Saint Seiya Final  - I Cavalieri dello Zodiaco - Full Professional RpG by Forum

Posts written by Luke¬

  1. .
    Nell'istante in cui la tua presa si stringe su di lui, in cui il tuo potere psionico ruggisce feroce, anche il suo cosmo si espande; il potere del Daeva è soverchiante, si estende nell'area che occupate come una coltre opprimente che risuona dell'eco delle infinite anime da lui divorate. La tua anima ha rischiato di finire sua preda, eppure, sebbene tu ora posso ergerti dinnanzi a lui, la sua forza e maestria sono palesi.
    Nell'istante in cui i machete partono verso di lui, Atavaka si avvolge delle sue braccia estendendole a coprirne i punti vitali; le armi formate da semplice cristallo psichico potenziato impattano contro gli arti della Surplice, infrangendosi contro di essi e cessando di esistere. Quando la tua stretta psicocinetica lo raggiunge, lui raggiunge comunque il suolo, eppure la forza con cui si oppone al tuo potere è tale da consentirgli di resistere ai tuoi intenti più dannosi.

    E così scegli di combattere come una barbara.
    Per un momento la sua voce è quella di mille, milioni, innumerevoli anime che non conosco e non conosceranno mai pace, rese parte della sua essenza. Un fato che anche il tuo spirito ha rischiato di vedere inflitto.

    Così sciocca. Incapace e ignorante, senza l'aiuto altrui saresti già mio pasto.
    Il suo disgusto per te è palese, le sue braccia si aprono nell'oscena parodia di un fiore e le dita prendono ognuna una posizione perfetta e precisa. Un segno di pura energia psionica che venendo accumulata in lui e poi, quando giunge le mani, viene scaricata ovunque.

    Tutto questo interesse per te... che follia.


    Ebyaf9G

    [CHAKRAVARTIN]


    L'intera area viene ricoperta di innumerevoli mani, intrecciate l'un l'altra in modi e sensi che la tua mente non riesce nemmeno a concepire; la tua psiche viene assaltata da onde invisibili, nelle percezioni viene instillata l'illusione di star cadendo senza controllo, persa nell'oscurità, circondata da ogni direzione dalle mani di coloro che sono stati divorati dal Daeva.
    Anche se dovessi liberarti da questa prigionia, scoprirai che l'influenza che ha esercitato si estende anche nel mondo circostante, un folle agglomerato di arti nel quale lui è completamente impercettibile.

    Occultato, una delle mani del Daeva si estende e guizza verso di te raggiungendo la velocità della luce con grande facilità. Questo pugno chiuso mira a impattare contro il tuo petto, distruggendo il tuo corpo, dilaniando la mente, e divorando la tua anima.
    Questo colpo mira ad affievolire la connessione tra spirito e corpo, sopprimendo in una volta sola due dei tuoi sensi.

    CITAZIONE
    Note: ma ciao. D'accordo con Gaz, sarò io a elargire violenza con il nostro simpatico mangia anime.

    Atavaka si difende dalla tua psicocinesi, poi fa un po' di cose carine. Innanzitutto investe sia l'area che te di un'illusione in cui lui è totalmente impercettibile (AD + Div, Illusione Ambientale + Mentale) di te che stai cadendo senza controllo in un mondo con tante mani pazze. Anche se esci da quella mentale, c'è anche l'ambientale che fa comunque casino per infastidire le tue percezioni.
    Mentre sei presumibilmente ancora impegnata ti tira un singolo cazzottone con una delle sue manine (AF, Arma Impropria + Spirito [Annientamento] + Danno Mentale). Questa manata danneggia corpo, mente e spirito oltre a toglierti Vista e Udito.

    Lui è a Nera.
  2. .
    Ci sono molte cose che cambiano al proseguire del tuo cammino. In te percepisci la presenza di Loki farsi sempre più potente, aleggiare sulle tue spalle come un mantello di piombo, ad ogni passo; comprendi che questa è la via giusta, poiché il vostro legame ti consente di cogliere quanto ti stai avvicinando alla sua fonte. Che la cosa sia positiva, è un altro discorso.
    Anche senza guardare nelle profondità della tua anima, il mondo esterno offre indizi sul fatto che ti stai avvicinando in un luogo strano: hai una strana sensazione, simile a quella che hai provato quando sono stati aperti condotti per Niflheimr, sebbene non così pressante. Probabile che la prigione sia situata in luogo a quel piano collegato, se non si trova direttamente lì.
    Uno strano odore aleggia nell'aria, sangue versato e fresco, e come il sentore di calma prima di una devastante tempesta. Lungo la via intravedi dei gruppetti di Corrotti, tuttavia sono palesemente disorientati e spaesati, sotto l'influenza di una potente illusione e pertanto facili da eliminare.

    Poi, la tua ombra si estende nuovamente, disegnando contorni che ormai riconosci, sebbene siano diversi. Loki emerge nuovamente, stavolta però non ha l'aspetto di un lupo bensì di una creatura umanoide fatta di tessuto nero intrecciato; la sua voce è più chiara, un nuovo attacco alla tua sanità che è stemperato dalla sospettosa assenza della sua solita malizia.

    C'è una notizia buona e una cattiva.
    Accavalla elegantemente le gambe, seduto su un masso. Ora che ci fai caso la sua voce, da distintamente maschile, comincia a cambiare e prendere un'intonazione prima neutra, poi femminile ad ogni parola.

    La cattiva è che questa prigione fa ben più che tenermi fermo, i vincoli imposti su di me prendono parte del mio stesso potere e lo direzionano in intricati schemi di difesa.

    Chi mi ha chiuso lì, nella sua infinita saggezza, voleva assicurarsi che nessuno che non fosse benedetto dagli Dei potesse raggiungermi.
    Fa un suono che sembra il sibilare di un serpente più che un verso pronunciato da labbra mortali, un modo che ha per dimostrare stizza e fastidio forse? Difficile stabilire quanto di quello che dice sia sincero e quanto sia un teatrino ben studiato per conquistare la tua fiducia e poi tradirti.
    Non puoi concepire perché dovrebbe farlo, in che modo questo potrebbe portargli beneficio, ma ti sei fatto l'idea che a Loki non serva una vera e propria ragione per fare quello che fa.

    Un potentissimo fulmine si abbatte al suolo in lontananza, provocando un'esplosione di energia elettrica che fa tremare la terra fino a te. Loki indica quel punto con un cenno del capo.
    La buona è che abbiamo trovato il Campione di Thor.



    Più che una battaglia questa è una vera e propria carneficina. Un'orgia gratuita di sangue e morte, perpetrata da una cinquantina di creature che sono state spinte alla pazzia da una potentissima malia mentale; c'è di tutto, guerrieri umani, un gruppetto di nani, molti corrotti, perfino uno stormo di viverne, e ognuno sembra essere completamente perso in una furia omicida che non conosce tregua.
    Dall'alto di una pila di cadaveri alta almeno sei metri vedi una figura a dir poco erculea che brandisce un enorme maglio in un turbine di elettricità e capelli rossi.
    Si gira verso di te, ma prima che possiate parlare una nuova ondata di questi esseri impazziti va per travolgervi come un'onda, circondandovi da ogni direzione e macellandovi con tutto ciò che hanno.

    CITAZIONE
    Note: è una bolgia pazzissima di pugni infiniti dove tutti, persone, mostri vari ed eventuali e corrotti, si stanno picchiando malissimo senza remore.
    Considerate un attacco complessivo di pugni, artigli, mozzichi e quant'altro ovunque e da ogni direzione a energia viola. Il plurale è intenzionale.
  3. .

    It Doesn't Matter

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    Dove dovrebbe esserci sollievo, c'è incredulo terrore

    Giapeto sta piangendo per un'infinità di motivi: dolore, umiliazione, ma prima di tutto per paura. Certo, anche lui si è reso conto di poter provare paura come un semplice mortale, quando confrontato con quanto poco fossero pronti per quella guerra.
    Ha visto la rappresentazione di tutto ciò che odia manifestarsi davanti a lui, palesare quanto fossero semplicemente superiori, e poi andarsene. Indegno perfino di un colpo di grazia, condannato a vedere i suoi fratelli spegnersi nell'attimo di una fine che non sarebbe mai dovuta essere loro.

    Non ci crede, non può crederci, non vuole credere che tu stia per morire. Che quel fratello maggiore che ha accolto ogni sfida con un sorriso, che non si è mai tirato indietro dinnanzi a nulla, che non ha mai offerto le spalle ai suoi nemici, non può semplicemente sparire.
    Le tue battute, il tuo coraggio, il fastidio della tua presenza e l'arroganza di interferire col suo lavoro, l'incomprensibile leggerezza che porti nelle loro vite e in ogni circostanza, non può non esserci più. Quella parte di realtà a lui così lontana ma alla quale aveva sempre guardato con tacita ammirazione, si trova a chiedersi cosa sarebbe stato della sua vita senza di te.

    Giapeto trova quel pensiero inaccettabile, intollerabile. Non perché sia un Dio, una creatura onnipotente cui nulla è precluso; no, solo perché non vuole veder morire suo fratello.
    Perché la vita senza di lui sarebbe incomprensibilmente più triste. Perché... non sa perché, non vuole saperlo. L'unica cosa che il piccolo Titano sa, è che questa non sarà la tua fine.
    Giapeto, e i suoi fratelli e sorelle, ti proibiscono di morire.

    Giapeto sceglie di supportare gli sforzi degli altri in una maniera molto diversa. Sa che il suo sangue non è abbastanza, sa che il suo paradigma non è sufficientemente affine per riportarti indietro, sa di non potercela fare.
    C'è unica strada aperta a lui, una strada lastricata del sangue di innumerevoli creature, una strada che porterà una strage senza pari.

    In quell'attimo di realizzazione, Giapeto si rende conto che non gli importa. E' accettabile.

