Ormai da qualche tempo la "cosa" stà divenendo accattivante e di vero interesse storico. La localizzazione del territorio delle nostre ultime ricerche, dimostratosi intonso, sta rivelando eccezionali sorprese con enigmi ed incognite a non finire. Dopo il recupero dell' inconsona oggettistica delle precedenti uscite (vedi elmetto Adrian mod.1916 ed altro
https://metaldetector.forumfree.it/?t=70699337) che ci ha impegnato assai per la ricerca di un nesso storico alla sua possibile collocazione in un contesto dove parte di questa, ormai superata e vetusta, non sarebbe dovuta esistere, il risultato carnieristico della nuova uscita di ricerca ha ulteriormente riaperto il dibattito sul perchè della presenza locale e temporale dei particolari oggetti recuperati. Se nel recupero di oggettistica militare americana, la classificazione degli oggetti è cosa storicamente accertata e di metodica collocazione, quando, come nel nostro caso, abbiamo a che fare con una promiscuità o peggio ancora con una spiccata presenza di altre influenze militari, soprattutto Italiane, il problema da risolvere diviene abbastanza arduo e di non facile risoluzione. La cronica penuria di attrezzature e materiale (quindi con scarso abbandono) che durante la WWII ha caratterizzato le dotazioni dei soldati italiani, influisce negativamente sull'eventuale possibilità di individuazione di reparti che possono essere stati presenti sul territorio dopo le critiche vicende dell''8 settembre 1943, creando delle lacune che se mischiate anche a sovrapposizioni di oggettistica di altre nazionalità (soprattutto americana) possono rendere la classificazione confusionale e di incerta attendibilità. Ed è a questo punto che esperienze dirette di altri colleghi ricercatori che in passato hanno già avuto incontri di questo tipo, può essere di indubbio interesse per tracciare, attraverso un dialogo costruttivo con scambio di opinioni e pareri, una linea comune di collocazione e attestazione storica di uomini, oggetti ed eventi. Nel caso di questa discussione il dialogo intrapreso con l'amico Davide (utente del forum c1191) circa l'attribuzione dei reperti recuperati ci ha trovati concordi in una comune linea di attestazione nella risoluzione del problema da sviscerare. Ma veniamo ai fatti. Ennesima uscita di ricerca in territorio con influenza italo/americana espletata in compagnia di mio figlio e dell'amico Marco, nostro vero trailer e filo d' Arianna di queste esaltanti cacce. Buoni i target incontrati con potpourrì di oggetti che se pur di non eccezionalità abbastanza accattivanti. L'oggetto più ambito nella ricerca con il metal, l'ha incontrato l'amico Marco al suo primo target recuperando un piastrino tedesco gettato e volutamente rotto in tre pezzi.
Il piastrino appartenuto ad un landeschutzen austriaco inquadrato nell'esercito tedesco, sicuramente catturato e divenuto POW è stato l'unico pezzo tedesco reuperato e per esso verrà effettuata in seguito una mirata ricerca, in modo da capire la sua provenienza e dare una possibile collocazione da POW al suo ex proprietario
Il resto dell'oggettistica recuperata, un misto di civile e militare, è tutta di appartenenza italiana.
Da una buchetta personale di rifiuti un contenitore di alluminio, un calamaio, una fibbia da cinturino per giacca sahariana italiana, uno sperone rotto, una stelletta e qualche bottone per telo tenda modello 1929 sono le poche cose recuperate integre fra triturame di barattoli e vetro.
Poi in caccia libera fra l'intricata vegetazione, faticando non poco, è stato recuperato altro fra cui dei paricolari oggettini di trench art.
Trattasi di fregetti (materiale alluminio e ottone) raffiguranti l'Italia dei quali avevamo antecedente notizia in quanto già recuperato in luogo uno simile (vedi discussione
https://metaldetector.forumfree.it/?t=70725015) erroneamente classificato come unico del suo genere e attribuito quale lavoro personale al POW soldato tedesco Lehman Kurt. Con i nuovi recuperi dobbiamo rivalutare la possibilità di realizzazioni per adozioni collettive e non più di singolo uso personale.
Il recupero di un gladio da mostrina per giacca da divisa RSI ci può aiutare nella ricerca ma rende ancora più misteriosa la possibile attribuzione.
