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Posts written by mariangelax1

view post Posted: 13/6/2021, 07:45 S. VANGELO DOMENICA 13 GIUGNO 2021 -

Domenica 13 Giugno 2021
S. Antonio di Padova (m)
11.a del Tempo Ordinario (anno B)
È bello rendere grazie al Signore
Ez 17,22-24; Sal 91; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34


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VANGELO

E’ il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto.

+ Dal Vangelo secondo Marco 4,26-34

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Parola del Signore.



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OMELIA

Gesù ci parla in parabole. Egli vuole che attraverso immagini ed esempi tratti dalla vita quotidiana i suoi preziosi insegnamenti s’imprimano nella mente e nel cuore dei suoi ascoltatori di ogni tempo. Con l’immagine del seme che cresce da solo e del granello di senape, il più piccolo di tutti i semi, vuole fugare per sempre dalla nostra mente la tentazione di immaginare e credere che il Signore Dio, onnipotente e lo stesso Gesù, Verbo incarnato, debbano apparire con manifestazioni grandiose e spettacolari o che noi possiamo da soli garantirci la vita eterna. Tutt’altro! Anche quando si parla del Regno di Dio viene presentato a noi come un piccolo seme che cresce lentamente; sfugge persino alle misurazioni umane perché guidato dal pensiero stesso di Dio. L’umiltà è uno degli insegnamenti che con maggiore insistenza appaiono nel Vangelo e in tutta la Scrittura. Non possiamo dimenticare che per la superbia abbiamo peccato una prima volta e per quello stesso vizio pecchiamo ancora. Il Vangelo ci dice anche che proprio dall’umiltà sgorga invece la potenza divina perché indissolubilmente è legata all’Amore. Così ciò che appare piccolo e debole ai nostri occhi racchiude l’immensità stessa di Dio fino a convincerci che dalla morte del seme sgorgano davvero i frutti più fecondi e perenni: è dalla morte di Cristo che fluisce il trionfo dell’amore, la definitiva sconfitta del male e la Sua e nostra risurrezione. Con divina sapienza il Signore ci vuol far sapere che le vicende della nostra umana esistenza, persino dinanzi all’esilio o a qualsiasi dolorosa esperienza, non bisogna mai perdersi d’animo o spegnere la speranza: silenziosamente, ma sempre con amorevole premura il Signore agisce nella nostra storia e anche dopo i percorsi traviati o tortuosi, se confidiamo in Lui, Egli ci riconduce sulla via della salvezza. Ancora una volta il chicco di grano prima di germogliare e portare frutto, è caduto in terra ed è morto: siamo stati crocifissi con Cristo per risorgere con Lui! Questo è il frutto meraviglioso che possiamo produrre con la nostra vita. Ecco perché nella vita del cristiano non c’è spazio per lo sconforto: Cristo Gesù ci accompagna, ci sostiene, ci guida, dona preziosa fecondità alla nostra vita. (Padri Silvestrini)




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MEDITAZIONE

I cristiani sono nel mondo quello che è l’anima nel corpo. L’anima si trova in tutte le membra del corpo e anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo. L’anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo. Anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile, anche i cristiani si vedono abitare nel mondo, ma il loro vero culto a Dio rimane invisibile. La carne, pur non avendo ricevuto ingiustizia alcuna, si accanisce con odio e muove guerra all’anima, perché questa le impedisce di godere dei piaceri sensuali; così anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto ingiuria alcuna, solo perché questi si oppongono al male. Sebbene ne sia odiata, l’anima ama la carne e le sue membra, così anche i cristiani amano coloro che li odiano. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa a sua volta sorregge il corpo. Anche i cristiani sono trattenuti nel mondo come in una prigione, ma sono essi che sorreggono il mondo. L’anima immortale abita in una tenda mortale, così anche i cristiani sono come dei pellegrini in viaggio tra cose corruttibili, ma aspettano l’incorruttibilità celeste. L’anima, maltrattata nei cibi e nelle bevande, diventa migliore. Così anche i cristiani, esposti ai supplizi, crescono di numero ogni giorno. Dio li ha messi in un posto nobile, che non è loro lecito abbandonare.

view post Posted: 6/6/2021, 07:43 S. VANGELO DOMENICA 6 GIUGNO 2021 -

Domenica 6 Giugno 2021
S. Norberto (mf)
CORPO E SANGUE DI CRISTO (anno B) – P
Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore
Es 24,3-8; Sal 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26


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VANGELO

Prendete, questo è il mio corpo.

+ Dal Vangelo secondo Marco 14, 12-16. 22-26

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Parola del Signore.