    Le sue note squarciano l'universo stesso con fretta e ferocia, graffiando e rompendo il tessuto della Realtà in innumerevoli altri sistemi solari, piccoli condotti attraverso i quali si insinua la sua Dunamis come una macchia oscura. Soli, nane bianche, supernove, i, non gli importa. Da quei condotti, il Titano attira a sé l'energia degli astri.
    Sa come fare, sa come trasformare ogni cosa in energia fondamentale, sublimandone la potenza e sa che spegnere così tante stelle porterà ad una disastrosa fine per tante entità che li utilizzano come base della vita. Non gli importa.

    Dalle fenditure prende a scorrere la più pura essenza delle stelle, un'energia viva e pulsante che prende a dilaniarlo dall'interno tanto è incompatibile con lui, ma non gli importa. Egli non è il destinatario di questo potere, solo un condotto per esso.
    Il potere degli astri fluisce alle sue note, una cacofonia di colori e suoni e urla lontane e perse.

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    Tre mani toccano la voragine dove dovrebbe esserci il tuo cuore, e tutto si fa bianco. L'energia rubata da Giapeto si mescola alla tua, innestandosi della tua Dunamis ormai sbiadita nel tentativo di riattivare processi ormai interrotti; le sue lacrime evaporano a questo calore incomprensibile, i brandelli del suo corpo dilaniato e rotto dall'aver fatto suo un potere così alieno si staccano e vaporizzano, eppure non si ferma.
    Non si ferma finché l'ultima stilla di energia non raggiunge la tua matrice più profonda, e infine ti conduce nel cuore delle stelle. Il luogo dove la loro influenza si mischia, i flussi energia convergeranno verso di te, nello spazio più profondo dove sarai sanato.

    E tornerai da loro.
  4. .

    Our Lord the Flayed One XIPE-TOTEC



    Aghathodaimon, Gloria del Tezcatilipoca Rosso – Energia Viola

    Teocuitlaquemitl (Elemento Unico: Legno Straordinario) | Eztli Tezcatilipoca (Trasformazione) | Yoalli Tlauana (Trasfigurazione: Morte/Carestia)



    All'inizio era uno. Una singola entità che per nome ebbe Tezcatilipoca, formata dal Creatore affinché servisse i Protogenoi suoi alleati; essi divisero l'entità, un tempo singola, in quattro Daimon. I quattro Tezcatilipoca presero il loro posto nelle schiere celesti, perpetuando la volontà degli Dei Antichi e opponendosi ferocemente ai disegni degli altri.

    Colui che i mortali denominarono Xipe-Totec, il Tezcatilipoca Rosso, divenne fedele servo di Ananke, araldo della Necessità. Per sua voce si formarono civiltà, dai frammenti della sua Gloria sparsi nella terra fertile sorse il mais, e in suo onore venivano offerti il cuore e il sangue di innumerevoli sacrifici.
    Ogni morte un piccolo ingranaggio nell'inscrutabile disegno della sua signora, ogni sacrificio ripagato con il dono dei frutti del suolo e dell'oro della cute del Dio.

    Anche dopo la sua ritirata, ordinata dal Creatore al termine della guerra contro gli empi usurpatori titanici, i suoi fedeli continuavano ad erigere vaste Ziqqurat dalla cima delle quali il sangue prese a scorrere a fiumi nel disperato tentativo di richiamarne la benevolenza.
    In silenzio, di nascosto, Xipe-Totec rispose.
    E ora che non c'è più necessità di dormire e attendere, nulla impedirà al Sole Rosso di erigere una torre di sacrificio, un tributo così alto da raggiungere i cieli.




    Concettino che mi frullava in testa da un po', potrebbe essere una buona idea per il futuro o per chi dovesse trovarlo interessante
    (PS: la mitologia mesoamericana è PAZZA).
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    Io passo perchè al momento sono strapieno di attività, in caso ne parliamo dopo la nera di Giapeto o la blu di Minotauro. :riot:
  6. .
    oTWdjfk
    Ἰαπετός xiphos {VII} mesos dunamisYou are my Special1

    Il piacere è tutto tuo, te l'assicuro.
    Dire che Giapeto non fosse compiaciuto sarebbe stato sottovalutare grandemente l'ampiezza del suo fastidio. In verità, nelle sue vite umane, sapeva già che gli Spectre erano tornati; riprendere consapevolezza di sé, tuttavia, aveva portato a rivoltanti dettagli sul come e, soprattutto, sul chi. Inutile dire che la realizzazione che Epimeteo era morto per rilasciare quei mostri, che tanto avevano sacrificato per sigillare, era stata causa di molta rabbia; tante persone nelle immediate vicinanze di Giapeto in quello specifico momento erano state vaporizzate.
    Detto questo, per fortuna non aveva ancora avuto a che fare con degli Spectre dal suo ritorno. Sapeva che erano in giro, sapeva che qualche Spartoi o squadra aveva avuto la sfortuna di imbattersi in loro, ma su cosa stessero facendo e dove si trovassero era calata una nube di fitto mistero.
    Davvero, Rea avrebbe dovuto soffocare Ade nella culla. E poi anche tutti gli altri, così, perché Giapeto in fondo si meritava qualcosa di bello ogni tanto.

    Disgusto a parte, sebbene la sua memoria non fosse perfetta, aveva riconosciuto la creatura al suo cospetto; la Stella della Terra Magica, tra tutte le creazioni di Angra Mainyu la più difficile da individuare e sradicare. Nell'Età dell'Oro loro due avevano ingaggiato un duello non fisico, ma di intelletto: aveva dovuto infondere tutto il suo intuito nel trovarla, poi nel metterla all'angolo, nel costringerla a rivelarsi e infine nel tagliarle ogni possibile via di fuga.
    Era stato un gioco il loro, e come tutti i giochi entrambi avevano sacrificato un quantitativo sproporzionato di pedine e schiavi ad ogni mossa, ogni secolo e millennio frutto di una nuova geniale intuizione su un nuovo e imprevedibile corso d'azione, contrastato dalla maestria delle arti mistiche della Stella.
    La sua vittoria finale era stata difficile e sudata, l'apice di un processo lungo e laborioso che poteva essere durato ere per quello che ricordava.
    E ora era libera.

    Guardò la Stella, una volta apparso dalla fenditura dimensionale, sospeso nel nulla di quella città devastata a una decina di metri da lei. Era diversa da come ricordava, la sua presenza diluita, il suo nucleo non più una diretta emanazione del potere del Distruttore ma qualcos'altro che non riusciva a identificare al momento. Curioso.
    Ancora più curioso il perché avesse deciso di rivelarsi in questo momento, non era l'approccio che si sarebbe aspettato dalla Stella, non un confronto diretto quanto un subdolo tentativo di infiltrazione. C'era sicuramente una ragione dietro questo improvviso desiderio di confrontarsi con lui, rinforzi forse? Un'imboscata? Immaginava avesse preparato trappole, ma non percepiva nient'altro nelle vicinanze; di nuovo, sempre saggio diffidare degli Spectre e restare all'erta, ma era assolutamente certo che avrebbe trovato un modo di trarre vantaggio da quelle circostanze.

    Ora, rivederti è assolutamente rivoltante e tutto quello che vuoi, ma purtroppo sono molto impegnato.
    La Dunamis di Giapeto esplose, dipingendo macchie oscure in ampi archi lungo il tessuto della Realtà, la suo Soma un faro di nero e totale perfezione nello squallore di quella città devastata. Se la Stella voleva la sua attenzione, l'aveva guadagnata; restava da vedere se fosse riuscita a sopravvivere alle attenzioni che il Titano riservava ai suoi nemici. Levò entrambe le Chiavi, e lo spazio alla destra e sinistra della Stella si aprì, levandosi come un sipario sul palcoscenico più orribile, lo spettacolo più abominevole che Giapeto poteva offrire.

    kFVnwPH

    [HEKATON KALEIN]
    Hundred-Handed Mountain Buster

    Due letterali muri di pugni emersero a due metri di distanza dalla Stella in entrambe le direzioni, finestre nella cella dell'Ecatonchiro che aveva colto l'occasione, al comando di Giapeto, per sferrare il suo attacco.
    Da entrambi i lati avanzò una configurazione perfetta, tutte le mani unite in una struttura che lasciava i minimi spazi interstiziali, tanto era perfetta l'arte marziale della mitica creatura; sufficientemente largo e alto da avvolgere l'interezza del corpo della Stella un paio di volte, le due masse si avvicinarono verso lo Spectre nel tentativo di devastarne interamente la forma fisica con la loro incredibile forza d'impatto.





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    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE riserve cosmiche in rigenerazione
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI veni, vidi, pugni. Apro due portali dai quali sbucano tante manine che mirano a schiattarti in mezzo a due muri di pugni (Forza Straordinaria).

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 1: HECATONKEIRES
    gli ecatonchiri sono tra gli esperimenti più faticosi ma produttivi che il Titano dello Spazio abbia mai eseguito. Ritenuti originariamente troppo feroci e imperfetti per poter fare parte dell'esercito dei Giganti, Giapeto acquisì il materiale genetico dei tre primi prototipi della specie centimane; una volta coltivati fino a una completa maturazione, le creature furono soggetto di numerose procedure al fine di annullarne le devastanti pulsioni e massimizzarne la potenza combattiva.

    Agli occhi di una creatura meno avvezza alla genetica e alle procedure di Giapeto, gli Ecatonchiri non dovrebbero essere neanche vivi: organi interni e appendici ritenute non necessarie alla battaglia sono state completamente rimosse, rimpiazzate da ulteriori fasci muscolari capaci non solo di supportare le cento braccia e cinquanta testa di ognuno, ma di sprigionare una potenza fisica devastante e superiore a quella di comune guerriero divino. Contestualmente i cervelli delle creature sono stati ampiamente rimaneggiati, le loro menti riempite di ampi programmi di ricondizionamento psichico, gli unici pensieri concessi sono eoni su eoni di arte combattiva; ogni possibile mossa e colpo di una devastante arte marziale è conservato in essi, pronto ad essere scatenato alla volontà di Giapeto. Ovviamente questo li rende incapaci di formulare in autonomia pensieri che non siano relativi al prosieguo della lotta in corso, o al massimo di eseguire l'ultimo comando che il Titano ha imposto, ma questo non è certo un problema per lui.