A fine ricerca questi gli oggetti più significativi tratenuti.
Gli oggetti ripuliti, restaurati e classificati a casa.
Il calamaio e il contenitore di alluminio di origine civile raddrizzato. Nei miei ricordi giovanili ho ancora presente un contenitore molto simile che mia madre utilizzava quale barattolo per il borotalco, vera manna di profumata libagione dopo ogni mio bagno. Risaliva di sicuro al periodo di guerra in quanto per la povertà degli anni 50 ogni oggetto riutilizzabile veniva accuratamente conservato. Di questa particolare oggettistica di arte povera in alluminio, vera ricchezza per chi poteva disporne, conservo gelosamente altri due contenitori (presenti anche questi in casa paterna) che hanno accompagnato la mia infanzia con il dolce sapore dello zucchero e il profumato odore del caffè.
Le piccole valute ripulite.
Le Italiane degli albori della Patria. Di rarità numismatica i due cent. zecca Napoli.
Le Francesi di pertinenza del periodo. Di interesse il buono da 50cent mai incontrato prima d'ora.
L'anello con zircone. Di dozzinale fattura in quanto ne abbiamo già recuperato un'altro del tutto uguale a questo, anche se non di pregio, il suo recupero desta comunque interesse.
Chi era presente sul territorio impinguava di sicuro il rancio. Passione venatoria o cinghia dei pantaloni .....?
I militari italiani ripuliti e restaurati.
Stelletta da mostrina e fibbia di cintolino per giacca sahariana italiana.
A giudicare da questo sperone recuperato rotto l'oggettistica della buca potrebbe essere appartenuta ad un ufficiale.
Lo sperone a fine restauro e trattamento conservativo.
Dall'analisi dei componenti dello sperone, pomellino laterale a fungo, occhiellino laterale con campanellina a gancio e sperone senza rostro lo possiamo classificare come attributo leggero di abbellimento per divisa da parata o di rappresentanza. Lo sperone trovava alloggio in alto al limitare del tacco degli stivali (in questo caso modello 1934) ed era fermato da ridotte cinghiette di cuoio o catenelle cromate che fasciavano la tomaia e il sotto fiocca dello stivale.
Tempo fa in altra uscita fu recuperato un'altro sperone completo del suo cinghiaggio originale in cuoio, sempre da ufficiale italiano ma molto più pesante e completo di rotella/rostro classificato come attributo per divisa ordinaria di servizio o da campo.
Ma gli oggetti più importanti ai fini di una possibile classificazione storica temporale e contestuale sono rappresentati dai fregetti dell'Italia costruiti artigianalmente. Complessivamente durante la ricerca ne sono stati recuperati tre che però, come già specificato, assommmano a quattro con quello recuperato precedendemente. Ognuno di questi è costruito in diversa maniera, con diverso disegno più o meno dettagliato e con caratteristiche non ugualmente omogenee per tutti.
Questo ci permette di attribuirne la realizzazione a quattro diverse mani di soldati. Il materiale dozzinale costituito da lamierino di alluminio o di ottone reca i presupposti per la loro applicazione su qualche oggetto di personale uso. Due italiette (in una si nota ancora la presenza di colorazione grigio/blu chiara) hanno dei fori per il passaggio del filo di cucitura, una terza è realizzata con intagli adatti al passaggio del filo, l'utima ha nella parte retrostante ciò che resta di uno spillo da balia saldato a stagno, caratteristiche queste che le potrebbero collocare come un possibile fregio di distinzione applicato su maniche di camice o giacche di divisa.
A seguito di questi nuovi recuperi la singola attribuzione come lavoro artigianale/personale al POW tedesco Lehman Kurt diviene a questo punto non più sostenibile e la verità va ricercata altrove.