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OMELIA

Tra la prima e la seconda lettura sembra quasi avvenga la stessa cosa, ma in epoche diverse. Nell’Esodo Dio conferma la alleanza con gli israeliti, i quali subito si dichiarano disposti a seguire la legge di Dio e costruiscono un altare dove offrire in sacrificio alcuni animali. Secondo la lettera agli ebrei, è il corpo stesso di Cristo che si presenta come santuario ed è Gesù che offre la sua stessa vita in sacrificio: l’alleanza è confermata dal suo sangue sparso sulla croce. Noi cristiano siamo stati purificati dal peccato e possiamo vivere in fraternità con tutti gli uomini della terra. Quest’alleanza si ripropone nell’Eucaristia. Gesù e i suoi discepoli insieme celebrano la cena di Pasqua. È una cena festosa che non perde le caratteristiche della convivialità. La solennità del Corpus Domini è sempre stata, nella nostra comunità, un momento di testimonianza e di festa “alla luce del sole”. I bambini, vestiti con l’abito della prima comunione, spargono petali per segnare il passaggio di Gesù; la processione si snoda per le strade quasi a voler richiamare a chi è distratto che Gesù c’è ancora e desidera entrare nelle nostre case, nelle nostre famiglie per essere segno di speranza. Ogni domenica noi viviamo questo incontro festoso nelle nostre chiese: via le preoccupazioni e i pensieri della settimana, la comunità prega insieme ed e contenta di incontrarsi, scambiarsi gioie e speranze, creare comunione. Intorno all’altare possiamo godere della sua parola, della sua presenza. insieme condividiamo il pane dell’amore, “corpo del Signore” appunto. Si festeggia la presenza di Gesù vivo, in persona. Molti, fin da piccoli, hanno imparato queste parole nel momento di raccoglimento dopo la comunione: «Signore Dio, mio Dio». Sì, tu sei il nostro Dio d’amore infinito e noi rendiamo onore alla tua vita e alla tua morte. In questo modo il Cristo conferma la sua presenza in mezzo a noi e ci trasmette la sua forza salvifica per una vera vita cristiana. La presenza di Gesù, segnalata in chiesa da un lume rosso acceso vicino al tabernacolo, ci indica che sempre possiamo avvicinarci a lui per chiedere sostegno ma soprattutto ci

chiede di dimostrare la sua vicinanza con una testimonianza costante.



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Meditazione sul Vangelo di Mc 14, 12-16.22-26

Insieme a mensa.

La Chiesa celebra oggi la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. L’eucaristia è il memoriale della Pasqua e la parola “memoriale” vuol dire non un semplice ricordo ma una presenza reale del Corpo e Sangue di Cristo. Celebrando l’Eucaristia noi offriamo il sacrificio della nuova alleanza, ripresentiamo l’immolazione della croce, dove si è consumato l’Agnello senza macchia, e prendiamo parte alla mensa del Signore. Alla vigilia della sua morte Gesù “mangia la pasqua” con i suoi discepoli. E proprio nella Cena pasquale egli opera la grande sostituzione: ormai non si tratterà più di mangiare l’agnello, ma il suo Corpo immolato sulla croceNella celebrazione dell’Eucaristia Gesù continua a spezzare con noi il suo pane. Ma qual è il senso che egli attribuisce ai suoi gesti? Che cosa ci rivela di sé? Come vive il suo donarsi? La prima finalità e anche il primo effetto dell’Eucaristia è quello di unire i fratelli tra di loro, con Gesù e con Dio. Questo è quanto continua a fare ancora oggi il Signore, che è sempre presente nella comunità. La questione è se noi ci rendiamo presenti a Lui. In questo brano evangelico Gesù appare in una dimensione “verticale”: è totalmente teso verso Dio e ha tra le mani il frutto del lavoro umano. Gli elementi del pane e del vino sono così inseriti in una dimensione trascendentale. Ora, chi è totalmente teso verso Dio è anche totalmente aperto agli uomini. Un atteggiamento orizzontale che crea fraternità nasce da quello verticale. Gesù, infatti, appare subito teso verso i suoi discepoli: il dire, il dare, lo spezzare il pane, l’uso dell’“io” e del “voi”, il ricevere e accogliere il suo dono, sono tutti gesti che creano una situazione dialogica, che non consiste necessariamente in parole, ma esprime di fatto che si è mutuamente presenti gli uni agli altri. Come Gesù dona se stesso? Come vittima innocente! E chi è Gesù per i “molti”? Un sacrificio di alleanza. Istituendo l’Eucaristia, Gesù si dimostra cosciente del suo destino. Egli sa dove va, sa che gli eventi precipitano e che la morte è vicina, e si manifesta disposto ad affrontarla – se lo esige il compimento della sua missione – nella speranza. Egli ha la certezza che il suo sacrificio non è vano, ma aperto alla piena realizzazione del Regno. E così pure noi cristiani sappiamo che la celebrazione eucaristica ci apre verso il futuro e definitivo Regno di Dio, perché la celebriamo “in attesa della Sua venuta”.