    Non è cosa comune vedere gli ecatonchiri al massimo dei loro 100 metri di altezza, a meno di disporre di spazi sufficientemente ampi; più frequentemente Giapeto è solito aprire piccole finestre dimensionali nelle loro celle di contenimento in modo da consentire loro di far passare le braccia e sferrare attacchi nei punti indicati dal Titano.
    [Forza Straordinaria]


    Tecniche

  7. .
    oTWdjfk
    Ἰαπετός xiphos {VII} energia violaKnowledge Accident5

    Si concesse un sorriso intenerito. Uno solo, non voleva rischiare di sembrare offensivo davanti al piccolo elfetto che ce la stava effettivamente mettendo tutta per venire a capo del mistero della sua natura con informazioni incomplete di partenza; dalla prospettiva di un mortale, che stava provando a razionalizzare un mistero che andava oltre le sue conoscenze, era come cercare di afferrare il vento. La vera natura di un Titano era incomprensibile ai mortali, aliena perfino, e più questi cercavano di comprenderne le complessità e più questi sforzi sarebbero stati frustrati.
    Eppure era interessante vederli provare, vedere i mortali tendere le mani verso il sole, gattonare verso una strada senza fine perché... semplicemente perché no? La curiosità, tanto demonizzata dagli Olimpici, era una qualità che lui considerava fondamentale. Non esistevano misteri che non potevano essere svelati, arcani che dovevano restare senza risposta e ovviamente lui non si considerava esente da ciò. Sapeva di essere un mistero, una variabile impazzita nell'equazione, era sensato che qualcuno provasse a risolverlo.
    Per quanto fosse futile.

    E' sicuramente una teoria interessante, fortunatamente errata.
    La divergenza tra memorie titaniche e quelle umane era una possibilità, se i corpi mortali non fossero stati così compatibili a loro in primo luogo; dopotutto era per opera di Prometeo che il genoma dei Titani poteva manifestarsi nuovamente in entità che a conti fatti erano già loro, sebbene privi di poteri, sangue, Dunamis e memoria. Non avrebbe condiviso questo dato, era un'informazione un po' troppo segreta da poter elargire al asgardiano che passava di lì, ma di certo poteva provare a dissolvere qualche dubbio. Così, perché gli andava farlo.
    Partendo dal presupposto che siamo immuni a queste peculiarità della mente. Non sarebbero stati signori dell'universo se fossero stati così suscettibili a afflizioni di quel genere; la perfezione che li contraddistingueva faceva sì che le loro menti restassero in condizioni più che ottimali.

    La ragione dietro tutta questa frammentazione è che, alla fine della Titanomachia, i nostri corpi sono stati distrutti e le nostre essenze bandite.
    Non esattamente vero, questo. Erano stati sigillati nel Tartaro, dal quale il loro retaggio supremo si sarebbe riversato all'interno dei contenitori mortali, elevandoli. Non aveva mentito, per sé, ma aveva tenuto nascosti un discreto quantitativo di dettagli al riguardo; non era sua abitudine dare proprio tutte le risposte a chi gliele chiedeva, bisognava lasciare il dubbio, qualcosa da scoprire, altrimenti i mortali rischiavano di ristagnare nei loro avanzamenti.
    O semplicemente perché in quella circostanza a Giapeto andava di giocare con la verità, una delle tante, decisamente probabile.

    L'effetto è che, per poter manifestare la pienezza delle nostre consapevolezze, noi Titani dobbiamo risvegliare la nostra Dunamis passando per tutte le tappe comunemente note ad altri Sacri Guerrieri. Ogni passo porta nuova forza, nuove consapevolezze, nuove memorie.
    Ticchettò con la punta della Chiave il bordo del tavolo, facendo tintinnare posate e bicchieri in gesto distratto, un impulso umano di impiegare il suo tempo in maniera automatica. Chissà se questi strani impulsi sarebbero spariti più avanti, se si trattava di riflessi incondizionati che anche nel suo corpo originale aveva effettuato, sebbene in scala più grande; non ricordava, non aveva mai fatto caso a cose così piccole come picchiettare su un tavolo, i suoi pensieri erano sempre rivolti ai più grandi sforzi e meravigliosi accadimenti. Non avrebbe escluso che anticamente per passare il tempo giocasse con la superficie di un sole, lanciando stelle intere in buchi neri e meteore in pianeti.
    Tale era la loro forza, tale il loro distacco dalle problematiche mortali, da rendere questi i loro svaghi.
    Col tempo questo processo di risveglio finirà e noi ritorneremo al nostro potere originale, con tutte le memorie e conoscenze ora precluse. Fino ad allora... eh... ci dobbiamo adattare.
    Scrollò le spalle, quasi come a voler dire a sé stesso che sarebbe successo prima o poi. Era impaziente Giapeto, l'idea di dover perdere tempo in espedienti per incrementare il suo potere lo irritava alquanto; d'altra

    Detto questo, l'idea di andare alla ricerca di antichi artefatti o segni della nostra presenza è interessante. Ci sono varie ragioni per cui è opportuno che certe cose siano in nostra mano, e sono certo che ci sarà molto da imparare anche per te. La compagnia di un Sacerdote Runico potrebbe essere di genuino aiuto in quando si fa... come la chiamate? Archeologia?

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    Evocazione


    Tecniche

  8. .
    Rashid ti vede uscire dalla malia illusoria facilmente, troppo facilmente per qualcuno che non dispone di poteri mentali capaci di opporsi ai suoi. Sebbene il contatto con questo potere ti abbia lasciato strascichi di dolore, tu che fino a pochi istanti fa eri incapace di manipolare il cosmo se non nelle maniere più basilari e crude, lanci il cuore oltre l'ostacolo e proietti verso la fronte del tuo maestro un fascio di energia cosmica a imitazione di quello che lui aveva fatto in precedenza.

    Tende la mano, deviando il raggio verso l'esterno col dorso della sinistra, ma non era mai stato questo la vera parte dannosa del tuo attacco. Sgrana gli occhi e, per la prima volta, lo vedi sbiancare; qualunque cosa stia vedendo lo ha terrorizzato, completamente immobile per la paura.
    Ma dopo l'attimo di sorpresa, come per te, i suoi poteri mentali gli permettono di cogliere i segni che identificano questo fantasma per quello che è. Scatta all'indietro, ristabilendo svariati metri di distanza, e per un attimo credi che stia per urlarti contro; invece borbotta qualcosa tra sé e sé in arabo, scuote la testa, e fa qualcosa che mai aveva fatto prima, non con te almeno.
    Insegnare.

    Bene, ma puoi fare meglio.
    Si tocca la tempia con l'indice prima di continuare. Il nostro è un potere mentale, o psionico, che parte da qui. Come tale è invisibile e intangibile se non ad altri poteri mentali.

    Possiamo direzionarlo nelle menti altrui, intrappolandole nelle illusioni più disparate. Come hai subito, e replicato, ma non abbiamo strettamente bisogno di veicolarle a mezzi fisici. Gioca bene le tue carte e i tuoi nemici non capiranno nemmeno di essere in un'illusione.
    Picchietta il piede a terra, parlando lentamente e scandendo bene singola lettera in modo che non ci siano imperfezioni o fraintendimenti di sorta.

    Atena è la Dea della guerra e della saggezza, non del suicidio. Ci insegna a essere leali, non idioti; in battaglia coglierai ogni vantaggio possibile per proteggere l'umanità.
    Poi schiocca le dita, e il suono si propaga distorcendo l'aria in maniera quasi fisica; segno che Rashid vuole dare una dimostrazione pratica delle sue parole, mostrarti in prima persona le potenzialità insite nel legame che stai istaurando con la costellazione. Onde psioniche invisibili avvolgono la tua mente, intrappolandola in una nuova illusione: un semplice momento in cui sei paralizzata, braccia e gambe immobili e pesanti, come se le ossa si fossero fatte di piombo.

    Un modo per tenerti ferma in previsione del suo vero attacco. Rivolge il palmo verso di te, e lingue di fuoco si propagano in un cono di energia ardente che lambisce il terreno, serpeggiando verso le tue gambe.


    CITAZIONE
    Note: due appunti prima della parte riassuntiva.

    Le illusioni mentali infliggono, come puoi leggere qui, danni mentali. In questo caso le illusioni possono manifestare immagini specifiche (decise da te, come ha fatto Rashid adesso, o completamente spontanee, come il fantasma diabolico). O possono anche fare danno mentale grezzo, senza abbellimenti di sorta, il filmino specifico che proietti però nella mente del nemico può aiutare a rendergli più difficile riconoscere l'illusione come tale; tu, avendo proprio illusioni mentali nello specifico e poteri mentali in genere, hai un vantaggio nella difesa di questo tipo.
    A prescindere dall'immagine mandata l'illusione infligge comunque danno, proporzionale alla tua difesa e quanto ne è passato, come se fosse un attacco materiale tipo un pugno o una fiammata.
    Specifico perché nel tuo post e nel sunto dei danni non hai specificato di aver subito il danno mentale, per questo segnati un danno mentale di entità moderata.

    Il secondo appunto è sull'attacco in sé. Nel senso, va bene usare la tecnica per evitare di descrivere ogni volta la mossa distintiva (a meno di casi specifici è effettivamente l'attrattiva maggiore della cosa :asd: ) ma nel post va comunque specificato dove e come porti la tecnica. Ad esempio nel post hai scritto che cerchi di investirlo con il tuo cosmo: in che modo? E' un raggio piccolo mirato alla fronte o un'onda energetica alla dragonball che porta effetto mentale? Oppure, sono tanti raggi piccoli che fanno questa cosa? Oppure di nuovo, nella tecnica è specificato finché avviene il contatto fisico, ma potresti farlo anche senza toccarlo direttamente, usando potere mentale grezzo, che anche quello è cosmo.
    Io ho interpretato al momento la tua mossa come un sottile raggio di cosmo come veicolo fisico, ma un consiglio per il futuro è, appunto, sii specifico: più cose descrivi tu e meno cose sono lasciate all'interpretazione dell'avversario.