La presenza in loco di soldati di tre diverse nazionalità (americana, italiana e tedesca) destinati con specifiche manzioni alla tutela dei beni e agli stivaggi di magazzino è di indiscussa e accertata verifica storica, resta da attribuire a quali assegnare il possesso del possibile fregio. Si potrebbe ipotizzare che questi curiosi pins possano essere stati sottratti a prigionirei di guerra da truppe Nisei che sostennero duri scontri in Versilia e in alta Lunigiana con reparti dell'esercito della rinata RSI. I Nisei del 442° RCT americano, come accertato da testimonianze di reduci su diari personali, dopo le cessate ostilità in Italia furono trasferiti nei pressi del porto di Livorno con compiti di sorveglianza ai magazzini di scorte e attrezzature approntati nella costituenda e odiena base di Camp Derby. La loro presenza nel nostro territorio di ricerca è oltremodo accertata dai nostri ritrovi di oggettistica prettamente americana come collar disk, bottoni da giacca, gavette modello 1943, derrate alimentari e molto munizionamento sparato ed intonso del classico armamento americano. Ma per avere la certezza di quanto sopra affermato bisognerebbe appurare che qualche reparto delle avverse forze RSI adottasse come insegna di distinzione simili fregi artigianali.
Il bel gladio da mostrina per divisa da truppa RSI recuperato sul posto, in condizioni eccellenti che non sembra neppure adoperato,
potrebbe essere preso come ulteriore esempio di tale adozione, ma non risulta esaustivo ai fini dell'attribuzione specifica delle fregiature. Da un interessante colloquio con l'amico Davide, notevole esperto ed erudito conoscitore delle vicende delle Divisioni RSI presenti nel contesto Versiliese, non risulta traccia storica di simili adoperi percui se ciò è realmente avvenuto potrebbe essere relegato al solo localizzato utilizzo, peraltro storicamente sconosciuto, di piccole aliquote di reparto. Durante il piacevole scambio di opinioni, da entrambi è stata considerata l'esistenza dei campi di prigionia di San Rossore e di Coltano e valutata la testimonianza del Tenente della Monterosa Guido Allasia che nel suo diario/memoria fa cenno, oltre ai campi sopra citati, dell'esistenza di un campo di prigionia provvisorio dislocato vicino al porto di Livorno che a questo punto riveste un' indiscutibile conferma della presenza di prigionieri anche RSI nel nostro terreno di ricerca.
Facendo riferimento ai fregi artigianali, la notizia di ex-ritrovi in San Rossore mi è stata confermata dall'amico Davide che negli anni 90 del secolo scorso, quando nella tenuta la ricerca con il metal era ancora concessa, ve ne sono state recuperate diverse, tutte di costruzione artigianale ed è sua opinione, pienamente condivisa, che potrebbero essere state realizzate in prigionia e adottate come segno di distinzione tra i soldati passati collaboratori e quelli non aderenti e rimasti fedeli alla propria causa. Quindi facendo riferimento alla memoria del tenente Allasia si potrebbe supporre che parte dei prigionieri collaboratori sia stata dirottata provvisoriamente nel nostro campo di ricerca, nel numero necessariamente richiesto per espletare le operazioni di manovalanza nello stivaggio degli stoccaggi di magazzino. Essendo il campo di non grande estensione gli incontri con questi particolari fregi sono stati per adesso di poca quantità, ma alla luce di quanto sopra appreso potrebbero esservene ancora altri.
Comunque per voler approfondire fino in fondo l'argomento, esistebbe anche un'altra possibile ipotesi, tutta storicamente e materialmente da verificare e cioè la possibile attribuzione dei fregi ad altro tipo di soldati Italiani inquadrati nel rinato Esercito Italiano di Liberazione e che in qualità di colliberanti, non essendo prigionieri di guerra, disponevano in maniera regolamentare di mezzi ed armamento propri. Attendendo per questa ennesima sfida gli sviluppi delle prossime ricerche sul campo, per adesso ci accontentiamo del risultato raggiunto, sia pratico e soprattuto storico/teorico, che ci ha permesso di parlare ancora una volta di storia, di una storia non troppo conosciuta, fatta di piccole realtà umane che troppo spessso rimangono offuscate dagli eventi più altosonanti delle guerre, delle conquiste e delle sconfitte. La storia appunto dei vinti e dei vincitori che terminate le ostilità concorrono, amalgamati in un pacifico operato, affinche si ripristinino pace e serenità fra i popoli.
Sperando di non essermi dilungato troppo ed essere stato di interesse.
Saluti a tutto il forum e alla prossima......
Luciano&Enrico
Edited by Talpaman - 25/6/2015, 15:26