view post Posted: 23/5/2021, 08:49 S. VANGELO DOMENICA 23 MAGGIO 2021 -


Domenica di Pentecoste
Domenica 23 Maggio 2021
S. Desiderio; S. Onorato; S. Giovanna Antida Thouret
PENTECOSTE (anno B) – P
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra
At 2,1-11; Sal 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15



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VANGELO

Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 15,26-27; 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.

Parola del Signore.



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OMELIA

Dio è amore. È la sua essenza che ci viene rivelata come alito vivificante sin dalla creazione. Abbiamo scoperto che è fonte di vita, fonte di tutte le forme di vita, riempie di sé l’universo. Sappiamo che lo Spirito ci rende somiglianti a Dio. Sappiamo che nella pienezza dei tempi ha adombrato la vergine di Nazareth e l’ha resa madre di Gesù redentore conservando intatta la sua verginità. Sappiamo che è lo stesso Spirito a rivelare ad Elisabetta che colei che la sta salutando è “la madre del Signore”. Illumina nel tempio il santo Simeone e la profetessa Anna. Parla ai dottori per bocca del bambino Gesù. Rivela nelle acque del Giordano che il battezzato è il Figlio, l’Eletto. Viene ripetutamente annunciato e promesso dallo stesso Gesù agli Apostoli, inizialmente tristi alla notizia della sua prossima dipartita. Viene atteso e invocato nel cenacolo dagli undici, radunati in pregh inare e fortificare. Scende affinché gli inviati nel mondo, quelli di allora e quelli di oggi, non si sentano soli, affinché non abbiano a temere, affinché sappiano superare le prove che li attendono, affinché siano pronti a dare la suprema testimonianza di fedeltà e di amore al loro maestro anche con il dono della vita. Scende sotto forma di lingue di fuoco: la Parola da annunciare ha in se un connaturale ardore divino e deve infuocare d’amore i cuori dei credenti. Sgorga dal cuore stesso di Dio, sgorga come un effluvio dalla croce di Cristo, sgorga dal suo costato trafitto dalla lancia. Sgorga dal cenacolo e dal sepolcro vuoto e dall’annuncio che ormai il mondo intero conosce: Egli è vivo, è risorto, ha vinto il peccato, ha vinto la morte, ci ha ridonato la vita. È l’Alito nuovo di Dio che fa rinascere le sue creature a vita nuova. Lo Spirito è entrato nella chiesa e i pavidi sono diventati araldi intrepidi del Vangelo. Anch’essi affrontano il “mondo” e vincono e cantano un canto nuovo, il canto dei risorti. I pescatori di pesci sono diventati pescatori di uomini e i tremanti e fuggitivi della passione, ora gridano nelle piazze e stanno cambiando il mondo. Pare che ora quello Spirito

non sia più desiderato, invocato ed accolto. Sta prendendo il sopravvento lo spirito del mondo, quella insana presunzione che ci fa credere di poter agire e vivere senza di Lui. Allo Spirito di Dio si vuol sostituire l’intelligenza e la superbia dell’uomo. Stiamo costatando con spavento quali sono le terrificanti conseguenze di questo peccato contro lo Spirito Santo. Freddo e buio stanno calando sul mondo che trema. Che tristezza! (Padri Silvestrini)



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MEDITAZIONE

Quando l’opera che il Padre aveva affidato da fare sulla terra al Figlio fu compiuta, lo Spirito Santo fu inviato, il giorno della Pentecoste, per santificare la Chiesa in modo durevole, affinché i credenti avessero accesso al Padre attraverso il Cristo in un solo Spirito. È attraverso lo spirito di vita, o la fonte d’acqua che scaturisce sino alla vita eterna, che il Padre vivifica gli uomini morti in seguito al peccato fino a quando, infine, restituisce la vita in Cristo ai loro corpi mortali. Lo Spirito abita nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio, e in loro prega e rende testimonianza della loro adozione filiale. Colui che introduce la Chiesa nella verità intera, e l’unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e la dirige attraverso diversi doni di ordine gerarchico e di ordine carismatico, e l’orna dei suoi frutti. Mediante la forza del Vangelo, egli ringiovanisce la Chiesa, la rinnova perpetuamente e la conduce infine all’unione perfetta con il suo Sposo. Poiché lo Spirito e la Sposa dicono al Signore Gesù: “Vieni!” (Ap 22,17). Così la Chiesa universale apparirà come un popolo unificato, nell’unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.