    Proseguendo, Rashid utilizza un illusione mentale per farti credere di essere paralizzata (Attacco Debole, Illusione Mentale), e nel mentre ti tira contro un cono di fiamme (Attacco Forte, Fuoco). Sempre a gialla.
    Se ci sono dubbi o domande io sono a disposizione.
  9. .
    Accantonato il dolore, non c'è nulla che possa fermarti. Le naturali limitazioni umane nell'evitare la sofferenza sono scartate, ogni limitatore sul impiegare l'interezza del tuo corpo come uno strumento grezzo di pura violenza sacra viene semplicemente spento. Ti getti in avanti oltre l'ostacolo e, di nuovo, il Titano non sembrava aspettarsi una cosa del genere; di certo non che entrassi nella sua guardia dal punto più difficile, attraverso una tempesta di attacchi nei quali, oltre le sottili fenditure che ti hanno dilaniata, puoi scorgere scie e scorci di lontani universi.
    Il tuo attacco è ben più semplice e altisonante, ma non meno efficace.

    La mano si stringe sul metallo della sua strana armatura in prossimità del collo bloccando nuovamente il Titano, non riesci a piegare
    il materiale dell'armatura e dunque a mozzargli il fiato, ma la presai gli preclude di fuggire nei portali per minimizzare il colpo. I suoi arti aggiuntivi si dissolvono, ripiegandosi nelle due braccia con cui era partito.
    Alla tua follia, nel momento in cui ti dai lo slancio per impattare contro la sua fronte, anche lui si lascia andare alla pazzia insita di tutta questa situazione; il suo elmo viene avvolto da una patina di energia cosmica semiliquida, un velo di nero che copre il suo punto più vitale, poi tira il capo all'indietro e risponde alla testata con un'altra.

    Le vostre fronti impattano, ma la tua presa gli ha impedito di imprimere nella difesa la forza che avrebbe potuto permettergli di eludere parte dell'attacco. La sottile barriera energetica si rompe, facendo impattare la tua fronte contro il metallo con una violenza tale da scuotere l'intero corpo del Titano.
    Di nuovo una campana riecheggia, vibrando nell'aria vuota e martoriata al ritmo di pazzia e dolore. Poi la sua voce risuona nella tua mente.
    °Apprezzo il coraggio.°

    La lama che gli ricopre il braccio sinistro si ritrae, il metallo si liquefà, scoprendo un arto leggermente più lungo del normale ma che ha cinque dita molto umane che scattano verso il tuo polso alla velocità della luce.
    Punta a stringere rompere la tua presa con una forza superiore, strappando la sua gola alla tua portata e a mantenerti lì, vicina.
    Troppo vicina.

    °Ma questo è stato un errore.°
    Nello stesso istante l'altro braccio, ancora ricoperto dalla strana lama ricurva, scatta verso l'alto.



    [KHORA BLADE]
    Piercing Heaven

    Sulla punta dell'artefatto si disegna quella che sembra una linea nera, piccola e sottile, una pennellata elegante e fluida che traccia una linea diagonale che punta a iniziare sul tuo fianco destro, percorrere il ventre e il torso, e poi concludere attraversando la spalla sinistra.
    Una lama piccola, una contrazione nel tessuto dell'esistenza, che mira a colpire le tue soffici parti mortali e aprirle sotto il suo taglio.

    CITAZIONE
    Note: mi difendo dalla testa con un'altra testata, anche mi faccio male. Poi approfitto della vicinanza per cercare di stringerti il polso della mano buona (AD) e toglierlo dal mio collo.
    Contemporaneamente con l'altra mano ti tiro una lamata dimensionale a distanza zero (AF, Arma Infusa) con l'intento di sventrarti. Tutto sempre a velocità luce.
    Video esplicativo ma in diagonale invece che orizzontale: X.
  10. .
    oTWdjfk
    Ἰαπετός xiphos {VII} Mésos DunamisHighway to Hel - Concilio2

    Eppure sei ancora così pieno di te, Mineil. Forse dovrei infliggertene altre.
    Negli attimi che precedettero quell'incontro, Giapeto poteva lasciarsi andare a un briciolo di confidenza nei confronti del Primarca di Scilla; la memoria del loro scontro, e soprattutto del valore e la condotta dimostrata fino a quel momento, erano un qualcosa che il Titano non avrebbe dimenticato facilmente. Sorrise a Mineil, e fu l'unica espressione di amicizia che avrebbe rivolto ad altri partecipanti di quel concilio, Aesir esclusi.
    La presenza di altri invitati, tuttavia, contribuì a peggiorare considerevolmente la qualità dell'incontro. Innanzitutto, il Daimon. Giapeto fissò gli occhi dell'Eudaimon, trattenendo a stento il disgusto che gli distorse i perfetti lineamenti del volto; i suoi istinti reclamavano vendetta per il sangue versato da quella infima creatura, ma le necessità della diplomazia venivano prima di quelle personali, dunque si limitò a girare lo sguardo e ignorare l'esistenza dello schiavo di Etere. Avrebbero tutti dovuto fare dei sacrifici.

    Nessuno degli altri invitati, escluso il Daimon, era degno di più di uno sguardo distratto da parte del Titano. Erano potenti, sì, ma a lui completamente indifferenti.
    Aveva forti pensieri riguardo alla presenza del Cavaliere Nero, meno forti ma comunque marcate sui nuovi giocattoli di Gea, ma nessuna emozione o reazione viscerale. Se fosse stato più umano sarebbe stato deluso del fatto che il Gran Sacerdote non l'aveva riconosciuto, offeso del fatto che due vite di sacrifici fossero passate nel dimenticatoio, ma il sorprendente niente che sentiva era una risposta compiacente da parte dei suoi volubili moti emotivi. Non aveva mai visto il Celebrante di Odino, di nuovo non era una conoscenza che riteneva rilevante fare, né l'elfetto che lo accompagnava in rappresentanza delle creature di Freyr, Iperione e Teia.

    Poi i tre presero a turno la parola, esponendo la realtà di una situazione a dir poco critica. Quantomeno avevano avuto la buona creanza di non proporre ridicole alleanze e inutili cooperazioni, non si sarebbe mai neanche aspettato una tale mancanza di contatto con la realtà da parte dei tre, a conferma che gli antichi amici della sua stirpe erano ancora esattamente potenti e decisi come ricordava. Avrebbe portato loro i saluti dei suoi fratelli, in seguito.
    Le notizie ricevute furono gravi, sia i piani dei corrotti che quella della Corruzione di Persefone. Ulteriore prova dell'inerente debolezza della stirpe Olimpica e del fallimento di Rea, adesso dalla parte del nemico c'era qualcuno che disponeva dei segreti che sua sorella aveva trasmesso alla figlia. Poteva solo sperare che Demetra avesse tenuto per sé il sapere più segreto, le informazioni più terribili e occulte sull'opera di Gea, ma dubitava che avesse avuto tutta questa preveggenza.

    Seduto nel suo scranno, Giapeto unì le mani e distese il volto in un'espressione che era estremamente pensosa e assorta. Ciò che era stato detto qui erano informazioni gravi, tremendamente gravi, che richiedevano azione immediata; se Hel fosse stata corrotta e le anime del Niflheimr riversate sulla realtà congiunte a quelle dell'Averno, le loro probabilità di sopravvivenza sarebbero state... scarse. Le innumerevoli linee di pensiero del Titano si protesero in calcoli e proiezioni di complessità impossibile, piani su piani, contingenze a ogni possibile minaccia che si fosse presentata, miste ad attente valutazioni sulle forze a loro disposizione.
    Il responso? Uno scarso 3,76045% di probabilità di uscirne vivi e non corrotti. Una valutazione sconfortante, che portava con sé un unico corso d'azione. Per proteggere la Realtà, obiettivo ultimo e imperativo fondante della dottrina dei Dodici Titani, avrebbero dovuto fermare quella minaccia ancor prima che si presentasse in piena forza.

    Fu il Daimon a prendere la parola per primo, e alle sue parole Giapeto non riuscì a trattenere un ghigno disgustato. Ovviamente sapevano cosa era accaduto nell'Averno, un pezzo d'informazione molto utile che, di certo per il volere di Phanes e con le migliori intenzioni del mondo, avevano dimenticato di condividere per tempo. Contenne l'istinto di farlo presente, tuttavia, non era il momento di lasciarsi andare a antiche inimicizie, per quanto il pensiero gli facesse rivoltare lo stomaco.
    Altra conclusione che trasse in seguito alla notizia: se l'Averno era caduto, completamente in mano alla Corruzione, allora dove erano finiti Ade e gli Spectre? Da dove si manifestavano nel Piano Materiale, se non dalla sacca dimensionale dell'Averno? Interrogativi che avrebbe ponderato in silenzio e condiviso con i suoi fratelli.

    Sorvolò sul baccano inverecondo scatenato fuori, rimirando lo sconforto del Daimon e accogliendo il suo disagio con la grazia di qualcuno che sta sorseggiando la bevanda più pregiata.
    Permise al trambusto di farsi meno roboante prima di continuare, prendendo la parola e comunicando a voce con calma e posatezza.

    Ovviamente l'Impero Infinito farà la sua parte in questo nuovo fronte.
    Si sporse in avanti, passando lo sguardo su ognuno dei presenti, occhi rossi che li scrutarono nell'attimo di pausa che servì per assicurarsi l'attenzione della sala.
    E' palese che, se il regno di Hel dovesse essere completamente corrotto, le conseguenze sarebbero più che catastrofiche per tutti.
    Girò lo guardo poi verso i tre Dei che avevano chiamato quell'incontro e trasmesso quelle problematiche rivelazioni.

