Caro skyline, ti ringrazio per i complimenti per la ricostruzione da 'giallo' e approfitto anche per far notare a tutti che, grazie al contributo di molti, si sia arrivati in questa discussione ad un approfondimento su questa questione che non ha pari sul net. Certamente d’ora in avanti, chiunque voglia analizzare la questione ‘epigrafe di Cesarea’ non potrà prescindere dalle informazioni raccolte in questa discussione.
Questo naturalmente a prescindere dalle conclusioni che ognuno è in grado di trarre autonomamente (frode o non frode?) a partire da una base comune di dati condivisa.
Torniamo all’epigrafe.
Quello che mi porta ad avere serissimi dubbi sulla genuinità di questa scoperta archeologica è l’incredibile serie di coincidenze che la circonda.
Ciascuna di queste coincidenze/anomalie presa singolarmente rimane tale e non desta stupore. Tutte insieme invece non possono che lasciarmi molto perplesso.1)Abbiamo solo due testimonianze extra-cristiane sull’esistenza di Nazareth. Una testimonianza archeologica (lapide di Cesarea) e una prova letteraria (lamentazione di Kalir). Queste due testimonianze per un caso fortunoso si vanno ad incastrare ed in un certo senso vanno a dimostrarsi a vicenda.
2)La lista sacerdotale e completa conterrebbe 24 città. L’epigrafe di Cesarea contiene riferimenti a 4 turni sacerdotali ma solo a 3 città tra cui la più completa è proprio Nazareth, cioè quella che serviva (1 possibilità su 8). I problemi sulla ‘nun’? Un ipotetico falsario avrebbe reso dubbia proprio l’interpretazione della città che lo interessava? Ma l’interpretazione della ‘nun’ è dubbia solo se non si considerano le altre lettere del frammento 1, se di falso si tratta chi lo ha fabbricato sapeva benissimo che la lettera ‘nun’ di Nazareth non era contestabile poiché le altre lettere presenti nel frammento facevano scopa in maniera perfetta con località e soprannomi delle classi sacerdotali.
3)La ricostruzione di Klein. Io sono rimasto basito quando, prima di leggere l’articolo di Avi-Yonah, ho trovato in successione le quattro località/appellativi dell’epigrafe in un libro anteriore di più di vent’anni dalla scoperta archeologica. Perché? Ma alla luce della discussione qui nel forum (la iod di mamliah, il soprannome Akhlav, le perplessità di Abramo). Non ci sarebbe troppo da stupirsi perché Klein ha basato i suoi studi su un’analisi rigorosa dei documenti? Questo è vero, l’opera di Klein è stata letteralmente monumentale ma io credo che lo studioso ebreo si sarebbe stupito anche lui (come Yonah) di trovare una corrispondenza così univoca. Un conto è la teoria, un altro è la pratica e la lapide di Bayt al Hadir lo dimostra ampiamente.
4)La sparizione del frammento 3 già nel 1962. Un frammento di importanza capitale (visto il numero di lettere presenti nello stesso) per comprendere se i tre frammenti potessero far parte di una stessa lastra oppure no. Il confronto con il frammento 2 si riduce all’analisi di una sola lettera (la mem) che peraltro ad un occhio inesperto non paiono affatto uguali.
5)L’autore della scoperta. Il deus ex machina. Jerry Vardaman che in due mesi (e nei minuti di recupero) trova il frammento 1 in una zona degli scavi in cui aveva un controllo completo. Jerry Vardaman, la cui storia personale è quella che ormai conosciamo e che pure fu un archeologo di fama (fondatore del Cobb Institute). Un personaggio perfettamente in grado di fabbricare un falso d’autore e con dei principi morali (la sua storia ce lo insegna) che non gli avrebbero impedito di produrre quella che per lui sarebbe stata solo una ‘pia frode’.
6)Vardaman nel 1959 (cioè un anno dopo la pubblicazione della foto del frammento 3) studia per un anno a Pittsburgh con Albright, il grande archeologo americano che, non solo conosceva le teorie di Klein ma lo aveva conosciuto anche personalmente. Una formazione che completa il percorso accademico di Vardaman prima delle spedizioni sul campo a Cesarea.
Per questo io credo che la lapide di Cesarea sia una figlia illegittima della Lamentazione e che il suo vero padre sia Jerry Vardaman.Vardaman ha fatto tutto da solo o ha avuto una struttura alle spalle che lo ha supportato?
Questo lo ignoro ma io credo che Avi-Yonah non sia stato complice.
Credo che lo studioso ebreo possa aver peccato di ingenuità e si sia fidato delle persone sbagliate (purtroppo però avendone anche un tornaconto personale).
Ciò detto è chiaro che per levarsi ogni dubbio sarebbe necessaria una perizia da parte di esperti epigrafisti non di parte che analizzino l’epigrafe in maniera seria, per tentare di comprendere se le incisioni siano recenti oppure no.
Tutto questo è già stato fatto? Ne dubito fortemente.
Non sappiamo neppure dove si trovi oggi questo frammento di lapide.
I redattori del sito gesùstorico.it affermano che essa si trova in un “Museo nei pressi di Cesarea di proprietà dell' Autorità Israeliana per le Antichità” ma vista la qualità delle altre informazioni contenute nel paragrafo sulla lapide di Cesarea, penso sia un’informazione da prendere con le molle.
www.gesustorico.it/htm/archeologia/nazaret_avijonah.aspAncora si riferisce (citando Messori) che questa epigrafe è del III secolo a.C.
Che poi la colpa non è nemmeno di Messori, ma della rivista “Bible et Terre Sainte” che nel gennaio 1964 pubblicò l’articolo (versione ridotta) di Yonah affermando a due riprese che l’epigrafe risaliva proprio al III secolo a.C.
La stessa Maria Luisa Rigato (Il titolo della croce-2003) apparentemente precisa nelle citazioni e nelle ricostruzione, in verità non lo è e contribuisce anche a lei alla disinformazione generale su questa scoperta archeologica.
Scoperta dichiarata avvenuta nel 1958, ignorando il coinvolgimento del Southwestern Theological Seminary nel finanziamento degli scavi e quindi di Jerry Vardaman, che mi rifiuto di credere che non conoscesse.