PAOLO VI

view post Posted: 16/5/2021, 07:37 S. VANGELO DOMENICA 16 MAGGIO 2021 -

Domenica 16 Maggio 2021
S. Ubaldo; S. Luigi Orione; B. Simone Stock
ASCENSIONE DEL SIGNORE (anno B) – P
Ascende il Signore tra canti di gioia
At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20



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VANGELO

Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Marco 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore.


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OMELIA

La conclusione del Vangelo di Marco parla dell’Ascensione di Gesù al cielo. Il dato storico è però connotato precisamente come tempo, luogo e modalità. Il luogo è la Galilea; non è Gerusalemme il luogo dove si manifesterà la Chiesa. Gesù appare ai suoi discepoli proprio da quei luoghi da dove era partito, là, da dove li aveva chiamati. È l’intervento di Dio nella storia; non solo in quella ufficiale che si svolge nei ricchi palazzi del potere. È la storia nel quotidiano; Dio agisce nella nostra vita personale per trasformarla. Il luogo ci dice allora che Dio è presente e l’Ascensione di Gesù è segno di una presenza, non di una assenza. L’Ascensione è poi inserita nel contesto e nei tempi delle apparizioni pasquali. Siamo quindi nel Mistero pasquale. L’irruzione di Dio nella nostra quotidianità è nella celebrazione del Mistero Pasquale. È questo che dà forza a questa presenza: la Pasqua di Cristo. Non è solo celebrazione liturgica ma la celebrazione nella nostra vita. Il tempo allora specifica la qualità di questa trasformazione nella Pasqua. Le parole di Gesù ci dicono come sarà presente ancora oggi. Alla celebrazione del Mistero pasquale partecipa il mistero di salvezza della Chiesa. La Chiesa rende presente e vivo Gesù in mezzo a noi. I Sacramenti e la Parola di Dio sono la possibilità concreta di renderci partecipi di questo Mistero di amore. La Chiesa è però anche un’entità capace di offrirci Gesù nella liturgia, nelle sue opera di sollecitudine sociale e nel servizio che essa sempre offre, con generosità, verso i più bisognosi. L’Ascensione ci richiama questa presenza che deve essere reale e concreta con il nostro contributo. Gesù è presente tra noi se saremo capaci a renderlo manifesto con la nostra opera. (Padri Silvestrini)



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MEDITAZIONE

Nella solennità pasquale, la risurrezione del Signore era causa della nostra gioia; oggi è la sua ascensione al cielo che ci dà modo di esultare, affinché noi commemoriamo e veneriamo come si conviene il giorno in cui l’umiltà della nostra natura è stata innalzata in Cristo più in alto di tutto l’esercito del cielo, più in alto di tutti gli ordini angelici, ed oltre la sublimità di ogni potenza, fino a condividere il trono di Dio Padre. È su questo ordinamento delle opere divine che noi siamo stabiliti, che noi siamo edificati: la grazia di Dio diviene, infatti, più meravigliosa nel momento in cui fa che la fede non dubiti, che la speranza non vacilli, che la carità non si affievolisca quando è scomparso alla vista degli uomini ciò che a buon diritto doveva loro ispirare rispetto. Tale è, infatti, la forza propria ai grandi spiriti, tale è la luce propria alle anime particolarmente fedeli: essa consiste nel credere instancabilmente a ciò che gli occhi del corpo non vedono, e a fissare il proprio desiderio là dove lo sguardo non può arrivare.

SAN LEONE MAGNO

view post Posted: 9/5/2021, 08:40 S. VANGELO DOMENICA 9 MAGGIO 2021 -

Domenica 9 Maggio 2021
S. Pacomio; S. Isaia pr.; B. Forte Gabrielli
6.a di Pasqua (anno B)
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia
At 10,25-26.34-35.44-48; Sal 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17


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VANGELO

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto

e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.

Parola del Signore.


