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La fotografia, come del resto altre forme di arte figurativa, non è riproduzione, ma interpretazione della realtà. E questo in ogni caso, tranne naturalmente in quello in cui si vuole espressamente riprodurre un originale, ma questo esula dal discorso fatto qui. In tal senso l'elaborazione dopo lo scatto è lecita. Già la scelta dell'inquadratura, del luogo da cui la foto viene fatta, della lunghezza focale, del mettere o meno a fuoco certe parti piuttosto che altre, della provenienza della luce ecc. ecc. sono interpretazioni. Che esse avvengano durante la ripresa o dopo, un tempo in laboratorio, oggi con appositi programmi, poco conta. Quel che conta è il risultato. Naturalmente il buon fotografo è in grado di prevedere ed avrà poco o magari nulla da correggere. Tuttavia talora è "necessario": il palo della luce nella realtà quasi scompare, perché non attinente e dato che vediamo dinamicamente e non staticamente lo "ignoriamo". Toglierlo nella foto significa fare lo stesso lavoro che fa il cervello nella realtà, che viene interpretata senza appunto l'elemento che nella foto - statica - diventa di disturbo e che quindi è lecito togliere. Meglio forse sarebbe forse, ove possibile, scegliere l'inquadratura così da non riprendere il palo, ma talora non è possibile.
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