    Le nostre forze saranno pronte a supportarvi in qualunque modo possibile, e anche i Dodici Signori dei Titani presteranno il loro aiuto diretto.
    Scelse di restare sul vago su modi in cui questo supporto si sarebbe manifestato, non aveva fiducia negli altri sul divulgare queste informazioni, ma le avrebbe condivise con i Tre privatamente una volta concluso l'incontro.
    Insieme, proteggeremo questa Realtà.
    Disse, e la sua fu l'editto da parte di chi della Realtà era un pilastro e parte fondante. Avrebbero tutti, sempre e comunque, combattuto per preservarla.

    La nostra Realtà.
    Pensò, senza dare voce a questa sua legittima considerazione.



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    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    Evocazione


    Tecniche

  11. .
    Buonasera, egregia.

    Il consiglio è più che contento di riconfermarLe le sue energie precedenti, dunque la Viola sul primo pg e la Rossa per il secondo.

    Vadi in pace :ciaone:
  12. .
    oTWdjfk
    Ἰαπετός xiphos {VII} energia violaEikonoklasm4

    Cos'era questo? Questo battito del cuore, quest'adrenalina nel sangue, questa gioia nel vedere dove era stato spinto dalla sua evoluzione; perché proprio questo scontro lo stava facendo sentire così... indescrivibilmente felice. Forse era perché aveva avuto la conferma che, in quel mare di mediocrità e sconforto, l'umanità era ancora capace di produrre qualcuno di così arguto e talentuoso. Forse era la novità del sentirsi rispondere colpo su colpo? No, aveva già affrontato qualcuno in grado di eguagliarlo e, sebbene si fosse sinceramente divertito, non era la gioia feroce che gli si agitava in petto.
    Contro il Cavaliere Nero non aveva sentito la sua anima elevarsi contro i limiti e le barriere che ancora aveva strette attorno, cercando di infrangerle, la sua Dunamis stava sbattendo contro i vincoli alla sua estensione come una belva in gabbia, ansiosa di spezzare le sue catene. Perché? Perché questo semplice umano era capace di spingere lui, una creatura superiore, a così tanto?

    Realizzò che non c'erano segreti, trucchi o stratagemmi nel Primarca, non c'era niente di complesso e fuori dal normale; era semplicemente una brava persona. Giapeto l'aveva studiato, osservando scontri e leggendo resoconti, e i dati ricavati l'avevano spinto a giungere a una semplice conclusione: era esattamente questa la sua forza.
    Una brava persona, un uomo profondamente giusto, che ha il dono di entrare in risonanza con gli altri e di far echeggiare il suo spirito indomabile con quello altrui. E così facendo, senza neanche volerlo, spingeva tutti ad essere la migliore versione di loro stessi. Anche Giapeto ne stava sentendo gli effetti, si stava lanciando trascinare nella sua danza, lui che quel ballo avrebbe dovuto condurlo, eppure non era una ferita nel suo orgoglio. Era... indescrivibile.
    Mai, in tutti i suoi infiniti eoni, si era sentito così.
    Avevano ideologie diverse, decisamente, eppure in quest'attimo di vicinanza Mineil gli aveva dato una semplice speranza, la stessa speranza con la quale aveva iniziato la Prima Guerra degli Eterni, la speranza che l'aveva condotto nella Grande Caccia e nell'Età dell'Oro, e che l'aveva spinto a tentare di uccidere Zeus. Che, un giorno, qualcuno come lui non sarebbe più stato necessario.

    Ah, beh. Alla prossima Era, forse.

    °MAGNIFICO!°
    Urlò nella mente del Primarca, alla vista di ciò che aveva creato con sangue e sudore, al miracolo dell'intuito umano che aveva creato armi capaci di eguagliare un Dio e di riempirlo d'orgoglio ai successi della sua stirpe.
    Aveva preso la tecnica di Giapeto, i suoi poteri, e glieli stava rivoltando contro a modo suo; vagamente offensivo, ma non fece altro che dargli l'ispirazione per ricambiare il favore.
    °Ma non abbiamo ancora finito, Mineil.°
    Giapeto alzò la chiave destra al rovinare dell'attacco, la sinistra prese a ciondolargli dolorosamente davanti al petto, levata all'indietro, il gomito piegato in preparazione di quell'attacco. Con pazienza, attese. Attese che il flusso di acque e fiamme gli si avvicinasse, attese fino all'ultimo momento possibile, attese espandendo la sua Dunamis in pennellate d'ebano che stonavano contro la massa di colori incomprensibili della Dimensione. Attese, conscio che se avesse fatto un'errore la sua amica sarebbe probabilmente morta per colpa sua; non era il solo, il Primarca, ad avere persone alle sue spalle da proteggere.

    Era un momento sublime, la ricerca perfetta del filo da tagliare per ottenere il massimo risultato. Un attimo di determinazione, di tutto o niente, un rischio folle.
    Lo trovò, e colpì.

    u5HZrur

    [KHORA TEMNEIN]
    Azure Aster

    La Chiave affondò in un punto preciso, il fulcro perfetto nel tessuto spaziotemporale, una piccola debolezza strutturale il cui collasso provocò una reazione a catena. La Dunamis del Titano erose le dimensioni come un acido, aprendo un enorme vortice verso il nero del nulla assoluto, una massa di energia circolare che prese ad attirare ogni cosa al suo interno senza scampo; nella creazione di questo enorme portale, Giapeto infuse tutto ciò che era. Ne rinforzò i legami, applicando il potere delle Chiavi per supportarne l'intelaiatura e la struttura, e incrementò la potenza delle correnti telecinetiche in modo di renderle capaci di afferrare la spada di Mineil.
    Contro la stella azzurra, Giapeto aveva opposto uno scudo invincibile.

    L'energia cosmica di quell'attacco affondò totalmente nella fenditura, i legami che la tenevano salda secondo la volontà del Primarca ormai dissolti e strappati al suo controllo, e non dissolti nel niente dello spazio.
    No, vincolati altrove.

    Nello stesso istante, Giapeto aprì una seconda fenditura collegata alla prima, un paio di metri davanti all'avversario, ma quella sarebbe stato un condotto d'uscita. Tutto il potere che Mineil aveva scatenato contro Giapeto, sarebbe stato rivolto verso il suo proprietario, le terribili acque di Scilla e Cariddi infettate della Dunamis del Titano, a prezzo di un crescente affaticamento che le sue capacità di sublimazione energetica non potevano più contrastare.

    Il flusso d'acqua mirò al petto del Primarca, cercando di travolgerlo nella furia del suo stesso attacco.

    hmbt2ep

    narrato | parlato | pensato
    SOMA Indossata, integra
    FISICAMENTE Sigillo di Potenziamento al Cosmo, riserve cosmiche in rigenerazione, moderata contusione al torso (costole incrinate, fiato corto, in rigenerazione), moderata contusione alla testa (leggera lacerazione e piccole fratture, vertigini, in rigenerazione), grave contusione al braccio sinistro (frattura completa all'avambraccio, inservibile, in rigenerazione), lieve affaticamento
    MENTALMENTE
    RIASSUNTO AZIONI uno reverse card (Bouncer Assoluto Monouso, Azione di Difesa+ e Attacco [Acqua, Vento, Illusione Ambientale, Cosmo Poderoso]+), ci aggiungo un po' di cosmo mio per renderti difficile ricontrollarla.

    IAR
    in principio fu pensiero; esterno, alieno, insondabile e incomprensibile. Superno. Al pensiero poi fu data forma e carne, ma non inefficiente e destinata a decadere e a decomporsi, fu pura perfezione, perché solo la perfezione poteva contenere processi così sommi: fu cosmo e sangue, radiante Dunamis e scuro Ichor, segni inconfondibili del Divino.

    Come tutti i suoi fratelli e sorelle, anche nelle vene di Giapeto scorre Ichor. In lui questo divino fluido si manifesta come una sostanza dal colore blu scuro, denso e raggrumato, ma al cui interno brillano le infinite stelle di astri lontani che fulgono del loro bagliore. O muoiono, spegnendosi.
    L'Ichor è più che un semplice contenitore di essenza vitale, è attraversato continuamente da Dunamis allo stato attivo che opera incessante per mantenere l'assoluta purezza del corpo del Titano; nelle prime fasi del risveglio questo comporta la cancellazione totale di ogni difetto e imperfezione nella struttura fisica del Pilastro Universale, oltre a renderla immortale.
    La capacità più prodigiosa è quella di lenire in maniera costante le ferite che inevitabilmente Giapeto subirà in battaglia, continuo processo che gli garantisce una resistenza alla fatica e al dolore superiore a quella di un comune umano. Nel corso di uno scontro questa guarigione è comunque troppo lenta per sanare completamente le ferite più gravi e dannose, potendo richiudere solo le più lievi e superficiali, ma l'Ichor ha la particolarità di poter essere impiegato anche in maniera attiva: concentrando la propria Dunamis nel suo sangue e innescandone i processi rigenerativi, Giapeto potrà guarire o tutte le ferite fisiche o ogni alterazione mentale e neurologica subita. [Monouso a duello, azione sia di attacco che di difesa]
    Questi benefici curativi dell'Ichor possono essere generosamente concessi a qualunque alleato entri in contatto diretto con il sangue del Titano, sebbene sia raro vedere mortali che hanno ricevuto l'onore.
    Essendo così carico del divino potere del Titano, una goccia di Ichor è capace perfino di animare oggetti e renderli fedeli servitore del Titano delle Dimensioni