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OMELIA

Nei capitoli del vangelo di San Giovanni che la liturgia ci propone nelle domeniche del tempo pasquale, troviamo esortazioni, insegnamenti, profezie per il futuro, preghiere al Padre di intensità e spessore non umano. Anche oggi incontriamo Gesù, nel Cenacolo, la notte prima del suo tradimento che si intrattiene con i suoi apostoli. È il momento migliore per condividere con loro il suo testamento spirituale. Chiede ai suoi apostoli l’amore; è il comandamento ultimo e più importante. Rassicura con il dono dello Spirito Santo, che può rafforzare un percorso di fede, che è provato da difficoltà di ogni tipo. Affida la vita dei suoi apostoli, dei credenti e di tutto il mondo nelle mani del Padre. Tutto questo ruota attorno a ciò che si sta per compiere: la sua Passione e Resurrezione. Gesù sa che sta per affrontare il momento più difficile e non solo per la sua vicenda umana. Sarà una prova terribile per i suoi discepoli. Sarà lo spartiacque che porterà non solo alla fede vera ma proprio a comprendere tutti quegli insegnamenti che sembravano così oscuri. Il Mistero Pasquale è al centro di tutta l’esperienza degli apostoli. Gesù vuole far comprendere che quello che succederà sarà la conseguenze dell’odio e dell’egoismo umano ma ha una radice ben più profonda. È il piano di amore di Dio che si realizza. Comprendere questo significa comprendere un mistero infinito. È il messaggio fondamento del lieto annuncio. Il Regno di Dio è un regno di amore che si realizza con la donazione di Cristo sulla Croce e si fa presente con la sua Resurrezione. La vita nei sacramenti è la nostra partecipazione al mistero pasquale. Chiediamo a Gesù che ciò si realizzi come atto di amore nella donazione più gratuita e sincera. (Padri Silvestrini)



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MEDITAZIONE

Infine avevo trovato riposo… Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in nessuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti… La carità mi diede la chiave della mia vocazione. Compresi che, se la Chiesa aveva un corpo, composto di differenti membra, la parte più necessaria, la più nobile di tutte non le mancava, compresi che la Chiesa aveva un cuore, e che questo cuore era ardente d’amore. Compresi che solo l’amore faceva agire i membri della Chiesa, che se l’amore fosse venuto a mancare gli apostoli non avrebbero più annunciato il Vangelo, i martiri avrebbero rifiutato di versare il loro sangue… Compresi che l’amore racchiudeva tutte le vocazioni, che era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi… in una parola, che era eterno! Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante, ho esclamato: “O Gesù, mio amore… la mia vocazione finalmente l’ho trovata, la mia vocazione è l’amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, me l’avete dato voi… Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore… così sarò tutto… così il mio sogno sarà realizzato.

SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO

view post Posted: 2/5/2021, 08:10 S. VANGELO DOMENICA 2 MAGGIO 2021 -

Domenica 2 Maggio 2021
S. Atanasio; S. Antonino di Firenze
5.a di Pasqua (anno B)
A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea
At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8


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VANGELO

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.

Parola del Signore.



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OMELIA

L’invito di Gesù è pressante. Ci riguarda e ci impegna da subito. Non possiamo nasconderci, il suo appello diventa impegno serio per la nostra vita. Gesù ha sempre questo scopo: scuoterci profondamente. Ha compiuto molti miracoli, nella sua vita terrena, ha dato aiuto a molte persone, è vero e già questo ci è di aiuto e di conforto. Il suo esempio diventa un modello. Abbiamo concretamente l’esempio di cosa significhi credere in Lui, avere lo stesso suo atteggiamento di attenzione per chi soffre, di misericordia per chi sbaglia, di delicatezza per chi si trova in difficoltà. Gesù ha concretamente realizzato quello che ha sempre annunciato con la sua parola, che è Parola di vita eterna. Nei Vangeli, abbiamo già l’esempio di cosa significhi essere discepoli di Gesù. È vero, Egli non ha mai nascosto le difficoltà di questo impegno! Nella nostra vita, questo lo sperimentiamo ogni giorno. Nella sua Parola non abbiamo solo un esempio, però. Gesù ci fornisce anche gli strumenti per poter vivere concretamente questo annuncio di salvezza. Il frutto della vite è opera della forza della linfa che scorre nei suoi tralci. È questa la forza alla quale possiamo attingere per superare proprio questi momenti di difficoltà. Gesù stesso è la fonte per questa opera di conversione. Approfittiamone, subito. Non lasciamo marcire l’uva sui tralci; è questo l’invito vero di Gesù: non guardare alle nostre sole forze ma rivolgerci a Lui con fiducia e speranza. È il suo modo di insegnare! Sempre ci indica come realizzare quelle verità che ci insegna! Rimanere in Cristo significa proprio questo; rivolgersi a Lui per chiedere a Lui la forza e la grazia che nella nostra vita si compia quella promessa di amore che la sua Parola contiene.

