Endlos Realm GdR - Gioco di Ruolo Fantasy by Forum

Posts written by Yomi

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    We Dae :V in effetti mi piantasti un progetto bene avviato, ma non te ne voglio per niente visto poi quanti ne ho piantati io, ai tempi ù_ù il real è così. Però nostalgia canaglia ogni tanto ripasso pure a rileggermi qualcosa.
  2. .

    « Justin, »
    E sentitosi chiamato in causa, il diretto interessato si guardò attorno con aria imbarazzata, massaggiandosi il braccio destro con la mancina, visibilmente a disagio.
    « Tuo nonno, con le sue sole forze, non avrebbe potuto seminare un somaro morto, figuriamoci il macchinone che ci ha portato fin qui. Capisci dove voglio arrivare? Intendo dire che qualcuno lo ha portato fin qui e ha permesso che lui entrasse. Ora sorge spontanea un'altra domanda: è stato rapito, oppure è venuto qui di sua spontanea volontà? E in entrambi i casi: perché? »
    « Beh, il nonno quando è ubriaco a volte fa... cose... un po' assurde. »
    Ammise in tono non molto convinto, con Darius a pochi passi che gli gettava sguardi del tipo "tuo nonno è un coglione e se siamo qui è colpa sua".
    « Come fai a dire che è stato rapito? E' un po' improbabile, no? »
    Ed in effetti lo era. Presupponeva anzitutto che ci fossero infiltrati della città fra gli storm riders, oppure traditori fra gli stessi. Se la seconda opzione non era poi così impossibile in una società ampia ed eterogenea come quella delle tribù della tempesta, la prima era semplicemente un grosso "No". Però a quel punto qual'era lo scopo di rapire Sanchez? Insomma: chiunque l'avesse visto al rave si sarebbe trovato davanti un vecchio ubriacone sfatto, al massimo poteva essere un'idea per ricattare il Re del Cielo o qualcosa del genere, ma allora perché mai portarlo fino alla città?

    « Dove va?? »
    Esclama Darius appena Denver si allontana di nuovo, sempre più contrariato mano a mano che il passava il tempo.
    « Vi volete sbrigare?? »
    Insiste Ahri poco più in là, sempre convintissima su quanto fosse una buona idea accettare un passaggio e farsi portare alla città.
    Denver però ha avuto un'idea, una cosa che difficilmente i tre ragazzi avrebbero capito in seguito ad una rapida spiegazione a parole. Ha inizio poi il breve processo necessario a capire cosa fosse successo poche ore fa. Perché qualcosa doveva pur essere successo a Rickton, e non c'era l'ombra di un passaggio che attraversava il fiume nel raggio di chilometri.

    E in effetti la terra qualcosa sapeva. In effetti quel ponte aveva visto qualcosa, e non aveva problemi a mostrarlo al saggio di Palanthas, per quanto la scena di un vecchio ubriaco intento a fissare con aria confusa la sbarra che chiude il passaggio non era esattamente una scena che un ponte costruito con lo scopo di proteggere un ingresso mostra molto volentieri. Rick Sanchez, completamente ubriaco e intento a cercare di capire se ha ancora qualche goccia di alcool all'interno della sua boccetta tascabile, era arrivato lì barcollando diverse ore prima, precedendo di molto il trio nonostante tutti i somari morti del mondo. E per rimarcare le eccezionali misure di sicurezza adottate presso quel ponte, evidentemente divertito dal trovarsi di fronte una sbarra chiusa, aveva avuto la buona idea di superarla nel miglior stile giamaica.
    Ballando il limbo.

    Poi per qualche motivo (e Denver avrebbe dovuto essere a sua volta ubriaco fradicio anche solo per fare ipotesi sul perché), decise pure di tornare indietro, stavolta scavalcando la sbarra con notevoli difficoltà e lamentandosi della sua spina dorsale che non era più quella di vent'anni prima. A quel punto, tornato al punto di partenza, si era messo a smanettare con l'orologio da polso per alcuni istanti, salvo poi decollare forte di un jetpack miniaturizzato che teneva nascosto sotto il camice.
    Un. Jetpack. Miniaturizzato. Sotto il camice.

    E tanto per rendere la cosa più paradossale ci vollero dieci secondi abbondanti perché lo stesso tizio visto da Denver mentre era nascosto sotto il mantello dell'invisibilità accorresse, allarmato dal rombo di un reattore attivato a neanche un metro dalla sbarra. Questi si guardò intorno notevolmente affannato, salvo poi realizzare che non c'era nulla da vedere e tornarsene indietro, lasciando l'ingresso di nuovo del tutto incustodito.

    Adesso era il turno dei soldati, e Denver non esitò a sfruttare di nuovo le abilità tipiche dei saggi per rendere la sua parlantina un po' più convincente, il che era un bene visto i due figuri i cui modi di fare erano decisamente arroganti, tanto che avevano l'aria di voler mandare a spasso il saggio di Palanthas all'istante, magari caricandosi giusto l'unica persona interessante del gruppo e lasciando gli altri tre a piedi. Fortunatamente menti ottuse sono facilmente influenzate dalle influenze mentali e il risultato fu soddisfacente.

    « Ora, facciamo due chiacchiere fra adulti. Non so cosa vi abbia promesso Ahri, ma diciamo solo che se è qualcosa che una ragazzina minorenne non dovrebbe offrire in nessuna circostanza, vi chiederei cortesemente di non... “riscuotere”. Ci siamo intesi? Vi garantisco che sarete ricompensati ugualmente per il vostro disturbo – in altro modo, più tardi. Sappiate soltanto che sono in ottimi rapporti con uno degli uomini più potenti di queste terre. Quelle al di fuori dei confini della vostra città, intendo.
    Per il resto, credetemi, non siamo qui per cercare guai, né vogliamo dare rogne a nessuno. Vogliamo seriamente solo trovare un uomo che è passato di qui.
    »
    Il soldato alla guida del mezzo -il più vicino dei due- guardò Denver con aria piuttosto impressionata, salvo annuire convinto.
    « Sì. Mi sembra ragionevole. »
    Disse in tono abbastanza stupido, salvo voltarsi a incontrare lo sguardo del collega, pure lui non proprio al suo picco di lucidità.
    « Che ne dici? »
    Domandò per conferma, al che pure l'altro annuì lentamente.
    « Se non vuole dare rogne... »
    I due fecero una pausa. Poi l'uomo alla guida tornò a guardare Denver:
    « Sì. Se devi solo cercare un uomo che è passato da qui non c'è problema. Solo c'è da sbrigarsi... »
    E l'altro sul sedile passeggeri concluse:
    « Voi della generazione rubata siete sempre così lenti... ma non ce l'avete un calendario? Andate a farvi un giro per la zona di confine senza guardare che giorno è oggi... »

    « Ehi!!! » Lo interruppe Darius, ed era un tono piuttosto acceso che avrebbe messo in allarme chiunque. Era successo qualcosa... « Hey, muoviti con quei due e vieni a vedere, porca puttana... »
    Il trio aveva già iniziato le procedure di imbarco, e per prima cosa avevano avuto la buona idea di aprire il telo militare dello stesso grigio urbano delle uniformi dei soldati. Ora fissavano l'interno con aria fra lo stranito e il disgustato, decisamente indecisi su cosa fare.

    « Io pensavo portassero scatoloni, o... cibo, o... armi? »
    Si giustificò Ahri, mentre Darius apriva il più possibile il telo per permettere a Denver di guardare meglio dentro...
    Sul fondo del camion, appoggiate alla parete di metallo, c'erano non meno di quattro paia di occhi rossi che fissavano l'ingresso con l'aria terrorizzata di un animale selvatico preso in gabbia e messo all'angolo. Un paio dovevano avere attorno ai dieci anni, le altre due più piccole. E dopo qualche momento anche una quinta testolina fece capolino, avrà avuto quattro anni a dir tanto...
    Era quella la merce che trasportavano.

  3. .
    CITAZIONE (Zenone @ 28/7/2021, 16:07) 
    Se è un invito lo accetto volentieri! :-D

    Devo ancora postare nell'apposita sezione per cercare qualcuno che abbia voglia di seguire il mio arrivo su Endlos!

