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Archeologia: News, Tutto ciò che riguarda l'archeologia e le scoperte più interessanti

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LCG STAFF
view post Posted on 10/6/2021, 21:40 by: LCG STAFF
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Il Colosso di Rodi? È a Civitavecchia

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Sorpresa dai magazzini
L’immagine di una delle sette meraviglie dell’antichità riaffiora dai depositi del Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia. La riapertura al pubblico del Museo è stata infatti l’occasione anche per una revisione generale degli allestimenti con il coordinamento della direttrice Lara Anniboletti e dell’archeologo Alessandro Mandolesi.

Pezzo da novanta
In particolare, la ricognizione nei magazzini ha permesso di riscoprire all’interno di una cassetta, confusa fra numerosi materiali in pietra, tre importanti frammenti in marmo greco, quasi dimenticati, appartenenti a una delle statue più belle e pregiate presenti nel Museo.

Magnifico (giovanissimo) Apollo
I ritrovamenti in questione gettano infatti nuova luce su uno dei protagonisti indiscussi dell’Archeologico di Civitavecchia: un dinamico Apollo alto circa due metri.
Metti un Apollo in Villa
L’opera, databile al I-II sec. d.C. come il più celebre e restaurato Apollo Belvedere dei Musei Vaticani – considerato replica di un bronzo dello scultore Leochares, a cui era stato a torto accostato anche l’Apollo di Civitavecchia, – è stata trovata nel 1957 all’interno di Villa Simonetti, nell’ambito della grande villa marittima del giureconsulto Ulpiano.

La statua si rinvenne mutila, con accanto i frammenti della gamba sinistra, della mano destra e della fiaccola impugnata, i quali, non reintegrati nel successivo restauro, “si persero” nei depositi del museo. Fino alla riscoperta di oggi.



Paolo Moreno sentenziò: «È la replica del Colosso di Rodi»
Su questa mirabile opera si sono concentrati in passato gli studi di Paolo Moreno, recentemente scomparso, specialista di scultura greca e autore di importanti saggi su Lisippo e sui Bronzi di Riace. Moreno, analizzando la combinazione tra fonti letterarie antiche e monumenti di collezioni archeologiche, ha evidenziato la grande qualità e l’importanza iconografica dell’Apollo di Civitavecchia, considerato niente meno che la replica del Colosso di Rodi.

L’originale era alto 32 metri
La grandiosa statua bronzea dedicata al Sole-Helios, massima divinità dell’isola, venne realizzata nel 293 a.C. da Carete di Lindo, fedele allievo di Lisippo. Era un’opera di inaudita altezza: raggiungeva infatti i 32 metri.



Innalzata per festeggiare la liberazione dall’assedio di Rodi da parte di Demetrio Poliorcete, nell’ambito delle guerre combattute fra gli eredi di Alessandro Magno, le fonti antiche ricordano il dio con in mano una fiaccola rivestita d’oro, a simboleggiare Fosforo, ossia il pianeta Venere visibile all’aurora nel momento in cui precede il Sole.

Fine “catastrofica”
Il colosso nudo di Carete fu abbattuto dal disastroso terremoto che sconvolse Rodi nel 228 a.C.; i suoi frammenti rimasero a terra per molto tempo, ricordati da Plinio il Vecchio (Naturalis Historia) per la grandiosità tanto che le dita erano più grandi di molte statue intere, e per le immense cavità che si aprivano fra le membra infrante.

Stesso carisma
Nella slanciata e armonica torsione del busto verso sinistra, l’Apollo-Helios di Civitavecchia porta, appoggiata alla schiena, la faretra chiusa con la tracolla e, con la mano sinistra abbassata, regge l’arco, desinente a testa di cigno.





È presumibile che nell’originale in bronzo l’arma fosse tenuta lateralmente, in modo da poggiare a terra con un’estremità e creare equilibrio alla parte destra del corpo, eccessivamente sbilanciata dal piede sollevato in punta e dal braccio destro alzato sopra il capo, a reggere la fiaccola ardente. L’arco doveva anche essere funzionale a nascondere i tiranti in ferro ricordati dalle fonti per fissare a terra l’opera colossale.
 
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