(Padri Silvestrini)



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MEDITAZIONE

Signore Gesù Cristo, paragonando la Chiesa con la vite ed i suoi tralci, tu ci mostri che la sua esistenza poggia sulla comunanza di vita che esiste tra ogni credente battezzato e te, e, attraverso di te, con tuo Padre. Per mezzo di questa comunanza, gli uomini possono vivere in modo giusto ed utile. Per mezzo della tua grazia, tu vuoi contribuire alla riuscita della nostra vita. Tuo Padre veglia con sapienza e bontà sulla nostra maturità e sulla nostra pienezza. Ti ringrazio, Dio vivo, di questo dono e di questo amore, perché, senza la comunità che ci lega alla tua vita divina, la nostra vita umana non ha né profondità né un valore duraturo. Ma tu, caro Padre, tu sai che siamo uomini ciechi, egoisti e deboli. È il motivo per cui ti preghiamo nel nome di tuo Figlio di non perderci di vista. Se noi restiamo concentrati su noi stessi e sui nostri problemi, finiamo per perderci e cadere nell’insignificanza. La tua grazia ci istruisca, affinché ti restiamo fedeli in seno alla tua Chiesa, maturiamo nell’amore e nella purezza, e la nostra vita e i nostri sforzi acquistino la profondità e l’autenticità che li rende preziosi al di là di ogni limite di questo mondo. Dio della Trinità, esulto per aver preso parte per sempre alla tua vita.

OTTO BERNHARD KNOCH

view post Posted: 25/4/2021, 08:59 S. VANGELO DOMENICA 25 APRILE 2021 -

Domenica 25 Aprile 2021
S. MARCO, evangelista (f); S. Franca; S. Aniano; S. Clarenzio
4.a di Pasqua (anno B)
La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo
At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18



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VANGELO

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 10,11-18

In quel tempo, Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio”.

Parola del Signore.



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OMELIA

Gesù si propone come il buon Pastore. Subito ci appare una bella icona. Suggerisce aperte campagne con pascoli rigogliosi in un ambiente invitante. Tutto in un clima rilassante. Il contatto con la natura propone una simbiosi che allarga lo spirito. Le pecore sono al sicuro, proprio perché c’è il pastore, il buon pastore che vigila costantemente. Gesù prende molto spesso spunto dalla natura per fornire delle immagini che vanno però ben oltre la realtà che Egli richiama. Il buon pastore di Gesù dona la sua vita per le sue pecore. È un gesto generoso, di vero e puro amore; significa donazione completa. Gesù, però non è mai banale nelle sue affermazioni; pone sempre una questione che va oltre. Richiede da noi molta attenzione. Il Buon Pastore dona la sua vita non semplicemente come gesto supremo di amore. Gesù proclama la sua divinità quando dice che Lui stesso ha il potere di offrire la sua vita, per poi riprenderla. Gesù è l’autore della vita; è la Vita stessa. È una dichiarazione ma anche un annuncio ed una profezia sul suo Mistero Pasquale. La sua Passione e Resurrezione non sono, allora, eventi tragici ed ineluttabili di una missione impossibile. Non è lo scontrarsi nella realtà terrena di un piano divino. Non è un infrangersi di una missione preparata da tempo. Il Mistero Pasquale è nella logica di Dio non nella logica dell’uomo. È donazione completa che essendo divina è condivisa dal Padre, come Donatore e dal Figlio, come Donato nello Spirito. È un mistero profondo che è trinitario e che non trova sbavature tra il comando del Padre e l’obbedienza del Figlio; due realtà che coincidono. Non c’è abbandono, non c’è dimenticanza nella Croce; anzi nel silenzio del Padre è presente tutta l’opera Trinitaria. Gesù si proclama vero Dio con l’immagine del Pastore. Non è un Dio nascosto e lontano; le sue pecore conoscono la sua voce. Gesù china la divinità all’uomo per comunicare questo amore infinito; custodisce, difende le sue pecore. Parla loro con amore, infonde fiducia e coraggio. La sua voce è rassicurante; le pecore quando sentono la voce amica del Buon pastore sanno che ormai possono essere tranquille. Gesù si mostra vicino agli uomini; si proclama vero Dio e vero uomo, proprio perché in Lui albergano veri sentimenti umani. Ascoltiamo la sua voce, accettiamo questo Dono di infinito amore per metterci accanto a Lui nella Morte e resurrezione. Sentiamoci veramente sicuri e protetti dalla sua Guida, che ami prevarica sull’uomo.

(Padri Silvestrini)



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Meditazione sul Vangelo di Gv 10,11-18

Do la vita per le pecore.

Nella prima lettura, Pietro annuncia che solo in Gesù, la pietra che è stata scartata, c’è salvezza. Nella seconda lettura, Giovanni ci svela il dono che il Padre ci ha elargito: essere suoi figli. Nel Vangelo, infine, Gesù parla di sé usando l’immagine del pastore.