    EILIANT
    fin dal momento della sua nascita Giapeto avrebbe dovuto succedere al padre, Urano, come Signore dello Spazio. Da lui in persona fu istruito nei segreti del multiverso e nella comprensione del proprio paradigma: la costante evoluzione dell'esistenza, l'incessante cerca del miglioramento e il continuo muoversi verso il prossimo limite da infrangere. A dimostrazione di ciò, il Progenitore dell'Umanità ricevette dal Dio Antico un artefatto dal potere incommensurabile: le Chiavi del Multiverso. Esse, quando si rivelò necessario scacciare per sempre Urano, furono innestate nella Soma di Giapeto, divenendone parte integrante: nella forma si manifestano come le due lame gemelle che si estendono dalle braccia del Titano e, sebbene possano essere usate come strumento d'offesa diretto, non sono in questo paragonabili ad armi vere e proprie.
    Non è questo il loro scopo, esse infatti aiutano Giapeto a focalizzare le sue abilità di controllo dimensionale, rendendo totale il suo dominio dello spazio.
    Una volta raggiunto potere necessario a manifestare il nero Khaos egli potrà concentrarlo nelle Chiavi e, tramite esse, proiettarlo verso i suoi nemici con l'efficacia tagliente o perforante di un'Arma Cosmica. [Bloccato fino ad Energia Nera]

    Sebbene il potere del Titano delle Dimensioni sia una pallida ombra di ciò che era un tempo egli potrà manipolare il tessuto spaziotemporale con perizia eguagliata solo da chi di quest'arte è assoluto maestro.
    Giapeto sarà in grado, nella più basilare dimostrazione della sua forza, di generare aperture nella Realtà, collegando così due luoghi nell'universo tra di loro. Difensivamente questa capacità può essere usata per precipitare materia e Cosmo nel nulla tra le dimensioni, mentre offensivamente potrà farne ricorso come tramite per spostare gli attacchi suoi o dei suoi alleati e farli giungere ai nemici più agevolmente. A testamento della sua maestria, il Titano potrà attraversare questi varchi in prima persona, traslandosi agevolmente tra le Dimensioni con modalità simili ad un teletrasporto, sebbene in maniera vincolata ai portali e dunque non altrettanto istantanea. Giapeto potrà perfino bandire temporaneamente il proprio avversario nel suo personale semipiano, il Melas Planetas, o per sottoporlo a potenziali danni diretti o traslando l'intera area di battaglia in un luogo a lui più congeniale, tramite tecniche apposite.

    Anche senza spezzare lo Spazio, il Titano potrà piegarlo alla sua volontà come un artigiano con la creta: sarà in grado di comprimerlo, agitandolo e scuotendolo per generare spostamenti di materia. Potrà impiegare questa capacità per effettuare prese, torsioni, sospendere la presa della gravità e levarsi in volo o levitazione, scaraventare via o attirare corpi, Cosmo o oggetti, in maniera pari in potenza e possibilità ad una Psicocinesi, sebbene non altrettanto precisa ed efficiente.
    Manifestazione meno palese ma non per questo poco portentosa, è possibilità di avvolgersi fisicamente nel tessuto spaziotemporale come se fosse un manto, nascondendosi dunque tra le pieghe della Realtà in una maniera che simula l'invisibilità. Oppure Giapeto potrà sfasare la sua esistenza nel piano materiale in più luoghi contemporaneamente, essenzialmente moltiplicando il proprio corpo nello Spazio; una manovra rischiosa questa, siccome tutti i danni subiti dai corpi aggiuntivi saranno accumulati e inflitti in quello originale una volta conclusa la manifestazione.

    Un altro attestato alla maestria di Giapeto è la capacità di comprimere la struttura del Velo di Urano a un livello infinitesimale e millimetrico, generando così una fenditura spaziale capace di separare la materia con precisione chirurgica. Queste lame di puro Spazio tagliano ogni cosa lungo il loro cammino con un efficacia ben superiore a quella di comuni emanazioni cosmiche, pari a un'Arma Infusa.


    IRINGANDOR
    al compiersi della vittoria dei Titani nella Seconda Guerra degli Eterni Urano, ormai Signore della Realtà, affidò a suo figlio e erede le chiavi della sezione del Tartaro ove il Dio Antico aveva rinchiuso entità da lui ritenute troppo pericolose, o imperfette, per esistere nel suo regno di pace e armonia. Giapeto era stato inteso come custode e carceriere di questi abomini, lui che più di tutti conosceva le loro potenzialità (essendo in molti casi il loro creatore) e come vanificarne i poteri, ma nel corso del tempo arrivò a considerare utilizzi... alternativi, sia per la prigione affidatagli che per i suoi abitanti. Il Titano dell'Ingegno ritagliò parte di quel dominio per sé e, da semplice luogo di contenimento, prese a utilizzarlo come una sorta di laboratorio dove poteva compiere e conservare i suoi esperimenti più pericolosi e inenarrabili, o anche richiudervi campioni degni di nota per futuri studi. Nel suo laboratorio sono richiusi esemplari di Ciclopi ed Ecatonchiri, infinite altre creazioni scartate da Urano e da altri Titani, esperimenti personali di Giapeto oltre che i prototipi di quelli che sarebbero poi diventati parte dell'esercito regolare dei Giganti. Grazie alla sua maestria sulle Dimensioni, egli è in grado di richiamare creature dal suo laboratorio affinché possano aiutarlo in battaglia.

    Questi esemplari sono creazioni oscure e mitiche, un tempo fiere e selvagge ma ora completamente spezzate dagli esperimenti del Titano o create per essere a lui servili, e altri infiniti orrori che non hanno mai visto la luce del sole, tutti piegati alla sua Dunamis e costretti a ubbidire a ogni suo comando. Gli abomini sono completamente dipendenti dal Titano per compiere le loro azioni dal punto di vista cosmico, consumando le sue riserve energetiche in proporzione al dispendio richiesto dal compito loro affidato.
    Al livello di risveglio attuale della sua Dunamis Giapeto potrà avere pronte allo scontro un massimo di cinque creature che potranno essere richiamate una alla volta, ognuna delle quali disporrà di una singola abilità che potrà scatenare contro i nemici del loro padrone; questa abilità non sarà pari in versatilità ai poteri di un Guerriero Sacro, sebbene sia equivalente in potenza.

    Al raggiungimento della sua Éskhatos Dunamis, il Titano potrà assegnare alle sue creazioni due abilità. [Bonus ad Energia Nera]


    AESHEN
    Giapeto, più di altri suoi fratelli e sorelle, rappresenta l'apice della conoscenza; sia per affinità del suo paradigma che per tutto il sapere acquisito nel corso di una vita così incomprensibilmente lunga, egli primeggia in genio scientifico e nella volontà di scoperta.
    Nell'arte dell'ingegneria genetica è tra i maestri indiscussi, pochi come lui comprendono come manipolare la vita ad un livello così intrinseco e profondo, sapere perfezionato nei fuochi della Seconda Guerra degli Eterni nella quale egli contribuì alla creazione dei Giganti, progetto che sconvolse il prosieguo del conflitto. Questo sapere, da lui tramandato ai figli, avrebbe poi portato alla nascita dell'umanità.
    Quasi nessuno è suo pari nella comprensione dei i misteri della materia, del cosmo e dell'energia vitale.

    Questa sconfinata capacità inventiva si manifesta nell'abilità che Giapeto ha di scomporre l'universo materiale nelle sue parti fondamentali, assorbendo in sé l'energia che anima il creato per alimentare la sua Dunamis quando questa viene consumata nei suoi vari utilizzi. Negli effetti questo è un processo continuo e passivo che rigenererà progressivamente le riserve cosmiche del Titano; sebbene non potrà recuperare dall'interezza dei suoi sforzi nel corso di uno scontro, potrà resistere molto meglio alle conseguenze dannose del continuo utilizzo della Dunamis.
    Quando questo processo è in corso attorno al Titano si sviluppano moti di distorsione: la luce si incurverà verso di lui, distorcendo lo spettro luminoso in una sottile patina trasparente, sotto i suoi piedi la vegetazione avvizzirà e l'aria si farà più rarefatta.

    Tuttavia non è solo dall'ambiente circostante che sarà possibile trafugare energia: nella più terribile manifestazione del suo potere, egli potrà divorare i suoi stessi alleati ed esperimenti. Trafiggendo una sua evocazione con i tentacoli emessi dalla Soma egli potrà innescare in essa un processo di collasso e decadimento: la malcapitata creatura subirà un agonizzante sublimazione, letteralmente disciogliendosi in particelle fondamentali mentre il potere sprigionato da questa aberrante reazione a catena viene inglobato nel Titano. L'evocazione in questione sarà comprensibilmente annichilita e dunque inutilizzabile per il corso dello scontro, la sua energia restituita al Signore dello Spazio; forte di questo afflusso di potere non proprio, Giapeto potrà impiegarlo immediatamente scagliando la sua prossima tecnica senza alcun costo per la sua Dunamis.
    Questa disgustosa sublimazione potrà essere effettuata una singola volta a duello.


    SUBJECT 5 WARDEN: K.01 KAMPE
    anticamente Kampe era un Gigante messo a guardia del Tartaro e, cosa più importante, un'amica di Giapeto. Sua assistente in molti esperimenti, aiutava il Titano a mantenere ordine nella popolazione prigioniera assicurandosi che i potenti sigilli di vincolo restassero al massimo della potenza, oltre a mantenere certi soggetti in un continuo stato comatoso. Durante la Titanomachia fu tra le infinite vittime di Zeus, brutalmente assassinata quando questo liberò gli originali Ecatonchiri e i Ciclopi prigionieri.
    La Kampe attuale non è ovviamente l'originale, è un soggetto cresciuto da un misto di materiale genetico della Guardiana e Ichor, non dispone delle sue memorie originali ma pare avere conservato brandelli di personalità. In verità non è stato neanche Giapeto a compiere questo esperimento, ma non ha trovato nessuna ragione per terminarlo; per ora anche solo una voce famigliare è abbastanza.
    A differenza di tutti gli altri soggetti e sebbene sia comunque legata alla Dunamis del suo signore, la Guardiana non è né un esperimento e né una prigioniera, è l'unica tra le evocazioni del Titano ad avere una vera personalità e libero arbitrio.