    Su endlos le scene free le puoi fare in modo... free. La convalida della scheda serve per quest e combattimenti, anche se questo non è proprio un forum sullo stile di quelli citati nella parte più nostalgica del topic dal punto di vista dei combat vecchio stampo.
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    Uuuuh, Marcos! Sì che mi ricordo :V
    Riguardo l'identità non-tanto-segreta di Madhatter, celebre cappellaio matto mascherato e giustiziere della notte, lascio a lei l'incombenza ù-ù
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    Cavolo, non sentivo nominare il mio vecchissimo nickname da quasi un decennio. Ne hai di memoria...
    Comunque Raphael non gioca più da tanto, se non vado errato gli unici Antichi rimasti da quell'era di mito e leggenda se non vado errato siamo io, il Syd e Madhatter, oltre a Drusilia che però non credo giocasse già all'epoca dei falchi bianchi o del primo Angeldust.
  6. .

    « Quella di questo Nike è una preoccupazione quanto mai legittima,
    pertanto, la richiesta di rispettare la quarantena mi sembra più che ragionevole. »

    A quella risposta, il rider sbatté le palpebre più volte, rimase fermo sul posto immobile con la faccia beota, salvo che iniziò lentamente a declinare il capo sempre di più, mano a mano che Lancelot parlava, fino ad ottenere ben presto una postura sempre più strana, sbilanciata tutta di un lato e quanto mai innaturale.

    « Questi luoghi non sono ancora stati posti sotto la tutela di Sua Grazia la Regina dell'Est, pertanto la sua gente ha pieno diritto di fronteggiare l'emergenza in cui versano nei modi che ritengono più opportuni.
    Dal momento che il grosso della spedizione da cui ci siamo staccati, sotto il comando del Lord Ambasciatore Galanodel, è comunque diretto qui con viveri e aiuti, non ci è richiesto altro che attenderne l'arrivo; farlo osservando lo stato di quarantena non fa alcuna differenza. »


    « E' stato... più facile del previsto. »
    Constatò quello in tono stranamente... allarmato. Aveva ormai la testa declinata di oltre centoottanta gradi, e per di più aveva iniziato a rosicchiare la punta del pollice destro, la cui unghia era già talmente malridotta da essere quasi del tutto assente.
    « Siete sicuri che nessuno di voi vuole tentare di uccidermi per passare ugualmente fregandosene di Nike? »
    Numero Sei grugnì sommessamente, anche se ancora sembrò volersi continuare ad astenere dal dire alcunché. Sharyu sembrava a disagio, chiaramente nulla di quel che era successo era molto comune nella cultura delle tribù della tempesta. I nani brontolarono fra loro qualcosa di intellegibile, non sembravano molto soddisfatti delle trattative portate avanti dal cavaliere di Palanthas. Nel frattempo Lancelot aveva preso da parte Vlad per parlare con lui e solo con lui, che pure al pari di Sharyu era irrequieto e per nulla convinto di quanto stava accadendo.

    « Lord Galanodel sarà presto qui con cibo e medicine, ma il compito della delegazione non si esaurirà con la loro consegna: queste persone avranno bisogno di assistenza e protezione, e noi dovremo essere pronti a metterci a disposizione. Il dovere ce lo impone. »
    Il giovane scudiero tenne lo sguardo basso e si morse il labbro inferiore in un chiaro segno di frustrazione, ma era chiaramente convinto di voler seguire le indicazioni del cavaliere, anzi probabilmente era quello che fra tutti i presenti maggiormente voleva assecondare il volere di Lancelot. Però non era convinto, e si risolse a dar voce ai suoi dubbi.
    « Quando il capo sarà qui, questi qui si dilegueranno di sicuro. Sono tutti grachild, per di più sono pazzi. Non vogliono stare a gittata delle Regalia del Cielo. Però non sono sicuro che... saranno molto amichevoli. E poi c'è il pretoriano, finiranno sicuramente con il provocarlo e nemmeno lui mi sembra tanto normale. A dirla tutta quello morto mi sembrava pure più sveglio. »

    « Ho qualche razione di cibo da viaggio con me, per quanto si tratti di poca cosa: te le offro in segno di riconoscenza per averci ricevuti. Quando avrai finito, vorrei che mi spiegassi come mai ci aspettavi, e come si svolge la procedura di quarantena; dopo, potrai portarci da Nike. Così non ci sarà bisogno di punizioni. »
    Se possibile, i lineamenti del gravity children dai sottili capelli biondi divennero ancora più contorti, a vederlo si sarebbe detto quasi schifato, ma era davvero difficile leggere le espressioni di un tipo così. Era fuori da ogni schema di normalità. Adesso guardava il cadavere del topo, lo fissava come se fosse la cosa più strana che avesse visto da molto.
    « Eeeeeeeh? Nooooo, meglio se le tenete voi. Non c'è granché di buono alla tana. Non possiamo nemmeno più dare la caccia a ciò che è fuori. Nike non vuole più, perché un paio di cretini hanno mangiato dei cosi e sono morti con le budella rivoltate. Noooooo, meglio se li tenete voi. E li razionate, anche. Lui non sta tanto bene, no? Dorme? »
    Aggiunse rivolto al cadavere che Lancelot aveva appena adagiato al suolo.
    La cosa più strana era che quelle parole suonavano stranamente sensate, ma l'espressione di lui e quello strano modo di guardarli, da pazzo spiritato, suggeriva tutto il contrario. Comunque si stava rosicchiando il pollice da così tanto tempo che stava uscendo sangue, non che la cosa sembrasse disturbarlo...
    « E poooi... se accetto Charlotte mi massacra. Mi massacra davvero, se accetto. Sto bene così, sìsì. »
    Aggiunse in tono sommesso, poi si voltò e cominciò ad incamminarsi, addentrandosi nell'antica metropolitana di Klemvor, comunque lo stesso luogo che Sharyu aveva scelto per raggiungere il Big Bird. Solo che il Gravity Children non aveva nessuna intenzione di condurli alla sede centrale di Genesis.

    « Mi auguro che tu sappia cosa stai facendo, umano. »
    Insorse il leader dei mercenari Kharadron rivolto a Lancelot, in tono burbero seppur risoluto a seguire
    « Da queste parti non mi sembra che ci sia molto buonsenso, meno che mai in quel manichino tutto ossa. I nani non sono famosi per la loro pazienza, e la nostra si è già esaurita da molti giri completi di orologio. Abbiamo adempiuto quanto il contratto ci impone, vogliamo tornare dal nostro committente per avere il nostro oro. Perdere tempo in un covo di pazzi non fa parte dei nostri doveri. »

    « Dovete stare in isolamento per almeno una settimana, per la quarantena. Ve l'avevo detto? No, mi sa che non ve l'avevo detto... »
    Disse in tono lunatico lo storm rider, rispondendo con colpevole e deliberato ritardo alla domanda di Lancelot, ma in qualche modo rintuzzando anche l'irritazione crescente dei nani. Di certo aveva sentito le parole di Thrár Chiavenera, quindi lo faceva per una calcolata provocazione, oppure era semplicemente stupido?
    « Non vi sto portando dal capo, vi sto portando alla tana, dove potete stare finché volete. Vi teniamo lontano dagli altri, sono tutti molto irritati e irritabili. Il capo comunque non c'è. Manca da un po', forse torna. Forse no. Non penso sia morto. Un po' mi piacerebbe, ma se lo sanno gli altri mi potrebbero uccidere di calci. Non diteglielo, eh? Charlotte invece è qui attorno da qualche parte. Appena arriva mi darà sicuramente una punizione, non so ancora cosa ho fatto ma di sicuro ho sbagliato qualcosa, ihih... »
    Numero Sei, ora in coda al gruppo, grugnì di nuovo. Sharyu invece alzò un braccio, indicando le mappe schematiche poste ad intervalli regolari sulle pareti della metropolitana.

    « Per raggiungere il Big Bird bisogna prendere quella via. Tutto dritto sottoterra, nessuna deviazione. »
    Spiegò a beneficio di tutti, il che sottointendeva che stavano ovviamente prendendo la direzione opposta.
    Stava per aggiungere altro ma la guida che li stava conducendo verso una sorta di prigionia volontaria la interruppe in maniera apparentemente del tutto involontaria:
    « E comunque io sono Arthur. E' un piacere... »

  7. .