Gesù, utilizzando l’immagine del pastore, afferma che la sua relazione con le pecore è caratterizzata dall’azione del “dare la vita” per il gregge. Il “dare la vita” è ciò che distingue il pastore dal mercenario: dal momento che le pecore non sono sue, quest’ultimo non si preoccupa di esse e, nel pericolo, è pronto ad abbandonarle. Ben diversa è la relazione tra Gesù e le sue pecore, descritta come un rapporto di conoscenza reciproca. Non una conoscenza che tocca solo l’intelletto, ma tutta la persona, perché è un lasciarsi completamente coinvolgere dall’altro. La conseguenza di questo rapporto reciproco, però, non prevede una reciprocità: è solo il pastore a dare la vita per le pecore. Le parole di Gesù sono una chiave di lettura per comprendere l’evento della croce: su quel legno, la vita non gli è tolta, ma lui stesso la depone per poi riprendersela. Tutto questo rientra nel progetto d’amore del Padre. Possiamo così metterci davanti al crocifisso e sentire l’amore che Gesù ha per noi: infatti, il suo essere lì dipende dal fatto che noi gli apparteniamo, che gli importa di noi e non vuole che il nemico ci rapisca e ci disperda. Ai Giudei che gli chiedono di dire apertamente se lui è il Cristo, Gesù, ad un certo punto, dirà che nessuno può rapire le sue pecore dalla sua mano e dalla mano del Padre (Gv 10,20-29). È l’evento della morte e risurrezione di Gesù che fa sì che nessuno possa più rapirci dalla mano amorevole di Dio. Gesù, inoltre, si preoccupa di indicare ciò che permette di identificare le sue pecore: non lo stare in un determinato recinto, ma l’ascoltare la sua voce. Questa indicazione di Gesù sembra essere una risposta a tutti coloro che vogliono capire chi appartiene al gregge del Signore e chi no, correndo spesso il rischio di identificare i “salvati” con quelli che la pensano come loro e che stanno dalla loro parte. Le parole di Gesù, invece, ci invitano ad aprire bene gli occhi e il cuore, perché ovunque possiamo incontrare persone che ascoltano la sua voce e lo seguono, anche se “ufficialmente” non si trovano nel nostro recinto.

view post Posted: 18/4/2021, 08:44 S. VANGELO DOMENICA 18 APRILE 2021 -

Domenica 18 Aprile 2021
S. Galdino; S. Atanasia; B. Sabina Petrilli
3.a di Pasqua (anno B)
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto
At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48



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VANGELO

Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.

+ Dal Vangelo secondo Luca 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano tornati da Emmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Parola del Signore.



