricco e potente ed avranno la meglio su un paese economicamente meno preparato alla guerra. ( rubo ancora dall'amico .... )
Questo un mio vecchio post sull'argomento ( purtroppo le foto non ci sono + ) :
Il " Weems " fu una delle incredibili contraddizioni in tempo di guerra. Se pensiamo che erano ( forse ) al polso di piloti che bombardarono P.H. La scritta al retro è in Yoko Kanji : Linea al top ( in cima ) da sinistra a destra " kuuhei " ( traduzione letterale / " soldato dell'aria ", quindi " pilota ", implicito ) seconda linea : con un prefisso numerico " dai " usato per indicare un numero, poi un numero ( es. 827 ) seguito da un suffisso numerico " gou ", che ora nel kanji attuale non è + usato, rimpiazzato da una lettera semplificata.
Per quanto riguarda i " kami-kaze " ( parola coniata dall'esercito per ricordare i mitici " venti divini " / tifoni, che nel XIII secolo salvarono il Giappone feudale o pre feudale dalle flotte d'invasione mongole, che tentarono per ben due volte di invaderlo ) bisogna ormai sfatare il mito dei piloti che gloriosamente volevano sacrificarsi nelle ultime fasi del conflitto. Erano giovanissimi che dai primi attacchi dell'ottobre del '44 fine alla fine della guerra venivano estratti a sorte ( si parla di forse + di 4.000 uomini ) per trasformare i loro aerei in missili esplosivi guidati.graz Ora finalmente sono state pubblicate lettere, diari, poesie di molti di questi piloti, che raccontano una storia molto diversa, fatta + di sacrificio che di eroismo. Certo, loro simbolo furono i boccioli di ciliegio ( che fioriscono per breve tempo in Giappone, con colori brillanti ) .... e le ragazze li sventolavano alla partenza di queste missioni suicida. Ma furono morti " accettate " nel sacrificio in una nazione con giovani cresciuti nel mito glorioso del loro medesimo passato, un rimando al retaggio della casta degli antichi " samurai " ( dal verbo " saburau " / servire ) e imposte da una leadership militare che rifiutava di accettare una sconfitta ormai inevitabile, preferendo condannare tanti e tanti giovani ad un sacrificio orribile quanto inutile. Nomi come Yukio Araki ( 17 anni, morto il 26 maggio 1945 ) o Ichizo Hayashi, che scrisse : " E' facile parlare di morte in senso astratto, alla maniera degli antichi filosofi .... ma è della morte reale che io ho paura .... e per me è ormai tardi per scappare. " Con se nell'ultimo volo portò la fascia con il simbolo del sole nascente, la sciarpa bianca, una Bibbia ( era cristiano ) ed una copia del libro ( imperdibile per chi non lo ha letto ) di Soren Kirkegaard " La malattia mortale ", oltre ad una foto della madre anche lei cristiana cattolica. E la strategia dei " kami-kaze " fu molto, molto poco efficace. Su 4000 piloti giapponesi periti solo 40 navi americane vennero distrutte o danneggiate. Dobbiamo ricordare che la polizia segreta giapponese aveva mezzi di coercizione efficacissimi per chi tentennava o mostrava solo un accenno di propaganda avversa. Si arrivava alla detenzione e alla morte per tortura o per " causa accidentale " durante la stessa detenzione. Un caso resta emblematico : un pilota scelto e apparentemente convinto del suo compito, una volta decollato per la missione fatale si mise a mitragliare la sua stessa base, oltre a tanti altri giovani che intenzionalmente sabotarono i loro velivoli o si gettarono volontariamente in mare ben prima di arrivare all'obbiettivo designato. Nel dicembre del 1943 e senza alcun preavviso migliaia di studenti universitari e di scuole superiori vennero coscritti ..... come un pilota lasciò detto : " Per una nazione poverissima di risorse come la nostra, l'ultima forma di capitale rimasta sono i nostri corpi " Una follia che ricorda l'arruolamento in Germania dei soldati bambini nell'ultimo anno o negli ultimi mesi del 1945. L'addestramento era minimo, quasi inesistente ..... dovevano solo decollare e arrivare sul bersaglio. Termino con le frasi scritte da Hayashi nel giorno prima della morte : " E' come stare in un sogno, domani non sarò + in vita. Quelli che sono stati estratti a sorte ieri sono già tutti morti. Non sembra neanche una cosa reale. Mi domando se andrò in paradiso. Ti prego, mamma, prega per me .... non posso sopportare l'idea di finire in un posto dove tu non potrai mai raggiungermi. " [/QU
Caro Lansdalefan, un contributo splendido: hai dato reso omaggio a quei poveri giovani straziati. Grazie davvero.
A volte dobbiamo ricordare che oltre il ticchettio degli orologi al polso dovremmo ascoltare anche il battito del cuore.
Buon Natale. |
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