    « Ad ogni modo, spiegatemi una cosa: se avete il loro esplicito permesso di entrare, chi sarebbero i clandestini? »
    Il terzetto rimase in silenzio a quella domanda, segno che nessuno di loro sapeva bene cosa rispondere oppure che non ci avevano proprio pensato. Probabilmente entrambe.
    « A meno che, naturalmente, non sia qualcosa di esattamente legale per loro. In tal caso, perché dovrebbero scomodarsi? »

    « Perché... »
    Scattò Ahri offesa, sentendosi chiaramente attaccata da quella constatazione di Denver perché chiaramente era sua l'idea di fare l'autostop ad un convoglio di soldati diretti verso una città spiaggiata nel warp su di un semipiano dimensionale e chiaramente militarizzata perché circondata da una foresta popolata da mostri. Comunque quella risposta rimase in sospeso per qualche lungo istante, durante il quale lei arrossì visibilmente arrabbiata mentre cercava di organizzarsi sul cosa dire:
    « Mi fanno un favore e basta! Perché devono volere qualcosa per forza? »

    « Io lo sapevo che era un'idea del cazzo chiedere un passaggio a dei soldati del cazzo per quella città del cazzo. La prossima volta le do un colpo in testa così se ne sta ferma. »
    Sottolineò Darius in modo molto poco costruttivo.

    « Io pensavo che se fossimo andati al confine come se nulla fosse ci avrebbero sparato e basta. » Disse Justin, ansioso sulla situazione che si era creata. « In effetti, come ha fatto il nonno a superare il posto di blocco? »
    Dal mezzo nel frattempo partirono due colpetti di clacson accennati, e un militare con la divisa grigia ed il cranio rasato sormontato da un cappellino si sporse picchettando con le nocche sul lato del camion facendo cenno di sbrigarsi, e chiaramente rivolto più ad Ahri che agli altri. Quest'ultima nel frattempo era decisamente stufa delle discussioni e marciò decisa verso il convoglio, invitando gli altri a seguirla con un eloquente gesto delle mani.
    « Beh, andiamo??? Non ci aspettano mica per tutta la notte, dai!!! »

  8. .

    Quando l'anomalia iridescente impattò la barriera di folgori evocata da Brifos si udì un suono sordo come di metallo in movimento che si schianta su vetro senza sfondarlo. L'essere mostrò un lampo di ferina consapevolezza nel realizzare quanto stava succedendo, ma non comprese fino all'ultimo l'entità del pericolo in cui si trovava, o così sarebbe apparso ad un qualsiasi spettatore esterno allo scontro, che null'altro avrebbe visto se non una bestia impazzita che rimbalza su di una difesa e poi viene prontamente soppressa. Eppure nell'arco di un brevissimo istante -quando i sensi si fanno tanto acuti per la situazione di pericolo che il tempo pare congelarsi- una sorta di epifania avrebbe raggiunto i sensi del raitei, frutto per metà di intuito e per metà di pura speculazione: il demone della tempesta non poteva certo scrutare gli occhi del suo avversario per carpirne i sentimenti, ma in qualche modo avrebbe intuito che qualcosa non andava e la bestia VOLEVA allontanarsi, DESIDERAVA disperatamente la fuga come istinto di sopravvivenza comune a tutti gli animali, compresi i predatori più feroci e territoriali, eppure in qualche modo, per qualche motivo, non poteva scappare, non poteva allontanarsi, non poteva trattenersi dall'attaccare con tutte le proprie forze a costo di cessare di esistere.

    E mentre i vettori strappavano via zampe e cranio dal resto del corpo spegnendo la fiamma vitale della bestia, quella sensazione fugace di un momento svanì come nebbia al mattino lasciando dietro di se il dubbio che fosse mai esistita, o che fosse solo illusione frutto della foga primordiale della battaglia.

    Con un ultimo stridere di denti e aculei la sagoma smembrata della bestia si infranse al suolo, scomposta in un accartocciarsi su se stessa dovuta al riflesso dei nervi, ancora attivi dopo la morte, parve appassire di colpo come un fiore avvicinato da una fiamma, finché non terminò il suo movimento involontario in una sorta di posizione fetale, le membra mancanti che formavano buchi da cui scaturiva non icore bensì una sorta di melassa biancastra densa e maleodorante quanto il catrame, la quale formò una pozza e poi smise di fuoriuscire nel giro di pochi secondi.

    Poco lontano, la creaturina simile ad un piccolo gargoyle blu cobalto che Poppy aveva chiamato Galio, svolazzava via faticando a prender quota, le alette chitinose che sfarfallavano freneticamente per guadagnare velocità eppure ancora facilmente raggiungibile per Brifos. Cosa che il Kyuubei non tardò a far notare.

    « Hai più di un modo per raggiungerlo, Brifos. »
    Disse la creaturina bianca arrampicandosi di nuovo sulla sagoma statuaria del demone, fino a riguadagnare la sua posizione privilegiata sul testone del saggio di Palanthas, sedendosi tranquillo fra i capelli blu affatto disturbato dal singolo corno crepitante energia elettrica.
    « Mi chiedo quali conseguenze avrà la tua decisione. Quell'avatar è tuo nemico, l'esistenza stessa di queste anomalie viventi lo dimostra. Deformare e distorcere la realtà in modo così innaturale non è certo dimostrazione di buone intenzioni, alla lunga continuerà ad espandersi fino ad intaccare tutto il semipiano. A quel punto una qualsiasi tempesta warp potrebbe romperlo in due come se fosse un sassolino crepato all'interno... »
    Tornò poi a posare lo sguardo del tutto inespressivo sulla puellae sopravvissuta per miracolo allo scontro, curata con mezzi di fortuna dal demone della tempesta, ma ancora priva di sensi e soprattutto sola e indifesa.
    « Adesso suppongo vorrai farti carico anche di lei. »
    Sospirò il gattino magico.
    Sapeva benissimo che una creatura razionale non curerebbe un individuo per poi lasciarlo da solo e indifeso in un territorio irto di pericoli, come quelle anomalie fameliche che sbucavano dal nulla. La cosa scocciava il Kyuubei, che chiaramente desiderava andare a fondo alla questione. E a questo punto era chiaro che aveva ben più di un interesse accademico per la cosa, visto che sembrava sapere molto più di quanto ammetteva...

  9. .

    Se già il posto di blocco di per se pareva un luogo sospetto, avvicinandosi sotto la protezione del mantello dell'invisibilità lo fa apparire ancora più peculiare, deserto e incustodito salvo per una coppia di tubi bianchi con luci azzurre intermittenti che hanno tutta l'aria di essere inequivocabilmente telecamere, o qualcosa del genere, collocate ai due lati della sbarra e capaci di coprire un'ampia zona davanti all'ingresso. Il punto è che la cabina che a prima vista sembrava deserta è effettivamente vuota, non c'è personale militare o civile in vista e oltretutto i comandi della sbarra hanno tutta l'aria di essere manuali. Quindi effettivamente c'è qualcosa che non quadra, perché quella è un'installazione militare e da dei militari ti aspetteresti tutt'altro.

    Proprio allora una figura entra di tutta fretta nella cabina e si piazza seduto sulla sedia girevole, agguantando la cornetta di tutta fretta e rispondendo di tutta fretta. Era giovane, sui venticinque, veva una uniforme militare di un grigio urbano ed un berretto dello stesso colore, una sigaretta sottile e artigianale fra le labbra, la barba di due giorni e la giacca aperta in modo piuttosto sciatto a rivelare una canotta da lavoro bianca e non proprio immacolata.

    « Sì?? Sono io. »
    Disse con un accenno di nervosismo.
    « Ah, Milo, se te... »
    Disse in tono più basso e informale, rilassandosi e spegnendo la cicca nel vicino posacenere, già strapieno di mozziconi.
    « No, gli altri due stasera non sono qui, ci penso io. Dimmi. »
    Agguantò foglio e penna e scarabocchiò una sigla di lettere e numeri, ad occhio e croce un qualche codice...
    « Ma adesso?? Le dieci sono già passate. »
    Mentre il parlottio si intensificava, il soldato guardò l'orologio con fare sbrigativo.
    « Appena in tempo allora. Sì, va bene, ci penso io. Li conosco? »
    Era una targa, la sequenza di numeri e lettere sul foglio. Ed i controlli così laschi e il modo di fare così sbrigativo dell'unica guardia a protezione della sbarra la dicevano davvero lunga sui modi e sulle abitudini degli abitanti di quel nuovo, gigantesco insediamento arrivato su Endlos con le mareggiate del warp. Forse perfino un vecchio ubriacone poteva passare non visto da quel posto...