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OMELIA

Siamo oggi a due settimane dalla Pasqua e le letture, la Parola di Dio risentono ancora del clima di festa, del clima di gioia pasquale per la risurrezione di Gesù. Luca nella prima lettura dagli Atti degli Apostoli ci racconta di Pietro, Pietro che dopo la discesa dello Spirito Santo non ha più paura. Prima le porte del Cenacolo erano serate, chiuse per paura, oggi Pietro esce dal Cenacolo, comincia a predicare, comincia a dare testimonianza, e con parole dure contro i giudei, contro i farisei… «Voi avete ucciso l’autore della vita!» E Pietro sottolinea un paradosso: Pilato, un pagano, non solo, uno scettico, mosso da un senso innato di rettitudine, di giustizia, ha fatto di tutto per liberare Gesù, per preservare Gesù dalla condanna a morte. Invece i capi del popolo eletto lo hanno crocifisso. Ma Pietro continua a parlare, senza paura, senza timore. E alcuni credono, si convertono. Chiedono: «che cosa dobbiamo fare? Come riparare il peccato?» «Pentitevi, pentitevi e cambiate vita». Anche a noi, oggi risuonano queste stesse parole di Pietro. Noi siamo presenti, per mezzo della liturgia, siamo presenti a quell’evento. A noi oggi, come allora, san Pietro dice: «pentitevi e cambiate vita». E forse non si tratta solo della confessione, non si tratta di un semplice pentimento. Si tratta del cambiar vita, del cambiare le nostre visioni, i nostri ideali, le nostre strade… per sostituire le nostre con quelle di Cristo. Non è una cosa semplice e non è immediata. È un processo che ha un inizio, che parte, inizia, per non finire più se non in Dio. Perché quanto più ci avviciniamo al Signore, quanto più gli siamo vicini, tanto più ci accorgiamo quanta strada abbiamo ancora davanti, quanto abbiamo ancora da camminare… Nel Vangelo invece vediamo Gesù in mezzo ai suoi discepoli. Cristo non ci lascia soli come non ha lasciato soli gli apostoli. Dopo la sua risurrezione appare loro molte volte. Nei quaranta giorni tra la Pasqua e l’Ascensione continua ad essere con loro. Parla con loro, mangia, rimprovera la loro incredulità, risolve i dubbi… Tutto questo per rafforzare la loro fede, tutto questo per rinsaldarli, renderli più convinti. Fare di loro missionari, testimoni. E il Vangelo si conclude proprio così: «Di questo voi siete testimoni». Testimoni della morte, della risurrezione, dell’amore, testimoni e servitori del Vangelo di Cristo. Questo è il compito che Gesù lascia ai discepoli, lo lascia a tutti coloro che lo vogliono seguire. Alla fine della messa noi usciamo di Chiesa, torniamo alle nostre case, ai nostri impegni, ma dobbiamo uscire da qui cambiati, trasformati dall’incontro con Cristo, diversi, come i discepoli di Emmaus, che, senza guardare che era notte, senza guardare la fatica del ritorno, senza indugio tornano a Gerusalemme per annunziare la buona novella. Che cosa impariamo oggi, che cosa ci insegna la Liturgia della parola? La prima cosa dovrebbe essere proprio quella dell’ammonimento di Pietro: Pentitevi e cambiate vita. A questo Gesù aggiunge: siate i miei testimoni. Ed è proprio questo che ci chiede oggi il Signore, di essere suoi testimoni, testimoni che la vita ha un senso, che la vita ha un fine, uno scopo, una direzione precisa che è Cristo Gesù. Non è vero che il male è più forte del bene, non è vero che la morte è la fine di tutto, non è vero che la vita non ha senso! Noi siamo testimoni del bene, della vita senza fine, siamo qui per guadagnarcela. Se cerchiamo con tutte le forze di essere suoi testimoni, testimoni del suo amore che egli riversa nei nostri cuori, quell’amore sarà in noi veramente perfetto e la sua pace, la pace che egli ci dona, dimorerà in noi.

(Padri Silvestrini)



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Meditazione sul Vangelo di Lc 24,35-48

Gesù il giusto.

Noi tutti abbiamo un avvocato presso il Padre: “Gesù Cristo giusto”. Abbiamo Qualcuno che ci appoggia, che parla bene di noi, che non ci giudica secondo le apparenze né per sentito dire, e può farlo proprio perché è “giusto”. Davanti al Padre Gesù pone la nostra bellezza insieme all’amore con cui Lui ci rende belli. E questo amore è ciò che ci difende davanti a tutto quanto vuole corromperci, imbruttirci, sviarci. Satana desidera la divisione a partire dal nostro cuore: a volte non ci fa vedere il nostro peccato e le sue ripercussioni, in altre occasioni invece ci mostra tutta la nostra incoerenza, ma nel contempo ci toglie la speranza del perdono, della guarigione e fa apparire tutto ineluttabile. Ci rende così i primi nemici di noi stessi. Al contrario Cristo non nega il nostro peccato, non ce lo nasconde ma rimane al nostro fianco con la sua vittoria sulla morte, su tutte le nostre morti. Egli è l’unico giusto perché è l’unico che ci conosce fino in fondo e prima di fidarci delle nostre sensazioni, preoccupazioni, scrupoli, dobbiamo fidarci di come Lui ci vede, perché Lui sa, ricorda quanto noi abbiamo dimenticato, le ferite, gli errori in buona fede, i condizionamenti. Quando si avverte questo sguardo posato su di sé, anche il resto diventa più facile. Diventa più facile osservare i suoi comandamenti. Diventa più facile provare ad essere giusti, evitando di giudicare con durezza. Diventa più facile cercare di amare sempre perché si è scoperta la forza vitale dell’amore, forza che fa uscire dalle “tombe”. Pietro aveva sperimentato lo sguardo di Gesù sulla sua pelle, dopo averlo rinnegato: «il Signore voltatosi guardò Pietro» (Lc 22,61). Questo sguardo lo aveva portato fuori dal sepolcro del suo peccato attraverso un pianto doloroso ma anche liberatorio. E da allora per l’apostolo l’amore ha vinto su ogni paura e anche per lui Gesù è diventato, come leggiamo nella prima lettura, «il santo e il giusto». Cristo è dunque la nostra pace anche perché è la nostra giustizia. Non la giustizia del dare-avere, non la giustizia dei tribunali umani, ma la giustizia di chi, attraverso il suo amore infinito, conosce la verità dei cuori.

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