    Alta tre metri e lunga 15, considerando la coda, Kampe può manifestare in autonomia un rafforzamento delle regole della realtà sotto forma di un costrutto geometrico: i Sigilli della Guardiana possono essere forgiati secondo il suo desiderio, sia nella forma che nel numero (sebbene limitato all'estensione della Dunamis di Giapeto e a forme bidimensionali o tridimensionali), e dispongono di una Durezza Straordinaria, risultando estremamente resistenti a effetti dannosi.
    I Sigilli possono essere impressi e lasciati inerti, allo scopo di preparare trappole, usati come difese per resistere ad attacchi, fatti esplodere come tentativo di offesa contro i propri nemici: questa particolare tipologia dell'arte impone su chi viene raggiunto da essi una crescente difficoltà, proporzionale al divario energetico e al numero di Sigilli andati a segno, nel manifestare poteri cosmici. Per liberarsi da questi sigilli le vittime dovranno bruciare tanto Cosmo quanto ne sarebbe necessario per rompere dei Costrutti dalla Durezza Straordinaria; man mano che gli effetti di questo potere e i Sigilli imposti sul bersaglio si accumulano i bersagli vedranno i propri movimenti farsi sempre più difficoltosi, fino a provocare in casi estremi una paralisi totale.
    Una variazione di questi Sigilli possono invece essere di supporto al Titano e ai suoi alleati; quando posti su una creatura amica, questi conferiranno a chi ne beneficia una fluidificazione nel processo di manipolazione di energia cosmica, che permetterà di fare ricorso al proprio potere delle stelle con maggiore facilità. Questo potenziamento non potrà mai giungere all'efficacia, offensiva e difensiva, di chi possiede Cosmo Poderoso.
    [Sigilli Base di Vincolo e di Potenziamento]


    Tecniche

    KHORA TEMNEIN — Anche le menti più acute beneficiano da abitudine e routine. Sebbene l'ingegno di Giapeto sia considerevole il Titano ha trovato utile, nel clamore della battaglia, lo standardizzare alcune procedure di difesa in modo da lasciare le sue facoltà cognitive libere di ponderare come meglio proseguire nello scontro.
    In battaglia egli potrà usare la sua maestria sulla traslazione dimensionale per aprire un portale, e in esso precipitarsi, spostandosi in maniera così rapida e immediata da consentirgli di far andare a vuoto un singolo attacco nemico [monouso a duello].
    Sfruttando le capacità di pseudo-psicocinesi spaziale del Titano unite alla maestria nella creazione di portali, Giapeto sarà in grado di incanalare attacchi nemici in faglie nello spazio e di rispedirle interamente al mittente. Un'azione così precisa sarà possibile solo nel caso in cui il potere del Titano sia superiore a quello del nemico in questione: se dovesse esserci un'equivalenza di potere, egli sarà in grado di riflettere solo parte dell'attacco, mentre se quest'ultimo sarà inferiore al suo nemico la quantità di attacco che si riuscirà a rispedire al mittente sarà proporzionale al dislivello in questione. [Bouncer]
    Infine egli potrà incrementare considerevolmente il potere di assorbimento delle correnti spaziali, oltre a rafforzare la struttura cosmica che compone i portali, consentendogli di riflettere interamente un attacco anche se dovesse essere suo pari in estensione cosmica. [Bouncer assoluto, monouso a duello]
    In ogni caso, se l'attacco riflesso dovesse essere di potere inferiore al suo, Giapeto potrà infonderlo della propria Dunamis per portarlo alla sua estensione energetica o applicarvi le proprie abilità se possibile.




    Edited by Luke¬ - 10/5/2024, 09:22
  13. .
    2
    Pass the Sentence, Swing the Sword

    Accaddero tante cose nell'arco di pochi istanti, tante cose che non avrebbe mai pensato di vedere così presto. Non immaginava innanzitutto che avrebbe incontrato direttamente un Dio Antico così presto, tantomeno che quel Dio Antico sarebbe stato proprio Hypnos; non aveva mai avuto a che fare direttamente con lui, escludendo l'impostore che ne aveva preso in seguito i poteri, e tutto poteva aspettarsi fuorché che uno dei Gemelli prendesse nota di lui.
    Non poteva immaginare niente che avrebbe potuto giustificare questo interesse, ad eccezione del suo obiettivo più nascosto, ma neanche questo pareva così importante da giustificare la presenza di uno degli Araldi di Ade, non quando era tutto ancora in fumoso divenire. Ogni passo, ogni parola del Dio portava con sé un potere che Asterione non aveva mai avuto modo di sperimentare sulla sua pelle, se non nel primo momento in cui aveva ricevuto la Stella, eppure era una situazione diversa.
    Anche lui era diverso.

    Non conosceva questo Araldo, non era familiare con il suo potere e i suoi modi, non sapeva come rivolgersi a lui se non con silenzio e deferenza. Questa poca conoscenza portò un accenno di supponenza e presunzione nel vedere che si era presentato a lui come un barbone qualunque, l'arroganza che un immortale può avere verso chi prende confidenze decisamente immeritate, e che lo portò a girare il capo e incrociare lo sguardo del Dio con l'intento di intimargli di non toccarlo.
    Un intento che rimase tale, un pensiero soffocato nello sguardo di Hypnos; un ipnotico ribollire di infinito Inizio nel quale vite, sogni e speranze cominciavano e morivano. Negli occhi del Dio vide tutto quello che era e sarebbe potuto essere, triliardi di anime che urlavano di gioia e agonia, inneggiando alla gloria del Monarca Onirico.
    Capì, Asterione, quanto fosse diverso dall'impostore che l'aveva impersonato, quanto la loro forza e conoscenza non fosse neppure lontanamente paragonabile, quando quell'essere che passeggiava sereno e senza alcuna cura fosse incomprensibilmente pericoloso.

    Non sapeva il perché avesse deciso di sottoporlo a questa prova, lui che sentiva di non dover dimostrare niente a nessuno, e dubitava che provare a comprenderne le motivazioni lo avrebbe condotto alla pazzia: magari quello scontro sarebbe stata la chiave per compiere uno dei suoi ineffabili disegni, forse c'era qualcosa che desiderava comprendere sul Minotauro, forse era semplicemente annoiato. Tutte e tre le opzioni gli sembravano egualmente probabili, ed egualmente insensate. Ma chi era lui per opporsi al volere di un Dio Antico. Fu strano vedere Minosse palesemente... non a disagio, ma di certo non a suo agio in vicinanza del Dio; nessun altro avrebbe potuto permettersi di avvicinarsi al Giudice in questa maniera. Era segno che il potere di Hypnos, più che la sua autorità, non era un qualcosa contro cui nessuno di loro poteva permettersi di scherzare.

    Osservò lo spazio contorcersi e riformarsi, plasmando l'esistenza ai capricci del Dio, e poté rimirare lo strato di ghiaccio che aleggiava ovunque nel più sacro luogo, seggio del potere dei tre generali di Ade, che per quella circostanza si trasformò in un'arena. Riservò uno sguardo all'uomo che era apparso, oltre l'iconografia e la curiosa cavalcatura che aveva scelto, oltre anche la palese mancanza di rispetto verso le autorità di quel luogo e sé stesso. Era più preoccupato che oltraggiato, qualunque fosse il gioco di Hypnos, dubitava di avere scelta riguardo al parteciparvi.

    Lord Stark.
    Eppure, quella che aveva davanti era comunque una sfida; la sua competenza, il suo onore erano stati chiamati in causa, l'unica cosa che un vero guerriero poteva fare era scendere sul campo di battaglia e fronteggiare il suo avversario al massimo delle possibilità. Tese il palmo sinistro in avanti, rivolto verso il suo nemico, il pugno chiuso al fianco e le ginocchia leggermente piegate in avanti; dal suo risveglio una sola volta era stato costretto a impiegare la pienezza del suo sapere marziale, e non lanciarsi in avanti a testa bassa per distruggere tutto ciò che lo infastidiva.
    Non aveva la minima intenzione di sfigurare, né davanti al Giudice suo padre e né al Dio che aveva avuto premura di organizzare tutta questa questione. Quale che fossero le motivazioni, a dispetto di preoccupazione crescente, non si sarebbe tirato indietro.
    Vedremo.

    Non si perse in convenevoli, non ne avrebbe avuto bisogno, non erano lì per scambiare chiacchiere davanti a un tè. Erano lì per combattere, e per Ade questo avrebbero fatto.
    Fece un passo avanti, facendosi avvolgere dalla fiamma ametista del suo cosmo, mentre la sinistra luce del suo divino artefatto gli attraversava il braccio destro. Il pugno si aprì e divenne un taglio che attraversò l'aria dal basso verso l'alto, proiettando in avanti un sottile fascio di energia, lungo tre metri, che mirava a colpire il suo nemico esattamente al centro del corpo in tutta la sua interezza. Un semplice attacco, un preludio per aprire le difese di Stark e attirarne l'attenzione mentre Asterione ruppe il muro del suono proiettandosi in avanti.

    Ogni suo passo fu compiuto nella pienezza assoluta della velocità che poteva raggiungere, avrebbe cercato di chiudere quello scontro rapidamente con un singolo attacco fatale.
    Seguì la traiettoria del suo primo colpo, scartando all'ultimo al lato destro per entrare nella guardia di Stark e allungare la mano sinistra in avanti; sfruttò tutta la sua superiore stazza e la potenza dell'Arma per vibrare un singolo pugno che puntava ad impattare in pieno contro la guancia del suo avversario.

    Non avrebbe trattenuto nulla, non in questa circostanza. Solo il suo meglio e anche di più sarebbe stato tollerato.