    Proprio allora una coppia di fanali in lontananza fendono il buio. Qualunque sia il convoglio atteso al varco, stava giusto arrivando in quel momento, con un ottimo tempismo, il che poteva dare a Denver diverse idee interessanti su come passare non visto perfino alle telecamere. Ben presto però qualcosa inizia ad apparire sospetto: le luci dei fanali che dovrebbero avvicinarsi con andatura regolare, sembrano ferme a poca distanza da dove si trovava Denver. Più o meno nel punto in cui si trovavano i ragazzi.

    Tornando sui propri passi, ancora protetto dal mantello dell'invisibilità, il reporter si trova davanti ad una scena inaspettata, con Darius e Justin in paziente attesa a poca distanza dal veicolo in moto, perfettamente allo scoperto e rilassati seppure ben visibili ai conducenti del mezzo, due persone pure loro in divisa grigio militare che stavano amabilmente colloquiando con una Ahri pure rilassata e sorridente, che nel giro di pochi attimi si voltò tornando di corsa dai due compagni.

    « Hanno detto che non hanno visto tuo nonno, però ci fanno salire se vogliamo entrare in città. »
    Justin non sembrava particolarmente sorpreso del risultato di quelle trattative, cosa che faceva supporre che non era la prima volta che Ahri se ne usciva con una trovata del genere. Darius delle due sembrava più che altro irritato, se ne stava a braccia incrociate e fissava la ragazza con l'aria di uno che si stava sforzando di non insultare qualcuno.
    « Però noi siamo in quattro. Gli hai detto che siamo in quattro? Sono sicuro che non hanno capito che siamo in quattro. »

    « Ma che importa? Lui è già là, ci vedrà arrivare, no? Può salire dopo. »
    Darius non ce la faceva più e sbottò:
    « Ma. Sei. Cretina??! Quello è uno stracazzo di posto di blocco, come sale con noi davanti a tutti??? E' come dire chiaramente che stanno trasportando dei cazzo di clandestini del cazzo. »
    Ahri naturalmente sembrò molto offesa.
    « Beh, se hai un'idea migliore fai pure, però ci vai a piedi. Io intanto mi faccio dare un passaggio. »
    « Aspettiamolo un momento solo... »
    Implorò Justin con aria nervosa.
    ... E in tutto questo, Denver li aveva lasciati solo per pochi minuti.

  10. .

    « Ah!!! »
    Esclamò Ahri, interrompendo Denver con un'esclamazione.
    « Le Air Treck! » Disse in tono concitato. « Non abbiamo preso le Air Treck!!! »
    Ci fu un lungo istante di pausa in cui tanto Justin quanto Darius fissarono la ragazza con sentimenti molto diversi che trasparivano dai volti, il primo per lo più era stupito, l'altro aveva la faccia incazzata che ti aspetteresti da uno che si è fatto un buon trenta chilometri aggrappato al tettuccio di una fuoriserie.

    « Massì, grande idea del cazzo, andiamo giù in città a correre sui muri con le Air Treck, proprio un bel modo per passare inosservati. »
    Il colosso del gruppo non andò troppo per il sottile e si incamminò per conto proprio, inseguito da vicino dalla rossa, che non ne voleva sapere di cedere su quel punto.
    « Guarda che avere le AT ai piedi non vuol dire per forza moonwalkare fin laggiù, stronzo! »
    « Sì, perché girare con delle stupide rotelle ai piedi di per se non è sufficiente ad attirare l'attenzione, deficiente! »
    I due seguitarono ad insultarsi in toni più o meno accesi, il che lasciò Justin libero di abbassare un po' i toni per farsi sentire da Denver in una forma un po' più privata di quella che si avrebbe normalmente con gli altri due ex pretoriani di Trident in giro.

    « Se il nonno era un po' ubriaco forse voleva ubriacarsi di più, a volte lo fa... »
    Disse in tono imbarazzato per rispondere alla domanda di Denver.
    « ... Se invece era molto ubriaco, magari si sarà sbagliato e pensava di essere nel posto da dove viene. Lui non è nato su Endlos, una volta mamma ha detto che veniva da un posto tipo Klemvor, magari era talmente fatto che si è confuso. Oppure... »
    Justin fece vagare un po' lo sguardo, prima di concludere con un'espressione mortificata.
    « Ehm. Quando è veramente molto ubriaco a volte dice che vuole far esplodere la Striscia di Gaza e la Cisgiordania e trasformarla in un lago radioattivo per risolvere tutte le guerre del mondo. In quel caso bisogna spiegargli al più presto che su Endlos non c'è la Striscia di Gaza perché una volta ci ha provato davvero. Mamma dice che c'è mancato tanto così per perdere una fetta di Undarm, durante la guerra ad ovest. »
    Justin era notevolmente a disagio. Ok: magari la madre esagerava e c'erano forti probabilità che stesse decisamente sovrastimando il grado di minaccia che poteva rappresentare un vecchio scienziato pazzo sui settanta ubriaco e probabilmente anche strafatto. Però a ben pensarci anche se vecchio, pazzo e alcolizzato quel Rick aveva azzeccato la posizione di Klemvor ed assemblato un fuoristrada corazzato rosa shocking capace di superare quella foresta così fitta senza crollare sotto il suo stesso peso. Justin comunque non aveva ancora finito, abbassò ulteriormente i toni e concluse:

    « Se si mette a farneticare dell'ovest... sarebbe meglio se riusciamo a farlo stare zitto. All'atto pratico delle cose il nonno faceva il terrorista per difendere le minoranze non-umane e ha fatto scoppiare un sacco di roba durante la guerra, e lo sai? I genitori di Ahri sono morti allo stesso modo. Sì, lui giura di non aver mai fatto niente del genere, quindi ci sta che non è stato lui quella volta nello specifico, comunque faceva quelle cose lì e insomma... meglio che sta zitto. Specie se è ubriaco. E poi... »
    Boccheggiò un momento, mentre più in là era in corso un dibattito per cui da un lato Darius gridava di come l'unico modo per distinguere un quindicenne da uno storm rider a prima vista sono le AT, motivo per cui se le indossi ti riconoscono subito come tale, mentre dall'altro lato della barricata c'era Ahri che ribatteva che avere le AT non significa essere uno storm rider (?). Nel mentre Justin aveva decisamente qualcosa da aggiungere e doveva essere decisamente qualcosa di molto imbarazzante o molto preoccupante (o tutte e due), tuttavia evidentemente non era semplice per lui mettere insieme le parole per formare una frase e il reporter adesso aveva il dilemma se forzargli la mano o se glissare sulla faccenda. Anche perché la città era vicina e quei due stavano gridando talmente forte che avrebbero allertato qualsiasi guardia nel raggio di chilometri...

    Dopo un'interminabile passeggiata sotto un cielo completamente sgombro di stelle, il primo segno di vita. Non è niente di rassicurante: davanti all'improbabile quartetto un piccolo ponte su di un fiume -che come una trincea separa la terra di nessuno fra Klemvor e la città. Gli argini sono costeggiati da filo spinato e cavalli di frisia di dimensioni molto maggiori rispetto allo standard, che potrebbero tranquillamente fermare un mezzo corazzato. In stridente contrasto con queste ultime, una piccola sbarra rossa e bianca costeggiata da una piccola cabina di un grigio anonimo apparentemente disabitata, in un'area assolutamente ben illuminata.
    Tutto molto tranquillo, ma era davvero così? Tre sguardi si posarono all'unisono su Denver, che adesso in quanto unico adulto della situazione aveva il compito non facile di decidere che fare...

  11. .

