CITAZIONE (Arvydas @ 25/9/2018, 18:05)
Oggi c'è la TV tipo sky e simili che consente di vedere tutte le partite a chi vuole ad un costo anche inferiore all'andare allo stadio, e c'è stata una crisi economica che potrebbe aver tolto soldi da spendere a molti spettatori.
Non è una fesseria dire (ovviamente semplificando) che si accorsero che la spettacolarità in diminuzione stava crendo un problema di seguito e di affezione e furono capaci di accorgersene, di ammetterlo e di cercare soluzioni. La spettacolarità è aumentata di sicuro e (pur in un campionato che, rispetto ad allora, in confronto ad altre nazioni è pure magari diminuito di livello) il seguito non è crollto, anzi.
Poi non è che voglio fare dibattiti, dimostrare tesi approfonditissime o stare a disquisire della singola virgola. Ho esposto alcune riflessioni e impressioni che mi sembrano in generale (e con tutti i limiti che considerazioni generali e impressioni hanno) fondate e abbastanza facilmente visibili se non ci si vuole trincerare per forza dietro ad una presunta perfezione dello status quo ...
Poi, come noto, io alleno e mi occupo di bimbe e bimbi, ragazzine e ragazzini ... e non a livello nazionale. Lo spettacolo che mi devo preoccupare di offrire è quello che fà si che loro e i loro genitori vogliano continuare a vivere per più tempo possibile nel mondo sommerso del basket di base. Se qualcuno/a emerge in genere finisce ben presto in altri circuiti ... forse proprio quelli che qualche riflessione tipo quelle fatte sopra dovrebbero almeno prrovare a prenderla in considerazione ...
Il nesso causa-effetto fra la cosiddetta spettacolarità e il successo di una disciplina presso il pubblico mi lascia molto perplesso. In primo luogo perché del tutto indimostrabile. E' il termine "spettacolarità" che è ambiguo e inficia alla base il ragionamento. In termini filologici significa, nella nostra accezione, "che si guarda volentieri". Ma tu lo usi in modo diverso, perché ci mescoli un cocktail di estetica e di efficacia ("Giocano bene, o segnano di più, quindi si guarda più volentieri"). Non credo proprio che sia così: un bel 49-48, magari in rimonta, della squadra di casa, che metta in mostra doti di carattere, farà spellare le mani agli spettatori interessati. Ma tu sostieni implicitamente che la grande partita dell'interesse non si gioca fra chi va già nei palazzetti della femminile (torniamo nel nostro argomento specifico) ma fra l'enorme massa dei neutrali o disinteressati che vengono eventualmente catturati dalla scintilla di spettacolarità alla tua maniera (bel gioco), catturata casualmente in uno zappig televisivo. Ne consegue che bel gioco significa nel nostro caso più canestri: mi sembra troppo semplicistico: il neutrale manco sa che fatica ci voglia per segnare, ignora il concetto stesso di percentuali, tiro forzato, non parliamo della difesa. La pallavolo femminile ha cominciato la sua inarrestabile espansione negli anni 80 (prima piano, quando il basket donne era ancora molto competitivo, poi a valanga), quando la sua spettacolarità era esattamente la stessa del decennio precedente. E il basket ha cominciato il suo declino in piena epoca Pollini, Gorlin, Fullin eccetera eccetera, che erano il massimo (non solo italiano) della spettacolarità. Del resto la nonna pallavolista media ignora del tutto quanta fatica si debba fare per fare quel tipo di balzi o di difese: gioisce se la palla va a terra dalla parte giusta e stop.
Ci sono poi le componenti vittoria e gusto personale da tenere in grande considerazione. Entrambi prescindono da ogni concetto di spettacolarità. Molti si addormentano a vedere una partita di pallavolo (o di baseball), nella sua ripetitività tremenda. Al contrario, conosco gente refrattaria al basket, anche se a me sembra incredibile. Del resto come spiegare l'assenza del basket da Paesi come l'Inghilterra e il ritardo di un colosso come la Germania? Per quanto riguarda la vittoria, credete voi che su Raidue ci sarebbero stati i milioni di telespettatori se l'Italia avesse perso le prime sei partite invece che il contrario? D'altra parte, abbiamo esempi di share molto più alti da parte del nostro basket (quasi sempre maschile), finché siamo stati competitivi in campo internazionale. Se l'Italia vince guardo, se perde passo ad altro. Casi eccezionali come il rugby, dove andare alla partita di una Nazionale che perde sempre da anni è solo un benefico rito di tipo socio-alcolico, confermano la regola.
Il giro diventa vizioso quando osservi che per vincere (nel lungo periodo, non in uno due occasioni a spot) servono i numeri, ma i numeri declinano se si continua a perdere e se altre discipline ti prosciugano. Non utilizzerei mai il concetto di spettacolarità, che implica una visione già molto "informata sui fatti".
Il boom della pallavolo femminile, come da anni mi sforzo di dimostrare con argomenti a pioggia, è un derivato di elementi socioculturali che in questa misura sono attivi solo in Italia, che credo sommi il numero di tesserate pari a Francia, Spagna, Germania e vari altri Paesi europei messi insieme. E' il modello di donna-donna (che io aborro) che è passato "dentro" la pallavolo e che piace di più a mamme e papà italiani. E il basket (come il calcio) è rimasto legato all'ancora più orrido concetto di "maschiacci". E' lì il problema e la spettacolarità entra il giusto, cioè quasi niente. Il basket ad alto livello è molto duro: ieri sera dei bellissimi replay in Spagna-Belgio si apprezzavano, soprattutto nei movimenti sotto i canestri, scontri e spallate di rara pesantezza. Per liberarsi dai blocchi, spesso irregolari,una piccola deve subire trattamenti da Attilio Regolo. La pur brava Gottardi si è lasciata scappare durante la telecronaca un commento ammirato di una prodezza di una ragazza "quasi da uomo": una riprova che anche gente liberata, come la nostra Silvia, abbia introiettato il concetto che uomo è "più e meglio" e che donna è "meno e peggio": orrore. E' questo che piace poco o nulla, in un Paese dalla mentalità ancora culturalmente arretrata come la nostra: se le donne hanno altre possibilità, vissute soft come il borotalco (quindi più "femminili", altra bestemmia per me) come il volley o il nuoto, il gioco è fatto.
Detto questo, la pallavolo non è il demonio, ma un gioco-sport divertente dove - è questo conta molto - l'incidenza d'infortuni gravi è nettamente inferiore rispetto al basket: discuterei poco su questo, perché ha salde radici in tutto il mondo. La sua versione femminile, sia pure senza le distorsioni italiane, è in avanzata dovunque nel mondo. Vi do una notizia: nelle high school e nei college Usa ha già scavalcato per numeri il basket e nel prossimo decennio lo staccherà. Il soccer ha numeri tendenziali ancora più alti. Se fate un'attenta ricerca su internet, troverete i grafici.
Edited by Duepuntozero - 26/9/2018, 13:27