    8gWY7Vi
    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Rossa
    surplice ☲ Minotauro [IV] Indossata, integra
    fisicamente ☲
    mentalmente ☲
    riassunto azioni ☲ easy peasy ti sparo una lamona verticale (AD, Arma Infusa + Cosmo Soverchiante), nel mentre io vado di lato per tirarti un pugno grosso in faccia (AF, Arma Infusa Grado V + Cosmo Soverchiante). Il movimento è al massimo della velocità.

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


    AIONIOPYR
    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


  14. .
    4
    Thirteenth Night

    Così, a caldo, Asterione non ricordava di essere mai stato così umiliato. Eppure era morto davvero tante volte, la sua vita si era spenta in infiniti modi, a volte pieni di gloria e valore, altre volte poco dignitosi; mai, in tutta la sua esistenza, qualcuno aveva mai offeso il suo orgoglio in questo modo. Il suo corpo, contenitore dell'orgogliosa essenza di un guerriero orgoglioso e fiero, ridotto a quello che era nella sua infanzia. Era davvero stato trasmutato in un bambino e rinchiuso in una gabbia, come un comune animale e non un servo di Ade.
    Un insulto tremendamente grave al suo ruolo, al suo onore, a tutto ciò che poteva concepibilmente offendersi.

    Si guardò intorno, trovandosi circondato da piccole e rivoltanti creature che sembravano impegnate a perdersi in festività e cantare vittoria troppo presto su quello che era entrato nel loro regno; avrebbe aperto la gabbia a mani nude, lanciandosi su di loro per farne strage, ma apparentemente gli si rivelò, finalmente l'architetto di tutto quel rivoltante teatrino. Erkling, il Re dei Goblin.
    Perfino nome e titolo gli facevano venire conati di vomito; Re? Al massimo era un ladro particolarmente fortunato, che aveva trafugato potere non suo e adesso lo sfoggiava come un vessillo, non un vero monarca. Dubitava fortemente che Gea avesse deciso di modificare in questo modo la struttura dei suoi servitori, quale che fosse la ragione dietro queste stranezze il Minotauro poteva essere assolutamente sicuro che questo si trattava di un vero e proprio colpo di mano.
    Una ribellione contro un sovrano da parte di un suddito troppo ardito, un qualcosa che nel passato di Creta si era già verificato, in tempi così lontani e remoti che neanche lui poteva ricordare. In circostanze normali non si sarebbe curato delle circostanze di Oberon, delle beghe e della politica interna delle varie fazioni fatate, e delle inefficienze del Re nel tenere in riga i suoi servi.
    Quelle non erano circostanze normali, però.

    Inspirò profondamente, inondando polmoni troppo piccoli di ossigeno e del fetore repellente dei suoi orripilanti carcerieri, un gesto che serviva per aiutarlo a soffocare spasmi di rabbia che stava già montando in lui. Piccoli tremori, scatenati dall'impatto di pura energia psionica in precedenza, che soffocò con uno sforzo di volontà stringendo i denti; aveva un discreto mal di testa e un bruciore che sembrava essersi diffuso fin dentro le ossa, ma non era nulla di invalidante. Poteva combattere.
    Aprì la bocca, e fu tentato di mordersi la lingua quando la voce che uscì dalle sue corde vocali ebbe un tono così disgustosamente giovanile, alto e acuto.
    Voglio Oberon.
    Inspirò di nuovo, rilasciando aria e soffocando la sete di sangue che stava minacciando di fargli perdere il controllo. Trovava incredibilmente difficile sopprimere i peggiori istinti della Stella in questa circostanza, come se le usuali barriere di onore e compostezza semplicemente non fossero più lì.
    Aveva senso, era effettivamente tornato bambino, ma quello era un pensiero che gli sarebbe venuto dopo

    Non mi importa di chi tu sia, quali siano i tuoi obiettivi, o cosa stia succedendo. So solo una cosa.
    La sua espressione sarebbe davvero potuta sembrare minacciosa, non fosse venuta dalla voce di qualcuno che a stento arrivava ai dodici anni.

    Il tuo teschio sarà la mia coppa.

    Detto questo, permise alla rabbia ancestrale della Stella del Cielo Prigioniero di allacciarsi alla sua indignazione e far ardere lo sdegno di Asterione come un incendio. Il nobile e decaduto Principe di Creta non c'era più, al suo posto si sarebbe rivelato tutto l'orrore che il Minotauro era in grado di infliggere.
    Avrebbe fatto scontare a quelle maledette fate ogni secondo di umiliazione.

    Allungò entrambe le mani, sradicando le barre della sua prigione e piegandole sotto le dita come se fossero fatte di semplice cartone, emergendo fuori come una visione da incubo di fuoco ametista e furia smodata.
    Mosse la sinistra, richiamando tramite il cosmo la benedizione della Labrys, convogliando le sue energie blasfeme in un lungo fascio che mosse in una linea circolare, quasi piroettando su sé stesso. Un atto che avrebbe mirato a spazzare via l'esercito di Goblin, o quantomeno a tenerlo impegnato per quel tanto che bastava per dare ad Asterione la possibilità di sferrare il suo attacco.

    Saltò in avanti, il suo corpo piccolo e leggero si proiettò oltre alimentato da rabbia e rancore, e una volta giunto a portata di Erkling avrebbe sferrato due colpi con le manine.
    Due pugni, due rombi di Ascia, un uppercut mirato al mento e un gancio che sarebbe piombato sulla tempia del nemico.

    8gWY7Vi
    narrato ☲ parlatopensato

    nome ☲ Asterione
    energia ☲ Rossa
    surplice ☲ Minitauro [IV] Indossata, integra
    fisicamente ☲ smol
    mentalmente ☲ moderato danno mentale (bruciore diffuso, leggeri tremori)
    riassunto azioni ☲ mi incazzo così tanto che è boh illegale, faccio una lama grossa circolare (AD, Arma Infusa + Cosmo Soverchiante) per spazzare via i goblin poi cerco di saltare addosso a Erkling per spaccargli la faccina con un doppio cazzottone (AF, Arma Infusa Grado V + Cosmo Soverchiante).

    LABRYS
    Più che simbolo l'ascia di Asterione è il suo lascito, il marchio del suo ufficio come Campione di Creta; un titolo che ora risuona come un triste insulto dal sapore di cenere zuppa di sangue. L'arma è il suo premio, l'eterno promemoria del prezzo della lealtà.

    L'Ascia è tra gli artefatti più potenti a disposizione dei sacri guerrieri, un'arma fusa nel suo cosmo e corpo, che lo ha accompagnato in migliaia di battaglie; canalizzando il proprio Cosmo tramite essa il Minotauro ne potrà richiamare il potere, rendendo i suoi arti dei pericoli micidiali. Tramite essa potrà sferrare devastanti fendenti o enormi raggi di energia che portano con essi tutto il potere tagliente e contundente di un vero e proprio colpo d'ascia, sferrato con tutta la forza di Asterione; persino se dovesse incanalarlo nei suoi arti nudi questi non si spezzeranno, anche se colpiti da tremendi attacchi, così pregno è del potere dell'oggetto.

    Ma l'Ascia non è un semplice implemento: essa incrementa lo spaventoso potere distruttivo del Mintauro, tagliando e spaccando armature come se il suo proprietario fosse di un livello cosmico superiore, inoltre tutti gli attacchi effettuati tramite l'arma vengono lanciati al massimo della potenza possibile con il minimo sforzo [Cosmo Straordinario], rendendo estremamente difficile contrastare direttamente per lunghi periodi gli assalti dello Spectre. [Arma Infusa Speciale]


    AIONIOPYR
    Da sempre Asterione è stato un impareggiabile guerriero non solo per le sue abilità belliche, ma principalmente per la sua caparbia determinazione e incrollabilità.
    Il corpo, l'anima e la mente del Minotauro sono affinate fino al limite estremo e anche oltre; lo Spectre potrà sopportare quantitativi inverosimili di danno, dolore e fatica prima di cadere, potendo combattere più a lungo rispetto a Sacri Guerrieri anche dopo aver subito danni e compiuto sforzi che farebbero vacillare guerrieri meno resistenti. [Resistenza Straordinaria]


  15. .

    THE DREAD WOLF TERYON

    UtjS5Vy

    Guerriero Ancestrale di Garmr – Energia Blu

    Náströnd (Cosmo Poderoso [Aura Necrotica]) | Seiðmaður (Evocazioni: Non Morti)| Dauði (Ordalia per Hel: Costrutti)



    Nel sangue di uno dei discendenti diretti del primo Guerriero Ancestrale di Garmr c'è la morte, poiché è la morte che accompagna la sua stirpe.
    Deforme e dall'aspetto terrificante fin dalla sua nascita, nella vita di Teryon c'è stato dolore e diffidenza poiché si pensava che fosse frutto del male, di qualche gravoso crimine o tremendo maleficio che l'aveva fatto marcire nel grembo della madre.
    Il mostrare vivo interesse e innato talento verso le arti della necromanzia, oltre che insaziabile curiosità verso ogni forma di sapere indipendentemente da quanto oscuro potesse essere, ha contribuito a demonizzarlo agli occhi di chi avrebbe dovuto essere suo amico.

    Dove qualcuno di meno deciso si sarebbe abbandonato a oscuri pensieri di distruzione lui ha perseverato, certo della giustezza delle sue azioni e che avrebbe avuto occasione per dimostrare il suo valore. La sua determinazione è fredda e incrollabile, devoto agli Dei e alla sua terra e disposto anche a profanare le tombe dei suoi guerrieri per vederla sopravvivere un altro giorno.

    Fu durante l'Armageddon, con la scoperta che i non morti non potevano essere trasformati in corrotti, che i metodi di Teryon trovarono finalmente una riluttante accettazione.

    I nemici del Guerriero si troveranno davanti all'essenza stessa del mastino di Hel, il suo soffio capace di marcire ogni cosa. E poi risorgeranno, a combattere per lui in eterno.

    Per Asgard.





    Un concept che certe persone acculturate riconosceranno, dopo essere apparso da qualche parte.
1172 replies since 12/6/2013
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