    « Signorina Sharyu: a parer suo,
    quale sarebbe il modo più rapido per raggiungere il Big Bird? »

    « Dunque... »
    Sulle prime Sharyu guardò ad Est e sembrò sul punto di rispondere di getto, poi però si prese il suo tempo per rispondere, ponderando bene le sue parole perché si rendeva perfettamente conto di essere l'unica nel gruppo ad avere una vaga idea di come orientarsi nella città delle macchine. In effetti qualsiasi direzione sembrava buona quanto l'altra di primo acchito, il colossale stadio sede centrale degli storm riders rimasti a Klemvor era una sagoma distante dall'alto della scarpata, ma ora che erano scesi era nascosto dai grattacieli e dagli imponenti edifici del posto. Sì: la direzione era chiara, ma il percorso da fare non lo era per niente. Una città naufragata da quasi quindici anni in un semipiano dimensionale appare più che mai una giungla quando non si hanno né cartine, né guide, né punto di riferimento precisi.

    « Se troviamo l'arteria principale della metropolitana che veniva percorsa da Ermes allora siamo al sicuro. E' un tunnel senza svincoli, sfocia dritto verso il Big Bird ed è territorio neutrale. Inizialmente allunghiamo perché dobbiamo piegare a sud di un po', tuttavia recuperiamo in seguito quando taglia la città e non rischiamo di perderci. »
    Perse qualche istante a snocciolare qualche piccola nozione di storia. Gli Storm Riders avevano ristrutturato la metropolitana originale della città, sfruttandola per spostarsi rapidamente mediante i treni che erano riusciti a riportare sulle rotaie (solo tre, a detta di Sharyu, fra cui l'Ermes che era il treno riservato ai soli "Re"). Raccontò anche di come una volta, tanti anni fa, la prima delegazione degli Abusivi della Città Volante di Laputa percorsero la via che dall'Approdo portava al Big Bird proprio su quel treno. Stando a quelle parole era una scelta saggia: nemmeno Sharyu era mai stata in quella zona particolare della città ed era veramente troppo vicina alla foresta infestata da organismi Gastrea per essere un luogo sicuro.

    Di conseguenza ci volle un po' per convincere i nani che si stavano muovendo nella direzione sbagliata -dritti verso il Big Bird con l'intenzione di tagliare verso lo stadio. Anche Numero Sei fu inizialmente piuttosto confuso dalla scelta di Sharyu di virare a sud, però accettò quella scelta senza fiatare, fatta eccezione per un singolo grugnito piuttosto gutturale che suonava in qualche modo buffo.

    Fu una camminata lunga, fortunatamente priva di problemi. I nani tenevano fede alla nomea della loro razza in quanto instancabili e in grado di coprire quella lunga marcia tenendo il passo veloce degli altri, nonostante le corazze, l'armamento ed i sacchi neri contenenti i loro morti. Numero Sei sparì un paio di volte, ma riapparve sempre nel giro di un'ora al massimo, sempre chiuso in un mutismo che adesso appariva veramente strano, tuttavia si teneva a distanza dal resto del gruppo senza dare modo gli altri di indagare. Così facendo trascorse la mattina, gran parte del pomeriggio ed il sole iniziò la sua parabola discendente verso l'orizzonte, destinato ad essere divorato dalle file di alberi in lontananza già nel giro di un'ora. Avevano già incrociato una dozzina di ingressi alla metro, ma Sharyu aveva spiegato loro che non tutte erano attive, e quelle bloccate perché pericolose o crollate erano adeguatamente segnalate da simboli degli Storm Riders, scarabocchiati vandalizzando muri nelle vicinanze oppure addobbando i piloni ai lati degli ingressi con sticker autoadesivi che agli occhi di un forestiero apparivano praticamente uguali a quelli sbiaditi e malconci che tappezzano un po' tutta la città -anche se non quella particolare zona di Klemvor. Quando finalmente Sharyu identificò il primo ingresso valido fu un sospiro di sollievo per tutta la compagnia, ma nell'imboccare le scale dell'antica metro che conducono alle viscere della città, la storm rider dell'unità di crisi si ferma, e con lei tutti gli altri, rendendosi conto di una presenza che sta salendo le scale in direzione opposta alla loro.

    Con sorpresa uno storm rider barcollò giù dalla rampa, risalendo ondeggiando come se fosse ubriaco, salvo poi alzare gli occhi da sotto un caschetto disordinato di sottili capelli di un brutto biondo paglia. Era uno storm rider dal look strano, perfino per gli standard delle Tribù della Tempesta che già non era proprio quello tipico del Pentauron -e meno che mai di Chediya. Quelli che a prima vista sembravano monili erano invece spilloni piantati un po' su tutto il cranio a mo' di piercing, principalmente attorno alle labbra obbligando il ragazzo ad una smorfia perenne e un aspetto un po' inquietante. Era magrissimo, le costole erano in rilievo sotto la tuta da motociclista le cui stampe erano quelle di mani scheletriche che si ripetevano alla rinfusa su tutto il corpo. Non aveva proprio l'aria di essere pericoloso, anzi sembrava quasi malconcio anche se non aveva l'aria di essere ferito. Nonostante ciò alla sua vista un po' tutti ebbero l'impulso naturale di mettersi in guardia, Vlad in particolare sembrò quasi sul punto di attaccare senza essere minimamente provocato, anche se poi si rilassò un po' nel dare al nuovo giunto una seconda occhiata.

    « Oh, no! Io pensavo passavate dillà, e... vi ho aspettati quasi due ore nel posto sbagliato. Oh no, mi picchieranno di nuovo, di nuovo... non ci posso fare niente, mi sa. »
    Si stava letteralmente sgranocchiando la punta delle dita, colpendo la zona delle unghie con una certa foga, anche se indossava guanti spessi che mitigavano i morsi. Sharyu era visibilmente a disagio, ma provò comunque a rivolgersi a quella strana figura.

    « A quale team appartieni? Questa zona è controllata? Non ho visto segni da nessuna parte, non avevamo idea di essere nel territorio di qualcuno. »
    Quello si fermò, alzò gli occhi guardando direttamente la ragazza, e non aveva esattamente lo sguardo di una persona totalmente in se.
    « E' il territorio di Nike. E in effetti voi non lo potevate sapere. E io lo dovevo immaginare, che voi non lo sapevate. Mi sa che mi picchieranno anche per questo. »
    Come saltò fuori il nome del padrone di casa, Vlad sbuffò e fece un verso di stizza, invitando subito gli altri a non perdere tempo.
    « Ser Lancelot, Nike è uno dei capi fra i rider e averci a che fare ci causerebbe sicuramente problemi. Inoltre io e i miei amici abbiamo... trascorsi non proprio piacevoli con loro. Prendiamo la strada più lunga piuttosto, è meglio evitare. »

    « No, no... non potete andare via, vi ho aspettato un sacco. E se torno senza di voi mi picchieranno per davvero, e non sarà una semplice punizione. Dovete fare la quarantena, è la regola. Ed è una regola ragionevole, credetemi! L'ha scelta Nike, per evitare problemi. Perché sono problemi, se non la seguite. »

    « Che problemi? Che regola? »
    Chiese Sharyu, messa in allarme. Dietro di lei Numero Sei si sgranchì il collo e si fece avanti con la chiara intenzione di scendere giù e spaccare la faccia al nuovo giunto.

    « I mostri della foresta non ammazzano le persone, le rimandano indietro vive con la sorpresina. Poi la sorpresina esce fuori e... sbraah. Più o meno così. »
    Si indicò lo stomaco con entrambe le mani e fece un gesto che simulava un'esplosione. Più precisamente l'esplosione delle viscere.
    « Non vi possiamo far passare, forse siete infetti. Forse uno solo di voi è infetto. Forse vi salta fuori la sorpresina da dentro la pancia e se ne va in giro a piantare altre sorpresine nelle pance di altri e... sarebbe un problema. Per questo è la regola. Capito? »

  12. .
    Sono un po' stanchino, manco dal forum quei 6-7 mesi necessari ad acclimatarsi ai nuovi ritmi di lavoro semplicemente massacranti, allo stress che ne deriva ed alla scarsa voglia di vivere mista a quello che spero tanto sarà l'ultimo trasloco della mia vita (e sì che ne ho avuti tanti, ahah) ed è tutt'ora in corso. Giusto ieri sono riuscito a capire finalmente dove deve stare la mia scrivania e quindi ho potuto ricollocare il pc e il monitor lì dove devono stare.

    Ho voglia di giocare, ma il tempo è davvero poco e le energie sono anche meno. Spero che volete ancora fra voi questa vecchia carcassa inaffidabile, ho giusto qualche giocata che vorrei tanto portare avanti, con l'utopia sempre più irrealizzabile di concludere trame iniziate e lasciate a stagnare qua e là per i presidi.
  13. .
    CITAZIONE (Endlos @ 8/1/2021, 10:58) 
    CITAZIONE (Madhatter @ 8/1/2021, 10:06) 
    Giocata: Guardians of the Household
    Conto Pg coinvolti: Makor, punti liberi su StrayDog & Drusilia
    Eventuali gilde coinvolte: The Hush

    Conti aggiornati. Credo rimanga tuttavia un punto libero per Yomi, che ha fatto a sua volta tre post. Lo tengo libero, o lo giro su Little Red?

    Yes pls, il conto è qui: here grazie e scusate la poca presenza ;__;
  14. .

    « Siete voi il carico da portare al confine...? »
    Si erano appena staccati dal codazzo che si era formato al seguito di Quarion e i ragazzi stavano battibeccando animatamente. Darius si era dichiarato felice di non dover stare un momento di più in compagnia di Misogi ("l'avrei ammazzato di nuovo nel giro di mezz'ora") e al contempo scocciato di doversi mettere alle calcagna di un vecchio ubriaco ("avete tutte le teste di cazzo munite di Air Treck che volete, mettetene un paio dietro invece di scartavetrarmi le palle"). Ahri domandò due volte nel giro di cinque minuti perché stavano lì come fessi ad aspettare e in entrambi i casi a risponderle fu Justin (con cortesia a dire il vero abbastanza esasperata entrambi i giri) che incamminarsi subito a piedi aveva poco senso se dovevano comunque fare la strada in auto. Alla fine più o meno nel giro di dieci minuti si materializzò dal nulla questa ragazzina dall'aria familiare con il faccino incazzato, le mani ficcate in un maglione bianco sformato e i lineamenti tipici delle genti dell'ovest, ma resi particolari da tratti particolari che ne denunciavano la natura non umana, o non del tutto tale. A fare da contraltare ad un piccolo neo sotto l'occhio sinistro, il lato destro del viso era tutto incorniciato da tre linee scure simili a piccole onde che sembravano tatuaggi, ma di un colore troppo naturale come quello delle voglie per essere tali. Gli occhi erano di un brillante rosso acceso puntato sui presenti come la più feroce delle fiere che osserva la preda dall'alto, da una schiacciante posizione di vantaggio, mentre i capelli scuri erano fin poco sotto le spalle, legati in più ciocche impreziosite da monili d'oro e argento. Ma il dettaglio più sconcertante erano le corna: piccole e affilate lame ossee che dal nero sfumavano morbide verso il rosso mano a mano che si arrivava alla punta ricurva, erano pochi centimetri ma sembravano affilate come pugnali ed al contempo delicate e fragili. La ragazzina non poteva avere più di quattordici anni, però non era umana quindi magari ne aveva in realtà qualcuno in più...
    Tirò fuori una mano dalle tasche della maglia, fra le dita aveva un piccolo oggetto nero simile ai telecomandi di accensione che aprono i cancelli delle grandi case dei ricchi. Premette più volte e una piccola luce blu fiammeggiò per qualche istante, continuando a brillare a intermittenza anche quando la ragazzina la fece sparire di nuovo nella tasca.

    « Aspetta! Aspetta!!! »
    Justin puntò l'indice su di lei, e più esasperato e sull'orlo della crisi di pianto che realmente arrabbiato o accusatorio nei suoi confronti gli scappò una vocina stridula.
    « Tu non puoi essere l'autista, dai, voglio dire... »
    « Io sono il navigatore. »
    Lo interruppe lei con la stessa freddezza di una lama gelida e Byakko poté così tirare un brevissimo respiro di sollievo...
    Della durata più o meno di qualche secondo, tempo in cui sul fondo del viale sgommò con violenza un'auto sportiva bianca dai vetri oscurati, che in una manovra spericolata deviò a novanta gradi stridendo sull'asfalto malconcio di Klemvor, salvo poi accelerare con un rombo pauroso di un motore palesemente alterato, per poi inchiodare con forza fermandosi esattamente a pochi centimetri dalla ragazza, che rimase stoicamente immobile laddove il terzetto di Trident si era fatto prontamente da parte rispetto alla traiettoria dell'automobile.
    Lo sportello si aprì di colpo, alla guida c'era una copia perfettamente speculare della navigatrice, con giusto qualche differenza nell'abbigliamento con maglietta nera e shorts laddove la gemella preferiva maglione e la mini.

    « Loro? »
    Chiese in tono apatico la nuova arrivata in nero, mentre un forte odore di carburante sintetico e di sigaretta permeava l'aria. Aveva una cicca accesa fra le dita della mano sinistra, che provvide subito a spegnere nel posacenere interno della macchina mentre la gemella in bianco annuiva, costeggiando l'auto per prendere posto sul sedile passeggero.
    « Non ho posto per quattro, dietro. Chi di voi ha bevuto di più rimane qui. Se mi vomitate nella macchina dovete pagarmi i danni. »
    Justin iniziò a protestare, Ahri pure fece per dire qualcosa di poco gradevole però Darius si fece avanti, accodandosi alla macchina con un'improvvisa voglia di prender parte alla spedizione, nonostante pochi secondi prima si stava lamentando del contrario.
    « Ehi, che stai facendo?? »

    « Salite. » Disse laconico Darius Nox, campione di pallacanestro e persona particolarmente poco incline ad essere ragionevole, mentre si arrampicava sull'alettone posteriore con insospettabile agilità. « La macchina te la ricomprano tre volte, stronzetta di merda. Pensa a guidare, io sto comodo. »
    E detto questo si poggiò in ginocchio sul tetto della macchina, con le due gemelle che gli urlavano di tutto e la lamiera del tetto che si piegò sotto il peso del ragazzo.

    « Cadrai nel giro di tre secondi! »
    Gli gridò la gemella in nero.
    « Ma non dire cazzate e guida. »
    Replicò bruscamente lui.
    « Quando freneremo sarai proiettato sotto le ruote! »
    Aggiunse la gemella in bianco.
    « Ma cacchio sei, mia madre??? Eh parti! »
    Nel mentre però Ahri e Justin avevano già preso posto, e Denver fu obbligato a piazzarsi proprio in mezzo sul sedile posteriore, scoprendo che una bella auto dagli interni impeccabili non è per forza un'auto comoda visto che avevano a malapena lo spazio per respirare. Per fortuna Ahri e Justin sono tutti e due piuttosto piccoli di statura, quindi in qualche modo avevano qualche centimetro buono per far funzionare i diaframmi e riempire d'aria i polmoni quando richiesto, però ci volle qualche istante in più prima che il pilota si decidesse a partire facendo cadere le proteste solo dopo la quarta o quinta volta che gli veniva ripetuto che i danni eventuali sarebbero stati risarciti dal Re del Cielo.

    La partenza fu annunciata dal rombo feroce di una belva infuriata e la macchina sportiva fece stridere le ruote prima di scattare in avanti divorandosi mezzo chilometro di asfalto nel giro di pochi secondi. L'arteria stradale principale di Klemvor non era proprio sgombra da ostacoli, l'asfalto era strapieno di buche e dossi dovuti alle radici delle piante che affioravano sfondando un manto stradale che non riceveva le dovute manutenzioni da almeno quindici anni, l'abilità da pilota della ragazzina gli si doveva riconoscere anche solo dal fatto che non sentirono quasi scossoni nonostante un'auto talmente bassa da sfiorare il suolo, ma in compenso furono continuamente sballottati a destra ed a sinistra mentre lei manovrava il volante come un'ossessa, sempre comunicando animatamente con la sua navigatrice, che aveva tirato fuori dal nulla una quantità di carte la cui stampa era quasi del tutto oscurata da una mole spaventosa di note scritte a penna.

    « Ma almeno sapete dove ci dovete portare??? »
    Gridò Justin ad un certo punto, colto dall'ansia. Nessuno aveva fatto presente di preciso qual'era la destinazione.
    « Al confine dei Jingo. Dove deve passare per forza qualcuno diretto lì. »
    L'auto fece una manovra secca, lo stridere delle ruote riecheggiò con forza nella notte buia di Klemvor e imboccarono finalmente una grossa arteria che un tempo doveva essere parte della tangenziale. Lì le strade erano ampie, anche se non immuni a varie spaccature erano decisamente meglio di quelle in condizioni terribili che circondavano il Big Bird.

    « Tutto questo per colpa di tuo nonno!!! »
    Sbottò Ahri con non poco astio all'ennesimo sballottamento.
    Justin una volta tanto non incassò e basta:
    « Voi non avete idea di cosa può fare mio nonno! Lui... » Guardò Denver, alzando un indice per indicarlo « Nel Pentauron ha il doppio della tua taglia!!! E poi ha addosso roba. Roba un po'... » abbassò la voce al minimo, rendendola quasi incomprensibile « Un po' pericolosina, ecco. »
    L'indicatore di velocità ad un certo punto segnava i 190 Km/h. Era davvero tanto considerando le condizioni terribili dell'asfalto, in una situazione diversa invece non ci sarebbe stato poi troppo di cui preoccuparsi in una strada a tre corsie completamente deserta. Di buono c'era che sarebbero arrivati davvero in fretta.
    Mano a mano che sfrecciavano sulla tangenziale, le poche luci artificiali ancora attive su Klemvor sparivano alle loro spalle, mentre quelle brillanti e luminose della città dal nome ancora ignoto erano troppo distanti. Non c'erano stelle in cielo né la luna era visibile oltre la cappa di nubi, quindi il paesaggio era buio, fatta eccezione per il potente fascio di luce dei fanali abbaglianti della macchina sportiva. Le gemelle presero con sicurezza uno svincolo, ridotto ad una singola corsia, svoltarono ancora attraverso strade secondarie e Denver si sarebbe reso conto che non c'erano più edifici attorno a loro nel raggio di chilometri. Fu allora che inchiodarono con violenza e la navigatrice si voltò per capire che cosa il gruppo aveva intenzione di fare. Allora Justin armeggiò per riuscire a sfilare lo zaino e iniziò a frugare al suo interno, armeggiando freneticamente in mezzo ad un muscchio di cianfrusaglie che sembravano buttate lì alla rinfusa.

    « Ehi! »
    La voce di Darius rimbombò da sopra il tetto. La manona del ragazzo sbatté sul finestrino, attirandosi le proteste delle due gemelle, prontamente ignorate.
    « Dico. Non è che abbiamo superato quel vecchio idiota? Era ubriaco fradicio. Si sarà addormentato sul ciglio della strada da qualche parte. Non dovevamo prendere la tangenziale, dovevamo procedere a piedi per poi inciamparci sopra! »
    « L'avevo detto io di andare a piedi! Nessuno mi ascolta! »
    « Mio nonno non era ubriaco!! »
    Protestò Justin. Salvo poi aggiungere...
    « Non... del tutto, credo. »
    Riuscì a mettere insieme tre diverse componenti di un aggeggio che una volta collegato a quella che Denver sapeva essere una specie di batteria contenuta nello zaino finalmente iniziò a fare luci e 'bip' di vario genere. A quel punto Justin sospirò, alzò lo sguardo e chiese:

    « Che c'è cinque chilometri in avanti...? »
    Le gemelle mossero gli sguardi all'unisono, guardandosi negli occhi per un istante per poi rispondere con perfetto sincrono:
    « I jingo. »
    Poi la gemella in bianco concluse:
    « Più avanti da qui rischiamo. Qualche giorno fa sono passati di qui con i carri armati e i cannoni spianati. Senza fanali non si vede un accidente, ma con i fanali accesi siamo visibili a chilometri di distanza. Dovete proseguire a piedi. »
    Justin guardò l'aggeggio e si morse il labbro inferiore.

    « E' già arrivato in città... lo sapevo che dovevamo muoverci prima. »



    Edited by Kuma - 2/12/2020, 13:30
  15. .

    Denver è perplesso dalla decisione di Quarion, che a quattro persone della squadra proposta all'inizio ne ha aggiunte prima otto, poi un numero imprecisato – specie rendendosi conto della mole di membri di cui era fatta la White Light. Capirebbe una squadra altamente selezionata di una dozzina di persone o quindici al massimo, con membri accuratamente scelti da Sanageyama all'interno della sua fazione. Quello che vuole Quarion è un intero plotone. Troppo lento per essere formato in tempi utili, e troppo vasto per essere coordinato in modo efficiente – specie con tutti quei cani sciolti. È qui, suppone il giornalista, che viene alla luce la differenza fra un diplomatico e un ex-militare.
    Come se ciò non bastasse, Gembu fraintende e inizia ad attaccare Quarion. Justin e Ahri invece sottolineano quanto dovrebbe essere evidente: troppe persone dovrebbero essere militare. Gli Storm Rider, tuttavia, eseguono. Gli otto dello zodiaco compaiono quasi subito, guidati dalla bionda di prima, stizzita per il pasto interrotto.
    Uzu Sanageyama, invece, pare trovarsi altrove, laddove Denver era convinto che tutti gli Storm Rider si trovassero al banchetto.
    Il giornalista sbuffa.

    « Lascia perdere, due ore sono un'enormità. »
    Del resto, devono riprendersi una sola persona. Una. Che si sta allontanando.
    Neanche a farlo apposta, un attimo dopo appare proprio uno Storm Rider della White Light. Il messaggio, consegnato direttamente a Quarion, contiene qualcosa al riguardo di un tale Nike e del suo team, che avrebbero catturato la squadra di Seiryu e gli altri.
    "Perché," domanda con tono piatto. Man mano che continua, però, la monotonia della sua voce si tramuta in un ringhio esasperato. Esasperato. Una parola che usa fin troppo spesso per descrivere il proprio stato d'animo ogni volta che si trova in presenza degli Storm Rider. "Perché?! Chi diavolo è quel tipo, che diavolo vuole da loro o da noi? Perché qui la gente agisce completamente a caso senza creare altro che danni?"

    Quarion osserva l'avviso riguardo Nike e storce la bocca.
    « La mia presenza lì potrebbe generare complicanze » sospira, ma non sembra rivolto a nessuno, più un pensiero a voce alta.
    Sospira di nuovo, poi aggiunge: « Non è solo lui a creare danni. Temo sia il contesto »
    I sottintesi sono evidentissimi, e Denver può capire bene ciò a cui Quarion allude: tutti gli Storm Riders sono problematici. Nessuno escluso.

    « Aonuccio, tesoro, vieni qui! »
    fa cenno con la manina ad Aeon di affiancarlo.
    « Puoi essere così gentile da dirmi dove posso trovare Nue? »

    « Abbiamo già... tentato di contattare sua eccellenza il Re del Fulmine Viola più volte. Non è interessato, respinge ogni tentativo di implorare il suo intervento. Ci vorrà un po' per trovarlo, conosciamo la posizione di alcuni magazzini usati come rifugio dai team artistici ma la maggior parte sono ben nascosti. »
    Ci sarebbe voluto tempo per convocarlo. E non era nemmeno detto che avrebbe risposto...
    Quarion sbuffa, poi fissa Denver:

    « Se siamo in troppi, lascio a te il comando della missione sul nostro vecchio scienziato. Portati chi vuoi. Qui evidentemente ho più di qualche problema... »
    Il giornalista annuisce.
    « Va bene. Un team più snello sarà più efficiente e gestibile. » Si rivolge ad Ahri e Byakko. « Ragazzi, siete sempre disposti a venire con me? A questo punto anche tu, Gembu. »
    Si volta infine verso il Bue o il Cinghiale o quello che è.
    « Signorina, ci scusiamo per il disturbo arrecato. »

    Sistemata quella questione, Quarion si avvicina ad Aeon e gli sussurra qualcosa all'orecchio
    da lontano sembrano smancerie, per come sorride malizioso
    « Secondo te la White Road ha possibilità di attirarlo più delle vecchie conoscenze? »
    Aeon ha una reazione nervosa, ma non per i gesti di Quarion quanto per dover ammettere delle mancanze del passato, quindi intuisci che ci sono diverse ruggini (niente di incomprensibile tenendo conto dei soggetti). « Beh, prima era sempre Simca che... in qualche modo riusciva sempre a trovare Nue. E' possibile che dalla sua deposizione il Re del Fulmine Viola abbia avuto diciamo... diverse incomprensioni sulla attuale gestione di Genesis e che per questo si sia defilato. E' possibile che non riusciamo a trovarlo perché non vuole farsi trovare, ecco. »

    Quarion gli dà un bacino sulla guancia, un po' per stuzzicare, un po' per rincuorarlo, quasi a voler alleggerire l'ammissione di colpe.

    « Quello che mi piace di te è la tua obbiettività. Per il resto, possiamo risolvere tutto » gli fa un occhiolino « Chiamami i capi della White Road per una conversazione privata. »
    « Sarà fatto, sire »
    risponde Aeon sfiorandosi la montatura degli occhiali.

    « Una macchina!! »
    Irrompe Justin fra i due, intromettendosi in modo piuttosto scortese nella discussione fra Quarion e Aeon, una foga dettata dalla fretta. Fra tutti, era l'unico ad avere davvero a cuore i minuti che passavano inesorabili.
    « Ci serve una macchina e dei corrieri che conoscono la strada! »
    Quarion da il suo assenso, Aeon immediatamente chiama a raccolta un trio di rider dai caschi dipinti di fiamme e li manda a cercare chi di dovere:
    « Andate al rave e tirate fuori i primi corrieri che riuscite a trovare e assicuratevi che non siano fatti. »

    Mentre Denver si defilava per dirigersi sulle tracce di Sanchez, accompagnato dal trio più problematico della storia delle tribù della tempesta, Quarion guidò verso la tranquillità del Big Bird il nutrito codazzo di storm riders della Flame Road, gravity children sotto l'effetto della regalia e ragazzi con le uniformi bianche della White Light. Fuori il rave impazzava, ma l'interno era relativamente quieto mentre attraversavano le suoi ampi corridoi deserti fino a raggiungere una aula dove era stato appena adagiato lo scranno foderato di velluto adatto a permettere a Quarion di tenere udienza. E' quasi tutto pronto quando quasi di infilata si mette in mezzo Kumagawa, gettando il sasso in modo un po' subdolo salvo poi defilarsi quasi immediatamente fra la folla dei presenti come il più classico del "lancio il sasso e poi nascondo la mano"
    Le sue parole a mezza voce sono:

    « Riguardo la Messa dei Diluvi, invece...? »
    Sboccia un vociare continuo, tutti i presenti che si chiedono in tono fra l'eccitato e il confuso se il Re del Cielo aveva già parlato di una Messa dei Diluvi, con Aeon che di fianco a Quarion inizia a urlare per riportare l'ordine e permettere a Quarion di ricevere i due capi della White Light. Il Re del cielo decide di fare orecchie da mercante davanti a quella nuova piega di eventi e decide nello stupore generale di invitare i due capi della futura nuova megastorm ad una... passeggiata, di fatto escludendo dall'udienza il resto di quella variopinta corte, compreso Aeon. Con loro solo la compagnia incombente della guardia pretoriana e dei nove gravity children dello zodiaco, che per tutto il tempo seguiranno come un'ombra il trio di testa agli ordini delle Regalia del Cielo.

    « Molto bene. Ora che siamo fra noi vi va di parlarmi meglio della vostra Road? »
    In cosa vi ritenete abili? Cosa avete fatto fino ad oggi?
    Finalmente in una situazione di tranquillità, ora Quarion poteva analizzare meglio i due. Il più alto era circa un metro e settantacinque, i capelli tirati all'indietro, sguardo aquilino e gli zigomi alti, occhi piuttosto indagatori e non ha l'aria molto raccomandabile. E' il più silenzioso e riflessivo e sta attento a quello che dice. L'altro superava di poco il metro e settanta ha i lineamenti più rotondi e i capelli castani tinti a chiazze di un rosso piuttosto acceso e artificiale, tanto che sembra vernice spray un po' punk. Ad occhio il più alto ha diciassette anni, il più basso sarà sui sedici senza dubbio. Finora non conosci i nomi, il più alto si è presentato come a capo della Gladio Road mentre il più basso è effettivamente l'ex capo della squadra White Light
    Alla domanda posta da Quarion, il leader della gladio road fissa Quarion senza rispondere subito, mentre l'altro si lancia orgoglioso in una spericolata descrizione della futura nuova megastorm, che nascerà dalla fusione dei due team che rappresentano più la fazione di Uzu sanageyama che non è presente.
    La White Light quindi viene descritta come un gruppo d'elite composto da oltre settanta membri in tutto, tutti quanti utilizzano armi da corpo a corpo a differenza dei normali storm riders che si affidano unicamente alle AT. Le armi preferite sono un tipo speciale di elsa che emette una "lama" di una sostanza chimica concentrata incandescente capace di, parole sue, "carbonizzare le interiora di un mostro ed anche di un Jingo, se necessario"
    Il leader della Gladio Road invece si presenta come "Re senza Corona" e dice che nelle sue AT è innestata una componente delle Rumble Regalia che un tempo appartenevano a Yoshitsune, ex comandante generale di Trident.
    Si dichiara a capo di un team di sette persone a cui si affiancano due juniores da otto e undici membri in tutto, quindi tre team. Tutti seguono la Gladio Road, cioè sono anche loro riders che usano armi in aggiunta alle normali AT però non specifica quali.
    Tutti e due dichiarano di aver trascorso le ultime settimane a proteggere la città dai Jingo e dalle creature che escono dalla foresta, il capo della White Light dichiara che senza di loro il Big Bird sarebbe già stato travolto da tempo e che la Flame Road non sarebbe mai riuscita a contenere l'invasione di quei mostri.

    Quarion risponde al capo della White Light che lo ringrazia per il coraggio e la volontà di proteggere il territorio, e che ciò che ha fatto gli fa molto onore. Idem all'altro, il più silenzioso: dice loro che mai come ora è necessario raccogliere le forze ed agire per il bene comune
    Poi chiede loro se è capitato di incrociare nue nelle lotte coi jingo. Mentre il leader della White Light si mostra molto soddisfatto a quelle parole, l'altro risponde con un cauto "probabilmente avere ragione, sire". Alla domanda riguardo Nue, il leader della White Light risponde che il Re del Fulmine Viola è intervenuto due volte per aiutare i suoi ragazzi in situazioni molto pericolose e che il capo (ovvero Sanageyama) ha instaurato dei contatti con lui in più di un'occasione
    Il leader della Gladio Road invece dice che Nue è in rotta sia con Nike che con Genesis e che al momento è più attento a proteggere l'orfanotrofio che Klemvor in generale.

    Quarion ringrazia loro della disponibilità e chiede se pensano di riuscire a combinare un incontro con lui prossimamente. Ha necessità di contattarlo, ma non sa bene come
    E dice che la loro collaborazione gli sarebbe di grandissimo aiuto nel risolvere la brutta situazione in cui tutti loro si trovano
    In un primo momento risponde prontamente il leader della White Light dicendo più o meno quello che ha già detto Aeon, però lo interrompe il compagno più adulto dicendo che sì: è possibile, che il loro leader può farlo nel giro di 12H se necessario
    Quarion ringrazia e chiede se possono essere così gentili da ottenere un incontro con Nue al più presto. Ha necessità di parlargli
    Poi chiede loro cosa vorrebbero in cambio
    Il leader della White Light sta per dire qualcosa, ma il compagno con un gesto della mano lo tiene a bada e prende la parola al suo posto: "vi porteremo il Re del Fulmine Viola durante il matrimonio, quando le nostre squadre saranno proclamate una megastorm... e se ci sarà una Messa dei Diluvi, vogliamo i tre seggi che un tempo appartenevano a Trident"

    "molto bene." furono le parole del Re del Cielo. "Esaudite il mio desiderio. Fatemi vedere con Nue e parlare con lui in assoluta tranquillità e, se verranno soddisfatte queste mie condizioni, vi concederò i tre seggi

    "Parto subito" annuncia in tono serio il capo della gladio road. L'altro tentenna "ma dovremmo..." cerca di dire, ma l'altro lo ferma "rimani qui con gli altri, organizzate il matrimonio per domani, sarò qui con il capo e Nue entro il mezzodì"

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